Zaniolo, gelo sul rinnovo: tutta colpa di Kluivert. E così Karsdorp è rinato
LA REPUBBLICA - PINCI - Il rinnovo di Zaniolo slitta. Congelato fino all’estate, così è deciso, nonostante la promessa del direttore sportivo Monchi. «Visto il rendimento, il suo sarà il primo rinnovo che affronteremo, a fine mercato», disse alla Gazzetta il ds spagnolo. Un annuncio, o almeno un proposito, che si è rivelato un po’ avventato: per fare un contratto bisogna essere in due, e in questo momento l’agente di Zaniolo ha preferito rimandare il discorso. Il motivo è semplice: il trequartista che Di Francesco vede mezzala è esploso nelle ultime settimane, deve ancora trovare continuità. E chi lo rappresenta vuole a ragione attendere di capire quale sia la prospettiva del ragazzo, da un punto di vista dell’impiego ma anche dello sviluppo tecnico. La base di partenza è una: Nicolò ha scelto Roma, si trova benissimo, ama la città e la squadra, a un amico ha confessato «da qui non andrei via mai». Ma l’agente Claudio Vigorelli deve ovviamente lavorare perché il ragazzo ottenga il massimo, e i primi pour parler con la Roma avevano raccontato posizioni distanti. E il milione e mezzo che pareva la base delle richieste non basta più. Soprattutto in ragione del fatto che altri giovani della rosa - leggi Kluivert - guadagnano già cifre significative, intorno ai 2 milioni. Un argomento che ha già creato problemi con un altro ragazzo d’oro, il turco Ünder: pure per lui dopo l’arrivo dell’olandese, la questione rinnovo si è complicata. In più su Zaniolo si stanno già muovendo i maggiori club d’Europa: la Juventus su tutti, visto che Paraticiha lasciato tracce cartacee (il famoso “pizzino” diffuso dal Tempo) di un interesse reale con valutazione 40 milioni per il ragazzo cresciuto a La Spezia. L’ultimo giovane ad esplodere in ordine di tempo però potrebbe essere un altro. Rick Karsdorp ha convinto contro il Milan. Il segreto dell’esplosione: una chiacchierata con Di Francesco. Che, a poche ore dalla partita, lo ha cercato per rivolgergli parole di stima: gli ha detto di puntare su di lui, che lo aveva visto lavorare bene e di giocare tranquillo. Fiducia ripagata con i fatti dal terzino olandese.
Sanabria: "Grazie al Genoa non rimpiango né Totti né Messi"
GAZZETTA DELLO SPORT - GRIMALDI - Un canterano rimane tale per sempre. E se poi nella vita, dopo esserti allenato con Messi alla Masia, hai giocato pure con Totti, incassando i suoi complimenti, il tuo futuro non potrà mai essere normale. Antonio Sanabria, Tonny per amici e tifosi, è questo e molte altre cose ancora. Altra dote (rara) è quella di non avere mai segnato gol normali. Ha fatto centro al debutto nel Genoa con il primo pallone toccato a Empoli, nell’ottobre scorso aveva castigato il Milan a San Siro in Europa League con il Betis e un anno prima (settembre 2017), ha fatto piangere il Bernabeu segnando il gol-vittoria sul Real (93’), nel match che interruppe la striscia di 73 gare in cui i blancos erano sempre andati in gol. Nello stesso anno ha affondato la Colombia con il Paraguay al 94’ («il mio gol più importante») nelle qualificazioni al Mondiale.
Adesso è qui, due presenze e due gol nel Genoa, per nulla intimorito dall’eredità pesante di un certo Krzysztof Piatek.
«Sono contento di essere arrivato qui. I compagni mi hanno subito fatto sentire uno di loro, aiutandomi in campo e fuori. Anche Prandelli è stato importante. Al Betis giocavo e segnavo, avevo un buon rapporto con tutti, ma l’ambiente non era più ideale. Quando c’è stata la possibilità di tornare in Italia, ho detto subito sì. Ora, poi, rispetto a quattro anni fa, capisco e parlo l’italiano. E poi il Genoa ha avuto molti attaccanti sudamericani, come Milito e Palacio. Anche questo mi ha spinto a venire qui, anche se non ho rimpianti. Nella vita le cose accadono perché il destino vuole che sia così».
