Coppa Italia. Come un altro campionato

IL MESSAGGERO - SACCA’ - Dopo essersi specchiato, naturalmente timido timido, nelle acque delle Maldive, delle Barbados o, nella peggiore delle ipotesi, delle Bahamas, il pallone italiano ora è pronto a rimbalzare per il decollo verso i cieli azzurrissimi del nuovo anno. Del resto all’orizzonte si delinea già il profilo alto della Coppa Italia, che proprio dopodomani aprirà le porte alle squadre di Serie A inaugurando gli ottavi di finale. Partite a turno unico: chi vince vola; chi perde torna a casa a riflettere sulle priorità della vita o, almeno, di una stagione. Il sipario lo solleverà la Lazio, che sabato allo stadio Olimpico ospiterà il Novara. Invece lunedì sarà consegnata alla Roma la scena della Capitale: con la sfida tra i giallorossi e l’Entella. La Juventus campione in carica esordirà sabato sera contro il Bologna in trasferta. Per chi avesse ansie da prenotazioni anticipate, la finale è fissata nel calendario per il 15 maggio: un mercoledì sera, a Roma. Come si ricorderà facilmente, fino a poche stagioni fa, della Coppa Italia si interessavano poco i tifosi, pochissimo gli allenatori, per nulla i giocatori. Quanto ai presidenti, pare che qualcuno neppure ne conoscesse l’esistenza. Tuttavia, per una serie intricata di ragioni, adesso è diventata una competizione appetibile, spesso perfino non trascurata, alle volte addirittura ambita. Una seconda Serie A. O meglio. Una Serie A2, ecco. Vale la pena di scoprire i motivi. Scavando tra le pieghe del calcio italiano, è un nulla rendersi conto che il campionato – la vera Serie A – non esista quasi più, fagocitata dalla fame di trionfi della Juventus. Per cui è logico che se il campionato si trasforma in un torneo aperto solo dalla terza posizione in giù, la seconda competizione del Paese vira verso una sorta di Serie A parallela. Per capirsi, diventa l’unica occasione di cui l’intera Italia calcistica – Juve esclusa – dispone per sollevare un trofeo. E poi, questo va detto, la Lega Serie A è stata capace nel tempo di rinnovare la formula e ridisegnare l’immagine della Coppa: soprattutto indovinando la ricetta esatta per allestire finali di alto livello allo stadio Olimpico. Così è inevitabile dedurre che, mai come nel 2019, ogni squadra che parteciperà avrà uno stimolo forte a sollevare il trofeo a maggio.

 JUVENTUS I bianconeri di Max Allegri, si diceva, innanzi tutto sognano il triplete, sperando di abbinare la coppa allo scudetto e all’ossessione della Champions League. E, non bastasse, inseguono la quinta coppa consecutiva. Tra l’altro si tratterebbe di un’esibizione mostruosa di potenza senza imitazioni conosciute.

INTER E NAPOLI Intelligenti e esperti uomini di mondo, Luciano Spalletti e Carlo Ancelotti sanno alla perfezione che il campionato non è un giocattolo che l’Inter e il Napoli possono anche soltanto immaginare di vincere. Vietato. Quindi la Coppa Italia è e sarà, da qui a maggio, l’unico possibile territorio di conquista delle due squadre. I partenopei si misureranno subito con il Sassuolo, invece i nerazzurri con il Benevento. A Spalletti, poi, non dispiacerebbe regalare un trofeo alla proprietà cinese del club, rappresentata dal giovane presidente Steven Zhang, 27 anni festeggiati a dicembre. Viceversa Ancelotti aspira alla Coppa perché negli anni ha appreso il segreto dell’importanza psicologica delle vittorie. E confida che un eventuale acuto in coppa possa riverberarsi in una generale crescita della squadra, magari propedeutica alla corsa per traguardi più preziosi. Tipo lo scudetto, esatto.

