Zaniolo: “Non mi sento il nuovo Totti, il mio obiettivo è rimanere alla Roma" (Video)
Nicolò Zaniolo, centrocampista della Roma, è stato intercettato da Le Iene al termine della sessione di allenamento odierna a Trigoria. Sotto le parole al nuovo talento giallorosso:
Ti senti di essere il nuovo Totti?
No assolutamente no.
Rimarrai anche tu per sempre alla Roma?
Il mio obiettivo è questo.
Ti piacerebbe essere una bandiera come Totti o Del Piero?
E’ un sogno, ci proverò.
Quanti anni hai?
19.
E ancora ti fai portare da mamma a lavoro?
Eh, devo prendere la patente.
Anche perché con mamma appresso le ragazze…
Ora come ora non ci penso alle ragazze, penso al campo.
Quanti selfie si fa al giorno tua mamma?
La sto controllando, preferisco fargliene fare di meno.
Il Grande Fratello?
Basta che lei dica di no.
Dzeko: “Essere usciti col Liverpool mi ha mandato ai matti. Futuro? Ora sono felice alla Roma""
Edin Dzeko, attaccante bosniaco della Roma, ha rilasciato una lunga e bella intervista alla prestigiosa rivista FourFourTwo, all’interno del numero di marzo. Queste le parole del bomber romanista:
Come ti stai trovando a Roma?
“Sono molto felice qui. È la mia quarta stagione, il tempo è volato! Ci sono stati alti e bassi, quando ti trasferisci in un nuovo paese ti devi abituare a un nuovo campionato e una nuova cultura, e forse mi serviva più tempo qui in Italia di quanto me ne sia servito in Germania o Inghilterra, ma ora mi sento come a casa. Sono felice di essere venuto qui. La Serie A era il campionato migliore del mondo quando ero un bambino”.
Quindi guardavi molta Serie A da giovane? Per chi tifavi?
“Sì, la mia squadra preferita era il Milan e Shevchenko era il mio giocatore preferito. Mi ispiravo a lui. Non penso che i nostri stili siano simili, però. Era solo il calciatore che mi esaltava”.
Sei entrato nella storia come uno dei migliori marcatori della Roma. Sei nel momento migliore della tua carriera?
“Per certi versi. In Champions League, sicuramente, ho giocato più partite qui e segnato più gol in assoluto. Ho giocato questa competizione anche col Manchester City e il Wolfsburg, ma a Roma abbiamo raggiunto la semifinale e ho segnato 15 gol in tre anni e mezzo, il mio rendimento migliore. Due anni fa sono stato capocannoniere in campionato e anche in Europa League. Quindi, sì, certamente. Sai come funziona con noi giocatori: quando sei più vecchio, tutti si aspettano il tuo declino. Ma io mi sento bene. Mi alleno molto, e il lavoro duro sta pagando. Non sono mai stato il giocatore più veloce della squadra, e col passare degli anni c’è più possibilità di farsi male e perdere velocità, così lavoro duro per evitare infortuni e dare il meglio, nonostante compirò 33 anni a marzo”.
Con altri due gol aggancerai Francesco Totti in testa alla classifica marcatori di Champions League della Roma a quota 17. Cos’è che ti fa dare il meglio in questa competizione?
“Gioco sempre, e la squadra ha fatto molto bene in quest’ultimo anno e mezzo. Siamo arrivati in semifinale, dunque ci sono state più partite e possibilità di segnare. L’anno scorso è stato pazzesco per i calciatori, il club e i tifosi, e anche quest’anno abbiamo cominciato bene. Ho giocato in Champions League in tre degli ultimi quattro anni qui, non sono sicuro che la Roma in passato abbia partecipato così regolarmente al torneo. In quell’anno, tra l’altro, siamo stati sfortunati a uscire col Porto, rimediando tre espulsioni in 180 minuti. Non fosse stato per quello, avremmo giocato la Champions League ogni anno. È buono per il club”.
Il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco ha detto che trova che tu giochi meglio di notte. Come mai?
“Non penso valga solo per me. Chiedi ai giocatori se preferiscono giocare all 15 con 25-30 gradi o alle 21 quando è più fresco, tutti ti direbbero la seconda. È vero ciò che dice l’allenatore: mi piacerebbe giocare sempre di sera!”.
