Stadio, trasporti senza fondi Regione: stop se non cambia
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Tra palco e realtà, come canta Ligabue, c'è una montagna di soldi. Soldi virtuali che il Campidoglio ancora non ha in cassa, con cui promette, però, di rivoluzionare la mobilità romana «tra 5/10 anni». È l'ultimo appiglio che è stato offerto al Politecnico di Torino per provare a smussare la stroncatura netta al progetto Tor di Valle. E i prof piemontesi, nella conferenza stampa di martedì, hanno detto che proprio sulla base del Pumshanno sfornato un «sì condizionato» alla costruzione del nuovo stadio, con annesso mega centro di negozi, uffici e alberghi. L'impatto sul quadrante Sud di Roma sarebbe «catastrofico», a meno che non siano mantenuti tutti gli impegni promessi dal Comune in questo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Una lista di 20 «punti fermi» in larga parte solo abbozzati, senza scadenze precise e soprattutto, in molti casi, senza un euro di finanziamenti certi. A volte non è nemmeno stata presentata la domanda al Ministero dei Trasporti. In altri casi, come per «il prolungamento della metro B a Casal Monastero» (è citato nella relazione del Comune spedita al Politecnico), si tratta di interventi congelati dalla stessa amministrazione, per bocca dell'assessore Linda Meleo. Insomma progetti accantonati, per non dire archiviati. Eppure ai prof sabaudi sono stati presentati come ancora in vigore, a tutti gli effetti.
FILOBUS E FUNIVIA Senza contare che appena due opere (la funivia a Magliana e la filovia da Tor de' Cenci) sarebbero non troppo distanti da Tor di Valle. E il resto? Tutti altri quadranti e settori; dal potenziamento delle metro ai semafori intelligenti, i tram in centro storico, le telecamere intelligenti per monitorare gli spostamenti delle auto e perfino dei pedoni (seguiti col Wi-fi e il Bluetooth). Tutti progetti futuribili che nulla hanno a che vedere col rischio di «blocco totale» del traffico in cinque grandi arterie, dal Raccordo alla Roma-Fiumicino, paventato dal Politecnico. Per evitare l'automobile, i tifosi potrebbero forse andare allo stadio in barca, si intuisce dalle carte consegnate dai tecnici della Mobilità all'università torinese. «Va segnalata - si legge nel passaggio sulle vie alternative - la presenza del Tevere che da Tor di Valle è navigabile fino a Roma». E perché non a nuoto? Sempre per ridurre gli inevitabili ingorghi, s'intende... Dai documenti dei tecnici dei trasporti capitolini, si evince che sarà impossibile rispettare la delibera sul «pubblico interesse» del nuovo stadio, approvata dalla maggioranza di Virginia Raggi nel giugno 2017. Lì, tra le condizioni poste dall'amministrazione, si prevedeva un potenziamento massiccio della Roma-Lido per arrivare a «minimo 20mila passeggeri l'ora». Le carte della Mobilità comunale invece parlano di «massimo 18mila passeggeri l'ora». E anche per la ferrovia FL1 - che ha l'unica altra stazione nei paraggi - la delibera sarebbe sconfessata, impossibile osservare quanto pattuito. La Regione segue la pratica da vicino. La giunta di Zingaretti dovrà esprimersi solo al termine del tortuoso iter comunale, quando e se l'Assemblea capitolina avrà votato la variante urbanistica, sempre che non abbiano avuto la meglio i grillini malpancisti. Massimiliano Valeriani, assessore regionale all'Urbanistica, fa capire che non sarà votata la delibera finale, che vale come permesso a costruire, se i privati non cambieranno il progetto per adeguarlo alle prescrizioni sfornate dalla Conferenza dei servizi, a dicembre 2017. Prescrizioni sul traffico e sui trasporti oggi malandati da riammodernare su larga scala. «L'assenza degli adeguamenti richiesti rischierebbe di creare ostacoli oggettivi e insormontabili per il via libera definitivo», spiega Valeriani. Che dice di «condividere l'auspicio del Campidoglio di vedere presto completato l'iter autorizzativo, ma è fondamentale che la variante voluta dal Comune rispetti le prescrizioni scaturite dalla Conferenza dei servizi, con particolare attenzione agli interventi per la sicurezza e per la mobilità, sia pubblica che privata».