ROMA E LAZIO La Roma di Eusebio Di Francesco e la Lazio di Simone Inzaghi adesso volano a quote basse, quasi mai al riparo di turbolenze velenose. Vincessero la Coppa Italia, impreziosirebbero la stagione, addirittura le darebbero un senso. Certo, l’obiettivo delle squadre romane, oggi e non da oggi, è la qualificazione alla Champions. Però bisogna anche ricordare che, in particolare, la Roma non vince nulla dal trionfo ottenuto proprio in coppa il 24 maggio del 2008; quasi undici anni. Tanto, tantissimo, troppo per un club così prestigioso.

MILAN Senza nemmeno voler troppo drammatizzare, Gennaro Gattuso sul tavolo verde della Coppa Italia si gioca la sicurezza della conferma nel Milan. Se sollevasse il trofeo, raggranellerebbe una tonnellata di possibilità di conservare la panchina. D’accordo, l’impegno con la Sampdoria promette salite ripide, ma i rossoneri sono attrezzati.

LE ALTRE A rifletterci, il Torino, la Fiorentina, l’Atalanta, il Sassuolo, la Sampdoria e il Bologna in fondo hanno un’unica ragione per conquistare la Coppa: e cioè: centrare la qualificazione all’Europa League. Perché occorre annotare che la squadra che vince il trofeo guadagna l’accesso diretto alla fase a gironi dell’Europa League. E un evento del genere, in quelle realtà, sarebbe celebrato di sicuro con una marcia trionfale in puro stile Champs-Elysees dopo il Mondiale russo.

ENTELLA, BENEVENTO E NOVARA Per loro tre, come scriveva Montale, «un imprevisto è la sola speranza»...


Gaffe social della Lega di Serie A: “mi piace” all’insulto anti-laziale

IL MESSAGGERO - BERNARDINI - Tifosi della Lazio in rivolta contro la Lega di serie A,o meglio contro il suo account Instagram. Galeotto fu il like messo, per errore, al commento “Lazio m...”postato da un tifoso della Roma che commentava il post in cui la Lega stessa celebrava i 119 anni della nascita della società biancoceleste. Una brutta gaffe che non è passata inosservata tra i tifosi biancocelesti. Lo screenshot del like è rimbalzato sulle chat dei tifosi laziali che hanno immediatamente protestato sui social e sulle radio. La Lega da parte sua, dopo aver accertato il grossolano errore, si è discolpata dicendo che il like è stato messo per errore dalla società esterna che gestisce l’account. In modo solerte da via Rosellini hanno denunciato l’accaduto facendo cancellare il like.


Razzismo, volantino antisemita contro i biancocelesti, Giorgetti: "Sì allo stop alle gare"

IL MESSAGGERO - MOZZETTI - Prima Anna Frank oggi Israele. La violenza negli stadi, tra tifoserie antagoniste non è solo fisica: un nuovo caso di antisemitismo si mischia con il mondo del calcio. E torna l'ipotesi di valutare la sospensione alle partite con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che sposa la linea della Federcalcio. Ieri a poche ore dai festeggiamenti dei supporters della Lazio per i 119 anni della società sportiva sfociati poi in una guerriglia urbana contro la polizia , sono apparsi in diversi quartieri di Roma nord dei volantini antisemiti con su scritto: «Lazio, Napoli, Israele, stessi colori, stesse bandiere. Me...». A redigerli potrebbero essere stati degli ultras romanisti che in questo modo hanno risposto al caso scoppiato un anno fa quando all'Olimpico apparvero degli adesivi con l'immagine di Anna Frank nei panni di tifosa della Roma lasciati da alcuni tifosi biancocelesti. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo ma le indagini finora condotte dagli agenti di polizia della Digos non hanno accertato quest'ipotesi. Non si esclude neanche che i nuovi volantini siano stati prodotti per distogliere l'attenzione dalla guerriglia di martedì notte. Durissime, al netto delle indagini, le reazioni. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha parlato «inaccettabile violenza: la città non può diventare teatro per la follia di alcuni delinquenti». «Senza parole» il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, mentre per la presidente della Comunità ebraicaRuth Dureghello«quei volantini sono un'ulteriore dimostrazione che razzismo e antisemitismo nel calcio non hanno colore e che serve una soluzione definitiva per debellare il problema». Problema che, oltre alle immagini, si palesa a suon di cori razzisti negli stadi durante le partite. Ieri il sottosegretario Giorgetti ha detto: «è giusto che facciano il loro corso le regole sportive, ci sono protocolli Uefa e Fifa su queste vicende e giustamente la Figc si impegna a tradurli». Per il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sospendere le partite «per colpa di pochi delinquenti» sarebbe «la sconfitta del calcio». È necessario «sradicare la violenza dentro e fuori gli stadi ha concluso il titolare del Viminale che devono rimanere luoghi colorati e di sana passione sportiva».