Roberto Mancini, tuo ex allenatore al Manchester City, ha recentemente dichiarato che sei stato uno dei più forti attaccanti d’Europa per anni. Pensi di essere sottovalutato?
“Non ci penso. Un giocatore può essere popolare e un altro meno, quindi non mi interessa. Faccio solo il mio lavoro. Mancini mi conosce bene, stavamo insieme al City, ma non so se io sia sottovalutato o sopravvalutato”.
Siete ancora in contatto?
“Sì, abbiamo parlato qualche volta qui. È stato un sogno per lui ottenere il lavoro con la nazionale e spero che faccia bene. Anche se a volte mi arrabbiavo con lui quando non giocavo, il nostro rapporto era buono. L’Italia ha una nuova squadra con tanti giovani, spero facciano bene”.
Più tardi torneremo a parlare del Manchester City, ma prima dobbiamo parlare della rimonta contro il Barcellona della scorsa stagione. È stato un picco della tua carriera?
“Certamente, per tutti noi. Nessuno si aspettava una cosa del genere dopo la sconfitta per 4-1 all’andata. E stavamo giocando contro il Barcellona: prima dovevi segnare 3 gol, poi essere sicuro di non concederne. Penso che tutto sia andato per il verso giusto. Abbiamo segnato subito, che è importante perché ti dà energia e fa sì che la folla ti segua ancora di più. Non avevo mai visto il Barcellona in tale difficoltà come quella volta, non erano loro stessi, nonostante fosse principalmente perché li pressavamo molto in alto e non potevano quindi fare il loro gioco. Abbiamo raddoppiato e lì abbiamo cominciato a crederci. Sull’1-0 la strada è ancora lunga. Ma dopo che Daniele ha segnato il rigore del 2-0, ho veramente creduto che ce l’avremmo potuta fare”.
È servito il secondo gol, quindi?
“Sì, perché sull’1-0 dovevamo segnare ancora due volte, ovviamente, e non è facile. E non potevamo subire gol. Dopo il secondo gol c’era ancora mezz’ora da giocare, e in mezz’ora tutto può accadere. Abbiamo continuato a giocare come avevamo fatto, aggressivi e alti sul campo, sperando che il gol sarebbe arrivato, come è accaduto quando ha segnato Kostas”.
È stato difficile rimanere calmi e finire il lavoro sul 3-0?
“Sapevamo di star giocando per arrivare in semifinale, che forse nessuno di noi aveva mai giocato; solo Kolarov, penso, col Manchester City due anni fa. Dovevamo difendere tutti insieme. Il Barcellona ha avuto una chance alla fine, ma niente di serio”.
Sii onesto: pensavi fosse finita dopo l’andata?
“Sì. Pensavo che forse ci sarebbe stato l’1% di possibilità di passare il turno. Quando ho segnato stavamo sotto 3-0, non avrei detto di essere fiducioso ma in quel momento ci credevo. Poi il quarto gol mi ha ucciso. ero devastato quando abbiamo subito quel gol. Ho pensato che sarebbe stato difficile, ma il calcio è pazzo”.
Quanto è stato speciale nel contesto della tua carriera? Hai giocato anche un ruolo importante nella vittoria del Manchester City sul QPR che è valsa il titolo, e hai aiutato la Bosnia a raggiungere il suo primo mondiale.
“È stato certamente uno dei momenti top, nonostante fosse diverso da quello col QPR, perché lì stavamo lottando per il titolo e tutto è accaduto nell’arco di due minuti, mentre qui avevamo 90 minuti per cambiare il match e l’abbiamo fatto. È stata una delle più grandi partite mai giocate dalla Roma, e rimontare 3 gol al Barcellona è ancora più difficile”.
È stato il boato più forte mai sentito in uno stadio?
“Sì. Lo stadio era pieno prima della partita anche se avevamo perso 4-1 all’andata, l’atmosfera era buona. Ma quando segni a inizio partita, la gente impazzisce. Ci ha dato più energia sul campo e noi abbiamo dato loro più energia per supportarci”.
Hai rimpianti per il confronto col Liverpool?
“Certo. L’andata ci ha impedito di raggiungere la finale. Abbiamo segnato 6 gol in una semifinale e siamo comunque andati fuori, mi manda ai matti. Abbiamo perso tutto in quella partita”.
