Raggi: lo stadio si farà gli esperti: tante falle La base M5S si divide

IL MESSAGGERO - DE CICCO - PIRAS - Ore 10.45, Virginia Raggi fa il suo ingresso nella sala della Protomoteca, palazzo del Campidoglio. Tutto l'allestimento imbastito dai comunicatori M5S - le slide, i dirigenti della Roma in prima fila, i sorrisi da festa - è pensato per veicolare un messaggio, che diventa un hashtag: «Lo stadio si fa». Nonostante tutto, viene da dire poi, nel pomeriggio, quando sul sito del Comune compare il parere scritto del Politecnico di Torino, fino a quel momento illustrato solo a voce. E lì l'operazione di maquillage mediatico comincia a sfarinarsi. Perché la relazione degli esperti piemontesi, chiamati da Raggi per avere un conforto «tecnico» sull'operazione dopo gli arresti per corruzione di giugno, conferma tutte le perplessità trapelatecon la prima bozza consegnata a dicembre. «Blocco totale» della viabilità, l'impatto «catastrofico» se la malandata Roma-Lido non diventerà una metropolitana tipo quelle di Londra, le opere del piano trasporti giudicate tutte, da sole, «non sufficienti».
«Lo stadio si fa», dice però Raggi di buon mattino, accanto all'estensore della relazione, il professor Bruno Dalla Chiara, che di fronte a taccuini e telecamere smussa non poco i toni lasciati invece nero su bianco nel rapporto che sarà svelato nel pomeriggio.

 
CONDIZIONI - «Il nostro è un sì condizionato - dice in conferenza stampa - il problema del traffico c'è, ma ci sono anche soluzioni, quelle indicate dal Comune nel Piano urbano della mobilità sostenibile». Senza aggiungere, come viene sottolineato invece nel parere, che per realizzarlo ci vorranno dai tre ai «10 anni». E che prima lo stadio non potrebbe aprire, pena il collasso della circolazione.
Raggi invece si è detta convinta che i cantieri possano partire «entro fine anno», tanto che Mauro Baldissoni, vicepresidente esecutivo della Roma, commentava: «Ora si può lavorare, è tempo di costruire». Ma chi? La società Eurnova, che dopo l'arresto di Parnasi è guidata da un nuovo Cda, che a fine mese volerà negli Usa per vendere terreni e progetto a Pallotta. Un pacchetto da 100 milioni, accordo praticamente fatto.

 
L'ITER - Poi il manager di Boston dovrà trovare un partner per realizzare materialmente l'impianto e il mega complesso dalle cubature monstre, il gigantesco centro di negozi, alberghi e uffici. Le trattative, su questo fronte, sono ancora in corso, in terra americana.
Il parere del Politecnico (pagato 36mila euro), ha ricordato ieri la sindaca di Roma, «l'ho chiesto io e non ero obbligata». Non è un atto vincolante, ma serviva a Raggi soprattutto a compattare le truppe a Palazzo Senatorio, insomma i consiglieri comunali del Movimento sempre più dubbiosi e disorientati sul progetto. Fino al 2016, i grillini si opponevano fieramente a Tor di Valle e dopo l'inchiesta per tangenti dell'estate scorsa la pattuglia degli scettici si è rafforzata. Il parere molto critico del Politecnico non ha fugato i dubbi. Per i consiglieri di maggioranza leggere quella relazione non è stato rassicurante. «C'è un'inchiesta aperta sullo stadio, bisogna avere un quadro anche dai giudici oltre che dai professori», ragionava il presidente della Commissione Bilancio, Marco Terranova. Sono contrari anche i consiglieri più legati alle origini del M5S, che tra le opere di interesse pubblico non annoverava gli stadi, come Agnese Catini, Alessandra Agnello, Gemma Guerrini. La presidente della commissione Urbanistica Donatella Iorio e il numero uno della Commissione Mobilità Enrico Stefano tacciono prudenti e fanno capire che le priorità sono altre e non hanno gradito il diktat senza possibilità di replica coniato ieri: «Lo stadio si fa».

