InsideRoma Daily News: La Juve sonda il terreno per Zaniolo. Cinque giallorossi convocati in nazionale

NOTIZIE DEL GIORNO | 1 FEBBRAIO 2019

QUI ROMA
I giallorossi si sono allenati in vista del prossimo impegno di campionato contro il Milan. La squadra ha cominciato con un torello, per poi concentrarsi sulla parte tattica e la partitella. Individuale per Mirante e Juan Jesus, terapie e palestra per Perotti e Under. Domani alle 14:30 la rifinitura, preceduta alle 12:45 dalla conferenza stampa di Di Francesco.
Intanto dal Giudice Sportivo arrivano brutte notizie per Dzeko, che è stato squalificato per due turni di Coppa Italia e multato di 10 mila euro per: “aver protestato contro una decisione arbitrale e aver rivolto al Direttore di Gara espressioni ingiuriose”.
Convocati in nazionale i giallorossi Florenzi, Cristante, Zaniolo, Lorenzo Pellegrini ed El Shaarawy.

QUI MILAN
Anche il Milan si è allenato in vista dell’impegno contro la Roma. Nella prima parte della sessione odierna i rossoneri hanno svolto una parte di riscaldamento all’interno della palestra per poi completare il lavoro fisico sul campo centrale. A seguire spazio ad alcuni scatti su differenti distanze. Poi il gruppo si è diviso in due: la difesa che ha lavorato sulla tattica, invece i centrocampisti e gli attaccanti hanno effettuato esercitazioni tecniche. Infine sono state giocate alcune partitelle a tema. Per sabato 2, alla vigilia di Roma-Milan, una sessione-video alle 11.00 anticiperà la rifinitura mentre alle 13.45 Gattuso parlerà in conferenza stampa

MERCATO
La sessione invernale di calciomercato si è conclusa ieri, ma le società continuano a lavorare per rinforzare le proprie rose.
La Juventus si è fatta avanti per Zaniolo, ma non direttamente con la Roma. Infatti i bianconeri, più precisamente il DS Paratici, hanno incontrato più volte l’agente del giovane giallorosso per sondare il terreno.

INTERVISTE
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Virdis: "La Roma giocherà con grossa rabbia, ma contro il Milan non sarà facile"


Luca Pellegrini: "Non vedo l'ora di iniziare questa nuova avventura" (foto)

Luca Pellegrini, giovane terzino della Roma, ha affidato al social network Instagram le sue parole dopo essere passato in prestito al Cagliari fino alla fine del campionato: "Ho voluto aspettare un po’ prima di fare questo post per trovare le parole giuste da usare. Vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine, a partire dai momenti meno positivi a quelli di felicità assoluta. Ci tengo in maniera particolare a ringraziare i tifosi e le persone con cui ho avuto la fortuna di lavorare che si sono messe a mia completa disposizione. Tutti i compagni di squadra e tutte le persone che lavorano “dietro le quinte” che sono importanti lo stesso anche se nessuno ne parla. Sono felicissimo per questa nuova avventura, e sono pronto a lottare fino alla fine per questa mia nuova maglia. Non vedo l’ora di iniziare".

 


Roma, sette gol di vergogna

IL MESSAGGERO - TRANI - «Il pallone è quello giallo». Il pubblico del Franchi prende in giro la Roma che, umiliata dalla Fiorentina, sale sul palco per l'ennesima figuraccia della sua storia.E l'eliminazione dalla Coppa Italia, nella gara secca dei quarti, passa addirittura in secondo piano. E' il punteggio a inchiodare l'allenatore e i giocatori. E la stessa società. Il 9° ko stagionale è da record: 7-1. Basta la Viola di Pioli per la nuova raffica che fa venire in mente quelle contro lo United di Sir Ferguson e Cr7 o contro il Bayern di Guardiola e Robben. Niente di simile, però. Esperienze dolorose, ma almeno lezioni di gioco subite da big del pianeta. Qui, sotto la collina di Fiesole, è insomma la peggiore di sempre. Delle sei volte in cui i giallorossi hanno incassato 7 gol, la prima in questa competizione.

