Alkass International Cup, l'Under 17 giallorossa batte il PSG 5-2 (video)

L'Under 17 della Roma sta partecipando in questi giorni all’Alkass International Cup, un trofeo che vede la partecipazione, tra le altre, delle selezioni giovanili di Real Madrid, Bayern MonacoPSG. A Doha i giallorossi hanno incontrato all’esordio proprio contro i francesi, portando a casa una vittoria per 5-2, grazie alle doppiette di Bove e Milanese e alla rete di Zalewski.


Allenamento Chievo, tattica e torneo a squadre. Lesione muscolare per Pellissier

Questo pomeriggio il Chievo Verona è tornato ad allenarsi in vista della gara contro la Roma. La seduta è iniziata con un riscaldamento e con degli esercizi sulla rapidità. A seguire la squadra ha svolto una serie di esercitazioni tattiche per poi concludere con un torneo a tre squadre. Sergio Pellissier ha svolto gli esami strumentali che hanno evidenziato una lesione muscolare al bicipite femorale della gamba destra. Domani mister Domenico Di Carlo ha fissato la consueta rifinitura prepartita alle ore 11:00 a porte chiuse. Lo riporta chievoverona.it.


InsideRoma Daily News | Palestra, sala video e tattica in vista del Chievo. Monchi segue Pablo Martinez e Diego Llorente. Fazio: "Il nostro obiettivo è arrivare quarti"

NOTIZIE DEL GIORNO | 6 febbraio 2019

QUI ROMA

La Roma prosegue gli allenamenti in vista della sfida contro il Chievo in programma venerdì alle 20:30. La squadra, dopo un inizio di seduta tra palestra e sala video, ha svolto una lunga esercitazione tattica. Lavoro individuale programmato per Manolas. La sessione di domani è fissata alle 11:30

La conferenza stampa di Eusebio Di Francesco, alla viglia della trasferta di Verona, è fissata per domani alle 13:30 presso la sala stampa di Trigoria.

La Roma ha reso note le modalità di vendita per le prossime gare interne contro Napoli, Fiorentina, Udinese e Cagliari. I tagliandi per i quattro match potranno essere acquistati dalle ore 10 di domattina.

La UEFA ha segnalato cinque giovani talenti che potrebbero brillare in vista degli ottavi di finale di Champions League. Oltre a Vinícius Júnior, Jadon Sancho, Frenkie de Jong e Marcus Rashford, spicca Nicolò Zaniolo al terzo posto, astro nascente della Roma.

Per la prossima sessione di mercato il reparto giallorosso che necessita un prioritario intervento sembra essere quello difensivo e sono due gli ultimi nomi sul taccuino di Monchi. Pablo Martinez, difensore dello Strasburgo in scadenza di contratto, come riporta calciomercatoweb.it. Il ds sarebbe, inoltre, sulle tracce di Diego Llorente, stopper in forza al Real Sociedad. Sul giocatore una clausola rescissoria di 50 milioni di euro, più l’interesse di club d’oltremanica come West HamTottenhamFulham, alcune squadre tedesche e il Real Madrid, che mantiene sul difensore un diritto di ricompra per 25 milioni di euro. Lo riporta Mundo Deportivo.

Stando alle ultime indiscrezioni il club giallorosso è in vantaggio nella corsa per portare a casa Sandro Tonali, talentuoso centrocampista del Brescia. La richiesta delle 'rondinelle', nei vari colloqui avuti tra il ds Monchi e l'entourage del giocatore, è stata di 35 milioni ma Cellino, in caso di eventuale promozione in serie A potrebbe alzare le proprie pretese a 50 milioni di euro. Da segnalare in corsa anche Inter e Juve, intenzionate a non mollare nonostante il vantaggio accumulato dai giallorossi.

