De Rossi ok, Florenzi avanti. Gioca Santon

IL TEMPO - MENGHI - La Roma continua ad imbarcare gol e Di Francesco per evitare che la barca affondi potrebbe fare delle scelte più conservative contro il Milan. Non è escluso che si schieri a specchio, tornando al vecchio e caro 4-3-3, una mossa semplice e attuabile grazie alla duttilità di Zaniolo, che dalla trequarti potrebbe spostarsi di qualche metro e dare una mano alla coppia De Rossi-Pellegrini. Il capitano tornerà titolare dopo 98 giorni, ovvero dalla sfida con il Napoli fatale per il suo ginocchio, e difficilmente resisterà per 90 minuti visto che nelle gambe ha solo il quarto d'ora finale giocato in Coppa Italia.

Alle sue spalle ci sara la coppia Manolas-Fazio, a sinistra Kolarov e a destra potrebbe rivedersi Santon, anche se Karsdorp gli contenderà la maglia fino all'ultimo. Florenzi stavolta dovrebbe avanzare in attacco, dando una quota di equilibrio in più all'undici giallorosso. L'alternativa èKluivert, piaciuto poco nelle ultime uscite. El Shaarawy ha il posto assicurato dall'altra parte, Dzeko dopo le scuse ai compagni per la reazione esagerata contro l'arbitro a Firenze vuole farsi perdonare in campo. Né Under né Perotti hanno recuperato e in panchina ci sarà una new entry come rinforzo offensivo, prelevato direttamente dalla Primavera dopo la tripletta di ieri: Cangiano.Un premio per lui, una conferma per Riccardi, di nuovo convocato da Di Francesco, che ha ritrovato pure Mirante, mentre ha dovuto rinunciare agli squalificati Nzonzi e Cristante e all'infortunato Jesus.


Amore e odio, la parabola di Kolarov

IL TEMPO - MENGHI - Era il laziale traditore visto non di buon occhio al suo arrivo, è diventato presto idolo in una città che s'innamora dei tipi tosti, soprattutto se segnano gol pesanti, si è trasformato nel "croato" altezzoso da schernire sui muri di Roma, troppe volte imbrattati dai tifosi per mandare i loro messaggi insultanti a Trigoria o direttamente a Boston. Kolarov è il protagonista di questa folle parabola, prima ascendente e poi discendente, lui che aveva esultato al gol nel derby lo scorso settembre, alla faccia del suo passato biancoceleste, conquistando tutti quei romanisti che adesso gli consigliano di "abbassare la cresta", come recitava una delle scritte comparse nella notte di venerdì nella zona del Torrino, dove abita il calciatore serbo. "Croato di m... a", lo etichettano i tifosi consapevoli della relazione conflittuale che esiste tra i due paesi confinanti.

Ad incrinare il rapporto tra gli ultras e il serbo è stata una frase dello stesso giocatore, che ha messo al loro posto tutti gli allenatori italiani: "Il tifoso - diceva a fine novembre in risposta alle critiche ricevute - può essere arrabbiato e può esprimere la sua opinione allo stadio, ma deve anche essere consapevole che di calcio capisce poco". Si è scatenata una bufera sui social e si è creato un precedente a cui i sostenitori si sono aggrappati dopo il 7-1 di Coppa Italia: "Siamo noi che non capiamo di calcio, vero?". Un altro episodio di scontro c'era stato a Termini alla partenza della squadra per Firenze, quando un tifoso gli aveva urlato "sveglia" e Kolarov aveva risposto seccato: "Sveglia tua madre". Da "nemico" a idolo a "croato", questa città che si lascia trasportare facilmente dagli eventi e non perde mai l'occasione di dimostrare quanto sia difficile mantenere l'equilibrio qui.


