12/10/1996 – Una prodezza del baby Totti illumina l’Olimpico

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI - La Roma di Carlos Bianchi è partita malissimo in Coppa Italiaeliminazione causata dal modesto Cesena (un po’ quello che sarebbe accaduto circa vent’anni dopo con Garcia in panchina e lo Spezia come avversario) ma benino in campionato, sette punti in quattro partite giocate (però, con la macchia di un tremendo 1-4 interno subito contro la Sampdoria di Mancini e Montella): la resa dei conti sembra dover avvenire la sera del 12 ottobre del 1996, quando nella Capitale scende il Milan dei super campioni guidati da Oscar Tabarez.

Sulla carta, la sfida sembra impari: nonostante l’avvio non eccellente, infatti, i rossoneri possono contare ancora sullo ‘scheletro’ della squadra che ha dominato per anni in Italia ed in EuropaSebastiano Rossi, Panucci, Costacurta, Maldini, Desailly, Roberto Baggio, Weah: sono solo alcuni dei nomi dei fenomeni a disposizione del tecnico uruguaiano appena arrivato a Milanello.

Di contro, la Roma di Bianchi, che per una volta rinsavisce e lancia dal primo minuto il baby campione Francesco Totti.

Arbitra Pairetto. La sfida ha inizio.

Dopo tre minuti, per i tifosi romanisti la situazione sembra già degenerare: la super meteora (o bidone, fate voi) Trotta scivola e Baggio si trova a tu per tu con Sterchele, abilissimo però ad anticipare in chiusura il ‘divin codino’.

Al 13’, la Roma passa in vantaggio grazie ad una prodezza di Totti: uscita pessima di Sebastiano Rossi e palla che finisce sui piedi del talento di Porta Metronia, che da posizione impossibile infila la porta ormai sguarnita grazie ad un preciso esterno destro a giro. Gol bellissimo sotto la Tevere ed Olimpico in visibilio.

Passano soltanto 300 secondi e Totti è ancora protagonista: bellissima azione in tandem con Balbo, l’argentino poi vede l’accorrente Cappioli in area e lo serve con un preciso cross, Sebastiano Rossi non può nulla ed è il raddoppio. La gente romanista non crede ai propri occhi. Nemmeno venti minuti e 2-0 per i giallorossi.

Il Milan, però, nonostante tutto, resta sempre pericoloso: al 21’ Maldini compie una bellissima azione personale e conclude da fuori area con il destro, peraltro non il suo piede. La palla si stampa sulla traversa, con Sterchele rimasto a guardare (e sperare).

A questo punto, la Roma si impaurisce e soffre.

Al minuto 35 è sospetto il contatto in area giallorossa tra Lanna ed Eranio; Pairetto, però, lascia correre.

Passano solo 60 secondi ed il Milan va ancora vicino al gol: proprio Eranio serve Roberto Baggio, conclusione su cui è bravo ad intervenire Sterchele.

Finisce, così, il primo tempo.

La seconda frazione è preceduta da un'incursione inaspettata di Raffaella Carrà e del suo "Carramba" sui maxischermi dell' Olimpico: nota di colore.

Nella ripresa dominano il puro contenimento e il possesso palla giallorosso, al cospetto di un Milan raramente pericoloso.

Solo ad un paio di minuti dalla fine del match, è Weah, ottimamente innescato da Albertini, a fallire una buona occasione.

La legge non scritta del calcio, ‘gol sbagliato-gol subito’, colpisce ancora e la Roma fa tris proprio allo scoccare del 90’

Stavolta è Balbo, su assist di Delvecchio, a mandare il pallone in fondo al sacco: 3-0.

Gioco, partita, incontro.

La Roma stravince e il popolo giallorosso si gode una notte meravigliosa.

Peccato che la storia ben presto dirà che si è trattato soltanto di un fuoco di paglia a tinte romaniste, con la forte collaborazione all’impresa data da uno dei Milan più disastrati mai visti in campo.


Gattuso in conferenza stampa: "Di Francesco fa bene da tanti anni e dobbiamo stare attenti"

Gennaro Gattuso parla in conferenza stampa. Ad un giorno di distanza al match contro la Roma, queste le sue parole:

Avversario ferito ma di qualità domani ?
"Hanno vinto le ultime tre in casa, Di Francesco fa bene da tanti anni e dobbiamo stare attenti".

