Zaniolo, c'è l'Europa: ma ora è cosa seria

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Glielo avranno detto, ovvio: Zaniolo saprà con certezza che anche Daniele De Rossi ha cominciato come lui, ovvero dalla Champions prima che dal campionato. La differenza è che Nicolò, la prima l'ha fatta subito da titolare, mentre Fabio Capello regalò a Daniele la gioia dell'esordio in una partita non utile per la classifica e facendolo entrare dopo 71 minuti di gioco al posto di Ivan Tomi (Roma-Anderlecht 1-1, 30 ottobre del 2001). Daniele poi, è stato battezzato in serie A il 25 gennaio 2003, quando a 19 anni scese in campo nella partita Como-Roma (2-0), quindi poco più di un anno dopo. Zaniolo, il battesimo del fuoco l'ha fatto al Santiago Bernabeu di Madrid, contro il Real. Non fu una bella serata, né per la Roma, né tanto meno per lui, che evaporò subito, ingoiato dalla giovane età e dalle problematiche della squadra. Non aveva responsabilità, tutto ciò che ha fatto è stato guadagnato. Era un periodo nero e Di Francesco aveva bisogno di dare un segnale: decise che fosse meglio un ragazzino inesperto che un anziano incapace di interpretare il lavoro nella maniera corretta. Dentro Zaniolo, dunque. A sorpresa. Solo una settimana dopo, l'esordio in A, contro il Frosinone. E da quel momento, piano piano, si è preso la maglia da titolare. E oggi vederlo in campo non è più una scoperta, una sorpresa, ma una certezza.

I TEMPI DEL BERNABEU Nicolò gioca non più per dare segnali ma perché è diventato un punto fermo. Il suo talento ha stregato l'allenatore e una buona parte della città, che lo ha indicato come il nuovo Totti. Calma. Non è un bene per lui metterlo a paragone con chi ha fatto la storia della Roma. Magari diventerà anche meglio del Capitano, ma perché anticipare i tempi e dirlo dopo appena 21 partite serie? Zaniolo oggi deve solo fare quel che sa fare: dare qualità, entusiasmo, corsa, tecnica e gol, non pensare al contratto. Tre reti fino a ora, tutti all'Olimpico e tutti in campionato: contro Sassuolo, Torino e Milan. Domani si torna a giocare all'Olimpico, ma in Champions, la competizione che lo ha battezzato e che nel tempo dovrà consacrarlo. Nicolò deve pensare al presente, non al futuro. Quel che si realizza oggi, lo ritroverà nello stipendio e nel curriculum. Segnare un gol al Porto significa proporsi con credenziali diverse, significa aver fatto un ulteriore salto in avanti. Quel gol in Champions, che ancora manca. Lo vuole, lo desidera, serve alla Roma.

IL RUOLO Questa competizione, come detto, Zaniolo l'ha presa subito di petto, ma poi si è adeguato alle gerarchie: titolare con il Real, sedici minuti con il Plzen, in panchina con il Cska Mosca, appena otto minuti nella trasferta in Russia per poi essere titolare nella sfida di ritorno con il Real all'Olimpico. Il girone si chiude con i trenta minuti finali di Plzen al posto di Pastore. Sì, di Pastore, il designato a essere l'uomo in più della Roma, in campionato e in Champions, invece tiene banco un ragazzo del 1999, che ha ammaliato il pubblico della Roma. E non solo. Zaniolo domani farà la mezz'ala, oppure l'esterno alto a posto di Schick. Un posto ce l'ha, ormai sembra scontato. L'importante che ci sia.


Il senso di DiFra per la Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - Ancelotti, quasi 10 anni fa, si è sbilanciato per iscritto, ufficializzando la sua preferenza per la coppa. Carletto, da emiliano goloso, non ha però guardato alla tavola. Si è fermato davanti alla bacheca e a quel trofeo che ha alzato 3 volte da allenatore (e 2 da giocatore). Di Francesco, pur non avendola mai conquistata, sembra avere la stessa attrazione. Di sicuro non può essere sincero come il collega, conoscendo bene l'obiettivo che gli è stato chiesto da Pallotta: priorità al 4° posto e basta. Ma il suo percorso in Champions, dalla notte del debutto all'Olimpico contro l'Atletico (12 settembre 2017), è inequivocabile: Eusebio si presenta per la seconda stagione di fila agli ottavi, doppia promozione inedita per la proprietà Usa (è accaduto, nella storia giallorossa, solo 11 anni fa, con Spalletti in panchina).