Ti ha dato particolarmente fastidio come attaccante? Hai segnato tutti quei gol e avete perso lo stesso.
“Avrei preferito non segnare e andare in finale”.
Pensi che sarebbe potuta andare in altro modo?
“Sì. Li abbiamo battuti 4-2 in casa e abbiamo segnato 2 gol a Liverpool, non è facile. Non so chi altro ha segnato 6 gol in una semifinale ed è uscito. Il problema è stato che non abbiamo pensato al ritorno durante l’andata. Dovevamo pensare a tutti i 180 minuti, non solo ai primi 90. Abbiamo commesso troppi errori nella prima partita e coi giocatori che ha, il Liverpool ti punisce”.
È stata la grande occasione persa della Roma?
“Sarà difficile rifarlo, anche se neanche l’anno scorso se lo aspettava qualcuno. Mai dire mai, ma era una grande chance di arrivare in finale”.
Totti è ancora coinvolto col club dopo il ritiro, come dirigente. Come è averlo intorno?
“Sta qui tutti i giorni. Preferirei che fosse più giovane e potesse ancora giocare, segnerei più gol! Non abbiamo giocato molte partite insieme, ma penso che abbiamo fatto bene. L’unico rimpianto è stato non poter giocare con lui nei suoi anni migliori. Da attaccante, segni di più con un giocatore come lui”.
Avete scherzato sul fatto di poter infrangere qualche suo record?
“No, non ne abbiamo parlato. I record sono lì per essere superati, da me o da qualcun altro, ma non penso che qualcuno riuscirà a battere il suo record di gol”.
Come ripensi al tuo periodo al Manchester City?
“Sono stato lì quattro anni e mezzo, ho vinto dei trofei – che il City aspettava da 44 anni – e sono stato molto bene, è stato un periodo speciale della mia carriera. Seguo ancora il City, quando posso. Lo sento come il mio club, ed è stato un piacere giocare nel miglior campionato del mondo. Vuoi giocare con i migliori e competere con i migliori, quindi volevo andare in Inghilterra”.
Cosa ti fa dire che la Premier League è il miglior campionato del mondo?
“I migliori giocatori sono lì. Il ritmo è diverso. Tutto è migliore. Per esempio, ci sono 6 squadre che possono vincere. Non puoi mai dire che vincerai una partita facile”.
Sei orgoglioso di essere parte dello storico titolo del 2011-2012?
“Nonostante avessimo giocato un ottimo calcio per tutto l’anno, vincere il campionato in quel modo nel recupero lo ha reso ancor più pazzesco, ed sono stato felice di esserne stato parte. Ricordo di essere arrivato nel gennaio 2011 ed è pazzesco vedere quanto il Manchester City sia cresciuto come club da allora. Per essere con i migliori, però devono vincere la Champions League”.
Ti consideri un tifoso del Manchester City, quindi. Vale lo stesso per tutti i club in cui hai giocato?
“Sì. Seguo il Wolfsburg perché anche lì abbiamo fatto la storia. Sono stato lì per tre anni e mezzo e abbiamo vinto l’unico titolo della storia del club”.
Guardando indietro alla partita col QPR, puoi parlarci di quel che ricordi?
“Forse pensavamo tutti che sarebbe stata una partita facile. Bastava vincere in casa per diventare campioni. Io ero in panchina, e ricordo che quando Zabaleta segnò, pensammo che sarebbe stato più facile. Ma poi loro pareggiarono dal nulla, ma rimediarono un cartellino rosso e forse rimanemmo troppo scoperti dietro, loro fecero un contropiede e segnarono il 2-1. In panchina, Mancina stava imprecando contro tutti per come avevamo incassato il secondo gol. Mi chiamò e mi mise dentro subito. Avemmo occasioni, ma niente di speciale, perché sapevamo cosa stavamo bruciando e la pressione era troppa. In qualche modo segnammo quel secondo gol, che ci diede un po’ di speranza. Il tempo volava e dovevamo segnare ancora, quindi quando pareggiai tornai subito a metà campo, per avere più tempo. Fummo fortunati a segnare il terzo, perché avevamo una sola azione d’attacco per farlo, con Sergio Agüero. Fu fortunato, ma alla fine meritato”.
