Allenamento Roma, Juan Jesus rientra in gruppo. A parte Olsen e Manolas

La Roma si è allenata stamattina in vista dell'impegno di domani contro il Chievo. I giallorossi hanno cominciato la seduta con riscaldamento e scatti in velocità. A seguire tattica e focus sulle palle inattive. E' rientrato in gruppo il difensore Juan Jesus; mentre hanno proseguito il lavoro individuale Olsen, Manolas, Perotti ed Under.


I 24 scelti da Di Carlo per il match contro la Roma (foto)

Domenico Di Carlo, tecnico del Chievo, ha scelto i 24 giocatori che domani affronteranno la Roma.Sarà assente Pellissier, con Stepinski a guidare l'attacco veneto. Ecco la lista completa pubblicata sul profilo Twitter della società gialloblu:

 


Semioli: "La Roma deve fare qualcosa in più per ambire al quarto posto. Il Chievo venderà cara la pelle"

Franco Semioli, ex centrocampista del Chievo Verona dal 2003 al 2007 ed oggi allenatore della formazione Under17 della Pro vercelli, ha parlato ai microfoni di vocegiallorossa.it della prossima sfida di campionato tra i gialloblu e la Roma:

Momento difficile in casa Roma, chi ha le colpe maggiori?
"Vedendo da fuori penso che la colpa stia nel mezzo, tra squadra e società. Dalla Roma ovviamente ci si aspettava molto di più, i risultati non le stanno dando ragione e dopo il ko di Firenze si è amplificato tutto. Deve fare sicuramente un qualcosa in più per ambire al 4° posto".

È ancora Di Francesco l'uomo giusto per la panchina?
"Mi piace come allenatore. Poi però è normale che parlino i risultati, sono quelli che valutano il nostro lavoro. Se dovesse mancare il traguardo della Champions, sicuramente a fine anno la società prenderebbe dei provvedimenti cercando un nuovo allenatore".

Tante big hanno messo gli occhi su Zaniolo, farebbe bene a rimanere a Roma per crescere?
"Assolutamente sì. Dovrebbe rimanere almeno un altro anno a Roma. Ha trovato il suo ambiente ideale, si trova a suo agio e sarebbe una sciocchezza cambiare proprio ora..."

Cosa deve temere la Roma del Chievo Verona?
"La Roma farà fatica a vincere perché il Chievo venderà cara la pelle, come ha sempre fatto quest'anno contro le big. La squadra di Di Carlo gioca tutte le partite a viso aperto, visto che ormai non ha più niente da perdere".

Ti aspettavi De Rossi e Pellissier ancora così determinanti?
"Per loro ho finito le parole. Con Daniele ho avuto il piacere di giocare in Nazionale, è uno dei giocatori più intelligenti che abbia mai visto, con il passare degli anni usa l'esperienza per vedere la giocata prima. Si è visto anche contro il Milan al rientro. Pellissier più invecchia e più è buono, proprio come il vino. Stesso discorso per Quagliarella. Sergio ha un fisico da 25enne, può ancora dare tanto al nostro calcio. Spero che recuperi il prima possibile dall'infortunio".

Perché Campedelli ha ceduto Birsa a una diretta concorrente per la salvezza come il Cagliari?
"Anche qui la verità sta nel mezzo. Vista la situazione deficitaria in classifica magari hanno ceduto quei nomi che avevano ancora mercato per prendere nuovi giocatori motivati per il girone di ritorno, pensando al futuro. Se poi dovessero fare il miracolo salvandosi, tutto tornerebbe alla normalità".

Chi arriverà quarto?
"È una lotta apertissima. Guardando le ultime partite, direi Lazio e Atalanta perché stanno facendo meglio delle altre. Bisognerà vedere se alla fine uscirà fuori la qualità o la forza mentale e fisica delle squadre coinvolte. Sarà una bella lotta".