Di Fra contro tutti

IL TEMPO - AUSTINI - La domanda arriva alla fine. Inesorabile e dovuta. Di Francesco si dimetterà se capisce che la squadra non è più al suo fianco? "E' un po' scontata - la risposta stizzita dell'allenatore della Roma - ma questo è un ambiente orientato al pessimismo. Alla fine sono i risultati che determinano, voi potete dire quello che volete. O parlate con i giocatori e cercate di capire se siamo realmente disuniti, altrimenti si fanno tanti discorsi che lasciano il tempo che trovano, cose campate per aria". E' questo - e c'era da aspettarselo - l'umore del tecnico giallorosso dopo la batosta incredibile di Firenze in Coppa Italia e alla vigilia di uno spareggio per la Champions con il Milan. Ci arrivano con le premesse peggiori possibili sia lui che la Roma, contro un avversario carico a mille, rigenerato dal mercato di gennaio, che Monchi invece non ha potuto (e voluto) sfruttare. Il solito, ennesimo psicodramma romanista contro cui opporre la partita del riscatto, del cuore.

Dove troveranno le forze Dzeko e compagni per trasformare i fischi annunciati stasera all'Olimpico in applausi? "Mettendo in campo una prestazione di alto livello - la ricetta di Di Francesco - non solo fisica, ma anche mentale. Capisco che c'è grande depressione, ma la forza sta nel ribaltarla. Noi ora siamo incudine, dobbiamo subire e poi diventare martello. Tre partite fa il Milan era nella stessa situazione, nel calcio una settimana cambia tutto". Vero. Domenica scorsa, non un anno fa, la Roma stava vincendo 3-0 sul campo dell'Atalanta. Nel giro di un tempo e di un'altra partita il mondo s'è rovesciato addosso ai giallorossi. Fragili, incapaci di reagire, nervosi al punto di litigare in campo e - nel caso di Dzeko - farsi cacciare. "E' stata la parte più brutta - sottolinea l'allenatore - Edin ha chiesto scusa a tutta la squadra. Non deve più succedere, nelle difficoltà dobbiamo essere ancora più uniti. Può arrivare una sconfitta, ma l'abbiamo fatta diventare dolorosissima". I primi segnali, in realtà, si erano rivisti col Torino: da 2-0 a 2-2, prima di trovare il jolly di El Shaarawy. "Avevo parlato di squadra non ancora guarita, cadiamo sempre in certi momenti delle gare".

E allora non c'è ritorno migliore di quello di De Rossi. "Mi auguro che Daniele possa dare tanto dal punto di vista della presenza, dell'aiuto generale, della capacità di stare in campo e di essere un po' il mister nella partita. I veri dubbi sono su come starà fisicamente perché non gioca da tanto ma ha ripreso ad allenarsi con costanza e non sente più dolore". Raccontano di un allenamento di rifinitura ben riuscito nonostante la pioggia battente, il gruppo dal punto di vista degli atteggiamenti in settimana ha deluso poche volte quest'anno, ma la prova del campo vero è un'altra storia. "Mi sento un po' un papà che in certi momenti a questa squadra non ha dato i consigli giusti - ammette Di Fra - dobbiamo ritrovare unità d'intenti, essere sinceri fra noi e io devo cercare soluzioni". Monchi gli ha dato altro tempo, tutto sta a trovarle.


La grande frenata. Mercato, Europa al risparmio: -30%

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il colpo dell’inverno… non si muoverà da casa. Sì, Christian Pulisic, 20enne ala statunitense del Dortmund, preso dal Chelsea per ben 64 milioni di euro fino a fine giugno resta al Borussia. È la spesa più voluminosa ma Sarri dovrà aspettare. [...] Quindi «l’affare» più caro a spostarsi subito nelle 5 top league europee in questa sessione è stato Leandro Paredes, ex Roma ed Empoli, finito al Psg dallo Zenit per 45 milioni. Il mercato invernale stavolta ha frenato. Nel complesso le 5 leghe più importanti hanno speso poco meno di 600 milioni; in forte calo rispetto agli 860 del gennaio 2018 (-30%). Molto influiscono i club della Premier, stranamente fermi. [...]

