«Stadio giallorosso tutto procede»

GAZZETTA - ZUCCHELLI - Da una parte la Roma, con cui proseguono gli incontri tecnici: «C’è un interesse convergente». Dall’altra la Lazio: «Al momento non è pervenuto alcun progetto». E’ quanto ha detto Daniele Frongia, assessore allo Sport e ai grandi eventi di Roma Capitale, ai microfoni di “Radio Radio”: «Per quanto riguarda la Roma, proseguono gli incontri tecnici fra le parti: c’è un interesse convergente, i segnali sono positivi». Adesso i passi sembrano chiari, visto che entro l’estate è attesa l’approvazione della variante urbanistica (dopo la valutazione delle 60 osservazioni presentate e delle controdeduzioni) e la stesura della convenzione, il contratto che regolerà il rapporto tra l’anima pubblica e privata. «Per quanto riguarda la Lazio - ha aggiunto Frongia - se ci sarà un progetto sarà valutato. Come tutti i privati se c’è un progetto, può essere presentato al Comune come previsto dalla normativa. Al momento non è pervenuto nulla, come abbiamo già detto».


Monchi e Pallotta volano gli stracci: “Idee diverse”. “Il dg ha fallito”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Monchi lancia il sasso, Pallotta risponde con una valanga. Durissima la reazione del presidente giallorosso alle parole del suo ex direttore sportivo, che, prima in conferenza stampa a Siviglia, poi su Retesport, ha spiegato il perché del suo prematuro addio. «Con Pallotta abbiamo capito di pensarla in maniera diversa e abbiamo convenuto fosse meglio fermarsi per il bene della Roma – le parole, a dieci giorni dalle dimissioni, di Monchi – avrei avuto bisogno di conoscere meglio la situazione del club. E così sono andato via perché le idee delle proprietà erano diverse dalle mie: il presidente pensava fosse meglio andare a destra, io a sinistra». Parole che non entrano troppo nello specifico delle divergenze tra dirigenza e patron a stelle e strisce, sfiorando appena quelle che sono state le complicazioni degli ultimi mesi, ma tanto è bastato per scatenare la reazione di Pallotta. «Sono rimasto sorpreso da queste dichiarazioni – la replica del numero uno giallorosso – ero stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi». Quindi il ds spagnolo aveva un’autonomia totale nel svolgere il suo lavoro. «Le cose però non hanno funzionato abbiamo infortuni come non mai e, per la prima volta dal 2014, rischiamo di rimanere fuori dalle prime tre». Alla base della divergenze, il fallimento sportivo e la valutazione su Di Francesco. «Ho da subito detto che volevo allenatori di primo livello – continua Pallotta – e anche preparatori, staff medico, scouting e organizzazione calcistica di primo livello. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l’allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso le cose peggiorassero: non lo aveva. Mi spiegò che la sua strategia era continuare con il piano A. Mi chiedo: quando dice che la società andava in una direzione diversa dalla sua, cosa avrebbe voluto fare di diverso?». Ancor più duro il finale. «Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non finire tra le prime tre». Fidarsi totalmente di Monchi è stato un fallimento per Pallotta, che chiedeva da mesi la testa di Di Francesco e una rivoluzione sanitaria. Da questo riparte la Roma, che si sta riorganizzando per quella che sarà l’ennesima rivoluzione estiva: nuovo ds, nuovo allenatore, nuovi medici. Tra nomi che si rincorrono, professionisti che si propongono, tocca intanto a Ranieri, rimasto in pratica da solo, provare nel miracolo di far entrare la Roma in una zona Champions che appare un miraggio, al momento, nel deserto che si è nuovamente creato a Trigoria. Con gli stracci che volano tra Monchi e Pallotta a raccontare il caos in cui il fallimento rischia di maturare.

 

 

 

Soldi, bugie, infortuni: Pallotta accusa Monchi

LA REPUBBLICA - PINCI - La reazione istintiva del presidente consuma, tra Boston e Siviglia, l’ultimo atto del dramma. Benvenuti a Roma, dove si può litigare furiosamente nello spogliatoio dello stadio Mazza a Ferrara e pure via etere: Monchi, l’ex ds, appena tornato al Siviglia ha accusato: «Con la Roma è finita perché io volevo andare a destra e Pallotta a sinistra». La goccia che ha fatto tracimare un vaso saturo da mesi: «Cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente?», la replica di Pallotta. «Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora siamo alle prese con più infortuni di quanti ne avessimo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014. A novembre l’allenatore faticava, gli ho chiesto quale fosse il suo piano B e mi spiegò che il piano B era continuare con il piano A». Così entrò in scena Franco Baldini, consulente del presidente, proponendo - lui sì - alternative: Sousa e Montella. L’origine della crisi tra la Roma e il ds spagnolo è nata lì. Chiusa dalla scelta di cacciare Di Francesco dopo Oporto. Oggi a Trigoria è inevitabile contare i danni: la Roma ha speso tanto sotto la gestione Monchi, con costi per 240 milioni tra stipendi e ammortamenti. Senza che questi producessero pari risorse (giocatori con cui fare plusvalenza) per colmarli. Altro tema, la gestione infortuni: quelli muscolari sono già 40, ma Monchi aveva scelto di non spiegare: hanno pagato medico e capo fisioterapista, “esonerati” insieme all’allenatore. Pallotta spedirà in Italia un suo uomo, Ed Lippie, che impose già anni fa, per controllare la situazione infortuni e ottenere un report. Poi si penserà al futuro: il club ha scelto, vuole Maurizio Sarri. Ma stavolta, con Gasperini, ha già un piano B.