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De Rossi e Zaniolo rianimano la Roma

LEGGO - BALZANI - Vent'anni e due giorni, praticamente una vita. È la forbice temporale che divide la data di nascita di De Rossi e Zaniolo, entrambi dati alla luce nel caldo sole di luglio e uniti domenica sera in un abbraccio sotto la Sud che è già da cartolina. Un'immagine diventata virale e postata su Instagram anche da Francesca Costa, tifosa romanista e mamma di Zaniolo (appena 5 anni in più di De Rossi) con la scritta: «Il cuore in gola, e un abbraccio che non si può spiegare». Potrebbero essere papà e figlio Daniele e Nicolò, rispettivamente 606 e 27 presenze da professionisti. Basti considerare che nel 1999, anno di nascita di Zaniolo, De Rossi muoveva già i primi passi nelle giovanili della Roma. E che nel 2006, quando il numero 16 alzava la coppa del Mondo a Berlino, Nicolò aveva appena 7 anni. Invece sono due compagni di squadra. Anzi gli unici due giocatori della Roma che nel clima rovente dell'Olimpico hanno strappato gli applausi della curva già alla lettura delle formazioni. Il vecchio e il giovane, il capitano e la promessa protagonisti a modo loro nel pareggio che ha mantenuto in vita Di Francesco.

Il ritorno di De Rossi, celebrato dal tecnico ma pure dai tifosi sui social, ha riconsegnato alla squadra la leadership e l'equilibrio che mancava da mesi. Più di tre visto che l'ultima partita di Daniele in campionato risaliva al 28 ottobre. Colpa di una maledetta infiammazione al menisco destro. Il capitano ha giocato 90' di intensità e ha terminato la gara piegato sulle ginocchia. Ieri ha effettuato solo lavoro di scarico, ma non ha sentito dolore. Zaniolo, invece, non si ferma più e con 3 gol a soli 19 anni è dietro solo a Totti come capocannoniere più giovane della storia romanista. Ma Daniele e Nicolò, oltre agli applausi dell'Olimpico, condivideranno nelle prossime settimane pure due storici rinnovi di contratto. De Rossi, a quasi 36 anni, firmerà il suo ultimo atto d'amore con la sua Roma: prolungamento fino al 2020 e ingaggio ridotto da 3 a circa 2 milioni. Troppo importante la sua presenza in una squadra che ha perso molti punti di riferimento. Scongiurato quindi l'addio anticipato, anche se in estate bisognerà risolvere il problema al ginocchio. Zaniolo, invece, a giorni firmerà il suo primo, vero contratto da giocatore importante. L'ex Primavera dell'Inter (messo nel mirino da Juve e Arsenal) guadagnerà 1,2 milioni più bonus fino al 2024.


Karsdorp più Schick: è nata la nuova "destra"

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Paradosso: Rick Karsdorp non è un terzino, nel senso che non sa difendere come un terzino vero e a destra gioca con davanti Patrik Schick, che fa l'ala ma non è un'ala classica, non un esterno alto da 4-3-3. Eppure, l'olandese si impegna a difendere, cerca di imparare e chissà se alla fine lo farà davvero. Il ceco, quello visto con il Milan, rincorre gli avversari, attacca il terzino e quando può, taglia il campo come dovrebbe fare il famoso esterno destro alto dal piede invertito. Tutto si può, insomma, basta avere la testa e la voglia di farlo. Durerà? Chissà. Di sicuro la prestazione dei due è stata apprezzabile e l'esperimento potrà essere ripetuto. R&P, sulla stessa fascia e da titolari, non avevano mai giocato insieme prima dell'altra sera. E' capitato che si siano trovati contemporaneamente in campo, magari con ruoli diversi rispetto a domenica. L'unica volta che Rick si è trovato Patrik più o meno sulla stessa linea è stato a Milano, un girone fa: Milan-Roma, la notte del 3-4-1-2. Quando il trequartistaPastore ha fatto da spalla alla coppia Dzeko-Schick.