Sei mai stato vicino alla Roma?
"Sì, capitò con Spalletti nel 2007. Era una piazza che ovviamente mi piaceva molto, alla fine scelsi la Fiorentina di Prandelli per motivi tecnici perché a Roma vista la grande concorrenza non avrei potuto giocare con la stessa continuità avuta a Firenze. Ero anche in orbita Nazionale quindi volevo solo giocare il più possibile. Il ricordo della Roma però mi è rimasto sempre dentro, magari con il tempo sarei riuscito a trovare spazio anche in giallorosso ma non ho comunque rimpianti".

Ormai hai una certa esperienza a lavorare con i giovani, in futuro ti piacerebbe allenare anche in una prima squadra?
"Mi faccio spesso questa domanda. Amo lavorare con i giovani perché mi piace l'idea di trasmettere qualcosa ai ragazzi. Sono però sincero: se dovesse arrivare un'opportunità da una big, la prenderei in considerazione. Non la vivo però come un assillo, credo che tutte le cose abbiano un tempo, prima o poi arrivano. L'importante è essere sereni e lavorare sempre con serietà".


Luca Pellegrini: "Non sono qui di passaggio. Voglio ripagare la fiducia riposta in me"

Luca Pellegrini, giovane terzino della Roma passato in prestito al Cagliari, ha parlato in conferenza stampa per prensentarsi ai suoi nuovi tifosi:

"Sono a disposizione di Maran e dei compagni, non mi sento di passaggio, finché sarò qui darò il massimo. Voglio ripagare la fiducia che è stata riposta in me, in tutti i modi. I problemi fisici a inizio carriera mi hanno aiutato caratterialmente, devo ancora imparare tanto pure a livello comportamentale per crescere. Contro l’Atalanta ci siamo impegnati molto per portare a casa punti, purtroppo non ci siamo riusciti. Ho percepito la vicinanza dei tifosi e il clima bruciante, onestamente non credevo mi avrebbe fatto così impressione da giocatore del Cagliari. Le mie caratteristiche? Credo di averle fatte intravedere nello spezzone giocato domenica, ma non sta a me parlarne. Tutta la squadra, dagli attaccanti ai difensori, può lavorare per migliorare le cose. Sono onorato di vestire questa maglia. Spero di diventare un terzino che possa essere ricordato positivamente. L’accoglienza è stata ottima, a cominciare da Fabio Pisacane. Prima di arrivare a Cagliari ho parlato con tante persone che conoscono la piazza, ho ricevuto alcuni consigli. Nainggolan mi ha contattato subito appena ha sentito della possibilità di andare al Cagliari. Mi ha dato tante indicazioni. I giocatori a cui mi ispiro? Maldini e Bale i miei idoli, per il resto cerco di rubare qualcosa ai migliori interpreti del ruolo".


Pruzzo: "Zaniolo è forte, un gran calciatore. La Roma deve fare di tutto per tenerlo"

Roberto Pruzzo, storico bomber della Roma, ha parlato del talento Nicolò Zaniolo ai microfoni di tuttomercatoweb.com:

"Per i calciatori in generale non mi svenerei mai, però in questo caso la società deve far di tutto per tenerlo e per accontentarlo, anche se è giovane. I soldi? I tempi ormai sono questi e, ripeto, va fatto di tutto per tenerlo. Zaniolo è ben inserito e integrato, la società è chiamata a rapportarsi alle qualità del calciatore. Guardate Donnarumma, ora è il miglior portiere che ci sia in circolazione: anche se si parla di giovani, vanno pagati. Zaniolo vale tanto, è un calciatore forte. Mancini è stato il primo ad individuarne le capacità e poi è esploso. E’ un calciatore di valore, ma non so quantificare la cifra. Se può essere accostato a qualche giocatore della mia Roma? Quelli erano fuoriclasse. Non scomodo nessuno, peraltro il calcio è cambiato. Per ora è Zaniolo, con i suoi pregi e qualche difetto. Ancora non gestisce bene le energie, però è un gran calciatore".


