Clinica Champions: i valori distorti dai tanti infortuni
LA REPUBBLICA - SISTI - Quando la Champions muta geneticamente (debutterà anche il Var) è sempre un’altra storia: ottavi, scontro diretto, dentro e fuori, passo io e tu vai a casa. Da domani vedremo un calcio diverso, c’è poco da fare. Però bisogna arrivarci. E non è mai semplice. Poi ci sono due mesi in più nelle gambe e alcune di queste sono finite in infermeria (qualcuna ancora non è uscita). Due mesi dopo la fine della fase a gironi nulla è scontato perché non è detto che i valori di dicembre siano rimasti invariati. Al contrario. Ci sono squadre che hanno perduto slancio.
Prendiamo il Porto che domani aprirà gli ottavi all’Olimpico contro la Roma: gli mancano dei titolari (Marius, Marega, Pererira e Aboubakar), in campionato pareggia persino con la Moreirense e la sua leadership è stata messa in discussione da Braga e Benfica. Quello un tempo abitato da Mourinho è un ambiente abituato a certe sfide, meno lo sono l’attuale allenatore, l’ex laziale Conceicao, e alcuni giovanotti della rosa. Di contro la Roma ha perso Schick e non ha ancora ritrovato Ünder, che non è poca cosa. Di Francesco ha una ricca chance ma soltanto se riavrà Manolas e se i centrali di centrocampo faranno ciò che devono, anche se sappiamo che De Rossi è appena rientrato e Cristante, in progresso, è un adattato in quella zona del campo. Però è lì che la Roma, le cui guide “sprituali” restano Zaniolo e Dzeko, può uscire o andare ai quarti.
La luna di traverso è ciò che mina le aspettative di molti club esaltati dai gironi e dal loro autunno: se la leggera flessione qualitativa del Liverpool di Klopp dipende da un calo fisiologico non ancora risolto (e il Bayern potrebbe approfittarne), quella probabile del Psg è legata soprattutto alle sicure assenze, domani, di Neymar e Cavani, l’uruguaiano di fresco acciacco, che lasceranno il solo Mbappé a testimoniare dell’unico tridente offensivo in grado di competere con le trinità di Barcellona e Liverpool. Quello che succede prima di Natale passa al vaglio dell’usura fisica. Lo sanno bene la Juventus, priva di Chiellini e Bonucci, e il Tottenham privo di Kane e Alli. Quanto a lesioni pre-natalizie, il City sembrava quello messo peggio. Solo la Roma ha avuto più infortuni del City. Ma Guardiola non ha perso quasi niente, in termini di punti e convinzione, e ora deve soltanto provvedere al totale recupero di De Bruyne.
Due le squadre rinate in questi giorni di letargo: Real Madrid e Manchester United. Le davamo per decedute. Clamorosa la loro resurrezione, dovuta a un cambio in panchina che pareva la mossa della disperazione per evitare che la stagione diventasse una stagione all’inferno. E invece. Solari e Solksjær sono le stelle fisse del momento, brillano anche se stanno fermi in panchina. Hanno ridato slancio a giocatori formidabili che si erano addormentati sotto le precedenti gestioni (Pogba e Modric) e puntato su ragazzi che Lopetegui e Mourinho avevano deciso di ignorare o limitare (Rashford e Vinicius). Il Psg dovrà verificare la grandezza del nuovo United, ma rischia tanto. Mentre non è una follia supporre che, vista la sua posizione storica e le tre Champions vinte consecutivamente, da reietto il Real Madrid (mercoledì contro l’Ajax) sia tornato ai suoi livelli, anche senza Ronaldo, pronto per esserci sino in fondo anche stavolta. Tanto per ricordare chi comanda veramente in questo calcio dei troppo forti. E forse troppo ricchi.
De Rossi leader, contro il Porto ritorno di Manolas
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Capitano, allenatore, collante tra campo e tifoseria. Tutto raccolto in Daniele De Rossi, punto di riferimento di una Roma che resta aggrappata con le unghie alla corsa per il quarto posto, mentre prepara il ritorno in Champions.
Oggi il numero 16 siederà accanto a Di Francesco, nella conferenza stampa di presentazione della sfida di domani sera contro il Porto (andata degli ottavi di finale), trasformandosi in uno scudo protettivo. Protezione da cosa? Dai malumori della parte più calda dei sostenitori giallorossi, in aperta contestazione con Kolarov (e non solo), perché solamente la voce di Daniele può alzarsi per dire la sua, catalizzando su di sé l’attenzione dell’ambiente, spostandola da altri, nel tentativo di ricompattare tutti in un momento così delicato della stagione.
Di Francesco, in maniera dichiarata, lo considera la sua emanazione in campo e nello spogliatoio, i compagni di squadra a lui si appoggiano come punto di riferimento incrollabile, i tifosi lo esaltano quale unico simbolo in cui riconoscersi. Tutto sulle spalle di De Rossi (di nuovo titolare anche in Europa), in scadenza contrattuale nel prossimo giugno, e già con la testa proiettato a ricoprire più ruoli, come già fa, e non da oggi. Ma oggi in particolare e sempre più consapevolmente, con una maturità che ha conquistato col passare degli anni. Il rinnovo del suo legame con la Roma non è ovviamente legato solamente a una firma su dei fogli di carta (che nessuno vuole negargli dentro Trigoria), ma alla sempre maggiore consapevolezza di essere ormai più che un giocatore, già dirigente-manager, con un piede oltre il campo di gioco.
