Ag. Andersen: "Non penso che succeda qualcosa in questo periodo ma i primi 6 club in Italia ed Inghilterra si sono interessati"
Jacob Andersen, padre e agente del difensore della Sampdoria, è stato intervistato da Extra Bladet spiega che il figlio dovrebbe restare a Genova fino a giugno nonostante sia stato contattato da molte società. Queste le sue dichiarazioni:
"Sono stato a molti incontri, a Joachim sono interessati i primi sei club in Inghilterra e in Italia. Io non penso che succeda qualcosa in questo periodo e neanche Joachim. Ritengo che stia bene dove è adesso, anche se naturalmente se un grande club vuole incontrarci, non rifiutiamo".
Le società maggiormente interessate al difensore doriano sono l'Inter in Serie A ed il Tottenham in Premier League in Inghilterra.
InsideRoma Daily News: Sirene inglesi per Manolas. Sadiq andrà al Perugia. Sfumato Weigl si punta Donsah
NOTIZIE DEL GIORNO | 5 GENNAIO 2019
CALCIOMERCATO
Con il mercato in pieno svolgimento sono molte le notizie che si susseguono ogni giorno sia in entrata che in uscita.
Per quanto riguarda le cessioni, è forte l'interesse del Manchester United per Manolas. Il greco ha una clausola rescissoria che ammonta a 37.5 milioni di euro anche se la Roma non vorrebbe privarsene in questa finestra di mercato. Più probabile un addio in estate, con Monchi che ha nel mirino Rugani, Andersen e Mancini.
In entrata, per quanto riguarda il centrocampo, sembra si debba definitivamente dire addio a Weigl del Borussia Dortmund almeno in questa sessione di mercato. Dunque Monchi è corso subito ai ripari in cerca di un rinforzo immediato e mettendo nel mirino i "bolognesi" Donsah e Svanberg.
In uscita è ormai fatta per Sadiq al Perugia. Il nigeriano, di ritorno dall'esperienza negativa in Scozia, passerà in prestito alla squadra di Nesta.
Sirene nerazzure per Perotti, finito nel mirino dell'Atalanta. La squadra orobica vorrebbe l'argentino per sostituire il partente Rigoni.
Monchi mette nel mirino Ozyakup. Si punta al prestito con riscatto
Uno degli obiettivi principali di mercato della Roma è quello di rinforzare il centrocampo. Tra i tanti nomi accostati ai giallorossi c'è anche quello del turco Ozyakup del Besiktas. Il classe '92, che può giocare sia da centrocampista centrale che dietro le punte, ha già collezionato 23 presenza in stagione siglando tre reti. Monchi, come riferisce calciomercato.com, vorrebbe portarlo alla Roma già a gennaio con la formula del presito per poi riscattarlo per 10 milioni di euro.
Transfer window, i primi colpi di gennaio 2019
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Da sempre gennaio fa rima con ‘mercato di riparazione’. Si tratta, infatti, di quella finestra appositamente studiata per quei direttori sportivi che nel corso dell’estate antecedente hanno creato più disastri che prodezze oppure in funzione di compagini che, magari a causa di alcuni infortuni gravi, si trovano in condizioni di difficoltà in merito alla rosa a disposizione del proprio allenatore.
I primissimi giorni dell’edizione 2019 della transfer window invernale hanno già regalato ufficialmente un colpo ultramilionario, che ad ogni modo sarà effettivo soltanto a partire dalla prossima estate: si tratta del passaggio del baby fenomeno statunitense Christian Pulisic dal Borussia Dortmund, capolista in Bundesliga, al Chelsea di Maurizio Sarri. Oltre sessanta i milioni messi sul piatto dai londinesi per assicurarsi il talento giallo nero; un colpo che in molti hanno collegato al futuro addio alla Premier di Eden Hazard, sempre più sensibile alla corte spietata del Real Madrid di Florentino Perez, ancora alla ricerca di un campione che possa idealmente sostituire CR7.
Rimanendo in Inghilterra, l’altro acquisto di un certo peso, seppur tutto da verificare a causa della provenienza del calciatore da una lunga squalifica per un presunto caso di doping, riguarda l’ex City Samir Nasri, messo sotto contratto dal West Ham del suo vecchio allenatore, proprio ai tempi dei Citizens, Pellegrini. Qualora il francese dovesse tornare ai livelli precedenti allo stop forzato, per gli Hammers si tratterebbe realmente di un acquisto con i fiocchi, oltre che di un enorme aiuto nella lotta per non retrocedere.