 
IL VERTICE - Hanno parlato invece di «buona notizia» il ministro dell'Interno, Matteo Salvini e lo stesso Beppe Grillo, mentre Di Maio in un post si è «complimentato» con la sindaca. Ma la partita dentro al M5S romano non è ancora chiusa. Ieri sera è andata in scena una riunione in cui sono emersi tutti i dubbi, e le paure, che girano attorno al progetto Tor di Valle. Le critiche dei tecnici e le inchieste giudiziarie. Perché a Palazzo Senatorio, oltre alle cinquanta pagine di sfumature rosso catastrofico scritte da Torino, hanno più forza persuasiva quelle del giudice che parlò di «asservimento dell'interesse pubblico ad interessi privati». 


Trasporti, viabilità, parcheggi «Impatto catastrofico sulla città»

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Una «catastrofe» chiamata Tor di Valle, che si potrebbe evitare solo stravolgendo la mobilità cittadina, da qui a 10 anni. Inutili tutte le opere pubbliche presentate nel progetto approvato dai grillini: «Non sufficiente il massiccio rafforzamento dell'offerta di trasporti pubblici», «non sufficiente il nuovo asse viario derivante dall'unione della Via del Mare e della via Ostiense», «non sufficiente il ponte dei Congressi», peraltro pagato dallo Stato. Tutto il quadrante Sud di Roma eviterebbe di finire nella morsa dell'imbottigliamento perpetuo solo se cambiassero le «abitudini» dei romani, in tutta la città, se insomma si riuscisse a «contenere la mobilità privata», cioè l'uso delle automobili. Con tempi lunghi: fino a «10 anni» e di sicuro «in meno di tre anni si ipotizza che non sia possibile mettere in funzione lo stadio, tempi che si allungano se si vuole evitare un aggravio del traffico». Così scrive il Politecnico di Torino, nel parere finale che ricalca, in larghissima parte, la bozza che terremotò il Campidoglio a inizio dicembre.
Restano tutti i passaggi più pesanti, tutte le stroncature. Ne emerge, scrivono gli esperti, «un quadro preoccupante che vede, in assenza di altre azioni, negli scenari futuri un possibile blocco pressoché totale della rete principale». E perfino possibili rischi per «la salute dei cittadini». Un impatto «catastrofico» - altra parola chiave della bozza confermata - su una grande porzione della Capitale, perfino ammettendo che «il 50%» dei tifosi raggiunga gli spalti coi mezzi pubblici, scenario «oltremodo ottimistico». «Già dalla fase dei cantieri» la viabilità sarebbe preda «di un'estrema congestione». Non solo nei giorni delle partite, ma anche in quelli feriali, per via «degli utenti di ritorno dal lavoro o dal centro direzionale e commerciale», il mega-complesso di negozi, uffici e alberghi che nascerebbe accanto allo stadio, il vero core-business dell'operazione.
«É sufficiente che un singolo anello della catena venga meno per generare un ulteriore aggravio di questa situazione già compromessa», scrivono i professori piemontesi. Anche perché le opere pubbliche sarebbero sostanzialmente inutili, tali da non apportare alcun «beneficio».
Per il Grande Raccordo Anulare, attraversato ogni giorno da 160mila mezzi, si rischia un «peggioramento netto», dal momento che l'anello va in «saturazione» già con 6.300 veicoli l'ora, mentre si arriverebbe all'incredibile quota di «8.000-8.500 veicoli». Praticamente il «blocco totale del traffico», un carico «impensabile». E questo - è importante sottolinearlo - già prevedendo che «il 50%» degli spettatori lasci la macchina a casa.

 
«STUDI MOLTO OTTIMISTICI» - Cinque grandi strade dell'Urbe andrebbero kappaò: oltre al Gra, l'autostrada Roma-Fiumicino («forte congestione»), la Colombo, la Laurentina, viale Marconi. «La rete primaria non è in grado di smaltire i flussi veicolari», si legge, «se non a scapito di gravi disagi collettivi: abbondanti, capillari e distribuiti». Anche gli spazi per parcheggiare migliaia di auto sarebbero «modesti», inadeguati.
«Oltremodo ottimistici» studi e simulazioni di traffico presentati dai privati. Orari sballati, quantità di auto sottostimate, numeri al ribasso per rendere il contesto meno intasato.
Il potenziamento delle ferrovie risulta «tecnicamente fattibile», anche se «difficile». Per evitare gli ingorghi, toccherebbe portare una delle peggiori tratte d'Italia, la Roma-Lido, a «un elevatissimo livello qualitativo». Scenario che solleva «forti dubbi» da parte dei docenti, anche se la Regione, scrive il Politecnico, «ha destinato 180 milioni al radicale riammodernamento» e la portata degli interventi «appare adeguata». Ma «una lieve perturbazione potrebbe seriamente compromettere l'efficienza dell'intera linea».