TOP COACH In pochi mesi, e oggi a qualcuno scapperà da ridere, è diventato il testimonial del calcio italiano fuori dai nostri confini, esportando la sua trama organizzata e coraggiosa, mai speculativa. All'estero, più che qui, hanno riconosciuto il merito a di Francesco di aver riqualificato l'immagine della Roma a livello internazionale: con l'exploit nella scorsa edizione, ha portato il club di Pallotta tra i primi 4 club d'Europa, risultato raggiunto solo nella Coppa dei Campioni dell'84 con Liedholm. Ecco perché la Champions è la competizione di Eusebio, capace di prendersi il 1° posto del gruppo C nel dicembre del 2018, mettendosi alle spalle il Chelsea di Conte ed eliminando l'Atletico Madrid di Simeone che poi avrebbe vinto l'Europa League. Un'autentica impresa, dominando il girone di fuoco. Poi il cinismo spietato contro lo Shakhtar, la rimonta esaltante contro il Barça e quella mancata contro il Liverpool.

ALTO RENDIMENTO L'anno scorso si è guadagnato il rinnovo del contratto proprio per i risultati ottenuti nella più prestigiosa manifestazione continentale. Che hanno fatto crescere il brand della società di Trigoria che, alla vigilia della semifinale d'andata contro il Liverpool, ha finalmente potuto brindare all'accordo con il nuovo main sponsor (Qatar). Più di 13 milioni all'anno, da sommare ai 100 abbondanti arrivati dall'Uefa (biglietteria compresa) per le 12 partite disputate nell'ultimo torneo. A quelli si aggiungono i quasi 70 incassati da settembre.L'Olimpico, almeno in Champions, è il fortino di Di Francesco. Nell'edizione passata, in 6 partite in casa (5 successi e 1 pari, 12 reti realizzate e 2 incassate), solo il Liverpool riuscì a far gol.Quest'anno, in 3 match, ne è stato capace il Real (che non ha preso reti come l'Atletico). Sono le finaliste del maggio scorso. Davanti al proprio pubblico, insomma, ha costruito la sua avventura, è proprio il contrario di quanto fece la Roma nel campionato scorso (6 ko interni, 7 con quello di Coppa Italia). È la sua coppa, dunque: 9 vittorie e 2 pareggi in 18 partite. E se la vuole tenere stretta anche in questo 2019, anche per convincere Pallotta e il suo consulente Baldini, a prescindere dal piazzamento in campionato, a confermarlo per la prossima stagione.

COPIONE COLLAUDATO E per lasciare la sua impronta come fece nell'annata del suo esordio sul questo palcoscenico ha appena riesumato il suo sistema di gioco preferito, il 4-3-3 che usa spesso anche il il rivale di martedì, l'ex laziale Coinceçao che guida il Porto, mai battuto e soprattutto mai eliminato dai giallorossi. Il dubbio più ingombrante a centrocampo, con Cristante favorito su Nzonzi. Dipende da come sta De Rossi, al quale Eusebio non intende rinunciare. Se Zaniolo parte alto a destra, ballottaggio tra Karsdorp e Florenzi per il ruolo di terzino destro.


Clinica Champions: i valori distorti dai tanti infortuni

LA REPUBBLICA - SISTI - Quando la Champions muta geneticamente (debutterà anche il Var) è sempre un’altra storia: ottavi, scontro diretto, dentro e fuori, passo io e tu vai a casa. Da domani vedremo un calcio diverso, c’è poco da fare. Però bisogna arrivarci. E non è mai semplice. Poi ci sono due mesi in più nelle gambe e alcune di queste sono finite in infermeria (qualcuna ancora non è uscita). Due mesi dopo la fine della fase a gironi nulla è scontato perché non è detto che i valori di dicembre siano rimasti invariati. Al contrario. Ci sono squadre che hanno perduto slancio.

