Foti: "Indimenticabile la festa con i tifosi. Vogliamo riprovare momenti così"

Salvatore Foti, allenatore in seconda della Roma e vice di Mourinho, ha rilasciato un'intervista sulle pagine de Il Secolo XIX:

L'immagine più emozionante del trionfo in Conference?
"La festa con migliaia di tifosi in strada e il giro col bus scoperto sono stati incredibili ma il pensiero va a un magazziniere scoppiato in lacrime di felicità a Trigoria 24 ore dopo la finale. La gioia di chi ama e vive per la Roma mi emoziona. Mourinho ha parlato di famiglia: è così, c’era un’unione speciale che poi ti fa vincere".

Ma come ci è finito alla Roma da vice di Mou?
"È stato inatteso, il preparatore atletico Rapetti con cui ho lavorato alla Samp mi parla di questa possibilità e pochi giorni dopo, a Natale, mi contatta Mourinho, una videochiamata lunga un pomeriggio. Da un lato c'era il dispiacere di lasciare Giampaolo, che in 5 anni mi ha insegnato il mestiere, dall’altra la chance di lavorare con uno dei migliori. Non potevo rifiutare e Giampaolo mi ha alleggerito la scelta: “Va dove meriti, sei bravissimo”. Marco è una persona di cuore, di grande valore umano, chi lo conosce bene come me lo sa".

E Mou? In cosa è Special?
"Devi viverlo tutti i giorni per capire ma non è un caso se ha vinto tanti trofei non banali in posti in cui non si è abituati a vincere. È inimitabile, al di là delle competenze calcistiche ha un carisma innato, un’energia che crea una chimica unica per cui tutti vanno nella stessa direzione. A Tirana ero teso ma convinto che in qualche modo avremmo vinto, l’identica sensazione provata davanti alla tv prima di Inter-Bayern di Champions nel 2010".

Quando l’ha sostituito per squalifica ha vinto due volte su due.
"Per fortuna è andata bene, la responsabilità è tanta ma ho capito presto che con lui devo solo essere me stesso e dare tutto".

Da ex attaccante: dove può arrivare Abraham?
"Ha fatto 27 gol, i numeri parlano per lui, deve solo aumentare la continuità ma è giovane. Potenziale enorme, completo, ha tutto: con la voglia di migliorarsi ogni giorno avrà una carriera molto importante".

Vincere aiuta a vincere: cosa si aspetta per la Roma?
"Se vinci ti viene voglia di rivincere, è contagioso, vuoi riprovare momenti cosÏ: abbiamo fatto un’annata bellissima, lavoreremo per migliorare ancora, col sogno di festeggiare di nuovo qualcosa con i tifosi".


Aldair: "Felice per la Conference. Ibanez importante e può ancora crescere" (VIDEO)

Aldair, ex giocatore e capitano della Roma, ha parlato ai microfoni di PlayRoma a margine della presentazione della nuova stagione di FootVolley presso il Coni.
Queste le sue parole: "E' sempre emozionante vedere una finale europea, sono contento che la Roma abbia vinto la Conference, è un successo importantissimo. Ibanez ha giocato una grande finale, è un giocatore che ha bisogno di fiducia, ma è un difensore importante è può crescere ancora molto. Senesi è un bel giocatore. Sicuramente qualcuno in difesa dovrà arrivare, ma oggi come oggi è difficile fare nomi".

 

 
 
 
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Tonetto: "Vincere la Conference è più importante del quarto posto" (VIDEO)

Max Tonetto, ex giocatore della Roma, ha parlato ai microfoni di PlayRoma a margine della presentazione della nuova stagione di FootVolley presso il Coni.
Queste le sue parole: "Era ora che la Roma tornasse a mettere qualcosa in bacheca, sono felicissimo. La vittoria della Conference League è più importante della qualificazione in Champions, può essere l'inizio di un nuovo percorso. Mourinho ha portato una nuova mentalità. Vincere non è mai così semplice. Vedo un gruppo unito come lo era quello della mia Roma, quando c'è unionedi intenti si possono ottenere grandi risultati. Spinazzola? Ci ha messo molto a tornare, l'infortunio è stato grave, è mancato troppo quest'anno. La sua presenza è fondamentale per questa squadra, ci vorrà tempo per tornare al 100%, ma potrà dare una grande mano alla Roma. Potrebbe anche giocare insieme a Zalewski, che è stato una grande intuizione trovata da Mourinho".

