Niente Roma per Ibrahimovic. A rischio anche Kjaer

Il Milan, che il prossimo 28 giugno ospiterà la Roma a San Siro, è alle prese con l'emergenza infortuni.
Infatti contro i giallorossi, come riferisce l'Ansa, non ci sarà Ibrahimovic il cui recupero dall'infortunio al polpaccio procede bene ma non potrà scendere in campo prima del match contro la Spal.
Controlli al ginocchio per Kjaer, scontratosi ieri contro Saponara durante il match a Lecce ed uscito anzitempo dal campo. Il difensore non ha riportato danni ai legamenti ma non si conoscono ancora i tempi di recupero.
Pronto a rientrare in gruppo Duarte, che andrà a rinforzare il reparto arretrato di Pioli che per ora conta solamente su Romagnoli (diffidato) ed il giovane Gabbia.


Conferenza Stampa Fonseca: "Dobbiamo rimanere concentrati sul campo. Siamo pronti per tornare al meglio"

Paulo Fonseca, tecnico della Roma, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di domani contro la Sampdoria. Queste le sue parole ai microfoni di Roma TV:

Ha provato con insistenza la difesa a 3, è un piano B o una soluzione?
"Abbiamo provato diversi sistemi, domani non giocheremo con 3, vedremo. Ciò che è importante per me è che la squadra abbia la stessa intenzione e modo di giocare con diversi sistemi. Per me non è importante il sistema, ma l'intenzione della squadra".

Poche o molte possibilità di trattenere Smalling e Mkhitaryan?
"Sapete che vogliamo rimanere con Smalling e Mkhitaryan, c'è possibilità ma ora l'importante è il presente e che i giocatori siano focalizzati alla partita di domani, dobbiamo rimanere tutti concentrati".

Come ha vissuto lo spogliatoio la vicenda Petrachi? Lei perde un aiuto o si sente più libero di gestire la squadra?
"Ora non è il momento di parlare di questa situazione, la squadra è concentrata totalmente sulla partita. Dobbiamo rimanere concentrati sul campo. La squadra vuole vincere questa partita".

Lei pensa di restare?
"Ho sempre detto che mi piace restare alla Roma, ma adesso dobbiamo solo pensare al presente. Tutti sapete che sono appassionato di Roma e della Roma".

E' d'accordo sulle 5 sostituzioni?
"Sono d'accordo in queste circostanze. Penso che in futuro bisogna tornare ai 3 cambi".

Che preparazione ha scelto e perché non ha fatto amichevoli?
"Non abbiamo fatto amichevole perché non era possibile. Non abbiamo mai avuto tanto tempo senza partite. Abbiamo fatto la preparazione pensando che abbiamo 12 partite in poco tempo e abbiamo bisogno di tutti i giocatori pronti per aiutare la squadra. Abbiamo lavorato molto bene e siamo pronti per tornare al meglio".

Come procede il recupero di Zaniolo e sarà disponibile tra un paio di settimane?
"Sta lavorando bene, ha iniziato a lavorare con la Primavera. Tra una o due settimane potrà tornare con noi".

Diawara e Zappacosta sono pronti dal 1' o il recupero sarà graduale? Antonucci?
"Abbiamo tutti i giocatori pronti, tranne Pau Lopez e Zaniolo, che non sono pronti per domani. Ora per Antonucci non è possibile tornare in squadra, ma ha talento e può tornare utile in futuro. Penso che la cosa più importante sia la squadra, l'atteggiamento e penso sia pronta per una buona partita."

Cosa cambia senza pubblico?
"Vediamo domani. Ho giocato una volta senza pubblico, non è facile. All'Olimpico sentiamo tanto i nostri tifosi e non sarà facile senza, ma dobbiamo pensare ci siano e vogliamo vincere per loro".

Lei ha definito l'andata una delle più brutte gare disputate dalla Roma, come prepara domani?
"E' stata brutta a livello di atteggiamento, non ho pensato molto a quella partita ma sono concentrato su domani e sui giocatori, su quello che dobbiamo fare contro un avversario difficile, come abbiamo visto contro l'Inter. E' una Sampdoria organizzata, Ranieri è molto bravo ed esperto, è difficile sicuramente".