Prendiamo il Porto che domani aprirà gli ottavi all’Olimpico contro la Roma: gli mancano dei titolari (Marius, Marega, Pererira e Aboubakar), in campionato pareggia persino con la Moreirense e la sua leadership è stata messa in discussione da Braga e Benfica. Quello un tempo abitato da Mourinho è un ambiente abituato a certe sfide, meno lo sono l’attuale allenatore, l’ex laziale Conceicao, e alcuni giovanotti della rosa. Di contro la Roma ha perso Schick e non ha ancora ritrovato Ünder, che non è poca cosa. Di Francesco ha una ricca chance ma soltanto se riavrà Manolas e se i centrali di centrocampo faranno ciò che devono, anche se sappiamo che De Rossi è appena rientrato e Cristante, in progresso, è un adattato in quella zona del campo. Però è lì che la Roma, le cui guide “sprituali” restano Zaniolo e Dzeko, può uscire o andare ai quarti.

La luna di traverso è ciò che mina le aspettative di molti club esaltati dai gironi e dal loro autunno: se la leggera flessione qualitativa del Liverpool di Klopp dipende da un calo fisiologico non ancora risolto (e il Bayern potrebbe approfittarne), quella probabile del Psg è legata soprattutto alle sicure assenze, domani, di Neymar e Cavani, l’uruguaiano di fresco acciacco, che lasceranno il solo Mbappé a testimoniare dell’unico tridente offensivo in grado di competere con le trinità di Barcellona e Liverpool. Quello che succede prima di Natale passa al vaglio dell’usura fisica. Lo sanno bene la Juventus, priva di Chiellini e Bonucci, e il Tottenham privo di Kane e Alli. Quanto a lesioni pre-natalizie, il City sembrava quello messo peggio. Solo la Roma ha avuto più infortuni del City. Ma Guardiola non ha perso quasi niente, in termini di punti e convinzione, e ora deve soltanto provvedere al totale recupero di De Bruyne.

Due le squadre rinate in questi giorni di letargo: Real Madrid e Manchester United. Le davamo per decedute. Clamorosa la loro resurrezione, dovuta a un cambio in panchina che pareva la mossa della disperazione per evitare che la stagione diventasse una stagione all’inferno. E invece. Solari e Solksjær sono le stelle fisse del momento, brillano anche se stanno fermi in panchina. Hanno ridato slancio a giocatori formidabili che si erano addormentati sotto le precedenti gestioni (Pogba e Modric) e puntato su ragazzi che Lopetegui e Mourinho avevano deciso di ignorare o limitare (Rashford e Vinicius). Il Psg dovrà verificare la grandezza del nuovo United, ma rischia tanto. Mentre non è una follia supporre che, vista la sua posizione storica e le tre Champions vinte consecutivamente, da reietto il Real Madrid (mercoledì contro l’Ajax) sia tornato ai suoi livelli, anche senza Ronaldo, pronto per esserci sino in fondo anche stavolta. Tanto per ricordare chi comanda veramente in questo calcio dei troppo forti. E forse troppo ricchi.

 

 

 

De Rossi leader, contro il Porto ritorno di Manolas

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Capitano, allenatore, collante tra campo e tifoseria. Tutto raccolto in Daniele De Rossi, punto di riferimento di una Roma che resta aggrappata con le unghie alla corsa per il quarto posto, mentre prepara il ritorno in Champions.

Oggi il numero 16 siederà accanto a Di Francesco, nella conferenza stampa di presentazione della sfida di domani sera contro il Porto (andata degli ottavi di finale), trasformandosi in uno scudo protettivo. Protezione da cosa? Dai malumori della parte più calda dei sostenitori giallorossi, in aperta contestazione con Kolarov (e non solo), perché solamente la voce di Daniele può alzarsi per dire la sua, catalizzando su di sé l’attenzione dell’ambiente, spostandola da altri, nel tentativo di ricompattare tutti in un momento così delicato della stagione.