Farà da schermo oggi, Daniele, lavora sul campo Eusebio, concentrato nello studiare la formazione migliore da mandare in campo domani sera. Contro il Porto tornerà Manolas, che si è allenato regolarmente con i compagni, mentre Olsen e Schick non riescono a recuperare. Sarà la seconda gara per Mirante – a meno che Olsen non riesca a recuperare in extremis – tra i pali in Champions, dopo l’esordio a Plzen nel girone di qualificazione alla fase finale. La Roma era già qualificata agli ottavi e il tecnico regalò al secondo portiere la gioia della prima tra i grandi d’Europa. In quella occasione si registrò la prima in Champions, con la maglia giallorossa, per Pastore, che adesso non sembra neanche rientrare nelle rotazioni, visto l’esplosione di Zaniolo ad alti livelli. «Credi sempre nei tuoi sogni», la frase postata da Nicolò sotto una foto di confronto su Instagram tra quando era bambino e adesso. Allerta sul fronte dell’ordine pubblico per l’arrivo di 4mila tifosi del Porto. I rapporti tra le parti non sono critici, ma l’organizzazione di un evento che porterà all’Olimpico quasi 50mila spettatori, impone un’attenzione importante che si sta valutando in queste ore.
Obiettivi futuri e nuove nomine: la Lega di A dà via all’èra De Siervo. Baldissoni in corsa per un posto nel CdA
IL MESSAGGERO - BERNARDINI - La Lega di Serie A prende forma. Nell’assemblea fissata per oggi in via Rosellini sono molti i temi all’ordine del giorno. Si parte con la ratifica del contratto (oltre un milione all’anno) del nuovo Ad, Luigi De Siervo. Il manager inizierà il 18 febbraio (contestualmente Brunelli s’insedierà in Federcalcio) e resterà in carica per due anni, fino al 2020 ossia alla scadenza del quadriennio olimpico. A breve il nuovo Ad dovrebbe ufficializzare anche la sua squadra che prevede uno schema con tre manager (anche se lo statuto indica la figura obbligatoria del Dg) . Si parla del legale Viola Fabri, dell’esperto di diritti tv Giuliano Staccioli e di Marco Pucci, già nello staff di Lotti che farà da ponte con le istituzioni. Al vaglio anche uno scambio di figure con Sacripante e Sanzone dalla Figc alla Lega e Ghirardi e Santoro da via Rosellini in via Allegri. De Siervo ha in mente un piano industriale. L’obiettivo, nemmeno poi tanto nascosto, è quello di realizzare il famoso canale della Lega. Tutto passa per i diritti tv del triennio 2021-2024. C’è un anno e mezzo di tempo per studiare una strategia. L’altro punto nel programma di De Siervo è legato alla pirateria, qualcosa d’importante è già stato fatto, ma la strada è ancora lunga. Sempre oggi verranno eletti anche i restanti membri del cda di Lega, devono essere sostituiti Fassone del Milan e Antonello dell’Inter (il primo è decaduto dopo il cambio di proprietà dei rossoneri, il secondo per l’arrivo di Marotta già consigliere federale). Al loro posto dovrebbero approdare Baldissoni (grande elettore dello sconfitto Mammì nella seduta del 22 dicembre) e Scaroni,presidente delMilan.
LE SPINE Assemblea che si annuncia frizzante. Oggi si va nel vivo della suddivisione dei proventi dei diritti tv dai parte dei club. Entrerà in vigore la norma voluta da Lotti allo scadere del vecchio governo (pensata per i diritti ceduti per piattaforma e non per prodotto). Non a caso i due sottosegretari Giorgietti e Valente, attraverso la nuova legge delega, vogliono modificarla e attualizzarla alle esigenze sempre più crescenti del calcio moderno (basti pensare che nel 2008, quando è stata fatta la legge, pensare di vedere le partite sul cellulare era pura utopia). Si parlerà anche della suddivisione della caparra di 54 milioni versata circa un anno fa da Mediapro e tutt’ora ferma in un conto corrente che ha prodotto comunque interessi. Qualche noia la crea anche la vicenda IMG (agente di vendita per i diritti televisivi internazionali della Serie A) con la sua richiesta di risarcimento.
Calcio femminile: un posto al sole per la Roma
IL MESSAGGERO - ZARELLI - La Roma Femminile puntella il quarto posto. Per effetto della vittoria conquistata sabato contro la Florentia, diretta rivale per la posizione ai piedi del podio, le lunghezze di vantaggio sulla formazione toscana sono tornate ad essere sei. Le giallorosse si sono imposte (3-1) al Tre Fontane con una prova convincente, dimostrando che la concentrazione non era solo rivolta alla sfida precedente con la Juventus e risolta con il successo (di misura) della capolista.