 

 
 
 
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Ago, eterno Capitano

Il 30 maggio non sarà mai un giorno qualsiasi per un romanista.
Sarà sempre il giorno della finale di Coppa Campioni persa in casa contro il Liverpool nel 1984. Ma quella sconfitta è stata passeggera, non fa più male.
Ciò che fa male ancora oggi successe dieci anni dopo, il 30 maggio 1994. Quel giorno hai lasciato questa terra, ma non lascerai mai i ricordi della tua gente.
La stessa gente che cinque giorni fa ha festeggiato la vittoria della Conference League e lo ha voluto fare insieme a te, mai dimenticato capitano. Da lassù avrai sicuramente visto il murale dove tu porti in trionfo Pellegrini e la coppa. Tu che della Roma sei stato capitano per 146 partite e che hai vinto solo con il giallorosso addosso.
Ago, hai sempre avuto la Roma nel cuore e la Roma ed i romanisti hanno te nel loro cuore. Sempre presente allo stadio su bandiere, stendardi e striscioni. Sempre nel ricordo del tuo popolo e per sempre nella storia della Roma.
E perdona il forzato addio nell'estate del 1984, non era così che doveva finire. Non era così che ci dovevi lasciare 28 anni fa.
Ma in realtà è come se non te ne fossi mai andato. Sei sempre con noi, come recitava lo strisicone alla tua ultima in giallorosso contro il Verona: "Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva".
E la curva, la gente, sarà sempre con te; come tu sarai sempre il loro Capitano.
Ciao Ago.


Amianto,ONA: in Lombardia 2mila morti nel 2021

(Silvia Colasanti - ONA) - "Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”: questo il titolo dell’evento organizzato dall’Osservatorio nazionale amianto (che si aggiunge a tanti altri organizzati nel tempo che hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione sulla strage silenziosa) e dal suo presidente, all’avvocato Ezio Bonanni, con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Milano,  che si è svolto il 30 maggio 2022, al Salone Valente del Tribunale di Milano, moderato dal Prof. Massimo Lucidi.

 

A Milano e in Lombardia si conta il triste "record di casi di mesoteliomi" e altre malattie gravi legate all'esposizione all'amianto e "solo nel 2021" ci sono stati "più di 2000 decessi" nella regione. E' uno dei dati forniti da Bonanni. "Milano e la Lombardia - ha detto  - sono ancora l'epicentro delle malattie di amianto in Italia per i casi di mesotelioma (più del 25% del totale in Italia) e per le esposizioni dei lavoratori e cittadini, ma la regione è anche la prima nel nostro Paese per lo smaltimento di amianto (28,6%)".

Nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto e le patologie asbesto correlate ancora al centro del dibattito giuridico e scientifico.

“Considerare l’importanza della pietà verso Caino, ma anche ottenere giustizia per Abele”. Così l’avvocato Bonanni ha riassunto in una frase quello che è un desiderio, ma anche un obiettivo suo e dell’Ona, " E - prosegue Bonanni -  i lavoratori esposti all’amianto e le famiglie delle vittime, giustizia non l’hanno avuta, se non singolarmente e dopo lunghi ed estenuanti procedimenti giudiziari. Men che meno in sede penale dove dimostrare la responsabilità di certi datori di lavoro e di alcuni comparti delle Forze Armate che hanno utilizzato l’amianto quando già se ne conosceva la pericolosità, senza prevedere neanche misure di protezione e senza informare gli operai o i militari, è davvero difficile"

“Se non ci fosse l’Ona  nessuno parlerebbe dei morti per amianto e patologie asbesto correlate: un grosso peso per la comunità e per le coscienze anche se non particolarmente rilevante a livello numerico. Se non ci fosse l’Ona le vittime sarebbero soltanto numeri all’interno di statistiche che nessuno andrebbe a guardare”,  ha sottolineato la presidente della nona sezione penale del Tribunale di Milano, Mariolina Panasiti, magistrato specializzato in processi per reati ambientali.

Un lungo intervento di Panasiti che ha quindi affrontato il nocciolo della questione:  “Gli uffici inquirenti hanno tentato negli ultimi anni delle interpretazioni lodevoli, arrivandovi anticipando la soglia di punibilità, ravvisando nei reati di omicidio colposo individuando l’omissione e interpretandola in senso quasi di reato di pericolo e non come reato di evento, e cercando di lavorare sul nesso di causa difficile da provare se c’è un periodo di latenza di 50 anni. In questo periodo di latenza ci può stare tutto. Soprattutto per quelle di inquinamento ambientale, nelle strutture dove si prestava attività lavorativa, fin quando la scienza non ci dà una lettura specifica. Il nesso di causa, però, nel diritto penale deve essere necessariamente provato, il fine non può giustificare i mezzi. È un principio fondamentale dello Stato di diritto e della democrazia”.

