Roma, i dubbi di Monchi

IL TEMPO - MENGHI - Anche i più forti vivono momenti di debolezza, l'importante poi è sapersi rialzare. Monchi è un uomo forte, ma è stato immortalato nel pieno dello sconforto nel salottino dei dirigenti all'interno dell'Olimpico, mentre Zaniolo in campo pareggiava la partita col Milan. Essere il direttore sportivo della Roma che subendo 7 gol a Firenze scrive una delle pagine più nere della sua storia significa portare un grosso macigno sulle spalle, ma non vuol dire che questo debba schiacciarlo. Monchi si sente il primo colpevole di questa situazione, non scansa le responsabilità, lui se le assume, anche davanti a microfoni incandescenti pochi minuti dopo l'eliminazione-beffa dalla Coppa Italia. Vive la frustrazione come un tifoso, ne paga o ne pagherà le conseguenze come dirigente.

Oggi non medita l'addio, non è tipo da fughe, ma lui stesso si mette in discussione e lascia che sia il campo a dire se merita di restare dov'è. Non sono le sirene inglesi o spagnole - si è parlato di Arsenal e Real Madrid sulle sue tracce e non ci sarebbe nulla di strano visto che fuori piace a tutti, è qui che viene contestato - sono più che altro i risultati a tenerlo appeso a un filo sottile. La sua storia con la Roma può continuare, nulla è precluso, nonostante la macchia del 7-1 che non è facile da dimenticare. C'è il 4° posto da raggiungere, l'obiettivo minimo in campionato, e ci sono gli ottavi di Champions da giocare per provare a fare qualcosa di straordinario che già una volta è riuscito a Di Francesco e, perché no, potrebbe offrire un nuovo punto di vista su questa stagione. Il tempo per cambiare le cose c'è e non c'è fretta di decidere il futuro. Monchi ha in testa solo la partita con il Chievo e spera che giorno dopo giorno, gara dopo gara, si riesca ad alzare l'asticella e a riportare i giallorossi in alto. Poco tempo fa in un'intervista (parlerà di nuovo a Verona prima del match) aveva giurato: «Resto», ma se sentirà di non meritarsi questo posto sarà il primo ad alzare la mano e a tornare a casa. Pallotta non ha dubbi su di lui, gli ha consegnato la Roma e ha delegato ogni scelta, in primis quella sull'allenatore, perché si fida del suo diesse. Monchi, dal canto suo, si è fatto una chiacchierata con la squadra ogni volta che le cose precipitavano e ha sempre ribadito che Di Francesco non andava da nessuna parte, né ieri né oggi e né domani, fino al termine della stagione resterà - salvo cataclismi - sulla panchina giallorossa, e allora dovevano essere i giocatori, responsabilizzati, a reagire in campo. E lo hanno fatto, senza il capro espiatorio più semplice da prendere di mira si sono uniti, col Milan la prestazione più del risultato è stato un segnale importante e ora serve la tanto ricercata continuità, che passa dal Chievo e dal Portomartedì, dal campionato da risalire e dalla Champions per sognare.


Uefa, oggi Ceferin sarà rieletto presidente

LEGGO - ZORZO - L’Hotel Hilton di Roma sarà il teatro della riconferma di Aleksander Ceferin, candidato unico alla presidente dell’Uefa. Quella che sarà certificata oggi nel 43esimo congresso ordinario, con all’ordine del giorno la scontatissima rielezione per il secondo mandato di Ceferin. A proposito di competizioni, Ceferin sembra avere le idee chiare, soprattutto sull’ipotesi di una Superlega: «Ucciderebbe il calcio. E sarebbe pure noioso vedere ogni settimana Psg-Juve...». Il presidente Uefa ne ha anche per la Fifa e non nasconde le divergenze con l’organismo che comanda il calcio mondiale, come quella meravigliosa idea che si è messo in testa Infantino, di allargare a 48 Nazionali il Mondiale già a partire da Qatar 2022. Ceferin dice no: «Il Qatar non può organizzare da solo il Mondiale a 48 squadre. E non è in buone relazioni politiche con i Paesi vicini. Si può legalmente affiancargli un altro Paese o bisogna lanciare un’altra gara di attribuzione? Visto che il Mondiale di giocherà tra novembre e dicembre, bisognerebbe togliere ancora più date ai campionati nazionali, soprattutto in Europa. Non penso sia realizzabile». E bocciato anche l’altro piano di Infantino di un nuovo Mondiale per club: «È un progetto da 25 miliardi di dollari di cui non sappiamo nulla, finanziato da un fondo estero di cui ignoriamo l’identità. Rimaniamo contrari poiché vogliamo sapere chi c’è dietro: il calcio non è in vendita». Già.