Proprio le bianconere di Rita Guarino, in questa giornata di campionato, hanno frenato (0-0 con l’Atalanta) permettendo alla Fiorentina di portarsi ad un solo punto dalla vetta. A -2 resta il Milan, per una prima piazza da giocarsi in sole tre lunghezze. La Roma non c’è (ancora) in questa lotta, ma conferma di essere al livello delle migliori, al netto di diversi ed importanti infortuni, come quello di Manuela Coluccini, appena dimessa e che ha voluto seguire le gesta delle sue compagne dagli spalti del Tre Fontane.
E se la zona Champions appare decisamente improbabile per le giallorosse, lo è meno il procedere in Coppa Italia. Nonostante un momento fisico non ottimale, come ha ammesso il tecnico Bavagnoli, la Roma può contare su giocatrici sempre più determinate e determinanti. Come Vanessa Bernauer, che ha realizzato la seconda rete contro la Florentia. «Era una partita importante e molto difficile», il commento della centrocampista svizzera. «Noi ci abbiamo messo il cuore e siamo molto contente per il risultato. Non mi importa di chi sia il gol, l’importante sono i tre punti».
Preziosi e la Juve: virus delle cessioni
IL FATTO QUOTIDIANO - ZILIANI - E l'enigma degli enigmi. E persino La Settimana Enigmisticaavrebbe difficoltà a proporlo ai suoi solutori più preparati: nella penultima pagina, quella dedicata alla soluzione dei quesiti, non saprebbe infatti che cosa scrivere, getterebbe la spugna persino Alessandro Bartezzaghi. A quale mistero alludiamo? Per parlarvene, lo faremo come se si trattasse di un caso di "Pilade, agente in borghese".
ENRICO PREZIOSI, presidente del Genoa, ha appena fatto il colpo della vita. Dopo aver acquistato in estate Piatek dal KS Cracovia per 4,5 milioni, a gennaio lo ha rivenduto al Milan per 35 realizzando in 6 mesi una plusvalenza di 30,5 milioni. Preziosi viene complimentato da tutti ma pochi giorni dopo, a sorpresa, la Juventus comunica di aver ceduto al Genoa Sturaro per 18 milioni. La cosa pare strana: perché una cifra così alta non è mai stata spesa per nessun giocatore nella storia del Genoa FC e soprattutto perchè Sturaro è un giocatore mediocre, reduce da un lungo infortunio e che nell'ultima stagione ha giocato 12 mezze partite nella Juventus e zero nello Sporting Lisbona. Ma c'è di più. Mentre Piatek costava a Preziosi di stipendio 740 mila euro lordi l'anno (400 netti), Sturaro costa 2,78 milioni l'anno (1,5 netti). Poiché Preziosi dovrà stipendiarlo fino al 2021, per due stagioni e mezzo spenderà dunque 6,95 milioni contro gli 1,85 che avrebbe speso per Piatek: 5,1 milioni in più che vanno ad aggiungersi ai 18 milioni dell'acquisto e che portano il totale-spesa per Sturaro a 23,1 milioni. In pratica, il guadagno fatto con la cessione di Piatek (30,5 milioni) viene ora quasi completamente cancellato: 30,5 (Piatek) meno 23,1 (Sturaro) fa 7,4 milioni, e cioè i soldi che Preziosi si è già impegnato a dare alla Juventus per acquistare un giovane giocatore (Favilli) avuto in prestito biennale ma con obbligo di riscatto fissato a 7 milioni. In soldoni: considerando che i 30,5 milioni di guadagno fatti da Preziosi cedendo Piatek al Milan finiranno tutti nelle casse della Juventus (che riceve 18 milioni per Sturaro, ne risparmia quasi 7 per lo stipendio che si accolla Preziosi e ne riceve 7 per Favilli: totale 32) al termine di una pregevole triangolazione Milan-Genoa-Juventus, la domanda è: perchè Preziosi, che pur di guadagnare 1 milione venderebbe la madre a un club di serie B cileno, ha acquistato Sturaro? Pensa che Sturaro, 26 anni, sia il nuovo Beckenbauer? Aveva un debito di riconoscenza nel confronti del club di Agnelli oppure cerca di ingraziarselo, perché nella vita non si sa mai? Oppure è stato colpito da un nuovo, terribile, sconosciuto virus che spinge i presidenti a riversare i propri soldi nelle casse della Juventus?
E in questo caso: trattasi di virus contagioso? Pare infatti che Ferrero, presidente della Sampdoria, abbia acquistato dalla Juve (che in estate aveva comprato dal Genoa il portiere Perin, nazionale, per 12 milioni più 3 di bonus: totale 15) il portiere Audero per 20 milioni; pare infatti che Giulini, presidente del Cagliari, abbia acquistato dalla Juve l'attaccante Cerri, 8 presenze e zero gol quest'anno, per 9 milioni, accollandosi l'obbligo di riscatto; tutti emuli di Pozzo, boss dell'Udinese, che in estate aveva sbalordito il mondo acquistando dalla Juve Mandragora (Don Abbondio direbbe: chi era costui?) per 20 milioni. Ai solutori dell'enigma, ricchi premi e cotillons.