[...] La Spagna in questo inverno così è calata di oltre il 73% del volume d’affari. Il pezzo clou ora è stato Brahim Diaz, prelevato dal City al Real per 17 milioni. E il semisconosciuto Diego Lainez, messicano del Betis, dall’America per 14. [...] È la Serie A, allora, ad aver affiancato la Premier fra le più spendaccione. [...] Detto di Paredes al Psg, la Ligue 1 si conferma per il resto parsimoniosa. [...]

Intanto la Fifa — col Global Transfer Market Report — ha fatto sapere che nell’anno solare 2018 il calciomercato mondiale ha superato i 6 miliardi di euro, con 14.186 giocatori coinvolti di 175 nazionalità. Il 78,2% dell’intera spesa mondiale è avvenuto tra club dell’Uefa, circa 4,8 miliardi di euro, con i primi 31 club che hanno speso più di 50 milioni ciascuno, e insieme rappresentano oltre la metà della spesa globale. La cifra crescerà di certo nel 2019 [...]. Mentre nel 2017-18 avevano toccato, nelle due sessioni, i 5,6. Insomma, si è frenato a gennaio, ma anche in estate si era scesi da 4,77 miliardi a 4,54, cioè un calo del 4,8%. Sarà la crisi economica internazionale, ma le top 5 leghe sembrano aver già toccato il top.


Davide per sempre, una canzone da Stadio

LA NAZIONE - GIORGETTI - Undici mesi dopo la Fiorentina torna a Udine e nel posto del suo dolore più privato attraverserà ancora una volta il ricordo di Davide Astori, il capitano che vive nei pensieri di tutti dopo la morte improvvisa che ha travolto il calcio. E undici mesi dopo anche Gaetano Curreri, il frontman degli «Stadio» che ha sempre dichiarato la sua passione per la Fiorentina, non riesce a metabolizzare un dramma rimasto inspiegabile. Con il mistero della perdita si confrontano gli artisti e l'idea degli «Stadio» è quella di dedicare una canzone alla memoria di Astori: annuncio arrivato durante il programma «Rabona» su Rai3 e motivato da Curreri con la grande commozione che continua a innvaderlo ogni volta che il pensiero va al capitano della Fiorentina. [...]


Niente Arsenal per Monchi

L’Arsenal vorrebbe Monchi. Torna vivo l’interesse del club inglese per il direttore sportivo giallorosso che però, secondo il dailymail.co.uk, avrebbe un ingaggio alto alla Roma ed è poco probabile la sua partenza. Marc Overmars è altresì papabile per il ruolo di responsabile dell’area tecnica dei Gunners.


Frosinone, Ghiglione assente contro la Roma

Esami strumentali per Paolo Ghiglione. Il difensore del Frosinone ha riportato una distrazione tendinea del bicipite femorale alla gamba destra, è costretto a fermarsi per un mese per poi analizzare le sue condizioni. Secondo il sito Frosinonecalcio.com, Salterà quindi la partita contro la Roma del 23 febbraio.


Dove va Zaniolo? Roma, il rinnovo è un rebus e la Juve studia l'assalto

LA GAZZETTA DELLO SPORT - FUORIGIOCO - Dove va Zaniolo? In attesa della patente Nicolò approfitta della guida di mamma Francesca che lo accompagna a Trigoria. E non lo perde mai di vista. Insomma, anche la Roma può star tranquilla. Per ora. Oltre alle giocate raffinate, nella sua incredibile ascesa c’è tanta spensieratezza e la forza caratteriale di un diciannovenne che ha già superato le brucianti bocciature di Fiorentina e Inter. E dire che, insieme ai suoi genitori, ha dovuto schivare pure le trappole del calciomercato [...].