Monchi: “La mia Roma è un modello. Mancini a giugno, mi piacciono Ziyech e Belotti”

Il Direttore sportivo della Roma Ramón Rodríguez Verdejo, noto semplicemente come Monchi, è stato ospite de La Gazzetta dello Sport per un forum in redazione. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Monchi, qual è il suo bilancio dopo 20 mesi di Roma?
I bilanci si possono fare quando finisce un progetto e il mio è ancora lungo. Se penso alla stagione scorsa è positivo, mentre questa finora non è buona. Ma non saranno alcuni risultati a cambiare il mio modo di pensare e a farmi passare l’entusiasmo di lavorare nella Roma”.

Allora non lascia a fine stagione…
Ogni giorno sento che mi dimetto o che mi mandano via. No, l’ho già detto, resto alla Roma. Il mio obiettivo è arrivare al successo in modo graduale, ma continuo. Capisco che ora la prima necessità del tifoso sia vincere, ma è importante anche essere sempre competitivi, di alto livello e vicini al successo. Meglio così, piuttosto che vincere solo una volta e poi nulla. Roma è la Capitale e in città la stragrande maggioranza è romanista. Vorrei che si raccontasse meglio e a 360° che cos’è questo club, e penso che questo non venga fatto. Al di là di qualche risultato o di un acquisto giusto o sbagliato, per me la nostra è una società modello e mi dispiace che a volte rimanga in secondo piano rispetto ai giudizi su Monchi o Di Francesco. La Roma è di più di quello che si legge o si sente”.

A proposito di Di Francesco, ha faticato a difenderlo?
“Non è stato difficile perché c’era fiducia al 100% nella mia idea di tenerlo. E tutti l’hanno condivisa. Quando siamo andati a Boston da Pallotta, di Eusebio abbiamo parlato 15-20 secondi. Certo, poi ci sono i momenti. Si perde a Udine o a Bologna o si pareggia in quel modo a Cagliari, e vorrei uccidere il mister e me stesso. Ma lì prevale il tifoso. La mia fiducia in lui era grande quando l’ho preso, oggi che ci lavoro insieme è ancora più forte”.

C’è chi accusa Di Francesco di essere un tecnico aziendalista.
“Eusebio non è un aziendalista, è un dipendente, come tutti noi. L’anno scorso abbiamo dovuto fare operazioni difficili: non mi è piaciuto vendere Salah e Rudiger, ma l’ho dovuto fare. Abbiamo avuto la fortuna di avere un allenatore che ha capito il momento e ha raggiunto risultati. E non posso perdere fiducia in lui ora per qualche risultato negativo. Posso farlo se cambia l’atteggiamento, il modo di lavorare o lui perde la fiducia della squadra. Nella mia carriera ho sempre fatto fatica a licenziare un tecnico. Si fa solo se perde la testa”.

De Rossi, l’infortunio e il rinnovo: com’è la situazione?
Conoscendo Daniele e il suo romanismo, neanche a lui adesso fa bene parlare del futuro. Tutti dobbiamo sperare nel suo recupero. Per fortuna abbiamo avuto notizie buone dal punto di vista radiologico, ora bisogna capire cosa succederà quando tornerà ad allenarsi sul campo. Daniele due giorni fa per la prima volta l’ho visto diverso, ottimista, positivo, perché non ha dolore”.