Cosa ti passava in mente quando sei entrato?
“Sapevo di dover fare solo il mio lavoro: segnare. E basta. Non pensavo a nient’altro”.
Hai menzionato il fatto che i calciatori avvertivano la pressione: anche tu?
“Certamente. Era tutto su un piatto d’argento e stavamo buttando l’accasione troppo facilmente. Ma ci provammo nonostante la pressione anche se, forse, non ci credeva nessuno”.
Che ricordi hai del gol di Agüero?
“Lo ricordo come un grande sollievo, più che altro. Nient’altro, solo sollievo. Sapevamo di avercela fatta, dopo tutta quella pressione e i 20 minuti finali. Quando Sergio ha segnato… non so neanche spiegarlo”.
Come furono i festeggiamenti?
“Non lo ricordo con precisione. Andammo su un bus scoperto il giorno dopo, quella sera ce la godemmo tutti insieme”.
Hai un cimelio di quelle partite?
“Ho tutte le maglie con cui ho giocato, del City, del Wolfsburg e della Roma, che tengo a casa. Quell’anno avevamo una maglietta celebrativa, con tutte le firme dei giocatori”.
È stato un grande momento per Manchester City nel loro processo di superamento del Manchester United come migliore club cittadino. Hai anche segnato una doppietta nel 6-1 di Old Trafford. C’era la sensazione che quel risultato fu di grande importanza nella storia di quella stagione?
“Battere qualcuno 6-1 in casa propria vuol dire infliggere un’umiliazione, specialmente in un derby, è ancora peggio. Successe tutto molto velocemente, penso che segnammo tre volte negli ultimi 5 minuti o qualcosa del genere. Forse quella partita ci diede forza ed energia per pensare che avremmo potuto farcela, che eravamo la squadra da battere. Battere lo United con Alex Ferguson, uno dei più grandi allenatori della storia, fu un momento speciale per noi e per i tifosi. Da lì ci amarono di più. È pazzesco pensare quante belle partite e momenti speciali abbiamo avuto in quei quattro anni e mezzo: battere lo United, vincere due titoli, più due coppe e anche il Community Shield. E lo united aveva sempre quella bandiera con cui contava gli anni in cui il City era rimasto senza titoli, prendendosi gioco dei tifosi. Dopo quel 6-1 si calmarono”.
Senti la rivalità con lo United oggi? Godi nel vederli perdere?
“No, non la vedo per niente così. Quando il City gioca, voglio che vincano, ma quando gioca lo United, se non tifo la squadra contro cui giocano, non mi interessa”.
E ti vedi un giorno di nuovo in Inghilterra?
“Non lo so, non ci penso. Non sai mai cosa accadrà domani, ma sono qui e con un anno e mezzo ancora di contratto. Vedremo cosa succederà. Per il momento, sono felice di essere qui a Roma”.
Roma-Bologna, arbitra Di Bello. I precedenti col fischietto di Brindisi
INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – Sarà Marco Di Bello della sezione di Brindisi ad arbitrare il match tra Roma e Bologna, in programma lunedì sera allo Stadio Olimpico. Il direttore di gara sarà coadiuvato dagli assistenti Cecconi e Caliari con Ghersini IV uomo.
I PRECEDENTI – Score decisamente positivo per la Roma che in nove partite di campionato dirette dal fischietto di Brindisi risulta imbattuta, con otto vittorie e un pareggio. Gli ultimi tre successi giallorossi con Di Bello sono della stagione in corso: l’esordio ad agosto in casa del Torino (partita vinta 1-0 grazie all’eurogol di Dzeko) e le vittorie contro Frosinone (4-0) e Genoa (3-2) allo Stadio Olimpico. Due precedenti anche in Coppa Italia, decisamente più burrascosi rispetto agli incontri di Serie A. Sotto la direzione di Di Bello, infatti, i giallorossi registrano una vittoria e una sconfitta. Il successo risale alla partita vinta in extremis (grazie a un rigore di De Rossi realizzato durante i tempi supplementari) contro l’Empoli nel 2015, nell’incontro valido per gli ottavi di finale di Coppa Italia. La sconfitta fu la clamorosa debacle ai calci di rigore contro lo Spezia nel dicembre dello stesso anno, sempre negli ottavi di finale.