La Roma compra i terreni dello stadio: affare da 100 milioni

IL TEMPO - MAGLIARO - Manca solo la carta regalo e il fiocco rosso, poi James Pallotta, presidente della Roma, sarà proprietario anche dei terreni di Tor di Valle e subentrerà a Eurnovanelle quote sul progetto Stadio. Per Radio Trigoria la cifra oscillerebbe attorno ai 100 milioni e la firma sarebbe attesa entro pochissimi giorni, difficilmente oltre fine mese. L'acquisto da parte di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto e dei terreni, di fatto, chiude uno dei buchi ancora aperti nella complessa trattativa con il Campidoglio che ha fatto chiaramente intendere di non voler sottoscrivere la convenzione urbanistica (il contratto) in presenza di pendenze economiche.
IN ATTESA DEL POLITECNICO La notizia del passaggio da Eurnova a Pallotta gira oramai da qualche settimana e il "closing", atteso già da dicembre, è slittato fino a febbraio per attendere l'esito politico della relazione del Politecnico di Torino. Relazione che rimane comunque il grande tema politico che anima i corridoi del Campidoglio. Più di qualche consigliere comunale 5Stelle è tutt'altro che soddisfatto del testo e di come la Raggi e il suo entourage hanno gestito la pratica.

ROMA-TORINO Per sostanziare l'idea che la relazione preliminare dell'Ateneo - quella che descriveva come «catastrofico» il traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale - fosse basata su dati incompleti, dal Campidoglio hanno spedito in tutta fretta all'Ateneo piemontese un lungo documento, 44 pagine che riepiloga la visione del futuro della mobilità cittadina in salsa 5Stelle.

LA MOBILITÀ DEL FUTURO Le 44 pagine di Roma Servizi per la Mobilità sono, di fatto, la base del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile (Pums), vale a dire il "piano strategico" della Raggi«che orienta la mobilità in senso sostenibile» sul «breve/medio periodo (5/10 anni)» e che «punta sul trasporto pubblico e sulla mobilità muscolare». Nel futuro "Pums" vengono elencati una serie di interventi selezionati in base alla «priorità» e alle «risorse disponibili».

GLI INTERVENTI PRINCIPALI La lista della spesa si apre con l'adeguamento delle due metro, A e B, unica opera effettivamente finanziata dal Governo (Gentiloni) con 425 milioni di euro. A seguire, trova spazio il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, punto numero 2 nell'elenco, il cui estensore evidentemente non ha parlato con l'asse-sore alla Mobilità Linda Meleo, la quale, appena due giorni fa, ha etichettato come «irrecuperabile» il progetto a seguito dei contenziosi nati con il consorzio che la gara se l'era già aggiudicata. Medaglia di bronzo per la metro C che deve arrivare fino a Colosseo e, nel frattempo, si fa la rivisitazione del progetto della tratta successiva fino a piazzale Clodio. A seguire c'è l'ammodernamento della Roma-Giardinetti poi la connessione fra la metro A ad Anagnina, la C, il Policlinico e l'Università di Tor Vergata: un progetto dell'era Veltroni, rivisitato da Alemanno e, dall'epoca, rimasto chiuso nel cassetto. Ben 6 linee di tram, poi, occupano le posizioni successive: Verano-Stazione Tiburtina; quello sulla Togliatti da Ponte Mammolo a Subaugusta; poi quello da Subaugustaa Stazione Trastevere passante per viale Marconi; quindi Parco della Musica-Risorgimento; Risorgimento-Termini; Esquilino-Fori Imperiali. Seguono i filobus: Ponte Mammolo-Policlinico Sant'Andrea, Eur Fermi/Tor de' Cenci prolungato a Ostia; Tor Pagnotta 2 fino al Campus Biomedico; Rebibbia-Polo tecnologico; elettrificazione del tratto del 90 Express da Porta Pia a Termini. Quasi in coda, posizioni 17, 18 e 19, troviamo il gran cavallo di battaglia dei grillini romani: le tre funivie, quella che deve sostituire la metro B1 da Jonio a Bufalotta, poi da Mattia Battistini a Casalotti e, infine, quella della Magliana. Ultimo un generico «aumento dell'intermodalità». C'è spazio anche per le opere di altri Enti: spiccano le fermate sulla Roma Lidoe il capolinea di Piazzale Flaminio, cantieri finanziati dalla Regione e fermi per il caso interno all'Atac, stazione appaltante.
MA I SOLDI CI SONO? Il vero nodo di tutto questo piano, al netto delle sue imprecisioni e sviste, è però l'assoluta mancanza di certezze sui tempi e sui fondi. Il Campidoglio deve ancora finire di scriverlo, poi va approvato, predispone le schede sui singoli interventi, portato al Ministero delle Infrastrutture (entro agosto) che poi dovrà decidere se e cosa finanziare, quanto e come. Una incertezza che pesa come un macigno e fa di questo Piano, al massimo, un bel libro dei sogni.