 
«PRENDETE LA BICI» - Per evitare il collasso della zona, bisognerebbe cambiare tutto. Puntare su un'«offerta pluri-modale, con biciclette, tpl, trasporti intelligenti». Progetti contenuti nel Piano di Mobilità Urbana Sostenibile presentato dal Campidoglio M5S, che però ha un orizzonte temporale molto ampio, «5/10 anni», si legge nel parere. «Ogni attività legata agli interventi attesi», insomma allo stadio e al mega centro di negozi e uffici, «deve necessariamente vedere prima effettivamente realizzate le diverse proposte contenute nel Pums», è la prescrizione. Insomma prima le opere, poi lo stadio. Difficile. Senza calcolare «lo straordinario impegno economico prospettato», miliardi e miliardi di euro per ora solo domandati da Raggi, richieste che devono ancora «essere soddisfatte dal Ministero dei Trasporti». Con tempi tutt'altro che immediati, anzi.


Raggi: "Lo stadio si farà, si parte entro l'anno"

IL TEMPO - Non serviva l'annuncio di Virginia Raggi, sindaco di Roma, che «lo stadio si fa»: mai era stato messo in discussione, nemmeno quando l’allora candidata sindaco aveva
annunciato la volontà di cancellarlo e ritirare la delibera di pubblico interesse. In una conferenza stampa, in cui alla stampa non è stato consegnato nessun testo - reso disponibile diverse ore dopo la conclusione della stessa - la Raggi, insieme al professor Bruno Dalla
Chiara, autore della relazione finale sulla mobilità pubblica e privata del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle, e a Stefano Brinchi, presidente di Roma Servizi perla Mobilità, ha illustrato i contenuti della relazione dell'Ateneo piemontese. Un appuntamento che giunge dopo giorni di tensioni: la secretazione del testo, rimasto chiuso in un cassetto dal 31 gennaio per timore di una nuova fuga di notizie, il boicottaggio della Commissione Trasparenza di lunedì 4 con il Gruppo 5Stelle che la diserta accampando flebili scuse e il direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, che spedisce un'email ai dirigenti convocati dalla Commissione per «limitare la partecipazione alla parte politica» e, quindi, non farli andare in audizione. Da ultimo, anche il goffo tentativo dell’ufficio stampa del Comune di limitare ieri il numero delle domande dei giornalisti a una per gruppo (agenzie, giornali, radio, tv). «I proponenti possono aprire i cantieri entro l’anno», ha esordito la Raggi che ha aggiunto: «Il taglio delle cubature iniziale non va a impattare sui servizi. Ho richiesto questo parere, e non ero obbligata a farlo. La stessa Procura aveva detto che non c'erano problemi sul progetto. Il parere, esterno, ora rassicura e conferma questo dato. Non siamo contro le grandi opere, e lo stadio lo è, ma a favore delle opere utili che portano benefici alla città e ai cittadini come in questo caso dove si riqualifica un quadrante della città».Lontani i tempi delle accuse di speculazione edilizia, la Raggi incassa il plauso della claque mediatica grillina: da Beppe Grillo a Luigi Di Maio più deputati e senatori, è tutto un plausometro a chi si spertica di più. Le elezioni si avvicinano a grandi passi e c'è da recuperare posizioni: se lunedì era il reddito di cittadinanza (motivo per cui la conferenza Stadio è stata rinviata a ieri), oggi è lo Stadio della Roma il tema da rilanciare. Fidando che la corta memoria dei romani faccia loro dimenticare nelle urne chi ha reso necessario, tagliando le opere di mobilità, la pronuncia del Politecnico sul progetto Tor di Valle.