Otto i precedenti del fischietto brindisino con il Bologna in Serie A. I rossoblù registrano con Di Bello duevittorie, cinque pareggi e una sconfitta, rimediata contro l’Inter nella partita di andata della stagione corrente. In Coppa Italia, invece, un unico precedente, il successo contro il Trapani.
Dzeko testimonial da Champions
IL MESSAGGERO - TRANI - La notte di martedì si è illuminata con le 2 reti di Zaniolo. Quella doppietta, però, non ha certo oscurato il tesimonial della Roma di Di Francesco in Europa. Nessun eclissi di Dzeko, insomma. Anzi l’exploit del diciannovenne ha avuto come principale riferimento proprio il centravanti. Che in Champions si è confermato autentico trascinatore del gruppo. E, dopo essere stato protagonista l’anno scorso fino in seminale, ha ribadito il suo feeling con la principale competizione continentale, prendendosi la scena pure in questa edizione. Edin ha tirato fuori il meglio del suo repertorio contro il Porto: il palo colpito nel 1° tempo, la presenza da pivot a smistare palloni per i compagni, l’assist per il 1° gol e il contropiede concluso con l’altro palo, sponda per il raddoppio. D’autore la chiusura del match: cambio di campo per Kolarov, fermato poi da Casillas.
FINALIZZATORE SCELTO - La Champions, da quando veste giallorosso, è il suo territorio di caccia. In 3 partecipazioni, già 15
reti: mai salito, prima di arrivare nella Capitale, in doppia cifra. Nè con il Wolsburg (4 reti) nè con il City (5). Con la Roma, oltre a essere stato capocannoniere in Europa League nella stagione 2016-2017, ha preso la mira e non si è mai fermato. Da settembre ha giocato 5 partite, saltandone 2 per infortunio, e alzato la sua media: 5 gol. Il 2 ottobre ha realizzato la sua prima tripletta in questo torneo, raccolto inedito anche per il club. Nessun tris fino a quello di Edin contro il Viktoria Plzen. Il centravanti, nei 5 match, ha regalato anche 3 assist ai compagni e dovrebbe essere considerato tale pure il palo interno usato per acchittare la palla sul sinistro di Zaniolo (insieme sono entrati nella top 11 della settimana). Presente, dunque, in 9 dei 13 gol in coppa della squadra.
SEMPRE DECISIVO - Il suo rendimento, se proprio vogliamo dirla tutta, non dipende dal sistema di gioco. Dzeko ha lasciato in questa edizione il segno con il 4-2-3-1 proprio come fece in quella passata con il 4-3-3, il 4-1-4-1, il 3-4-2-1 e il 4-3-2-1. Gli unici numeri, quando scende in campo, sono certificati dai gol. Che hanno fatto la differenza soprattutto nelle 12 partite della scorsa Champions. Solo reti pesanti, a cominciare da quella di Baku per chiudere la sfida con il Qarabag. Fantastica poi la doppietta firmata a Stanford Bridge nel 3-3 contro il Chelsea, costretto ad accontentarsi del 2° posto nel gruppo c alle spalle dei giallorossi. Dagli ottavi in avanti, eccolo nel ruolo di cecchino: suo il gol per eliminare lo Shakhtar, sua la rete per tenere in corsa i compagni nella sfida d’andata dei quarti persa al Camp Nou contro il Barça. All’Olimpico fu lui ad aprire la notte della rimonta contro Messi. E contro il Liverpool fece gol sia ad Anfield che al ritorno. Quest’anno, in coppa, ha fatto centro solo in casa: la sfida del 6 marzo al Dragao sembra
fatta apposta per interrompere il digiuno in trasferta. Dove ha seminato in campionato: 5 reti su 5, senza essere ancora riuscito a festeggiare davanti al proprio pubblico. Sono quelle le reti mancate fin qui a Di Francesco nella corsa per il 4° posto. Edin, lunedì contro il Bologna, è chiamato a riprendere il tiro al bersaglio. Per la Champions che verrà
Indagine interna sui 31 ko muscolari