Rutelli: "Stadio della Roma? Sono favorevole. Soluzione positiva per città e per lo sport"

Francesco Rutelli, presidente del PDE (Partito Democratico Europeo) ed ex sindaco di Roma, è intervenuto ai microfoni di RMC Sport per parlare del futuro Stadio della Roma: "Sono favorevole allo stadio della Roma e al diritto della Lazio di accedere a queste procedure. Viviamo una fase in cui si tende a dire di no a tutto. Invece penso che le trasformazioni siano necessarie e che vanno corrette con delle infrastrutture. Conosco l’area della Roma, so le criticità, ma bisogna cogliere le occasioni per migliorare le infrastrutture, la viabilità, il trasporto su ferro. Diamoci finalmente obiettivi importanti, cerchiamo di collaborare per soluzioni positive per lo sport ma anche utili per la città".


La Roma è arrivata a Verona (video)

La Roma, come riferito sul profilo Twitter ufficiale della società, è arrivata a Verona dove domani affronterà il Chievo.

 


Del Neri: "Sono soddisfatto del mio periodo alla Roma, ma la squadra era in costruzione"

Luigi Del Neri, ex allenatore della Roma durante la stagione 2004/05, ha voluto ricordare la sua esoerienza in giallorosso ai microfoni di Teleradiostereo: "L’inizio fu pessimo con la famosa monetina, dopo la perdita di giocatori come Samuel ed Emerson. Abbiamo giocato un calcio con Totti, Mancini e Montella sempre in campo, abbiamo tracciato una strada in Europa per sfruttare le nostre caratteristiche. Sono soddisfatto di quel periodo, eravamo sesti in classifica. Dimissioni? I risultati non erano dalla nostra parte, ma non avevamo una squadra in grado di reggere la lotta per il terzo o quarto posto, era una squadra in costruzione. Giocavo con Scurto e Corvia".
In chiusira un pensiero sul Porto, allenata per un breve periodo, senza mai cominciare ufficialmente la stagione: "post-Mourinho è duro, è difficile modificare la mentalità vincente. Poi loro hanno cambiarono 5 allenatori dopo di me, nei cambiamenti ci sono dei rischi da prendere che bisogna ponderare. Loro avevano fatto il Triplete, non era semplice arrivare con un pedigree come il mio, che venivo dal Chievo. Ho fatto giocare Pepe, Bosingwa e Meireles che hanno fatto una carriera importante".


Il primo cavaliere

AS ROMA MATCH PROGRAM - RICCARDI - Daniele De Rossi è tornato sul terreno di gioco. Lo ha fatto contro il Milan, il 3 febbraio 2019. Da “allenatore in campo”, per usare la definizione del tecnico Di Francesco. A 35 anni e mezzo, con “l’infortunio più serio della mia carriera” messo alle spalle dopo oltre tre mesi di calvario. “Ha rischiato anche di smettere, io so quanto ci è mancato”, ha aggiunto Eusebio dopo la sfida pareggiata con i rossoneri. È stato il migliore della Roma, De Rossi. Ha combattuto sulla linea mediana, ha sradicato palloni, ha dato equilibrio e vinto il 100% dei contrasti (3 su 3). Ma la sua presenza ha significato anche altro. È stato semplicemente capitano. Con Kolarov prima e dopo la partita, supportandolo in un contesto ambientale non semplice (“Fratello mio”, ha scritto ad Aleks su Instagram). Con Zaniolo dopo il gol, abbracciandolo in un ideale passaggio di testimone tra presente e futuro. Daniele e Nicolò hanno sedici anni di differenza. 16, come il numero di maglia di De Rossi dal 2005. I due hanno anche un altro punto in comune: entrambi, hanno esordito in contesti ufficiali con la Roma in Champions League. De Rossi nel 2001 contro l’Anderlecht, Zaniolo nel 2018 a dispetto del Real Madrid.