Nelle vostre teste è cambiato qualcosa in queste settimane?
"Prima di Frosinone avevo detto alla squadra che dovevamo stare dove siamo ora fino alla primavera per giocarci tutto nelle ultime partite. Dobbiamo continuare così, con la voglia di lavorare e senza pensare ognuno al suo orticello".

Partita spartiacque?
"Ora saranno tutte importante. Giocare contro la Roma non è mai facile". 

Il Milan è più forte dopo il mercato?
"Quando rientreranno tutti lo saremo, anche se sicuramente ci siamo rinforzati".

Piatek come va gestito?
"In una squadra c’è un organizzazione di gioco ma il suo istinto va lasciato libero. Per tante altre cose, come il pressing, deve avere diverse informazioni, ma va lasciato libero nei movimenti".

Meno dubbi su di te ora. Senti che è la tua rivincita?
"Tra 15 giorni siamo da capo. Anche Ancelotti per due partite lo hanno massacrato. Io penso a lavorare, se mi massacrano me lo faccio passare e penso a fare bene durante la settimana".

Che cosa ti ha sorpreso di Piatek?
"Già aveva fatto benissimo nelle prime giornate. Ma Paquetà mi ha sorpreso, è una spugna a livello tattico".

Questo Milan può fare a meno di Bakayoko?
"Adesso no, se ci saranno i presupposti dovrà rimanere. Non tengo io la contabilità, ma spero possa diventare fondamentale negli anni per la società".

Non è  arrivata un’ala?
"Il mercato è fatto, non dobbiamo prendere tanto per farlo e abbiamo preferito stare così perché abbiamo fiducia nei nostri attaccanti esterni".

Che cosa ne pensi di Zaniolo?
"Lo ammiro moltissimo. L’ho seguito lo scorso anno perché ho allenato quattro mesi in Primavera. Sta dimostrando grandissima qualità. È una fortuna per il calcio italiano, spero non si perda. Uno dei talenti più grandi del calcio italiano".


Roma, l’esonero che non c’è

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Di Francesco si dimetta, oppure venga cacciato. Sono i principali inviti (dal chiacchiericcio social e radiofonico a a quelli che si son presentati a Trigoria a manifestare il loro dissenso) che vengono presentati al tecnico della Roma. Per molti è responsabile unico, per altri è uno dei principali e poi c’è anche chi crede che sia colpevole di niente o di poco, perché i principali protagonisti della crisi sono da ricercare nei piani alti, da Pallotta a Monchi. Come sempre, tutti colpevoli e nessun colpevole. I giocatori? Anche loro si sono beccati una bella dose di insulti e di accuse, a Trigoria e non solo. Kolarov e Manolas quelli più colpiti, se non altro per le loro reazioni (prima della partenza per Firenze) e dopo la sfida con la Fiorentina(direttamente rivolti al settore ospiti del Franchi) nei confronti dei tifosi, per non parlare del litigio plateale tra Cristante e Dzeko, non certo gradito dalla gente (e dai dirigenti). Schick è uno di quelli che si è fermato ieri davanti ai cancelli, ha dato spiegazioni e ha chiesto scusa. E’ già qualcosa.