«RIUNIONI SETTIMANALI» Parole indirizzate anche al Comune, dove Virginia Raggi l'altro ieri ha varato l'ennesima task force sullo stadio: la due diligence avviata dopo l'inchiesta per tangenti sarebbe conclusa - anche se i tecnici dell'Urbanistica non hanno terminato le verifiche... - e ora un nuovo «gruppo di lavoro» dovrà rendicontare alla sindaca, «con cadenza settimanale», le evoluzioni sul progetto. Ne faranno parte 4 manager, il vice-direttore generale del Comune e i responsabili dei dipartimenti Trasporti, Urbanistica e Avvocatura.
Monchi-DiFra: un asse di fiducia
IL MESSAGGERO - TRANI - Il patto tra Monchi e Di Francesco è visibile in campo. In partita, ad essere più precisi. Ultimamente le scelte dell'allenatore sono state inequivocabili: spazio agli investimenti del ds, ai giocatori che, per completare la rosa, sono arrivati a Trigoria dall'estate 2017. Spesso alcuni di loro sono stati ai margini, altri sono andati via e altri bocciati, sia nella stagione scorsa che in questa. Da domenica sera, la virata. Questione di riconoscenza e fedeltà. Basta guardare la formazione di partenza schierata contro il Milan che, per sei-undicesimi, ha utilizzato calciatori acquistati nell'ultimo biennio: il portiere Olsen, i terzini Karsdorp e Kolarov, i centrocampisti Pellegrini e Zaniolo, l'attaccante Schick. E paradossalmente pure in quella di Firenze, spingendosi fino a sette. Il tecnico, proprio nella notte della verità, ha quindi chiamato in causa gli interpreti ritenuti al momento più affidabili e al tempo stesso ha dato forza al ruolo del suo principale interlocutore (e difensore). La svolta, insomma, è autentica. Domani a Verona contro il Chievo, con Cristante e Nzonzi che tornano a disposizione, insisterà sul nuovo progetto.
TIMBRO ANDALUSO Il mercato di Monchi, dunque, c'è e finalmente si vede. In campo, non ancora in classifica. Le operazioni del ds devono permettere alla Roma di chiudere il campionato al 4° posto e di giocare quindi anche la prossima edizione della Champions. L'obiettivo principale della proprietà Usa inciderà proprio sul futuro di Di Francesco e ovviamente di Monchi. Se non sarà centrato, l'allenatore e il ds non saranno confermati. Pallotta, ormai da tempo, tiene sotto osservazione la gestione tecnica. E, pur non avendo limitato il potere di Monchi, ritiene insoddisfacente il rendimento stagionale della squadra e di alcuni acquisti. In questo senso il nuovo percorso di Di Francesco è seguito con interesse da Boston. Il coinvolgimento dei giovani, da titolari e non solo come ricambi, è stato un passaggio obbligato per l'emergenza delle ultime settimane in ogni reparto. La risposta è stata positiva ma non dovrà essere fine a se stessa. Gli emergenti dovranno rendere il gruppo più competitivo.