INTRECCI - Esperimento fallito a San Siro. Nelle altre occasioni in cui l'olandese ha cominciato la partita tra i titolari si sono incrociati solo per qualche minuto: in Roma-Torino, Karsdorp aveva davanti Under (Schick è entrato al posto di Kluivert al 72esimo e Rick ha lasciato il posto a Santon dopo 80 minuti); a Bergamo il terzino olandese aveva davanti Zaniolo, Patrik non è mai stato del match. Tre occasioni e mai col 4-3-3, modulo visto di nuovo contro il Milan, partita in cui l'asse di destra per la prima volta è stata composta da Karsdorp e Schick, i due acquisti di Monchi dell'estate 2017. Di Francesco sta lavorando molto su Schick, sull'atteggiamento che deve tenere anche quando la palla ce l'hanno gli altri. E' chiaro che Patrik, da qui in avanti, avrà il suo spazio anche da attaccante centrale, ruolo che ama di più, ma fin quando non tornerà a disposizione Under e nel 4-3-3, sarà lui il primo riferimento esterno. Contro il Milan, Eusebio ha voluto sfruttare il momento di forma di Patrik, sapendo di rompere certi equilibri di catena schierandolo davanti a Karsdorp, ma alla fine ha vinto la scommessa: il ceco ha risposto bene, Rick ha tenuto botta, pur mostrando limiti difensivi. Il gol del Milan è arrivato da errori di singoli e non di squadra. La nuova fascia destra è intrigante, ci si può lavorare.


Stadio, spunta la nuova tegola: «Sos piano protezione civile»

IL MESSAGGERO - PIRAS - Sullo stadio della Roma è meglio non fare domande. E se ne fai finisci per ululare alla luna, come i consiglieri di opposizione, che ieri si sono trovati da soli alla commissione Trasparenza. I consiglieri di maggioranza, e i dirigenti precettati dal direttore generale, hanno dato forfait. Una volta, l'approccio era ispirato a San Tommaso: il M5S era quello del fiato sul collo agli amministratori, delle richieste protocollate per filmare e trasmettere in streaming le commissioni, delle incursioni nelle istituzioni. Qualcuno nella maggioranza se lo ricorda bene e in queste ore soffre molto la linea imposta sullo stadio.

LE DENUNCE - Oggi l'approccio è il fideismo più totale: da San Tommaso a Sant'Agostino. Un atteggiamento che rischia di sbattere contro le opposizioni che sono d'accordo nel dare mandato al presidente della commissione Trasparenza Marco Palumbo di scrivere una lettera al Prefetto e a depositare un esposto alla magistratura e al Tar per omissione di atti d'ufficio. Un'azione che non potrà frenare nemmeno il segretario generale, interpellato dalla consigliera M5S Sara Seccia che aveva dubbi su come e perché si convochi una Commissione Trasparenza. Mileti infatti risponde arabescando su un'ovvietà: i consiglieri hanno un potere di controllo, indagine e ispezione. Che ieri però non hanno potuto esercitare.
Alla commissione si è presentato invece Carlo Scandurra, presidente dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma, che ha esposto forti dubbi sul comparto mobilità a Tor di Valle. «Abbiamo timori. L'interlocuzione avuta con i dipartimenti Mobilità e Urbanistica non è stata pienamente soddisfacente. Per questo ho inviato una lettera alla sindaca Virginia Raggi in cui le ho rappresentato le mie perplessità. Nella missiva alla prima cittadina, ho anche riferito che non sono riuscito a rinvenire nel progetto un piano per la sicurezza, cioè un piano di protezione civile che coordini le emergenze nella zona». Tempo cinque minuti dopo il suo intervento e il cellulare ha cominciato a squillargli ripetutamente.
Ma anche fuori dal Campidoglio fioccano le denunce. Come quelle depositate una decina di giorni fa da Federsupporter, Associazione dei diritti e degli interessi collettivi dei sostenitori sportivi , e da C.A.L.M.A. Coordinamento di associazioni laziali per la mobilità alternativa. L'esposto parla di violazione di norme di legge sul procedimento amministrativo e sulla legge sugli stadi che avrebbero dovuto essere adottate dal Comune. Si ipotizzano i reati di rifiuto di atti d'ufficio e omissione. Le denunce sono state precedute da diffide in cui si chiedeva di adottare provvedimenti cautelari in autotutela. «Sindaca, aspetti il processo e poi si vedrà», questo in sintesi il contenuto della diffida che tiene conto «dei gravi fatti e dei comportamenti emersi dall'Ordinanza del GIP del Tribunale di Roma dell'11 giugno 2018, da cui si rileva, in particolare, la violazione dei doveri di correttezza ed imparzialità della Pubblica Amministrazione con asservimento dell'interesse pubblico ad interessi privati».