CADUTA LIBERA Di Francesco è di nuovo in bilico. Pallotta vota per l'esonero, ma Monchi intende accompagnarlo fino allo scontro diretto per la zona Champions: domenica sera all'Olimpico si presenta il Milan. La gente contesta il presidente e i giocatori «mercenari». La Roma di Firenze non è una squadra. Fiacca e disorganizzata, isterica e spaccata, svogliata e soprattutto anarchica. L'allenatore dà l'impressione di non avere più il controllo della situazione. I 44 gol incassati in 29 partite (media 1,51 a gara) certificano definitivamente l'inaffidabilità del gruppo. Che non è competitivo per recitare da grande. Tatticamente, tecnicamente e fisicamente.

FINE CORSA Da Bergamo a Firenze, il copione rimane più o meno lo stesso. Olsen fa prima a prendere 3 reti: è 3-1 all'intervallo. Solo che ne subirà 4 pure nella ripresa. Sono 12 negli ultimi 3 match. Da arrossire per la vergogna. La prestazione del Franchi conferma la mancanza di identità della Roma. Di Francesco, con 4 novità dopo il pari di Bergamo, non riesce proprio a ritrovare la solidità. Nel 4-2-3-1 spazio inutilmente a Florenzi, Fazio, Pastore e Schick. Cambiare ancora formazione, sono 29 diverse in 29 partite, di sicuro non aiuta la squadra che rimane incompiuta. Chi entra, dopo la rimonta shock di domenica scorsa, delude più di chi ha giocato contro l'Atalanta. Il 1° gol, con Pastore che regala la palla a Benassi a centrocampo e con Florenzi che fa scappare sulla fascia Mirallas pronto all'assist per il vantaggio in libertà di Chiesa, evidenzia quanto gli innesti abbiano penalizzato il sistema di gioco.

GRUPPO ALLO SBANDO Florenzi e Pastore, dunque, sbandano subito. Ma anche Fazio, coinvolto con Manolas e Kolarov nella resa del 1° tempo. La difesa, alta e al tempo stesso lenta, è di burro, tagliata sempre dalle ripartenze degli attaccanti viola. Mirallas, Muriel e Chiesa si divertono contro le sagome gialle che rimangono piantate a guardare gli avversari. Il palleggio giallorosso è timido, si accende solo l'ex Zaniolo. Cristante, di testa, prende il palo per il possibile pari, e Chiesa concede il bis in contropiede. Altra dormita, lato sinistro della difesa, però. Fa centro Kolarov perché si scansa Pezzella. Muriel, centravanti nel 4-3-3, copia Chiesa: stessa trama del 1° gol, ma siamo al 3° assist di Biraghi. Florenzi con la lingua di fuori.

NERVOSISMO PLATEALE Il 4-1-4-1, con Lorenzo Pellegrini per Nzonzi e Dzeko per Pastore, dura poco o niente. Cristante consente a Benassi, goleador viola (7 gol in campionato e questo in coppa), di far centro: 4-1. Dzeko insulta il compagno che replica. Il centravanti gli fa segno che lo aspetterà fuori. Dove lo manda poi Manganiello: rosso per proteste. Tris di Chiesa (prima tripletta in carriera e 7 reti in 4 partite). Sul 5-1, ecco De Rossi: non gioca dal 28 ottobre. Test per il Milan. C'è tempo per la doppietta di Simeone, dentro per Muriel. Finisce così solo perché l'arbitro azzera il recupero.

 

 


Futuro nero, Monchi: «Mercato in entrata chiuso»

LEGGO - BALZANI - Di Francesco non si dimette e Monchi non vuole esonerarlo. Caso chiuso? Nemmeno per sogno. Il pesantissimo 7-1 con la Fiorentina, infatti, ha fatto infuriare di nuovo Pallotta che non sembra più disposto a ribadire la fiducia a un tecnico che il presidente avrebbe esonerato già dopo il 2-0 di Bologna dello scorso settembre.

