Veretout : ‘’I miei gol sono di tutta la squadra’’
(Monda Mirco - insideroma.com)
Jordan Veretout, centrocampista della Roma, ha parlato ai media dopo la vittoria per 3 a 1 dei giallorossi sulla Fiorentina.
‘’Siamo scesi in campo per vincere. Era molto importante iniziare il campionato con una vittoria. E’ stata una partita difficile perché la Fiorentina è una buona squadra che gioca bene a calcio ma siamo rimasti uniti e compatti ed abbiamo portato a casa i tre punti.’’
Con una tua doppietta...
‘’I miei gol sono di tutta la squadra. Il primo nascedal bel passaggio di Miky (Mkhitaryan) per Abraham che poi la mette in mezzo, il secondo è grazie ad un gran assist di Eldor (Shomurodov). Sono gol creati da tutta la squadra ed è una vittoria di squadra. Era importante iniziare il campionato così e dobbiamo continuare perché non siamo ancora perfetti ma se continuiamo con questo atteggiamento possiamo fare delle grandi cose in questa stagione.’’
C’è solo una differenza Jordan rispetto lo scorso anno, parlo del tuo gol, farlo davanti a questo Olimpico ha un sapore differente...
‘’Si è una vittoria anche per loro perché sono stati 2 anni difficili per tutti, sopratutto per i tifosi che non sono potuti venire allo stadio. Vedere l’Olimpico così, con la curva che canta per tutta la partita, è sicuramente una vittoria anche per loro perché è fantastico vedere lo stadio quasi pieno’’
Conferenza Stampa Mourinho: "Dobbiamo dare tutto senza pensare alla stanchezza"
José Mourinho, allenatore della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro la Fiorentina:
Come ha visto la squadra dopo la trasferta?
"Le vittorie aiutano a recuperare. Quando si vince la stanchezza non è uguale come dopo la sconfitta. Questo è stato un plus. Nessun infortunio in partita, nemmeno piccoli. Stiamo bene, siamo preparati. Il calcio di oggi è così. Non farò tanti cambi per questa partita. Abbiamo bisogno di giocare. Abbiamo qualche partita di fila e domani c’è la seconda. Dobbiamo dare tutto senza pensare alla stanchezza".
Parlava dell’aiuto del pubblico. Domani il tutto esaurito. Quanto può aiutare la gente della Roma?
"I tifosi possono aiutare e possono giocare. E’ un modo diverso di andare allo stadio. Qualche volta sono lì, altre volte sono lì per aiutare, qualche volta sono lì per giocare. Spero che siano lì per giocare. Possono farlo. La passione è facile da capire. Ho giocato a Roma come avversario ed ho capito la passione dei tifosi".
Ogni intervista dice che le manca qualcosa. Dice questo come stimolo o per mantenere i piedi per terra?
"L’ho detto qualche giorno fa. Oggi quello che mi manca sono i tre punti di domani. Che stanno lì, ma stanno lì per le due squadre che li vogliono allo stesso modo. Ho cercato di spiegare al meglio possibile e non so se sia stato sufficiente. Il nostro mercato è stato di reazione perchè abbiamo perso due giocatori che non ci aspettavano e abbiamo dovuto reagire. Non abbiamo preso qualche giocatore che nella mia analisi sarebbe servito per equilibrare la rosa. Se la società fa quello sforzo che ha fatto, non ho il diritto di mettere nessun tipo di pressione. Non faccio alcuna richiesta in più. Il tempo è la parola chiave nel nostro progetto. Io mi nascondo dietro questo tempo per dire che capisco perfettamente che sarà complicato fare qualcosa in più e che tranquillamente il mio lavoro adesso è lavorare con tutti i giocatori che abbiamo in rosa. Abbiamo tempo per fare qualcosa di più. Se non si farà adesso sarà a gennaio altrimenti in estate. Mi piacerebbe che sia l’ultima volta che parlo di questo. Come principio di vita giochiamo ogni partita per vincere, anche se giochiamo con squadre più forti di noi".
La Fiorentina ha cambiato allenatore e preso quello dello Spezia. Come prepara la partita di domani? Guardano le ultime amichevoli o vedendo lo Spezia di Italiano?
"Prima di tutto hanno lasciato Gattuso e poi Italiano. Hanno scelto molto bene. Un po’ di tutto ho visto. Ovviamente gli analyst fanno il lavoro pensando alla filosofia dell’allenatore, quindi lo scorso anno allo Spezia. Abbiamo visto anche tutto quello che è stato possibile della Fiorentina. Sappiamo delle difficoltà. Allenatore di qualità, giocatori di qualità. E’ arrivato da poco come me. Italiano è un bravo allenatore, io sono un bravo allenatore e le nostre squadre giocano già abbastanza bene".
Il campo è sembrato in condizioni pessime. E’ preoccupato? Come sta Abraham?
"Il clima aiuta tanto nella qualità dei campi. Il modo dell’organizzazione del calcio lì prende aiuto da quella condizione. Paragonare l’Inghilterra con altro è difficile. Però dire che esiste qualche rapporto fra l’infortunio e il campo sarebbe molto cattivo. Mi rifiuto di fare questa connessione. Il campo non stava bene la settimana scorsa. Ho dei dubbi che domani sarà bello bello bello. Però ho fiducia nella professionalità della gente e penso che domani possa stare in condizioni più accettabili. Settimana prossima con la Lazio in casa sarà ancora meglio. Un po’ di pressione da tutti, e non solo dal mio Instagram che è cattivo (ride, ndr) e senza filtri, e possiamo far migliorare i nostri campi. Abraham domani sarà convocato. Si è allenato da solo, ma col Chelsea si è allenato bene, ha giocato amichevoli a livello alto. E’ pronto dal punto di vista fisico. E’ stata una settimana difficile per lui tra viaggi, allenamenti e documenti. Abbiamo tre attaccanti e siamo contentissimi di averli".
Come giudica il processo di maturazione di Reynolds? Florenzi?
"Reynolds lo conosco da un mese, non lo posso valutare tanto. E’ impossibile per me fare un’analisi sulla sua evoluzione. Per me non esiste un parametro. Quello che posso dire è che fisicamente è in condizioni fantastiche. Tecnicamente e tatticamente è arrivato da una realtà diversa e deve migliorare. E’ normale. E’ giovane e non ha mai giocato in Europa. Su Florenzi? Gli faccio gli auguri per una buona stagione. Se possibile finire dietro di noi".
Il suo tempo era sempre adesso. Alla Roma questo concetto è cambiato o è cambiato Mourinho?
"Non dico che sia il profilo del club. E’ un club gigante. Ma è la dimensione del club come club. Un’altra cosa è la natura dei progetti. Quando sono arrivato al Chelsea, Inter, Real, i progetti erano già fatti e non c’erano dubbi. La Roma è in una situazione diversa. Non vince da tanto, ha finito 29 punti dietro allo Scudetto, 16 punti dietro al quarto posto. Ovviamente serve tempo. Il tempo nel calcio è una cosa importante perchè la realtà è il pragmatismo dei numeri. Questo dice che non vinciamo da tanti anni, abbiamo finito sesti e settimi e lontani. Non c’è un altro modo di cambiare questa dinamica. Tempo, organizzazione interna al club, lavoro invisibile. C’è tanto da fare e col tempo i risultati arriveranno. Però ti dico sempre lo stesso, domani è per vincere".
Mi ha colpito che i terzini spingessero insieme. Poi hanno sbagliato molti cross. La spinta è costante? Sui cross?
"Ho avuto la sensazione simile alla tua. Siamo arrivati a tanti situazioni di cross in Turchia e ne abbiamo sbagliati tanti. Spingere con entrambi i terzini lo abbiamo fatto, possiamo farlo come possiamo farlo con uno solo o nessuno. Qualche partita abbiamo spinto anche con uno solo. Ci sono diversi modi di farlo. Diversi modi per arrivare allo stesso obiettivo. Vogliamo vincere e per vincere dobbiamo segnare e per segnare dobbiamo arrivare nell’ultimo spicchio di campo. Il cross è anche questione di fiducia e momento. Quando guardo i ragazzi vedo che hanno buona qualità di cross. Alla fine in Turchia il gol è arrivato su cross di Mkhitaryan".
Quali sono le squadre che ritiene più attrezzate rispetto alla Roma?
"E’ facile perchè voi sapete la risposta. E’ il pragmatismo della classifica. Guardi lì ed è facile vedere le distanze. Quando ci sono pochi punti siamo tutti lì. Vogliamo stare tranquilli, alla fine si vede. Il mio discorso non cambia. Prossima partita la vogliamo vincere, magari la perdiamo o la pareggiamo, ma vogliamo vincere. Quando giochiamo con le altre sopra di noi non cambiamo il nostro discorso".
Conferenza Stampa Italiano: "Cercheremo di mettere in difficoltà la Roma. Voglio vedere la giusta mentalità"
Vincenzo Italiano, allenatore della Fiorentina, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro la Roma:
Come sta immaginando la prima sfida della Fiorentina contro la Roma di Mourinho
"La sto sognando per come la sognano tutti gli allenatori che preparano una gara così importante. Abbiamo cambiato tanto, sarà il nostro primo esame contro una squadra fortissima, guidata da un grandissimo allenatore. Ci siamo preparati con la giusta attenzione, cercheremo di mettere in difficoltà la Roma. Vogliamo partire con il piede giusto".
Com'è giocare con il mercato ancora aperto?
"La situazione di Vlahovic, rispetto all’ultima conferenza, non è cambiata. Dusan sta trattando il rinnovo con la società, è convinto della società e non ci saranno problemi perché il ragazzo è forte e concentrato. Per quanto riguarda la sua presenza e la sua permanenza non ci sono problemi".