Che importanza ha avuto la Cantera per lei?
«Il Barcellona mi ha fatto crescere come persona e come calciatore, sono stato lì dai tredici ai diciassette anni, la mia famiglia abita a Barcellona».
Perché nel 2014 e nel 2015 non aveva funzionato la sua prima esperienza italiana fra Sassuolo e Roma?
«Ero timido, non conoscevo la lingua, adesso mi sento pronto e maturo per questa nuova tappa. Non avevo la testa giusta, l’esordio nel Sassuolo non andò bene. Colpa mia, mi mancava l’esperienza, avevo giocato solo dieci partite nel Barcellona B. Ora spero di dare una mano al Genoa. Totti? Un bravo ragazzo. Aveva trentasette anni quando ero nella Roma, eppure in partitella lo vedevo e pensavo: “Quanto è forte...”».
Il più grande di tutti?
«Messi. Impressionante, il numero uno al mondo. Vinceva davvero le partite da solo».
Una figura fondamentale nella sua vita?
«Mia nonna Brigida. Mi è sempre stata vicina. se sono arrivato qui lo devo a lei. Aveva sempre pensato che sarei arrivato in alto con il calcio. Ovunque si trovi oggi, sono sicuro che sarà orgogliosa di me e mi starà guardando. Ho il suo nome tatuato sul collo».
L’idolo da bambino?
«Ronaldo. Non l’ho visto giocare molto, perché in Paraguay non avevamo la tv per vedere la Liga o la Serie A, ma su Youtube mi ha impressionato».
Josep Pascual, suo tecnico al Bianca Subur ha detto: «Sanabria può arrivare dove vuole, deve solo essere consapevole del suo reale valore».
«Ha ragione. Se non hai la testa giusta, non esplodi nel calcio. Ho lasciato il Betis perché stavo bene con compagni e allenatore, ma l’ambiente non mi aiutava, avevo bisogno di uscire e di provare una nuova esperienza».
Lei ha tre fratelli e una sorella e non è l’unico calciatore...
«Mio fratello Joel, di due anni più giovane, gioca in Segunda Division B in Spagna: anche lui attaccante, ma più cattivo e meno tecnico. Sarebbe bello un giorno giocare insieme».
Le potenzialità del Genoa?
«Elevate. È una squadra compatta e unita, ma ora l’importante è raggiungere l’obiettivo finale della salvezza».
Dove pensa di dover ancora crescere?
«Mi mancano un po’ di grinta e cattiveria, oltre che la continuità. Gli infortuni mi hanno un po’ penalizzato, sono stato fuori a lungo per il menisco. Mi serve sentire la fiducia: se succede, la palla va dentro».
Domenica sfiderà il suo connazionale Santander?
«Il Bologna ha vinto una gara difficile a San Siro, sono contento per lui, spero che continui a fare bene. Ma da lunedì».
Roma e Lazio, 101 storie di tifo e di passioni
LA REPUBBLICA - PINCI - Cos’hanno in comune un prete laziale venuto da Leon, nelle Filippine, e un romanista nato a Kokkola in Finlandia? Li raccontano due libri gemelli che hanno indagato le prospettive del tifoso a Roma attraverso i ricordi di persone diverse: non una classifica ma il campione di un popolo che si riconosce nell’identità calcistica. “Romanisti” e “Laziali” - entrambi “in 100 personaggi (+1)”, editi da Typimedia - di quell’identità raccolgono le parole, le sensazioni delle sconfitte più brucianti, di quella partita che non si può scordare, di una vittoria che ha fatto nascere un amore. Attraverso il ritratto parlante di nomi noti ma anche di anonimi che vivono quel sentimento quotidiano che è la passione per la propria squadra. Inevitabili le scosse di nostalgia, alimentate dalle copertine dei 45 giri di Tony Malco che evocheranno agli appassionati biancocelesti l’emozione degli inni del club. Mentre i disegni del mitico Paolo Samarelli faranno rivivere ai romanisti la gioia dei gol più belli della storia della loro squadra. Quelle pagine nascondono anche racconti commoventi come quello di Marco Rosci, il padre di Flavio e Francesco, gemelli tifosissimi della Lazio e affetti dal morbo di Batten. I medici dissero a Marco e alla moglie Paola di portarli il più possibile allo stadio, perché l’entusiasmo di andarci avrebbe rallentato la degenerazione della malattia e stimolato più a lungo le loro facoltà percettive e cognitive. «Senza la Lazio probabilmente avremmo mollato, ci dà la forza di continuare», racconta il papà.