Che effetto le ha fatto vedere una rosa vasta e se ha qualche rimpianto?
"Non penso al passato, abbiamo avuto problemi. Sono molto soddisfatto perché ho molte opzioni per scegliere la migliore squadra. In questo momento è molto importante e giocheranno quasi tutti".


La Roma è al punto di partenza

IL MESSAGGERO - CARINA - Dal punto più basso della gestione Fonseca a quello che deve rappresentare, gioco-forza, il trampolino di lancio in ottica quarto posto. Di mezzo – 248 giorni dopo – c’è sempre la Sampdoria. La stessa squadra che obbligò i giallorossi ad uno dei pomeriggi più tristi della stagione. La Roma registrò a Marassi un preoccupante 0-0, che mise in evidenza le difficoltà di una squadra falcidiata dagli infortuni contro una compagine in difficoltà che aveva appena avuto il cambio in panchina, da Di Francesco a Ranieri. Oggi, dopo il successo dell’Atalanta la Roma è a 6 punti dal quarto posto (virtualmente 7 con gli scontri diretti a sfavore). Serve dunque un’accelerazione importante nelle ultime 12 gare e Fonseca, secondo quanto dichiarato a Sport Tv, ci crede: “Siamo pronti. È chiaro che senza i tifosi appassionati della Roma, giocare all’Olimpico sarà difficile, ma la preparazione è quasi la stessa. Domani ci alleneremo allo stadio, per il resto non c’è niente di molto diverso da una partita normale“. Nessun alibi quindi. E dire che il portoghese potrebbe sventolarne diversi, dall’addio travagliato di Petrachi ai mugugni interni (l’ultimo quello di Juan Jesus sui social), da una rosa con la valigia in mano ai conti in rosso, passando per una trattativa interrotta sul più bello per la cessione della proprietà del club.


Alessio: “Pedro un grandissimo affare per la Roma, è un campione che ti trascina alla vittoria”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Angelo Alessio approva l’acquisto di Pedro. La Roma è vicina a chiudere la trattativa per far firmare lo spagnolo, che a breve sarà svincolato dal Chelsea. L’ex vice di Conte, che ha allenato l’esterno proprio a Londra ha speso solo parole positive nei suoi confronti, indicandolo come un professionista serio che avrà un grande impatto con il campionato italiano. Queste le sue parole:

Pedro a parametro zero, un colpo?

Assolutamente sì. Nonostante abbia quasi 33 anni resta un valore aggiunto per il club e per la Serie A. Un grandissimo affare. La Roma ha fatto bene a metterlo al centro del progetto, in Italia avrà un ruolo di primo piano. Alza il livello della rosa, sia tecnico che mentale. Tutti vorrebbero in squadra uno come lui.

 

Al Chelsea ha sempre giocato.

Lui e Hazard erano le nostre stelle, impostavamo il gioco sulle fasce proprio per coinvolgerli. Fabregas lanciava, poi ci pensavano loro. Due certezze. Pedro è un campione, è uno di quelli che ti trascina alla vittoria. È abituato a giocare le sfide decisive, quelle ad alta pressione. In un Barcellona di fenomeni, ha sempre trovato spazio. Non è certamente un caso.

Quali sono i suoi segreti?

Giocavamo col tridente. Spesso lo schieravamo a sinistra, ma può giocare su entrambe le fasce. È veloce di pensiero, anticipa le giocate ed è bravo a smarcarsi. Al di là dell’aspetto tecnico, sono queste la sue migliori qualità. Conte era entusiasta di lui, lo sarà sicuramente anche Fonseca.

Dal punto di vista umano, che ragazzo è?

Competitivo, serio, educato. Mai una parola fuori posto o un gesto di stizza. Non ha mai creato problemi, gli volevano bene tutti.

Il match in cui la conquistò?