Di Francesco, in maniera dichiarata, lo considera la sua emanazione in campo e nello spogliatoio, i compagni di squadra a lui si appoggiano come punto di riferimento incrollabile, i tifosi lo esaltano quale unico simbolo in cui riconoscersi. Tutto sulle spalle di De Rossi (di nuovo titolare anche in Europa), in scadenza contrattuale nel prossimo giugno, e già con la testa proiettato a ricoprire più ruoli, come già fa, e non da oggi. Ma oggi in particolare e sempre più consapevolmente, con una maturità che ha conquistato col passare degli anni. Il rinnovo del suo legame con la Roma non è ovviamente legato solamente a una firma su dei fogli di carta (che nessuno vuole negargli dentro Trigoria), ma alla sempre maggiore consapevolezza di essere ormai più che un giocatore, già dirigente-manager, con un piede oltre il campo di gioco.

Farà da schermo oggi, Daniele, lavora sul campo Eusebio, concentrato nello studiare la formazione migliore da mandare in campo domani sera. Contro il Porto tornerà Manolas, che si è allenato regolarmente con i compagni, mentre Olsen e Schick non riescono a recuperare. Sarà la seconda gara per Mirante – a meno che Olsen non riesca a recuperare in extremis – tra i pali in Champions, dopo l’esordio a Plzen nel girone di qualificazione alla fase finale. La Roma era già qualificata agli ottavi e il tecnico regalò al secondo portiere la gioia della prima tra i grandi d’Europa. In quella occasione si registrò la prima in Champions, con la maglia giallorossa, per Pastore, che adesso non sembra neanche rientrare nelle rotazioni, visto l’esplosione di Zaniolo ad alti livelli. «Credi sempre nei tuoi sogni», la frase postata da Nicolò sotto una foto di confronto su Instagram tra quando era bambino e adesso. Allerta sul fronte dell’ordine pubblico per l’arrivo di 4mila tifosi del Porto. I rapporti tra le parti non sono critici, ma l’organizzazione di un evento che porterà all’Olimpico quasi 50mila spettatori, impone un’attenzione importante che si sta valutando in queste ore.


Obiettivi futuri e nuove nomine: la Lega di A dà via all’èra De Siervo. Baldissoni in corsa per un posto nel CdA

IL MESSAGGERO - BERNARDINI - La Lega di Serie A prende forma. Nell’assemblea fissata per oggi in via Rosellini sono molti i temi all’ordine del giorno. Si parte con la ratifica del contratto (oltre un milione all’anno) del nuovo Ad, Luigi De Siervo. Il manager inizierà il 18 febbraio (contestualmente Brunelli s’insedierà in Federcalcio) e resterà in carica per due anni, fino al 2020 ossia alla scadenza del quadriennio olimpico. A breve il nuovo Ad dovrebbe ufficializzare anche la sua squadra che prevede uno schema con tre manager (anche se lo statuto indica la figura obbligatoria del Dg) . Si parla del legale Viola Fabri, dell’esperto di diritti tv Giuliano Staccioli e di Marco Pucci, già nello staff di Lotti che farà da ponte con le istituzioni. Al vaglio anche uno scambio di figure con Sacripante e Sanzone dalla Figc alla Lega e Ghirardi e Santoro da via Rosellini in via Allegri. De Siervo ha in mente un piano industriale. L’obiettivo, nemmeno poi tanto nascosto, è quello di realizzare il famoso canale della Lega. Tutto passa per i diritti tv del triennio 2021-2024. C’è un anno e mezzo di tempo per studiare una strategia. L’altro punto nel programma di De Siervo è legato alla pirateria, qualcosa d’importante è già stato fatto, ma la strada è ancora lunga. Sempre oggi verranno eletti anche i restanti membri del cda di Lega, devono essere sostituiti Fassone del Milan e Antonello dell’Inter (il primo è decaduto dopo il cambio di proprietà dei rossoneri, il secondo per l’arrivo di Marotta già consigliere federale). Al loro posto dovrebbero approdare Baldissoni (grande elettore dello sconfitto Mammì nella seduta del 22 dicembre) e Scaroni,presidente delMilan.

