Roma, il piano di Friedkin: tenere Zaniolo e Pellegrini e investire 85 milioni

MILANO FINANZA - L'interesse di Dan Friedkin per la Roma non si è spento. Il magnate texano ha ovviamente rimodulato al ribasso la valutazione del club giallorosso, che si aggirerebbe ora sui 500 milioni di euro. Ciò che però l'imprenditore non avrebbe ridimensionato sono i progetti per il futuro del club: 85 milioni per l'aumento di capitale ed il veto alla cessione dei gioielli Pellegrini e Zaniolo. Al termine della giornata di borsa di ieri la capitalizzazione della Roma si attestava sui 250 milioni, un valore a metà strada tra i 300 milioni che dà dell’equity giallorosso Pallotta (a cui vanno aggiunti 300 di debiti) e i 200 stimati da Friedkin.

 


Scommesse, l'ad di Eurobet: «Il governo vuole farci fallire»

IL TEMPO - SOLIMENE - Punti vendita chiusi «a tempo indeterminato» e tasse aumentate. E la paradossale situazione nella quale si è trovato il settore del gioco legale in Italia dopo la pubblicazione del decreto Rilancio in Gazzetta ufficiale e del cronoprogramma delle riaperture previsto dall'ultimo Dpcm di Conte. Una «stretta» che rischia di mettere in ginocchio un settore che in Italia, attraverso uffici amministrativi e una rete sul territorio di oltre 10mila punti scommesse, dà lavoro a circa 125mila persone. Il Tempo ne ha parlato con Andrea Faelli, ad di Eurobet, "braccio" italiano della multinazionale Gvc che, nella penisola, gestisce circa 900 ricevitorie.

Faella, come giudica l'operato del governo in questa emergenza?
«In generale ho notato il contrapporsi tra buone intenzioni e una rete burocratica che, purtroppo, le ha vanificate. La mia azienda, per dire, è stata costretta a mettere parte del personale in cassa integrazione e ad anticiparne il pagamento, perché dallo Stato i fondi arriveranno come minimo in gran ritardo».

E dal punto di vista del gioco legale?
«Non è stato facile spiegare ai nostri referenti internazionali come mai un governo che aveva promesso di non alzare di un centesimo le tasse non solo non ci permette di riaprire - caso unico, perché tornano al lavoro persino i tatuatori - ma ha addirittura deciso di aumentare il prelievo dello 0,5%».

Si tratta di istituire il fondo salva Sport. Conviene anche a voi...
«Col piccolo particolare che per salvare i 100 mila addetti del mondo dello sport, si mettono a rischio i 100 mila lavoratori del settore gioco legale. Si sposta il problema, invece di risolverlo».

Una multinazionale non può permettersi un rincaro dello 0.5%?
«L'errore sta proprio nel ragionamento "tanto è una multinazionale, i soldi ce li ha". Perché il grosso dell'impiego nel mondo del gioco sta negli oltre 10mila punti vendita gestiti in franchising da famiglie o piccoli imprenditori che dai primi di marzo sono chiusi e non sanno se e quando riapriranno. A quanto ci risulta, i titolari di un 10% dei circa 900 punti scommesse che gestiamo ha già deciso di mollare. E anche sul "piccolo rincaro" di tasse c'è da obiettare. Perché è calcolato sulla raccolta, non sul profitto. Abbiamo stimato che per noi rappresenterà un aumento del 17/18% su quanto versiamo oggi al Fisco. Ed è qui che si crea un altro paradosso».

Quale?
«Lo Stato aumenta le tasse sulla nostra attività ma al momento non ci permette di svolgerla. Un atteggiamento incoerente. Perché noi, alla fine, facciamo un lavoro per conto dello Stato, pagando concessioni a prezzi importanti e versando cifre altrettanto considerevoli al Fisco. Se non ci permette di lavorare, l'amministrazione pubblica si dà la zappa sui piedi. Senza considerare che, se si impedisce ai circa 18 milioni di italiani che in un anno giocano almeno una volta di rivolgersi alle strutture legali, una buona parte di essi giocherà comunque, ma lo farà nell'illegalità».