LA SOSPENSIONE  - Chiedevano una sospensione dell'iter che non è arrivata. «Analogo sconcerto e preoccupazione destano le dichiarazioni di Toninelli, in merito al fatto che il così detto Ponte di Traiano, essenziale ai fini della mobilità verso e dallo Stadio, sarà realizzato a totale spese dei contribuenti, anziché del privato», si legge nell'esposto.
«Ora chi è a disagio nella maggioranza abbia il coraggio di esporsi», dice la consigliera CristinaGrancio che ha chiesto l'annullamento della delibera sullo stadio. «Raggi aveva promesso di illustrare il parere del Politecnico a tutti i capigruppo perché il voto finale spetta a noi», stigmatizza invece Svetlana Celli.
Cominciò tutto con un tweet della sindaca: «Lo stadio si farà e sarà uno stadio fatto bene». E si continua con un silenzio religioso su come quando e perché quello stadio sia passato dal condizionale all'imperativo. «Mala tempora», dice qualcuno e si riferisce alla riforma dell'accesso agli atti. In sintesi: si potrà chiedere un atto solo se non va contro «il buon andamento dell'amministrazione». Già ma chi lo decide se si può esercitare la prerogativa per eccellenza di un eletto? O per parafrasare il presidente di Montecitorio Roberto Fico: «L'assemblea è ancora sovrana»?


Il progetto Tor di Valle: più treni e meno ingorghi le condizioni per lo stadio

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Un «sì», ma con una serie di prescrizioni per evitare che attorno allo stadio e al mega-complesso di negozi, uffici e alberghi si crei un ingorgo perenne. Era lo scenario da panico tratteggiato nella prima bozza del Politecnico di Torino, la versione «preliminare» spedita in Campidoglio a inizio dicembre in cui si parlava di un impatto«catastrofico», del «blocco totale» di cinque grandi arterie cittadine e del «collasso» di un intero quadrante di Roma, non solo durante le partite, ma anche nei giorni feriali. Versione hard smussata non poco, se è vero che oggi, a distanza di due mesi e senza che gli elaborati siano cambiati di una virgola, i professori piemontesi, chiamati in causa da Raggi per avere conforto dopo l'inchiesta su Parnasi, diranno che il progetto Tor di Valle può andare avanti, anche se diverse variazioni andranno necessariamente apportate, per evitare che la circolazione di auto e scooter finisca paralizzata o quasi. Lo stesso pensa la Regione Lazio, che già ieri faceva trapelare: daremo il permesso a costruire solo se tutti gli adeguamenti su viabilità e trasporti saranno osservati alla lettera dai privati. Significa modificare non poco il progetto licenziato a dicembre 2017 dalla Conferenza dei servizi.

«MOBILITÀ DA RIVEDERE» - «Il Politecnico ha dato un sì con prescrizioni sulla mobilità»,confidavano ieri importanti esponenti dell'amministrazione comunale. Anche i proponenti sono stati rassicurati: dalla conferenza stampa di stamattina arriveranno «novità positive». Cioè un nulla osta al progetto, pur con una serie di rilievi sulla viabilità e i trasporti. Il massimo che l'amministrazione stellata potesse strappare, dopo la prima versione del rapporto che stroncava di netto il progetto (i docenti del Politecnico, nella bozza provvisoria, addirittura annotavano: «Sono troppo evidenti le criticità fin da ora riscontrate per fornire un giudizio positivo»).
Stamattina davanti a telecamere e taccuini, accanto a Raggi, ci sarà anche Bruno Dalla Chiara, il professore del Dipartimento Trasporti dell'ateneo sabaudo che ha firmato lo studio. Spiegherà lui il parto travagliato del parere, facendo luce sulle tante zone d'ombra del progetto. Andrà potenziata la malandata Roma-Lido, una delle peggiori ferrovie d'Italia secondo le classifiche del settore. Il problema è: chi ci mette i soldi? In Campidoglio dicono che spetti alla Regione, dove effettivamente sono stati stanziati 180 milioni. «Ma sono per l'intera tratta, mica per la fermata di Tor di Valle», ribattono dalla Pisana. Come a dire: i fondi regionali saranno spalmati su tutta l'infrastruttura - 28,4 chilometri e 13 fermate, dalla Piramide Cestia al lungomare di Ostia - non soltanto dove fa comodo ai privati per aprire lo stadio e il maxi-centro commerciale.