LE SPINE Assemblea che si annuncia frizzante. Oggi si va nel vivo della suddivisione dei proventi dei diritti tv dai parte dei club. Entrerà in vigore la norma voluta da Lotti allo scadere del vecchio governo (pensata per i diritti ceduti per piattaforma e non per prodotto). Non a caso i due sottosegretari Giorgietti e Valente, attraverso la nuova legge delega, vogliono modificarla e attualizzarla alle esigenze sempre più crescenti del calcio moderno (basti pensare che nel 2008, quando è stata fatta la legge, pensare di vedere le partite sul cellulare era pura utopia). Si parlerà anche della suddivisione della caparra di 54 milioni versata circa un anno fa da Mediapro e tutt’ora ferma in un conto corrente che ha prodotto comunque interessi. Qualche noia la crea anche la vicenda IMG (agente di vendita per i diritti televisivi internazionali della Serie A) con la sua richiesta di risarcimento.


Calcio femminile: un posto al sole per la Roma

IL MESSAGGERO - ZARELLI - La Roma Femminile puntella il quarto posto. Per effetto della vittoria conquistata sabato contro la Florentia, diretta rivale per la posizione ai piedi del podio, le lunghezze di vantaggio sulla formazione toscana sono tornate ad essere sei. Le giallorosse si sono imposte (3-1) al Tre Fontane con una prova convincente, dimostrando che la concentrazione non era solo rivolta alla sfida precedente con la Juventus e risolta con il successo (di misura) della capolista.

Proprio le bianconere di Rita Guarino, in questa giornata di campionato, hanno frenato (0-0 con l’Atalanta) permettendo alla Fiorentina di portarsi ad un solo punto dalla vetta. A -2 resta il Milan, per una prima piazza da giocarsi in sole tre lunghezze. La Roma non c’è (ancora) in questa lotta, ma conferma di essere al livello delle migliori, al netto di diversi ed importanti infortuni, come quello di Manuela Coluccini, appena dimessa e che ha voluto seguire le gesta delle sue compagne dagli spalti del Tre Fontane.

E se la zona Champions appare decisamente improbabile per le giallorosse, lo è meno il procedere in Coppa Italia. Nonostante un momento fisico non ottimale, come ha ammesso il tecnico Bavagnoli, la Roma può contare su giocatrici sempre più determinate e determinanti. Come Vanessa Bernauer, che ha realizzato la seconda rete contro la Florentia. «Era una partita importante e molto difficile», il commento della centrocampista svizzera. «Noi ci abbiamo messo il cuore e siamo molto contente per il risultato. Non mi importa di chi sia il gol, l’importante sono i tre punti».


Preziosi e la Juve: virus delle cessioni

IL FATTO QUOTIDIANO - ZILIANI - E l'enigma degli enigmi. E persino La Settimana Enigmisticaavrebbe difficoltà a proporlo ai suoi solutori più preparati: nella penultima pagina, quella dedicata alla soluzione dei quesiti, non saprebbe infatti che cosa scrivere, getterebbe la spugna persino Alessandro Bartezzaghi. A quale mistero alludiamo? Per parlarvene, lo faremo come se si trattasse di un caso di "Pilade, agente in borghese".