La storia, comunque, attende De Rossi ad un altro varco cruciale. Venerdì sera, a Verona, può diventare il trentesimo calciatore più presente nella storia della Serie A, eguagliando un tale di nome Roberto Baggio a 452 partite. Ad oggi, il centrocampista è fermo a 451 apparizioni nel massimo campionato (debuttò sul neutro di Piacenza il 25 gennaio 2003, oltre 5855 giorni fa). È in trentunesima posizione nella particolare graduatoria guidata da Paolo Maldini con 647 gettoni. Ed è decimo nella classifica dei giocatori che hanno vestito una sola maglia in carriera dopo Maldini, Totti, Zanetti, Bergomi, Del Piero, Facchetti, Baresi, Costacurta, Pellissier. Il traguardo di raggiungere il “Divin Codino” lo potrebbe tagliare – come già scritto – con il ChievoVerona. Lo stesso Chievoche sarebbe potuta essere la sua squadra nell’estate del 2003. La vicenda ormai è nota: nell’ambito dell’operazione Legrottaglie, il Chievo avrebbe ingaggiato l’allora ventenne di Ostia in prestito. Non andò così. Legrottaglie non venne a Roma, De Rossi restò a casa e non se ne sarebbe più andato. Negherà tanti corteggiamenti, altrettante lusinghe. In Italia e all’estero lo hanno voluto e cercato in tanti. Lui ha sempre detto no,ammettendo solo di essere solleticato dall’idea di andare un giorno al Boca Juniors. “Un Boca-River lo avrei voluto vivere”. Non più, ormai. “Ho bisogno della Roma per giocare a pallone in una certa maniera”, dichiara il giorno del rinnovo a vita con la società giallorossa nel febbraio 2012.

 

Non nascondendo, peraltro, l’ambizione di ottenere un ingaggio in linea con un professionista del suo livello: “C’è un mercato e bisogna basarsi su quello. È così in tutti gli ambiti della vita, è giusto che sia così anche nel calcio”. Lealtà. De Rossi è capitano designato della Roma dall’inizio della stagione 2017-2018. Atalanta-Roma 0-1 del 20 agosto 2017 fu la prima gara con tutti i crismi e i gradi necessari per essere lui il proprietario legittimo della fascetta al braccio. Dopo l’addio di Francesco Totti datato 28 maggio 2017, c’è stato lui. De Rossi. Capitan futuro e poi presente. “Le spalle di Daniele sono un posto sicuro”, l’incoronazione dell’immortale 10 a fine carriera. Totti e De Rossi hanno giocato insieme in Serie A più di 1000 partite cumulative. Festeggiarono la suggestiva cifra tonda insieme, in Roma-Palermo 4-1 del 23 ottobre 2016. Palermo, Sicilia, la spedizione dei mille. Capitani e bandiere. De Rossi sta per centrare un altro punto da “milestone”. 200 partite da capitano. 200 gare con quel pezzo di stoffa al braccio. Oggi ne ha 198 ed è già un dato enorme. La numero uno fu in Coppa UEFA, quando ancora non si chiamava Europa League. Roma-Middlesbrough 2-1, ritorno degli ottavi di finale, 15 marzo 2006. Si vinse, ma non bastò per accedere ai quarti. 2006, l’anno in cui diventerà campione del mondo con l’Italia, a ventitré anni. Che altro aggiungere? Per descriverlo basterebbero le parole del “brate”, Kolarov: “In carriera ne ho visti pochi così tifosi e così attaccati alla squadra in cui gioca. Io ora do tutto per la Roma, ma non posso mai dire di essere più romanista di De Rossi. Non ho mai visto uno così attaccato alla maglia”. 606 volte “attaccato” alla maglia della Roma. La maglia. “È come se mettessi un’armatura: non sempre è vincente, ma è quello che sento io”. DDR.