Capitolo rinnovi. Manolas, Under, El Shaarawy e Lorenzo Pellegrini: quando se ne parlerà?
Sono situazioni diverse. Alcune saranno valutate a fine mercato, altre al termine della stagione. E c’è Zaniolo che, visto il rendimento, forse sarà il primo rinnovo che affronteremo. Lui sta  stupendo tutti e so che a livello calcistico in questo momento l’Italia ha bisogno di eroi per ricostruire la fiducia, ma con Nicolò dobbiamo essere più tranquilli, per il suo bene. Ha solo 19 anni. Io dico che Zaniolo è il futuro della Roma non sarà venduto. Avrà un percorso lungo e importante in questa società. Lui è come un palazzo che stiamo costruendo piano piano, ma se non lo facciamo bene poi può crollare in un attimo. Ne ho visti tanti di talenti che si sono persi, Nainggolan? E’ forte, il problema è gestirlo”.

La Roma ha già tanti giocatori italiani, aumenteranno?
Io ho tanti difetti, ma due grandi virtù: riconosco quando sbaglio e mi piace imparare. Il Monchi che è arrivato qui aveva una conoscenza indiretta del calcio italiano, oggi lo conosco meglio e ho capito che è più opportuno prendere giocatori italiani. Tra gli acquisti fatti, spesso quelli che sono andati meglio sono gli italiani. Non significa che trascurerò il mercato estero, ma la Roma sarà in futuro molto italiana”.

A proposito di autocritica: è stato uno sbaglio prendere Pastore e Schick?
Sono due discorsi diversi. Pastore è un giocatore forte, la questione è ritrovare quello di Palermo e Parigi, e credo che siamo ancora in tempo. Al progetto di lui come mezzala ci credevo. Per Schick il problema non è il calciatore. E’ la persona che a volte non trova la dimensione ideale per sviluppare quello che può fare il calciatore.  Quindi bisogna lavorare sulla persona.  Credo che Patrick sia un frutto e bisogna ancora spremerlo fino alla fine e spendere tempo ed energie su di lui. Io ci credo.  Pensate a Immobile. Se parli di lui a Dortmund o a Siviglia lo vorrebbero ammazzare, alla Lazio invece è un idolo”.

Nel rapporto qualità-prezzo qual è il giocatore migliore che ha preso per la Roma?
A livello di rendimento Kolarov, ma Pellegrini ha una prospettiva importantissima”.

Al nostro campionato manca la competitività: la Juve non ha rivali.
Per me il campionato italiano è ai massimi livelli. Dal punto di vista tattico da nessuna parte si lavora meglio. Bisogna sfruttare i vivai e avere il coraggio di lanciare i giovani: Barella, Tonali, Mancini, Zaniolo, Cristante, Pellegrini… Ce ne sono di fortissimi e saranno il futuro del calcio italiano, che sta migliorando. Poi c’è la Juve, certo, che vince sempre: ma che fattura anche il doppio di noi. Dove non arriviamo con i soldi, dobbiamo arrivare con le idee e il lavoro”.

Per aumentare i ricavi servirebbe in fretta il nuovo stadio.
In un momento di crisi economica, un progetto che muove un miliardo di euro ed è ancora fermo mi sembra poco logico. Potrebbe dare tanto non solo alla Roma, ma alla città. Vogliamo accorciare il gap non solo con la Juve, ma con tutto il calcio europeo, e per farlo questo progetto è fondamentale”.

Che mercato farà a gennaio?
In estate la Roma ha investito tanto, le cose importanti le abbiamo già fatte. Cerchiamo solo giocatori che alzino il livello della squadra. Non è facile, ma ci proveremo fino alla fine. Ma come qualità e quantità siamo pronti, ne sono sicuro”.

Finiamo con un gioco: le proponiamo dei nomi, ci dica solo se sono possibili o impossibili per la Roma. Partiamo con Piatek
Sarebbe possibile, se non chiedessero 70 milioni. Per me è forte, ma lo è al Genoa. Siamo convinti che lo sarebbe, per dire, anche al Chelsea?”.

Tonali.
E’ uno dei più importanti giovani del calcio italiano, ma potrei dire lo stesso di Barella”.

Mancini.
Adesso impossibile, ma in estate è diverso”.