RICAMBIO GENERAZIONALE Non basta, comunque, la valorizzazione o, meglio ancora, la rivalutazione della rosa. La priorità resta il piazzamento della Roma a fine campionato: solo in caso di obiettivo raggiunto, Di Francesco incasserà il gradimento della proprietà Usa per l'iniziativa. Di sicuro l'allenatore, in quest'annata, è stato meno conservatore, cercando di dare un senso alle operazioni di Monchi. Proprio il contrario di quanto accadde nella stagione scorsa, quando i titolari sono spesso stati esclusivamente giocatori presi in precedenza da Sabatini. Eppure in estate andarono via Szczesny, Ruediger, Paredes e Salah e in inverno Emerson, cioè 5 punti di riferimento della squadra che con Spalletti fece il record di punti. Di Francesco, ignorando il mercato del nuovo ds, andò avanti con il gruppo storico. Strategia che pagò soprattutto in Europa. Nelle partite più esaltanti dell'avventura giallorossa nella Champions 2018, i nuovi sono rimasti a guardare. Il 31 ottobre 2017, nella vittoria contro il Chelsea all'Olimpico (3-0) che certificò il 1° posto nel gruppo C, solo Kolarov trovò spazio nella formazione iniziale. Il 10 aprile del 2018, nel successo casalingo contro il Barcellona (3-0), ancora il fluidificante mancino e Schick, usato sulla fascia destra proprio come contro il Milan: appena 2 novità dall'inizio, per eliminare Messi e festeggiare l'ingresso in semifinale dopo 34 anni dall'unica volta nella storia del club.
Manolas non è al top. C'è Marcano
IL TEMPO - MENGHI - Un dubbio in più per Di Francesco: Manolas non è al top e potrebbe lasciare a Marcano il posto accanto a Fazio a Verona. Il centrale greco sia martedì sia ieri si è allenato a parte, oggi sarà decisiva la sua presenza nella seduta mattutina e sarà il tecnico stesso a dare qualche indicazione in più in conferenza stampa. Al momento non c'è certezza sul suo impiego dal 1', anche se si sta solo gestendo. Il ragionamento va fatto però su due gare, perché martedì c'è il Porto e Di Francesco vuole poter contare sul leader della difesa per l'ottavo di Champions, motivo per cui potrebbe sacrificarlo stavolta e concedere minuti allo spagnolo. Jesus non è ancora pronto, potrebbe fare un tentativo per l'Europa, ma senza correre rischi. Anche Under punta il Porto, mentre Perotti ha bisogno di più tempo. Davanti potrebbero vedersi insieme Dzeko e Schick per la seconda volta di fila, a meno che Kluivert non riesca a convincere l'allenatore. Senza Pellegrini, Zaniolo farà il trequartista e in mediana dovrebbe toccare a Nzonzi e Cristante, per far rifiatare De Rossi, che resta però in lizza. Intanto, si è operato al ginocchio Bianda: il crociato non è stato toccato, l'intervento è stato sul collaterale e su un micro-frammento in sede del menisco esterno che lo costringerà ai box per 6-8 settimane.
Roma, i dubbi di Monchi
IL TEMPO - MENGHI - Anche i più forti vivono momenti di debolezza, l'importante poi è sapersi rialzare. Monchi è un uomo forte, ma è stato immortalato nel pieno dello sconforto nel salottino dei dirigenti all'interno dell'Olimpico, mentre Zaniolo in campo pareggiava la partita col Milan. Essere il direttore sportivo della Roma che subendo 7 gol a Firenze scrive una delle pagine più nere della sua storia significa portare un grosso macigno sulle spalle, ma non vuol dire che questo debba schiacciarlo. Monchi si sente il primo colpevole di questa situazione, non scansa le responsabilità, lui se le assume, anche davanti a microfoni incandescenti pochi minuti dopo l'eliminazione-beffa dalla Coppa Italia. Vive la frustrazione come un tifoso, ne paga o ne pagherà le conseguenze come dirigente.