Il Liverpool, infine, finora ha soltanto piazzato due uscite: l’attaccante ex academy del Chelsea Solanke e il terzino Clyne sono entrambi finiti al Bournemouth di Eddie Howe.
Nella Liga, invece, l’unico club a mettere a segno al momento un acquisto di un certo livello è stato il Barcellona di Ernesto Valverde, che a causa di una grave emergenza difensiva ha scelto l’ex Inter Jeison Murillo per tappare le proprie falle. Il centrale colombiano è arrivato al Camp Nou dal Valencia per una cifra vicina ai 17 milioni di euro. La notizia che ha scosso il calciomercato iberico, invece, è arrivata da Madrid, sponda Atletico: a fine stagione, dovrebbe lasciare il biancorosso e la fascia da capitano del club l’uruguaiano Diego Godìn, dato da radiomercato in procinto di firmare con l’Inter una volta arrivato alla scadenza naturale del suo contratto con i Colchoneros. Nonostante l’età non più verde, un duro colpo per Diego Pablo Simeone, che nel centrale difensivo sudamericano vedeva il proprio leader in campo ma anche nello spogliatoio. I più maliziosi hanno pure interpretato la scelta di Godìn come indizio di un approdo in nerazzurro dalla prossima estate dello stesso Simeone. Una forzatura? Ai posteri l’ardua sentenza.
In Ligue 1 si è mosso unicamente il Monaco di Thierry Henry, che ha scelto di puntare sull’esperto difensore centrale brasiliano Naldo, prelevato dallo Schalke 04, per tentare di mettere a posto una retroguardia sino a questo momento della stagione semplicemente disastrosa. Sempre i monegaschi, vengono dati come assai vicino al colpo Cesc Fabregas, in uscita dal Chelsea e più volte accostato anche al Milan, per aggiungere fosforo e classe al proprio centrocampo.
Grossa curiosità in Germania per vedere finalmente all’opera l’esterno offensivo mancino Alphonso Davies nel Bayern Monaco di Niko Kovac. Il ragazzo, appena diciottenne, è stato prelevato a peso d’oro la scorsa estate dai Vancouver Whitecaps in MLS e lasciato in prestito in terra statunitense fino alla fine della stagione oltreoceano. Ora è giunto il momento dello sbarco nel calcio che conta per Davies, del quale si parla realmente come di un possibile ‘craque’. Per il resto, poco o nulla, anche se il Borussia Dortmund, dopo la suddetta cessione di Pulisic, è certamente chiamato a mettere a segno almeno un acquisto degno di nota se vuole veramente spodestare il Bayern dopo anni di dominio assoluto.
Infine, la Serie A. Protagonista assoluto delle prime ore di mercato invernale è stato senza dubbio il Bologna del presidente Joey Saputo. I rossoblu hanno portato alla corte di Filippo Inzaghi due uomini che possono risultare fondamentali nella lotta per restare nella massima serie: Roberto Soriano, quasi cacciato dal Torino dopo soli sei mesi in prestito per un galeotto like a una foto su Instagram inneggiante i rivali juventini, e l’ex Sassuolo Gianluca Sansone. Pantaleo Corvino, poi, è riuscito a strappare al Milan l’ex Sampdoria Luis Muriel, che, a patto si presenti in condizioni fisiche accettabili dopo la sosta invernale, può essere un colpo eccezionale per la Viola e il prosieguo del suo campionato. Il suddetto club rossonero, invece, si è ‘consolato’ con l’arrivo del gioiellino brasiliano Paquetà dal Flamengo. I tifosi meneghini sperano possa ripetere le gesta e i percorsi di campioni come Kakà e Pato: il compito non si presenta facile, ma del ragazzo ne parlano in molti un gran bene.
Inter e Juventus, infine, sembrano le più attive in riferimento agli acquisti di campioni a parametro zero; detto di Godìn e i nerazzurri, il club della famiglia Agnelli pare proprio aver bruciato sul tempo la concorrenza per assicurarsi le prestazioni del centrocampista gallese attualmente in forza all’Arsenal Aaron Ramsey. 28 anni, dunque nel pieno della maturità calcistica, il calciatore dei Gunners era inseguito da mezza Europa ma sembra alla fine aver sciolto le riserve e optato per i bianconeri grazie all’offerta di un triennale a sei milioni e mezzo di euro a stagione.