Che Fiorentina vuole vedere?
"Prima di tutto la Fiorentina deve proporre quello che fa durante la settimana nel migliore dei modi, con furore e qualità. Poi cercheremo di portare a casa il risultato, da domani contano i risultati. Dobbiamo sempre aver voglia di avere il pallone fra i piedi per cercare di andare a far male all’avversario. Sono contento per come si sono integrati i nazionali con il gruppo. Domani voglio vedere la giusta mentalità, come abbiamo fatto in Coppa Italia".
È partito Pezzella, chi sarà il nuovo capitano della Fiorentina?
"German è una bella persona, gli faccio un grande in bocca al lupo. La Fiorentina lo ha sostituito benissimo con Nastasic. Per quando riguarda il capitano, penso che Biraghi possa essere un calciatore che può ereditare la fascia da German. Anche per la sua voglia di rivalsa e di riscatto, può essere una guida per i suoi compagni. Questo può dare una mano ad un calciatore come Biraghi: ha qualità, può trascinare i suoi compagni. Il vice-capitano? Per me tutti i giocatori devono trascinare la squadra".
Come sta trovando Dusan Vlahovic in questi giorni? Ha ribadito la sua voglia di restare in viola?
"Nella trattativa per il rinnovo è una questione che riguarda solamente Dusan e la Fiorentina. Il ragazzo vuole rimanere, la società lo vuole trattenere. Sta trattando con serenità, con Vlahovic parlo spesso, in questo momento è al 100% della Fiorentina e sono convinto che lo sarà anche in futuro".
Cosa si aspetta per l’ultima settimana di mercato?
"È normale essere un cantiere aperto, lavoriamo da un mese. Nessuno può essere perfetto dopo un mese e trasformare tutto dopo pochi giorni. Il mercato, essendo sempre aperto, è imprevedibile ma non preoccupante per me. Io penso solo alla Roma, sono i giocatori di Mourinho che mi hanno tolto qualche ora di sonno. Per il resto è tutto risolvibile, pensiamo solo alla sfida di domani".
Con la Roma pensa al tridente visto in Coppa Italia?
"Sono arrivate indicazioni importanti dalla gara di Coppa. Per quanto riguarda la formazione, io ho sempre tantissimi dubbi. Ci prepariamo per essere tutti pronti, in questo momento ho diversi dubbi visto l’avversario. Sarà sempre così, dalla prima gara. Mi piace mescolare durante la settimana, anche se ovviamente qualcuno si guadagna sempre la conferma. Speriamo di avere meno dubbi domani sera, fare le scelte giuste e sbagliare il meno possibile".
È soddisfatto di come la squadra ha appreso le suo teorie tattiche e di gioco?
"Per mettere in difficoltà la Roma, dovevamo accelerare con la testa e con le gambe. I ragazzi lo hanno percepito, quella di domani sarà una gara dove bisogna andare forte. Saranno tutte battaglie, da affrontare con il coltello fra i denti. Vediamo se saremo bravi a superare il primo esame".
Conferenza Stampa Italiano: "Cercheremo di mettere in difficoltà la Roma. Voglio vedere la giusta mentalità"
Vincenzo Italiano, allenatore della Fiorentina, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro la Roma:
Come sta immaginando la prima sfida della Fiorentina contro la Roma di Mourinho
"La sto sognando per come la sognano tutti gli allenatori che preparano una gara così importante. Abbiamo cambiato tanto, sarà il nostro primo esame contro una squadra fortissima, guidata da un grandissimo allenatore. Ci siamo preparati con la giusta attenzione, cercheremo di mettere in difficoltà la Roma. Vogliamo partire con il piede giusto".
Com'è giocare con il mercato ancora aperto?
"La situazione di Vlahovic, rispetto all’ultima conferenza, non è cambiata. Dusan sta trattando il rinnovo con la società, è convinto della società e non ci saranno problemi perché il ragazzo è forte e concentrato. Per quanto riguarda la sua presenza e la sua permanenza non ci sono problemi".
Che Fiorentina vuole vedere?
"Prima di tutto la Fiorentina deve proporre quello che fa durante la settimana nel migliore dei modi, con furore e qualità. Poi cercheremo di portare a casa il risultato, da domani contano i risultati. Dobbiamo sempre aver voglia di avere il pallone fra i piedi per cercare di andare a far male all’avversario. Sono contento per come si sono integrati i nazionali con il gruppo. Domani voglio vedere la giusta mentalità, come abbiamo fatto in Coppa Italia".
È partito Pezzella, chi sarà il nuovo capitano della Fiorentina?
"German è una bella persona, gli faccio un grande in bocca al lupo. La Fiorentina lo ha sostituito benissimo con Nastasic. Per quando riguarda il capitano, penso che Biraghi possa essere un calciatore che può ereditare la fascia da German. Anche per la sua voglia di rivalsa e di riscatto, può essere una guida per i suoi compagni. Questo può dare una mano ad un calciatore come Biraghi: ha qualità, può trascinare i suoi compagni. Il vice-capitano? Per me tutti i giocatori devono trascinare la squadra".
Come sta trovando Dusan Vlahovic in questi giorni? Ha ribadito la sua voglia di restare in viola?
"Nella trattativa per il rinnovo è una questione che riguarda solamente Dusan e la Fiorentina. Il ragazzo vuole rimanere, la società lo vuole trattenere. Sta trattando con serenità, con Vlahovic parlo spesso, in questo momento è al 100% della Fiorentina e sono convinto che lo sarà anche in futuro".
Cosa si aspetta per l’ultima settimana di mercato?
"È normale essere un cantiere aperto, lavoriamo da un mese. Nessuno può essere perfetto dopo un mese e trasformare tutto dopo pochi giorni. Il mercato, essendo sempre aperto, è imprevedibile ma non preoccupante per me. Io penso solo alla Roma, sono i giocatori di Mourinho che mi hanno tolto qualche ora di sonno. Per il resto è tutto risolvibile, pensiamo solo alla sfida di domani".
Con la Roma pensa al tridente visto in Coppa Italia?
"Sono arrivate indicazioni importanti dalla gara di Coppa. Per quanto riguarda la formazione, io ho sempre tantissimi dubbi. Ci prepariamo per essere tutti pronti, in questo momento ho diversi dubbi visto l’avversario. Sarà sempre così, dalla prima gara. Mi piace mescolare durante la settimana, anche se ovviamente qualcuno si guadagna sempre la conferma. Speriamo di avere meno dubbi domani sera, fare le scelte giuste e sbagliare il meno possibile".
È soddisfatto di come la squadra ha appreso le suo teorie tattiche e di gioco?
"Per mettere in difficoltà la Roma, dovevamo accelerare con la testa e con le gambe. I ragazzi lo hanno percepito, quella di domani sarà una gara dove bisogna andare forte. Saranno tutte battaglie, da affrontare con il coltello fra i denti. Vediamo se saremo bravi a superare il primo esame".
Conferenza Stampa Mourinho: "Dobbiamo dare tutto senza pensare alla stanchezza"
José Mourinho, allenatore della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di campionato contro la Fiorentina:
Come ha visto la squadra dopo la trasferta?
"Le vittorie aiutano a recuperare. Quando si vince la stanchezza non è uguale come dopo la sconfitta. Questo è stato un plus. Nessun infortunio in partita, nemmeno piccoli. Stiamo bene, siamo preparati. Il calcio di oggi è così. Non farò tanti cambi per questa partita. Abbiamo bisogno di giocare. Abbiamo qualche partita di fila e domani c’è la seconda. Dobbiamo dare tutto senza pensare alla stanchezza".
Parlava dell’aiuto del pubblico. Domani il tutto esaurito. Quanto può aiutare la gente della Roma?
"I tifosi possono aiutare e possono giocare. E’ un modo diverso di andare allo stadio. Qualche volta sono lì, altre volte sono lì per aiutare, qualche volta sono lì per giocare. Spero che siano lì per giocare. Possono farlo. La passione è facile da capire. Ho giocato a Roma come avversario ed ho capito la passione dei tifosi".
Ogni intervista dice che le manca qualcosa. Dice questo come stimolo o per mantenere i piedi per terra?
"L’ho detto qualche giorno fa. Oggi quello che mi manca sono i tre punti di domani. Che stanno lì, ma stanno lì per le due squadre che li vogliono allo stesso modo. Ho cercato di spiegare al meglio possibile e non so se sia stato sufficiente. Il nostro mercato è stato di reazione perchè abbiamo perso due giocatori che non ci aspettavano e abbiamo dovuto reagire. Non abbiamo preso qualche giocatore che nella mia analisi sarebbe servito per equilibrare la rosa. Se la società fa quello sforzo che ha fatto, non ho il diritto di mettere nessun tipo di pressione. Non faccio alcuna richiesta in più. Il tempo è la parola chiave nel nostro progetto. Io mi nascondo dietro questo tempo per dire che capisco perfettamente che sarà complicato fare qualcosa in più e che tranquillamente il mio lavoro adesso è lavorare con tutti i giocatori che abbiamo in rosa. Abbiamo tempo per fare qualcosa di più. Se non si farà adesso sarà a gennaio altrimenti in estate. Mi piacerebbe che sia l’ultima volta che parlo di questo. Come principio di vita giochiamo ogni partita per vincere, anche se giochiamo con squadre più forti di noi".
La Fiorentina ha cambiato allenatore e preso quello dello Spezia. Come prepara la partita di domani? Guardano le ultime amichevoli o vedendo lo Spezia di Italiano?