Il soprintendente di Roma: "Estraneo, ne uscirò pulito"

LA REPUBBLICA - SCARPA - Il soprintendente Prosperetti avrebbe “abusato dei suoi poteri di pubblico ufficiale “ in cambio della “archiviazione della proposta di apposizione del vincolo “ ha indotto Parnasi ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri “l’incarico professionale diprogettazione della ricollocazione e ricostruzione di una campata strutturale dell’ex Ippodromo Tor Di Valle (per un corrispettivo di oltre 200.000 euro, parzialmente corrisposto al Desideri) quale adempimento necessario”. «Sono fiducioso che verrà dimostrata la mia totale estraneità», ha spiegato ieri Prosperetti.


Il costruttore rampante con una rete di contatti

LA REPUBBLICA - SCARPA - Il costruttore Luca Parnasi, classe 1977, figura apicale dell’associazione a delinquere, che — secondo il pubblico ministero Barbara Zuin — ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno relativo alla costruzione dello stadio. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all'abbattimento del cinquanta per cento delle cubature rispetto all'ipotesi iniziale.


Il capogruppo forzista: "Archivieranno presto"

LA REPUBBLICA - SCARPA - È accusato di finanziamento illecito. Avrebbe ricevuto da Luca Parnasi il 10 novembre 2017 “una imprecisata somma di denaro in contanti senza annotare l’elargizione nel bilancio” del partito. «Ribadisco la mia estraneità ai fatti evidenziando, non ho avuto alcun ruolo su tutta la vicenda dello stadio. Sono convinto – ha sottolineato il capogruppo di Fi in Campidoglio Bordoni, già assessore al Commercio nella giunta Alemanno - che tale aspetto verrà chiarito nell’udienza preliminare».


Il Mr Wolf del Campidoglio imposto dalla Casaleggio

LA REPUBBLICA - SCARPA - L’avvocato genovese, agli arresti domiciliari dallo scorso giugno, si dovrà difendere dalle accuse relative alle consulenze ricevute dal costruttore Luca Parnasi per snellire l’iter burocratico per la costruzione dello stadio della Roma. Lanzalone - nominato presidente di Acea proprio per l’aiuto dato a Raggi sul dossier Tor di Valle - avrebbe convinto la sindaca a nominare il professore Fabio Serini al vertice dell’Ipa. In cambio lo studio Lanzalone avrebbe poi ottenuto due incarichi professionali da parte dello stesso istituto.