Calciomercato a scacchi, le mosse della Roma tra arrivi e... arrivederci
INSIDEROMA.COM - ELISA GIOCONDI - Al via la sessione invernale di calciomercato. Ecco che dal 3 gennaio tutte le valutazioni, le osservazioni fatte nella prima parte della stagione cercano di concretizzarsi sottoforma di partenze e arrivi. Fino alle ore 20 del 31 gennaio, i club dovranno destreggiarsi e negoziare per l'occasione vincente e attuare programmi sia in entrata che in uscita.
Prima la notizia buona o quella cattiva? Dipende dal punto di vista. Iniziamo dalle partenze: Karsdorp dovrebbe tornare alla base, in casa Feyenoord. Il club giallorosso non vuole liberarsene definitivamente e chiede una pausa di riflessione ma, nel frattempo, lo offre in prestito agli olandesi che l'hanno cresciuto. Dal canto loro, però, rispondono con la richiesta del diritto di riscatto a cifre contenute ma la Roma non può permettersi minusvalenze.
I due giovani lupetti Coric e Bianda, arrivati a Trigoria nel luglio scorso con la sessione di calciomercato estiva, potrebbero trovarsi costretti a seguire la scia d'arrivederci. Hanno entrambi la necessità di giocare con maggior continuità per poter migliorare le loro prestazioni, ma Di Francesco non può osare tanto e la società ha in programma di mandarli tutti e 2 in prestito (avendoli pagati 6 milioni + bonus).
Nel reparto difensivo, un giocatore pronto a salutare la società capitolina è Marcano, che piace al Galatasaray: il vuoto che lascia lo spagnolo, Monchi spera venga colmato da Ozan Kabak, un classe 2000 di proprietà della suddetta società turca.
"Mercato di gennaio? Se fai tanto, è perché hai sbagliato prima".
Monchi si rimbocca le maniche e, oltre al connazionale di Ünder, segue anche Rugani della Juventus, Mancini di casa Atalanta e Andersen attualmente alla Sampdoria, senza contare De Ligt, dell'Ajax. Sugli ultimi due, in ogni caso, bisogna riuscire ad estromettere la concorrenza di Juventus ed Inter.
La sfida più grande del ds sarà, tra tutte, quella di trovare un degno sostituto di Daniele De Rossi che, a causa dei problemi al ginocchio, non può assicurare la sua presenza continuativa. Monchi è esigente: il candidato dovrà avere caratteristiche differenti da quelli di Nzonzi, Cristante o Pellegrini, deve essere economico o, ancora meglio, prenderlo in prestito con diritto di riscatto. Tra i papabili compaiono Berge, il classe ’98 norvegese che, però, potrebbe non partire per gennaio.
"Chi nun more se rivede", direbbe qualcuno. Torna in auge Samassekou, già cercato durante la sessione estiva. La sua pecca sono i 20 milioni richiesti e la mancanza di presupposti per chiudere l'affare in questa sessione di calciomercato.
Bennacer è richiesto anche dalla Sampdoria. Secondo Di Francesco, infatti, il giocatore francese è la rivelazione dell'anno. Chissà se riusciranno a battere le altre squadre interessate al suo cartellino.
La Roma ha superato un periodo nero tra sconfitte, infortuni, mister in bilico: il 2019 è l'occasione che ha per ripartire con il piede giusto muovendo le pedine giuste tra arrivi e partenze. Nella seconda parte della stagione, la Roma è attesa da Coppa Italia, Champions League e la lotta per tornare nell’Europa che conta.
Con il fiato sospeso, abbiamo un mese davanti e siamo curiosi di vedere gli sviluppi del calciomercato giallorosso, trepidanti di dare il benvenuto ai nuovi talenti che si aggiungeranno alla rosa di Di Fra.
Obiang nome nuovo per il centrocampo giallorosso
Spunta Pedro Obiang per il centrocampo giallorosso. Secondo quanto riportato da Gianluca Di Marzio nel corso del programma Sky Calciomercato - L'originale, il giocatore attualmente al West Ham sarebbe un nuovo obiettivo per rinforzare la mediana romanista. Gli inglesi sarebbero disponibili a darlo in prestito con diritto di riscatto, cosa che avevano escluso la scorsa estate e questo avvantaggerebbe la trattativa per dare a Di Francesco il centrocampista di cui ha bisogno.