Magie di una passione che ha contagiato persino Francesco Totti, che ha firmato la prefazione del volume riservato ai 100 (+1) romanisti (il “+1” è il calciatore giallorosso Lorenzo Pellegrini): “Nel corso degli anni dall’essere Totti sono diventato Francesco, o Checco. Quando un tifoso parla di me pur non conoscendomi parla come di un amico”. La prefazione del volume laziale è invece di Simone Inzaghi: “Essere della Lazio significa essere diversi, distinguersi dalla massa. Un modo di vivere la passione che ho tramandato ai miei figli”. Passione che non ha luogo né geografia. Chiedere nel dubbio a padre Fritz Tohoy, sacerdote filippino oggi parroco a Verona. Ma quando arrivò dalle Filippine a Roma i romanisti non gli stavano simpatici, “e quindi quasi per reazione sono diventato laziale”. Storia senza confini anche quella di Juha Ahtinen, che pur vivendo in Finlandia vede una ventina di partite della Roma ogni stagione: all’Olimpico, ma anche in qualche trasferta, pianificando le ferie in base alle partite della squadra giallorossa. Prenota l’ostello dalle parti di via del Corso e resta anche solo per un giorno, pur di esserci. Insieme a loro, anche nomi più noti: il virologo Roberto Burioni («Avevo dieci anni e mi innamorai della Lazio di Chinaglia, la scomparsa di Maestrelli e Re Cecconi ha rafforzato la passione») e il presidente del Coni Malagò. Come allo stadio: hanno tutti posti diversi, ma una passione colorata con le stesse sfumature.
Stadio, trasporti senza fondi Regione: stop se non cambia
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Tra palco e realtà, come canta Ligabue, c'è una montagna di soldi. Soldi virtuali che il Campidoglio ancora non ha in cassa, con cui promette, però, di rivoluzionare la mobilità romana «tra 5/10 anni». È l'ultimo appiglio che è stato offerto al Politecnico di Torino per provare a smussare la stroncatura netta al progetto Tor di Valle. E i prof piemontesi, nella conferenza stampa di martedì, hanno detto che proprio sulla base del Pumshanno sfornato un «sì condizionato» alla costruzione del nuovo stadio, con annesso mega centro di negozi, uffici e alberghi. L'impatto sul quadrante Sud di Roma sarebbe «catastrofico», a meno che non siano mantenuti tutti gli impegni promessi dal Comune in questo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Una lista di 20 «punti fermi» in larga parte solo abbozzati, senza scadenze precise e soprattutto, in molti casi, senza un euro di finanziamenti certi. A volte non è nemmeno stata presentata la domanda al Ministero dei Trasporti. In altri casi, come per «il prolungamento della metro B a Casal Monastero» (è citato nella relazione del Comune spedita al Politecnico), si tratta di interventi congelati dalla stessa amministrazione, per bocca dell'assessore Linda Meleo. Insomma progetti accantonati, per non dire archiviati. Eppure ai prof sabaudi sono stati presentati come ancora in vigore, a tutti gli effetti.