Nonostante il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Maurizio Ascione, fosse d’accordo con la presidente Panasiti, ha sottolineato nel suo intervento come si tratti di una materia dolorosa. E come “i limiti insuperabili per ragioni giuridiche debbano comunque trovare una soluzione che vada oltre, attraverso una soluzione a tutti i livelli. Paesi come Francia e Germania liquidano le vittime con una certa somma destinata a chi dimostra di aver lavorato in siti contaminati. Qualcosa bisogna fare, i principi del diritto, non possono significare la messa da parte dei diritti di Abele. Questo non toglie neanche il dovere di investigare questioni ambientali, che non riguarda solo gli operatori chiusi per decenni in una fabbrica”.

Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, lo ha confermato. “In tema di omicidio colposo tra lavoratori esposti ad amianto con malattie polmonari, pur non potendo dire con certezza quando è nata la malattia, non viene meno la tutela del diritto”. In sede civile in primis, perché “fa agio il comportamento omissivo rispetto alle misure di sicurezza. Se la situazione di pericolo c’è e tu datore non ti sei adoperato a contenerla è quello che conta. Il pregiudizio c’è stato e a quella condotta si può attribuire una responsabilità alla causazione del danno. Questa è la tendenza anche sul versante previdenziale”.

A chiarire il quadro arriva, come spesso accade la scienza, quella valida a livello accademico. Gli studi condivisi in tutto il mondo e pubblicati nelle sedi opportune. Ne sono convinti il professor Morando Soffritti e il Dott. Paolo Ricci, ctu per la Procura. “Ci sono due coperture scientifiche – ha iniziato il suo intervento Soffritti con una prima stoccata – una basata sui dati e poi un’altra basata sulla diffusione del dubbio. Coloro che si propongono di mettere continuamente in discussione insinuando il dubbio hanno una forza che gli altri non hanno”. Negli anni 70 uno studio dimostrò che tutte le fibre di amianto erano cancerogene. Immediatamente fu contrastato con la teoria che il crisotilo non fosse in realtà dannoso. Soltanto anni più tardi tutti si convinsero del contrario.Il secondo concetto che viene dibattuto è quello della pericolosità delle le esposizione cumulative e cioè che tutte le esposizioni contano nella formazione della malattia. “Questo – ha continuato il professore – è sotto gli occhi della criticità del secondo plotone”.

Dello stesso avviso Ricci, che si è detto “sorpreso del fatto che aleggia l’idea che la comunità scientifica sia divisa, cosa che non è. Vuol dire che i difensori di Caino hanno fatto un ottimo lavoro.Ribadisco quello che ha detto Soffritti: le affermazioni che hanno valore scientifico non sono affermazioni ‘ex cathedra’, che non hanno fondamento in termine di letteratura scientifica. La teoria multistadio – ha dichiarato poi entrando nel merito – ci dice che il processo neoplastico non è un colpo di pistola. Le cose sono più complesse, il tempo che passa tra il colpo di pistola e la malattia è lungo. Ma ha un suo ordine. La teoria multistadio ci dice che ci troviamo di fronte un processo per cui la cellula, secondo stadi progressivi si modifica fino ad arrivare, dopo tanti anni alla sua malignità.
. Chi ha approfondito la cancerogenesi - rileva ancora Ricci - trova il massimo dell’evidenza scientifica e non è possibile che 4 studi che non hanno la stessa autorevolezza possano mettere in crisi qualcosa che è assolutamente pacifico. È veramente paradossale.

Fondamentali anche gli interventi del Dott. Roberto Pellegrini, che ha spiegato cosa significhi oggi “Comunicare la sostenibilità” nei nostri giorni e dell’avvocato Giuseppe Colucci che ha partecipato attivamente all’organizzazione dell’evento. Il suo intervento è stato mirato al “nesso di causalità e la responsabilità civile in materia di danni da amianto”.

 

L’Ona da anni si batte per le vittime amianto e per la prevenzione realizzando anche una App per le segnalazioni. Offre poi una fondamentale consulenza gratuita anche attraverso il numero verde 800 034 294.