C'è un Mancini per la Roma, l'Atalanta tratta
GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Scherzi del destino. Il primo gol dell’anno per la Roma lo ha segnato un milanista. Si tratta di Matteo Salvini, ministro dell’Interno e leader della forza politica virtualmente maggioritaria in Italia, che ieri si è travestito da centravanti giallorosso e tuona su Radio Radio.
SALVINI E LO STADIO
«La Roma merita di avere il nuovo stadio – ha detto il leader leghista –. Non entro in ambiti giudiziari e urbanistici che non mi competono, ma spero che quante più società di calcio riescano ad avere il prima possibile stadi nuovi, belli, sicuri, utilizzabili sette giorni su sette». Immaginiamo che sia musica per le orecchie del presidente Pallotta, che dagli Usa segue le vicende calcistiche (e non) dell’universo giallorosso. Ma se al momento il pallone non rotola, viste le vacanze dei calciatori, chi non dorme è il mercato, su cui il d.s. Monchi vigila con attenzione. Normale, però, che non sia solo il presente a farla da padrone. A dimostrarlo infatti — oltre al noto interesse per Rugani (Juve) – è l’irrompere di Gianluca Mancini nei piani dei giallorossi.
L’ANTICIPO
A 22 anni, il difensore dell’Atalanta è uno dei migliori italiani nel ruolo di questa prima parte della stagione. Nato a Pontedera, dopo un passaggio nel Valdarno, il centrale è cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, da dove è passato in prestito al Perugia prima della cessione all’Atalanta, con cui sta giocando la sua seconda stagione. Nello scorso torneo ha accumulato 13 presenze (con un gol all’attivo), ma la vera svolta è arrivata in questa stagione, dove ha già giocato 17 partite e realizzato 5 reti (4 in A e 1 in Europa League). Quanto basta perché Monchi lo seguisse, provando perciò a bloccarlo per averlo in estate. L’Atalanta è disponibile ad intavolare una trattativa, ma chiede una cifra non banale: 25 milioni. Il rapporto tra le due società, comunque, è così buono che tutto lascia pensare che un punto d’incontro si possa trovare, un po’ com’è successo con Cristante, passato in giallorosso per 20 milioni più 10 di bonus. In ogni caso, Mancini sembra in rampa di lancio, anche perché, oltre che nell’Under 21, è già nel giro della Nazionale del c.t. suo omonimo.
Marcano e karsdorp In attesa del futuro, però, c’è anche il presente, se Marcano – che ha trovato poco spazio (3 presenze per lui) – e il baby Bianda andassero altrove, così come farà Karsdorp, a un passo dal prestito al Feyenoord. Dalla Turchia si registra un interesse per lo spagnolo da parte del Galatasaray, club peraltro in cui milita un altro difensore, Ozan Kabak, che non dispiace ai giallorossi, così come Maidana del San Paolo.
IDEA OZIAKUP
Occhio sempre al fronte Galatasaray, perché da Istanbul giungono voci anche su un altro giocatore che sembra entrato nell’orbita Roma. Si tratta di Oghuzan Oziakup, 26 anni, nato in Olanda ma di passaporto turco, con già 30 presenze nella nazionale della mezzaluna. Il club capitolino tratta sempre sulla base del prestito, ma prima deve valutare a che punto è il recupero di De Rossi per la mediana. Detto che il baby Coric in ogni caso dovrebbe andare in prestito (piace a Chievo e Bologna), è possibile che Monchi fornisca un rinforzo al centrocampo di Di Francesco, visto che le candidature di Marin (Standard Liegi) e Berge (Genk) stanno perdendo quota. Su quest’ultimo, poi, il direttore tecnico della società belga, Dimitri De Conde, ieri ha detto a TRS: «Non siamo intenzionati a cedere Berge a gennaio». E allora meglio correre ai ripari.
Capello: «Con i giovani bisogna osare»
IL MESSAGGERO - TRANI - «Ho finito, io. Nè allenatore nè dt. Nemmeno manager. Il mio calcio è solo da opinionista. Con Sky. Ormai sono pensionato. E faccio il nonno. Di quattro nipoti». Al telefono, da Dubai, la voce forte e chiara di Fabio Capello. Tosto, e mai distaccato, pure da osservatore, come lo è stato da giocatore e da allenatore. È negli Emirati Arabi, accompagnato dalla moglie Laura. Ospite alla cerimonia dei Globe Soccer Awards per ritirare il premio alla carriera: «Il ricordo più bello è la Champions con il Milan». Incoronato a 72 anni da coach, esalta il calcio inglese e Cr7. E rimprovera qualche collega italiano, chiedendogli di osare di più. Non nel gioco, ma con i ragazzi. Come stanno facendo Mancini in Nazionale e Di Francesco nella Roma. E invita, comunque, le rivali a non inchinarsi allo strapotere della Juve.