"Prima di tutto hanno lasciato Gattuso e poi Italiano. Hanno scelto molto bene. Un po’ di tutto ho visto. Ovviamente gli analyst fanno il lavoro pensando alla filosofia dell’allenatore, quindi lo scorso anno allo Spezia. Abbiamo visto anche tutto quello che è stato possibile della Fiorentina. Sappiamo delle difficoltà. Allenatore di qualità, giocatori di qualità. E’ arrivato da poco come me. Italiano è un bravo allenatore, io sono un bravo allenatore e le nostre squadre giocano già abbastanza bene".
Il campo è sembrato in condizioni pessime. E’ preoccupato? Come sta Abraham?
"Il clima aiuta tanto nella qualità dei campi. Il modo dell’organizzazione del calcio lì prende aiuto da quella condizione. Paragonare l’Inghilterra con altro è difficile. Però dire che esiste qualche rapporto fra l’infortunio e il campo sarebbe molto cattivo. Mi rifiuto di fare questa connessione. Il campo non stava bene la settimana scorsa. Ho dei dubbi che domani sarà bello bello bello. Però ho fiducia nella professionalità della gente e penso che domani possa stare in condizioni più accettabili. Settimana prossima con la Lazio in casa sarà ancora meglio. Un po’ di pressione da tutti, e non solo dal mio Instagram che è cattivo (ride, ndr) e senza filtri, e possiamo far migliorare i nostri campi. Abraham domani sarà convocato. Si è allenato da solo, ma col Chelsea si è allenato bene, ha giocato amichevoli a livello alto. E’ pronto dal punto di vista fisico. E’ stata una settimana difficile per lui tra viaggi, allenamenti e documenti. Abbiamo tre attaccanti e siamo contentissimi di averli".
Come giudica il processo di maturazione di Reynolds? Florenzi?
"Reynolds lo conosco da un mese, non lo posso valutare tanto. E’ impossibile per me fare un’analisi sulla sua evoluzione. Per me non esiste un parametro. Quello che posso dire è che fisicamente è in condizioni fantastiche. Tecnicamente e tatticamente è arrivato da una realtà diversa e deve migliorare. E’ normale. E’ giovane e non ha mai giocato in Europa. Su Florenzi? Gli faccio gli auguri per una buona stagione. Se possibile finire dietro di noi".
Il suo tempo era sempre adesso. Alla Roma questo concetto è cambiato o è cambiato Mourinho?
"Non dico che sia il profilo del club. E’ un club gigante. Ma è la dimensione del club come club. Un’altra cosa è la natura dei progetti. Quando sono arrivato al Chelsea, Inter, Real, i progetti erano già fatti e non c’erano dubbi. La Roma è in una situazione diversa. Non vince da tanto, ha finito 29 punti dietro allo Scudetto, 16 punti dietro al quarto posto. Ovviamente serve tempo. Il tempo nel calcio è una cosa importante perchè la realtà è il pragmatismo dei numeri. Questo dice che non vinciamo da tanti anni, abbiamo finito sesti e settimi e lontani. Non c’è un altro modo di cambiare questa dinamica. Tempo, organizzazione interna al club, lavoro invisibile. C’è tanto da fare e col tempo i risultati arriveranno. Però ti dico sempre lo stesso, domani è per vincere".
Mi ha colpito che i terzini spingessero insieme. Poi hanno sbagliato molti cross. La spinta è costante? Sui cross?
"Ho avuto la sensazione simile alla tua. Siamo arrivati a tanti situazioni di cross in Turchia e ne abbiamo sbagliati tanti. Spingere con entrambi i terzini lo abbiamo fatto, possiamo farlo come possiamo farlo con uno solo o nessuno. Qualche partita abbiamo spinto anche con uno solo. Ci sono diversi modi di farlo. Diversi modi per arrivare allo stesso obiettivo. Vogliamo vincere e per vincere dobbiamo segnare e per segnare dobbiamo arrivare nell’ultimo spicchio di campo. Il cross è anche questione di fiducia e momento. Quando guardo i ragazzi vedo che hanno buona qualità di cross. Alla fine in Turchia il gol è arrivato su cross di Mkhitaryan".
Quali sono le squadre che ritiene più attrezzate rispetto alla Roma?
"E’ facile perchè voi sapete la risposta. E’ il pragmatismo della classifica. Guardi lì ed è facile vedere le distanze. Quando ci sono pochi punti siamo tutti lì. Vogliamo stare tranquilli, alla fine si vede. Il mio discorso non cambia. Prossima partita la vogliamo vincere, magari la perdiamo o la pareggiamo, ma vogliamo vincere. Quando giochiamo con le altre sopra di noi non cambiamo il nostro discorso".
Mourinho: "Abbiamo grande potenziale ed io non potrei essere più felice"
Josè Mourinho, allenatore della Roma, ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali del club:
Mister, sabato sera si è chiuso il precampionato della Roma e siamo entrati nella settimana che segna l’inizio degli impegni ufficiali: che bilancio può fare di questi primi quaranta giorni di lavoro?
“Tanto lavoro! Sono molto contento, veramente. Sono state settimane dove abbiamo lavorato tanto, ma fa piacere quando hai tanta gente che vuole lavorare, che vuole migliorare, che ha grande motivazione, che ha voglia di fare bene. E non parlo semplicemente dei giocatori, parlo di tutti quelli che hanno fatto parte di questo pre-campionato. La temperatura, come sappiamo tutti, è difficile, le condizioni climatiche per lavorare sono difficili, ma abbiamo lavorato per migliorare fisicamente, per migliorare tatticamente e imparare a lavorare come squadra. Allo stesso tempo parliamo anche di lavoro per l’organizzazione dei diversi dipartimenti interni al club, intorno alla squadra. Senza dimenticare, ovviamente, un mercato super super difficile e il tanto tanto lavoro che c’è stato per il direttore Tiago, per gli scout, ovviamente per la proprietà, con decisioni difficili da prendere. Dopo tanto lavoro, però, adesso arriva il momento che piace a tutti, perché anche se io sono uno che dice sempre “non mi piace la parola amichevoli”, “le partite sono partite”, “non mi piace la parola amichevole”, e abbiamo cercato di prendere esattamente questo come una motivazione per tutti, la verità è che per i tre punti si gioca domenica contro la Fiorentina e ancora più difficile che giocare per i tre punti è giocare a “knockout”: iniziamo giovedì in Turchia e questa è la pressione positiva che voglio io, che vogliono i giocatori e sicuramente anche i tifosi si divertono molto di più con partite vere, come mi piace chiamarle”.
Partiamo dagli allenamenti: pochi giorni di riposo, allenamenti ad alta intensità. A giudicare dai suoi post, è sembrato molto soddisfatto del lavoro del gruppo. Quanto le piace guidare questo gruppo? Sembra davvero molto, è così?
“Mi piace tanto. Non posso dire molto di più, mi piace tanto. Però penso che anche l’organizzazione del lavoro sia piaciuta a tutti. Di solito abbiamo lavorato, come hai detto tu, ad alta intensità, perché è così la nostra filosofia, è così che capiamo il lavoro, alla fine tu giochi come ti alleni e si può anche dire tu ti alleni come giochi. E vogliamo giocare ovviamente con intensità. Abbiamo fatto questo ogni giorno. Però c’è anche un lavoro un po’ più invisibile, più difficile da capire, principalmente per voi da fuori, che è stato anche un lavoro in palestra, di prevenzione, di recupero. Ci siamo sempre preoccupati di cercare di trovare una direzione, con delle belle sensazioni, e abbiamo tanta gente che sta lavorando assieme ai giocatori: i preparatori atletici, gli sport science, il dipartimento medico, gente che sta lavorando con grande dedicazione. Abbiamo un rapporto molto buono a livello di programmazione delle sedute di allenamento. E penso che anche i giocatori sentano questo. Il lavoro è duro, ma allo stesso tempo sentono questa organizzazione dietro di loro e per loro, credo io, che hanno questa sensazione di poter andare fino in fondo e di poter lavorare intensamente, perché tutto è sotto controllo”.
Quanto è stato importante poi, in Portogallo, vivere così a stretto contatto per la squadra?
“I quindici giorni qui a Trigoria, più o meno, sono stati buoni per iniziare un primo contatto, affinché io conoscessi loro e loro conoscessero me. Qui siamo stati insieme per qualche giorno, non solamente per allenarci: siamo rimasti qui anche a cena, qualche giorno anche a dormire, esattamente per accelerare quel processo lì. Ma il Portogallo è stato fondamentale. Non lo dico perché è la mia casa, non perché sia il Portogallo, ma per il fatto che la squadra è stata insieme 24 ore su 24, praticamente due settimane. E lì si capisce tanto. Credo che dal Portogallo siamo andati via migliorati come squadra dal punto di vista tecnico-tattico, però principalmente migliorati come gruppo, grazie a una conoscenza più profonda. E questo è fondamentale, perché alla fine questa è la famiglia. Se arriveremo alla fine del campionato, ci renderemo conto che saremo stati più tempo con questa famiglia che con la famiglia di casa, di sangue. E dobbiamo sentirci, come credo che ci sentiamo in questo momento: la squadra è veramente unita".
Con lei è arrivato un nuovo staff, che si sta integrando con i collaboratori già presenti, a più livelli: quanto è stato importante il contributo dello staff in questo primo periodo della stagione?