Questa notte è ancora nostra

INSIDEROMA.COM - ALESSANDRO CAPONE - E finalmente il giorno è arrivato. I primi raggi di sole che cominciano ad illuminare la città portandosi via una notte che è stata lunga, forse troppo… o forse no… Troppo è forse il tempo che hai atteso per poter vivere una giornata come questa, troppe sono state le volte in cui hai vissuto momenti amari, troppe le volte che un in cui si è smossa la rete sbagliata lasciandoti un urlo strozzato in gola, troppe le volte in cui il coro si è spezzato e hai sentito il peso di quel magone e sei ripartito con il che sarà… Ma non sarà mai troppo, però, il sentimento che porti dentro, la voglia di ricominciare ogni volta, l’orgoglio e il vanto di portare in alto i colori della tua passione. Non saranno mai troppe le emozioni che ti porti dentro e quelle che speri di vivere ancora e ancora. Non saranno mai troppi i chilometri da macinare o le notti in bianco per tornare a casa. Ed per questo che sei convinto che ce la meritiamo noi. Per le stagioni che hai vissuto al suo fianco una dopo l’altra, per averci sempre creduto, per i sacrifici, per le gioie e i dolori passati, per quegli abbracci dopo i gol e quelle pacche sulle spalle dopo la delusione, per le risate, i brindisi e per guai passati insieme. Per non aver mai pensato di smettere di inseguire a tutti i costi il tuo sogno giallo ocra e rosso pompeiano ovunque ti avesse portato e anche quando ti ha tormentato l’anima, per chi non è e non sarà mai solo in questa famiglia, per chi non è e non sarà mai solo una partita di calcio ma emozione e sentimento. Per chi non c’è più ma è comunque presente, eccome se lo senti. Per chi intravede il porto all’orizzonte e stasera vuole entrarci con il vessillo. Per chi, nonostante tutto, comunque vada, domani mattina sarà ancora Romanista come e più di prima.

Le strade che pian piano si riempiono di traffico. L’asfalto che si scalda e l’aria intorno che ora dopo ora si riempie di tensione. Le bellezze della città che splendono di luce propria e sono li che sembrano attendere anche loro… Per chi è a Tirana, per chi è a Roma, per chi ovunque nel mondo sente minuto dopo minuto, secondo dopo secondo  il cuore battere sempre più forte e la testa riempirsi di quel sentimento che fa scorrere veloce il sangue nelle vene. Roma non corre come un normale giorno, o almeno ai tuoi occhi c’è qualcosa di diverso oggi. Sembra tutto più lento, come se ogni persona, ogni pensiero, ogni cosa abbia come un conto alla rovescia verso l’ennesimo appuntamento con il destino. Un destino che non puoi sapere e non puoi controllare ma che sicuramente puoi provare ad indirizzare. Con i pensieri, con la voglia di vincere da trasmetterci l’uno con l’altro e che come un’onda emozionale arrivi fino a chi stasera indosserà la nostra maglia rappresentando l’eternità dell’Urbe che si tramanda da generazione in generazione.

Qualche sporadica goccia di pioggia prova a placare una attesa che non può più essere controllata e quando la notte comincia a fare capolino lasciando spazio a ogni tipo di luci che si accendendo  sulle emozioni che cominciano a farsi sempre più tese. E’ ora di viverla ognuno come ha scelto, ognuno con chi ha scelto, ognuno a modo suo, ma tutti con un obbiettivo da centrare. Un brindisi prima del fischio di inizio, un sorso, un momento di silenzio… e poi… è cominciata la nostra finale europea…