Oggi non medita l'addio, non è tipo da fughe, ma lui stesso si mette in discussione e lascia che sia il campo a dire se merita di restare dov'è. Non sono le sirene inglesi o spagnole - si è parlato di Arsenal e Real Madrid sulle sue tracce e non ci sarebbe nulla di strano visto che fuori piace a tutti, è qui che viene contestato - sono più che altro i risultati a tenerlo appeso a un filo sottile. La sua storia con la Roma può continuare, nulla è precluso, nonostante la macchia del 7-1 che non è facile da dimenticare. C'è il 4° posto da raggiungere, l'obiettivo minimo in campionato, e ci sono gli ottavi di Champions da giocare per provare a fare qualcosa di straordinario che già una volta è riuscito a Di Francesco e, perché no, potrebbe offrire un nuovo punto di vista su questa stagione. Il tempo per cambiare le cose c'è e non c'è fretta di decidere il futuro. Monchi ha in testa solo la partita con il Chievo e spera che giorno dopo giorno, gara dopo gara, si riesca ad alzare l'asticella e a riportare i giallorossi in alto. Poco tempo fa in un'intervista (parlerà di nuovo a Verona prima del match) aveva giurato: «Resto», ma se sentirà di non meritarsi questo posto sarà il primo ad alzare la mano e a tornare a casa. Pallotta non ha dubbi su di lui, gli ha consegnato la Roma e ha delegato ogni scelta, in primis quella sull'allenatore, perché si fida del suo diesse. Monchi, dal canto suo, si è fatto una chiacchierata con la squadra ogni volta che le cose precipitavano e ha sempre ribadito che Di Francesco non andava da nessuna parte, né ieri né oggi e né domani, fino al termine della stagione resterà - salvo cataclismi - sulla panchina giallorossa, e allora dovevano essere i giocatori, responsabilizzati, a reagire in campo. E lo hanno fatto, senza il capro espiatorio più semplice da prendere di mira si sono uniti, col Milan la prestazione più del risultato è stato un segnale importante e ora serve la tanto ricercata continuità, che passa dal Chievo e dal Portomartedì, dal campionato da risalire e dalla Champions per sognare.
Uefa, oggi Ceferin sarà rieletto presidente
LEGGO - ZORZO - L’Hotel Hilton di Roma sarà il teatro della riconferma di Aleksander Ceferin, candidato unico alla presidente dell’Uefa. Quella che sarà certificata oggi nel 43esimo congresso ordinario, con all’ordine del giorno la scontatissima rielezione per il secondo mandato di Ceferin. A proposito di competizioni, Ceferin sembra avere le idee chiare, soprattutto sull’ipotesi di una Superlega: «Ucciderebbe il calcio. E sarebbe pure noioso vedere ogni settimana Psg-Juve...». Il presidente Uefa ne ha anche per la Fifa e non nasconde le divergenze con l’organismo che comanda il calcio mondiale, come quella meravigliosa idea che si è messo in testa Infantino, di allargare a 48 Nazionali il Mondiale già a partire da Qatar 2022. Ceferin dice no: «Il Qatar non può organizzare da solo il Mondiale a 48 squadre. E non è in buone relazioni politiche con i Paesi vicini. Si può legalmente affiancargli un altro Paese o bisogna lanciare un’altra gara di attribuzione? Visto che il Mondiale di giocherà tra novembre e dicembre, bisognerebbe togliere ancora più date ai campionati nazionali, soprattutto in Europa. Non penso sia realizzabile». E bocciato anche l’altro piano di Infantino di un nuovo Mondiale per club: «È un progetto da 25 miliardi di dollari di cui non sappiamo nulla, finanziato da un fondo estero di cui ignoriamo l’identità. Rimaniamo contrari poiché vogliamo sapere chi c’è dietro: il calcio non è in vendita». Già.
La Roma compra i terreni dello stadio: affare da 100 milioni
IL TEMPO - MAGLIARO - Manca solo la carta regalo e il fiocco rosso, poi James Pallotta, presidente della Roma, sarà proprietario anche dei terreni di Tor di Valle e subentrerà a Eurnovanelle quote sul progetto Stadio. Per Radio Trigoria la cifra oscillerebbe attorno ai 100 milioni e la firma sarebbe attesa entro pochissimi giorni, difficilmente oltre fine mese. L'acquisto da parte di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto e dei terreni, di fatto, chiude uno dei buchi ancora aperti nella complessa trattativa con il Campidoglio che ha fatto chiaramente intendere di non voler sottoscrivere la convenzione urbanistica (il contratto) in presenza di pendenze economiche.