Chelsea-Manchester United 4-0, ottobre 2016, noi contro Mourinho. Un successo, e lo spagnolo fu decisivo come sempre. Durante la settimana provammo alcuni schemi svariate volte, Conte martellò gli esterni in modo particolare. Voleva la perfezione. A fine sessione, ogni giorno, Pedro ci diceva di stare tranquilli. “Vedrete, segnerò io”, diceva. Previsione giusta: primo minuto di gioco, taglio alle spalle dei difensori e gol dopo aver scartato il portiere. Furbizia, intelligenza e velocità: una rete alla Pedro.


Roma, attacco alla Champions

LA GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Dopo aver visto l’Atalanta asfaltare il Sassuolo ieri sera, i giocatori della Roma potrebbero aver pensato che non è questo il momento di arrendersi. Di certo non lo è per Fonseca, che punterà sin dalla partita contro la Sampdoria sulla capacità della sua squadra di fare gol. Le scelte a disposizione del portoghese non sono poche. Se Dzeko è il totem a cui si appoggia tutta la Roma per cercare leadership e reti, per le altre posizioni del reparto offensivo la concorrenza è aperta. Sulla fascia destra si giocano il posto Perez e Under, mentre a sinistra Kluivertpare in netto vantaggio su Perotti, che peraltro non è al 100% fisicamente. In posizione di trequartista poi si giocano il ballottaggio è tra Pellegrini e Mkhitaryan, con Pastore terzo incomodo. Non è da sottovalutare nelle scelte di Fonseca l’aspetto psicologico: alcuni di questi giocatori, come Under e Kluivert, hanno la valigia in mano e dunque non sarà facile gestirne la concentrazione, soprattutto quando le offerte si faranno concrete.

 


Fonseca si scalda, squadra al lavoro in attesa della Samp

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - A due giorni dall’esordio post-lockdown contro la Sampdoria, Paulo Fonseca farà allenare la Roma all’Olimpico. Una prova generale in notturna, per testare il terreno dopo tanti mesi di assenza e per far riprendere le misure del campo ai suoi. Stasera alle ore 21 Dzeko e compagni lavoreranno allo stadio, tra riscaldamento, esercizi e, soprattutto, una partitella per respirare nuovamente il profumo dell’Olimpico, lo stesso che farà da cornice, dopodomani, alla gara contro i blucerchiati di Ranieri.


La Roma in confusione e Champions più lontana

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - Con la società in vendita, con un presidente che non si vede a Trigoria da circa due anni e senza un direttore sportivo di ruolo, Paulo Fonseca è l’unico punto di riferimento tecnico nel mondo Roma in questo momento. Per i giocatori, ovviamente, ma anche per i tifosi, che vedono in lui l’uomo che può condurre la squadra al quarto posto (missione quasi impossibile dopo il successo di ieri dell’Atalanta) o alla vittoria dell’Europa League, che renderebbe storica una stagione che finora può considerarsi appena sufficiente. La sua posizione nonostante ciò è molto solida, al punto che anche nelle scelte di mercato c’è la sua impronta. La decisione di puntare su Pedro, ma anche la richiesta di trattenere Smalling e Mkhitaryan, sono scelte che la società probabilmente non avrebbe fatto, se non ci fosse stata dietro una sua precisa richiesta. Sa che per vincere servono giocatori esperti e vuole cominciare a farlo in fretta, magari già da mercoledì contro la Sampdoria.


Nuova Roma per risalire

IL TEMPO - AUSTINI - La salita si è fatta più ripida ancor prima di iniziare. Sono sette, considerando gli scontri diretti, i punti che la Roma deve recuperare all’Atalanta in dodici partite per arrivare quarta dopo il successo sul Sassuolo. Fonseca allora studia delle soluzioni alternative vista l’abbondanza di cui dispone in questo periodo. Durante la lenta e lunga preparazione per la ripresa, il tecnico ha pianificato una nuova Roma con la difesa a tre. “Acquistando” un giocatore in più: nel terzetto davanti al portiere è stato provato più volte Ibanez insieme a Smalling e Mancini. Il brasiliano, preso a gennaio dall’Atalanta con un investimento da 10 milioni, è l’unico a non aver giocato ancora un minuto insieme a Fuzato ma presto potrebbe arrivare il suo momento.  L’altro innesto di gennaio che è già una certezza per l’allenatore è Bruno Peres: in attesa dei progressi di Zappacosta, il brasiliano è favorito per occupare la fascia destra. A maggior ragione se dovesse fare il «quinto» col nuovo modulo. Fonseca non intende abbandonare il 4-2-3-1 che tra l’altro gli permetterebbe di sfruttare meglio la folta batteria di trequartisti ed esterni d’attacco a disposizione. Ma una Roma dalla doppia anima può sempre tornare utile.