Nel frattempo ha pure cambiato tre volte procuratore. Dopo gli inizi con Coti, ex compagno di papà Igor, l’approdo all’Inter coincide con l’avvento di Castelnovo. E da dicembre, invece, è sceso in pista Claudio Vigorelli, il professionista «e imprenditore» [...]. Un patrimonio su cui hanno messo gli occhi il Real Madrid, il Barcellona, il Chelsea, il Psg e (dulcis in fundo) la Juve. Non c’è stato bisogno di perizie calligrafiche per capire che i 40 milioni indicati per Nicolò nell’ormai famoso pizzino erano figli di una stima autentica di Fabio Paratici. [...]Nel mezzo c'è il suo bel presente  e l’impazienza della Roma di fargli sottoscrivere un nuovo contratto. Ora guadagna 270 mila euro e Monchi è pronto a tripicargli l’ingaggio. Ma basterà per indurre gli Zaniolo a dire sì?

[...] A Nicolò e ai suoi genitori piace tutto di Roma e della Roma. Ma solo un progetto strategico sulla sua carriera può convincerli a pensare di sottoscrivere nuovi impegni a lungo termine. Abituiamoci, allora, all’idea che il dialogo con Monchi vada per le lunghe. Magari con un bonus che la Roma intende riconoscergli a stretto giro, ma senza ulteriori vincoli. [...] Ovviamente questa situazione d’incertezza non sfugge agli estimatori di Nicolò, i quali mandano segnali che non possono passare inosservati. Il pizzino di Paratici è la dimostrazione che i campioni d’Italia hanno iniziato la manovra d’avvicinamento. Mancano le prove, ma gli indizi portano a sondaggi concreti, anche se indiretti. I segnali sono che la Juve a quei 40 milioni potrebbe anche aggiungere delle contropartite tecniche gradite ai giallorossi. [...] Tuttavia la corsa sfrenata di Zaniolo consiglia di allacciare le cinture di sicurezza per godersi lo spettacolo. Anche fuori dal campo.

 

 

Kolarov nel mirino

TUTTOSPORT - Dopo l'ultimo screzio avvenuto alla stazione Termini di martedì scorso, Kolarov torna nel mirino della tifoseria giallorossa. Nella notte di venerdì sono infatti apparse delle scritte nel quartiere Torrino, a due passi dall'abitazione del terzino. «Abbassa la cresta» e «Croato (utilizzato tra virgolette a proposito, visto che il calciatore è serbo, ndc) di m...» i testi che rendono ancor meno serena l'atmosfera in casa giallorossa.

Un rapporto quello tra il difensore e la tifoseria romanista, difficile dall'inizio. Se con le prestazioni e il gol al derby di quest'anno Kolarov era riuscito a "mitigare" il suo passato laziale, per carattere non ha mai stabilito un feeling totale con i sostenitori giallorossi. Dopo lo screzio alla stazione, l' 1-7 rimediato dalla Roma in coppa Italia ha chiuso il cerchio. (...)