Questo è un problema che esisteva anche in tempi normali.
«Si, ma l'Italia fin dagli anni '90, attraverso una politica volta a far emergere il fenomeno, a farlo diventare legale e quindi a controllarlo, aveva inferto un colpo importante al malaffare. Ma questo lo aveva potuto fare grazie a un principio di competitività. Se quando riapriremo la tassazione resterà così elevata come previsto nel dl Rilancio noi non riusciremo a offrire quote allettanti rispetto a quelle dei picchetti illegali. Il risultato sarà scontato...».

Nelle sale scommesse non è facile garantire le norme sanitarie.
«Da parte nostra ci siamo già organizzati per adattarci ai protocolli. Avevamo acquistato sanificanti, mascherine per almeno due mesi, plexiglass per dividere clienti e operatori, oltre ad aver previsto strisce per indicare le giuste distanze. La nostra rete di rappresentanti commerciali avrebbe garantito un controllo de visu nelle varie agenzie per assicurarsi che tutto fosse a norma».

Magari, in un momento di crisi, il rischio che in tanti si «buttino» sul gioco e si crei un allarme ludopatia ha frenato il governo.
«Ma è proprio questo rischio che dovrebbe spingere a far riprendere il gioco legale. Noi siamo i primi a voler combattere la ludopatia. Un ludopata per noi è un cliente perso. Con la nostra chiusura il gioco ci sarà lo stesso, ma sarà in mano a gente senza scrupoli che non attuerà politiche di controllo. E poi mi chiedo che differenza ci sia tra scommettere sul Bayern o sul 5 sulla ruota di Roma... (Lotto ed Enalotto sono ripartiti il 4 maggio, ndr)».

Quanto tempo potete reggere al blocco forzato senza fare scelte drastiche sul personale?
«È chiaro che di fronte a una chiusura prolungata, magari fino a fine anno, potrebbe imporsi la necessità di operare dei tagli. Ma al momento non mi va neanche di parlarne, perché il punto è un altro. Il punto, come detto, sono le famiglie che gestiscono la rete sul territorio e, soprattutto, la percezione che avrà della situazione italiana il gruppo multinazionale a cui apparteniamo. Se in Italia manca la certezza delle regole, ai grandi player del settore converrà abbandonare il Paese e investire altrove».

Avete manifestato tutte queste perplessità al governo?
«Purtroppo c'è una parte della maggioranza che con noi non vuole sedersi neanche al tavolo. Infatti le nostre richieste di incontro sono rimaste lettera morta. E così dal decreto Dignità. Anche in quel caso si è manifestata la stessa miopia. Si sono vietati gli spot come se il mondo del gioco non esistesse. Invece esiste, come esistono ancora i ludopati. Ma si preferisce non vedere»


Malagò: "Non lo so se la trattativa tra Pallotta e Friedkin sia terminata, sicuramente il Coronavirus non ha aiutato"

Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante una lunga intervista al programma radiofonico radio incontro olympia. L'imprenditore romano si è espresso anche sulla Roma, in particolare sulla trattativa tra Pallotta e Friedkin per la cessione del club. Si è espresso anche in merito alla ripartenza della Serie A in seguito all'emergenza coronavirus. Questo uno stralcio dell'intervista: 

«Non lo so se la trattativa sia terminata, sicuramente il Coronavirus non ha aiutato. Questo è poco ma sicuro».

«Se c'è egoismo da parte di tutti i presidenti dei Serie A sul fatto di voler giocare o no? Si, tutti hanno in qualche modo un condizionamento da una posizione di classifica, non mi sento di dire che ci sono buoni e cattivi. Questo forse è nella natura umana che ci possono essere delle spinte, in virtù anche del fatto che nel momento in cui si è fermato tutto uno era ad un punto dalla retrocessione o dallo scudetto». 