Rugani.
Impossibile, adesso e dopo. Hanno rifiutato un’offerta di 40 milioni del Chelsea. Non possiamo spendere tanto per un difensore centrale”.

Thiago Mendes?
Impossibile”.

Ziyech e Belotti?
“Mi piacciono tutti e due”.

Bennacer?
“Ci piace, ma se ne parlerà a giugno”.

Dendocker e Ozyakup?
“Impossibili, esattamente come Herrera”.

Malcom a Barcellona non gioca, lo prenderebbe se lo offrissero?
No, quando uno fa il d.s. di un club deve capire che rappresenta anche il cuore e i sentimenti dei tifosi. Si è preso gioco della Roma e a me importa dell’immagine della società”.

Un sogno: potesse scegliere fra Mbappé e Neymar?
Mbappé, perché è più giovane e più forte”.


Ultrà Lazio, guerriglia alla festa. Un caso: i volantini antisemiti lasciati per le strade di Roma

CORRIERE DELLA SERA - Scontri alla festa della Lazio e volantini antisemiti firmati da un gruppo ultrà della Roma — Spqr Balduina — contro Israele, i tifosi del Napoli e proprio i cugini biancoeelesti. Due giorni dopo l'apertura condizionata del ministro dell'Interno Matteo Salvini ai tifosi («Ce ne sono 12 milioni perbene e solo 6.500 daspati», ha sottolineato il responsabile del Viminale, che vorrebbe ripristinare i treni speciali) la tensione, almeno a Roma, è salita alle stelle. (…) . La Digos indaga per rintracciare chi ha scritto, stampato e divulgato in Rete il volantino che sarebbe stato distribuito nella notte fra martedì e mercoledì a Prati in concomitanza con il raduno dei tifosi laziali in piazza della Libertà (…) rovinato da tafferugli con la polizia, che hanno portato a un arresto, tre denunce e dieci agenti feriti. Insieme con i carabinieri, la Digos ha cercato a PratiBalduina e Roma Nordi volantini che non sarebbero stati però affissi ai muri. Nel messaggio è scritto: «Lazio, Napoli, Israele. Stessi colori. Stesse bandiere», poi c'è un insulto. Con l'aiuto della Postale, gli investigatori stanno cercando di risalire alle coordinate online di chi ha postato per primo la fotografia del volantino divulgandola, violando cosi la legge Mancino. Fra le ipotesi quella di una vendetta romanista per gli adesivi attaccati un anno fa da ultrà laziali nella curva Sud dell'Olimpico con l'immagine di Anna Frank con la maglia giallorossa. (…).«Quei volantini sono una ulteriore dimostrazione che razzismo e antisemitisrno nel calcio non hanno colore. Serve una soluzione definitiva. Temo che spesso si parli di razzismo nello sport senza la volontà di risolvere la questione, c’è bisogno dell’impegno di tutti», auspica la presidente della Comunità ebraica di RomaRuth Dureghello. (…).


La moglie toglie Karsdorp dal mercato

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - In tempi di calciomercato bisogna stare attenti a tutti gli indizi. I socialnetwork, da questo punto di vista, offrono quotidianamente degli spunti interessanti per capire il futuro dei calciatori. Mogli e compagne, poi, sono sempre più decisive nelle scelte. Ieri è toccato ad Astrid Bell dare un indizio sul futuro di suo marito Rick Karsdorp, terzino olandese che nella Capitale, finora, non è riuscito ad esprimersi e che sembrava sul punto finire in prestito. Attraverso una storia su Instagram ha annunciato che a giugno il primogenito nascerà nella Capitale. “Penso che partorirò a Roma”, ha risposto a chi gli chiedeva dove sarebbe nato suo figlio.


Roma, turnover ma forzato in Coppa contro l’Entella

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - Rischia di essere una Roma fortemente rimaneggiata quella che lunedì 14, alle 21 (diretta tv su Rai2) affronterà la Virtus Entella negli ottavi di finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico. Assente sicuro sarà Daniele De Rossi, alle prese con il problema alla cartilagine del ginocchio destro che lo tiene fuori dalla gara contro il Napoli dello scorso 28 ottobre.