Nazi, ultras e tanta ‘ndrangheta

L’ESPRESSO - GIUNTI - Tifoserie estreme, legami con le cosche calabresi, militanza nei gruppi neonazisti d'Oltralpe e fra le fila di Forza Nuova. Sangue, soldi e sponsor. È un collante potente, quasi indistruttibile, che nell'operosa Lombardia unisce fede calcistica, affari e follia fascista. Un intricato sottobosco composto da alleanze fra le tifoserie delle principali squadre lombarde dove - come ricostruito in queste pagine dall'Espresso - vecchi capi ultras già inquisiti in precedenti inchieste scompaiono e poi ritornano, sorretti e supportati dalle frange di quella destra che ama definirsi "sociale'; ma che utilizza la passione per il calcio come strumento di propaganda, proselitismo e soprattutto affari. La guerra fra tifosi che lo scorso dicembre a Milano è costata la vita a un ultrà durante Inter-Napoli in un inferno di fumogeni, spranghe e coltelli, è solo il primo tassello di un mosaico che ora si inizia a comporre. Nel mezzo ci sono gruppi criminali che si infiltrano fra gli spalti attraverso i capi delle curve. Come il leader dei Guerrieri, Luca Lucci, condannato per traffico di droga, che il ministro dell'Interno Matteo Salvini, promotore del dialogo con gli ultras, nelle scorse settimane ha salutato con larghi sorrisi e strette di mano rendendo pubblicamente omaggio alla tifoseria rossonera più estrema. Capire il motivo per il quale la criminalità organizzata lombarda punti sempre di più verso gli spalti non è un mistero: si tratta della porta d'ingresso che consente alla malavita di avvicinarsi alle società di calcio e ad appetitosi business come la vendita di merchandising, biglietti ma anche lo spaccio di droga. Quando poi si aggiunge l'estremismo politico, la saldatura diventa perfetta. «In curva si canta, in  Questura si tace», è la frase che si sente ripetere da giorni al pub Cartoon del quartiere San Siro, storico luogo di ritrovo della Curva Nord dei tifosi dell'Inter. Eppure, davanti ai poliziotti gli ultras milanesi stanno parlando, mettendo a verbale. E raccontano di alleanze. Matrimoni di interesse. Come quello che unisce in un rodato sodalizio gli interisti Viking e gli ultras del Varese Blood and Honor. "Blut und Ehre", sangue e onore: è il loro motto che rimanda alla gioventù hitleriana. E se l'onore si fa fatica a vederlo, il sangue c'è davvero ed è quello che è caduto sull'asfalto la notte del 26 dicembre scorso mentre Daniele Belardinelli, detto Dedè, 35 anni, il loro capo, veniva travolto a morte da un Suv nel bel mezzo di un agguato in piena regola contro una carovana di auto dei tifosi del Napoli. In nome della loro alleanza con i fratelli interisti, gli ultras varesini, supportati dai francesi del Nizza, avevano preso parte agli scontri dello scorso 26 dicembre rispondendo alla chiamata alle armi contro il nemico comune. «I veri capi davanti allo stadio non ci vengono: le persone che comandano stanno a casa loro», si legge in alcuni verbali. Nelle loro indagini, gli agenti della Digos coordinati dai pubblici ministeri Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro della Procura di Milano, tengono a mente soprattutto questa frase, pronunciata da uno dei trenta indagati in quella che si annuncia come una delle inchieste più lente e impenetrabili degli ultimi anni dove, per dirla con le parole del gip Guido Salvini che ha firmato le ordinanze di arresto, «prevalgono cameratismo e omertà». Fra i veri capi della curva Nord dell'Inter, per esempio, figurano personaggi apparentemente lontani anni luce. Come l'insospettabile architetto Marco Piovella, detto "Il Rosso", accusato di essere uno dei registi degli scontri, proveniente da una benestante famiglia milanese e titolare di un'azienda che si occupa di illuminazione. «Designer della luce» di giorno, come ama definirsi nel suo curriculum, e leader dei Boys San di notte (l'acronimo San si riferisce alle Squadre d'azione di Benito Mussolini), frangia del tifo nerazzurro rivolta verso l'estrema destra che, insieme ai Viking e agli Irriducibili, in questi anni è cresciuta in seno alla Curva Nord. O come Nino Ciccarelli, 49 anni, volto storico della criminalità milanese e fondatore dei Viking, un tatuaggio con dodici foglie sul braccio a indicare ciascuna delle sue condanne. A metà anni Novanta, Ciccarelli fu accusato di far parte di un'associazione per delinquere che spacciava cocaina nelle curve. Con lui c'era anche Vittorio Boiocchi, pure lui ultras dell'Inter ma ad oggi non coinvolto in questa inchiesta, ritenuto vicino ad ambienti della 'ndrangheta. Sarebbe stato Ciccarelli, secondo i testimoni, a chiamare a rapporto la notte di Santo Stefano anche gli ultras neonazisti del Populaire Sud, gruppo nizzardo con cui i nerazzurri hanno stretto un gemellaggio nel 2013. Si tratta di coloro che insieme ai neofascisti di Generazione Identitaria organizzano pattugliamenti e spedizioni punitive contro i migranti al confine con l'Italia. Esibizioni di forza che, secondo il sospetto degli inquirenti, potrebbero essere esportate a breve in altre città.