ENRICO PREZIOSI, presidente del Genoa, ha appena fatto il colpo della vita. Dopo aver acquistato in estate Piatek dal KS Cracovia per 4,5 milioni, a gennaio lo ha rivenduto al Milan per 35 realizzando in 6 mesi una plusvalenza di 30,5 milioni. Preziosi viene complimentato da tutti ma pochi giorni dopo, a sorpresa, la Juventus comunica di aver ceduto al Genoa Sturaro per 18 milioni. La cosa pare strana: perché una cifra così alta non è mai stata spesa per nessun giocatore nella storia del Genoa FC e soprattutto perchè Sturaro è un giocatore mediocre, reduce da un lungo infortunio e che nell'ultima stagione ha giocato 12 mezze partite nella Juventus e zero nello Sporting Lisbona. Ma c'è di più. Mentre Piatek costava a Preziosi di stipendio 740 mila euro lordi l'anno (400 netti), Sturaro costa 2,78 milioni l'anno (1,5 netti). Poiché Preziosi dovrà stipendiarlo fino al 2021, per due stagioni e mezzo spenderà dunque 6,95 milioni contro gli 1,85 che avrebbe speso per Piatek: 5,1 milioni in più che vanno ad aggiungersi ai 18 milioni dell'acquisto e che portano il totale-spesa per Sturaro a 23,1 milioni. In pratica, il guadagno fatto con la cessione di Piatek (30,5 milioni) viene ora quasi completamente cancellato: 30,5 (Piatek) meno 23,1 (Sturaro) fa 7,4 milioni, e cioè i soldi che Preziosi si è già impegnato a dare alla Juventus per acquistare un giovane giocatore (Favilli) avuto in prestito biennale ma con obbligo di riscatto fissato a 7 milioni. In soldoni: considerando che i 30,5 milioni di guadagno fatti da Preziosi cedendo Piatek al Milan finiranno tutti nelle casse della Juventus (che riceve 18 milioni per Sturaro, ne risparmia quasi 7 per lo stipendio che si accolla Preziosi e ne riceve 7 per Favilli: totale 32) al termine di una pregevole triangolazione Milan-Genoa-Juventus, la domanda è: perchè Preziosi, che pur di guadagnare 1 milione venderebbe la madre a un club di serie B cileno, ha acquistato Sturaro? Pensa che Sturaro, 26 anni, sia il nuovo Beckenbauer? Aveva un debito di riconoscenza nel confronti del club di Agnelli oppure cerca di ingraziarselo, perché nella vita non si sa mai? Oppure è stato colpito da un nuovo, terribile, sconosciuto virus che spinge i presidenti a riversare i propri soldi nelle casse della Juventus?

E in questo caso: trattasi di virus contagioso? Pare infatti che Ferrero, presidente della Sampdoria, abbia acquistato dalla Juve (che in estate aveva comprato dal Genoa il portiere Perin, nazionale, per 12 milioni più 3 di bonus: totale 15) il portiere Audero per 20 milioni; pare infatti che Giulini, presidente del Cagliari, abbia acquistato dalla Juve l'attaccante Cerri, 8 presenze e zero gol quest'anno, per 9 milioni, accollandosi l'obbligo di riscatto; tutti emuli di Pozzo, boss dell'Udinese, che in estate aveva sbalordito il mondo acquistando dalla Juve Mandragora (Don Abbondio direbbe: chi era costui?) per 20 milioni. Ai solutori dell'enigma, ricchi premi e cotillons.


Roma-Porto, previsti 50mila spettatori. Oggi in Questura il tavolo tecnico per la sicurezza

I dettagli verranno messi a punto oggi, con il tavolo tecnico e le ultime riunioni Uefa, ma Roma è pronta all’andata degli ottavi di finale di Champions con il Porto. 50mila gli spettatori attesi. La prevendita è stata molto sostenuta in questi ultimi giorni. Oggi inizieranno ad arrivare a Fiumicino e Ciampino anche i tifosi portoghesi (più di 4mila). Lo riferisce la Gazzetta dello Sport.


Pellegrini: "E' troppo importante per noi arrivare allo stadio e trovare i nostri tifosi, è una cosa che gli altri non possono capire"

Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista a Tele Radio Stereo. Queste le sue parole

Come ha vissuto la grande popolarità dopo il gol al derby?
“In realtà è stato tutto più semplice dal derby in poi. L'anno scorso è particolare, ho dovuto fare i conti con nuove emozioni e sensazioni, non è stato semplice Noi siamo fuori quello che siamo dentro al campo, c'è stata un po' di discontuinità. Lo scorso anno non ho raggiunto i miei obiettivi e quest’anno volevo essere più continuo. Giocare una partita allo stadio con i propri tifosi che ti incitano è più facile, Sentirli con me è bello”.