IN ATTESA DEL POLITECNICO La notizia del passaggio da Eurnova a Pallotta gira oramai da qualche settimana e il "closing", atteso già da dicembre, è slittato fino a febbraio per attendere l'esito politico della relazione del Politecnico di Torino. Relazione che rimane comunque il grande tema politico che anima i corridoi del Campidoglio. Più di qualche consigliere comunale 5Stelle è tutt'altro che soddisfatto del testo e di come la Raggi e il suo entourage hanno gestito la pratica.
ROMA-TORINO Per sostanziare l'idea che la relazione preliminare dell'Ateneo - quella che descriveva come «catastrofico» il traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale - fosse basata su dati incompleti, dal Campidoglio hanno spedito in tutta fretta all'Ateneo piemontese un lungo documento, 44 pagine che riepiloga la visione del futuro della mobilità cittadina in salsa 5Stelle.
LA MOBILITÀ DEL FUTURO Le 44 pagine di Roma Servizi per la Mobilità sono, di fatto, la base del Piano Urbano per la Mobilità sostenibile (Pums), vale a dire il "piano strategico" della Raggi«che orienta la mobilità in senso sostenibile» sul «breve/medio periodo (5/10 anni)» e che «punta sul trasporto pubblico e sulla mobilità muscolare». Nel futuro "Pums" vengono elencati una serie di interventi selezionati in base alla «priorità» e alle «risorse disponibili».
GLI INTERVENTI PRINCIPALI La lista della spesa si apre con l'adeguamento delle due metro, A e B, unica opera effettivamente finanziata dal Governo (Gentiloni) con 425 milioni di euro. A seguire, trova spazio il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero, punto numero 2 nell'elenco, il cui estensore evidentemente non ha parlato con l'asse-sore alla Mobilità Linda Meleo, la quale, appena due giorni fa, ha etichettato come «irrecuperabile» il progetto a seguito dei contenziosi nati con il consorzio che la gara se l'era già aggiudicata. Medaglia di bronzo per la metro C che deve arrivare fino a Colosseo e, nel frattempo, si fa la rivisitazione del progetto della tratta successiva fino a piazzale Clodio. A seguire c'è l'ammodernamento della Roma-Giardinetti poi la connessione fra la metro A ad Anagnina, la C, il Policlinico e l'Università di Tor Vergata: un progetto dell'era Veltroni, rivisitato da Alemanno e, dall'epoca, rimasto chiuso nel cassetto. Ben 6 linee di tram, poi, occupano le posizioni successive: Verano-Stazione Tiburtina; quello sulla Togliatti da Ponte Mammolo a Subaugusta; poi quello da Subaugustaa Stazione Trastevere passante per viale Marconi; quindi Parco della Musica-Risorgimento; Risorgimento-Termini; Esquilino-Fori Imperiali. Seguono i filobus: Ponte Mammolo-Policlinico Sant'Andrea, Eur Fermi/Tor de' Cenci prolungato a Ostia; Tor Pagnotta 2 fino al Campus Biomedico; Rebibbia-Polo tecnologico; elettrificazione del tratto del 90 Express da Porta Pia a Termini. Quasi in coda, posizioni 17, 18 e 19, troviamo il gran cavallo di battaglia dei grillini romani: le tre funivie, quella che deve sostituire la metro B1 da Jonio a Bufalotta, poi da Mattia Battistini a Casalotti e, infine, quella della Magliana. Ultimo un generico «aumento dell'intermodalità». C'è spazio anche per le opere di altri Enti: spiccano le fermate sulla Roma Lidoe il capolinea di Piazzale Flaminio, cantieri finanziati dalla Regione e fermi per il caso interno all'Atac, stazione appaltante.