Le intercettazioni choc sul ponte di Traiano: «Se non si fa sarà il caos, ma non devi dirlo»

IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Luca Parnasi che esulta cantando per l'approvazione della delibera che dà il via al progetto dello Stadio. Gli ammonimenti al collaboratore che fa notare che, con l'eliminazione del Ponte di Traiano, la città sarebbe sprofondata nel caos e i romani diretti a Tor di Valle sarebbero rimasti imbottigliati nel traffico: «Vabbè, ma questo tienitelo per te». Mai come nel caso dell'affaire Tor di Valle, le intercettazioni sono state profetiche. Perché oggi, due giorni dopo l'annuncio della sindaca Virginia Raggi - «lo stadio di farà» - e dopo l'allarme lanciato Politecnico di Torino per il rischio «caos» ed esito «catastrofico» per la mobilità, permettono di ricostruire passo per passo gli inganni e i sotterfugi che il gruppo Parnasi, per l'accusa, ha messo in atto pur di raggiungere l'obiettivo, stroncato dall'esplosione dell'inchiesta lo scorso giugno. Uno su tutti: la sparizione dal progetto del Ponte di Traiano, arrivata quando i nuovi inquilini del Campidoglio ridussero le cubature del masterplan e Parnasi ottenne, in cambio, di non dovere più realizzare a sue spese il passaggio sul Tevere, strategico per lo smaltimento del traffico.

LE INTERCETTAZIONI È tutto scritto nell'informativa finale dell'inchiesta sul giro di corruzione dietro alla realizzazione del Nuovo stadio della Roma. Giugno 2017, viene approvata la delibera di pubblico interesse, che comporta una «significativa riduzione delle cubature con un conseguente taglio delle opere pubbliche - annotano i carabinieri del Nucleo investigativo - sono stati ridotti i fondi per il prolungamento della metro e per gli interventi della Roma-Lido». E, soprattutto, «è stato eliminato il Ponte di Traiano, che consentiva un collegamento veloce con l'autostrada Roma-Fiumicino». Nelle carte si legge che «Parnasi e i suoi accoliti recepiscono con soddisfazione l'approvazione». Non sono delusi dal taglio delle cubature, «ampiamente compensato dall'eliminazione dei costi per la realizzazione delle opere». Parnasi telefona a Mauro Baldissoni, vicepresidente esecutivo della Roma, «è talmente entusiasta dell'esito della seduta che lo riferisce a Baldissoni cantando», si legge negli atti.

LA RIUNIONE Ma l'intercettazione clou è precedente e risale al febbraio 2017. Il manager di Eurnova, Luca Caporilli, è al telefono con un collega. Parlano di una riunione prevista il 24 del mese tra esponenti del gruppo Parnasi, vertici del Campidoglio e manager dell'As Roma. Caporilli gli dice di portare tutte le simulazioni fatte, «è veramente importante, dovete venire con tutte le simulazioni senza ponte, con il ponte, che succede se fanno il ponte, tutto quello che c'hai». Il 24, mentre la riunione è in corso, Caporilli contatta il collaboratore e si allontana dalla stanza. «Disquisiscono delle parafrasi da utilizzare con il Comune per comunicare loro l'esito negativo delle simulazioni», annotano gli investigatori: lo scopo è dimostrare che il Ponte non è necessario. L'interlocutore accenna però ai problemi di viabilità che si creerebbero con la cancellazione dal progetto. Ma Caporilli è categorico: «Questo tienilo per te». Una frase che ripete addirittura quattro volte. «Levando il ponte sul Tevere quello che si viene a creare è che sulla via Del Mare...», prova a dire il collaboratore. «Tienilo per te, tienilo per te, porta questo e tieni per te quello», replica il manager. «Si crea caos di nuovo sulla Roma Fiumicino», aggiunge l'altro. «Però possiamo dire che con la riduzione si dovrebbe risolvere...», incalza Caporilli. «Eh no, perché se io riduco...», la risposta. E arriva il secondo ammonimento: «Va beh però questo tienitelo per te no? Dico io... è critica la cosa o è...». E lui risponde: «L'autostrada Roma Fiumicino torna com'è allo stato attuale... vanno a riprendere poi la via Ostiense e via Del Mare sul ponte dei Congressi». Il 28 febbraio, la Raggi brinda al patto con Parnasi e Pallotta. In giugno, l'approvazione della delibera.
Poco più di un mese dopo, si aprono altre questioni, come l'introduzione di una variante urbanistica. Si torna a parlare del Ponte di Traiano. Come sempre, il gruppo si rivolge all'avvocato Luca Lanzalone, consulente di punta della sindaca. L'8 agosto 2017, nel corso di una conversazione dedicata a un parere del Ministero dei Trasporti, in cui si afferma che «la mancata realizzazione del ponte di Traiano costituirebbe un ostacolo per l'autorizzazione dell'intera opera», Baldissonidice a Caporilli di stare tranquillo: Lanzalone gli ha assicurato che il parere non bloccherà il progetto. «Non è il sindaco e non è un politico, ma, ripeto, lì mi sembra che alla fine sia quello che indirizza le soluzioni pratiche», aggiunge. «È lui che ha risolto lo Stadio!», dirà soddisfatto Parnasi poco tempo dopo. E, ancora oggi, del Ponte non c'è traccia nel progetto.