“Da solo è difficile. Mi piace gente che ha delle capacità, però che ha anche delle motivazioni grandi per lavorare insieme. Nel calcio sembra che ogni allenatore che arriva, arrivi in pullman e con un pullman pieno di collaboratori: noi siamo arrivati in una piccola Hyundai, perché siamo pochi. Siamo pochi, però adesso siamo tanti. E siamo tanti perché abbiamo preso gente “di casa”, gente con capacità, gente con voglia di imparare, non dico imparare in senso assoluto, dico imparare a lavorare con me, che è una cosa diversa. Abbiamo dato l’opportunità anche a gente giovane del settore giovanile - un preparatore che dalla Primavera si è unito alla prima squadra – perché è questo il nostro modo di lavorare. Non mi piace dire “ho bisogno di prendere 12-15 persone in più”, no, ho bisogno di prendere uno di ogni dipartimento che mi può aiutare a implementare una filosofia di lavoro. Però dopo esiste sempre gente all’interno del club, gente con capacità, gente che merita un’opportunità. Abbiamo fatto questo e sono veramente felice, perché oggi non posso dire “il mio staff di cinque collaboratori” – questo staff infatti non esiste più – oggi esiste il mio staff con 20 collaboratori. E come squadra, anche noi, sentiamo questa unità e penso sia molto importante per noi, come staff tecnico, ma anche per il club, perché un giorno sarà la Roma senza Josè e quando questo giorno arriverà, vogliamo lasciare quello che facciamo sempre in ogni club, vale a dire una struttura super organizzata, in grado di dare seguito a un lavoro. Però speriamo che la Roma senza Josè non sia presto, speriamo che sarà tra tanti anni”.
Prima ha parlato delle amichevoli. Sicuramente sono arrivate delle indicazioni: cosa l’ha convinta e in che cosa si aspetta dei miglioramenti da parte della squadra?
“Amichevoli per te, non per noi (sorride, ndr). Non abbiamo fatto delle amichevoli, però in effetti abbiamo iniziato qui con qualche squadra ovviamente di una serie diversa dalla nostra – Serie B, Serie C – e in questo caso è stato più per la continuità con le sedute di allenamento. In Portogallo abbiamo trovato già delle squadre di Champions League, perché Porto e Siviglia sono due squadre che giocano la Champions, due squadre di un livello altissimo: e già quelle due partite sono state importanti. Dal punto di vista dell’organizzazione difensiva, siamo andati molto molto bene – abbiamo subito un gol contro il Porto al novantesimo – con la squadra organizzata molto bene, per seguire i principi sui quali abbiamo lavorato. In fase di possesso palla abbiamo capito che c’è tanto ancora da migliorare: voglio più controllo nel gioco, voglio più intensità nell’uscita in transizione. Anche da un punto di vista del posizionamento, stiamo preparando la squadra per giocare in un modo diverso rispetto a quello che facevano negli anni precedenti. Ovviamente c’è bisogno di tempo, però siamo migliorati tanto. Dal punto di vista emozionale, emotivo, competitivo, la squadra mi è piaciuto tanto. Porto e Siviglia sono due squadre aggressive, sono due squadre difficili con cui giocare. Quella piccola rissa contro il Porto mi è piaciuta tanto, in termini di controllo delle emozioni, non è successo niente di particolare che possa andare dal cartellino giallo al rosso, semplicemente è stata una partita molto molto buona dal punto di vista della competitività. Con il Betis è un’altra storia, è una storia – penso io – che ha tanti responsabili per il modo in cui la partita è finita. Secondo me, il primo responsabile è l’arbitro e il secondo responsabile sono io, perché non posso essere io a provocare quello che è successo dopo, perché la squadra mi ha seguito nella mia reazione emozionale e abbiamo finito con tre-quattro cartellini rossi. Ripeto: responsabilità mia. Però mi piacerebbe anche che l’arbitro arrivasse a casa e pensasse “ma che ho fatto io di un’amichevole buona, una partita che era stata buona, che ho fatto io per farla finire così?” Però io prendo le mie responsabilità per quanto successo. La squadra è arrivata lì veramente stanca: era l’ultimo giorno, l’ultima partita, tre ore e mezza di pullman dal Portogallo a Siviglia, un caldo assolutamente incredibile, anche se abbiamo giocato di sera. E non posso dimenticare, perché è la verità, la situazione Dzeko: è stata una situazione strana. Si capiva che sarebbe andato a un altro club, però si respiravano un po’ di dubbi: “lui va via, arriva qualcuno, non arriva…” Ho sentito i giocatori molto più preoccupati da questa situazione che concentrati sulla fine del ritiro precampionato. Peraltro in quella partita per me, per 50-55 minuti, siamo stati un’altra volta veramente competitivi con un bravo Shomurodov, che era arrivato due giorni prima e che ha subito fatto capire alla gente che giocatore abbiamo, e dopo è finita male. Però magari è anche buono per noi, perché dopo questo, abbiamo avuto il giorno di riposo e, quando siamo tornati, abbiamo analizzato tutto quello che è successo durante la partita: di positivo, di negativo e in quel momento lì io sono stato come sono io, io ho detto ai giocatori, come ti dico a te, “io sono il responsabile per la mancanza di controllo emozionale che abbiamo avuto lì”. Però il Portogallo è stato un periodo di quindici giorni molto, molto importante per noi”.
Ha parlato anche di Dzeko: poco prima di tornare in Italia si è trovato ad affrontare questa situazione. Intanto, in attesa della formalizzazione della trattativa, ieri è arrivato a Roma Tammy Abraham. Quanto sarà importante il suo arrivo per il vostro progetto tecnico?
“Prima di tutto, devo dire grande direttore e grandissima proprietà: il boss Dan, Ryan e Tiago sono stati bravissimi. Perché la realtà è che abbiamo iniziato il pre-campionato pensando di avere Dzeko ed è stata un po’ una sorpresa per tutti noi quello che è successo. In un mercato incredibilmente difficile e in una situazione economica, vorrei dire per tutti, però per quasi tutti i club, difficile, avere la disponibilità, avere l’ambizione, avere questo rispetto per l’emozione dei tifosi, avere questo tipo di reazione, dopo aver perso Dzeko, di portare a casa Tammy Abraham, è stato, quello che voi italiani dite sempre, il colpo di mercato, tanto che dal mio punto di vista, anche se lui non fosse arrivato, io avrei avuto sempre la sensazione positiva che la mia proprietà e il mio direttore avessero fatto tutto il possibile per avere una reazione fortissima a un giocatore come Dzeko che è partito. Loro sono stati fantastici. Su Tammy, io preferisco dire “aspettate e vedrete”, lo dico con tutta la mia fiducia. Lo conosco da bambino, non ha giocato mai per me, perché quando io ero al Chelsea lui era veramente un “bambino” di 14-15-16 anni, però lo conosco molto molto bene, lo conosco come giocatore, come persona, come mentalità, so come ha preso la decisione sempre difficile, per un giocatore inglese, di lasciare la Premier. Questo mi dice tanto, tanto, perché quando tu lasci la Premier, tu la lasci perché hai ambizione, tu la lasci perché tu vuoi tornare in Nazionale, perché tu vuoi giocare il Mondiale, perché vuoi vincere fuori dall’Inghilterra dove non tanti giocatori inglesi hanno avuto grandissime carriere. Lui viene con questa ambizione, poi aspettiamo di vedere le sue qualità come giocatore, ma con Tammy, con Eldor e con Borja, abbiamo un gruppo di attaccanti che mi lasciano veramente felice. Non abbiamo quell’esperienza dei giocatori di 30-33-35 anni, non abbiamo questa esperienza come tu vedi alla Juve con Cristiano, al Milan con Giroud e Zlatan, o con Muriel, Zapata, con tutti questi giocatori già con grande stabilità ed esperienza. Non abbiamo questo, però, a livello potenziale, con questi ragazzi io non potrei essere più felice”.
Ha avuto intanto già modo di lavorare con Rui Patricio e Shomurodov: che cosa pensa possano dare alla Roma?
“Tanto. Guarda, il mercato è diventato un po’ diverso da quel mercato che avevo pensato io inizialmente. Io avevo spiegato ai boss e al direttore il mio modo di analizzare la squadra e di pensare questo primo periodo della “mia”, tra virgolette mia, Roma. Il mercato è diventato diverso, è diventato diverso perché abbiamo perso Spinazzola per tanto tempo e perché abbiamo perso anche Dzeko. Il mercato è diventato diverso perché inizialmente abbiamo pensato solo a un attaccante e non a due e non abbiamo mai pensato a un terzino sinistro. Il mercato si è trasformato in questo modo. E quando si è trasformato, è diventato più difficile perché è andato in una direzione che noi non avevamo programmato, visto che eravamo preparati per andare in un’altra direzione. E penso che il club è stato bravissimo. Sarà la prima e spero l’ultima volta che lo dico: mi mancherà qualcosa che avevo pensato quando ho analizzato la squadra inizialmente, mi mancherà qualcosa, però devo solo ringraziare per il mercato che hanno fatto per noi. Una reazione fantastica prendendo un bravissimo giovane giocatore come Vina. Rui, io dico sempre che Rui è Rui, ha giocato più di cento partite con la mia nazionale, ha giocato 4-5 anni nella Premier, Rui è Rui, Rui è stabilità, Rui è di solito giocare, giocare, giocare con un livello di stabilità tremenda. Vina è un bravissimo giocatore. Eldor, quando lo abbiamo preso, lo abbiamo preso perché avevamo bisogno di un po’ più di mobilità, un po’ di velocità, un po’ più di mobilità nell’attacco. Siamo super contenti con lui. E dopo, alla fine, c’è stata una reazione incredibile, magari qualcuno non se l’aspettava perché la difficoltà in questo mercato è altissima, però se qualcuno aveva bisogno di una reazione per capire quello che la proprietà vuol fare in questi tre anni in cui lavoreremo insieme, come minimo, se qualcuno aveva bisogno di una reazione, qui c’è stata la reazione. Come squadra sappiamo che non siamo la rosa più forte del mondo, non lo siamo e lo sappiamo, però siamo una rosa a cui nessuno può proibire di pensare che la prossima partita possiamo vincerla. Questa è la mentalità e nessuno può fermarci mentre andremo a ogni partita pensando “questa partita la possiamo vincere”. Sicuramente perderemo delle partite, pareggeremo delle partite, però vogliamo andare a ogni partita con questa sensazione: “questa partita la possiamo vincere.”