Quasi sicuramente non ci sarà nemmeno Kostas Manolas. Il difensore greco è ancora alle prese con la lesione al flessore della coscia destra rimediata nel finale della partita contro il Parma. Al suo posto, come riporta “Il Corriere della Sera” al fianco di Fazio giocherà uno tra Juan Jesus e Marcano, sempre che nel frattempo per l’ex difensore del Porto non sia arrivata qualche offerta e la Roma non decida di rivenderlo.

In mezzo al campo, a meno di sorprese come l’arretramento di LorenzoPellegrini, toccherà alla coppia CristanteNzonzi. In avanti, sulle corsie esterne, dovrebbe toccare a Perotti (El Shaarawy è fermo da alcuni giorni a causa di una sindrome influenzale) e a uno tra Kluivert e Cengiz Under, mentre Dzeko, che ha bisogno di recuperare la condizione, dovrebbe essere preferito a Schick.


Stadio, slitta la relazione del Politecnico

IL TEMPO - MAGLIARO - Slitta la consegna della relazione finale del Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, Territorio e Infrastrutture (Diati) del Politecnico di Torino sulla mobilità pubblica e privata prevista nel progetto Stadio della Roma. Le integrazioni documentali inviate dal Campidoglio all'Ateneo avrebbero fatto scattare la clausola, già prevista negli accordi precontrattuali, che consente a Torino di prendere più tempo prima di consegnare il lavoro definitivo, rispetto alla scadenza ufficiale, che era ieri, 9 gennaio. Non dovrebbe, però, trattarsi di una dilazione temporale lunga ma di qualcosa nell'ordine della settimana di tempo. La consegna di questa ulteriore documentazione si è resa necessaria dopo che, nella relazione preliminare giunta in Campidoglio a inizio dicembre, il Politecnico di Torino aveva espresso considerazioni molto severe nei confronti della viabilità, arrivando, addirittura, a definire catastrofica (virgolette nell'originale) la situazione del traffico in occasione di una partita serale infrasettimanale. In sintesi, secondo l'équipe del Diati, guidata dal professore Bruno Della Chiara, è vera che le simulazioni sul traffico sono state fatte correttamente ma sarebbero parziali e non risolutive, visto che prendono in esame solo lo scenario adiacente Io Stadio. Per cui - argomentano i professori - non appena ci si allarga un po' il teatro esaminato e si arriva al Raccordo, le risultanze sono quelle di un traffico ancor più conge-stionata. Secondo il Campidoglio, però, il Politecnico nell'esprimere queste valutazioni sarebbe non solo andato oltre il mandato assegnatogli (che era quello esaminare solo quanto protocollato dai proponenti  il progetto) ma lo avrebbe fatto senza avere dati più esaustivi che, quindi, avrebbero segnato in senso negativo la relazione preliminare. Va, poi, ricordato che tanto la versione di dicembre quanto quella finale, quando arriverà, non avranno nessun valore giuridico. È però un atto politico che il sindaco Raggi, ha ritenuto necessario domandare per ridurre il dissenso all'interno della sua maggioranza dove 5/7 consiglieri hanno manifestato la contrarietà ad essere presenti in Aula al momento del voto su variante e convenzione urbanistica all'indomani della diffusione delle intercettazioni di Luca Parnasi sul problema traffico generato dalla decisione dell'Amministrazione grillina di tagliare le opere pubbliche di mobilità per conseguire il taglio delle cubature a compensazione.