FILOBUS E FUNIVIA Senza contare che appena due opere (la funivia a Magliana e la filovia da Tor de' Cenci) sarebbero non troppo distanti da Tor di Valle. E il resto? Tutti altri quadranti e settori; dal potenziamento delle metro ai semafori intelligenti, i tram in centro storico, le telecamere intelligenti per monitorare gli spostamenti delle auto e perfino dei pedoni (seguiti col Wi-fi e il Bluetooth). Tutti progetti futuribili che nulla hanno a che vedere col rischio di «blocco totale» del traffico in cinque grandi arterie, dal Raccordo alla Roma-Fiumicino, paventato dal Politecnico. Per evitare l'automobile, i tifosi potrebbero forse andare allo stadio in barca, si intuisce dalle carte consegnate dai tecnici della Mobilità all'università torinese. «Va segnalata - si legge nel passaggio sulle vie alternative - la presenza del Tevere che da Tor di Valle è navigabile fino a Roma». E perché non a nuoto? Sempre per ridurre gli inevitabili ingorghi, s'intende... Dai documenti dei tecnici dei trasporti capitolini, si evince che sarà impossibile rispettare la delibera sul «pubblico interesse» del nuovo stadio, approvata dalla maggioranza di Virginia Raggi nel giugno 2017. Lì, tra le condizioni poste dall'amministrazione, si prevedeva un potenziamento massiccio della Roma-Lido per arrivare a «minimo 20mila passeggeri l'ora». Le carte della Mobilità comunale invece parlano di «massimo 18mila passeggeri l'ora». E anche per la ferrovia FL1 - che ha l'unica altra stazione nei paraggi - la delibera sarebbe sconfessata, impossibile osservare quanto pattuito. La Regione segue la pratica da vicino. La giunta di Zingaretti dovrà esprimersi solo al termine del tortuoso iter comunale, quando e se l'Assemblea capitolina avrà votato la variante urbanistica, sempre che non abbiano avuto la meglio i grillini malpancisti. Massimiliano Valeriani, assessore regionale all'Urbanistica, fa capire che non sarà votata la delibera finale, che vale come permesso a costruire, se i privati non cambieranno il progetto per adeguarlo alle prescrizioni sfornate dalla Conferenza dei servizi, a dicembre 2017. Prescrizioni sul traffico e sui trasporti oggi malandati da riammodernare su larga scala. «L'assenza degli adeguamenti richiesti rischierebbe di creare ostacoli oggettivi e insormontabili per il via libera definitivo», spiega Valeriani. Che dice di «condividere l'auspicio del Campidoglio di vedere presto completato l'iter autorizzativo, ma è fondamentale che la variante voluta dal Comune rispetti le prescrizioni scaturite dalla Conferenza dei servizi, con particolare attenzione agli interventi per la sicurezza e per la mobilità, sia pubblica che privata».
«RIUNIONI SETTIMANALI» Parole indirizzate anche al Comune, dove Virginia Raggi l'altro ieri ha varato l'ennesima task force sullo stadio: la due diligence avviata dopo l'inchiesta per tangenti sarebbe conclusa - anche se i tecnici dell'Urbanistica non hanno terminato le verifiche... - e ora un nuovo «gruppo di lavoro» dovrà rendicontare alla sindaca, «con cadenza settimanale», le evoluzioni sul progetto. Ne faranno parte 4 manager, il vice-direttore generale del Comune e i responsabili dei dipartimenti Trasporti, Urbanistica e Avvocatura.
Monchi-DiFra: un asse di fiducia
IL MESSAGGERO - TRANI - Il patto tra Monchi e Di Francesco è visibile in campo. In partita, ad essere più precisi. Ultimamente le scelte dell'allenatore sono state inequivocabili: spazio agli investimenti del ds, ai giocatori che, per completare la rosa, sono arrivati a Trigoria dall'estate 2017. Spesso alcuni di loro sono stati ai margini, altri sono andati via e altri bocciati, sia nella stagione scorsa che in questa. Da domenica sera, la virata. Questione di riconoscenza e fedeltà. Basta guardare la formazione di partenza schierata contro il Milan che, per sei-undicesimi, ha utilizzato calciatori acquistati nell'ultimo biennio: il portiere Olsen, i terzini Karsdorp e Kolarov, i centrocampisti Pellegrini e Zaniolo, l'attaccante Schick. E paradossalmente pure in quella di Firenze, spingendosi fino a sette. Il tecnico, proprio nella notte della verità, ha quindi chiamato in causa gli interpreti ritenuti al momento più affidabili e al tempo stesso ha dato forza al ruolo del suo principale interlocutore (e difensore). La svolta, insomma, è autentica. Domani a Verona contro il Chievo, con Cristante e Nzonzi che tornano a disposizione, insisterà sul nuovo progetto.