Roma-Porto, previsti 50mila spettatori. Oggi in Questura il tavolo tecnico per la sicurezza
I dettagli verranno messi a punto oggi, con il tavolo tecnico e le ultime riunioni Uefa, ma Roma è pronta all’andata degli ottavi di finale di Champions con il Porto. 50mila gli spettatori attesi. La prevendita è stata molto sostenuta in questi ultimi giorni. Oggi inizieranno ad arrivare a Fiumicino e Ciampino anche i tifosi portoghesi (più di 4mila). Lo riferisce la Gazzetta dello Sport.
Pellegrini: "E' troppo importante per noi arrivare allo stadio e trovare i nostri tifosi, è una cosa che gli altri non possono capire"
Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista a Tele Radio Stereo. Queste le sue parole
Come ha vissuto la grande popolarità dopo il gol al derby?
“In realtà è stato tutto più semplice dal derby in poi. L'anno scorso è particolare, ho dovuto fare i conti con nuove emozioni e sensazioni, non è stato semplice Noi siamo fuori quello che siamo dentro al campo, c'è stata un po' di discontuinità. Lo scorso anno non ho raggiunto i miei obiettivi e quest’anno volevo essere più continuo. Giocare una partita allo stadio con i propri tifosi che ti incitano è più facile, Sentirli con me è bello”.
La sua opinione sulla Roma?
“Per me è una grande squadra e una grande società con grandi uomini prima che giocatori. È una società che deve, tramite il proprio progetto, porsi degli obiettivi più grandi. Non si possono raggiungere dopo tre mesi, deve costruire la propria casa, il proprio stadio, una pietra alla volta. Deve porsi degli step, raggiungerli e poi superarli. Così da qui a pochi anni diventerà una delle più grandi in Europa”.
Il suo ruolo in campo?
“Cerco di essere sempre disponibile per qualsiasi ruolo. Sinceramente trequartista mi vedo meglio, sono più libero. Da mediano o da mezzala ti devi dividere il campo”.
Se rimproverassi alla squadra di non essere consapevole di quanto è forte, lo accetterebbe?
“Sono un po’ in disaccordo. Il campo lo viviamo tutti i giorni, conosciamo le qualità dei miei compagni. Quest’anno abbiamo sbagliato tanto, non ci nascondiamo. Se rigiochi cento volte la partita con la Fiorentina, non finisce mai 7-1. Dobbiamo migliorare tutti quanti. Questa squadra è fatta di ragazzi giovani, si deve crescere e acquisire esperienza. Non c’è mai stato un dubbio sulle qualità di ognuno di noi, sappiamo di essere stati costruiti per stare in alto che è dove vogliamo stare”.
Non pensa di poter migliorare in fase realizzativa?
“Assolutamente. Al Sassuolo ho fatto qualche gol in più, lo scorso anno ne ho fatti solo 3. Lo so che quello nel derby vale di più per voi, ma valgono tutti uno, purtroppo (ride). Tutti abbiamo margini di miglioramento perché siamo tutti giovani. Voglio fare più gol ed è un mio obiettivo”.
Cosa succede in qualche momento di gara, quando vi perdete?
“Non so se smettiamo di ragionare da squadra come dite. Vi giuro che tutti pensano a vincere nessuno al proprio orticello. Poi è umano che in alcuni episodi negativi inconsciamente ti butti giù. Su questo dobbiamo lavorare. Magari a volte è successo che, nonostante si stava facendo una buona gara, per un episodio negativo ti spegni. Contro il Milan abbiamo preso gol in una situazione di gioco nella quale dovevo fare meglio, un episodio negativo che però non ci ha buttato giù. La reazione di squadra, se ce l’hai una volta, c'è perché ce l’hai dentro”.
Come state in vista di Roma-Porto? Può cambiare molto lo sapete?
“Vi assicuro che il Porto è una grande squadra. Non è di livello top ma è grande squadra, sarà difficile. Sappiamo quali emozioni porta passare il turno. Ti cambia una stagione, nonostante le difficoltà che abbiamo trovato finora. In campionato vogliamo arrivare tra i primi quattro e ci siamo e in coppa vogliamo superare il turno. Martedì sarà una battaglia da fare tutti insieme. E' troppo importante per noi arrivare allo stadio e trovare i nostri tifosi, una cosa che gli altri non possono capire. Un avversario prende forza se vede che i tifosi non sono con noi”.
Un desiderio da esprimere per un suo compagno di squadra?
“Per De Rossi. Tutti sanno quanto conti per noi. Daniele potrebbe mettersi seduto in campo e sarebbe già importante. In questo momento in cui deve stare attento. Ecco... Vorrei farlo stare bene, così stiamo bene pure noi”.
Zaniolo?
“Nicolò è un ragazzo molto intelligente. Sa quello che gli sta accadendo, non gli succede nulla per caso. Si è meritato tutto questo. Deve sapere che adesso per lui e tutto bello Ma potrà esserci un momento difficile. Lì dovrà farsi trovare pronto”.