MA I SOLDI CI SONO? Il vero nodo di tutto questo piano, al netto delle sue imprecisioni e sviste, è però l'assoluta mancanza di certezze sui tempi e sui fondi. Il Campidoglio deve ancora finire di scriverlo, poi va approvato, predispone le schede sui singoli interventi, portato al Ministero delle Infrastrutture (entro agosto) che poi dovrà decidere se e cosa finanziare, quanto e come. Una incertezza che pesa come un macigno e fa di questo Piano, al massimo, un bel libro dei sogni.
Il soprintendente di Roma: "Estraneo, ne uscirò pulito"
LA REPUBBLICA - SCARPA - Il soprintendente Prosperetti avrebbe “abusato dei suoi poteri di pubblico ufficiale “ in cambio della “archiviazione della proposta di apposizione del vincolo “ ha indotto Parnasi ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri “l’incarico professionale diprogettazione della ricollocazione e ricostruzione di una campata strutturale dell’ex Ippodromo Tor Di Valle (per un corrispettivo di oltre 200.000 euro, parzialmente corrisposto al Desideri) quale adempimento necessario”. «Sono fiducioso che verrà dimostrata la mia totale estraneità», ha spiegato ieri Prosperetti.
Il costruttore rampante con una rete di contatti
LA REPUBBLICA - SCARPA - Il costruttore Luca Parnasi, classe 1977, figura apicale dell’associazione a delinquere, che — secondo il pubblico ministero Barbara Zuin — ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno relativo alla costruzione dello stadio. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all'abbattimento del cinquanta per cento delle cubature rispetto all'ipotesi iniziale.
Il capogruppo forzista: "Archivieranno presto"
LA REPUBBLICA - SCARPA - È accusato di finanziamento illecito. Avrebbe ricevuto da Luca Parnasi il 10 novembre 2017 “una imprecisata somma di denaro in contanti senza annotare l’elargizione nel bilancio” del partito. «Ribadisco la mia estraneità ai fatti evidenziando, non ho avuto alcun ruolo su tutta la vicenda dello stadio. Sono convinto – ha sottolineato il capogruppo di Fi in Campidoglio Bordoni, già assessore al Commercio nella giunta Alemanno - che tale aspetto verrà chiarito nell’udienza preliminare».
Il Mr Wolf del Campidoglio imposto dalla Casaleggio
LA REPUBBLICA - SCARPA - L’avvocato genovese, agli arresti domiciliari dallo scorso giugno, si dovrà difendere dalle accuse relative alle consulenze ricevute dal costruttore Luca Parnasi per snellire l’iter burocratico per la costruzione dello stadio della Roma. Lanzalone - nominato presidente di Acea proprio per l’aiuto dato a Raggi sul dossier Tor di Valle - avrebbe convinto la sindaca a nominare il professore Fabio Serini al vertice dell’Ipa. In cambio lo studio Lanzalone avrebbe poi ottenuto due incarichi professionali da parte dello stesso istituto.
Le intercettazioni choc sul ponte di Traiano: «Se non si fa sarà il caos, ma non devi dirlo»
IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Luca Parnasi che esulta cantando per l'approvazione della delibera che dà il via al progetto dello Stadio. Gli ammonimenti al collaboratore che fa notare che, con l'eliminazione del Ponte di Traiano, la città sarebbe sprofondata nel caos e i romani diretti a Tor di Valle sarebbero rimasti imbottigliati nel traffico: «Vabbè, ma questo tienitelo per te». Mai come nel caso dell'affaire Tor di Valle, le intercettazioni sono state profetiche. Perché oggi, due giorni dopo l'annuncio della sindaca Virginia Raggi - «lo stadio di farà» - e dopo l'allarme lanciato Politecnico di Torino per il rischio «caos» ed esito «catastrofico» per la mobilità, permettono di ricostruire passo per passo gli inganni e i sotterfugi che il gruppo Parnasi, per l'accusa, ha messo in atto pur di raggiungere l'obiettivo, stroncato dall'esplosione dell'inchiesta lo scorso giugno. Uno su tutti: la sparizione dal progetto del Ponte di Traiano, arrivata quando i nuovi inquilini del Campidoglio ridussero le cubature del masterplan e Parnasi ottenne, in cambio, di non dovere più realizzare a sue spese il passaggio sul Tevere, strategico per lo smaltimento del traffico.