L'americano da Boston si è limitato a un: «Esonero di Di Francesco? Chiedete a Monchi». La stessa risposta data in altre occasioni. Il rischio però è che dopo questo 7-1 e senza uno choc la squadra possa demoralizzarsi ulteriormente e perdere pure la corsa al quarto posto che passa peraltro per la sfida di domenica col Milan. Per questo, dopo le prime valutazioni di ieri sera, oggi lo stesso Monchi parlerà col resto della dirigenza e con lo stesso Pallotta.

L'ipotesi di un cambio in corsa resta ancora improbabile perché impedirebbe al club di poter scegliere in estate e con tutta calma l'allenatore del futuro. Ma dopo un periodo di apparente serenità si torna di nuovo a valutare la possibilità di cacciare Eusebio. E all'orizzonte c'è sempre l'ombra dell'ex viola Paulo Sousa. Il preferito dal consulente Baldini che ha un peso non da poco nelle scelte del club.

Ma non è più solo il futuro di Di Francesco a essere in dubbio. Monchi, corteggiato seriamente dall'Arsenal, ieri ha chiosato così: «Non so che succederà domani. Non dobbiamo guardare lontano, oggi siamo in debito con i tifosi e penso solo a questo». Il ds ha pure chiuso il mercato in entrata («Pensate che basti prendere uno o due giocatori?») dopo aver fallito il tentativo di prestito per Barrios e Vida mentre quello in uscita fa registrare il prestito di Luca Pellegrini al Cagliari. Il budget azzerrato concesso (si fa per dire) da Pallotta è un altro segnale di come la fiducia non sia più solida come un tempo. Gli investimenti onerosi per i deludenti Bianda, Karsdorp, Schick, Pastore e Nzonzi non sono d'altronde passati inosservati.

In mezzo c'è Di Francesco, difeso appunto da Monchi e Totti. L'impressione è che si aspetterà la gara col Milan prima di prendere una decisione, ma stavolta la panchina più che scricchiolare sembra (mal) incollata e in attesa di crollare da un momento all'altro. Ieri, infine, la squadra ha annullato il ritorno in treno per evitare contestazione ed è tornata da Firenze in pullman. Anche questo era già accaduto.


Viola di vergogna: Roma orribile, la Fiorentina la umilia 7-1 e vola in semifinale

LEGGO - BALZANI - Le scuse non bastano, non possono bastare. La Roma esce umiliata, come mai nella sua storia, dai quarti di finale di coppa Italia. Sette a uno, l'incredibile risultato finale a favore della Fiorentina che estromette la squadra di Di Francesco dal trofeo che a Trigoria è entrato più volte. Sette a uno, non dal Manchester o dal Bayern. E nemmeno dalla Fiorentina di Antognoni o Batistuta, ma da quella di uno straripante Chiesa e di Muriel. Un disastro totale in una partita senza storia. Dopo soli 33 minuti, infatti, i viola erano già in vantaggio per 3-0 approfittando degli squilibri tattici di una squadra che ha subìto 12 gol nelle ultime 3 partite.

Di Francesco ha rischiato troppo mettendo in campo Schick e Pastore. Proprio dagli errori dell'argentino (seguiti da quelli difensivi di Florenzi e compagni) sono nate le prime due reti della Fiorentina. La Roma ha provato una timida reazione con Kolarov e nella ripresa Di Francesco ha intasato l'attacco. La squadra si è sbilanciata ulteriormente e sono arrivate nell'ordine le reti di Benassi, Chiesa e Simeone. In mezzo pure l'espulsione di Dzeko da parte dell'arbitro Manganiello, pure lui tra i peggiori oltre alla telecronaca della Rai pesantemente criticata sui social. A fine partita la squadra si è beccata i giusti cori di protesta dei 2000 tifosi che hanno sfidato la pioggia in un giorno feriale. Stavolta senza reagire, come successo a Termini martedì.