Si sente un giocatore di livello internazionale?
“Non ho mai giocato in altri campionati. Non lo so, forse ce lo dirà il tempo giocando in nazionale. Quello a cui pensò sempre, come dicevo prima, è venire qui ogni giorno per migliorarmi. Mi godo i miei 22 anni e spero di godermi la mia carriera al massimo”.
Tanti capitani romani, ci pensi?
“Ovviamente. Ci sono nomi pesanti nella lista, l’ho detto spesso però. Già essere qui è stare a casa. A Trigoria ci sono cresciuto, quando fai il settore giovanile poi speri di arrivare qui. E quando ci sei dentro ti rendi conto quanto è grande. Quante volte ho fatto questa strada con mamma e papà. Adesso la faccio da solo, mi alleno sul campo A, prima entravo dal terzo cancello”.
Roma-Porto, i convocati di Conceiçao. Out Marega e Corona
Sergio Conceiçao, tecnico del Porto, ha reso nota la lista dei convocati per il match contro la Roma di domani sera, tramite il sito ufficiale del club fcporto.pt. Assenti l'infortunato Marega e lo squalificato Corona.
Portieri: Casillas, Vaná, Diogo Costa (lista B);
Difensori: Maxi Pereira, Militão, Felipe, Pepe, Alex Telles, Jorge, Diogo Leite.
Centrocampisti: Óliver, Herrera, Danilo, Otávio, Bruno Costa
Attaccanti: Hernâni, Brahimi, Adrián López, André Pereira, Soares, Fernando Andrade.
La Roma lavora al prolungamento del contratto di El Shaarawy fino al 2024
La Roma è al lavoro per il rinnovo di contratto di Stephan El Shaarawy, in scadenza il 30 giugno 2020. L'obiettivo è prolungare fino al 2024, con un aumento dello stipendio netto da 2 a 2,5 milioni: da parte del giocatore non dovrebbero esserci resistenze. Lo riporta calciomercato.com.
Porto, Fernando Gomes: "La Roma ha molti grandi giocatori, Dzeko è sempre pericoloso"
Fernando Gomes, ex bandiera dei Porto e attuale responsabile scouting dei lusitani, è intervenuto ai microfoni di Tele Radio Stereo alla viglia del match contro la Roma. Queste le sue dichiarazioni:
Sei per il Porto quello che Totti rappresenta qui...
"Praticamente si, i gol sono gli stessi"
Che ruolo svolgi ora?
"Rappresento il Porto nei sorteggi, e sono il direttore scouting".
Che momento sta vivendo il Porto?
"L'unica cosa che ci manca in questo momento è il gol, ma credo che domani sera ci sbloccheremo in zona gol"
Si, ma mancano Marega e Aboubakar...
"Abbiamo altri giocatori che possono fare gol, la nostra forza sta nel collettivo".
Il giocatore che oggi rappresenta di più il Porto?
"Puo' essere Herrera, Brahimi, Casillas, Felipe..."
Il Porto ha un strategia ben stabilita, fatta di un gioco veloce...
"Si, è un calcio fatto dal collettivo con velocità e aggressività. In campo i ragazzi danno tutto, e questa è la cosa più importante. Poi è chiaro che ci sono giocatori con qualità tecniche importanti, e quindi il possesso palla diventa una nostra caratteristica".
Militao com'è?
"Lo seguivamo da 10 anni, pensavamo di prenderlo per la squadra B, poi è rimasto al San Paolo. È un giocatore veloce e forte in marcatura. Ha grande personalità e maturità"
Anche il Porto, sul mercato, porta avanti la strategia del trading?
"Si, il Porto lavora in questo modo. Non ha il potere finanziario che ha la Roma. Il Portogallo è un paese che nel calcio non ha un gran potere economico."
Qual'è il giocatore della Roma che ammiri di più?
"Dzeko è sempre pericoloso, però Zaniolo oggi è importante allo stesso modo. Tecnicamente è forte ed è veloce. Anche El Shaarawy è pericoloso. La Roma ha molti grandi giocatori".
Herrera andrà via a parametro zero?
"È in scadenza di contratto, ma lui è qui da tanto e si trova molto bene al Porto. Solo lui puo' conoscere il suo futuro"
Un pronostico per domani?
"Non mi piace farli, ma nel doppio confronto ho fiducia nel Porto"
Aldair: "Amo la Roma ma il Porto è più forte"
Vigilia degli ottavi di Champions tra Roma e Porto. Proprio sul match di domani Aldair, ex giallorosso, ha rilasciato unìintervista a Maisfutebol:
Aldair ha trascorso 13 anni a Roma e il suo numero di telefono è italiano. Vivi ancora in Italia?
"Ho una casa in Brasile, nello stato di Espírito Santo, a nord di Rio de Janeiro. Ma tengo una casa alla periferia di Roma e trascorro la maggior parte del mio tempo lì. In questo momento, curiosamente, sono in Brasile".
Quindi non vedrai Roma-FC Porto allo stadio?