Mazzette e favori per il nuovo stadio: "In 15 a processo"

LA REPUBBLICA - SCARPA - In quindici a processo, accusati di aver messo in piedi un sistema corruttivo per la costruzione dello stadio della Roma, progetto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. È questa la richiesta inoltrata ieri dalla procura al gip. I pm hanno messo nel mirino nomi di spicco dell’imprenditoria e politica romana come il costruttore Luca Parnasi e gli esponenti di Pd e Fi, Pier Michele Civita, Adriano Palozzi e Davide Bordoni. Il 10 dicembre, in un altro filone della stessa inchiesta, erano finiti alla sbarra altri personaggi di rilievo - sempre coinvolti nell’affaire del tempio giallorosso - tra cui l’avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto al vertice di Acea dalla nomenclatura pentastellata. Tutto questo mentre, martedì scorso, la sindaca Virginia Raggi aveva annunciato il via libera ai cantieri. Associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a seconda delle posizioni. Gli avvisi sono stati notificati all’imprenditore Parnasiritenuto dagli inquirenti “il capo e organizzatore” dell’associazione a delinquere che ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all’abbattimento del 50% delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale.

Con il costruttore rischiano di andare a processo, per i vari profili penali, i suoi stretti collaboratori della società Eurnova ma anche l’ex vicepresidente del Consiglio della regione Lazio, Adriano Palozzi (Forza Italia), l’ex assessore regionale, Michele Civita (Pd), il capogruppo Fi in Campidoglio Davide Bordoni e il soprintendente ai beni culturali, Francesco Prosperetti. Nella richiesta di rinvio a giudizio non compare il nome di Luca Alfredo Lanzalone, ex presidente di Acea, e altra figura-chiave nella maxinchiesta. Per l’avvocato genovese vicino al M5S l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin, il 10 dicembre scorso, hanno chiesto ed ottenuto il giudizio immediato: si tratta del rito con cui si bypassa l’udienza preliminare. Con lui a processo anche il collega di studio, l’avvocato Luciano Costantini e Fabio Serini, commissario straordinario dell’Ipa, Istituto di previdenza dei dipendenti del Campidoglio. Va verso l’archiviazione invece la posizione dell’ex capogruppo grillino in Campidoglio Paolo Ferrara, accusato all’origine di corruzione.

Nel procedimento resta aperto il filone che riguarda il finanziamento alla politica: i circa 400 mila euro, che Parnasi, per sua stessa ammissione, ha garantito alle fondazioni vicine al Pd e Lega. Su questo fronte le indagini, condotte sul campo dai carabinieri di via In Selci, andranno avanti nelle prossime settimane nel tentativo di trovare conferme a quanto fatto mettere a verbale da Parnasi in vari interrogatori. Nel filone principale al costruttore si contesta di essere stato a capo di un sodalizio che ha commesso «una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri progetti imprenditoriali». In questo ambito il costruttore aveva proprio in Lanzaloneun referente di primo piano. Gli inquirenti sostengono che l’avvocato genovese abbia svolto un’attività illecita non solo nel suo ruolo di consulente per il Campidoglio, targato Cinquestelle, nella trattativa per il nuovo impianto sportivo, ma anche da presidente di Acea. Per quanto riguarda la posizione di Prosperetti i pm scrivono nel capo di imputazione che ha «abusato della sua qualità e dei suoi poteri di pubblico ufficiale». Alla luce della richiesta di processo, il Mibac ha chiesto le carte alla procura per verificare se ci sono gli estremi sia per la costituzione in giudizio sia per eventuali misure cautelative. Dal canto suo il soprintendente si dice «estraneo».