La Roma in Porto con il capitano

IL MESSAGGERO - ANGELONI -  Ricominciano gli impegni ravvicinati, ricomincia - per quanto possibile - un po' di rotazione. La trasferta di Verona (venerdì) rimbalza addosso all'andata di Champions contro il Porto (martedì): Di Francesco non vuole toccare certi equilibri appena riconquistati (4-3-3/4-1-4-1) e soprattutto non vuole stressare troppo l'elemento che per questo tipo di gioco diventa indispensabile, ovvero Daniele De Rossi. Che con il Milan ha dovuto fare uno sforzo grande così: non giocava da tre mesi e l'altra sera è stato in campo per novanta minuti. Come sostiene Eusebio, è la terza partita di fila - dopo la lunga inattività - quella in cui si paga la stanchezza. E visto che la terza è con il Porto diventa difficile pensare che la salti proprio lui, per giocare con il Chievo, anche perché al Bentegodi, Eusebio avrà a disposizione sia Nzonzi sia Cristante, i due squalificati con il Milan. Il francese prenderà il posto di De Rossi, Cristante di Pellegrini (squalificato). Vedremo, dunque, come Steven interpreterà il ruolo di centrale, l'alter ego di De Rossi. Il francese era stato preso proprio per questo, ma alla fine si è trovato a giocare con Daniele, o senza ma mai come unico centrale. Nzonzi è diverso da De Rossi: il primo è più abile nel palleggio e nei contrasti (vista anche la fisicità), mentre De Rossi dà quel tanto in più in personalità e ha più genio nella giocata, nella verticalizzazione. Di Francesco in questo lungo periodo in cui è stato assente De Rossi ha schierato pure Cristante come centrale. Sempre nel 4-2-3-1 e mai nel 4-3-3.

 
BALLOTTAGGIA - Verona, l'ex atalantino dovrà fare la mezz'ala per l'assenza di Pellegrini ma non è escluso che in futuro possa ricoprire il ruolo di mediano davanti alla difesa in un 4-3-3. De Rossiil ruolo di capitano lo svolge a pieno, anche non giocando, vedi l'intervento di ieri su Instagram, con cui si è schierato con Kolarov dopo le pesanti scritte d aparte di alcuni tifosi nei confronti del serbo. «Fratello mio», il post del capitano. Come a dire: io/noi siamo con te. Venerdì vedremo altri cambi rispetto al Milan e quindi in funzione di Roma-Porto. Karsdorp è uno di quelli che potrebbe riposare; El Shaarawy torna titolare dopo aver giocato il finale della sfida contro il Milan. Dovranno fare gli straordinari sia Dzeko sia Kolarov. Sta per cominciare la parte viva della stagione e non solo per l'intrigante impegno di Champions. Sia Edin sia Aleksandar, per motivi diversi, quest'anno - per ora - non sono riusciti a ripetere la scorsa brillante annata. Specie il serbo oggi, come detto, ha anche qualche problema con una parte della tifoseria dopo l'episodio della stazione Termini (lite con un tifoso). Per questo è stato fischiato sonoramente (non solo lui) domenica scorsa contro il Milan. Dzeko invece non ha conti in sospeso con nessuno, ha solo bisogno di ritrovare continuità sotto porta. I due gol di Bergamo sembrano risalire a una vita fa, perché tutto è stato offuscato dal bagno di Firenze. Edin sente odore di Champions, dove ha segnato cinque reti. Ma prima c'è il Chievo, e i gol contano lo stesso. Per certi versi anche di più.


La verità processuale ha le ore contate

IL TEMPO - DI CORRADO -  Dopo più di due mesi dalla chiusura delle indagini preliminari, la Procura capitolina è pronta a firmare la richiesta di rinvio a giudizio dei soggetti coinvolti nel sistema corruttivo che gravitava intorno al progetto del nuovo stadio
dell'As Roma. A fine ottobre, infatti, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini a 20 persone, 9 delle quali vennero arrestate il 13 giugno scorso, a cominciare dal costruttore romano Luca Parnasi. L'ex presidente della società Eurnova è accusato di essere il «dominus» di un'associazione per delinquere che corrompeva o finanziava illecita - mente la politica, pur di «ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli» alla realizzazione dell'impianto sportivo nell'area di Tor di Valle e di altri progetti imprenditoriali. Insieme a lui rischiano il processo 5 suoi stretti collaboratori: Luca Caporilli, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, Gianluca Talone e Simone Contasta. Sul fronte dei pubblici ufficiali «avvicinati» da Parnasi - secondo l'accusa - ci sono l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone (consulente di fatto del sindaco Raggi nella trattativa perlo stadio), l’'ex vice presidente del Consiglio della Regione Lazio di FI Adriano Palozzi, il consigliere regionale Pd Michele Civita e il soprintendente ai beni culturali di Roma Francesco Prosperetti. «Prosperetti chiamato ad intervenire nel procedimento avviato dal precedente soprintendente per l’apposizione del vincolo monumentale sul ippodromo Tor Di Valle - si legge nel capo d'imputazione - abusando della sua qualità e dei suoi poteri di pubblico ufficiale, previ accordi con Paolo Desideri, induceva indebitamente Luca Parnasi ad attribuire a Paolo Desideri l'incarico professionale di "progettazione della ricollocazione e ricostruzione di una campata strutturale dell'ex Ippodromo Tor Di Valle", per un corrispettivo complessivo di oltre 200.000 euro, parzialmente corrisposto a Desideri, quale adempimento necessario al fine di richiedere l’archiviazione della proposta di apposizione del vincolo». Il vincolo «avrebbe paralizzato o comunque rallentato il procedimento per l'approvazione del progetto immobiliare denominato "Nuovo Stadio della Roma", presentato dalla  Eurnova Srl». Nella lista dei 20 a cui è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini ci sono anche Davide Bordoni, consigliere comunale di FI; Daniele Leoni, funzionario del dipartimento Urbanistica del Comune di Roma; Giampaolo Gola, assessore allo Sport del X Municipio; Fabio Serini, commissario straordinario dell’Ipa; Claudio Santini, ex capo di Gabinetto al
Mibact.