L’ASSE MILANO-BRESCIA - Dopo la morte di Dedè, il sospetto di un lungo filo nero che unisce le varie tifoserie lombarde per gli investigatori della Digos sta diventando una certezza. Il credo fascista, infatti, annulla ogni differenza sociale. Unisce borghesi e classi operaie. Imprenditori e criminali. E fa miracoli persino con le tifoserie storicamente avversarie. Spiega il ricercatore Saverio Ferrari dell'Osservatorio democratico sulle nuove destre: «Dopo la scomparsa della storica Fossa dei Leoni tradizionalmente orientata a sinistra, all'interno delle tifoserie milaniste si è aperto un varco e sono cominciati ad arrivare elementi legati all'estrema destra ma soprattutto alla criminalità organizzata: i neofascisti sono diventati i galoppini dei criminali». E così gli investigatori stanno notando un'insolita coincidenza: fra gli ultras dell'Inter e del Milan non solo non ci sono più tensioni, ma l'ascia di guerra sembra essere stata sotterrata in nome di un ideale comune: quello politico. Trait d'union in carne e ossa fra gli hoolingans delle due squadre, per esempio, sono le correnti neofasciste di Avanguardia Nazionale e Lealtà e Azione: ultimamente sono presenti in numeri crescenti non solo fra gli Irriducibili dell'Inter ma anche fra il settore blu del Milan. E poi ci sono gli skinhead del Brescia: non mancano mai di dare il loro supporto agli ultras rossoneri, con i quali sono legati da un saldo gemellaggio Proprio a Brescia, infatti, da qualche tempo sono arrivati movimenti come Brescia Identitaria, Brescia ai Bresciani e i Brixia Blue Boys: ombrelli sotto i quali si raggruppano simpatizzanti di estrema destra fra cui moltissimi ultras. Un serbatoio di uomini che di recente ha catturato l'attenzione di Forza Nuova. Pochi mesi fa il leader del movimento Roberto Fiore, proprio nella città lombarda, cercava di arruolare gli ultras attraverso campagne sui social network per "passeggiate della sicurezza", cioè ronde.

COSCHE AL SECONDO ANELLO - Se la fede politica è importante, peró, altrettanto lo sono gli affari. E sarà per questo che pure le tifoserie più estreme delle due società milanesi, quando si tratta di business, dimenticano ogni rivalità sportiva. Per capire quanto occorre rimettere insieme tasselli e vicende apparentemente slegate e riportare l'orologio indietro nel tempo. A quando, per esempio, la scorsa estate gli agenti del Commissariato Centro mettono le manette ai polsi del sessantenne Massimo Mandelli, militante di CasaPound, responsabile degli steward attivi a San Siro durante le partite dell'Inter. Insieme a Luca Lucci detto "Il Toro", il capo ultras omaggiato da Salvini, aveva stretto un sodalizio che travalica la fede calcistica: gestivano un traffico di droga che disseminava stupefacenti per tutta la città. Non a caso, una delle basi al centro del traffico di droga, a Sesto San Giovanni, si trovava proprio davanti al bar Clan, luogo di ritrovo della tifoseria milanista. Quintali di cocaina ed eroina che arrivavano dai Balcani e dal Sud America sotto la regia di emergenti famiglie calabresi, ancora sotto la lente negli inquirenti. Secondo chi indaga, l'obiettivo era chiaro: puntare allo stadio.