TIMBRO ANDALUSO Il mercato di Monchi, dunque, c'è e finalmente si vede. In campo, non ancora in classifica. Le operazioni del ds devono permettere alla Roma di chiudere il campionato al 4° posto e di giocare quindi anche la prossima edizione della Champions. L'obiettivo principale della proprietà Usa inciderà proprio sul futuro di Di Francesco e ovviamente di Monchi. Se non sarà centrato, l'allenatore e il ds non saranno confermati. Pallotta, ormai da tempo, tiene sotto osservazione la gestione tecnica. E, pur non avendo limitato il potere di Monchi, ritiene insoddisfacente il rendimento stagionale della squadra e di alcuni acquisti. In questo senso il nuovo percorso di Di Francesco è seguito con interesse da Boston. Il coinvolgimento dei giovani, da titolari e non solo come ricambi, è stato un passaggio obbligato per l'emergenza delle ultime settimane in ogni reparto. La risposta è stata positiva ma non dovrà essere fine a se stessa. Gli emergenti dovranno rendere il gruppo più competitivo.
RICAMBIO GENERAZIONALE Non basta, comunque, la valorizzazione o, meglio ancora, la rivalutazione della rosa. La priorità resta il piazzamento della Roma a fine campionato: solo in caso di obiettivo raggiunto, Di Francesco incasserà il gradimento della proprietà Usa per l'iniziativa. Di sicuro l'allenatore, in quest'annata, è stato meno conservatore, cercando di dare un senso alle operazioni di Monchi. Proprio il contrario di quanto accadde nella stagione scorsa, quando i titolari sono spesso stati esclusivamente giocatori presi in precedenza da Sabatini. Eppure in estate andarono via Szczesny, Ruediger, Paredes e Salah e in inverno Emerson, cioè 5 punti di riferimento della squadra che con Spalletti fece il record di punti. Di Francesco, ignorando il mercato del nuovo ds, andò avanti con il gruppo storico. Strategia che pagò soprattutto in Europa. Nelle partite più esaltanti dell'avventura giallorossa nella Champions 2018, i nuovi sono rimasti a guardare. Il 31 ottobre 2017, nella vittoria contro il Chelsea all'Olimpico (3-0) che certificò il 1° posto nel gruppo C, solo Kolarov trovò spazio nella formazione iniziale. Il 10 aprile del 2018, nel successo casalingo contro il Barcellona (3-0), ancora il fluidificante mancino e Schick, usato sulla fascia destra proprio come contro il Milan: appena 2 novità dall'inizio, per eliminare Messi e festeggiare l'ingresso in semifinale dopo 34 anni dall'unica volta nella storia del club.
Manolas non è al top. C'è Marcano
IL TEMPO - MENGHI - Un dubbio in più per Di Francesco: Manolas non è al top e potrebbe lasciare a Marcano il posto accanto a Fazio a Verona. Il centrale greco sia martedì sia ieri si è allenato a parte, oggi sarà decisiva la sua presenza nella seduta mattutina e sarà il tecnico stesso a dare qualche indicazione in più in conferenza stampa. Al momento non c'è certezza sul suo impiego dal 1', anche se si sta solo gestendo. Il ragionamento va fatto però su due gare, perché martedì c'è il Porto e Di Francesco vuole poter contare sul leader della difesa per l'ottavo di Champions, motivo per cui potrebbe sacrificarlo stavolta e concedere minuti allo spagnolo. Jesus non è ancora pronto, potrebbe fare un tentativo per l'Europa, ma senza correre rischi. Anche Under punta il Porto, mentre Perotti ha bisogno di più tempo. Davanti potrebbero vedersi insieme Dzeko e Schick per la seconda volta di fila, a meno che Kluivert non riesca a convincere l'allenatore. Senza Pellegrini, Zaniolo farà il trequartista e in mediana dovrebbe toccare a Nzonzi e Cristante, per far rifiatare De Rossi, che resta però in lizza. Intanto, si è operato al ginocchio Bianda: il crociato non è stato toccato, l'intervento è stato sul collaterale e su un micro-frammento in sede del menisco esterno che lo costringerà ai box per 6-8 settimane.