FACCIA A FACCIA - Ma l’ira non si placa, la situazione è in continua ebollizione. 1) Il presidente Pallotta è molto critico e preoccupato per il futuro, si è affidato a Monchi (chiedete a Monchi, ask Monchi, rispondeva agli interessati al futuro di Di Francesco, che lui avrebbe mandato via già da mesi, dal 31 agosto scorso, Milan-Roma, un girone fa), che ha costruito la squadra, partendo proprio dall’allenatore, sua creatura romana. 2) Monchi riconosce alcuni sui suoi errori - mercato non esaltante in estate e zero mercato ora - si aspettava qualcosa di più dai calciatori e ora non vuole abbandonare l’allenatore: chiede di arrivare a fine stagione per poi tirare le somme. Per ora si va avanti con DiFra, anche in caso di sconfitta con il Milan. Questo filtra dalla società: una mossa che dà forza al tecnico. A fine anno lo stesso Monchi valuterà il suo destino, oltre a quello di Eusebio e di alcuni giocatori. Se non arriveranno i risultati sperati (quarto posto) più di una testa sarà sacrificata, tanti si rimetteranno in discussione, per ora si naviga a vista. 3) Di Francesco ieri ha parlato - da solo - con la squadra, trattati i soliti temi: la tenuta atletica, psicologica, queste improvvise amnesie, le continue malattie e ricadute (siamo alla terza crisi, dopo Bologna a settembre, Cagliari-Plzen a dicembre e Atalanta-Fiorentina di fine gennaio), la fase difensiva che non funziona come lo scorso anno (seconda migliore della serie A). Eusebio avrà pure sbagliato, ma i continui cambi di formazione (29 diverse su 29 partite), è vero che attestano il suo non integralismo, ma annullano l’identità della squadra, che in questa stagione non è quasi mai esistita. Di Francesco - nelle prime difficoltà - si è consegnato ai giocatori, adottando il 4-2-3-1, ma dopo Firenze ha fatto capire che si potrebbe cambiare di nuovo. Possibile il ritorno al 4-3-3. Come a dire: abbiamo giocato come volevate voi, se questi sono i risultati, si fa come dico io. Il gruppo, a quanto pare, è pronto a ripartire, magari non troppo convinto. Ma quale sarà il punto di caduta? La società fa filtrare che le cose non cambieranno nemmeno in caso di sconfitta. Un impegno nobile, ma poi sarà possibile mantenerlo? Vedremo. Intanto l’asse Pallotta-Baldini è in continuo contatto con la base romana, il ds Monchi e il vice presidente BaldissoniPaulo Sousa è sempre l’uomo buono per tutte le stagioni, così come Panucci e l’ideona per l’estate è Sarri. Magari dopo Roma-Milan, Eusebio canterà ancora “e sono ancora quaeh già”. Intanto è finito nel solito ruolo dell’allenatore capro espiatorio. E a fine stagione, magari, andrà in scena un’altra rivoluzione.


Il mercato sbagliato e i rinforzi “inevitabili”

IL MESSAGGERO - TRANI - Due certezze non fanno un successo. Quest’anno in Italia, dopo 4 stagioni a senso unico, non vincerà solo la Juve. La coppa nazionale, alzata 4 volte di fila da Allegri, finirà nella bacheca di un club che non sarà quello bianconero. Ma, dopo l’umiliazione di mercoledì al Franchi, non andrà nemmeno in quella della Roma. Che, dunque, vede precipitare il suo ultimo alibi. La festa non è più in esclusiva: due società brinderanno. Pallotta, però, resterà ancora a guardare. Non c’è da stupirsi. La Roma, dall’estate del 2017, è stata ridimensionata dalla proprietà Usa. Esaltate come plusvalenze e mirate alla continuità di gestione dei conti, le cessioni del biennio hanno inciso in classifica più dei rinforzi. L’asticella della competitività si è abbassata, come certificato dal rendimento della squadra. L’ultimo mercato estivo, nonostante i 12 acquisti, non ha certo potenziato il gruppo. Quello invernale, invece, è stato usato per dare Luca Pellegrini in prestito, come se per Pallotta la sessione di gennaio non ci fosse mai stata.

Eppure Di Francesco, il 21 dicembre prima di volare a Torino per la solita sconfitta allo Stadium contro la Juve, fu esplicito: «Inevitabilmente dovrà esser fatto qualcosa sul mercato». Ignorato a Boston l’sos dell’allenatore, avendo il presidente da tempo tirato le somme, in sintonia con il consulente Baldini. Monchi, per portare 21 calciatori nella Capitale, ha speso 264,7 milioni(contando per intero gli investimenti fatti per Schick e Cristante che prevedono il pagamento pluriennale). Il ds, discreto venditore, non ha però migliorato la rosa. Il simbolo del flop è Pastore. Che non è figlio unico. «Ask Monchi» lo slogan di Pallotta dopo il 7-1 del Franchi. Indica il ds. Tocca a lui rispondere sul destino di Di Francesco e sul mancato rafforzamento del gruppo. Chiede, dunque, il conto in anticipo. Distante da er core de Roma, non dal core business dello stadio. Che dovrà essere aperto ai campioni prima che agli spettatori. E non chiuso come questo mercato d’inverno. In cui sarebbe comunque stato impossibile rimettere insieme i cocci d’estate.