IL MESSAGGERO - CARINA - Il problema esiste, inutile negarlo. Perché se anche Pallotta punta l’indice sull’alto numero dei ko muscolari stagionali (31), sta a significare che la questione a Trigoria è all’ordine del giorno. Nell’intervento a Sirius Xm, la duplice investitura da leader per Pellegrini e Zaniolo, ha fatto scivolare in secondo piano una velata insoddisfazione del presidente: «Abbiamo avuto diversi infortuni, molti stupidi a livello muscolare. Ultimamente non siamo stati esattamente l’immagine della salute. Sembra sempre che ci sia qualche problema, in allenamento o in gara. Non riusciamo mai ad avere tutti i giocatori a disposizione». Il dibattito è aperto: preparatori atletici (Di Francesco ebbe problemi analoghi nella stagione 2016-17, quella nella quale disputò l’Europa League con il Sassuolo) lavoro in campo (‘blocchi di forza’ ritenuti a volte eccessivi), scelte di mercato (calciatori arrivati con problematiche pregresse), la necessità, visto l’alto numero degli infortunati di rischiare anche chi non è al massimo o reduce da uno stop: tutto finisce nel calderone della discussione. Dal quale non sono esenti i campi di Trigoria e la scelta di svolgere la preparazione in loco. Problemi organizzativi figli delle tournée estive, che però altre squadre hanno saputo gestire meglio. Intanto per un Perotti rientrato in gruppo, il ritorno di Schick oscilla tra i 20 giorni e un mese mentre Karsdorp potrebbe cavarsela con una decina di giorni.
Olsen, Under e Perotti ok col Bologna
IL TEMPO - MENGHI - Scatto Perotti. L’argentino si è fatto trovare pronto alla ripresa degli allenamenti ieri mattina, dopo il giorno di riposo concesso da Di Francesco, e ha svolto l’intera seduta con il gruppo, partitella finale compresa. Un bel segnale in vista del Bologna, per cui ora prenota un posto almeno in panchina. Under, invece, ha proseguito il lavoro individuale, ma è vicino al momento più atteso che potrebbe arrivare da qui alla rifinitura di domenica pomeriggio: il turco proverà a regalare un doppio sorriso all’allenatore, che in attacco dovrà fare a meno di Schick e potrebbe rispolverare Kluivert. Olsen ha confermato di stare bene allenandosi pure lui con i compagni, out Karsdorp. Un po’ di turnover ci sarà, in difesa sia Santon sia Jesus sperano di trovare spazio e in mediana Nzonzi si prepara a dare il cambio a De Rossi
Pallotta: “Uefa, ora spiegaci il Fair Play”
IL TEMPO - AUSTINI - Non ci stanno più a passare per fessi. E ora vogliono spiegazioni. Pallotta e i dirigenti della Roma hanno spedito ieri una lettera ufficiale al “Club Financial Control Body” della Uefa - preannunciata dal presidente mercoledì - per chiedere dei chiarimenti rispetto al Fair Play Finanziario. Come noto, il club giallorosso negli ultimi cinque anni ha sacrificato una serie di talenti sul mercato - partendo da Marquinhos e Lamela nel 2013 per finire con Alisson, Nainggolan e Strootman la scorsa estate - proprio per rispettare i paletti imposti dall’Uefa. Stando alle norme introdotte da Platini e inasprite da Ceferin, le società non possono spendere più di quanto incassano. Il massimo disavanzo tollerato è di 30 milioni nel triennio precedente e siccome i ricavi della Roma non bastano a coprire gli investimenti (in gran parte per gli stipendi dei calciatori), a ogni chiusira di bilancio, prima Sabatini e poi Monchi, si sono ritrovati costretti a fare plusvalenze con le operazioni in uscita per far quadrare i conti. Dopo essere usciti dal “settlement agreement” a fronte di una serie di cessioni dolorose, che hanno impedito di mantenere un’ossatura stabile della squadra e attirato le inevitabili critiche dei tifosi, la musica non cambia perché i paletti generali vanno comunque rispettati. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma il problema si pone dando uno sguardo alla concorrenza. Italiana e straniera.