«C'è solo da chiedere scusa alla nostra gente. Fatico a dare delle spiegazioni. Una partita gestita malissimo sotto tutti i punti di vista», la prima flebile dichiarazione di Di Francesco. «Ci perdiamo con tanta facilità, è un aspetto mentale - ha ribadito il tecnico - Possiamo fare tutti i discorsi tattici, ma in primis ci metto la testa. Il mio futuro? Ha un peso importante questo 7-1 che va al di là della sconfitta. Dobbiamo fare per questo tante valutazioni. Voglio ragionarci un po' sopra, essere riflessivo rispetto a come sono dopo le partite, dove divento spesso istintivo. Voglio valutare tutto a freddo. Il mio stato d'animo non è tra i migliori anche se oggi sparare su di me è come sparare sulla croce rossa». Anche il ds Monchi ha chiesto scusa: «Forse il giorno più difficile da commentare come direttore sportivo in tutta la mia carriera. Chiedo scusa a tutti i tifosi, quelli presenti qui e quelli a casa. Ora non è il momento delle valutazioni, posso ripetere solo scusa. Se qualcuno è in discussione è il ds che ha fatto la squadra e ha dato fiducia a Di Francesco».


È il terzo k.o. per 7 a 1 subìto dal 2007: una maledizione

LEGGO - La maledizione del 7-1 colpisce ancora. Non era mai successo in coppa Italia dove quello di ieri è il risultato più pesante della storia romanista, ma il tabellino con i due numeri “maledetti” ha già colpito due volte il club giallorosso. La prima volta nel 2007 contro il Manchester United all’Old Trafford durante i quarti di finale di Champions. Poi nell’1-7 dell’Olimpico contro il Bayern Monaco nell’ottobre del 2014 sempre in Champions. Nel 2015 ci si andò vicini col Barcellona, quando al Camp Nou Messi e compagni si imposero 6-1.


Monchi: «Chiedo scusa ma non arriva nessuno»

IL MESSAGGERO - Monchi parla e la sua, visti i tempi, è quasi una minaccia: «la Roma non farà nulla sul mercato». Brivido sulla pelle, una minaccia, per l’appunto. Né Vida né Barrios,per fortuna; né Vida né Barrios, che peccato. Non si sa, lo scopriremo in seguito. Di sicuro, dopo un sette a uno umiliante, la squadra appare demolita e quel “non faremo mercato” (a parte Luca Pellegrini verso il Cagliari, ma qui siamo al dettaglio) suona come un “tanto non serve a nulla, peggio di così” più che “siamo forti non abbiamo bisogno di nulla”.

Monchi definisce questa sconfitta come uno «dei momenti peggiori della carriera da ds». Di sicuro il peggiore da quando è a Roma. Una sconfitta che lascia il segno, sul futuro di DiFra e il suo, che questa squadra l’ha voluta e costruita. «Io devo imparare anche stavolta, per me è una nuova lezione. Devo essere bravo a trovare le soluzioni cercandole nello spogliatoio. La Roma sul mercato non farà niente. Tutti dobbiamo trovare una soluzione. Devo dare forza alla squadra perché anche i giocatori stanno soffrendo. Quelli che soffrono di più sono i tifosi, chiedo ancora scusa, ma è il momento di restare uniti. Questi sono i giocatori della Roma e io gli starò sempre vicino. L’allenatore rischia? No, se c’è qualcuno in discussione è il ds che ha costruito la squadra». E questo ha detto anche a Pallotta.

DIFESA D’UFFICIO Monchi difende tecnico e giocatori,c ome un papà fa con i figli. «Non dobbiamo creare confusione, questa squadra è più forte di quello che ha fatto vedere a Firenze. Io ho fiducia. Il nervosismo? Non è facile da spiegare, siamo professionisti ma anche persone. Soffrono in campo, c’era voglia di fare qualcosa d’importante. Conosco Dzeko e Cristante. Sono cose che succedono, ripartiremo tutti insieme». Tutto resta così, poi in estete si vedrà. Del resto anche il futuro del ds è in discussione, lui stesso ne è consapevole. «Non so che succederà domani. Oggi siamo in debito con i tifosi e penso solo a questo».