Ha parlato molto del direttore Tiago Pinto, della proprietà. Prima della partita contro il Betis, si è visto che ha parlato molto con Tiago Pinto. In Portogallo spesso si è intrattenuto con la proprietà, con Dan Friedkin e Ryan Friedkin: magari questa è una cosa che capita molto di frequente ma fa sempre notizia poi vederlo davanti alle telecamere. In generale, come procede il lavoro che state facendo insieme in quella che rappresenta davvero una nuova era per tutto il Club?
“Secondo me, la notizia dovrebbe essere quando un allenatore non parla con il direttore, quando l’allenatore non parla con la proprietà. Questa doveva essere la notizia. Mi è capitato qualche volta in club diverso di non avere la possibilità di avere questo tipo di rapporto. Penso che è solo positivo che questo succeda, perché per me è importante capire le loro sensazioni, per loro è importante capire il mio modo di pensare, di analizzare le cose. E questo mi piace tanto. Il direttore è qui ogni giorno, la proprietà se non è qui, al telefono c’è sempre e ovviamente che mi piace veramente questo. Però io vorrei fare questo ragionamento in modo più ampio, nel senso che il rapporto è buono con gli scout, è buono con gli analisti, è buono con il direttore. Stiamo veramente lavorando insieme. Non mi sembra di avere un gruppo dove tutti noi vinciamo e l’allenatore perde. Non mi sembra questo il profilo. Mi sembra che stiamo costruendo un profilo di Trigoria dove vinciamo tutti e perdiamo tutti. Sabato sera ha vissuto la sua prima serata da allenatore della Roma col il pubblico sugli spalti: domenica ci sarà il debutto in campionato contro la Fiorentina. Che effetto le ha fatto la loro accoglienza sabato e quanto può contare il loro supporto durante la stagione? Guarda, sabato ero super felice, però domenica ero un po’ triste, perché domenica ho visto i campionati in Francia, Portogallo, Germania, la Premier League, pieno, tutto pieno, festa, il nostro calcio. E dopo ho pensato, ho paragonato l’Olimpico di sabato con questi stadi di domenica e sono stato un po’ a pensare “wow, voglio l’Olimpico pieno di romanisti.” Però sabato la sensazione è stata bellissima, perché era da più di un anno che non si giocava con tifosi. Ed è stata la prima volta all’Olimpico come allenatore della Roma, con un’accoglienza veramente fantastica, però lo sento dal primo giorno, lo sento dal giorno del mio annuncio, lo sento dal giorno che sono arrivato qui a Trigoria per la prima volta e ovviamente lo sento per strada quando faccio una passeggiata in città e l’ho sentito per la prima volta all’Olimpico. Però se posso chiedere qualcosa, chiedo “squadra, squadra, squadra!” Non andare troppo nella direzione dell’individuale. Se i tifosi vogliono andare nella direzione dell’individuale, scelgano di sostenere i giocatori, non me. Meglio dimenticarmi: io sono lì, sono uno di loro, non ho bisogno di questo supporto, di questo appoggio, non ne ho bisogno. Li ringrazio tanto, però se devo chiedere qualcosa, è “squadra, squadra, squadra”, perché qui dentro è così, qui dentro è così, è squadra, squadra, squadra. E loro allo stadio: “squadra, Roma, Roma, Roma, squadra, squadra”, insieme. Non possiamo vincere sempre, avremo sicuramente dei giorni in cui andremo a casa tristi: tristi ma con la consapevolezza che abbiamo lasciato tutto lì (in campo). E sicuramente vinciamo più volte di quando avremo giorni negativi”.
Chiudiamo con una battuta: mancano poche ore alla prima partita ufficiale della stagione, in Conference League. Jose Mourinho con che stato d’animo ci arriva?
“Tu stai scherzando e vuoi che scherzo anche io. Non posso dormire! (ride, ndr). No, sto scherzando, veramente. Io sono sempre molto tranquillo, per me il dopo partita è sempre più difficile che prima della partita. Dopo la partita è difficile dormire: penso alla partita, penso a quello che è successo, penso a quello che poteva succedere. L’adrenalina della partita è sempre molto difficile. Prima della partita sono assolutamente tranquillo. E più che tranquillo, in questo momento felice, perché non mi piacciono le tue amichevoli, mi piacciono le partite vere e le partite vere iniziano adesso. Sono preparato”.
Mourinho: "Abbiamo grande potenziale ed io non potrei essere più felice"
Josè Mourinho, allenatore della Roma, ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali del club:
Mister, sabato sera si è chiuso il precampionato della Roma e siamo entrati nella settimana che segna l’inizio degli impegni ufficiali: che bilancio può fare di questi primi quaranta giorni di lavoro?
“Tanto lavoro! Sono molto contento, veramente. Sono state settimane dove abbiamo lavorato tanto, ma fa piacere quando hai tanta gente che vuole lavorare, che vuole migliorare, che ha grande motivazione, che ha voglia di fare bene. E non parlo semplicemente dei giocatori, parlo di tutti quelli che hanno fatto parte di questo pre-campionato. La temperatura, come sappiamo tutti, è difficile, le condizioni climatiche per lavorare sono difficili, ma abbiamo lavorato per migliorare fisicamente, per migliorare tatticamente e imparare a lavorare come squadra. Allo stesso tempo parliamo anche di lavoro per l’organizzazione dei diversi dipartimenti interni al club, intorno alla squadra. Senza dimenticare, ovviamente, un mercato super super difficile e il tanto tanto lavoro che c’è stato per il direttore Tiago, per gli scout, ovviamente per la proprietà, con decisioni difficili da prendere. Dopo tanto lavoro, però, adesso arriva il momento che piace a tutti, perché anche se io sono uno che dice sempre “non mi piace la parola amichevoli”, “le partite sono partite”, “non mi piace la parola amichevole”, e abbiamo cercato di prendere esattamente questo come una motivazione per tutti, la verità è che per i tre punti si gioca domenica contro la Fiorentina e ancora più difficile che giocare per i tre punti è giocare a “knockout”: iniziamo giovedì in Turchia e questa è la pressione positiva che voglio io, che vogliono i giocatori e sicuramente anche i tifosi si divertono molto di più con partite vere, come mi piace chiamarle”.
Partiamo dagli allenamenti: pochi giorni di riposo, allenamenti ad alta intensità. A giudicare dai suoi post, è sembrato molto soddisfatto del lavoro del gruppo. Quanto le piace guidare questo gruppo? Sembra davvero molto, è così?
“Mi piace tanto. Non posso dire molto di più, mi piace tanto. Però penso che anche l’organizzazione del lavoro sia piaciuta a tutti. Di solito abbiamo lavorato, come hai detto tu, ad alta intensità, perché è così la nostra filosofia, è così che capiamo il lavoro, alla fine tu giochi come ti alleni e si può anche dire tu ti alleni come giochi. E vogliamo giocare ovviamente con intensità. Abbiamo fatto questo ogni giorno. Però c’è anche un lavoro un po’ più invisibile, più difficile da capire, principalmente per voi da fuori, che è stato anche un lavoro in palestra, di prevenzione, di recupero. Ci siamo sempre preoccupati di cercare di trovare una direzione, con delle belle sensazioni, e abbiamo tanta gente che sta lavorando assieme ai giocatori: i preparatori atletici, gli sport science, il dipartimento medico, gente che sta lavorando con grande dedicazione. Abbiamo un rapporto molto buono a livello di programmazione delle sedute di allenamento. E penso che anche i giocatori sentano questo. Il lavoro è duro, ma allo stesso tempo sentono questa organizzazione dietro di loro e per loro, credo io, che hanno questa sensazione di poter andare fino in fondo e di poter lavorare intensamente, perché tutto è sotto controllo”.
Quanto è stato importante poi, in Portogallo, vivere così a stretto contatto per la squadra?
“I quindici giorni qui a Trigoria, più o meno, sono stati buoni per iniziare un primo contatto, affinché io conoscessi loro e loro conoscessero me. Qui siamo stati insieme per qualche giorno, non solamente per allenarci: siamo rimasti qui anche a cena, qualche giorno anche a dormire, esattamente per accelerare quel processo lì. Ma il Portogallo è stato fondamentale. Non lo dico perché è la mia casa, non perché sia il Portogallo, ma per il fatto che la squadra è stata insieme 24 ore su 24, praticamente due settimane. E lì si capisce tanto. Credo che dal Portogallo siamo andati via migliorati come squadra dal punto di vista tecnico-tattico, però principalmente migliorati come gruppo, grazie a una conoscenza più profonda. E questo è fondamentale, perché alla fine questa è la famiglia. Se arriveremo alla fine del campionato, ci renderemo conto che saremo stati più tempo con questa famiglia che con la famiglia di casa, di sangue. E dobbiamo sentirci, come credo che ci sentiamo in questo momento: la squadra è veramente unita".
Con lei è arrivato un nuovo staff, che si sta integrando con i collaboratori già presenti, a più livelli: quanto è stato importante il contributo dello staff in questo primo periodo della stagione?