SANDOKAN, IL TOPO E IL TORO - «Sono un indagato fra gli indagati», ha detto sorridendo il responsabile del Viminale Matteo Salvini (da sempre cuore rossonero) mentre stringeva le mani di Lucci durante i festeggiamenti per i cinquant'anni della Curva Sud di San Siro. Il Toro, perb, non è un semplice pregiudicato. Di lui, in un vecchio verbale del 2006, parla il pentito di 'ndrangheta Luigi Cicalese, che fra i suoi vari crimini prese parte all'assassinio dell'avvocatessa Maria Spinella. Per fuggire dal luogo del massacro, Cicalese uses l'auto di Lucci, che riforniva abitualmente di cocaina: «Luca è un amico», disse davanti al pm Celestina Gravina. E c'è da scommettere che l'amicizia, per Lucci, sia un valore importante. Come quella che lo lega al suo mentore Giancarlo Lombardi, detto Sandokan, leader degli ex Guerrieri Ultras. Lombardi, chiare simpatie di estrema destra, nonostante il Daspo ancora oggi continua a dettare legge nella Curva Sud senza neppure bisogno di mettere piede fra gli anelli. Allo stadio non va più neppure Claudio Tieri, che con Sandokan anni fa aveva messo in piedi un'organizzazione criminale finalizzata, secondo quanto scrive il gip Federica Centonze, «a stabilire una posizione di egemonia attraverso delitti anche gravi che consentisse la gestione di affari, con ritorno economico, intorno allo stadio». Anche Tieri, detto "Il Topo", dopo i suoi trascorsi giudiziari ha trovato riparo fra le accoglienti braccia dell'estrema destra: ora è uno dei capi sezione di Forza Nuova, ritenuto fra i più attivi di tutta la Brianza. «Non esistono colori politici allo stadio: esiste solo il calcio», continuano a ripetere i capi ultras ad ogni occasione. Eppure gli spalti, pardon, le curve, sono sempre più nere.


Ettore Viola: "A Di Francesco è stata smontata la squadra in estate. La dirigenza della Roma è troppo assente"

Ettore Viola, ex dirigente della Roma, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport. Queste le sue parole:

Dopo l'umiliante eliminazione in Coppa Italia, la Roma ed il suo tecnico sono finiti nella bufera.
"È un momento delicato. C'è un evidente scollamento nella squadra. I giocatori non si aiutano in campo e sono nervosi. Bisogna serrare i ranghi e cercare di arrivare almeno quarti, facendo quadrato intorno al tecnico. L'esonero di Di Francesco sarebbe stupido per due motivi. Un tecnico che lo scorso anno è arrivato in semifinale di Champions non può essere diventato un incapace all'improvviso: la realtà è che in estate gli hanno smontato la squadra. E poi trovare un'alternativa valida ora è dura: la Roma deve ambire a figure di tecnici importanti".

Come si metabolizza una sconfitta di proporzioni storiche come quella di Firenze?
"Nella gestione Viola non è mai accaduto. Probabilmente avremmo portato tutta la squadra in ritiro spirituale a Montecatini. L'attuale società è lontana, assente. Mancano figure di riferimento. Forse bisognerebbe dare più potere a Totti. È assurdo che le strategie vengano decise da un consulente che sta a Londra e che il destino dei tecnici sia in mano ad un direttore sportivo".


Serie A, pareggio a reti bianche tra SPAL e Torino

Il lunch match della ventiduesima giornata tra SPAL e Torino finisce 0-0. Poche emozioni allo Stadio Mazza di Ferrara, da segnalare solamente una grande occasione di Belotti sventata da Viviano e le chance fallite da Antenucci e Valoti. Espulsione per doppia ammonizione per Nkoulou, ma i biancoazzurri non riescono a conquistare i tre punti.