DiFra: «Colpa mia, ma non lascio»

IL TEMPO - VITELLI - Quando Eusebio Di Francesco fa il suo ingresso nella piccola e gremitissima sala stampa dell’Artemio Franchi, Pioli è appena andato via, tra i sorrisi e complimenti, dicendo che la partita con la Roma potrebbe essere stata la più bella della sua carriera. L'allenatore giallorosso, invece, ha una faccia che parla da sola. Basta guardarlo per capire il suo stato d'animo. La tensione è forte e si vede tutta, impossibile nasconderla. «Ogni commento è superfluo c'è solo da chiedere scusa ai nostri tifosi, io sono il primo a farlo», sono le sue parole d’esordio, dette con voce forte e convinta, anche se evidentemente agitata dall’adrenalina di una serata totalmente da dimenticare. Poi, come per cercare di risvegliarsi dall’incubo, a fatica, prova ad analizzare la gara. «Una pessima prestazione di tutti, me compreso. Adesso è difficile fare delle valutazioni, devo aspettare perché sono un impulsivo e potrei sbagliare, come mi è successo in passato. Ci sarà modo nelle prossime ore, quando avremo tutti più lucidità e la mente più fresca».  

Il risultato è pesantissimo, a Roma il 7-1 (dopo quelli subiti dal Manchester United e dal Bayern Monaco) sembra una maledizione. Ma Di Francesco, più che sugli errori tecnici e tattici, che sono stati tantissimi, decide di puntare il dito sull’atteggiamento dei suoi giocatori in campo. «Le riflessioni generali le farò in seguito, ora la priorità è cercare di capire il perché di questi errori. Voglio entrare nella testa dei ragazzi, quello che è accaduto è sconcertante». La domanda sulla possibilità che contro la Fiorentina possa essere stata la sua ultima partita sulla panchina delle Roma, che possa decidere di dimettersi, arriva a metà conferenza stampa. «Dentro di me non c'è il pensiero di lasciare», dice a testa alta cercando di scacciare l’idea della resa. «Non vi darò questo titolo», sussurra accennando una smorfia che è ben lontana anche da un mezzo sorriso. Le domande sono diverse, ma Di Francesco sembra non smuoversi dalla sua idea di partenza, quella di voler mettere al centro dei problemi l'approccio dei suoi giocatori alla gara e soprattutto la non reazione quando le co se si sono messe prima male e poi malissimo.

«La cosa che mi dispiace di più - insiste l’ex-allenatore del Sassuolo - è che nei momenti di difficoltà si perde la testa e questo mi preoccupa più della sconfitta in sé perché dimostra che non c'è unione in campo. Quando si va sotto serve restare compatti e concentrati, noi questo non lo facciamo». E allora come si va avanti? «Ora basta, non dobbiamo cercare alibi, su un cambio, su una scelta. Così non va e non ci sono scuse. Il 7-1 ha un peso importante, perché ci sta di perdere, ma non in questo modo. Il portiere delle Fiorentina Lafont ha fatto una sola parata (su un bel colpo di testa di Zaniolo da distanza ravvicinata quando il risultato era ancora sul 3-1, ndr), noi abbiamo preso sette gol. La tattica va a farsi friggere se non ci si mette dell'altro». 

Ci sarebbe molto altro da dire, ma la comprensibile voglia di finire presto la conferenza spinge il tecnico della Roma a tagliare corto. Per Di Francesco sarà una lunga notte, poi inizierà a fare le sue valutazioni. A mente fredda, come ha sottolineato più volte.


Senza difesa

IL TEMPO - CARMELLINI - Più che un pezzo su una partita di calcio, sarebbe da scrivere un necrologio. I poveri tifosi della Roma pensavano di aver visto tutto nella vita, ma mai avrebbero pensato che dopo Manchester United (e ci può stare) e Bayern Monaco (bis), la Roma un giorno sarebbe riuscita ad incassare sette gol anche dalla Fiorentina: non esattamente una corazzata che viaggia attualmente quattro punti sotto in campionato. E invece è tutto vero.

Al Franchi finisce tra imbarazzo e umiliazione l'avventura giallorossa in Coppa Italia: forse il punto più basso di questa gestione, una vergogna. L’ennesima, ormai una sorta di maledizione, anche se stavolta almeno non è stata per mano della Spal. Cambia poco, soprattutto nell’umore dei tifosi romanisti che avevano detto chiaramente alla squadra quanto tenevano a questa competizione. Niente, non è servito, perché ieri hanno dovuto subire un’onta enorme, inspiegabile e che non concede alibi a nessuno. Tutti colpevoli, perché una partita la puoi anche perdere, ma non così. Non puoi lasciarti umiliare in questo modo davanti al mondo intero. Così si butta via anche quanto di buono (poco a dire il vero quest'anno) fatto finora.