E allora adesso prendiamo il numero 1

IL ROMANISTA - CAGNUCCI - Era evidente dal primo tempo della partita all'Olimpico con l'Atalanta che alla Roma le cose non funzionavano come si pensava (forse già da tutte le amichevoli estive, quella però effettivamente sarebbe potuta essere un'analisi affrettata), ma se poi il cambio è arrivato solo dopo l'eliminazione da tutto (con l'ignominia di Firenze che reclamava gesti eclatantissimi) vuol dire che si è aspettato troppo.

Ieri tra Siviglia e Boston si sono scoperti un po' gli altarini, ma un po' come l'acqua calda. È stato Monchi a tenere fino alla fine una linea scelta in autonomia da lui, è stato Pallotta a spezzarla visto che era arrivata a un binario morto. Di fatto però parliamo di due ritardi, uno cronico (quello di Monchi), l'altro magari più rispettoso (della delega data al suo ds) ma comunque un ritardo nel momento in cui proprio Pallotta poi esonera sia l'uno, sia l'altro. Perché sì, se Pallotta avesse aspettato fino alla fine senza far nulla, paradossalmente avrebbe avuto solo ragione nel non avere alcuna responsabilità, ma quando poi lo manda via dimostra quello che era già autoevidente: avrebbe potuto farlo ai tempi in cui già diceva a chiunque via sms di essere «disgustato».

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Calciomercato Roma, tentazione Gasperini per il dopo Ranieri

IL GIORNO - Continua la ricerca della Roma del prossimo allenatore. Il traghettatore Ranieri dovrebbe lasciare a fine stagione, e al suo posto, come riporta il quotidiano, la tentazione si chiama Gianpiero Gasperini. I giallorossi hanno un rapporto preferenziale con l'Atalanta: è stato da poco riscattato Bryan Cristante e gli obiettivi per giugno si chiamano Mancini e Ilicic. Ecco perchè l'attuale allenatore nerazzurro potrebbe essere la scelta giusta per il futuro.


Jim-Monchi: ora volano gli stracci

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Dall'amore in poi. Il problema è definire dove arriva quel poi. Perché chi va via - in questo caso il direttore sportivo - ha sempre torto e diventa un traditore incapace (si scorrano i commenti alla conferenza stampa di Monchi sul canale youtube del Siviglia) e soprattutto si lascia malissimo con il presidente Jim Pallotta (quando il suo ds ha lasciato Romaè stato salutato ufficialmente dal ceo Fienga e non da Jim), che all'inizio dà pieni poteri e fiducia e a un certo punto decide di toglierteli, a torto o a ragione. Insomma, alla fine il copione è sempre lo stesso: chi va via, lancia qualche sassolino nell'acqua e guarda l'effetto che fa; Pallotta ascolta, legge e poi risentito replica, un po' tosto un po' ironico.

LO SCENARIO - E nel frattempo la Roma (squadra) cade a pezzi, rischia di non andare in Champions, la società deve decidere l'allenatore e quello attuale, Ranieri, attacca i giocatori e prefigura disastri nell'immediato futuro. Molto bene.

IL PRECEDENTE - Era già accaduto ai tempi di Sabatini, che al momento dei saluti parlò di «rapporto ormai deteriorato con il presidente» lo definì «un uomo insicuro, di lui si ricordano solo le smentite». Dopo qualche settimana Jim aveva così risposto: «Avevo perso molta fiducia in Sabatini. I primi due anni erano stati ottimi, ma avremmo dovuto costruire su quelli e invece lui continuava semplicemente a fare scambi». Tutto per colpa dell'algoritmo, dei database bostoniani: la tecnologia contro le scelte romantica del vecchio ds, che il giocatore doveva sentirlo, annusarlo. Ieri il botta e risposta con Monchi è andato in scena invece in poche ore. Il ds andaluso, prima nella conferenza stampa a Siviglia e poi più approfonditamente su Rete Sport, ha spiegato le divergenze che lo hanno portato all'addio: «Ho capito che la proprietà aveva idee diverse dalle mie. Pallotta pensava che fosse meglio andare a destra mentre io ero convinto che fosse meglio svoltare a sinistra». E poi: «Mi sono ritrovato in una situazione economica diversa da quella che pensavo».