Monchi si muove: Malinovskyi e Bennacer, ma a giugno

IL TEMPO - MENGHI - Il blitz di Monchi a Milano ieri è durato mezza giornata, alle 16 era già atterrato nella capitale e senza nessun nuovo acquisto con sé (con lui c'era il dg Baldissoni). Non c'è da sorprendersi, il mercato della Roma non è ancora entrato nel vivo, il diesse sta cercando un'occasione, un giocatore che faccia alzare la qualità della squadra pur avendo a disposizione un budget limitato. Un centrocampista, questa è la priorità. I giallorossi non hanno intenzione di comprare un difensore centrale e, pure se piace, Mancini costa troppo e non è un'opzione a gennaio: smentito l'incontro con emissari dell'Atalanta a Milano. Era stato più produttivo il viaggio del mese scorso in Belgio, servito per stringere i contatti con il Genk, squadra in cui milita Ruslan Malinovskyi, centrocampista classe '93 valutato oltre 10 milioni di euroBennacer è un altro profilo di sicuro interesse in quel reparto, ma entrambi sono sulla lista per il futuro. Per ora tiene banco il mercato in uscita, è ufficiale il trasferimento di Sadiq al Perugia in prestito per 6 mesi, su Coric hanno messo gli occhi in parecchi in Serie A (ParmaCagliariSassuolo e Bologna) e il papà-agente conferma: «Abbiamo ricevuto delle chiamate, aspettiamo la decisione della società». Per Marcano sembra ormai sfumata l'ipotesi Galatasaray, anche Karsdorp potrebbe cambiare aria, l’Anderlecht ha mostrato interesse, ma la moglie Astrid sui social network manda indizi di altro tipo: «Partorirò nella capitale a fine giugno. Mi piace molto Roma»


Dzeko per la vera Roma

IL TEMPO - MENGHI - Un anno fa, di questi tempi, la tentazione Chelsea cominciava a prendere corpo e teneva impegnata la testa di Dzeko, che adesso invece pensa solo a scendere in campo con la Roma. Il bosniaco ha bisogno di giocare, in tutto dicembre ha accumulato appena 106 minuti e a Parma, per l'ultima sfida del 2018, ha ritrovata la maglia da titolare che ora vuole tenersi stretta. L'infortunio è alle spalle e lunedì contro la Virtus Entella il numero 9 ha buone possibilità di essere nell'undici di partenza, perché Di Francesco freme per ritrovare il miglior Dzeko e al tempo stesso spera di evitare l'uscita prematura dalla Coppa Italia, com'è stato nella passata edizione per mano del Torino, perciò limiterà il turnover e prenderà le giuste precauzioni. L'exCity era stato inizialmente risparmiato contro i granata e nel quarto d'ora finale non era riuscito, comunque, a ribaltare la sentenza. Stavolta, seppur all'Olimpico contro una squadra di terza serie, è lo stesso bomber a chiedere spazio, perché più che di riposo necessita di rimettersi in moto e dovrebbe, dunque, essere accontentato a discapito di Schick.

Il 2019 dovrebbe cominciare con Dzeko in campo dal 1', con una grande voglia di riscattarsi. Perché alle spalle si lascia appena 2 reti in campionato, è a secco da 96 giorni in Serie A (l'ultimo gol ad Empoli) e da 79 contando la Champions (Cska Mosca in casa), dove invece la sua vena realizzativa è rimasta inalterata e conta 5 centri. Nella passata stagione al giro di boa aveva segnato 8 gol e aveva conservato lo stesso ritmo nella seconda parte, chiudendo a 16 in campionato. Praticamente faceva gol una volta ogni 2 (e un po'), oggi è lontanissimo da questa media e la Roma spera di ritrovare il «vecchio» Dzeko il prima possibile. Magari a cominciare dalla Coppa Italia, tornata a fare gala. A tentarlo 12 mesi fa c'era invece il Chelsea: «A Conte - ha rive-lato ieri a RMC Sport Angelo Alessio, suo vice per 8 lunghi anni - piacciono i giocatori che hanno le caratteristiche del bosniaco, una punta alta, strutturata e che trascina la squadra. Molto era stata discusso, ma alla fine non c'è mai stata una vera negoziazione tra le due società» Il futuro? L'attaccante, prossimo ai 33 anni, ha il contratto in scadenza nel 2020, con uno degli ingaggi più onerosi della rasa, e non sarebbe così strano se qualche club a giugno decidesse di puntare sull'usato sicuro offrendogli più stagioni, cosa che non è escluso facciano i giallorossi, spalmando però lo stipendio. Prima, però Dzeko deve pensare a ritrovarsi, partendo dalla Coppa Italia per pochi intimi (10 mila tagliandi staccati finora), passando per il campionato e arrivando al top agli ottavi di Champions col Porto, per cui il pienone all'Olimpico è assicurato: già venduti 42 mila biglietti.