Primo colpevole Di Francesco, perché il pesce puzza sempre dalla testa sì, ma soprattutto perché non è ancora riuscito a trasmettere a questo gruppo una mentalità vincente. Oltre al fatto che tatticamente contro la Fiorentina ha sbagliato tutto il possibile. Poi la squadra. La difesa, imbarazzante, sembrava quella di una squadra di terza categoria (ci scusino per il paragone gli onesti calciatori dilettanti): ogni tiro in porta un gol, impressionante. Manolas apre la sagra delle dormite alle quali poi si aggregano tutti gli altri: Olsen compreso che incassa pure un gol tra le gambe. Il primo tempo si chiude «solo» 3-1 perché la Fiorentina tira in porta quattro volte e una la para (con un mezzo miracolo) l'estremo difensore olandese. E la ripresa va pure peggio: la Roma non c'è più con la testa. Lo conferma l'espulsione di Dzeko che fa una cosa non degna della sua classe. Il fallo non fischiato dal mediocre Manganiello di Lorenzo Pellegrini è clamoroso, ma la reazione comunque non è giustificata: non lo puoi fare. Pastore? Sarebbe bello capire cosa gli è successo, altra giornata da dimenticare: un altro giocatore. Si salva di poco solo il giovane Zaniolo, ultimo a mollare, che almeno ha l'alibi dell’età e comunque sembra molto più adulto di tanti suoi compagni in campo.

Ora c’è da capire come intervenire, alla vigilia di una partita che diventa fondamentale in campionato: domenica all'Olimpico c'è il Milan. Mandare via Di Francesco? Forse, ma per prendere chi a questo punto della stagione!? Probabilmente meglio mettere lui e la squadra davanti alle proprie responsabilità. Devono essere loro a rialzarsi e mostrare al popolo giallorosso di essere degni della maglia che indossano. E incassare una contestazione che a questo punto appare inevitabile. Comunque quella contro il Milan diventa una partita da ultima spiaggia per molti di loro: per il tecnico di sicuro perché qualora dovesse finire in tragedia, anche il mea culpa «onorevole» di Monchi, stavolta potrebbe non bastare a una piazza assetata di sangue.Questa squadra così è davvero indifendibile nonostante in campionato viaggi a un punto dalla Champions: incredibile ma vero, è la stessa Roma.

Per la cronaca: va avanti la Fiorentina che in semifinale di Coppa Itala affronterà l’Atalanta autrice dell'altra sorpresa della serata che ha visto la clamorosa eliminazione della Juve. Tre pappine anche a Ronaldo & Co. e tutti a casa.

 

 


Stadio, arriva il verdetto del Politecnico. I timori M5S: «C’è il rischio bocciatura»

IL MESSAGGERO - DE CICCO - «Saremo riusciti a convincerli?». Si gioca tutta su questa domanda la partita del M5S romano sul nuovo stadio a Tor di Valle, operazione calcistico-immobiliare che moltissimo interessa al patron giallorosso, James Pallotta. Convincere chi? I professori del Politecnico di Torino, dipartimento Trasporti, insomma i super-esperti reclutati da Raggi dopo l’arresto di Parnasi per avere conforto e mandare avanti l’operazione stadio, al netto dello tsunami giudiziario. Una sorta di “bollino” tecnico da appiccicare sopra un progetto controverso che, in questi anni, ha dovuto incassare un filotto di critiche. Comprese quelle dei 5 Stelle, che fino al 2016 si dicevano contrari e che poi, una volta approdati al governo di Roma, hanno accettato un compromesso con i privati, sforbiciando un po’ le cubature record per uffici e alberghi, che però continuano a sforare, di molto, i limiti del Piano regolatore. Servirà allora una variante urbanistica, da votare in Consiglio comunale. Pensare che l’atto avrebbe dovuto essere discusso l’estate scorsa, poi la retata per corruzione ha fermato il cronometro.