Roma, i dubbi di Monchi
IL TEMPO - MENGHI - Anche i più forti vivono momenti di debolezza, l'importante poi è sapersi rialzare. Monchi è un uomo forte, ma è stato immortalato nel pieno dello sconforto nel salottino dei dirigenti all'interno dell'Olimpico, mentre Zaniolo in campo pareggiava la partita col Milan. Essere il direttore sportivo della Roma che subendo 7 gol a Firenze scrive una delle pagine più nere della sua storia significa portare un grosso macigno sulle spalle, ma non vuol dire che questo debba schiacciarlo. Monchi si sente il primo colpevole di questa situazione, non scansa le responsabilità, lui se le assume, anche davanti a microfoni incandescenti pochi minuti dopo l'eliminazione-beffa dalla Coppa Italia. Vive la frustrazione come un tifoso, ne paga o ne pagherà le conseguenze come dirigente.
Oggi non medita l'addio, non è tipo da fughe, ma lui stesso si mette in discussione e lascia che sia il campo a dire se merita di restare dov'è. Non sono le sirene inglesi o spagnole - si è parlato di Arsenal e Real Madrid sulle sue tracce e non ci sarebbe nulla di strano visto che fuori piace a tutti, è qui che viene contestato - sono più che altro i risultati a tenerlo appeso a un filo sottile. La sua storia con la Roma può continuare, nulla è precluso, nonostante la macchia del 7-1 che non è facile da dimenticare. C'è il 4° posto da raggiungere, l'obiettivo minimo in campionato, e ci sono gli ottavi di Champions da giocare per provare a fare qualcosa di straordinario che già una volta è riuscito a Di Francesco e, perché no, potrebbe offrire un nuovo punto di vista su questa stagione. Il tempo per cambiare le cose c'è e non c'è fretta di decidere il futuro. Monchi ha in testa solo la partita con il Chievo e spera che giorno dopo giorno, gara dopo gara, si riesca ad alzare l'asticella e a riportare i giallorossi in alto. Poco tempo fa in un'intervista (parlerà di nuovo a Verona prima del match) aveva giurato: «Resto», ma se sentirà di non meritarsi questo posto sarà il primo ad alzare la mano e a tornare a casa. Pallotta non ha dubbi su di lui, gli ha consegnato la Roma e ha delegato ogni scelta, in primis quella sull'allenatore, perché si fida del suo diesse. Monchi, dal canto suo, si è fatto una chiacchierata con la squadra ogni volta che le cose precipitavano e ha sempre ribadito che Di Francesco non andava da nessuna parte, né ieri né oggi e né domani, fino al termine della stagione resterà - salvo cataclismi - sulla panchina giallorossa, e allora dovevano essere i giocatori, responsabilizzati, a reagire in campo. E lo hanno fatto, senza il capro espiatorio più semplice da prendere di mira si sono uniti, col Milan la prestazione più del risultato è stato un segnale importante e ora serve la tanto ricercata continuità, che passa dal Chievo e dal Portomartedì, dal campionato da risalire e dalla Champions per sognare.