IL TAGLIO DELLE CUBATURE - L'altro nodo è quello dei ponti, entrambi giudicati fondamentali dalla Conferenza dei servizi per evitare che l'area intorno all'impianto finisca iper-congestionata. Il progetto iniziale ne prevedeva due: il ponte dei Congressi, pagato dal governo, e quello di Traiano, a carico dei privati. Dopo il taglio parziale alle cubature monstre operato dai grillini, a febbraio 2017, il secondo ponte è rimasto senza finanziamenti. Prima l'ex ministro Lotti e poi, di recente, il ministro Toninelli hanno detto, a parole, che potrebbe essere pagato dallo Stato. Ma non si va oltre le dichiarazioni. Mentre la Conferenza dei servizi - e forse oggi anche il Politecnico - ha detto che quel collegamento serve.
Il parere dell'università torinese non è vincolante, ma serve a Raggi per provare a compattare le truppe, la sua maggioranza sempre più disorientata e divisa, su Tor di Valle, dopo gli arresti per tangenti. C'è nervosismo, intorno al Marc'Aurelio, come si è visto ieri nella Commissione Trasparenza convocata sul tema e dove nemmeno un grillino si è presentato, così come i dirigenti competenti, istruiti via mail dal direttore generale del Comune. Non tutti, tra i consiglieri M5S, sono convinti di votare sì alla variante urbanistica. C'è chi teme nuovi strascichi, anche giudiziari. Due organizzazioni - Federsupporter e il Coordinamento associazioni laziali per la mobilità alternativa - hanno appena presentato un nuovo esposto in Procura accusando il Comune di «rifiuto d'atti d'ufficio» e di «omissione d'atti d'ufficio» per non avere fermato l'operazione calcistico-immobiliare dopo lo scandalo della corruzione.


La mail del dg ai dirigenti: «Non serve che andiate in commissione trasparenza»

IL MESSAGGERO - PIRAS - Dove nasce l’ammutinamento di ieri? Sul telefono dei dirigenti che si occupano del dossier stadio c’erano diverse chiamate senza risposta venerdì pomeriggio. Così alle cinque meno dieci prima che gli uffici del Comune si svuotassero per celebrare il weekend il direttore generale Franco Giampaoletti che era rimasto ad aspettare all’altro capo del telefono una risposta, ha pensato bene di premurarsi inviando una mail con l’oggetto scottante: «Commissione trasparenza 4 febbraio». «Gentilissimi, avendo provato a contattarvi senza successo nel pomeriggio provo a inviare intanto un primo messaggio», la mail esordisce così. E continua facendo cenno alla convocazione di ieri mattina: la commissione Trasparenza indetta da Marco Palumbo con un solo argomento all’ordine del giorno: «Progetto nuovo stadio della Roma». Il dg scrive: «Il nostro Ente ritiene opportuno limitare la partecipazione alla parte politica». Cari dirigenti, sarebbe meglio che voi non andiate. La parte politica, ovvero i consiglieri di maggioranza, in forte difficoltà e in mancanza di un dirigente a sostenere l’impalcatura ideologico-amministrativa sullo stadio, hanno seguito il suggerimento rivolto ai dirigenti e hanno disertato anche loro.

I DUBBI - La mail si conclude dicendo che in caso di dubbi il direttore li contatterà personalmente lunedì mattina (ieri mattina, ndr). Il presidente della Commissione Trasparenza, il dem Marco Palumbo, alza le mani: «È una mail del tutto irrituale, è inaccettabile». E sta già confezionando una denuncia da portare in Procura. «Giampaoletti ha sostanzialmente precettato i dirigenti comunali invitandoli a non partecipare alla seduta di commissione sullo Stadio. A nome di chi parla Giampaoletti, forse di terzi estranei all’amministrazione? Appropriandosi della paternità del ‘nostro ente’, ritiene quindi che il Comune di Roma sia suo? Forse dimentica il meccanismo del processo democratico e amministrativo in un ente locale, dove il ruolo dei dirigenti dovrebbe mantenersi ben separato da quello della politica». Ma su questa storia rigori, fischi e fuori gioco non sono più una notizia.