“Da solo è difficile. Mi piace gente che ha delle capacità, però che ha anche delle motivazioni grandi per lavorare insieme. Nel calcio sembra che ogni allenatore che arriva, arrivi in pullman e con un pullman pieno di collaboratori: noi siamo arrivati in una piccola Hyundai, perché siamo pochi. Siamo pochi, però adesso siamo tanti. E siamo tanti perché abbiamo preso gente “di casa”, gente con capacità, gente con voglia di imparare, non dico imparare in senso assoluto, dico imparare a lavorare con me, che è una cosa diversa. Abbiamo dato l’opportunità anche a gente giovane del settore giovanile - un preparatore che dalla Primavera si è unito alla prima squadra – perché è questo il nostro modo di lavorare. Non mi piace dire “ho bisogno di prendere 12-15 persone in più”, no, ho bisogno di prendere uno di ogni dipartimento che mi può aiutare a implementare una filosofia di lavoro. Però dopo esiste sempre gente all’interno del club, gente con capacità, gente che merita un’opportunità. Abbiamo fatto questo e sono veramente felice, perché oggi non posso dire “il mio staff di cinque collaboratori” – questo staff infatti non esiste più – oggi esiste il mio staff con 20 collaboratori. E come squadra, anche noi, sentiamo questa unità e penso sia molto importante per noi, come staff tecnico, ma anche per il club, perché un giorno sarà la Roma senza Josè e quando questo giorno arriverà, vogliamo lasciare quello che facciamo sempre in ogni club, vale a dire una struttura super organizzata, in grado di dare seguito a un lavoro. Però speriamo che la Roma senza Josè non sia presto, speriamo che sarà tra tanti anni”.
Prima ha parlato delle amichevoli. Sicuramente sono arrivate delle indicazioni: cosa l’ha convinta e in che cosa si aspetta dei miglioramenti da parte della squadra?
“Amichevoli per te, non per noi (sorride, ndr). Non abbiamo fatto delle amichevoli, però in effetti abbiamo iniziato qui con qualche squadra ovviamente di una serie diversa dalla nostra – Serie B, Serie C – e in questo caso è stato più per la continuità con le sedute di allenamento. In Portogallo abbiamo trovato già delle squadre di Champions League, perché Porto e Siviglia sono due squadre che giocano la Champions, due squadre di un livello altissimo: e già quelle due partite sono state importanti. Dal punto di vista dell’organizzazione difensiva, siamo andati molto molto bene – abbiamo subito un gol contro il Porto al novantesimo – con la squadra organizzata molto bene, per seguire i principi sui quali abbiamo lavorato. In fase di possesso palla abbiamo capito che c’è tanto ancora da migliorare: voglio più controllo nel gioco, voglio più intensità nell’uscita in transizione. Anche da un punto di vista del posizionamento, stiamo preparando la squadra per giocare in un modo diverso rispetto a quello che facevano negli anni precedenti. Ovviamente c’è bisogno di tempo, però siamo migliorati tanto. Dal punto di vista emozionale, emotivo, competitivo, la squadra mi è piaciuto tanto. Porto e Siviglia sono due squadre aggressive, sono due squadre difficili con cui giocare. Quella piccola rissa contro il Porto mi è piaciuta tanto, in termini di controllo delle emozioni, non è successo niente di particolare che possa andare dal cartellino giallo al rosso, semplicemente è stata una partita molto molto buona dal punto di vista della competitività. Con il Betis è un’altra storia, è una storia – penso io – che ha tanti responsabili per il modo in cui la partita è finita. Secondo me, il primo responsabile è l’arbitro e il secondo responsabile sono io, perché non posso essere io a provocare quello che è successo dopo, perché la squadra mi ha seguito nella mia reazione emozionale e abbiamo finito con tre-quattro cartellini rossi. Ripeto: responsabilità mia. Però mi piacerebbe anche che l’arbitro arrivasse a casa e pensasse “ma che ho fatto io di un’amichevole buona, una partita che era stata buona, che ho fatto io per farla finire così?” Però io prendo le mie responsabilità per quanto successo. La squadra è arrivata lì veramente stanca: era l’ultimo giorno, l’ultima partita, tre ore e mezza di pullman dal Portogallo a Siviglia, un caldo assolutamente incredibile, anche se abbiamo giocato di sera. E non posso dimenticare, perché è la verità, la situazione Dzeko: è stata una situazione strana. Si capiva che sarebbe andato a un altro club, però si respiravano un po’ di dubbi: “lui va via, arriva qualcuno, non arriva…” Ho sentito i giocatori molto più preoccupati da questa situazione che concentrati sulla fine del ritiro precampionato. Peraltro in quella partita per me, per 50-55 minuti, siamo stati un’altra volta veramente competitivi con un bravo Shomurodov, che era arrivato due giorni prima e che ha subito fatto capire alla gente che giocatore abbiamo, e dopo è finita male. Però magari è anche buono per noi, perché dopo questo, abbiamo avuto il giorno di riposo e, quando siamo tornati, abbiamo analizzato tutto quello che è successo durante la partita: di positivo, di negativo e in quel momento lì io sono stato come sono io, io ho detto ai giocatori, come ti dico a te, “io sono il responsabile per la mancanza di controllo emozionale che abbiamo avuto lì”. Però il Portogallo è stato un periodo di quindici giorni molto, molto importante per noi”.
Ha parlato anche di Dzeko: poco prima di tornare in Italia si è trovato ad affrontare questa situazione. Intanto, in attesa della formalizzazione della trattativa, ieri è arrivato a Roma Tammy Abraham. Quanto sarà importante il suo arrivo per il vostro progetto tecnico?
“Prima di tutto, devo dire grande direttore e grandissima proprietà: il boss Dan, Ryan e Tiago sono stati bravissimi. Perché la realtà è che abbiamo iniziato il pre-campionato pensando di avere Dzeko ed è stata un po’ una sorpresa per tutti noi quello che è successo. In un mercato incredibilmente difficile e in una situazione economica, vorrei dire per tutti, però per quasi tutti i club, difficile, avere la disponibilità, avere l’ambizione, avere questo rispetto per l’emozione dei tifosi, avere questo tipo di reazione, dopo aver perso Dzeko, di portare a casa Tammy Abraham, è stato, quello che voi italiani dite sempre, il colpo di mercato, tanto che dal mio punto di vista, anche se lui non fosse arrivato, io avrei avuto sempre la sensazione positiva che la mia proprietà e il mio direttore avessero fatto tutto il possibile per avere una reazione fortissima a un giocatore come Dzeko che è partito. Loro sono stati fantastici. Su Tammy, io preferisco dire “aspettate e vedrete”, lo dico con tutta la mia fiducia. Lo conosco da bambino, non ha giocato mai per me, perché quando io ero al Chelsea lui era veramente un “bambino” di 14-15-16 anni, però lo conosco molto molto bene, lo conosco come giocatore, come persona, come mentalità, so come ha preso la decisione sempre difficile, per un giocatore inglese, di lasciare la Premier. Questo mi dice tanto, tanto, perché quando tu lasci la Premier, tu la lasci perché hai ambizione, tu la lasci perché tu vuoi tornare in Nazionale, perché tu vuoi giocare il Mondiale, perché vuoi vincere fuori dall’Inghilterra dove non tanti giocatori inglesi hanno avuto grandissime carriere. Lui viene con questa ambizione, poi aspettiamo di vedere le sue qualità come giocatore, ma con Tammy, con Eldor e con Borja, abbiamo un gruppo di attaccanti che mi lasciano veramente felice. Non abbiamo quell’esperienza dei giocatori di 30-33-35 anni, non abbiamo questa esperienza come tu vedi alla Juve con Cristiano, al Milan con Giroud e Zlatan, o con Muriel, Zapata, con tutti questi giocatori già con grande stabilità ed esperienza. Non abbiamo questo, però, a livello potenziale, con questi ragazzi io non potrei essere più felice”.
Ha avuto intanto già modo di lavorare con Rui Patricio e Shomurodov: che cosa pensa possano dare alla Roma?
“Tanto. Guarda, il mercato è diventato un po’ diverso da quel mercato che avevo pensato io inizialmente. Io avevo spiegato ai boss e al direttore il mio modo di analizzare la squadra e di pensare questo primo periodo della “mia”, tra virgolette mia, Roma. Il mercato è diventato diverso, è diventato diverso perché abbiamo perso Spinazzola per tanto tempo e perché abbiamo perso anche Dzeko. Il mercato è diventato diverso perché inizialmente abbiamo pensato solo a un attaccante e non a due e non abbiamo mai pensato a un terzino sinistro. Il mercato si è trasformato in questo modo. E quando si è trasformato, è diventato più difficile perché è andato in una direzione che noi non avevamo programmato, visto che eravamo preparati per andare in un’altra direzione. E penso che il club è stato bravissimo. Sarà la prima e spero l’ultima volta che lo dico: mi mancherà qualcosa che avevo pensato quando ho analizzato la squadra inizialmente, mi mancherà qualcosa, però devo solo ringraziare per il mercato che hanno fatto per noi. Una reazione fantastica prendendo un bravissimo giovane giocatore come Vina. Rui, io dico sempre che Rui è Rui, ha giocato più di cento partite con la mia nazionale, ha giocato 4-5 anni nella Premier, Rui è Rui, Rui è stabilità, Rui è di solito giocare, giocare, giocare con un livello di stabilità tremenda. Vina è un bravissimo giocatore. Eldor, quando lo abbiamo preso, lo abbiamo preso perché avevamo bisogno di un po’ più di mobilità, un po’ di velocità, un po’ più di mobilità nell’attacco. Siamo super contenti con lui. E dopo, alla fine, c’è stata una reazione incredibile, magari qualcuno non se l’aspettava perché la difficoltà in questo mercato è altissima, però se qualcuno aveva bisogno di una reazione per capire quello che la proprietà vuol fare in questi tre anni in cui lavoreremo insieme, come minimo, se qualcuno aveva bisogno di una reazione, qui c’è stata la reazione. Come squadra sappiamo che non siamo la rosa più forte del mondo, non lo siamo e lo sappiamo, però siamo una rosa a cui nessuno può proibire di pensare che la prossima partita possiamo vincerla. Questa è la mentalità e nessuno può fermarci mentre andremo a ogni partita pensando “questa partita la possiamo vincere”. Sicuramente perderemo delle partite, pareggeremo delle partite, però vogliamo andare a ogni partita con questa sensazione: “questa partita la possiamo vincere.”