22/12/2001 – Emerson, Samuel, Tommasi. La Roma travolge il 'Chievo dei Miracoli'

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Sette partite, sette vittorie: questo l’impressionante ruolino di marcia casalingo del Chievo Verona di Gigi Del Neri, al debutto assoluto nella massima serie, prima della sfida del 22 dicembre del 2001 contro la Roma di Fabio Capello.

I giallorossi, reduci dalla sbornia tricolore post 17 giugno 2001, hanno iniziato la stagione (in campionato) nel peggiore dei modi. Dopo il trionfo in Supercoppa Italiana contro la Fiorentina, infatti, i ragazzi di Capello hanno racimolato la miseria di due punti nelle prime tre gare della Serie A 2001/2002.

Tutto cambia a partire dalla quarta giornata, sempre ‘grazie’ ad una sfida contro la Viola.

Da quel momento in poi, la Roma si ritrova ed inizia a volare. Prima della sfida della gelida serata del 22 dicembre sopra citato, infatti, i giallorossi sono terzi in classifica a quota trenta punti, distanti di una sola lunghezza dall’Inter di Cuper e di due punti proprio dall’incredibile favola del Chievo Verona neopromosso.

Si tratta, quindi, di una sfida di altissima classifica.

Capello punta su un ormai collaudato 3-5-2 con: Antonioli in porta, linea difensiva costituita da Zebina, Samuel e Panucci, i soliti Candela e Cafu sulle fasce (pronti a spingere in fase di possesso romanista e tornare in difesa quando è il Chievo a gestire la sfera), centrocampo dove giostrano Tommasi, Lima ed Emerson ed attacco con il duo Totti-Delvecchio.

Il Chievo, dal canto suo, può schierare tutti i propri titolari nel classico 4-4-2 di stampo delneriano, con Eriberto (allora si chiamava ancora così!) e Manfredini a spingere come ossessi sulle linee esterne del campo e la coppia Marazzina-Corradi a tentare di impensierire la retroguardia giallorossa.

La prima, vera occasione della partita giunge al minuto venticinque, quando Cafu, direttamente da calcio d’angolo, serve un pallone delizioso sulla testa di Emerson, che colpisce in maniera eccellente ma trova sulla propria strada l’ex Lupatelli; miracolo del numero dieci (sì, avete letto bene) del Chievo e nuovo corner per la Roma. Proprio sul calcio da fermo seguente, arriva il vantaggio giallorosso: azione fotocopia della precedente ed Emerson che stavolta lascia Lupatelli senza scampo. 1-0 per noi.

Si va al riposo con questo risultato. Roma grintosa, ma Chievo che quando riparte rischia di far male.

Al settimo minuto della ripresa, infatti, Marazzina scappa alla guardia di Samuel e si trova praticamente a tu per tu con Antonioli, che lo stende per non permettere al futuro giallorosso di battere a rete e trovare il pareggio.

Cartellino rosso e Roma che deve giocare in dieci uomini i restanti trentotto minuti di gara.

Dalla panchina entra Pelizzoli, tornato fra i convocati per la prima volta dopo circa due mesi alle prese con la pubalgia; un rientro con i fiocchi, non c’è che dire. L’ex portiere dell’Atalanta, infatti, ‘accompagna’ sulla traversa la punizione magnifica di Eugenio Corini e tiene la Roma in partita.

I giallorossi soffrono dannatamente ma tengono e, al minuto ventinove del secondo tempo, addirittura raddoppiano. Stavolta è ‘The Wall’, Walter Samuel, a battere Lupatelli; sempre di testa e sempre da azione sviluppatasi da corner. E’ delirio giallorosso e i numerosissimi tifosi giunti da Roma si fanno sentire più che mai al grido di ‘I Campioni d’Italia siamo noi!”.