Il manifesto di Mancini per rincorrere il Mondiale

LA REPUBBLICA - CURRO' - Il primo atto della Nazionale nel 2019, lo stage lampo a Coverciano, non è stato banale: ha assunto il valore di manifesto programmatico. Mancini ha ribadito che la sua Italia vuole e deve vincere tutte le partite, Gravina che le sue riforme saranno improntate a un principio basilare: valorizzare al massimo i migliori talenti. Il ct non ha perso tempo: ha istruito sul campo sia i veterani, come il redivivo Quagliarella, sia le reclute, come il vitalissimo Zaniolo, sulla tattica da usare tra un mese e mezzo, nelle prime due partite di qualificazione a Euro 2020, con Finlandia (il 23 marzo a Udine) e Liechtenstein (il 26 a Parma). Presto avrà a disposizione un secondo stage, riservato ai più giovani. Quanto al presidente federale, ha dettato le sue regole: Nazionale maggiore e Under 21 come vasi comunicanti, per aiutare Mancini a prenotare l’Europeo in anticipo e Di Biagio a puntare al titolo europeo di categoria, impresa vietata dal 2004 agli azzurrini, forse aiutati stavolta dal fatto di giocare in casa. Gravina ha anche chiarito i criteri della riforma sulle seconde squadre, pallino del neopresidente del settore tecnico Albertini: è possibile l’abbassamento dell’età limite, dagli Under 23 agli Under 21.

La sterzata anagrafica era visibile a Coverciano. A marzo torneranno i pilastri assenti ieri (il vice-capitano Bonucci, Jorginho e Verratti), più Immobile. Ma l’ipotetica formazione degli undici più giovani, secondo il sistema di gioco innovativo a sua volta (il 4-3-3 in fase offensiva diventa 3-2-5, con l’avanzamento di un terzino d’assalto e della mezz’ala addetta alle incursioni), è più di una suggestione: molti giovanissimi hanno già esperienza internazionale. Donnarumma in porta, difesa Conti-Bastoni-Romagnoli-Spinazzola, centrocampo Barella (Pellegrini)-Tonali-Zaniolo, attacco Bernardeschi-Kean-Chiesa. La media d’età sarebbe di anni 22,09. Che il 2019 sia un anno cruciale per la Figc, dopo la sofferta elaborazione del lutto per il Mondiale mancato, è concetto tautologico. Ieri è stato esplicitato in pubblico. Mancini ha ribadito l’obiettivo: vincere tutte e 10 le partite di qualificazione all’Europeo, anche per aggiustare la classifica Fifa, che può diventare un ostacolo sulla strada delle qualificazioni al Mondiale 2022, vista l’esperienza del girone non da testa di serie con la Spagna e del fatale play-off con la Svezia: «Siamo una squadra forte, possiamo vincere tutte le partite delle qualificazioni, anche perché dobbiamo risalire nel ranking. L’Italia, al diciottesimo posto, non ci sta bene».

Per la convocazione di marzo concorre in teoria anche Balotelli («se segna un gol a partita col Marsiglia da qui a marzo»). Mancini vorrebbe chiudere quasi il discorso qualificazione già a giugno, l’8 in Grecia e l’11 con la Bosnia (probabilmente a Torino), affrontando con serenità la trasferta in Armenia a settembre. Potrebbe utilizzare almeno tre giocatori (Chiesa, Barella e Zaniolo, «che ha avuto una crescita velocissima, sta a lui non perdersi») da consegnare poi per l’Europeo Under 21 (16-30 giugno) a Di Biagio, che ieri ha partecipato allo stage. Gravina confida nel sì di Gian- luca Vialli come capodelegazione del Club Italia (se lo augura Mancini: «Sarebbe bello, dopo la giovinezza passata insieme»), annuncia nel Cda i Palloni d’oro Rivera, Rossi, Baggio e Cannavaro, dovrebbe sondare Zambrotta per lo staff di Mancini al posto di Gregucci, allenatore della Salernitana, e progetta le seconde squadre: «Se ne discuterà il 5 marzo a Torino».