Gigi Proietti: “Fateci godere di più i campioni”

IL MESSAGGERO - CARINA - Il volto e l'anima di Roma, parla della Roma. Il sorriso e la simpatia di Gigi Proietti provano a stemperare il momento di difficoltà che sta vivendo la squadra di Di Francesco.

Maestro la disturbo?
«Mai quanto il 7-1 di Firenze».

Brutta batosta. Se l'aspettava?
«Vedo che il giornale le ha affidato un servizio funebre (ride). No, non me l'aspettavo. Il mio è il giudizio addolorato di un tifoso. Anche se non sono un tecnico che entra nelle scelte dell'allenatore non ne ho ben capito alcune. Ma lo tengo per me. Rischio altrimenti di fare brutte figure».

C'è però un consiglio che si sente di dare?
«Dopo un 7-1 è bene stare in apnea. Farei quello che i greci chiamavano l'epoché, la sospensione del giudizio. Lo consiglierei almeno sino a domenica. Magari dovessero farci una sorpresa allora sarebbe da guardarsi in faccia e dire: Ma che ci siamo rincoglioniti tutti'?»

Estendiamo l'epoché anche a Di Francesco?
«È una domanda dalle cento pistole. Comunque le dico di sì, sino a domenica. E dopo, se dovesse andare male, che le devo dire...Ci rassegneremo».

Che ne pensa della gestione di Pallotta?
«Non sono un esperto di cose societarie. Parlare di Pallotta è come parlare del convitato di pietra, se ne discute soltanto quando arrivano queste batoste. Mi auguro non se la prenda a male. Molti miei amici che sono più dentro di me nelle questioni del club, mi parlavano di grandi speranze, addirittura di stadi. Quando ci sono progetti così, da romano che ama la sua città, dico pure Aho, vediamo un po' che succede'. Poi però quando assisto a questi risultati».

Come giudica l'operato del direttore sportivo Monchi?
«In estate molte operazioni mi convincevano. Non sapevo all'epoca se tutti quei calciatori sarebbero poi riusciti ad amalgamarsi e formare una squadra ma alcune individualità lasciavano ben promettere. Ho letto di perplessità sul fatto che la squadra fosse stata rivoluzionata per l'ennesima volta. Lo fanno in tanti, ormai il calcio ha assunto un aspetto commerciale che non può essere sottovalutato. Il problema è un altro».

Ossia?
«È che a volte si dà via l'oro e si compra il piombo (ride) Comunque il progetto di ringiovanire mi trova abbastanza d'accordo. E nella Roma ci sono tanti giovani di buona levatura».

Il suo preferito?
«L'ultimo gioiello, il biondino, Zaniolo. È un ragazzo che promette bene anche se non vorrei che facesse come Kluivert o il turco (Under, ndc) che sono partiti fortissimo e poi si son spenti. Mi auguro che sia una questione protocollare, un passaggio obbligato nella loro crescita».

Visto quanto accaduto con altri giovani talenti tipo Marquinhos, Lamela, Pjanic... un altro augurio è che continuino il loro percorso nella Roma e non altrove.
«Chi mi ha ricordato...Pjanic...Un nome che ha la stessa radice di pianto. E infatti abbiamo pianto e parecchio (ride). Questa, se mi è consentito, è la cosa che mi piace di meno dell'operato della società. Fateceli godere un po' di più. Mica tanto, soltanto un po'».


Monchi alza il muro per DiFra. Ora rischiano tutti e due...

GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Se lo sfogo di Carlo Verdone su Radio Rai è diventato virale, di tutt’altra natura è la rabbia del presidente Pallotta. «Ask Monchi», è diventato l’hashtag bostoniano. Come dire, sul fronte tecnico le responsabilità sono delegate a Monchi che, spalleggiato da Totti ha le idee molto chiare. Ovvero: Di Francesco non si tocca, il tutto condito con le certezze di sempre: la rosa della Romaha le potenzialità per fare molto di più e molto meglio, ci sono dei problemi psicologici che attanagliano il gruppo, ma con il lavoro la stagione non è ancora detto che sia da buttare, soprattutto se si riuscirà a conquistare un posto nella prossima Champions. Istruzioni per l’uso: quello del d.s., non pare il solito braccio di ferro tra l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. La convinzione è robusta, anche se corroborata da un postilla niente affatto banale. Cioè, a fine stagione si farà un bilancio. E se Pallotta (o Monchi stesso) dovesse ritenere che sia totalmente negativo – magari con aspetti umani deficitari – lo spagnolo è pronto a togliere il disturbo, anche perché le offerte non gli mancheranno. (...)

(...) Non è un mistero che l’ombra di Paulo Sousa (ma si segue anche Panucci, gradito al tifo) aleggi su Trigoria, ma dalla società si ribadisce come neppure un k.o. col Milan metterebbe in discussione Di Francesco, tanto da sottolineare anche l’inutilità di un ritiro già da oggi. (...) L’allenatore, comunque, ieri ha parlato alla squadra mettendola davanti alle proprie responsabilità, ai propri limiti caratteriali e di applicazione. (...)


Espulsione e nervosismo. Multa in vista per Dzeko

GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Ecco, a Firenze il «bon ton» è saltato completamente, ed a prescindere dal risultato finale. Troppa tensione, troppo nervosismo, tracimato soprattutto nella espulsione di Dzeko, che ha inchiodato la Roma alla goleada. Ma a colpire è stato in particolar modo la lite tra il centravanti e Cristante. Vistosa ed esageratamente lunga per essere la classica questione di campo. I labiali televisivi hanno raccontato di parole come «fenomeno» più volte reiterate, così come la simulazione di Dzeko stesso di tirare una pallonata al centrocampista. (...)

Com’è normale, la dirigenza ieri è intervenuta anche per richiamare tutti (non solo i due duellanti) a comportamenti più consoni allo stile del club, ma per il centravanti bosniaco è in arrivo anche una multa per l’espulsione, come peraltro da regolamento interno sottoscritto a inizio stagione. (...)


Cassetti: “Da un 7-1 ci si rialza solo aiutandosi. E questa squadra lo fa troppo poco”

GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Il 7-1 di Firenze, invece, è lacerante perché incassato con una squadra sulla carta non superiore alla Roma. Come rialzarsi? «Guardandosi in faccia e iniziando ad aiutarsi, per il bene di tutti», dice Marco Cassetti, uno che a Manchester c’era. E che dal 7-1 ha saputo rialzarsi.

Che ricordo ha di quella serata contro lo United?
«Ovviamente non belli. Venivamo dal 2-1 dell’andata, tra l’altro anche stretto. Nelle prime tre azioni prendemmo tre gol, il 4° poco prima dell’intervallo. Negli spogliatoi ci dicemmo: “Ora basta, bisogna reagire”. Ma erano imprendibili, viaggiavano ad un’altra velocità rispetto a noi. Un po’ come a Firenze, anche se la Fiorentina ovviamente non è lo United. E noi ci siamo rialzati subito, superando per 4-0 la Sampdoria».

Come è nata secondo lei una disfatta del genere?
«Mi aspettavo che sul 4 o 5-1 si provasse a salvare almeno la dignità, anche con le cattive in caso. Ed invece niente. Io ho un’idea da inizio stagione, in questa squadra non si aiutano. Ogni volta che prendono gol sempre tutti a testa bassa, nessun incoraggiamento. Ed invece a Firenze l’unica forma di comunicazione è stata quella di mandarsi a quel paese, a più riprese. E questo non è certo un segnale incoraggiante».

La Roma fa bene ad insistere su Di Francesco?
«A questo punto sì. Spetta a lui trovare le soluzioni, se serve anche con soluzioni drastiche. Dispiace per la Coppa Italia, questo era l’anno in cui si poteva vincere. Ma c’è ancora la Championse il quarto posto è sempre lì, ad un solo punto. Certo, ora non so che Roma aspettarmi con il Milan. Quest’anno il rendimento è stato troppo ondivago e anche quando la squadra sembrava uscita dalla crisi, poi ci è ricascata». (...)