Uefa, oggi Ceferin sarà rieletto presidente
LEGGO - ZORZO - L’Hotel Hilton di Roma sarà il teatro della riconferma di Aleksander Ceferin, candidato unico alla presidente dell’Uefa. Quella che sarà certificata oggi nel 43esimo congresso ordinario, con all’ordine del giorno la scontatissima rielezione per il secondo mandato di Ceferin. A proposito di competizioni, Ceferin sembra avere le idee chiare, soprattutto sull’ipotesi di una Superlega: «Ucciderebbe il calcio. E sarebbe pure noioso vedere ogni settimana Psg-Juve...». Il presidente Uefa ne ha anche per la Fifa e non nasconde le divergenze con l’organismo che comanda il calcio mondiale, come quella meravigliosa idea che si è messo in testa Infantino, di allargare a 48 Nazionali il Mondiale già a partire da Qatar 2022. Ceferin dice no: «Il Qatar non può organizzare da solo il Mondiale a 48 squadre. E non è in buone relazioni politiche con i Paesi vicini. Si può legalmente affiancargli un altro Paese o bisogna lanciare un’altra gara di attribuzione? Visto che il Mondiale di giocherà tra novembre e dicembre, bisognerebbe togliere ancora più date ai campionati nazionali, soprattutto in Europa. Non penso sia realizzabile». E bocciato anche l’altro piano di Infantino di un nuovo Mondiale per club: «È un progetto da 25 miliardi di dollari di cui non sappiamo nulla, finanziato da un fondo estero di cui ignoriamo l’identità. Rimaniamo contrari poiché vogliamo sapere chi c’è dietro: il calcio non è in vendita». Già.
La Roma compra i terreni dello stadio: affare da 100 milioni
IL TEMPO - MAGLIARO - Manca solo la carta regalo e il fiocco rosso, poi James Pallotta, presidente della Roma, sarà proprietario anche dei terreni di Tor di Valle e subentrerà a Eurnovanelle quote sul progetto Stadio. Per Radio Trigoria la cifra oscillerebbe attorno ai 100 milioni e la firma sarebbe attesa entro pochissimi giorni, difficilmente oltre fine mese. L'acquisto da parte di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto e dei terreni, di fatto, chiude uno dei buchi ancora aperti nella complessa trattativa con il Campidoglio che ha fatto chiaramente intendere di non voler sottoscrivere la convenzione urbanistica (il contratto) in presenza di pendenze economiche.
IN ATTESA DEL POLITECNICO La notizia del passaggio da Eurnova a Pallotta gira oramai da qualche settimana e il "closing", atteso già da dicembre, è slittato fino a febbraio per attendere l'esito politico della relazione del Politecnico di Torino. Relazione che rimane comunque il grande tema politico che anima i corridoi del Campidoglio. Più di qualche consigliere comunale 5Stelle è tutt'altro che soddisfatto del testo e di come la Raggi e il suo entourage hanno gestito la pratica.
ROMA-TORINO Per sostanziare l'idea che la relazione preliminare dell'Ateneo - quella che descriveva come «catastrofico» il traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale - fosse basata su dati incompleti, dal Campidoglio hanno spedito in tutta fretta all'Ateneo piemontese un lungo documento, 44 pagine che riepiloga la visione del futuro della mobilità cittadina in salsa 5Stelle.
LA MOBILITÀ DEL FUTURO Le 44 pagine di Roma Servizi per la Mobilità sono, di fatto, la base del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile (Pums), vale a dire il "piano strategico" della Raggi«che orienta la mobilità in senso sostenibile» sul «breve/medio periodo (5/10 anni)» e che «punta sul trasporto pubblico e sulla mobilità muscolare». Nel futuro "Pums" vengono elencati una serie di interventi selezionati in base alla «priorità» e alle «risorse disponibili».