La sua opinione sulla Roma?
“Per me è una grande squadra e una grande società con grandi uomini prima che giocatori. È una società che deve, tramite il proprio progetto, porsi degli obiettivi più grandi. Non si possono raggiungere dopo tre mesi, deve costruire la propria casa, il proprio stadio, una pietra alla volta. Deve porsi degli step, raggiungerli e poi superarli. Così da qui a pochi anni diventerà una delle più grandi in Europa”.

Il suo ruolo in campo?
“Cerco di essere sempre disponibile per qualsiasi ruolo. Sinceramente trequartista mi vedo meglio, sono più libero. Da mediano o da mezzala ti devi dividere il campo”.

Se rimproverassi alla squadra di non essere consapevole di quanto è forte, lo accetterebbe?
“Sono un po’ in disaccordo. Il campo lo viviamo tutti i giorni, conosciamo le qualità dei miei compagni. Quest’anno abbiamo sbagliato tanto, non ci nascondiamo. Se rigiochi cento volte la partita con la Fiorentina, non finisce mai 7-1. Dobbiamo migliorare tutti quanti. Questa squadra è fatta di ragazzi giovani, si deve crescere e acquisire esperienza. Non c’è mai stato un dubbio sulle qualità di ognuno di noi, sappiamo di essere stati costruiti per stare in alto che è dove vogliamo stare”.

Non pensa di poter migliorare in fase realizzativa?
“Assolutamente. Al Sassuolo ho fatto qualche gol in più, lo scorso anno ne ho fatti solo 3. Lo so che quello nel derby vale di più per voi, ma valgono tutti uno, purtroppo (ride). Tutti abbiamo margini di miglioramento perché siamo tutti giovani. Voglio fare più gol ed è un mio obiettivo”.

Cosa succede in qualche momento di gara, quando vi perdete?
“Non so se smettiamo di ragionare da squadra come dite. Vi giuro che tutti pensano a vincere nessuno al proprio orticello. Poi è umano che in alcuni episodi negativi inconsciamente ti butti giù. Su questo dobbiamo lavorare. Magari a volte è successo che, nonostante si stava facendo una buona gara, per un episodio negativo ti spegni. Contro il Milan abbiamo preso gol in una situazione di gioco nella quale dovevo fare meglio, un episodio negativo che però non ci ha buttato giù. La reazione di squadra, se ce l’hai una volta, c'è perché ce l’hai dentro”.

Come state in vista di Roma-Porto? Può cambiare molto lo sapete?
“Vi assicuro che il Porto è una grande squadra. Non è di livello top ma è grande squadra, sarà difficile. Sappiamo quali emozioni porta passare il turno. Ti cambia una stagione, nonostante le difficoltà che abbiamo trovato finora. In campionato vogliamo arrivare tra i primi quattro e ci siamo e in coppa vogliamo superare il turno. Martedì sarà una battaglia da fare tutti insieme. E' troppo importante per noi arrivare allo stadio e trovare i nostri tifosi, una cosa che gli altri non possono capire. Un avversario prende forza se vede che i tifosi non sono con noi”.

Un desiderio da esprimere per un suo compagno di squadra?
“Per De Rossi. Tutti sanno quanto conti per noi. Daniele potrebbe mettersi seduto in campo e sarebbe già importante. In questo momento in cui deve stare attento. Ecco... Vorrei farlo stare bene, così stiamo bene pure noi”.

Zaniolo?
“Nicolò è un ragazzo molto intelligente. Sa quello che gli sta accadendo, non gli succede nulla per caso. Si è meritato tutto questo. Deve sapere che adesso per lui e tutto bello Ma potrà esserci un momento difficile. Lì dovrà farsi trovare pronto”.

Si sente un giocatore di livello internazionale?
“Non ho mai giocato in altri campionati. Non lo so, forse ce lo dirà il tempo giocando in nazionale. Quello a cui pensò sempre, come dicevo prima, è venire qui ogni giorno per migliorarmi. Mi godo i miei 22 anni e spero di godermi la mia carriera al massimo”.