La serie A è diventata noiosa: scudetto assegnato, l'unico vero obiettivo è il 4° posto. In più c'è la lotta salvezza. Dopo 19 giornate, giù il sipario?
«Non sono d'accordo. Guardate i punti a disposizione. Chi insegue la Juve non si deve arrendere. Vale la pena provarci. Il Napoli e le altre. I tifosi, invece, sono abituati: i bianconeri dominano e vincono da 7 anni. Ma la passione della gente c'è, a Milano è addirittura cresciuta».
Non crede che però la Premier faccia storia a sè?
«Sì, è un mondo a parte. Il torneo è sempre interessante, ogni stadio è sempre sold out e la vetrina rimane la migliore. Noi qui parliamo ancora di barriere, lì il pubblico sta a contatto con i calciatori. C'è rispetto. Quando sei in campo, ti senti importante. Ma anche la Liga rimane competitiva».
Il Barcellona e soprattutto il Real sembrano, per la verità, meno forti di prima: che cosa è successo?
«Colpa dell'addio di Cristiano. Pesantissimo. A Madrid si sono addormentati. Ma con il Barca e il Real, lotta l'Atletico. E c'è pure il Siviglia. Il campionato è più appassionante».
L'Italia esclusa dall'ultimo mondiale: non pensa che quel fallimento abbia fatto bene al nostro movimento?
«Abbiamo pagato la crisi economica e basta. E, di conseguenza, l'assenza dei campioni in campo e fuori. Da noi, negli ultimi anni, non sono più venuti. Fondamentale lo sbarco di Cristiano Ronaldo. Un esempio: Dybala negli ultimi due anni si è accontentato. Adesso, con CR7, Allegri ha detto all'argentino che se vuole giocare deve correre. A tutto campo. Dybala, grazie a Ronaldo, migliora. Il campione ne genera altri».
Se fosse l'allenatore di un club in Italia, quale giovane chiederebbe al suo presidente?
«I tre chiamati da Mancini in azzurro: Barella, Zaniolo e Sensi. Punto su Sensi. Regista e ce ne sono pochi. Gioca rapido e in verticale. È da big. Anche se fisicamente piccolo, è veloce di testa. A livello internazionale conta la dinamicità e va testato. Il fisico incide di più per chi sta in attacco. A centrocampo hai invece più spazio».
I giovani in Europa: chi li valorizza meno, Italia, Inghilterra o Spagna?
«Noi. I miei colleghi sono quelli che hanno meno coraggio. Di Francesco ha esagerato al Bernabeu facendo debuttare Zaniolo in Champions contro il Real. Ma la sua decisione è stata utile per la Roma e per il ragazzo. E per l'allenatore. Che ha capito di avere in rosa un calciatore di talento. Solo utilizzandoli, sai se i giovani sono all'altezza e pronti. Se non li vedi, non crescono e chissà che fine fanno».
Indichi i suoi tre giovani da Pallone d'oro?
«Subito Mbappè. Senza guardare l'età, Kane. E Neymar».
Fa spesso i complimenti ad Ancelotti: perché?
«È intelligente. Ha dato serenità al Napoli. Confermata la difesa, è intervenuto sul centrocampo e l'attacco, valorizzando la rosa. Bene in Europa, per la sua grande esperienza. Fuori dalla Champions solo per la parata di Alisson su Milik».
Ha allenato nazionali e club fuori dai nostri confini: cosa rimpiangeva dell'Italia calcistica durante quelle esperienze? E cosa porterebbe a casa da quei modi di fare calcio?
«In Russia avrei voluto la nostra organizzazione tattica. Da noi avrei voluto il pubblico della Premier e della Liga».
Presidenti e arbitri in Inghilterra sono spesso illustri sconosciuti: in Italia sono protagonisti. E' uno dei nostri difetti e dei loro pregi?
«Certo. Lì i presidenti parlano pochissimo e usano magari un comunicato per cacciare un allenatore... E gli arbitri lasciano giocare e il pubblico al massimo borbotta».
Liverpool o City, quest'anno?