La Roma su Munir, Valverde: "Si cerca una risoluzione in questa sessione di mercato"

Ernesto Valverde, tecnico del Barcellona, si è espresso, durante la conferenza stampa di ieri in vista del match con il Levante, sulla situazione del giocatore Munir El Haddadi intenzionato a lasciare il club catalano già a gennaio. Sull'attaccante spagnolo è da registrare l'interesse della Roma e soprattutto del Siviglia. Queste le sue parole:

"La società ha già preso una decisione e anche il giocatore. Non parlo qui di agenti o cose del genere, né delle conversazioni con i giocatori perché sono privati. Non ho nulla contro Munir, è un giocatore della squadra, si è sempre allenato e giocato bene, ma non ho molto da aggiungere. Ciò che vogliamo è una soluzione il prima possibile e se è in questa sessione di mercato, ancora meglio".


Ultrà, notte di scontri: "Bombe carta e sassi contro i nostri agenti"

LA REPUBBLICA - ANGELI, VINCENZI - Un’azione premeditata, senza ombra di dubbio. Lo sostengono gli inquirenti, lo confermano i fatti. Il gruppo dei 300 ultras biancocelesti che si è staccato dalla piazza in festa per il 119esimo compleanno della Lazio provocando uno scontro con i poliziotti, era lì proprio con l’intenzione di creare scompiglio e disordine. Sono arrivati lì armati e, senza alcuna provocazione né motivo, hanno trasformato una festa in un bollettino di guerra. A parte le bottiglie infatti le bombe carta, le pietre e i bastoni lanciati contro la polizia non sono stati recuperati per strada, i facinorosi le hanno portate con sé. Non è ancora chiaro — dicono gli inquirenti — se siano arrivati armati e con passamontagna per colpire i poliziotti oppure perché nelle intenzioni c’era un possibile scontro con la storica tifoseria avversa (la Roma). Ma che quegli ultras non fossero andati in piazza della Libertà con lo scopo di godersi una giornata di festeggiamenti è assodato. Il risultato della guerriglia urbana scatenata poco dopo l’una di notte è stato un arresto e tre denunce per violenza privata, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Per i 4 è anche scattato il provvedimento di Daspo. In ospedale sono finiti 8 agenti con prognosi che vanno dai 4 ai 20 giorni per ferite e contusioni varie. Gli uomini della Digos stanno ora passando al setaccio le immagini delle telecamere che hanno immortalato gli scontri per identificare altri presenti, anche se molti di loro indossavano cappelli e passamontagna. Il lavoro investigativo sarà anche quello di scoprire quando e come è stato pianificato il gravissimo episodio. «I fatti di questa notte a Roma sono la dimostrazione evidente che la violenza degli ultras non è semplicemente legata alla rivalità tra tifoserie o incontri a rischio ma si tratta di condotte criminali che cercano di condizionare lo Stato e le istituzioni dello sport» Questa la denuncia del portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia (Anfp) Girolamo Lacquaniti. «I tifosi non avevano sul posto rivali da fronteggiare e avrebbero dovuto solo dare sfogo alla loro fede calcistica — aggiunge l’Anfp — e invece, in assenza di qualunque provocazione e senza alcun motivo, hanno deciso di attaccare lo Stato, che in quel momento indossava le uniforme dei poliziotti. È evidente che il fenomeno della violenza nel tifo non rappresenta un problema sociologico bensì una espressione di natura criminale, al pari di altre organizzazioni per delinquere che attraverso la violenza cercano di estorcere vantaggi di natura economica». Dall’accaduto ha preso le distanze il presidente Claudio Lotito che ha definito gli ultras coinvolti pseudo-tifosi. «Per me i tifosi sono quelli che partecipano in modo appassionato alla vita della squadra del cuore nel rispetto delle regole, tutto gli altri fanno delle scelte diverse e ne risponderanno».