 

 


AIC, Calcagno: "Sono tutti preoccupati. Bisogna valutare se ci sono le condizioni per ripartire"

Umberto Calcagno, vice presidente dell'AIC, ha parlato ai microfoni di Centro Suono Sport per spiegare la situazione del calcio italiano:

Giocare le partite di pomeriggio durante la ripresa?
"Ho giocato per tanti anni nei campi di serie C del sud alle 15, e posso assicurare che non è facile. Spero che su questo si possa ragionare, ma andiamo per step. Noi stiamo aspettando i protocolli che sono in corso di validazione, è in programma per il prossimo 28 maggio una riunione importante, vediamo cosa uscirà fuori".

Si è parlato molto della questione stipendi dei calciatori. Siete preoccupati?
"Siamo molto preoccupati. La Federazione, con le norme emanate l’altro ieri, per cinque mesi e mezzo non controllerà nessun pagamento. Quindi per le società di Serie A, che avevano il controllo previsto al 31 di maggio per le mensilità di gennaio, febbraio e marzo, è stato tolto il controllo della mensilità di marzo. Quindi capite bene che per cinque mesi e mezzo non ci saranno stipendi. Posto che Marzo, aprile e maggio sono stati spostati all’ammissione al campionato, ma se i campionati andranno avanti, come ci auguriamo tutti, le iscrizioni verranno fatte a fine agosto. Noi dobbiamo considerare che non esistono solo i calciatori di Serie A, ci sono giocatori di Serie B e Serie C. Ricordo che il 70% dei calciatori di Serie C hanno un ingaggio lordo non superiore a 50mila euro; ecco a loro non controlliamo nulla per cinque mesi e mezzo. Vi sembra normale una cosa di questo tipo? Si sta ragionando su come rientrare in campo e ad oggi, l’unico presupposto deciso, è che si tornerà in campo senza esser pagati. Mi sembra una situazione assurda".

I calciatori sono tranquilli e sicuri di scendere in campo? Hanno espresso preoccupazioni?
"Sono tutti preoccupati, tutti i professionisti, non solo i calciatori. Io faccio l’avvocato e ci sono colleghi che ancora non hanno ricominciato a lavorare, per esempio. Tornando ai calciatori, abbiamo l’esempio di Michael Agazzi che non si è sentito sicuro e ha preferito risolvere il proprio contratto che ricominciare a giocare. Non c’è un discorso di essere pro o contro la ripresa: c’è una comunità scientifica che consiglia e ci sono protocolli in fase di validazione…vediamo. Poi dobbiamo vigilare che i protocolli vengano rispettati, ma questo fa parte del nostro lavoro. Bisogna valutare se ci sono le condizioni per ripartire, e in questo momento sembrano esserci. Ripartire non con il rischio zero, ovviamente, ma con un rischio minimo. Ma questo discorso vale per tutti i settori, non solo per il calcio".

Sembra che questa stagione possa finire il 20 agosto e la prossima ricominciare il primo settembre. Qual è la posizione dei calciatori, soprattutto per le settimane di ferie che gli spetterebbero?
"Le ferie vanno godute singolarmente, il calcolo non è uguale per tutta la squadra, è fatto sul singolo. La questione è già stata risolta, comunque. Uno dei primi DPCM del governo diceva di far godere le ferie ai dipendenti, in questa categoria rientrano anche i calciatori ovviamente. Per cui le settimane di marzo in cui non si è giocato, in cui non ci sé allenati, vengono ‘risolte’ in questo modo. Anche per questo prima parlavo dell’importanza della questione stipendi".