A suggellare una prestazione di straordinaria efficacia e personalità ci pensa, poi, Damiano Tommasi che, servito da una ‘imbucata’ fenomenale di un certo Francesco Totti, si lancia verso la porta e batte Lupatelli con un preciso diagonale.

Cesari fischia la fine. La Roma ha compiuto una piccola impresa: battere il Chievo sul suo campo dopo sette vittorie consecutive al Bentegodi.

I giallorossi volano, così, al secondo posto in classifica, scavalcando proprio i clivensi, e restando attaccati all’Inter, distante solo un punto.


Da Dzeko a Zaniolo, i contratti bollenti

IL MESSAGGERO - CARINA - «I rinnovi? Zaniolo sarà il primo caso che affronteremo». Non è trascorso nemmeno un mese (10 gennaio) da quando Monchi chiarì la posizione del club. La sessione invernale s'è conclusa ma il ds sta trovando qualche difficoltà imprevista. In primis per l'ex interista. Perché a fronte delle versioni edulcorate che vengono fatte trapelare (rinvio dovuto a motivi burocratici per allungare di un anno la durata), l'agente del calciatore ha deciso di rimandare ogni discorso a fine stagione. La Roma, che inizialmente aveva proposto un ritocco dell'ingaggio (ora percepisce 270mila euro più bonus) per arrivare al milione, ora s'è sentita chiedere il doppio (2). Ora si capisce meglio anche l'appello di Di Francesco: «Avrà tante richieste ma deve tenersi stretto questa squadra, perché è già in una grande'». Monchi ha dirottato il suo forcing su Pellegrini. In agenda a febbraio c'è un incontro con l'agente di Lorenzo nel quale il ds (che in Inghilterra continuano ad accostare all'Arsenal) proverà a togliere la clausola di 30 milioni. Il centrocampista, godendo di un contratto che si autoalimenta da solo (i bonus stagionali si sommano e diventano la base per quella successiva: già percepisce 2,5 milioni), non ne fa una questione di soldi. Vuole capire che ruolo avrà nel progetto tecnico. Se convinto, sarebbe anche disposto ad andare avanti così. È chiaro che se il club vorrà togliere la clausola avrà un costo. Timido tentativo nella stessa ottica per Manolas (clausola di 36 milioni): per ora non ha prodotto effetti. Tutto tace per Under e Dzeko. E anche per Riccardi i colloqui sono fermi da Natale.