LA FRONDA La fronda dei grillini contrari o riottosi al progetto si è ingrossata e ha ripreso forza. Tanto da mettere a repentaglio l’esito del voto in Assemblea capitolina. Anche per questo Raggi si era rivolta al Politecnico. La “benedizione” degli ingegneri sabaudi avrebbe dovuto convincere i dubbiosi e portare a dama l’approvazione. Ma a fine 2018, dal Piemonte, è arrivata la doccia fredda: il progetto Tor di Valle avrà un impatto «catastrofico» sulla viabilità nel quadrante Sud della città, si leggeva nella prima bozza del rapporto. Cinque grandi arterie andrebbero al collasso, dalla Colombo al Raccordo. Praticamente inutile l’unificazione dell’Ostiense-Via del Mare o il nuovo ponte dei Congressi, da solo. Si assisterebbe a «un blocco pressoché totale della rete principale». Raggi e i suoi, quando la notizia è trapelata, hanno bollato il documento come «provvisorio». Contatti continui sull’asse Roma-Torino, in queste settimane, hanno provato a smussare i contorni della stroncatura. Per il verdetto finale è questione di ore.

Sarebbe dovuto arrivare ieri (lo attesta un documento del dipartimento Mobilità) ma a Palazzo Senatorio non hanno consegnato alcun plico. «Forse oggi, allora», dicevano ieri nell’entourage della sindaca. «Forse la settimana prossima». A questo punto in Campidoglio sperano di strappare almeno un «sì con prescrizioni». Ma i dirigenti comunali che hanno avuto a che fare con i «professori» torinesi non condividono l’ottimismo: «Se prima hanno detto che era una catastrofe, ora non potranno dire che, in fondo, va quasi tutto bene», ragionava ieri il manager di un importante dipartimento. Lo stesso pensa più di un consigliere pentastellato.Trapela scetticismo anche dai due municipi che dovranno sfornare un parere, entrambi a maggioranza grillina. In tanti, nelle chat interne, si esprimevano così: «Se dal Politecnico, che abbiamo chiamato noi, arriverà una seconda bocciatura, anche se un po’ alleggerita, come facciamo a voltarci dall’altra parte?».

Raggi sta studiando le contromisure. Per esempio, si proverà a dire che la Roma-Lido sarà rafforzata, con più treni, se non si farà il Ponte di Traiano. Ma il potenziamento della tratta dipende quasi per intero dalla Regione, che ha già fatto capire di voler investire su tutta la linea, oggi piuttosto malandata, non solo nella zona intorno all’impianto sportivo.


Tifosi infuriati, contestazione al rientro a Trigoria

IL MESSAGGERO - Rabbia, delusione e sconforto: i tifosi romanisti non hannod igerito l’umiliazione nei quarti di finale diCoppa Italia, contestando la squadra sia alla partenza da Firenze che al rientro a Trigoria.

I 2.500 tifosi che hanno seguito la squadra al Franchi hanno aspettato la squadra alla stazione ferroviaria di Campo diMarte per protestare e manifestare tutto il dissenso. Ma la Roma, prevedendo la contestazione, ha scelto di far tornare con il pullman calciatori, allenatore e staff tecnico (Monchi compreso), mentre gli altri dirigenti e i dipendenti sono rientrati in come da programma treno.

Qualche tifoso, che si è accorto del cambiamento, ha seguito il pullman in auto fino al centro sportivo di Trigoria, dove questa mattina alle 11 riprenderanno gli allenamenti. Al centro sportivo giallorosso, dove si erano portati anche due blindati della Polizia con poliziotti in tenuta antisommossa, c’erano una ventina di tifosi appostati sul piazzale Dino Viola, ai quali è stato impedito di avvicinarsi all’ingresso del centro tecnico.