Sono state rimandate le elezioni dell’Associazione Italiane Calciatori, che prima o poi però ci saranno. Lei si candiderà?
"Certamente farò parte della partita. Il virus ha rimandato anche le nostre di elezioni, che spero comunque si faranno a breve. Anche perché ci aspetta un quadriennio importante, che condizionerà un’intera generazione di calciatori e secondo me condizionerà molto anche le società".

Qual è il suo programma?
"Le nostre proposte, quindi le mie e quelle del mio gruppo, è di andare in continuità con tutto quello che abbiamo fatto. Dobbiamo essere forti e mantenere tutte le tutele che oggi abbiamo. Continuare a confondere la riforma dei campionati con il format, cioè dire quante squadre è giusto avere, è sbagliato. Riforma dei campionati significa ridistribuire le risorse in maniera differente. Andiamo a vedere come fanno in Germania, Inghilterra e Spagna quale percentuale di diritti televisivi vengono distribuiti verso il basso, quanto è importante la piramide. Se parliamo della nuova Champions, ci rendiamo conto di cosa significherebbe fare 4 gironi da 8 invece che 8 da 4? Per questo dico che le decisioni che prenderemo nei prossimi anni condizioneranno generazioni di calciatori ma anche di presidente. A me sembra si stia andando nell’ottica di dare di più a chi ha molto e di preoccuparci poco di chi abita sotto di noi. Con la Superchampions, ad esempio, si rischia di non badare più a chi vive sul nostro stesso pianerottolo. Io sono sinceramente molto preoccupato da questo punto di vista".


Il mondo del calcio piange la scomparsa di mister Simoni

Si è spento all'età di 81 anni Luigi Simoni, ex calciatore ed allenatore, in seguito a complicazioni di salute dopo esser stato colpito da ictus lo scorso giugno.
Simoni, da claciatore, ha vestito tra le altre le prestigiose maglie di Napoli, Torino e Juventus; vincendo nel 1961/62 una Coppia Italia con i partenopei.
Da allenatore ha ottenuto otto promozioni in campionati professionistici (un record condiviso con Osvaldo Jaconi), di cui sette dalla B alla A.
Ma è nel 1997/98 che raggiunge l'apice della sua carriera vincendo con l'Inter la Coppa Uefa ed individualmente il premio Panchina D'Oro.


L'Inter Miami punta Pastore, ma c'è distanza tra domanda ed offerta

Nei giorni scorsi si era parlato di un interesse di alcune società americane per Javier Pastore. Sul giocatore, come riferisce tuttomercatoweb.com, c'è il forte interesse dell'Inter Miami di David Beckam. La Roma è disposta a cedere il giocatore, ma c'è distanza tra domanda ed offerta. Infatti i giallorossi vorrebbero 10 milioni per lasciar partire Pastore, mentre l'Inter Miami ne offre solo cinque.
Le parti stanno ancora trattando, mentre non risultano al momento offerte dai Seattle Sounders e gli Atlanta United.


Il ritorno di Baldini, sarà consulente di mercato della Roma

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Franco Baldini è pronto ad iniziare il quarto capitolo della sua avventura in giallorosso, dopo i precedenti incarichi nella Roma: in estate, infatti, sarà protagonista delle mosse di mercato per aiutare il club a risanare i conti tramite plusvalenze e abbattimento del costo del lavoro (sostanzialmente cedere i giocatori in esubero). Con la pista Friedkin che non si è ancora concretizzata, Pallotta ha chiesto all'amico Baldini di tornare ad essere operativo: questa volta, però, sembra solo come consulente esterno per le operazioni di mercato.

A Baldini si chiederà di trovare strade e spazi insperati sul mercato soprattutto inglese, ma anche francese o spagnolo. Il club giallorosso deve infatti piazzare giocatori come Pastore, Fazio, Jesus, Florenzi, Schick, Gonalons e Karsdorp, mentre in Inghilterra sta seguendo Pedro, Kean, Lovren, Vertonghen, Angel Gomes e su tutti sarà importante il parere di Baldini. La verità è che il rapporto con la Roma non si è mai interrotto, ma negli anni è solo cambiato.