LE INTERCETTAZIONI È tutto scritto nell'informativa finale dell'inchiesta sul giro di corruzione dietro alla realizzazione del Nuovo stadio della Roma. Giugno 2017, viene approvata la delibera di pubblico interesse, che comporta una «significativa riduzione delle cubature con un conseguente taglio delle opere pubbliche - annotano i carabinieri del Nucleo investigativo - sono stati ridotti i fondi per il prolungamento della metro e per gli interventi della Roma-Lido». E, soprattutto, «è stato eliminato il Ponte di Traiano, che consentiva un collegamento veloce con l'autostrada Roma-Fiumicino». Nelle carte si legge che «Parnasi e i suoi accoliti recepiscono con soddisfazione l'approvazione». Non sono delusi dal taglio delle cubature, «ampiamente compensato dall'eliminazione dei costi per la realizzazione delle opere». Parnasi telefona a Mauro Baldissoni, vicepresidente esecutivo della Roma, «è talmente entusiasta dell'esito della seduta che lo riferisce a Baldissoni cantando», si legge negli atti.
LA RIUNIONE Ma l'intercettazione clou è precedente e risale al febbraio 2017. Il manager di Eurnova, Luca Caporilli, è al telefono con un collega. Parlano di una riunione prevista il 24 del mese tra esponenti del gruppo Parnasi, vertici del Campidoglio e manager dell'As Roma. Caporilli gli dice di portare tutte le simulazioni fatte, «è veramente importante, dovete venire con tutte le simulazioni senza ponte, con il ponte, che succede se fanno il ponte, tutto quello che c'hai». Il 24, mentre la riunione è in corso, Caporilli contatta il collaboratore e si allontana dalla stanza. «Disquisiscono delle parafrasi da utilizzare con il Comune per comunicare loro l'esito negativo delle simulazioni», annotano gli investigatori: lo scopo è dimostrare che il Ponte non è necessario. L'interlocutore accenna però ai problemi di viabilità che si creerebbero con la cancellazione dal progetto. Ma Caporilli è categorico: «Questo tienilo per te». Una frase che ripete addirittura quattro volte. «Levando il ponte sul Tevere quello che si viene a creare è che sulla via Del Mare...», prova a dire il collaboratore. «Tienilo per te, tienilo per te, porta questo e tieni per te quello», replica il manager. «Si crea caos di nuovo sulla Roma Fiumicino», aggiunge l'altro. «Però possiamo dire che con la riduzione si dovrebbe risolvere...», incalza Caporilli. «Eh no, perché se io riduco...», la risposta. E arriva il secondo ammonimento: «Va beh però questo tienitelo per te no? Dico io... è critica la cosa o è...». E lui risponde: «L'autostrada Roma Fiumicino torna com'è allo stato attuale... vanno a riprendere poi la via Ostiense e via Del Mare sul ponte dei Congressi». Il 28 febbraio, la Raggi brinda al patto con Parnasi e Pallotta. In giugno, l'approvazione della delibera.
Poco più di un mese dopo, si aprono altre questioni, come l'introduzione di una variante urbanistica. Si torna a parlare del Ponte di Traiano. Come sempre, il gruppo si rivolge all'avvocato Luca Lanzalone, consulente di punta della sindaca. L'8 agosto 2017, nel corso di una conversazione dedicata a un parere del Ministero dei Trasporti, in cui si afferma che «la mancata realizzazione del ponte di Traiano costituirebbe un ostacolo per l'autorizzazione dell'intera opera», Baldissonidice a Caporilli di stare tranquillo: Lanzalone gli ha assicurato che il parere non bloccherà il progetto. «Non è il sindaco e non è un politico, ma, ripeto, lì mi sembra che alla fine sia quello che indirizza le soluzioni pratiche», aggiunge. «È lui che ha risolto lo Stadio!», dirà soddisfatto Parnasi poco tempo dopo. E, ancora oggi, del Ponte non c'è traccia nel progetto.