Col Bologna torna Olsen e si rivede Perotti
LEGGO - Perotti ci prova, per la terza volta. L’argentino è pronto a tornare contro il Bologna dopo l’infortunio muscolare al polpaccio rimediato a inizio gennaio. Si è trattato del quarto stop stagionale dopo la distorsione alla caviglia, la lesione al flessore e il primo ko proprio al polpaccio. Un calvario. Per questo qualche settimana fa il Monito ha deciso di curarsi a Barcellonadove si sono recati in questi mesi pure Pastore e Schick. In totale in questa stagione Perotti ha saltato 22 partite per infortunio. Ieri si è allenato in gruppo e lunedì sarà tra i convocati così come Olsen che tornerà tra i pali. Ancora individuale per Under che sarà a disposizione col Frosinone il 23 febbraio.
Roma giallorossoverde. Vivaio romanista al top in Europa
LEGGO - BALZANI - L'Italia's got talent ha sede a Trigoria, e per una volta non c'entra Zaniolo. Uno studio del Cies Football Observatory, infatti, ha stilato una graduatoria delle società sulla base dei minuti disputati nelle ultime 5 stagioni dai giocatori cresciuti nei loro vivai. E la Roma risulta avere il settore giovanile più prolifico d'Italia con ben trentasette giocatori sparsi in ventotto club per oltre 134mila minuti giocati (il 21% di questi nella Roma). Numeri che gli valgono il 16° posto europeo mentre un gradino più in basso c'è l'Atalanta con 36 ragazzi in 29 club. Più indietro il Milan al 26° posto.
La Roma fa quindi bella figura, ma non la serie A che ha tra le prime 20 d'Europa (presi in considerazioni i campionati inglese, italiano, tedesco, francese e spagnolo) solo due squadre e nessuna di queste nella top ten dove compaiono invece 6 spagnole, 1 inglese (il Manchester United) e 3 francesi. Le Cantere quindi funzionano e lo testimoniano Barcellona e Real Madrid ai primi due posti di questa classifica rispettivamente con 69 giocatori in 55 club e 69 in 44. Al terzo posto il Lione con 56 in 50, tra loro Lacazette e Benzema.
Insomma il settore giovanile romanista, oggi guidato da Tarantino ma plasmato negli anni dal genio di Bruno Conti, ha sfornato più talenti di tutti in Italia. Tra loro spiccano Totti, De Rossi, Florenzi, Romagnoli, Lorenzo Pellegrini, Politano e Caprari. Ma tanti meno noti riempiono i club di serie B e serie C. Un gran lavoro che inizia sin dai Pulcini ed è finalizzato dall'eterno AlbertoDe Rossi in Primavera. E il futuro promette ancora meglio. In rampa di lancio ci sono, infatti, Riccardi, Calafiori, Cangiano e Celar senza contare che continua a crescere un certo CristianTotti. Insomma la Roma dei giovani guidata dal fenomeno Zaniolo potrà contare pure sulla folta colonia Roma oltre che su un mercato sempre più orientato sui baby italiani. Nella lista di Monchi(ieri accostato di nuovo all'Arsenal) ci sono infatti Tonali del Brescia, Barella del Cagliari e Mancini dell'Atalanta. Altri vivai, lo stesso obiettivo.
Rudi Garcia la spara grossa: “Balotelli mi ricorda Totti”
IL TEMPO - MENGHI - Ce ne sono di paragoni azzardati, ma probabilmente questo lo è più di tanti altri: Balotelli come Totti. Sorprende ancora di più se si pensa che a sostenerlo è chi il capitano lo ha allenato per due anni e mezzo e ora rivede un po’ delle sue caratteristiche nell’attaccante su cui il Marsiglia ha scelto di scommettere a gennaio. “Con le dovute proporzioni - dice Rudi Garcia - rivedo un po’ di Totti nella capacità di lettura del gioco che ha Mario, un giocatore diverso per quello che puó darci: gioca bene con la squadra, si è integrato subito, puó difendere tanti palloni e ha una bella visione di gioco. Lui è la qualità di questo gruppo”.