Da Zaniolo fino a Pellegrini: l'Italia si è tinta di giallorosso

IL MESSAGGERO - TENERANI - Mancini è felice per lo stage e ringrazia «i club per la collaborazione», ma soprattutto perché stringe tra le mani una pattuglia di giovani in crescita esponenziale. Il capofila è Nicolò Zaniolo, crac del calcio italiano. A Mancini brillano gli occhi: «Se continuerà così l'Italia avrà un centrocampista come non aveva da anni». Era stato il Mancio il 3 settembre scorso a chiamare in azzurro il giovane giallorosso, senza neppure un minuto in serie A. Una convocazione rumorosa, in tanti pensavano che il ct fosse impazzito e invece aveva visto lungo: «Lo avevamo seguito agli Europei Under 19 e ci era piaciuto insieme a Tonali. Bravissimo Di Francesco a metterlo in campo. Se il ragazzo gioca così anche in Champions, senza problemi di impatto fisico, è chiaro che può giocare anche in Nazionale. Ha avuto una crescita incredibile, molto precoce. Per restare a quei livelli, però, devi lavorare tanto. Ha tecnica e fisicità». Zaniolo e i suoi fratelli giallorossi verrebbe da dire: «Sono contento dei nostri giovani in generale perché adesso hanno un po' più di spazio e nella Roma ce ne sono altri 4-5 molto interessanti».

GOLDEN SENIOR - Parole dolci anche per l'altro golden boy del calcio italiano, Federico Chiesa(già 7 gol nel 2019): «Ho sentito Enrico, suo padre, per gli auguri di Natale: Dì a tuo figlio di fare più gol' Si vede che Enrico glielo ha detto Certe volte arriva stanco sotto porta, deve capire di non fare una corsa a vuoto. L'esperienza lo aiuterà a gestirsi. Vale il discorso fatto per Zaniolo: per restare a quei livelli bisogna lavorare duro e ascoltate l'allenatore». Non c'è Cutrone, invece: «Ci sarà la prossima volta, così come Immobile che fa sempre gol. La speranza però è che quelli che non fanno tante reti adesso riprendano la strada. Non ho fatto convocazioni a caso». In compenso c'è Quagliarella: «Merita di stare qui per quello che ha fatto. La mia stima per lui è antica». E lancia una battuta a Balotelli: «Fa parte del gruppo, dipende da lui. Se farà un gol a partita da qui a fine marzo lo chiamerò (e scoppia ridere ndr). Magari quando ci saranno le prime due partite di qualificazione a Euro 2020: «Vogliamo vincere tutte le partire». Chiusura con Vialli, il suo gemello' che potrebbe diventare il capo delegazione azzurro: «E' un'idea del presidente, gli ho dato il numero. Mi farebbe immensamente piacere». Ieri prove tattiche, stamani seduta video. Le esercitazioni hanno visto sempre il 4-3-3 protagonista con 3 formazioni diverse. Nell'ultima c'erano 3 giallorossi sui 5 totali convocati: Florenzi, Pellegrini e Cristante.


Il Porto perde il bomber: Marega salterà gli ottavi di Champions

LEGGO - SARZANINI -  Anche il Porto ha poco da ridere. Oltre al deludente 0-0 col Vitoria Guimares di domenica che ha riaperto il campionato, l'avversaria della Roma negli ottavi di Champions ha perso il bomber Marega per infortunio. L'attaccante franco-maliano è uscito al 76' per una lesione muscolare alla parte superiore della coscia sinistra. Marega, 5 gol in 6 partite nel girone di Champions vinto dai lusitani, rischia di restare ai box per un mese e di saltare quindi almeno la sfida d'andata con la Roma del 12 febbraio. «Penso che la lesione di Marega sia grave, Ne sapremo di più con gli esami», le parole del tecnico Sergio Conçeicao.