A volte anche i grillini sanno dire sì ma capita che i tecnici li boccino

IL MESSAGGERO - AJELLO -  No. Sempre No. Il No alla Tav è il No per antonomasia. E quello alle trivelle è un altro niet che gonfia il petto grillino. E il No al Tap ha risuonato di continuo e da quando è diventato flessibile brucia sulla pelle pentastellata insieme al caso Ilva. Ma attenzione: M5S sa anche dire di Sì e scoprire la bellezza del sorriso affermativo, tuffarsi nella gioia e nella festa del non doversi opporre a tutti i costi. Ma per colpa del destino cinico e baro, mentre Virginia Raggi celebra la svolta della positività e guarda tutta soddisfatta sul maxi-schermo lo slogan proiettato e da lei ispirato #lostadiosifa, capita che il primo e più rotondo Sì che piove dal pianeta 5 stelle venga smontato o bocciato quaggiù dai tecnici, e proprio da quelli del Politecnico di Torino a cui proprio la sindaca si è rivolta. E va in scena così, nella sala capitolina, il paradosso per cui un Nì, anzi un No o un No condizionato (dovete fare le infrastrutture, i ponti e i binari) viene festeggiato come un Sì su cui salgono in groppa i no-isti appena convertiti, nel momento sbagliato e nel modo sbagliato. Ma è qui la festa!, come cantava Jovanotti. E non vale la pena rovinarla con troppe sottigliezze. Che poi sono quelle disseminate - ma «Forza Virginia!», «Brava Virginia!», «Evviva lo stadio!» - nell'iper-critico dossier del Politecnico, scambiato per un improbabile trampolino propagandistico M5S, in cui l'espressione più ricorrente sul progetto di Tor di Valle, quanto ai trasporti ma non solo, è «non sufficiente». E sono ovvie le freddure del Pd: «Virginia è tutta contenta, ma non starà magari vedendo un'altra partita? Visto che questa sullo stadio sta andando all'opposto di come crede lei?».
E lo strano approdo al Sì, dopo i No e poi No e ancora No che hanno portato alle stelle i 5 stelle, provoca pure la spaccatura politica in seno al movimento. Ci sono gli assessori perplessi, i mal di pancia dei pasdaran da sempre contrari all'impianto di Tor di Valle, i dubbi e le contrarietà degli schizzinosi. Il Sì - consigliato anche dal santone Osho: «Ma il No è davvero il punto migliore da cui partire?» - avrebbe forse meritato un'occasione migliore per esprimersi, sarebbe stato più naturale in presenza di un documento affermativo da celebrare e non di un testo negativo come questo su cui si è montata la grande svolta della positività dopo l'affossamento delle Olimpiadi (No!) a cui si sarebbe agevolmente potuto dire ok.
Al trionfo del paradosso partecipa, dal versante verde, Matteo Salvini - al quale in verità i No non sono mai appartenuti - e dunque esulta il capo lumbard sorvolando sul contenuto vero del dossier e usando la vicenda come un volano populistico di chi sul calcio, e in questo in piccolo somiglia a Berlusconi, batte e ribatte e dunque: «Lo stadio si fa ed è una buona notizia per Roma e per tutti gli sportivi italiani». E ancora: «C'è assoluto bisogno di stadi nuovi, moderni e sicuri. Finalmente Tor di Valle, un'area degradata della città, tornerà a vivere». La festa di Virginia ha contagiato anche lui.

 
IL LUMBARD - Ma forse non era meglio, per Salvini e per tutti, aspettare di leggere bene le pagine dello studio accademico per evitare celebrazioni premature e paradossi evidenti? Chi non vuole vedere - e avanti tutta! anche se mancano i mezzi di locomozione per arrivare allo stadio e chissà se si faranno prima, dopo o mai - è Beppe Grillo a sua volta confuso da un No fatto passare per Sì: «Una bella notizia per la città di Roma, il parere del Politecnico di Torino è positivo!». E Di Maio? «Grande Virginia! Complimenti!». Come se lo stadio già fosse stato costruito ieri mattina, con l'unico problema che per avere il ponte e la nuova ferrovia Roma-Lido bisognerà aspettare stamane o al massimo stasera. E comunque sul tutto vigilia Danilo Toninelli che a sua volta - forse ignaro del contenuto del dossier proveniente dal Politecnico - è in preda a una gioia incontenibile: «Brava Virginia Raggi» twitta il ministro. Che va oltre: «E poi dicono che il M5S è contro le grandi opere. Avanti così! #stadio #Roma». 
Il governo è tutto con lo stadio, insomma. Ma il M5S non proprio tutto sprizza felicità, anzi. Perché la vicenda che ha portato agli arresti il super-consulente della sindaca, l'avvocato Lanzalone, non è ancora stata dimenticata. Anche se i vertici del movimento spingono per l'oblio. E del resto Di Maio e il grillismo nordista modello Casaleggio da subito avevano spinto perché - anche per motivi propagandistici e di recupero di consensi a Roma e in generale - si trovasse una soluzione al progetto e si potesse annunciare che lo stadio si farà.
Prima degli arresti di Parnasi, di Lanzalone e degli altri, l'hashtag comunque era #unostadiofattobene. Adesso la dicitura è cambiata: #lostadiosifa. Come se non fosse un problema come arrivarci e come se non esistesse un rapporto che avverte che non si può fare senza un nuovo sistema di mobilità. Ma è così bella la scoperta del Sì, che si può dire anche di Sì tanto per dire.