Parole che dalla Francia sono inevitabilmente rimbalzate a Roma, dove nelle ultime ore le doti da fenomeno dell’ex numero 10 sono piuttosto state paragonate a quelle del predestinato Zanioloe, per quanto possa risultare blasfemo anche questo confronto, quella dell’allenatore dell’Olympique è la vera eresia. E lo stesso Totti potrebbe faticare a capire cosa lo accomunerebbe a Balotelli, un ribelle che non gli è mai andato a genio e a cui rifiló il famoso calcione nel 2010
Raggi: “Daspo per gli ultrà stranieri violenti”
IL MESSAGGERO - DE CICCO - La telefonata a Salvini ancora non c'è stata. Ma è questione di ore. Virginia Raggi è pronta a chiedere al Ministero dell'Interno di allargare le maglie del «Daspo urbano», insomma l'ordine di allontanamento che possono sfornare i sindaci contro chi si comporta in modo incivile e molesto. La sindaca grillina vorrebbe disporre di un simile potere anche nei confronti degli ultrà stranieri responsabili di scontri. Per quelli italiani è già previsto il Daspo sportivo, che impedisce di avvicinarsi agli stadi. Ma l'interdizione non vale a livello europeo. Ecco allora l'idea del Campidoglio: poter emettere, in asse con la Questura, un «daspo cittadino» che impedisca agli hooligan scalmanati di fare ingresso nella Capitale.
Dopo la rissa di mercoledì notte nel rione Monti, alla vigilia di Lazio-Siviglia, Raggi è convinta che serva un cambio di approccio. «È vergognoso - ha detto ieri davanti a telecamere e taccuini - che alcune persone sfoghino così il loro istinto, non sono tifosi, fanno vergognare gli appassionati sportivi e non rendono giustizia neanche alla Lazio». E ancora: «Siamo stanchi di pensare che la città debba essere blindata per quattro hooligan che nulla hanno a che vedere con il calcio. Non rendono giustizia allo sport, alle tifoserie e alla squadre». Messaggio chiaro: «È un sistema che va cambiato».
Da qui l'idea di chiedere al Viminale di ampliare il Daspo urbano, introdotto dall'ex ministro Marco Minniti nel 2017, e che dà ai sindaci la possibilità di allontanare, tramite segnalazione alla Questura, chi è responsabile di «situazioni di grande incuria o degrado del territorio, dell'ambiente e del patrimonio culturale o crea un pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana».
LA STRETTA
L'interdizione può essere applicata solo «in determinate aree della città interessate da un afflusso particolarmente rilevante di persone, anche in relazione allo svolgimento di particolari eventi». Salvini ha già cambiato il Daspo, poco dopo l'insediamento al Viminale. E ha previsto che sia applicato anche per episodi che avvengono vicino agli ospedali o nei pressi di fiere, mercati e pubblici spettacoli.
DONNE IN CURVA
Nel frattempo sono in corso le indagini per risalire ai responsabili della maxi rissa di mercoledì, che ha coinvolto 50 persone. Cinque stranieri sono finiti accoltellati, quattro spagnoli e un americano. Gli investigatori della Digos stanno visionando i filmati delle telecamere per risalire ai responsabili. Sotto la lente ci sarebbero ambienti della tifoseria ultrà della Lazio. Prende corpo l'ipotesi di uno scontro organizzato da tempo, per via della rivalità tra le due curve, su fronti politici opposti. Ipotesi che troverebbe conferma anche da alcuni screzi recenti tra i due gruppi di supporter, quando per esempio la Nord biancoceleste bandì le donne dalla curva, a Siviglia misero le tifose in prima fila sugli spalti.
Var in Champions, Rosetti: "La tecnologia ha funzionato perfettamente"
Il Var in Champions significa trasparenza. L'Uefa ha pubblicato un documento con le decisioni arbitrali prese con il suddetto strumento dopo aver spiegato con un tweet il perchè del gol di Tagliafico annullato in Ajax-Real Madrid.
“Sono molto contento del modo in cui è stato implementato VAR”, ha spiegato il direttore arbitrale UEFA, Roberto Rosetti. “La tecnologia ha funzionato perfettamente e le squadre arbitrali si sono esibite ad un livello molto alto, mostrando tutto il duro lavoro che abbiamo svolto”.
Per quanto riguarda lo scontro in Roma-Porto tra Zaniolo e con un difensore della squadra avversaria, Rosetti ha chiarito: "Un successivo controllo da parte di VAR ha dimostrato che l'episodio era fuori area, e quindi il VAR non è intervenuto e il gioco è continuato correttamente, in linea con il protocollo IFAB VAR che consente al VAR di intervenire solo nelle quattro situazioni che cambiano le partite".