Un mandato “speciale” per Smalling

IL TEMPO - BIAFORA - Un mercato portato avanti a fari spenti, con l’obiettivo prioritario rappresentato dalle cessioni e dai riscatti di Smalling e Mkhitaryan. Per quanto riguarda la trattativa per il centrale inglese ci sono importanti novità. I giallorossi hanno conferito un mandato di intermediazione con il Manchester United a Jozo Palac, un procuratore poco noto al grande pubblico del mondo del calcio, ma definito da altri agenti come «uno che chiude ogni affare che gli viene assegnato». A Trigoria il difensore inglese resta quindi la priorità per Fonseca e la dirigenza, pronta a virare sullo svincolato Vertonghen se non si arrivasse a dama con i Red Devils. Leggermente più in salita la strada per Mkhitaryan: Raiola per ora non è riuscito a trovare una quadra tra Roma e Arsenal sulle valutazioni da assegnare all’armeno e a Kluivert per un possibile scambio.


Zaniolo da oggi in gruppo con la Primavera

Nicolò Zaniolo corre verso il recupero. Il 22 giallorosso, a sei mesi dall'infortunio incorso durante il match contro la Juventus, da oggi inizierà ad allenarsi con la Primavera. Secondo La Repubblica, Zaniolo sarà agli ordini di Alberto De Rossi per almeno dieci giorni, prima di ricongiungersi col gruppo in prima squadra. 


La Fiorentina mette gli occhi su Florenzi e Spinazzola. Spunta anche l'ipotesi Schick

La Fiorentina guarda in casa Roma per il prossimo calciomercato. Secondo quanto si legge su La Nazione, la Viola avrebbe messo gli occhi su Florenzi - in prestito al Valencia fino a fine stagione - e su Spinazzola, vicino a lasciare i giallorossi già a gennaio. Ma potrebbe esserci un colpo di scena sull'asse Roma-Firenze: Patrik Schick. A Trigoria è arrivata ieri la notizia che il Lipsia non avrebbe riscattato l'attaccante e sembra che Pradè abbia già chiesto informazioni. 


Tancredi: "Fonseca è la certezza della Roma. Pallotta? I tifosi meritano di più"

Franco Tancredi, storico portiere della Roma, è intervenuto ai microfoni di Radio Due durante il programma Le Lunatiche. Queste le sue parole:

Sul ruolo del portiere...
Mi ha sempre affascinato fare il portiere. Mi piacerebbe sfatare un po’ il fatto che il portiere deve essere folle, ci deve essere una sana follia perché sei abituato a pensare in massimo un secondo e quindi devi usare molto il cervello. Poi devo dire che da ragazzino, da quando ho cominciato a fare il portiere ho sempre voluto fare il portiere. In quel periodo avevo punti di riferimento che erano Zoff, Albertosi.

Su Italia-Germania 4-3...
È stata una partita epica che ha segnato e fatto la storia del calcio mondiale. Diciamo che c’era qualche allenatore che non condivideva che quella partita, soprattutto sul piano tattico, fosse una partita perfetta, però è stata piena di pathos. Mi ricordo che dopo fatto da riserva al mondiale di Città del Messico nel 1986, quello che Maradona ha vinto praticamente da solo, il Messico era un posto molto complicato per giocare a calcio perché si giocava a 2000 m a mezzogiorno per questioni televisive con il resto degli altri continenti, quindi è stata una partita epica e a tratti anche bella. Poi ho avuto la fortuna di stare due anni al Milan e a me Enrico Albertosi piaceva tantissimo, nonostante c’erano partiti diversi che dicevano che Albertosi era più forte di Zoff e viceversa, ma a me piaceva tantissimo questo suo modo scanzonato di interpretare il ruolo.