Il primo ad arrivare è stato il pullman dello staff tecnico a cui sono stati rivolti insulti e lanciati degli oggetti che non hanno recato danni. Poco dopo è arrivato quello che aveva a bordo i calciatori, e anche al secondo mezzo è stata riservata la stessa accoglienza, con l’aggiunta di un lancio di uova. La decisione di non tornare in treno era stata presa anche dopo il ko di Bologna, lo scorso 23 settembre: un 2-0 che spinse Di Francesco a ordinare un ritiro al quale fecero seguito quattro vittorie consecutive. Ma questa volta il ritiro non ci sarà.


Il mea culpa a caldo del ds Monchi: «Il giorno peggiore in carriera ma Di Francesco non si tocca»

IL TEMPO - AUSTINI - «Scusa, scusa, scusa». Monchi lo dice tre volte, con una faccia da funerale e una voce flebile, rivolgendosi ai tifosi della Roma umiliati e inferociti. «Loro sono quelli che soffrono di più», riconosce lo spagnolo, mai così distrutto davanti alle telecamere. «E il giorno peggiore da quando faccio il direttore sportivo, non ho mai visto una partita così», parole che sembra dire sinceramente e spiegano quanto sia grave la situazione ed epocale questa sconfitta.

E adesso che succede? Chi paga? Chi si dimette? Chi decide qualcosa? Il popolo romanista vuole una testa, un responsabile, un gesto, una reazione. Persino un nuovo acquisto, chiunque esso sia, per poter sperare in una faccia diversa. Ma fino a ieri sera non si è mosso nulla, perché la botta è così dura e imprevista nelle dimensioni, una delle peggiori della storia, che qualsiasi scelta necessita delle profonde riflessioni. Quindi nell'immediato niente di niente, neppure il ritiro punitivo già provato due volte con scarsi risultati. La Roma, come sempre, non ha agito a caldo però stavolta qualcuno dovrà assumersi le responsabilità e farsi da parte. Se non subito, a breve o al più tardi a inizio stagione. Intanto c’è da affrontare il Milan fra tre giorni e una sconfitta peserebbe tanto nella corsa al quarto posto.

«Ask Monchi», «Chiedete a Monchi» è l’unico commento che arriva da Pallotta, osservatore distante dell’ennesimo  crollo stagionale, il più duro da digerire. E lo spagnolo non sembra avere in mente strappi o svolte di alcun tipo: «Il mercato si chiude senza che faremo nulla, a parte la partenza di Luca Pellegrini per Cagliari», annuncia. Ieri tutto fatto per il prestito del terzino ai sardi, mentre l'acquisto di Vida è saltato per motivi economici prima della partita: non c’era un euro in cassa da investire e il Besiktas ha rifiutato la proposta di prestito con obbligo di riscatto. «Le soluzioni sono nello spogliatoio - prosegue Monchi - tutti abbiamo portato la squadra a  questo punto e dobbiamo trovare la via d'uscita. Credete che comprando uno o due giocatori si risolve il problema? Il primo pensiero è dare  sostegno alla squadra, ora sarebbe più facile allontanarsi dai giocatori, io non l'ho mai fatto e mai lo farò. Loro portano la maglia della Roma e sarò al loro fianco fino in fondo».

Gli chiedono se quel fondo può essere giugno, inevitabile pensare a un addio del diesse al termine della stagione, ma lui se la cava così: «Non so cosa possa succedere domani, figuriamoci se posso parlare del futuro». Pallotta si fida di lui ma quando la Roma affonda di solito perde le staffe e inizia a chiedere consigli a tutti, da Baldini in giù. Mesi fa, almeno due volte, voleva cacciare Di Francesco ma alla fine ha prevalso la linea di Monchi che anche ieri sera ha difeso l'allenatore. «Se qualcuno è in discussione - ribadisce - sono io che ho costruito la squadra».

Una via d'uscita sarebbero le dimissioni dell’abruzzese, che però ieri ha negato di pensarci. Il nome più papabile per sostituirlo sarebbe Paulo Sousa, pronto in ogni istante a parlare col club. Ma non ha mai convinto Monchi e sarebbe un ripiego. Come Donadoni, Montella e tutti gli altri disponibili. A profili del calibro di Conte è inutile pensare. La verità è che i problemi sono troppi e non c'è soluzione.