Roma, ecco la svolta buona

IL MESSAGGERO - TRANI - Più che l'interrogativo, è il dibattito a prendersi la Roma subito dopo il pari con il Milan, risultato ininfluente per la classifica ma di sostanza per la squadra e il suo allenatore. Solo venerdì sera a Verona, prossima partita contro il Chievo, potremo capire se questa è davvero la svolta buona. E, evitando di restare a metà del guado, non esclusivamente il ripensamento mirato alla difesa della panchina e quindi del posto. «Mi piace il 4-3-3» ha detto Di Francesco dopo l'1-1 dell'Olimpico. Nessuno ha mai pensato il contrario. Anzi, l'accusa più fastidiosa indirizzata verso il tecnico, è stata proprio quella di aver rinnegato la sua idea di calcio, e quindi il suo sistema di gioco preferito, per assecondare tatticamente il gruppo. Adesso l'assetto, riproposto già ad inizio ripresa nel pomeriggio dell'umiliazione vergognosa contro la Fiorentina al Franchi, sembra quello ideale per cominciare il nuovo percorso che deve riportare i giallorossi in zona Champions: il Milan, attualmente al 4° posto, è sopra di 1 punto (in più ha vantaggio del risultato dell'andata: quel 2-1 che, arrivando alla pari, promuoverebbe Gattuso).

SCHERMO IN REGIA - L'ingresso di De Rossi, come ha chiarito domenica sera l'allenatore, ha favorito l'aggiustamento in corsa: «Straordinario» e, aggiungiamo noi, per l'interpretazione del ruolo di play, basso e lucido davanti alla difesa. Se c'è il capitano, nessun dubbio: nai più titolare dal 28 partite (16 partite, dunque, su 30), ha garantito l'equilibrio che è spesso mancato ai giallorossi: 12 gol in 3 match (media di 4 a gara), prima della rete di Piatek.Finalmente la Roma non è stata fragile e Olsen non ha avuto lavoro come nelle gare precedenti. Pericoli e gol (1) solo per le gaffe che proprio non riescono a uscire dal dna di questi giocatori. A Di Francesco, ieri volato a Francoforte per la riunione tra i 16 allenatori promossi agli ottavi di Champions (meeting sulla Var) verrebbe da chiedere come mai, con 30 reti incassate in 22 match di campionato (l'anno scorso 28 in 38), non abbia pensato prima alla virata tattica. Ora l'esercizio dei se e dei mai non aiuta nè l'allenatore nè i giocatori, pure se a Firenze, con De Rossi in panchina e Nzonzi sostituito all'intervallo, Cristante si è piazzato in mezzo alle due linee da 4, tra la difesa e il centrocampo. E il modulo, soprattutto per riconquistare la solidità e ritrovare il comportamento di squadra, in fase di non possesso palla è sempre il 4-1-4-1.

DOVE È LA VITTORIA - Il 4-2-3-1 è stato utilizzato in 21 match, il 3-4-1-2 a San Siro contro il Milan all'andata (sconfitta che oggi pesa in classifica), il 3-4-3 con il Genoa all'Olimpico e con Zaniolo falso nove (Schick in panchina e Dzeko infortunato), e il 3-5-2 contro la Juventus a Torino. Il 4-3-3, scelto in 5 delle prime 6 gare stagionali e abbandonato dopo il ko di Bologna del 23 settembre (lì Pallotta avrebbe affidato la gestione tecnica a Paulo Sousa), si è visto 6 partite, contando l'ultima con il Milan (dopo 23 match). La Roma, con questo sistema di gioco, ha vinto solo al debutto in questo torneo: gol di Dzeko, in casa del Torino. A centrocampo, da titolare, ancora presente Strootman, prima dell'addio. Nelle altre 5 gare: i pareggi all'Olimpico contro l'Atalanta 83-3), il Chievo (2-2) e domenica contro il Milan (1-1). E 2 sconfitte esterne, al Bernabeu in Champions contro il Real (3-0) e al Dall'Ara contro il Bologna (2-0).