Dalla Chiara: «Offerta da potenziare, o benefici solo ai privati»

IL MESSAGGERO - DE CICCO - «È fondamentale un'offerta pluri-modale, un'offerta potenziata, se non si arriva a quello il vantaggio, più che per la collettività, è solo per i privati», dice Bruno Dalla Chiara, il professore del Politecnico di Torino che ha sfornato il parere - molto duro - sul progetto Tor di Valle. Nel day after, Dalla Chiara ammette che «abbiamo usato aggettivi forti, nel rapporto, ma per spronare il Comune a non accontentarsi, altrimenti pagano i cittadini». Il «sì condizionato» dei tecnici è arrivato solo quando il Campidoglio ha spedito il Pums, il piano che ridisegna la mobilità romana «tra 5/10 anni». Piano in gran parte senza fondi, a oggi. «Noi ci siamo fidati - ammette Dalla Chiara - Nella relazione abbiamo indicato quali sono le soluzioni per evitare il blocco totale della rete, ma se queste soluzioni saranno messe in pratica, dipende dal Comune».


«Stadio, Parnasi a processo c'era un sistema corruttivo»

IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Non sono trascorse nemmeno ventiquattr'ore dall'annuncio della sindaca Virginia Raggi sullo sblocco dei cantieri per il Nuovo stadio della Roma che arriva la richiesta di rinvio a giudizio per chi quell'impianto doveva costruirlo: l'imprenditore Luca Parnasi, i suoi collaboratori: ma anche funzionari e politici del Comune di Roma. Quindici persone in tutto, accusate, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al finanziamento illecito ai partiti, al traffico di influenze. Tra gli imputati, anche l'ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di FI, Adriano Palozzi, l'ex assessore regionale del Pd, Michele Civita e il Soprintendente ai Beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti. Per gli inquirenti, Parnasi era il «capo e organizzatore» dell'associazione - si legge nel capo d'imputazione - che ha cercato di pilotare in favore della sua società Eurnova le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell'ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Ad agevolare l'imprenditore, il consulente plenipotenziario del Campidoglio, consigliere di punta della sindaca Virginia Raggi, ingaggiato senza contratto ma interpellato per ogni decisione importante: l'avvocato Luca Lanzalone, finito ai domiciliari in giugno - mentre Parnasi era in carcere - e già sotto processo. Per lui, ribattezzato il sindaco ombra, la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Stessa sorte per il suo socio Luciano Costantini e per Fabio Serini, commissario straordinario dell'Ipa, l'ente di previdenza dei dipendenti capitolini. Lanzalone è accusato di corruzione, perché Parnasi gli avrebbe fatto ottenere incarichi lucrosi in cambio di favori.

LE FONDAZIONI Ma è solo l'inizio. Perché l'inchiesta ha scoperchiato un giro di relazioni illecite molto più ampio: il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin stanno per chiudere il filone che riguarda il finanziamento alla politica. Più di 400mila euro, che Parnasi - per sua stessa ammissione - ha garantito alle fondazioni Eyu e Più Voci, vicine rispettivamente a Pd e Lega - sono indagati i tesorieri dei due partiti - e le utilità in favore di un esponente capitolino di M5S.
Nella richiesta di rinvio a giudizio si legge che Parnasi «impartiva direttive» e, soprattutto, si occupava di «mantenere i rapporti con gli esponenti del mondo politico e istituzionale». Il manager di Eurnova, Luca Caporilli, aveva invece il compito di «mantenere rapporti con le figure professionali e con la pubblica amministrazione». La contestazione di associazione a delinquere riguarda anche Simone Contasta e Giulio Mangosi che, per i pm, curava «le relazioni corruttive». Stessa accusa anche Zaffiri Nabor, avvocato aziendale, e Gianluca Talone, commercialista.