Stadio: nodo traffico, il Comune respira

GAZZETTA DELLO SPORT - (...) È arrivata la relazione sui flusso di traffico nell’area del nuovo stadio della Roma, a Tor diValle, che il Politecnico ieri ha consegnato al Comune.
Dopo lo sconquasso che aveva provocato la divulgazione a dicembre della bozza («catastrofico» era stata l’aggettivo che aveva agitato i malpancisti anti-impianto), stavolta i termini paiono assai più contenuti, anche perché l’università torinese è stata inondata da ulteriori dati da parte dell’amministrazione comunale. Ciò che è stato evidenziato è la volontà, di prospettiva, di godere dei finanziamenti che porterebbero ad un utilizzo assai maggiore del trasporto ferroviario, senza contare la presa di posizione del governo – per opera prima del premier Conte e poi del ministro delle Infrastrutture Toninelli – disponibile ad intervenire finanziariamente per costruire il secondo ponte che nel progetto attuale non è contemplato. (...)

Per oggi è previsto un vertice in Comune per esaminare la relazione mentre lunedì dovrebbe riunirsi la Commissione Trasparenza sul tema stadio e, in settimana, ci si aspetta una conferenza stampa per illustrare.


Il flop di Pastore e la fatica di Nzonzi. I colpi dell’estate finiti sotto accusa

GAZZETTA DELLO SPORT - In tutto 51,2 milioni di euro, più 4 di possibili bonus. (...) Sono i soldi che la Roma ha speso in estate per portare in giallorosso Javier Pastore e Steven Nzonzi, due dei gio­catori più discussi in questa tormentata stagione giallorossa. Anche nella sfida di Firenze, quella dell’umilian­te 7­-1, dove Di Francesco si è visto costretto a cambiarli entrambi dopo appena 45 minuti. (...)

Il problema più grande è ovviamente legato alla situazione del trequartista argentino, completamente avulso a qualsiasi contesto di gioco. A Firenze, in un paio di circostanze, Di Francesco lo ha anche rimproverato aspramente. Il problema, però, non è solo lo stato di formafisica (che già di per sé potrebbe bastare) ma anche la sua flemma mentale. Pastore sembra non volersi proprio gettare nel progetto, sembra quasi ne voglia restare ai margini. A livello di impegno mentale, ovviamente, e di intensità. (...)

Diverso il discorso di Steven Nzonzi, che finora non ha deluso come Pastore, ma non ha neanche mai convinto in pieno. Anzi. (...) Ma altrettanto di certo si può anche dire che se c’è un aspetto dove ci si aspettava un giocatore diverso è sotto il profilo della personalità. Da un campione del mondo uno ci si aspetta un salto in avanti anche come esperienza, carisma, gestione di alcune fase delicate della partita. Ed invece, proprio in quelle fasi lì Nzonzi è finito con il perdersi, quasi nascondendosi (...)


Tifosi scatenati: hashtag #Difraout e Verdone attacca

GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Sul banco degli imputati, per la prima volta in un anno e mezzo sale Di Francesco. L’hashtag #DiFraout non diventa virale come con Garcia e l’ipotesi esonero non ottiene un plebiscito come per il francese, ma il tecnico non gode più di tanta popolarità.

C’è chi parla di «Zeman senza sigarette», chi di «fase difensiva che il parroco sotto casa mia organizza meglio» e c’è persino chi vorrebbe ringraziarlo così: «Dai sette colli ai sette golli. E ora arrosticini per tutti». Difficilmente Di Francesco avrebbe voglia di brace e risate, lui che a Roma ha vinto uno scudetto e vive questa crisi in prima persona ben oltre la sfera professionale, ma sa come funzionano le cose nel calcio. (...) Magari lo tocca di più sentir parlare di «vergogna», di «umiliazione» o, peggio, di «Ro­ma ­Barcellona come partita che ha rovinato tutto perché ha coperto i veri problemi»

Non le manda a dire Carlo Verdone, in diretta a «Un giorno da pecora»: «Voglio bene a Di Francesco, ma non riesce a formare il gruppo, la squadra non può essere così bipolare. Evidentemente c’è una spaccatura nello spogliato­ io, forse tra giovani e senatori. In questo modo non andremo avanti, qualcosa va cambiato (...)». L’attore e regista ne ha anche per Pallotta: «Per quanto riguarda il presidente, se non si sbrigano a dargli un ok allo stadio, che non arriva per colpa della burocrazia, sarà sempre così, penserà alle plu­ svalenze e alle vendite».