"Non so se sarò lì in tempo. La partita è martedì? Sarà molto difficile. Vado spesso all'Olimpico, ma probabilmente per questa gara dovrò rinunciarci".
Conosci il club e questa squadra come nessun altro. Cosa manca a Roma per vincere più titoli?
"Il club ha subìto molti cambiamenti, sia nella società che nella struttura del calcio. E questo non aiuta per niente. Penso che le cose siano migliorate negli ultimi anni, ma il modo di pensare non è ancora abbastanza ambizioso. Non posso dire che la Roma abbia la dimensione europea di altri giganti, come Barcellona o il Real Madrid, perché mancano titoli nazionali e più presenza in Champions League".
In 13 stagioni a Roma, Aldair ha vinto solo il campionato 2000/01. Questo dimostra la mancanza di coerenza del club?
"Esattamente. Abbiamo avuto buone squadre, giocatori eccellenti, ma la mentalità non ha conquistato abbastanza. Nelle mie ultime quattro stagioni, tra il 1999 e il 2003, ho sentito il club cambiare, crescere. Abbiamo avuto squadre fantastiche. Basta parlare di Batistuta, Totti, Walter Samuel, Montella ... il potenziale era gigantesco e il titolo 2000/01 era il corollario di tutte queste grandi squadre".
Hai parlato di Totti. Cosa è cambiato a Roma dopo che ha smesso di giocare?
"È ancora difficile per me vedere la Roma giocare senza Francesco in campo. Era nato e cresciuto con il club, era sempre al mio fianco nello stabilimento balneare. Posso dire che era al limite delle abilità fisiche, negli ultimi tempi il giocatore si è allenato con delle limitazioni. Il club continua e tutti sanno che Francesco Totti sarà in futuro un manager di grande importanza nel club. In questo momento non ha ancora grandi poteri, ma sta imparando. È molto intelligente e sarà per sempre legato con l'AS Roma".
Torniamo ad Aldair. Il suo legame con la Roma è stata così grande che il club ha deciso di non ritirare la maglia numero 6.
"Ma sono sempre stato in disaccordo. Ci sono diversi nomi più importanti di me nella storia di Roma. È una buona cosa che il club abbia concesso di far indossare di nuovo la 6. Penso che sia stato con l'ingaggio di quel ragazzo olandese [Strootman, nel 2013]. Amo la Roma, ho avuto un legame fantastico con il club, ma non volevo vedere la mia maglia fuori. Preferirei vederla là fuori sul prato. Lo staff del club mi ha chiamato per chiedere il permesso di usare di nuovo il numero 6 e ho detto di sì. La Roma ha avuto eroi come Bruno Conti, Falcon, Giannini e non ha mai ritirato i loro numeri".
Qual è la differenza tra la Juventus e gli altri club?
"Il vizio della vittoria, la stabilità della società, l'organizzazione. Tre cose apparentemente semplici. Non c'è da meravigliarsi se la Juventus è stata campione per sette anni di fila e forse lo sarà di nuovo quest'anno".
Con Cristiano Ronaldo è diventata ancora più forte?
"Certo, certo. Credo davvero che con Cristiano la Juventus possa finalmente vincere la Champions League. La mentalità nell'Italia settentrionale è questa, sempre molto ambiziosa. A Torino e Milano. A Roma forse abbiamo perso troppo tempo a pensare alla rivalità con la Lazio. Il club deve guardare alla Juventus e motivarsi con i risultati di questo avversario per avvicinarsi".
A proposito, sembra che non sia ottimista per il pareggio contro l'FC Porto.
"Amo la Roma, mi sento romano, ma l'FC Porto è più forte e più abituato a questo tipo di duelli. La squadra sta ancora cercando di recuperare dalla vittoria per 7-1 a Firenze per la coppa, ma mi è già piaciuto quello che ho visto nel pareggio contro il Milan".
È vero che in Italia hanno iniziato a chiamarti Plutone?
"Sembra di sì (ride). Qualcuno si è ricordato che ero simile al personaggio Disney e questo è accaduto. Ad ogni modo, non mi dispiace. Sono sempre stato molto tranquillo".
Conferenza stampa, Di Francesco: "Domani una partita di gambe fresche ed esperienza". De Rossi: "Se si potesse sanare questa ferita nella Roma sarei contento" (Video)
Di Francesco ha svolto la consueta conferenza stampa. Nella sala del centro sportivo a Trigoria, il mister con al suo fianco De Rossi ha risposto alle domande dei giornalisti in vista del match contro il Porto che si giocherà domani e vale gli ottavi di finale. Queste le loro parole:
Per Di Francesco: Ritorna la sua competizione dove l'anno scorso ha tracciato insieme alla squadra un percorso importante. È l'occasione per vedere la squadra guarita?
"Il percorso è sempre lungo però è la partita giusta per ritornare entusiasmato nell'ambiente".
Per De Rossi: la difesa a Kolarov è un modo per risanare la ferita tra lui e i tifosi?