Alla partita senza prendere la macchina

IL TEMPO - MAGLIARO - Romanisti, dimenticate la macchina. Al futuro stadio di Tor di Valledovremo fare l'abitudine ad andarci in metropolitana, a piedi o in bici. Almeno, stando a quanto scrive il professor Bruno Dalla Chiara, del Politecnico di Torino, nella sua relazione definitiva sulla mobilità del progetto dello Stadio della Roma. Una relazione che, va ricordato, giuridicamente ha meno valore della carta su cui è stampata ma che, politicamente, per la Raggi, ha un enorme valore tanto da spingerla, ieri, a fare una conferenza stampa ben oltre il limite del surreale: la relazione, tutt'altro che positiva, è stata
presentata come un'’assoluzione piena.
ERRORI DELLA RELAZIONE - Il primo e più importante è quello di aver proposto il "modello Olimpico" anche per Tor di Valle senza riflettere sulla notevole differenza
di filosofia che è alla base dei due impianti. Il tifoso va all'Olimpico più o meno
nell'ora antecedente l’inizio della gara e, al termine della stessa, torna a casa. Tor di
Valle è pensata come un’area temporalmente più ampia: parco, zone ristoro e area commerciale, museo sono tutte attrattive che hanno lo scopo di far "girare" i tifosi  a Tor di Valle sia prima che dopo la gara. Questo, quindi, può alterare sia gli orari d'arrivo che di rientro a casa dallo Stadio. Tutto questo, nella relazione, manca. 

CRITICITA' - Ovviamente le criticità già emerse nella relazione preliminare - fino al famoso «catastrofico» riferito all'esito del traffico in occasione delle gare serali infrasettimanali - sono rimaste. Né avrebbe potuto essere diversamente anche per una forma di coerenza accademica dell’équipe del Politecnico che non può certo smentire se stessa in
pochi giorni. Quindi, in sintesi, per l’Ateneo piemontese: le simulazioni sono anche fatte bene ma sono troppo centrate e limitate solo sull'area stessa di Tor di Valle. Come si arriva al Raccordo o a Marconi, il traffico sarà congestionato  o paralizzato. Inoltre, le stesse simulazioni sono sostanzialmente ottimistiche. Ancora:l’attuale situazione del tra-
sporto pubblico locale, specie quello su ferro, è al di sotto di qualunque standard accettabile. La Roma-Lido e la linea di Trenitalia Orte-Fiumicino Aeroporto non sono
in grado di assicurare che almeno il 50% dei tifosi si muova su ferro. Altro punto: gli
sviluppi immobiliari previsti in zona (Valle Luparetta, Valle Lupara, Magliana) aumentano la domanda di mobilità privata che si sovrappone a quella generata dagli addetti alle aree commerciali dello Stadio stesso e che, secondo il Politecnico, non sono state adeguatamente valutate. Tutto questo scenario, per riassumere lo studio di Torino, porterebbe il traffico, da un’attuale situazione di enorme difficoltà, sostanzialmente al collasso nel caso in cui venisse realizzato l'impianto di Tor di Valle. Questo, almeno, stando ad oggi, come se la futura casa giallorossa semplicemente venisse "calata dall'alto" dentro il quadrante. 