In testa ogni pensiero è per quel pallone che si muove sul prato verde, per le tua maglia che si scontra ora con quella avversaria, per quell’urlo che si sente arrivare dagli spalti di Tirana e che contagia tutta la città… La coppa li… a bordo campo… con la mente che fatica a capire ancora se è un miraggio o se è la realtà… Non puoi spiegare la tempesta emotiva che c’è dentro di te. Ipnotizzato dalla palla che danza sul campo e unito idealmente insieme ad ogni anima romanista al mondo in quella spinta invisibile che cerca di indirizzarla verso la porta avversaria. E i sogni, se ci credi davvero, se tutti insieme ci crediamo, se li insegui forse si avverano… In un istante vedi come tutto rallentare quando il difensore avversario non arriva di testa ad anticipare. La palla che viene messa giù mentre il portiere è in uscita. Un tocco a scavalcarlo e rete che si scuote. La città che urla di gioia. Sei in vantaggio fra sorrisi e abbracci. Aspetti la fine del primo tempo perché hai bisogno di rifiatare un momento, ma il tempo non basta e quando si riparte lo fai in apnea. I pali della tua porta tremano per due volte e tremano i cuori di chi adesso comincia a guardare anche il cronometro. Scorrono i secondi lenti, il sangue nelle vene velocissimo. Battono i cuori, battono le mani. Tutti allo stremo, in campo e fuori fino a quando non arriva il triplice fischio e l’urlo, questa volta liberatorio, si mescola ancora ad abbracci e sorrisi e, adesso, anche a qualche lacrima. La coppa è tua, la coppa è nostra, la coppa è di tutti noi che ci abbiamo sempre creduto a serate come questa, che abbiamo sempre saputo che ne valeva sempre la pena, che una soddisfazione così ce la meritavamo tutta.

La coppa alzata al cielo, ora portatecela a Roma perché stavolta Roma ha vinto e rivendica il suo trofeo.

Intanto la città si accende di gioia, di colori, di suoni, di sorrisi. Questa notte è nostra, è della Roma e vorresti non finisse perché non ti stanchi mai di lei che in questo momento si, ti fa sentire una persona nuova, ti fa sentire parte di un pezzo di storia di questa città.


In diretta da Tirana: Mourinho fa 5 su 5 ed entra nella storia del calcio europeo

Era dal lontano 2010 che una squadra italiana non vinceva una coppa europea. All’epoca fu l’Inter a vincere la Champions League, oggi è l’AS Roma a trionfare, sul Feyenoord, nella Conference League.

A legare i 2 tituli un unico comune denominatore, Josè Mourinho.

Lo Special One non ha solo riscritto la storia giallorossa portando per la prima volta la squadra capitolina in vetta all’Europa, ma è entrato di diritto nella storia del calcio essendo il primo allenatore ad aver vinto tutte le competizioni europee (Champions League, Europa League e Conference League).

Grazie all'1 a 0 di stasera ha, inoltre, allungato la sua striscia di vittorie nelle finali delle competizioni europee. Sono ora 5 le finali disputante dall’allenatore portoghese e sono 5 le vittorie ottenute. Dopo le vittorie con Porto (2003 e 2004), Inter (2010) e Manchester United (2017) ora al palmares di Mou si aggiunge la Roma nel 2022.

Di Mirco Monda – Insideroma.com


In diretta da Tirana: La Roma riscrive la sua storia

L’AS Roma batte per 1 a 0, grazie alla rete di Zaniolo nel primo tempo, il Feyenoord e si aggiudica la Conference League 2021/2.

Dopo le delusioni del 1991 e del 1984 la Roma riscrive la sua storia mettendo in bacheca il primo trofeo europeo della sua storia grazie ad una prova maiuscola di tutta la squadra.

Erano 12 anni, dall’Inter del triplete del 2010, che un’italiana non alzava una coppa europea.

Di Mirco Monda – Insideroma.com


In diretta da Tirana: L’entrata dei tifosi a 2 ore dal fischio di inizio

Manca sempre meno al fischio di inizio della finale di Conference League tra l’AS Roma ed il Feyenoord. A poco meno di 2 ore dall’inizio della contesa, all’Air Albania Stadium di Tirana, stanno iniziando ad entrare i tifosi di entrambe le sponde. I tifosi olandesi hanno occupato gran parte dei posti a loro disposizione mentre, quelli giallorossi, li stanno riempiendo più lentamente.

Sale l’attesa e sale la voglia di sapere quali saranno le scelte dei due allenatori in vista dei 90 minuti più importanti delle rispettive stagioni.

Di Mirco Monda – Insideroma.com


In diretta da Tirana: Tutto tranquillo a meno di 5 ore dal fischio di inizio.

Quando mancano poco meno di 5 ore dall’inizio della finale di Conference League tra l’AS Roma ed il Feyenoord sono già numerosi i volontari, all’esterno dell’Air Albania Stadium di Tirana, che si stanno preparando per accogliere i tifosi di entrambe le squadre.

Grazie ad i numerosi controlli da parte delle forze dell’ordine e dei volontari, al momento la situazione allo stadio è di tranquillità in vista della partita di questa sera.