Ha parlato molto del direttore Tiago Pinto, della proprietà. Prima della partita contro il Betis, si è visto che ha parlato molto con Tiago Pinto. In Portogallo spesso si è intrattenuto con la proprietà, con Dan Friedkin e Ryan Friedkin: magari questa è una cosa che capita molto di frequente ma fa sempre notizia poi vederlo davanti alle telecamere. In generale, come procede il lavoro che state facendo insieme in quella che rappresenta davvero una nuova era per tutto il Club?
“Secondo me, la notizia dovrebbe essere quando un allenatore non parla con il direttore, quando l’allenatore non parla con la proprietà. Questa doveva essere la notizia. Mi è capitato qualche volta in club diverso di non avere la possibilità di avere questo tipo di rapporto. Penso che è solo positivo che questo succeda, perché per me è importante capire le loro sensazioni, per loro è importante capire il mio modo di pensare, di analizzare le cose. E questo mi piace tanto. Il direttore è qui ogni giorno, la proprietà se non è qui, al telefono c’è sempre e ovviamente che mi piace veramente questo. Però io vorrei fare questo ragionamento in modo più ampio, nel senso che il rapporto è buono con gli scout, è buono con gli analisti, è buono con il direttore. Stiamo veramente lavorando insieme. Non mi sembra di avere un gruppo dove tutti noi vinciamo e l’allenatore perde. Non mi sembra questo il profilo. Mi sembra che stiamo costruendo un profilo di Trigoria dove vinciamo tutti e perdiamo tutti. Sabato sera ha vissuto la sua prima serata da allenatore della Roma col il pubblico sugli spalti: domenica ci sarà il debutto in campionato contro la Fiorentina. Che effetto le ha fatto la loro accoglienza sabato e quanto può contare il loro supporto durante la stagione? Guarda, sabato ero super felice, però domenica ero un po’ triste, perché domenica ho visto i campionati in Francia, Portogallo, Germania, la Premier League, pieno, tutto pieno, festa, il nostro calcio. E dopo ho pensato, ho paragonato l’Olimpico di sabato con questi stadi di domenica e sono stato un po’ a pensare “wow, voglio l’Olimpico pieno di romanisti.” Però sabato la sensazione è stata bellissima, perché era da più di un anno che non si giocava con tifosi. Ed è stata la prima volta all’Olimpico come allenatore della Roma, con un’accoglienza veramente fantastica, però lo sento dal primo giorno, lo sento dal giorno del mio annuncio, lo sento dal giorno che sono arrivato qui a Trigoria per la prima volta e ovviamente lo sento per strada quando faccio una passeggiata in città e l’ho sentito per la prima volta all’Olimpico. Però se posso chiedere qualcosa, chiedo “squadra, squadra, squadra!” Non andare troppo nella direzione dell’individuale. Se i tifosi vogliono andare nella direzione dell’individuale, scelgano di sostenere i giocatori, non me. Meglio dimenticarmi: io sono lì, sono uno di loro, non ho bisogno di questo supporto, di questo appoggio, non ne ho bisogno. Li ringrazio tanto, però se devo chiedere qualcosa, è “squadra, squadra, squadra”, perché qui dentro è così, qui dentro è così, è squadra, squadra, squadra. E loro allo stadio: “squadra, Roma, Roma, Roma, squadra, squadra”, insieme. Non possiamo vincere sempre, avremo sicuramente dei giorni in cui andremo a casa tristi: tristi ma con la consapevolezza che abbiamo lasciato tutto lì (in campo). E sicuramente vinciamo più volte di quando avremo giorni negativi”.
Chiudiamo con una battuta: mancano poche ore alla prima partita ufficiale della stagione, in Conference League. Jose Mourinho con che stato d’animo ci arriva?
“Tu stai scherzando e vuoi che scherzo anche io. Non posso dormire! (ride, ndr). No, sto scherzando, veramente. Io sono sempre molto tranquillo, per me il dopo partita è sempre più difficile che prima della partita. Dopo la partita è difficile dormire: penso alla partita, penso a quello che è successo, penso a quello che poteva succedere. L’adrenalina della partita è sempre molto difficile. Prima della partita sono assolutamente tranquillo. E più che tranquillo, in questo momento felice, perché non mi piacciono le tue amichevoli, mi piacciono le partite vere e le partite vere iniziano adesso. Sono preparato”.
La Roma saluta Dzeko e guarda al futuro. Il bosniaco rimarrà nella storia del club
INSIDEROMA.COM - FEDERICO FALVO - Edin Dzeko ha deciso il suo futuro, lascia la Roma per accasarsi all'Inter.
Un trasferimento a cui il club giallorosso non ha opposto una forte resistenza, forse perchè sapeva di non poter chiedere di più al bosniaco, miglior marcatore non italiano nella storia della Roma e terzo miglior marcatore di sempre del club.
IL PASSATO - Dzeko che arrivò alla Roma l'11 agosto 2015, da giocatore con già molta esperienza ma un futuro da scrivere. Un futuro che il "cigno di Sarajevo" ha scritto sia sul campo che fuori: cinque stagioni con il giallorosso addosso, 260 presenze, 119 gol, 55 assisti ed una famiglia bellissima.
Perchè a Roma Edin non ha solo trovato una famiglia a Trigoria, ma si è costruito anche la sua di famiglia con la moglie Amra. Un sodalizio che ha dato alla luce tre bambini che saranno legati sempre alla città di Roma dove sono nati. Così come siamo convinti rimarrà legato a Roma anche Dzeko. Perchè in giallorosso Edin è maturato in tutto e per tutto, arrivando a rappresentare la Roma da capitano. Un onore che prima di lui toccò a giocatori che della Roma e con la Roma hanno fatto la storia. Una storia a cui Dzeko ha contribuito per sei stagioni, essendo protagonista di grandi vittorie.
La prima, in ordine di tempo, la vittoria all'Olimpico contro la Juventus; condita con un gol di testa all'esordio davanti il suo pubblico, esattamente sotto la Curva Sud. Ma rimarranno nella storia gli scambi con Totti negli ultimi anni di carriera del leggendario 10 giallorosso; i colpi di classe da vero campione; il sinistro al volo a Stamford Bridge contro il Chelsea; la rete al Camp Nou contro il Barcellona nel 2018 bissata con quella dell'1-0 all'Olimpico che sancì la rimonta della Roma contro i catalani e l'approdo in semifinale di Champions League. E sempre nello stesso anno ed in Champions League la sua prima tripletta nella competizione contro il Viktoria Plzen, proprio con la maglia della Roma indosso.
Un giocatore immenso, che rimarrà per sempre nella storia della Roma come terzo miglior marcatore "all time" del club e primo marcatore straniero. Una storia durata esattamente sei anni dall'11 agosto 2015 all'11 agosto 2021.
IL FUTURO - Ma la storia, si sa, fa parte del passato. Così come Dzeko, purtroppo, ormai è un ex giocatore della Roma ed in casa giallorssa si deve guardare al futuro.
Un futuro che può contare sul nuovo arrivato Shomurodov, che si va ad aggiungere al già presente Mayoral. Ma a Trigoria cercano un attaccante di prospetto che possa sostituire adeguatamente Dzeko come prossimo numero 9 giallorosso. Tra i vari nomi spiccano quelli di Icardi, Azmoun, Belotti, Isak ed Abraham.
L'argentino Icardi è dato in uscita dal Paris Saint Germain, ma la trattativa non sembra decollare poichè la Roma vorrebbe il giocatore in prestito; cosa che non piace molto ai parigini più impegnati a concludere i grandi colpi in entrata.
Belotti ed Azmoun, cercati in precedenza, sembrano essere diventati ormai dei "piani B". Belotti, che sembrava destinato alla Roma, rimarrà molto probabilmente in granata con i giallorossi che già in passato avevano lasciato perdere l'affare a causa delle richieste troppo alte del Torino. Problemi di prezzo anche per Azmoun, con cui la Roma non chiuse prima di acquistare Shomurodov. L'attaccante attualmente è nel mirino del Bayer Leverkusen, ma le richieste alte dello Zenit stanno portando anche i tedeschi a ritirarsi dall'affare, nonostante lo stesso Azmoun spinga per una cessione.
Prezzo troppo alto anche per Isak, che ha da poco rinnovato con la Real Sociedad ed ha una valutazione di partenza intorno i 40 milioni.