Tanti capitani romani, ci pensi?
“Ovviamente. Ci sono nomi pesanti nella lista, l’ho detto spesso però. Già essere qui è stare a casa. A Trigoria ci sono cresciuto, quando fai il settore giovanile poi speri di arrivare qui. E quando ci sei dentro ti rendi conto quanto è grande. Quante volte ho fatto questa strada con mamma e papà. Adesso la faccio da solo, mi alleno sul campo A, prima entravo dal terzo cancello”.


Roma-Porto, i convocati di Conceiçao. Out Marega e Corona

Sergio Conceiçao, tecnico del Porto, ha reso nota la lista dei convocati per il match contro la Roma di domani sera, tramite il sito ufficiale del club fcporto.pt. Assenti l'infortunato Marega e lo squalificato Corona.

Portieri: Casillas, Vaná, Diogo Costa (lista B);

Difensori: Maxi Pereira, Militão, Felipe, Pepe, Alex Telles, Jorge, Diogo Leite.

Centrocampisti: Óliver, Herrera, Danilo, Otávio, Bruno Costa

Attaccanti: Hernâni, Brahimi, Adrián López, André Pereira, Soares, Fernando Andrade.


La Roma lavora al prolungamento del contratto di El Shaarawy fino al 2024

La Roma è al lavoro per il rinnovo di contratto di Stephan El Shaarawy, in scadenza il 30 giugno 2020. L'obiettivo è prolungare fino al 2024, con un aumento dello stipendio netto da 2 a 2,5 milioni: da parte del giocatore non dovrebbero esserci resistenze. Lo riporta calciomercato.com.


Porto, Fernando Gomes: "La Roma ha molti grandi giocatori, Dzeko è sempre pericoloso"

Fernando Gomes, ex bandiera dei Porto e attuale responsabile scouting dei lusitani, è intervenuto ai microfoni di Tele Radio Stereo alla viglia del match contro la Roma. Queste le sue dichiarazioni:

Sei per il Porto quello che Totti rappresenta qui...

"Praticamente si, i gol sono gli stessi"

Che ruolo svolgi ora?

"Rappresento il Porto nei sorteggi, e sono il direttore scouting".

Che momento sta vivendo il Porto?

"L'unica cosa che ci manca in questo momento è il gol, ma credo che domani sera ci sbloccheremo in zona gol"

Si, ma mancano Marega e Aboubakar...

"Abbiamo altri giocatori che possono fare gol, la nostra forza sta nel collettivo".

Il giocatore che oggi rappresenta di più il Porto?

"Puo' essere Herrera, Brahimi, Casillas, Felipe..."

Il Porto ha un strategia ben stabilita, fatta di un gioco veloce...

"Si, è un calcio fatto dal collettivo con velocità e aggressività. In campo i ragazzi danno tutto, e questa è la cosa più importante. Poi è chiaro che ci sono giocatori con qualità tecniche importanti, e quindi il possesso palla diventa una nostra caratteristica".

Militao com'è?

"Lo seguivamo da 10 anni, pensavamo di prenderlo per la squadra B, poi è rimasto al San Paolo. È un giocatore veloce e forte in marcatura. Ha grande personalità e maturità"

Anche il Porto, sul mercato, porta avanti la strategia del trading?

"Si, il Porto lavora in questo modo. Non ha il potere finanziario che ha la Roma. Il Portogallo è un paese che nel calcio non ha un gran potere economico."

Qual'è il giocatore della Roma che ammiri di più?

"Dzeko è sempre pericoloso, però Zaniolo oggi è importante allo stesso modo. Tecnicamente è forte ed è veloce. Anche El Shaarawy è pericoloso. La Roma ha molti grandi giocatori".

Herrera andrà via a parametro zero?

"È in scadenza di contratto, ma lui è qui da tanto e si trova molto bene al Porto. Solo lui puo' conoscere il suo futuro"

Un pronostico per domani?

"Non mi piace farli, ma nel doppio confronto ho fiducia nel Porto"