Secondo i tifosi, anche l’atteggiamento dei giocatori andrebbe modificato: il nuovo profilo di Kolarov è preso di mira per il battibecco di due giorni fa a Termini, quello di Totti, invece, è una sorta di muro del pianto con preghiere di ogni tipo. Il Capitano viene considerato il salvatore della patria, come se da dietro la scrivania potesse replicare le stesse magie che faceva in campo. Impossibile, almeno per ora. (...)


Stadio, segretato il parere sul caos dei trasporti

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Più che giallorosso, il nuovo stadio a Tor di Valle si tinge di giallo. L'atteso parere del Politecnico di Torino, chiamato in causa dalla Raggi con la speranza che validasse il progetto travolto dall'inchiesta su Parnasi, è arrivato ieri a Palazzo Senatorio. Eppure, ufficialmente, il Campidoglio ha negato: «Il parere del Politecnico dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Roma Capitale organizzerà una conferenza stampa la prossima settimana per illustrarne i contenuti», ha comunicato la giunta con una stringata nota. In realtà l'approdo della delicata relazione sotto al Marc'Aurelio è stato confermato da diverse fonti comunali. E anche dall'estensore dello studio, il professor Bruno Della Chiara. Contattato al telefono, gli diciamo che il rapporto è finalmente arrivato. E lui: «Sì, ma non posso esprimere alcun commento». E secondo le prime indiscrezioni «gli studi sul traffico sono formalmente corretti». L'analisi sulla viabilità a Tor di Vallec'è, ma Raggi e i suoi vogliono prima spulciarla per capirne gli effetti sull'operazione calcistico-immobiliare sognata da Pallotta. Per ora il dossier rimane segretato, quindi, non proprio in linea con la trasparenza della propaganda 5 stelle: la casa di vetro del Comune avrà i vetri appannati. A proposito di trasparenza, lunedì la questione arriverà sul tavolo della Commissione di controllo, guidata dal dem Marco Palumbo. «Chiederemo che ci mostrino le carte», fa sapere il Pd. E chissà se arriverà un diniego da parte della giunta grillina.

ACQUE AGITATE - Tra gli stellati sono ore inquiete. Per oggi è stato convocato un vertice di maggioranza. Il rapporto per ora è in mano solo a due tre-fedelissimi della sindaca, tanto che anche molti big M5S ancora ieri si interrogavano sugli scenari possibili: stroncatura netta? Bocciatura soft? Sì ma con prescrizioni? Se c'è così tanta segretezza, è perché la prima bozza sfornata dal Politecnico era trapelata sui giornali. E veniva sconfessato in pieno l'auspicio di Raggi, che dopo avere criticato il progetto fino al 2016, a febbraio 2017 ha accettato un compromesso con i privati, sforbiciando un po' le cubature record per alberghi e uffici, che pure continuano a scavallare ampiamente i limiti del Prg.

LE CRITICITÀ - La prima versione del rapporto parlava di un impatto «catastrofico» sulla viabilità nel quadrante Sud, «un quadro oltremodo preoccupante, che vede negli scenari futuri un blocco pressoché totale della rete principale di connessione con la location stadio, a parità o circa di livelli di mobilità motorizzata attuale». Gli ingegneri sabaudi citavano quattro arterie a rischio tilt: Roma-Fiumicino, Colombo, Laurentina e viale Marconi. Senza contare il Gra, che «in ogni simulazione appare in blocco totale», con «punte di 8.500 veicoli per singola direzione laddove già solamente 6mila veicoli rappresentano il limite di saturazione». I flussi di traffico sarebbero stati considerati dai privati con ipotesi talvolta «troppo ottimistiche». Perfino le opere pubbliche che i proponenti avevano promesso di costruire in cambio delle volumetrie monstre, secondo il documento, sembrerebbero sostanzialmente inutili: «Il traffico non vede trarre beneficio degli interventi infrastrutturali a carico della rete». Frasi molto nette, difficili da smentire, dato che il progetto da allora non è cambiato.