Quaranta milioni, ovvero la cifra della trattiva già conclusa con il Chelsea per Tammy Abraham. L'attaccante inglese, classe '97, ha realizzato 21 reti in 56 presenze nelle ultime due stagioni con Blues dopo aver militato in prestito nelle serie minori per fare esperienza. Un attaccante che gioca prevalentemente da prima piunta, ma può ricoprire anche il ruolo di esterno offensivo. Un profilo perfetto per Mourinho, che ha chiamato il giocatore per convincerlo a vestire il giallorosso. Ma Abraham, nonostante sia stato inorgoglito dalla chiamata, è ancora titubante sul si definitivo alla Roma; avendo voglia di restare nella sua Londra per vestire la maglia dell'Arsenal. Tiago Pinto intanto ha trovato l'accordo con il Chelsea, per un totale di 40 milioni tra prestito oneroso e riscatto obbligatorio. Un accordo a cui potrebbe aggiungersi anche un diritto di recompra in favore del Chelsea qualora la Roma decidesse di cedere il giocatore. Giocatore che però ancora non ha deciso il proprio futuro ed attende la fine della finale di Supercoppa Europea (in programma stasera) prima di incontrare Pinto nella giornata di domani ed ascoltare la proposta della Roma.
Roma che aspetterà fino al fine settimana Abraham ed una sua risposta. Qualora il giocatore prendesse ancora tempo i giallorossi vireranno su altri giocatori.
Nuovo terzino per Mourinho
(Monda Mirco - insideroma.com)
Dopo 10 giorni di quarantena l’AS Roma ha ufficializzato l’arrivo di Viña
Da poche ore, Josè Mourinho può contare ufficialmente su un nuovo terzino che sostituirà l’infortunato Leonardo Spinazzola.
Il nuovo giocatore giallorosso è Matias Viña, uruguaiano classe 1997 proveniente dal Palmeiras.
Il terzino sinistro della nazionale uruguaiana arriva nella capitale a titolo definitivo. Nelle casse della società brasiliana, posseditrice del cartellino, andranno 13 milioni di euro oltre ad una percentuale su un’eventuale futura vendita di Viña in futuro.
Il nuovo giocatore a disposizione del tecnico portoghese ha scelto di indossare la maglia numero 5 ed ha firmato un contratto che lo legherà alla squadra capitolina fino al 2026.
Queste le sue parole da neo giocatore dell’AS Roma :
‘’Sono entusiasta di essere approdato in un club così prestigioso. Da bambino sognavo di giocare in Europa e poterlo fare con la maglia della Roma mi rende orgoglioso. Non vedo l’ora di mettermi a disposizione del mister e dei compagni e di scendere in campo davanti ai nostri tifosi”
Viña è alto 180 cm, mancino e può giocare da terzino sinistro (ruolo principale), centrale di difesa ed esterno di centrocampo. Nella scorsa stagione ha giocato 22 partite per un totale di 1694 minuti con la maglia bianco verde del Palmerias tra Série A, Paulistão, Mondiale per club, Libertadores, Supercopa do Brasil e e Recopa Sudamericana. Nelle 22 apparizioni della scorsa stagione ha realizzato 2 reti e messo a segno 3 assist.
Nella scorsa Copa America, con la nazionale guidata da Óscar Tabárez, è stato il terzino sinistro titolare in tutte e 5 le partite della competizione.
Nuovo terzino per Mourinho
(Monda Mirco - insideroma.com)
Dopo 10 giorni di quarantena l’AS Roma ha ufficializzato l’arrivo di Viña
Da poche ore, Josè Mourinho può contare ufficialmente su un nuovo terzino che sostituirà l’infortunato Leonardo Spinazzola.
Il nuovo giocatore giallorosso è Matias Viña, uruguaiano classe 1997 proveniente dal Palmeiras.
Il terzino sinistro della nazionale uruguaiana arriva nella capitale a titolo definitivo. Nelle casse della società brasiliana, posseditrice del cartellino, andranno 13 milioni di euro oltre ad una percentuale su un’eventuale futura vendita di Viña in futuro.
Il nuovo giocatore a disposizione del tecnico portoghese ha scelto di indossare la maglia numero 5 ed ha firmato un contratto che lo legherà alla squadra capitolina fino al 2026.
Queste le sue parole da neo giocatore dell’AS Roma :
‘’Sono entusiasta di essere approdato in un club così prestigioso. Da bambino sognavo di giocare in Europa e poterlo fare con la maglia della Roma mi rende orgoglioso. Non vedo l’ora di mettermi a disposizione del mister e dei compagni e di scendere in campo davanti ai nostri tifosi”
Viña è alto 180 cm, mancino e può giocare da terzino sinistro (ruolo principale), centrale di difesa ed esterno di centrocampo. Nella scorsa stagione ha giocato 22 partite per un totale di 1694 minuti con la maglia bianco verde del Palmerias tra Série A, Paulistão, Mondiale per club, Libertadores, Supercopa do Brasil e e Recopa Sudamericana. Nelle 22 apparizioni della scorsa stagione ha realizzato 2 reti e messo a segno 3 assist.
Nella scorsa Copa America, con la nazionale guidata da Óscar Tabárez, è stato il terzino sinistro titolare in tutte e 5 le partite della competizione.
Estate particolare per il Faraone
(Monda Mirco - Insideroma.com)
Tra il processo e le difficoltà con la maglia giallorossa, ecco l’estate dell’ex giocatore del Milan.
Estate particolarmente calda per Stephan El Shaarawy. L’esterno offensivo dell’AS Roma è ‘’sotto processo’’ sia per vicende extra calcio che per il suo rendimento sul rettangolo di gioco.
Lo scorso 12 febbraio, rientrato da poco in Italia dopo l’esperienza cinese, il Faraone era stato protagonista di una vicenda poco piacevole. Un giovane ragazzo cileno aveva cercato di rubare la Lamborghini dell’attaccante italiano. Scattato l’allarme della vettura, El Shaarawy era corso alla macchina e vedendo allontanarsi il giovane ladro lo aveva rincorso e successivamente fermato. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine il ragazzo era stato portato in questura e denunciato per tentato furto. Josè Carlos Sagardia Aliaga, questo il nome del giovane cileno, è stato poi condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione. Tutto regolare, sembrerebbe, se non fosse che il ladro ha poi denunciato l’attaccante giallorosso per aggressione supportando la sua tesi con un certificato medico con 60 giorni di prognosi. In merito a ciò, Stephan è stato ascoltato dal PM, lo scorso 26 luglio, per difendersi dall’accusa di aggressione nei confronti di Sagardia Aliaga.
"L'iscrizione nel registro degli indagati, così come l'interrogatorio, sono atti dovuti. Il mio assistito ha chiarito nei dettagli la vicenda spiegando la sua completa estraneità ai fatti contestati. In attesa delle determinazioni del pm siamo fiduciosi di uscirne in tempi rapidi". Queste sono le parole dell’avv. Gianluca Tagnozzi che assiste l’esterno giallorosso.
Oltre alle vicende extra campo, El Shaarawy sembra sempre più vicino alla cessione visti gli scarsi risultati e le brutte prestazioni che sta avendo nel rettangolo di gioco. Josè Mourinho ed il suo staff, infatti, sembrerebbero essere molto scontenti delle prove del Faraone, al quale l’ex tecnico degli Spurs chiede una lavoro di collante tra centrocampo ed attacco come faceva Eto’o nell’Inter del triplete. La dirigenza giallorossa potrebbe quindi far partite l’ex giocatore del Milan in vista di una giusta offerta visto anche la plusvalenza (Stephan è tornato a Roma da parametro a zero) che porterebbe nelle casse romaniste.
Estate particolare per il Faraone
(Monda Mirco - Insideroma.com)
Tra il processo e le difficoltà con la maglia giallorossa, ecco l’estate dell’ex giocatore del Milan.
Estate particolarmente calda per Stephan El Shaarawy. L’esterno offensivo dell’AS Roma è ‘’sotto processo’’ sia per vicende extra calcio che per il suo rendimento sul rettangolo di gioco.
Lo scorso 12 febbraio, rientrato da poco in Italia dopo l’esperienza cinese, il Faraone era stato protagonista di una vicenda poco piacevole. Un giovane ragazzo cileno aveva cercato di rubare la Lamborghini dell’attaccante italiano. Scattato l’allarme della vettura, El Shaarawy era corso alla macchina e vedendo allontanarsi il giovane ladro lo aveva rincorso e successivamente fermato. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine il ragazzo era stato portato in questura e denunciato per tentato furto. Josè Carlos Sagardia Aliaga, questo il nome del giovane cileno, è stato poi condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione. Tutto regolare, sembrerebbe, se non fosse che il ladro ha poi denunciato l’attaccante giallorosso per aggressione supportando la sua tesi con un certificato medico con 60 giorni di prognosi. In merito a ciò, Stephan è stato ascoltato dal PM, lo scorso 26 luglio, per difendersi dall’accusa di aggressione nei confronti di Sagardia Aliaga.
"L'iscrizione nel registro degli indagati, così come l'interrogatorio, sono atti dovuti. Il mio assistito ha chiarito nei dettagli la vicenda spiegando la sua completa estraneità ai fatti contestati. In attesa delle determinazioni del pm siamo fiduciosi di uscirne in tempi rapidi". Queste sono le parole dell’avv. Gianluca Tagnozzi che assiste l’esterno giallorosso.
Oltre alle vicende extra campo, El Shaarawy sembra sempre più vicino alla cessione visti gli scarsi risultati e le brutte prestazioni che sta avendo nel rettangolo di gioco. Josè Mourinho ed il suo staff, infatti, sembrerebbero essere molto scontenti delle prove del Faraone, al quale l’ex tecnico degli Spurs chiede una lavoro di collante tra centrocampo ed attacco come faceva Eto’o nell’Inter del triplete. La dirigenza giallorossa potrebbe quindi far partite l’ex giocatore del Milan in vista di una giusta offerta visto anche la plusvalenza (Stephan è tornato a Roma da parametro a zero) che porterebbe nelle casse romaniste.