«Il Liverpool gioca un calcio fantastico. L'ho visto contro l'Arsenal: impressionante. Bravissimo Klopp. Il City, però, resta la superpotenza che investe ogni anno. Club ricco e moderno. Sempre in crescita. E Guardiola ha cambiato gioco, con interpreti veloci che verticalizzano. Stop al possesso. Siamo noi che abbiamo copiato il peggio del guardiolismo. Diamo sempre il pallone indietro. Al portiere».
Che consigli darebbe a Guardiola e Klopp se dovessero venire in Italia?
«Di farsi comprare i campioni. Le vittorie dipendono solo da loro. Contro questa Juve e senza top player, anche loro non avrebbero scampo».
Spingere sulla tecnologia o sulla preparazione arbitrale?
«Tecnologia e tempo effettivo. Ogni partita deve durare gli stessi minuti. Il campionato sarebbe più regolare».
In Inghilterra dopo anni e anni il calcio è senza hooligans (li porta all'estero) e senza incidenti: cosa dovremmo imitare?
«Prendere decisioni vere. Con regole nuove. Basta striscioni, petardi, insulti e buu. Con la Federcalcio devono però collaborare i presidenti, gli allenatori e i calciatori. Partendo dal saluto al pubblico a centrocampo, a fine partita, e non sotto la curva. Permesso solo fuori casa, per ringraziare chi si è messo in viaggio per seguirti».
Le Wags sono nate in Inghilterra e lei ne sa qualcosa: belle da vedere ma fastidiose oggi?
«Sono cresciuto con i presidenti-padroni, ci sentivamo merce di scambio. Poi i procuratori e le wags. Che probabilmente influenzano gli stessi giocatori. Ora contano i social. È l'era moderna. Bisogna accettarla e viverla. Le società allenano anche le wags... Prima subivano solo qualche capriccio di poche mogli. Ma oggi se non sei social, quasi non conti. Io, no. Niente». Anti-social, detto con simpatia.
La Roma è troppo buona
IL MESSAGGERO - CARINA - La Roma dei paradossi non finisce di stupire. Trenta punti dopo il girone d'andata e nonostante tutto a - 2 dalla zona Champions. Era da 10 anni che i giallorossi non ottenevano un bottino così magro dopo 19 gare: l'ultima volta accadde con Spalletti nel 2008-09. Ottavo al giro di boa, i tre punti in più ottenuti nel girone di ritorno (33) permisero a Lucio di scalare soltanto un paio di posizioni in classifica e concludere il torneo al sesto posto. Posizione che a Pallotta non basterebbe. La Roma infatti ambisce ad arrivare tra le prime quattro. E considerate le difficoltà palesate in questa prima parte di stagione, i numerosi infortuni (23 muscolari e 9 di origine traumatica), gli stop prolungati di giocatori-chiave (De Rossi 3 mesi, Perotti 2 mesi e mezzo, Pellegrini, Dzeko ed El Shaarawy 1 mese) e l'inevitabile rodaggio per un gruppo rivoluzionato in estate, i presupposti non mancano.
I DUE VOLTI - Quello che sorprende (e va quindi migliorato) rispetto ad un anno fa, è la metamorfosi della squadra in trasferta. Nelle prime 5 partite disputate lontano dall'Olimpico (non considerando quindi Sampdoria-Roma, recuperata a gennaio) della passata stagione, Di Francescoservì l'en-plein (Atalanta, Benevento, Milan, Torino e Fiorentina), rallentando soltanto nelle ultime due uscite (0-0 con il Chievo e 0-1 con la Juventus). Quest'anno invece, i giallorossi fanno maledettamente fatica. L'ultimo successo a Parma, alza un po' la media che altrimenti sarebbe più deficitaria di quanto già non lo sia: appena 12 punti in 10 gare (1,2 di media). Fortuna vuole che il rendimento casalingo sia migliore: 18 punti in 9 partite (2). Un doppio volto che si evidenzia ancor di più considerando alcuni dati. Quando gioca all'Olimpico, la Roma segna di media 2,67 reti (24): fuori, appena 1 (10). Ma non finisce qui: più tiri in totale (17,9 a 16,4), più conclusioni nello specchio (7,8 a 5,1) e anche una maggiore propensione al dribbling (9,3 a 7,2). Singolare anche il modo di attaccare leggermente diverso tra casa e trasferta: quando è all'Olimpico, la Romapredilige le vie centrali (70%) rispetto alle fasce (30%). In trasferta sale invece la percentuale delle corsie esterne (38,4%) a discapito degli inserimenti in mezzo, con una media di cross maggiore (26 a 21) rispetto alle partite casalinghe. Ulteriore anomalia: lontana da casa, la Roma non ha mai segnato in contropiede (6 le reti su azione manovrata e 4 su calcio piazzato), cosa avvenuta invece nella Capitale per due volte (alle quali si aggiungono 14 reti su manovra, 6 su calcio da fermo e 2 rigori). Chi pensava invece che il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1 con calciatori più dediti al palleggio (leggi Nzonzi e Cristante) alzasse la percentuale del possesso-palla, dovrà ricredersi: attualmente è del 55,23% (dietro Inter, Juventus, Napoli, Atalanta e Sassuolo). Lo scorso anno era superiore al 58%, seconda soltanto al Napoli di Sarri (64%).