"Se si potesse sanare questa ferita nella Roma sarei contento. Alex lo considero un fratello. Quello che posso dire ai tifosi, che si sono sempre fidati di me, gli dico che è un grande professionista. Non dico che è romanista, ma è un grande professionista, dà sempre quello che deve dare, non salta un allenamento, in condizioni anche difficili. Io preferisco gente del genere, piuttosto che quelli che baciano la maglia o fanno dichiarazioni al miele e al primo dolorino si fermano. Comunque il tifoso va rispettato".
Per Di Francesco: Senza Marega e Corona che Porto si troverà domani?
"Credo abbiamo degli ottimi sostituti. Ottavio e Soaves sono giocatori forti, anche se con caratteristiche differenti, con qualità importanti. Il Porto al di là dei singoli è una squadra compatta, tosta, dura. È delle squadre di Cgampions che ha vinto più duelli difensivi e questo indica che dal punto di vista di squadra stanno veramente bene. Sarà una partita che dal punto di vista fisico molto dispendiosa".
Per De Rossi: che Champions League bisogna aspettarsi dalla Roma quest'anno? L'esperienza fatta lo scorso anno può essere un valore aggiunto?
"Ci fa arrivare a partite più pronte a partite che sono delicate. Lo abbiamo detto quando abbiamo affrontato Real Madrid, Barcellona, Liverpool che erano più abituate di noi, fermo restando che il Porto è abituata a giocare partite così da diverso tempo. Anche per noi può essere un motivo di sicurezza con giocatori in più rispetto al passato. Si racchiude tutto nella parola 'esperienza' che è stata positiva. L'anno scorso poteva finire meglio perché siamo stati sfortunati però è totalmente un altro campionato e non possiamo attaccarci a quello che è stato e prepararci bene per domani".
Per Di Francesco: Qual è la situazione degli infortunati?
"Di quelli che non ci sono stati a Verona con il Chievo sicuramente Manolas che si è allenato con la squadra, mentre Olsen è in dubbio fino a domani mattina. Abbiamo perso Schick per un infortunio muscolare. tutti gli altri infortunati rientreranno domani, ma speriamo di riaverli con il Bologna: parlo di Perotti in particolar modo".
Per De Rossi: Cosa ti ha colpito positivamente e negativamente della Roma di questo periodo?
"Negativamente i risultati che non sono stati brillanti e a volte non hanno rispecchiato le prestazioni in campo perché secondo me abbiamo fatto delle gare molto buone e abbiamo portato a casa i punti che meritavamo come il Real Madird, con l'Inter in casa. Quelli che stanno fuori sono sempre i più bravi, si notava che quando predavamo gol in situazione già critica non riuscivamo a tirare fuori la testa, andando ancora più in difficoltà, cosa che non è avvenuta ultimamente perché, a parte Firenze, le prestazioni sono state positive".
Per Di Francesco: Schick contro il Bologna non ci sarà? Recuperano solo Perotti e Under?
"Sinceramente sto pensando al Porto, quindi non so dire se contro il Bologna ci sarà, ma Schick difficilmente sarà disponibile".
Per De Rossi: Sei starai bene fisicamente potrai continuare a giocare ancora per un altro anno?
"L'ho sempre detto. Se sto bene fisicamente continuerò a giocare. Per quanto riguarda quello che dicono i miei compagni e il mister, loro non si rendono conto quanto sono importanti per me. In questi ultimi due anni mi hanno fatto sentire importante più di quanto lo sia stato in carriera. Per questo devo ringraziare solo loto, poi mi accorgo che le prestazioni sono buone e sono buone quando ti senti importante e diventa più semplice".
Per Di Francesco: Con il ritorno di De Rossi rischia il posto Nzonzi o come abbiamo visto negli ultimi minuti a Verona nel 4-3-3 c’è la possibilità di vederli insieme?
"Ho questo dubbio di poterli fare giocare insieme anche in questa partita, sto facendo delle valutazioni in base ai giocatori che ho a disposizione. Li ritengo dei titolari, sicuramente oggi Daniele farà l'allenamento con la squadra e se dovesse dare risposte positive giocherà sicuramente lui. Per il resto è tutto da vedere".
Per De Rossi: Percepisci pure tu un rumore, un'emozione diversa dei tifosi diversa quando entri in campo?
"L'Olimpico è sempre stata casa mia e sento grande affetto ultimamente, una percentuale più alta di tifosi che mi vogliono bene. Questo è stato il percorso che ha fatto Francesco: a metà della sua carriera ha trovato qualche detrattore, poi però alla fine si sono inchinati davanti alla sua grandezza. Lo sento che la gente mi vuole bene e sono contento, però penso e devo continuare a pensare che derivi dal fatto di giocare bene a pallone, non posso pensare ad altro e che fra poco smetterò. Ci sta il rumore positivo quando fai le cose giuste e il rumore negativo quando fai le cose meno giuste: il calcio è così".
Per Di Francesco: Come giudica l'assenza di Marega e il suo ricordo di Conceiçao?