Su Dino Viola e Nils Liedholm...
Io devo tutto al presidente che mi ha sempre voluto e che per noi era come un padre, erano altri tempi rispetto al calcio di oggi. Prima si firmavano i contratti con una stretta di mano. Quello con Nils Liedholm è stato un binomio fantastico, perché ha tolto dalla porta della Roma Paolo Conti per mettere me. Quindi diciamo che sono stato fortunato di capitare al momento giusto nel posto giusto, avendo dato anche delle buone prestazioni per poter fare più di 300 partite con la Roma.
La scaramanzia di Liedholm è risaputa in tutto il mondo. Mi ricordo quando nell’anno dello scudetto andammo a giocare un secondo turno delle Coppe a Norrköping, dove vincemmo ai calci di rigore infatti io parai 2 calci di rigore su 4. Lui alla fine della partita è venuto e mi ha detto “Hai visto il famoso Mario Maggi come ti ha guidato? Come ti ha fatto parare i rigori?”. Io infatti dicevo sempre che più che a uno svedese assomigliava a un uomo del sud Italia. Un altro aneddoto è quello che prima della partita lui si sedeva sulla mia maglia e io mi arrabbiavo con i magazzinieri perché a me piaceva vestirmi con calma e non riuscivo mai a trovare la maglia, loro lo sapevano che ce l’aveva Liedholm sotto di lui. Ci sono tanti aneddoti e ricordi bellissimi, Liedholm mi ha migliorato sia come portiere che come uomo.
Quella squadra è stata costruita magistralmente da Viola e Liedholm. È stato un crescendo, perché prima abbiamo vinto due Coppe Italia poi c’è stato quel goal di Turone, poi siamo arrivati terzi nell’81 e poi c’è stata la cavalcata dell’82/83 meritatamente contro una grandissima Juventus che schierava dall’altra parte nove nazionali più Boniek e Platini, quindi la vittoria nostra vale ancora di più.

Su Roma-Liverpool...
C’è un grande rammarico che è quello del sogno, quello che potevamo fare veramente la storia sotto tutti i punti di vista, che era la sconfitta ai calci di rigore contro il Liverpool nella Coppa dei Campioni soprattutto giocata nel nostro campo con i nostri magnifici tifosi.
Secondo me è cominciato da molto prima che quella partita sembrava ed è stata storta. Come non ricordarsi il goal che abbiamo subito, un fallo grosso come una casa e l’arbitro ha dato la regola del vantaggio. Quindi è stato doppiamente un errore, perché sulla carica del portiere la regola del vantaggio non esiste. Perché quando ho perso la palla è andata sui piedi di Bonetti ed è lì che lui si è convinto che il gioco poteva continuare e invece non era così. Poi abbiamo avuto i giocatori che dovevano battere i calci di rigore con Pruzzo che è uscito alla fine del primo tempo per un infortunio, poi Cerezo a 5 minuti dalla fine dei tempi supplementari ed era un rigorista. Quindi tutto è andato per il verso sbagliato. Però io sono molto orgoglioso di aver partecipato, perché è stata veramente una cavalcata incredibile. Certo, è mancata la ciliegina sulla torta, però per noi era anche la prima volta quindi abbiamo dovuto pagare dazio in questo senso.

Sulla morte di Agostino Di Bartolomei...
Sono rimasto pietrificato perché in quel momento stavo guardando il telegiornale, quindi ho assistito in diretta. Siamo rimasti tutti orfani di un grande amico, di un grande calciatore, di una persona intelligente. Lui aveva questo suo carattere molto chiuso, era difficile da poter capire e interpretare i suoi problemi o malesseri. Se ne sono dette tante ma io non sono andato dietro a queste cose e non ci andrò mai, io ricordo solo che ha me ha fatto tanto del bene e mi ha aiutato tantissimo, era il mio capitano. Quello era uno spogliatoio pieno di personalità e quando parlava lui stavamo in rigoroso silenzio ad ascoltarlo. Sono rimasto molto legato alla famiglia di Agostino e lo sarò sempre. Per me è un vuoto che non si colmerà mai.