LA REAZIONE - Toni soft. Quanto basta, però, per provocare la reazione di Pallotta, che magari non ha gradito troppo quel «situazione economica diversa». Ecco Jim, prontissimo: «Sono rimasto un po' sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi: sono stato subito molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere. Questo è il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi. Ho subito detto che avrei voluto allenatori, preparatori, staff medico, calciatori e addetti allo scouting di primo livello. Gli ho consegnato le chiavi per dar vita a tutto questo». Tutto questo disastro, aggiungiamo noi. Andando avanti poi, Pallotta: «Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che non ha funzionato. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l'allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l'unico responsabile della parte sportiva, non lo aveva. Mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A. Quindi, quando leggo o ascolto certe interviste, mi chiedo cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Lo abbiamo fatto e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014». Insomma, si rinfaccia un po' tutto, dalla A alla Z. Sipario e appuntamento alla prossima puntata. O al prossimo ds.


La Champions che verrà, gare nel weekend e retrocessioni

LA STAMPA - Oggi si disegna la Champions che verrà anche se l'incontro tra i grandi club de l calcio europeo è informale, preliminare, condizionale e tutto quanto fa da cuscinetto tra il format che si vorrebbe varare e lo spettro della Super Lega. Per archiviarla ed evitare la deriva indipendentista stile Nba, l’Uefa è disposta a cambiare la Champions così come la conosciamo e di innestare in questa competizione alcune richieste che erano alla base dei desideri di fuga. La prima concessione è arrivata per il triennio 2018-2021 con i posti fissi divisi tra i campionati importanti.

Ma era solo l’inizio. A Nyon, in casa Uefa, giusto per rendere chiara l’assoluta collaborazione, si apre il tavolo delle larghe intese con l’Eca, l’associazione dei club europei presieduta da Andrea Agnelli. Si ragiona su una proposta di base con 32 squadre (come ora) e 4 retrocessioni con delle partite da piazzare nel weekend, elemento che fa discutere. Soprattutto si studia il calendario: doveva restare tutto fermo fino al 2024, ma molte squadre importanti hanno fretta di rivedere introiti, contratti tv e concessioni già dal prossimo giro ovvero dal pacchetto che copre le stagioni 2021-24 e poi nel 2021 parte il nuovo Mondiale per club appena varato dalla Fifa e già sotto minaccia boicottaggio dell’Eca.

Da quando è partita questa faida è anche aumentata la fretta di avere una competizione più ricca in Europa per evitare tentazioni. Per ora non si decide nulla, si parla, forse qualcosa si scarta e si mettono altre date, più decisionali, in agenda ma oggi si inizia a fare sul serio. Dal 2021 dovrebbe entrare in scena anche la terza Coppa voluta dall’Uefa, una sorta di Europa League 2 che probabilmente troverà un nome migliore. Serve ad allargare il giro delle pretendenti al calcio che conta. Anche se l'élite è pronta a sganciarsi con un sistema che consente ai pezzi grossi di esserci sempre, salvo tonfi. Il tutto mentre l’Uefa testa il suo nuovo canale tv pronto a nuovi palinsesti. E potrebbero vivere tutti, o quasi, felici e contenti.


Calcio ceco, Schick solo settimo nella classifica dei migliori

In Repubblica Ceca è stato consegnato il premio Fotbalista Roku 2018, che elegge il miglior calciatore ceco della stagione. L'attaccante della Roma Patrik Schick si è piazzato solo al settimo posto, complice il suo difficile periodo con la casacca giallorossa. A vincere il premio di migliore è il portiere del Siviglia Tomas Vaclick.


Roma, sempre più vicino il rinnovo di El Shaarawy

Stephan El Shaarawy e la Roma sempre più legati tra loro. Per il faraone infatti si avvicina il rinnovo di contratto, che attualmente era in scadenza a giugno 2020. L'ex Milan si avvicinerà ad una cifra di circa tre milioni a stagione, secondo quanto riportato da calciomercato.com.


La Roma fa gli auguri a Mazzone (Foto)

La Roma fa gli auguri allo storico allenatore giallorosso dal 1993 al 1996 Carlo Mazzone che oggi compie 82 anni. Su Twitter, un messaggio da parte del club capitolino, accompagnato da diverse immagini di metà anni '90.


Gravina: "Il diritto di recompra va abolito"

Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, intervistato da Sky Sport, ha parlato anche della possibile abolizione del diritto di recompra:

"È un provvedimento che è stato adatto in periodo commissariale, stiamo riflettendo e spero di proporre la modifica della norma entro il 20 marzo, in modo che il Consiglio Federale possa annullare questa novità".