NO CATTIVERIA - Rispetto ad un anno fa, sembra mancare un po' di fisicità. La Roma è terzultima nei falli commessi (220, media 11.6 a gara) ed è la squadra che contrasta meno in serie A: appena 13 tackle a gara (247). Con questi numeri, non è da disdegnare la media dei palloni intercettati: sono 11,5 ogni 90 minuti, in linea con la Juventus (11,9). È anche vero che il ritorno di De Rossi e il possibile arretramento di Zaniolo a mezzala - con Pellegrini confermato trequartista - potrebbe correggere in corsa questi dati. Una cosa è certa: nonostante le difficoltà, la Roma dà la sensazione di essere la favorita per arrivare quarta. L'importante sarà non darlo per scontato. Anche perché di norma Di Francesco non è un tecnico che nei gironi di ritorno dà il meglio di sé. In serie A, è accaduto soltanto una volta: nel 2016-17, quando ai 18 punti dell'andata, sommò i 28 dopo il giro di boa. Altrimenti è avvenuto sempre il contrario: 40-37 lo scorso anno, 32-29 nel 2015-16, 25-24 nel 2014-15 e 17-17 nel 2013-14.
Schick si affida al mental coach per tornare a credere in sè
IL MESSAGGERO - C’è chi va (per Marcano c’è l’interessamento del Galatasaray, si continua a parlare con il Feyenoord per Karsdorp), c’è chi resta (Schick, che per provare a svoltare si è affidato a un mental coach di fama mondiale) e c’è chi potrebbe arrivare: Mancinidell’Atalanta per giugno. Dopo Kessie (sfumato) e Cristante (preso) l’asse con il club di Percassi continua ad essere caldo: per il difensore si parte da una base di 25 milioni. E se Monchi continua a lavorare senza sosta, Schick si è portato avanti rinunciando ai resort a cinque stelle per ricaricarsi a Praga affidandosi a un mental coach, Jan Mühlfeit, 22 anni alla Microsoft, abituato a tirare fuori da manager e sportivi “le potenzialità inespresse dell’individuo”. La Roma spera ci riesca anche con Schick. Per la difesa, Monchi continua a monitorare Maidana del San Paolo (prestito), Kabak del Galatasaray, Nastasic e Rugani per l’acquisto a fine stagione. A centrocampo torna di moda Ozyakup del Besiktas. Piace pure Berge del Genk, si valuta il prestito dello spagnolo Obiang.
Radja a Cagliari: voglia di normalità per il centrocampista belga
GAZZETTA DELLO SPORT - VELLUZZI - Il ritorno alla normalità. Radja cercava soltanto questo. Dalla sera del 30 dicembre Nainggolan è a Cagliari dove, prima di spiccare il volo, aveva comprato una casa. Le vacanze invernali le trascorre qui. Fino a domani. Capodanno in famiglia: chi l’avrebbe mai detto? Il Ninja ha sorpreso chi lo immaginava a Dubai o alle Maldive. Si è rifugiato dove ha gli affetti, gli amici di sempre con i figli e la moglie Claudia. Già proprio Claudia Lai, la ragazza di Serramanna, ex commessa in un centro commerciale che, suo malgrado, è al centro del gossip. A Radja non è bastata la punizione dell’Inter con annessa esclusione dal big match col Napoli dopo una serie di comportamenti poco professionali. Su di lui si è abbattuta la scure del gossip che non risparmia chi vive a cento all’ora ed è sempre sotto i riflettori. «Crisi coniugale, tutta colpa di una folgorazione per una tale Ginevra per la quale avrebbe perso la testa». Un nuovo magazine di Fabrizio Corona (col quale il belga, forse ingenuamente, passò una serata nei primi giorni nerazzurri) avrebbe sentito la ragazza e annuncia la rivelazione della storia. La replica su Twitter: «Tutta la verità? Si sente che ho una conversazione diretta con lei o è solo lei che parla?». Fuori da Lillicu, una delle più antiche trattorie della città, dove mercoledì ha cenato con Claudia e i soliti amici, e dove lo abbiamo incontrato, Radja scuote la testa. Ha capito che Milano perdona meno di Roma. Là si sentiva più protetto, anche per l’amore dei tifosi. A Milano è diverso, anche perché in campo le sue prestazioni non sono state all’altezza delle aspettative.