Su Paulo Roberto Falcao...
Falcao è stato colui che ci ha portato la famosa mentalità vincente, perché era un giocatore immenso sia fuori che dentro il campo. Ci ha fatto capire cosa volesse dire voler lottare con grande continuità anno per anno contro le grandi squadre. Quando avevo la palla tra le mani Liedholm non voleva che la rinviassi con i piedi, volva come adesso che l’azione partisse da dietro e io trovavo Falcao sempre smarcato, ma io non gliene faccio una colpa. Se uno non se la sentiva non se la sentiva. Io alla fine della partita glielo chiesi e lui mi diceva che aveva male alla gamba e non riusciva a camminare.

Sul dualismo con Giovanni Galli a Messico 86...
Quello è un altro cruccio che mi porto dietro. Avevo giocato quasi tutte le partite amichevoli, nell’82 siamo stati campioni del mondo quindi noi facevamo solo amichevoli prima dei Mondiali del Messico. Quindi facevo queste amichevoli, le ho giocate bene, pensavo di essere io il titolare poi quello che è successo non lo so. Mi è stato detto quando è stata fatta la scelta che avrebbe giocato Galli, solo perché era il terzo portiere dei Mondiali in Spagna. Questo mi ha rammaricato ancora di più perché avrei preferito che mi avessero detto che secondo loro era più bravo Galli e che quindi avrebbero avuto più garanzie.

Su Fabio Capello e la Juventus...
Sono molto grato a Fabio Capello perché mi ha dato la possibilità di lavorare in Italia e all’estero, quando mi ha richiamato dal settore giovanile in prima squadra ho fatto due anni. In quel periodo dovevamo andare all’Inter, invece poi siamo andati alla Juventus e io a quel punto non ho saputo comunicare, ma c’è stata una situazione poco chiara e Fabio mi ha chiesto se volevo continuare a lavorare con lui, io da buon professionista mi sono accodato ma con grande rispetto verso i tifosi della Roma. Dopo ci siamo capiti, ci siamo riappacificati e quindi tutto è tornato alla normalità. È stato anche esasperato il concetto, c’erano delle situazioni poco chiare.

Su James Pallotta...
Penso che il periodo di Pallotta alla Roma sia terminato e questo era accaduto prima di questa tremenda pandemia. Secondo me era quasi tutto fatto con il cambio della proprietà. Poi dopo è successo quello che è successo quindi il calcio riprende piano piano e mi auguro anche, sia per Pallotta che per il nuovo proprietario, che vadano in porto le operazioni in modo da poter riprogrammare tutto, da poter dare soprattutto delle soddisfazioni al popolo giallorosso,  che lo merita perché è sempre presente, sempre al fianco della squadra. In questo momento di confusione generale c’è una certezza, e non è poco, che è Paolo Fonseca. Ho grande stima di questo allenatore e speriamo che tutto vada al proprio posto e si riesca a risolvere questa situazione, perché i tifosi della Roma meritano di più. Io sono romanista dai capelli ai piedi. Trentuno anni di militanza non me li può togliere nessuno, ho vissuto dei momenti bellissimi sia da calciatore che da collaboratore tecnico. Sarò sempre riconoscente alla Roma e ai suoi tifosi che mi hanno sempre accolto bene, tranne quella parentesi che è stata chiarita. Io adesso spero che lo stadio venga riaperto al pubblico e porterò il mio nipotino a vedere le partite della Roma

Sulla cessione di Alisson...
È stato ceduto perché come sempre c’era una gestione che non poteva fare a meno di poter vendere Alisson. A me piace da morire Alisson, l’anno scorso l’ho visto alla finale di Coppa dei Champions League, non ha fatto solo parate incredibili ma ha fatto proprio una partita perfetta che solo un grande portiere può fare. A me è dispiaciuto però capisco che bisognava anche tappare le falle e quindi non si poteva fare diversamente.