GLI INTERVENTI PRINCIPALI La lista della spesa si apre con l'adeguamento delle due metro, A e B, unica opera effettivamente finanziata dal Governo (Gentiloni) con 425 milioni di euro. A seguire, trova spazio il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, punto numero 2 nell'elenco, il cui estensore evidentemente non ha parlato con l'asse-sore alla Mobilità Linda Meleo, la quale, appena due giorni fa, ha etichettato come «irrecuperabile» il progetto a seguito dei contenziosi nati con il consorzio che la gara se l'era già aggiudicata. Medaglia di bronzo per la metro C che deve arrivare fino a Colosseo e, nel frattempo, si fa la rivisitazione del progetto della tratta successiva fino a piazzale Clodio. A seguire c'è l'ammodernamento della Roma-Giardinetti poi la connessione fra la metro A ad Anagnina, la C, il Policlinico e l'Università di Tor Vergata: un progetto dell'era Veltroni, rivisitato da Alemanno e, dall'epoca, rimasto chiuso nel cassetto. Ben 6 linee di tram, poi, occupano le posizioni successive: Verano-Stazione Tiburtina; quello sulla Togliatti da Ponte Mammolo a Subaugusta; poi quello da Subaugustaa Stazione Trastevere passante per viale Marconi; quindi Parco della Musica-Risorgimento; Risorgimento-Termini; Esquilino-Fori Imperiali. Seguono i filobus: Ponte Mammolo-Policlinico Sant'Andrea, Eur Fermi/Tor de' Cenci prolungato a Ostia; Tor Pagnotta 2 fino al Campus Biomedico; Rebibbia-Polo tecnologico; elettrificazione del tratto del 90 Express da Porta Pia a Termini. Quasi in coda, posizioni 17, 18 e 19, troviamo il gran cavallo di battaglia dei grillini romani: le tre funivie, quella che deve sostituire la metro B1 da Jonio a Bufalotta, poi da Mattia Battistini a Casalotti e, infine, quella della Magliana. Ultimo un generico «aumento dell'intermodalità». C'è spazio anche per le opere di altri Enti: spiccano le fermate sulla Roma Lidoe il capolinea di Piazzale Flaminio, cantieri finanziati dalla Regione e fermi per il caso interno all'Atac, stazione appaltante.
MA I SOLDI CI SONO? Il vero nodo di tutto questo piano, al netto delle sue imprecisioni e sviste, è però l'assoluta mancanza di certezze sui tempi e sui fondi. Il Campidoglio deve ancora finire di scriverlo, poi va approvato, predispone le schede sui singoli interventi, portato al Ministero delle Infrastrutture (entro agosto) che poi dovrà decidere se e cosa finanziare, quanto e come. Una incertezza che pesa come un macigno e fa di questo Piano, al massimo, un bel libro dei sogni.
Il soprintendente di Roma: "Estraneo, ne uscirò pulito"
LA REPUBBLICA - SCARPA - Il soprintendente Prosperetti avrebbe “abusato dei suoi poteri di pubblico ufficiale “ in cambio della “archiviazione della proposta di apposizione del vincolo “ ha indotto Parnasi ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri “l’incarico professionale diprogettazione della ricollocazione e ricostruzione di una campata strutturale dell’ex Ippodromo Tor Di Valle (per un corrispettivo di oltre 200.000 euro, parzialmente corrisposto al Desideri) quale adempimento necessario”. «Sono fiducioso che verrà dimostrata la mia totale estraneità», ha spiegato ieri Prosperetti.
Il costruttore rampante con una rete di contatti
LA REPUBBLICA - SCARPA - Il costruttore Luca Parnasi, classe 1977, figura apicale dell’associazione a delinquere, che — secondo il pubblico ministero Barbara Zuin — ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno relativo alla costruzione dello stadio. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all'abbattimento del cinquanta per cento delle cubature rispetto all'ipotesi iniziale.
Il capogruppo forzista: "Archivieranno presto"
LA REPUBBLICA - SCARPA - È accusato di finanziamento illecito. Avrebbe ricevuto da Luca Parnasi il 10 novembre 2017 “una imprecisata somma di denaro in contanti senza annotare l’elargizione nel bilancio” del partito. «Ribadisco la mia estraneità ai fatti evidenziando, non ho avuto alcun ruolo su tutta la vicenda dello stadio. Sono convinto – ha sottolineato il capogruppo di Fi in Campidoglio Bordoni, già assessore al Commercio nella giunta Alemanno - che tale aspetto verrà chiarito nell’udienza preliminare».