Spadafora: "L'obiettivo è arrivare al 28 maggio e capire se ci siano tutti i presupposti per riprendere o meno"

Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, ha parlato a Rai Uno. Ecco le sue dichiarazioni:

"Pochi minuti fa abbiamo pubblicato ufficialmente il protocollo che consente alle squadre di Serie A di riprendere gli allenamenti. È arrivato il definitivo ok del Comitato Tecnico Scientifico. Lunedì 25 riceverò dalla FIGC il protocollo per la ripresa del campionato, le nuove regole che il calcio ci propone per ripartire. Una volta ricevute le trasferirò al Comitato Tecnico Scientifico. Il mio impegno è arrivare all’incontro di giovedì 28 con un orientamento del CTS, per fare in modo di decidere, con tutte le componenti del calcio, se ci siano davvero i presupposti per riprendere o meno".


Serie A, la Lega emana il protocollo definitivo

Il Comitato Tecnico Scientifico ha approvato le modifiche al protocollo per la ripartenza del campionato. 

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Cesari: “Massa non ha mai fischiato per interrompere il gioco sul gol di Kalinic al Cagliari”

Graziano Cesari, ex arbitro di calcio, ha parlato ai microfoni di Roma Talk Radio. Cesari è tornato anche sul discusso finale di partita tra Roma e Cagliari. Di seguito le sue parole:

"E’ stato un episodio controverso. Io sono andato a vedere anche l’audio, perché ora la televisione permette anche di sentire l’audio, e quel fischio non è mai arrivato. E’ arrivato molto tempo dopo, come se questa decisione fosse stata presa con chissà che tipo di reminescenza mentale. Io non avevo il VAR, ma cerchi di rivedere mentalmente l’azione ed è una cosa che ci abituavamo a fare in tanti, perché senza le immagini televisive è difficile. In quell’occasione Davide Massa non ha mai fischiato l’interruzione del gioco. Tant’è che è passato tanto tempo e mi ricordo che i giocatori della Roma sono andati da lui a dire “Ma cosa stai facendo”. Il gioco è stato interrotto per tanto tempo. Quindi non ha mai dato l’impressione di aver preso la decisione. E’ come quando tu lasci andare una cosa, sperando che si risolva nel meglio e siano gli altri a decidere. Poi quando decidi tu, sbagli tutto".

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Calvo: "Lo sport rimarrà comunque positivo, resteremo un settore privilegiato"

Francesco Calvo, COO giallorosso, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante una diretta su Periscope con l’agenzia di marketing Iquii. Queste le sue parole:

Come avete sfruttato il lockdown?
“Professionalmente questa pandemia è stata una bella sfida. Ci siamo dovuti concentrare sul calcolo dell’impatto del Covid-19 sulla Roma e sono stati dolori. Abbiamo sfruttato il lockdown per riorganizzare il nostro modello di lavoro, riorganizzare la prossima stagione, il futuro prossimo e individuale le priorità. Abbiamo dato un’accelerazione notevole a Roma Cares e a livello istituzionale abbiamo lavorato sui protocolli di sicurezza per riprendere gli allenamenti e, speriamo, anche il campionato”.

Le sponsorizzazioni nell’era Covid-19?
"Adesso lo scopo delle sponsorizzazioni è avere impatto diretto sulle persone. Noi cerchiamo di conoscere i nostri tifosi, registrare dei dati e provare a influenzarli subito. Prima ci nascondevamo dietro alla visibilità. Poi, dall’oggi al domani ci siamo ritrovati senza calcio in tv, senza attività ed è stato difficile. Sono stati due mesi senza nulla. C’è stata una spinta verso tutti i servizi digitali. Con Roma Cares abbiamo avuto un’esperienza interessante, la Roma ha cercato di guadagnarsi la fiducia sul territorio che è il nostro target di riferimento. In ambito digitale stiamo cercando di capire cosa fare di più per i tifosi. Mancano un po’ di contenuti, ma stiamo lavorando e continueremo a lavorare. Ricominceranno le partite, ma mancherà lo stadio nei prossimi mesi. Il calcio è un mondo molto “intermediato”, noi dobbiamo cercare di arrivare ai tifosi direttamente".