A livello meteorologico vi sono 32 gradi nella capitale albanese.

Di Mirco Monda - insideroma.com


Finale Conference League: ‘’Dobbiamo lottare per il club e per i tifosi’’ le parole di Rui Patricio

Le parole di Rui Patricio, portiere portoghese dell’AS Roma, in vista della finale di Conference League contro il Feyenoord di questa sera a Tirana.

Prima un’analisi sugli avversari dei giallorossi:

‘’Il Feyenoord è una squadra ben organizzata e ha ottimi giocatori che possono sicuramente fare la differenza. Quando prepareremo la partita, studieremo quei giocatori e i loro punti di forza, ma anche i punti deboli cercando di capire come sfruttarli. Sarà una grande finale. Sappiamo di affrontare una grande squadra, quindi faremo di tutto per vincere. Dobbiamo lavorare sodo, come facciamo ogni giorno, per poter essere al meglio.’’

Le sue emozioni in vista della sua prima finale europea con un club:

‘‘Sono orgoglioso perché è sempre stato uno dei miei obiettivi principali: arrivare in finale, soprattutto in Europa. Dall'inizio della stagione è stato sempre questo l'obiettivo. Quando giochiamo una competizione, qualunque essa sia, dobbiamo fare tutto il possibile per vincerla. Arrivare in una finale europea è il sogno di ogni giocatore, ma il prossimo anno dovremo lottare per altri trofei. Siamo ad altissimi livelli, in un club che ha tutte le condizioni per vincere titoli: deve essere questo il nostro scopo, giorno dopo giorno.’’

La possibilità, per la Roma, di poter alzare il primo titolo europeo della propria storia:

‘’Ci motiva di più, ma dover vincere implica anche una maggiore responsabilità. Dobbiamo fare del nostro meglio, lottando per il club e per i tifosi, e dobbiamo ricordarcelo. Ogni giocatore conosce le proprie responsabilità; sa cosa deve fare, perché siamo professionisti. Sappiamo che è molto importante e faremo il possibile perché i tifosi meritano sicuramente questo trofeo.’’

di Daniele Mattioli


Finale Conference League: ‘’Non abbiamo paura del blasone della Roma’’ le parole di Cyriel Dessers

Nei giorni antecedenti la finale di Conference League, di questa sera a Tirana, tra l’AS Roma ed il Feyenoord l’attaccante della compagine olandese Cyriel Dessers ha rilasciato un’intervista.

Il 27 enne belga si è detto fiducioso per la finalissima contro la squadra allenata da Josè Mourinho.

‘’Non vedo l'ora di scendere in campo. Giocare le finali è il massimo a cui uno sportivo può aspirare in carriera, specialmente partite come queste. Non vedo l'ora che arrivi quel giorno e spero di giocare la migliore partita della mia vita. Siamo fiduciosi. Non abbiamo paura del blasone della Roma. Siamo consapevoli delle nostre qualità e di cosa siamo in grado di fare. Naturalmente dovremo dare il massimo, ma sappiamo anche che quando ci riusciamo, possiamo battere chiunque. Sappiamo cosa aspettarci. Siamo ben preparati. Se facciamo il nostro e giochiamo al meglio, tutto è possibile.’’

Sulla possibile vittoria della classifica marcatori, al momento guidata proprio dal n.33 del Feyenoord con 10 reti davanti alle 9 di Tammy Abraham:

‘’È una sensazione fantastica. Andare in doppia cifra per un attaccante è la realizzazione di un lavoro iniziato prima dell'inizio della stagione. Quando ci riesci in una competizione europea è ancora più speciale. Con questi gol entri in una ristretta cerchia di giocatori che hanno lasciato il segno in questa stagione, non solo a livello europeo ma anche col proprio club. Al Feyenoord sto scalando le classifiche e ciò è molto gratificante. È grazie alla squadra se riesco a trovarmi in quella posizione e segnare quei gol. Non mi riferisco solo agli assist o ai passaggi che ricevo dai miei compagni, ma anche al lavoro difensivo. Noi preferiamo pressare molto alto, il che significa che i nostri difensori si trovano spesso in situazioni di uno contro uno o giocano con molto spazio dietro. Magari sono io a esultare in maniera più evidente dopo ogni gol, ma in realtà è l'intera squadra che lo rende possibile, per quanto possa sembrare un luogo comune. Devo essere il punto di riferimento e trovarmi al posto giusto.’’

di Mirco Monda