“Conceiçao sta facendo un grande lavoro, ha fatto benissimo anche a Nantes sta proseguendo il suo percorso di crescita. È un allenatore che sta dando un'identità alla squadra e ha anche dato al Porto qualcosa dal punto di vista caratteriale, una squadra che era con più palleggiatori che andava alla ricerca della qualità. Adesso la vedo molto più concreta sotto tutti i punti di vista. Per quanto riguarda Marega è un attaccante differente rispetto a Suarez, più di fisicità, di gamba. Ovviamente quando c'è campo aperto diventa un calciatore pericoloso".
Per Di Francesco: Zaniolo lo preferisci come esterno d'attacco o come mezzala?
"Non lo so come lo vedo. potrebbe giocare sia a destra che come centrocampista. Non è una novità perché lo ha fatto e potrebbe giocare anche lui a destra, ma non posso darvi altre indicazioni perché potrebbe essere un ruolo ricoperto anche da Kluivert e Florenzi. Ci sono tante soluzioni, dipende da me la partita che andremo a fare rispetto agli avversari che ho di fronte".
Per De Rossi: tra l'anno scorso e quest'anno la Roma è stata sull'orlo del baratro 3-4 volte e siete riusciti a sollevare grazie anche a Di Francesco. Che cos'è che lui ha e che vi aiuta quando le cose vanno male?
"La sua idea di calcio e quella non cambia se le cose vanno male o vanno bene. Sa quello che succede in campo riconoscendo i nostri problemi. Se le cose vanno male e l'allenatore mette 10 attaccanti o 10 difensori sconvolgerebbe l'equilibrio della squadra e non si riuscirebbe a reagire e invece lui continua fare le cose normali. È ovvio che lui sia facile dopo aver vinto una partita importante: gli umori sono sempre ricchi d alti e bassi, più di quanto lo siano quelli dei calciatori, però ha sempre tenuto la barra dritta anche in una città dove con è sempre facile rimanere saldi di testa e di polso. Poi sull'orlo del baratro non ci siamo stati così tante volte, ci sono stati dei momenti negativi dove si è parlato tanto del suo futuro, ma essere sull'orlo del baratro vuol dire un'altra cosa: io ho vissuto momenti quando eravamo quintultimi in classifica e ogni competizione e mi sentivo più sotto pressione".
Per Di Francesco: Domani è una partita più da gambe fresche o esperienza?
"È il mix giusto, però la gamba ci vuole sempre, non si po' giocare solo con l'esperienza. Spesso scherzo con Daniele e gli dico che a fine carriera mi rendevo conto che mi si allungava la lingua e mi si accorciavano le gambe. Non possiamo pretendere che Daniele abbia una condizione ottimale perché ha già dato grande continuità, però l'esperienza, il saper vivere certe partite, a volte puoi avere grandi gambe però se ti tremano quando hai la palla poi è dura. La capacità sta anche nel preparare le gare in un certo modo perciò uniamo le due cose perché senza corsa non si va da nessuna parte".
Per De Rossi: Hai mai pensato che fosse tutto finito?
"Cerco di essere il più realista possibile. Non ho mai pensato di smettere perché ho fatto 3 mesi da calciatore serio: mi sono allenato sempre, ho fatto tutto ciò che c'era bisogno di fare per rientrare nella maniera giusta. Se ho fatto questo tipo di sacrifici perché pensavo di poter rientrare, però il punto di domanda che avevo, e che in parte ho ancora adesso, è quanto reggerà la mia condizione fisica, come reggerà il ginocchio perché un'operazione alla cartilagine non l'avrei sopportata a 35 anni. Se invece risponde bene come sta rispondendo, non vedo perché io debba smettere o debba farmi domande che il campo smentisce".
Per Di Francesco: Quanto è importante ritrovare quella solidità difensiva che finora è mancata in questa stagione?
"Specialmente in queste due partite da 180 minuti, è importante nella prima gara avere grande solidità, giocando in casa dovremo fare ancor di più una grande fase difensiva per poter fare una grande fase offensiva. Sarà determinante mantenere inviolata la nostra porta. Rimanere inviolati non significa perdere l'identità di squadra: vuol dire avere qualche accorgimento in più specialmente contro giocatori capaci di ripartire con grande velocità e con esperienza in queste gare perché, se ricordo bene, la Roma non ha mai avuto un buon rapporto con il Porto".
Per De Rossi: Questa partita può essere il coronamento di un periodo difficile che è finito?
"Giorno dopo giorno, ogni risposta che mi dà il ginocchio sono piccoli coronamenti di un percorso che sto facendo. Io penso che bisogna pensare alla partita, il mio attaccamento alla maglia è pensare alla gara come qualsiasi altra gara, come ho sempre fatto quando ero fuori. L'importante non è se giocherò 6 mesi, un anno e mezzo o due anni e mezzo, ma è continuare a preparare bene questa partita e pensare da squadra. È logico che aggiornerò sempre il mister e il dottore sulle mie condizioni fisiche, ma non è il motivo principale per cui stiamo qui. Abbiamo una partita da vincere e non dobbiamo fare dei test sulla mia condizione fisica".
LIVE: la conferenza stampa di @MisterDiFra e Daniele De Rossi https://t.co/JAFM7Udpix
— AS Roma (@OfficialASRoma) 11 febbraio 2019
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