Come si aspetta uno sponsor dai cambiamenti avvenuti per l'emergenza coronavirus?
"Lo sport rimarrà comunque positivo, resteremo un settore privilegiato per le aziende che saranno comunque più selettive. C’è carenza di soldi, le previsioni del Pil sono drammatiche. “Vincerà” chi avrà capacità di coinvolgere meglio. Dobbiamo essere bravi a far capire come cambierà lo sport".

Oggi qual è l’efficacia delle piattaforme nei confronti degli sponsor?
"Si sono fatti passi da gigante, nel 2011 quando sono entrato nel calcio questo discorso lo faceva solo il Manchester United mentre gli altri stavano in età primitiva. C’è molto margine per approfondire gli interessi dei tifosi, le squadre sono ancora troppo concentrate sullo stadio e la partita"

Riguardo le membership?
"Non devono essere viste come fonte di revenue. I guadagni veri non devono essere fatti con le membership. Il discorso è diverso: più tifosi ho registrati e più sono in grado di vendere la mia maglia da gioco a un valore più alto".

Quanto nelle revenue l’asset atleta diventa importante da rivedere anche il modo in cui l’atleta entra nel club di diritto?
"Gli atleti si sono “disintermediati” negli anni, hanno alle spalle staff diversi. Gli atleti sono asset indipendenti, le dirette social sono anche divertenti, fanno engagement e intrattenimento e permettono ai calciatori anche di rivelare parti che non si conoscevano"

Quanto è necessario dover cavalcare nuove tecnologie?
"Le ritengo utilissime. Ci siamo fatti prendere la mano di lanciare continuamente nuove tecnologie. Abbiamo visto passare mille cose che poi nell’arco di due tre mesi spariscono. Bisogna comunque guardare alla lunga distanza"

Quanto il mondo degli e-sports può entrare tra gli asset della valorizzazione verso i partner e sponsor?
"Non ne so molto di e-sports. Ho sempre invitato alla calma, il calcio in questo tipo di sport è piccolissimo. Abbiamo squadre nostre che giocano bene, prima del lockdown avevano raggiunto buoni risultati. Alla fine dobbiamo cercare di fare ciò in cui abbiamo un valore aggiunto. C’è da dire che gli e-sport stanno diventando un fenomeno, perciò li monitoriamo e li presidiamo. C’è anche il terrore che gli adolescenti restino davanti agli schermi per troppo tempo"


Roma, c'è Bonaventura. Petrachi verso l'addio

LEGGO - BALZANI - Senza assi nella manica (e soldi) è difficile fare mercato. Così la Roma sta per calare Jack Bonaventura a parametro zero come primo colpo di una campagna acquisti che si profila difficilissima.

L'accordo è solo da ratificare: triennale da 1,5 milioni più bonus. I problemi, però, sono ben altri al momento e riguardano i conti in rosso del club che preoccupano tifosi e dirigenti. C'è ancora una flebile speranza di essere salvati da Dan Friedkin. Nelle ultime ore, infatti, il magnate texano si è sentito di nuovo con Pallotta per capire eventualmente su che basi intavolare una nuova trattativa dopo quella naufragata a marzo (anche causa Covid).
Ma anche in caso di sconto non è detto che Friedkin decida di rifarsi vivo.

Si profilano così all'orizzonte cessioni dolorose che potrebbero riguardare anche Zaniolo e Pellegrini. Petrachi, infine, potrebbe essere sostituito da Massara.