MOGLIE
In queste giornate c’è Claudia al centro, quasi a voler scacciare il gossip che li vuole a un passo dalla rottura. Con lei ieri ha girato il centro città: shopping in un negozio di abbigliamento, l’aperitivo nella adorata piazza Yenne. Ma anche l’allenamento e il calcio: ieri mattina, completo del suo sponsor tecnico addosso, è piombato al Poetto e ha smaltito panettone e sfizi vari a due passi dalla spiaggia. Poi ha pensato ai bambini. E con l’inseparabile Claudia si è presentato al campo Le Serre di Quartucciu (alle porte di Cagliari) al torneo Epifania, organizzato dall’Asd Pirri. Foto e selfie, autografi e sorrisi. Quelli Radja non li nega mai. «E’ generoso, anche troppo», dicono gli amici, da sempre tifosi del Cagliari, che ora a Milano vanno di meno: «A Roma era più bello e la Roma è una squadra che ci è simpatica». Ormai viene quasi da pensare a dove Rajda ancora non sia stato in città in questi giorni. Perché dalla sera in cui è arrivato, Nainggolan a Cagliari lo hanno visto in tanti. Prima tappa alla «Bottega dello stile» dove si è tagliato i capelli insieme alla figlia piccola. E quando Luca, che si è preso cura di Radja, gli ha proposto la cresta lui gli ha detto: «Basta creste, ormai sono vecchio, ho 30 anni. Non la faccio più». Taglio quasi normale. Perché la voglia di normalità è quel che Radja ha in testa dopo il terremoto con l’Inter che ha scosso il suo Natale. Ha deciso che d’ora in poi dovrà essere il campo a parlare per lui. Lui che, quando gli chiediamo di Barella, assistito dallo stesso agente, Alessandro Beltrami sorride: «Ogni tanto lo sento». Barella ieri è partito per la montagna. Radja è rimasto a Cagliari per cominciare il nuovo anno concentrato sull’Inter, innamorato di Claudia.
L'ex Aquilani torna a casa: «Acquisto la mia Spes»
GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - C’è un tempo per partire ed uno per tornare a casa. Lo ha capito assai bene Alberto Aquilani che, partito dalla Spes Montesacro, è arrivato a giocare nei massimi club europei (roma, Liverpool, Juve, Milan, Fiorentina, Sporting Lisbona, solo per citarne alcuni) e in Nazionale prima di decidere di chiudere il cerchio. In che modo? Acquistando e diventando presidente proprio della Spes, storica società del panorama romano. Lo ha fatto negli ultimi giorni di dicembre e ieri lo ha ufficializzato con un post su Instagram.
«ESPERIENZA» «Il mio cammino è cominciato lì, in un campo di terra a Montesacro, la mia casa calcistica è la Spes. Da lì sono partito per un lungo percorso, fatto di sacrificio e impegno, che mi ha portato ad indossare diverse maglie gloriose calcando palcoscenici importanti. Mi sono tolto molte soddisfazioni, ma non ho mai dimenticato la prima volta su un campo da calcio. Perciò torno con un bagaglio di esperienza da trasmettere a piccoli sognatori. Sarà una nuova sfida per me, ma grazie ai valori e agli insegnamenti della mia famiglia, sono certo di poter dare il mio contributo per la continuità e l’eccellenza della Spes. Da qui inizia una nuova storia. La nostra». Quella di Aquilani, poi, avrà diverse sfaccettature, visto che – nonostante gli siano giunte alcune offerte da club di Serie A e B – a 34 anni, sta per cominciare il corso per allenatore. Ovvero: una nuova avventura e alle porte, ma con le radici piantate nel passato.