LA POLITICA Nel mirino della Procura, i legami con la politica. Parnasi e soci avrebbero dato a Palozzi, «25.010 euro», cifra accreditata sui conti della sua società Pixie social media. Circostanza che costa agli imputati le accuse di finanziamento illecito e corruzione. Lui, in cambio, avrebbe garantito «l'asservimento della sua funzione agli interessi del gruppo». Imputato per illecito finanziamento anche Davide Bordoni, consigliere comunale di FI. Mentre Civita - accusato di corruzione - avrebbe ottenuto la promessa di assunzione del figlio in una delle società dell'imprenditore. Giampaolo Gola, assessore allo Sport del X Municipio, «sfruttando le relazioni con Paolo Ferrara, presidente del gruppo consiliare M5S» - la sua posizione è stata stralciata - avrebbe ottenuto da Parnasi la promessa di un incarico presso l'As Roma. A rischio processo anche Daniele Leoni, funzionario del Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica: a metterlo nei guai, un bonifico da 1.500 euro in favore della Fondazione Fiorentino Sullo, a lui riconducibile.

IL SOPRINTENDENTE C'è un altro nome eccellente tra gli imputati, che mette in imbarazzo il Campidoglio: quello del soprintendente Prosperetti. È accusato di induzione indebita a dare e promettere utilità. Per i pm, in cambio dell'«archiviazione della proposta di apposizione del vincolo» sull'Ippodromo di Tor di Valle, che avrebbe rallentato il progetto, avrebbe indotto Parnasi ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri, datore di lavoro di sua figlia, un incarico da 200mila euro: la «progettazione della ricollocazione di una campata dell'ex Ippodromo». A mettere in contatto l'imprenditore e Prosperetti sarebbe stato Claudio Santini, imputato per traffico di influenze illecite. In cambio della «mediazione» avrebbe ottenuto 53.440 euro.


Ma in Campidoglio ora si sentono usati: «Il sì a Tor di Valle serve più al governo»

IL MESSAGGERO - CANETTIERI - «Dire che ci abbiano usati forse è eccessivo, di sicuro il nostro sì allo stadio della Roma per Di Maio e Toninelli in questo momento, con la guerra in corso per la Tav, è stato perfetto. E, per paradosso, serve più a loro che a noi». In Campidoglio c'è chi mette su due binari paralleli il via libera all'operazione «calcistico-immobiliare» di Tor di Valle e il «no» all'Alta velocità. Per Di Maio è la dimostrazione che «il Movimento vuole investire nelle grandi opere, vuole fare grandi opere in tutta Italia e rimettere a posto le infrastrutture esistenti». Il ragionamento è ardito perché lega un'impresa privata a una pubblica, con la prima che risulta monca proprio di infrastrutture pubbliche (ponti e ferrovie). Un legame che il leader 5 Stelle prima promuove e poi boccia: «Spero che un giorno il Lione e il Torino possano giocare nello stadio della Roma, ma è l'unica cosa che vedo in comune tra la Tav Torino-Lione e lo stadio della Roma». E dunque si naviga così, un po' in ordine sparso. Di sicuro, in Comune non è passata inosservata la velocità con la quale i big del M5S sono saliti sul «carro di Tor di Valle». Proprio Toninelli infatti ha twittato: «Brava Virginia Raggi. E poi dicono che il M5S è contro le grandi opere. Avanti così».

GLI IMBARAZZI E dunque la pratica, viziata da un'inchiesta per corruzione che scosse i vertici grillini per via del coinvolgimento di Lanzalone, è diventata all'improvviso, di nuovo, un argomento di conversazione. Dopo mesi di imbarazzi è servita a dimostrare che i grillini non sono sempre «quelli del no». E così, ragionavano ieri in Campidoglio, «sono montati sullo stadio: ci sta». E si ripete così un gioco politico molto chiaro e cinico tra il governo grillino e il Campidoglio. L'effetto Raggi va usato quand'è speculare a una battaglia più grande. Come accaduto, per esempio, per l'assoluzione della sindaca. Con tanto di insulti alla stampa di Di Maio e Di Battista che invece «Virginia non ha condiviso».