Mazzette e favori per il nuovo stadio: "In 15 a processo"
LA REPUBBLICA - SCARPA - In quindici a processo, accusati di aver messo in piedi un sistema corruttivo per la costruzione dello stadio della Roma, progetto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. È questa la richiesta inoltrata ieri dalla procura al gip. I pm hanno messo nel mirino nomi di spicco dell’imprenditoria e politica romana come il costruttore Luca Parnasi e gli esponenti di Pd e Fi, Pier Michele Civita, Adriano Palozzi e Davide Bordoni. Il 10 dicembre, in un altro filone della stessa inchiesta, erano finiti alla sbarra altri personaggi di rilievo - sempre coinvolti nell’affaire del tempio giallorosso - tra cui l’avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto al vertice di Acea dalla nomenclatura pentastellata. Tutto questo mentre, martedì scorso, la sindaca Virginia Raggi aveva annunciato il via libera ai cantieri. Associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a seconda delle posizioni. Gli avvisi sono stati notificati all’imprenditore Parnasiritenuto dagli inquirenti “il capo e organizzatore” dell’associazione a delinquere che ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all’abbattimento del 50% delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale.
Con il costruttore rischiano di andare a processo, per i vari profili penali, i suoi stretti collaboratori della società Eurnova ma anche l’ex vicepresidente del Consiglio della regione Lazio, Adriano Palozzi (Forza Italia), l’ex assessore regionale, Michele Civita (Pd), il capogruppo Fi in Campidoglio Davide Bordoni e il soprintendente ai beni culturali, Francesco Prosperetti. Nella richiesta di rinvio a giudizio non compare il nome di Luca Alfredo Lanzalone, ex presidente di Acea, e altra figura-chiave nella maxinchiesta. Per l’avvocato genovese vicino al M5S l’aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuin, il 10 dicembre scorso, hanno chiesto ed ottenuto il giudizio immediato: si tratta del rito con cui si bypassa l’udienza preliminare. Con lui a processo anche il collega di studio, l’avvocato Luciano Costantini e Fabio Serini, commissario straordinario dell’Ipa, Istituto di previdenza dei dipendenti del Campidoglio. Va verso l’archiviazione invece la posizione dell’ex capogruppo grillino in Campidoglio Paolo Ferrara, accusato all’origine di corruzione.
Nel procedimento resta aperto il filone che riguarda il finanziamento alla politica: i circa 400 mila euro, che Parnasi, per sua stessa ammissione, ha garantito alle fondazioni vicine al Pd e Lega. Su questo fronte le indagini, condotte sul campo dai carabinieri di via In Selci, andranno avanti nelle prossime settimane nel tentativo di trovare conferme a quanto fatto mettere a verbale da Parnasi in vari interrogatori. Nel filone principale al costruttore si contesta di essere stato a capo di un sodalizio che ha commesso «una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri progetti imprenditoriali». In questo ambito il costruttore aveva proprio in Lanzaloneun referente di primo piano. Gli inquirenti sostengono che l’avvocato genovese abbia svolto un’attività illecita non solo nel suo ruolo di consulente per il Campidoglio, targato Cinquestelle, nella trattativa per il nuovo impianto sportivo, ma anche da presidente di Acea. Per quanto riguarda la posizione di Prosperetti i pm scrivono nel capo di imputazione che ha «abusato della sua qualità e dei suoi poteri di pubblico ufficiale». Alla luce della richiesta di processo, il Mibac ha chiesto le carte alla procura per verificare se ci sono gli estremi sia per la costituzione in giudizio sia per eventuali misure cautelative. Dal canto suo il soprintendente si dice «estraneo».