LE SOLUZIONI - Questo scenario - la "diagnosi", come l’ha definita in conferenza stampa il professor Dalla Chiara - già dipinto a fosche tinte nella relazione preliminare e rimasto invariato nella definitiva, ha delle soluzioni, stando al Politecnico. Soluzioni che devono andare, tra l’altro, in linea con le previsioni europee, verso una mobilità privata meno
utilizzata, anzi, scoraggiata del tutto. E, allo stesso tempo, per un forte potenziamento del trasporto pubblico. La Roma-Lido di Ostia va adeguata a standard da metropolitana con l'aumento delle frequenze. Alla Roma-Lido va aggiunto il treno Orte-Fiumicino aeroporto
con la creazione di due nuovi binari di attestamento alla stazione Magliana (quella fronte Stadio ad esso collegata con il ponte ciclo-pedonale) e con l’arrivo di nuovi 65 treni con una capienza superiore del 42% rispetto a quelli attuali. Tutte iniziative - stando alle carte del Piano Urbano della Mobilità sostenibile fornite dal Comune al Politecnico - che sono già in previsione. A questo grande incremento del trasporto pubblico su ferro, che deve tradursi in un servizio «efficiente ed efficace» (virgolette del Politecnico), è necessario aggiungere nuove corsie preferenziali per gli autobus, semafori intelligenti e interventi di dissuasione dall'uso delle macchine per andare allo Stadio, come parcheggi molto cari. Questo mix fra trasporto pubblico e privato è l'unica soluzione per evitare il collasso.

 
REGIONE E COMUNE SVEGLIA - Se i romanisti devono pensare all’addio alla macchina, Regionee Comune ora devono smettere di rimpallarsi le colpe e mettersi a lavorare. Seriamente.


De Rossi solidale con Kolarov bersaglio del tifo: “Fratello mio”

REPUBBLICA - FERRAZZA - Prima la vicinanza all’amico Kolarov, poi la visita al Bambino Gesù. Dopo il rientro in campo a distanza di tre mesi dall’ultima volta per i problemi al ginocchio, Daniele De Rossi sorride per esser riuscito a giocare tutta la partita contro il Milan, mantenendo un buon livello in campo, e gestendo bene in questi giorni gli acciacchi postumi. Contro il Chievo, dopodomani, dovrebbe riposare, per poi tornare titolare in Champions, contro il Porto, martedì della prossima settimana, in attesa di gettare con Monchi le basi del rinnovo contrattuale (è in scadenza a giugno). Ma da capitano e da amico, su Instagram, dal suo account privatissimo, Daniele ha manifestato la sua vicinanza e protezione a Kolarov, compagno di squadra particolarmente bersagliato in questo momento dalla rabbia dei tifosi (dalle scritte su un muro del Torrino, ai fischi e cori e di domenica sera). “Brate Moj” (fratello mio), scritto in serbo, sotto a una foto postata dal terzino lunedì, il giorno dopo il Milan, in cui a testa alta, guarda davanti con addosso la tuta della Roma. I due sono legatissimi e De Rossi, a costo di risultare impopolare, non è certo tipo da tirarsi indietro. Emozionante, invece, la visita di Daniele al Bambino Gesù di ieri, nell’ambito del “Toys Day”, iniziativa che da due anni viene organizzata da Roma Cares.


Monchi accerchiato, la solitudine del ds che medita la fuga

REPUBBLICA - PINCI - I minuti finali di Roma-Milan non li ha passati al suo posto allo stadio: troppi sentimenti in ballo e troppa rabbia in corpo. Chissà se era capitato mai a Ramón Rodriguez Verdejo, per tutti soltanto Monchi, il direttore sportivo cui la Roma aveva affidato la sua rinascita due anni fa, l’uomo che guardò negli occhi Totti per annunciargli che la sua storia con la Roma era finita. Oggi è un uomo alle corde: circolano in rete alcune foto che lo ritraggono domenica sera, all’intervallo, nascosto nella saletta lounge dell’Olimpico con la testa tra le mani. A pezzi. Dicono che in realtà fosse sofferente, forse persino arrabbiato per la contestazione della Curva Sud, svuotata dai tifosi in polemica dopo l’1-7 di Firenze. Ma probabilmente anche per la valanga di critiche che da settembre si abbattono su di lui a ogni sconfitta. Ha la responsabilità di un mercato che non sta producendo risultati: su Nzonzi, Pastore e Kluivert ha scommesso quasi 70 milioni ricevendo un contributo trascurabile. E a gennaio non è riuscito a comprare chicchessia. Ma la “colpa” che gli viene imputata è altra: la difesa ostinata dell’allenatore Eusebio Di Francesco, sotto accusa in città per i risultati e non troppo amato da Pallotta. Il ds spagnolo ha sempre rifiutato di sostituirlo. E anzi, di fronte a chi, intorno a lui, aveva parere contrario, ha offerto la propria testa in pegno. L’allenatore ha sempre accettato le sue scelte, se dovrà mandarlo via andrà via anche lui, è la linea del dirigente venuto da Siviglia. Lunedì ci è anche tornato per una missione lampo: questioni private, approfittando del riposo concesso alla squadra. Anche un modo per non ripensare a domenica sera, quando qualcosa lo ha portato a lasciare il posto allo stadio poco prima del 90’. Per non guardare. Alla fine di una partita come quella col Milan, che la Roma ha quasi dominato, doveva averlo atterrito il terrore di un’immeritata sconfitta che lo avrebbe costretto a prendere una decisione contro le proprie idee. Una cosa è chiara: lui vuole arrivare alla fine della stagione con Eusebio Di Francesco (anche se non può essere sicuro di riuscirci), cui sa di dovere la valorizzazione di un patrimonio tecnico che va da Zaniolo a Ünder, da Pellegrini a Karsdorp, che pareva perso. Le valutazioni a fine stagione, però, riguarderanno anche lo stesso Monchi. Che passerà, come tutti, per la mannaia del giudizio del presidente Pallotta. Ma anche delle proprie valutazioni. Perché forse quella delusione provata verso chi contestava lui e i singoli calciatori - con accento su Kolarov, uno dei suoi “capitani” - ha lasciato qualche cicatrice più profonda della voglia di «portare un trofeo a Roma», missione che si era dato in tempi non sospetti. E senza la qualificazione alla Champions della prossima stagione, è davvero difficile che le strade del ds spagnolo e della Roma continuino a incrociarsi. In Inghilterra giurano lo voglia l’Arsenal, dove c’è già Emery, il “suo” allenatore ai tempi di Siviglia. Una casa che Roma non è mai riuscita a sostituire nel cuore di Monchi.


Di Biagio: “Zaniolo un predestinato, prototipo del giocatore moderno"

GAZZETTA DELLO SPORT - Luigi Di Biagio, allenatore dell’Italia Under 21, ha rilasciato un’intervista al quotidiano sportivo dove ha parlato anche Nicolò Zaniolo. Queste alcune delle sue parole:

Zaniolo?
"Giocare ti cambia, in tutto. Sta sorprendendo anche chi ha sempre pensato fosse un predestinato, come me. Ma lo aspetto al vero test: lo spessore di un giocatore si valuta per la maturità che ha nel sopportare la pressione della prima crisi. Come hanno saputo fare Cristante e Pellegrini".

A chi assomiglia Zaniolo?
"Al prototipo del giocatore moderno, dunque a nessuno. A un giocatore tedesco, più che italiano. Avete presente la Germania campione del mondo del 2014? Nessun fenomeno, venti ottimi giocatori che sapevano fare e facevano tutto. Per me Zaniolo è l’interno perfetto di un 4-3-3, ma può giocare a tutto campo e fare tutto, senza ruolo. Questo è il futuro ed in Italia ci stiamo arrivando".


Stadio, illecito amministrativo per Eurnova

IL SOLE 24 ORE - CIMMARUSTI - Un'accusa per «illecito amministrativo» che rischia di influire negli accordi per la vendita del progetto del Nuovo Stadio della Roma. I pm capitolini, infatti, sono in procinto di notificare a Eurnova spa - titolare sia del piano sia dei terreni su cui deve sorgere l'impianto - un avviso di chiusura indagini per l'illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001. L'accusa, di cui dovrà rispondere la società nell'eventuale giudizio, fa riferimento ai reati commessi dall'ex amministratore delegato di Eurnova, l'imprenditore Luca Parnasi, travolto a giugno scorso dalla maxi inchiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo, per i reati di associazione per delinquere, illecito finanziamento e concorso in corruzione. Una brutta grana per l'attuale management, l'amministratore delegato Giovanni Naccarato, il professore di Economia aziendale della Luiss Riccardo Tiscini e l'ingegnere Giovanni Sparvoli, i quali pur avendo dato un forte impulso alla cessione dell'intero "pacchetto" per no milioni di euro al patron della As Roma James Pallotta, ora si trovano a dover gestire un dossier bollente. Perché quell'accusa per illecito amministrativo, di fatto, rischia di influire negativamente negli accordi di vendita con la società giallorossa, che potrebbe chiedere quantomeno una ulteriore revisione del prezzo. C'è da dire che nel corso della conferenza stampa di ieri in Campidoglio, Mauro Baldissoni, vicepresidente del l'As Roma, si è detto positivo sull'esito favorevole dell'affaire Nuovo Stadio: «È il momento ormai, dopo tutto il tempo speso su questo progetto, che la città abbia la possibilità di vedere un investimento di tale portata e che la Roma possa effettivamente lavorare alla costruzione». Per la definizione dell'acquisto da Eurnova potrebbe svolgersi, nelle prossime settimane, un vertice direttamente a Boston.


Sampdoria, Fiorentino: "La mia esperienza con la Roma? Chiusa in un cassetto. Nel calcio è finita l'era dei mecenati"

IL SECOLO XIX - Prime parole da dirigente sportivo per Paolo Fiorentino. L'ex ad di UniCredit, che nel 2011 mediò la cessione della Roma dalla famiglia Sensi alla cordata americana, è da qualche mese vicepresidente della Sampdoria. Questo un'estratto dell'intervista rilasciata al quotidiano genovese:

Dottor Fiorentino, come è arrivato nel cda Samp?
«Conoscevo da tempo sia Ferrero che Romei. Un’accoppiata vincente. Erano a conoscenza della mia esperienza nel board della Roma. Mi è stata fatta questa richiesta, accolta con stima e simpatia. La qualifica di vicepresidente vicario poi è stata una sorpresa per me. Il calcio è una mia passione, al quale mi approccio con la mentalità del business. Non è un gioco, ma un lavoro. La Samp ad esempio ha le caratteristiche di una media azienda italiana. Deve coniugare le soddisfazioni sportive con i risultati finanziari. Quello che sta facendo Ferrero».

Passare a un fondo sembra diventato il destino delle società italiane di calcio. Ci sono voci anche attorno alla Samp. Lei avuto un ruolo chiave nella cessione della Roma agli americani.
«Parlando di Sampdoria, non c’è da parte della proprietà nessuna agenda aperta su questo argomento. Si è appena conclusa l'ennesima stagione con il bilancio in positivo e i risultati calcistici sono ottimi. L'equazione perfetta. La fine dell'era dei mecenati impone i bilanci in ordine, è una questione di sopravvivenza. Quanto alla mia esperienza con la Roma, è lì, in un cassetto».


Gli ultrà inferociti disertano Verona

IL TEMPO - MENGHI - Non si placa la rabbia ultras. Dopo la contestazione a Trigoria al rientro da Firenze, la curva semideserta in segno di protesta contro il Milan e i cori insultanti nei confronti del presidente, i dirigenti e i giocatori, Kolarov in primis (coccolato da De Rossi sui social: «Fratello mio», gli ha scritto in serbo), a mandare un altro segnale sono i Boys Roma, che diserteranno la trasferta di Verona.

L'annuncio è arrivato ieri con un comunicato in cui si ribadisce che «l’attaccamento a questi colori non è mai stato messo in discussione dai risultati riportati in campo.  Per questo siamo stanchi di accettare che la nostra maglia venga indossata da esseri privi di dignità, umiltà e carattere, senza tralasciare l'indifferenza di una società ridicola e assente. A Verona sugli spalti non ci saremo. Il nostro amore non ha mai preteso grandiosi traguardi, ma semplicemente un rispetto necessario che ad oggi non c’è».

Lo stesso rispetto chiesto tramite gli striscioni esposti domenica in Sud. Al momento sono poche centinaia i biglietti venduti per il Bentegodi e c'è il rischio di vedere mezzo vuoto il settore ospiti storicamente tutto colorato di giallorosso. Si preparano a riempire il loro spicchio di Olimpico, invece, i tifosi del Porto: saranno almeno 4 mila.