Calvo: “Così ho fatto giocare la nostra squadra invisibile”

CORRIERE DELLA SERA - VALDISERRI - Francesco Calvo, chief operating officer della Roma, ha rilasciato un’intervista nel corso della quale ha spiegato come sono nate e come si sono sviluppate le iniziative di beneficenza portate avanti dalla società in questo periodo di emergenza per il Coronavirus. Queste le sue parole:

Come tenere in attività un club di calcio che non può fare quello che ha sempre fatto: giocare a pallone?

Ce lo siamo chiesti in tanti. La risposta della Roma è stata: essere utili in questa pandemia che ha bloccato il mondo e seminato lutti.

Come?

Abbiamo cercato di dare una mano concreta. Non potevamo essere “competitivi” in una raccolta fondi, così ci siamo indirizzati al reperimento di beni di prima utilità, mascherine e gel igienizzanti – che potevamo acquistare e distribuire senza le difficoltà burocratiche di un acquisto pubblico. Poi`e stata la volta dei respiratori e dei tablet per gli ospedali. Abbiamo pensato alle iniziative per gli abbonati over 75 e over 60, per i bambini a Pasqua. La cosa più importante è stato il gioco di squadra.

 

Come contenere la crisi che, inevitabilmente, investirà il calcio?

La situazione è difficile per tutti. Abbiamo cercato di riconvertire il possibile e di salvare il maggior numero di posti di lavoro. Le Apecar che servivano per vendere i biglietti nel centro storico ci sono servite per consegnare i pacchi di prima necessità, anche con l’aiuto dei tifosi di diversi settori dello stadio Olimpico. Il call center che di sicuro non poteva vendere biglietti è diventato centro di informazioni per i tifosi.

Quale è stata la reazione dei tifosi alle vostre iniziative?

L’emozione. Abbiamo filmato le consegne, per tenere una testimonianza sul sito ufficiale e per fornire una copia anche a chi era diventato protagonista. Alcune, però, le abbiamo dovute tagliare perché erano troppo “tifose”. Contro i nemici storici è volata qualche battuta che solo i romani possono capire. La passione per il calcio non si ferma mai.

Il calcio non poteva fare di più per aiutare la ricerca contro il virus?

Parliamo di un mondo dove girano centinaia di migliaia di euro. Dare i soldi è sicuramente utile, intervenire in prima persona come abbiamo fatto con Roma Cares ti dà una soddisfazione in più.


UEFA, si riunisce oggi il comitato esecutivo. Calendari e VAR all'ordine del giorno

La UEFA riunirà oggi il comitato esecutivo per decidere il futuro delle varie competizioni nazionali ed internazionali, interrotte a causa della pandemia di coronavirus. Nel meeting, che si terrà a Nyon, si ribadirà la necessità di disputare tutte le partite in calendario

L'obiettivo, quello che maggiormente interessa, è che vengano assegnate la Champions League e l'Europa League 2019-20I campionati dovrebbero chiudersi entro la fine di luglio, anche con delle variazioni rispetto ai format originali (introducendo, per esempio, play-off e play-out), mentre le coppe potrebbero disputarsi nel mese di agosto. All'ordine del giorno potrebbe essere discusso anche l'abbandono temporaneo del VAR.


Partita aperta: possono slittare al 18 maggio gli allenamenti per la Serie A

LA STAMPA - Tutto rinviato al prossimo Dpcm, che dovrebbe essere promulgato a metà della prossima settimana. Al nuovo decreto sarà affidato anche il compito di stabilire quando potranno ripartire gli allenamenti della Serie A. Lo ha spiegato ieri il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, nel corso della vidcoconferenza con Figc, Leghe e componenti tecniche.

Durante l'incontro non sono state ipotizzate date. Quindi non ci sono conferme su una possibile ripresa il 4 maggio, che era la data considerata più probabile. Qualche club si augura ancora di poter ricominciare quel giorno in modo graduale. Ma si fa strada un'altra ipotesi: il 18 maggio. In quella data non ripartirebbero solo gli allenamenti del calcio, ma di tutti gli sport in Italia. Obiettivo caro al presidente del Coni, Giovanni Malagò, che in queste settimane ha sempre cercato di evitare corsie preferenziali per il calcio. In questo modo il campionato potrebbe ripartire il 13-14 giugno, per finire il 25-26 luglio.


Uefa: trasparenza, equità e oggettività. Le linee guida per i posti in Coppa se i campionati non si chiudessero

TUTTOSPORT - La necessità di concludere i campionati, per poi lasciare spazio alle fasi finali delle Coppe. Questo l’argomento delle riunioni tenute in questi giorni da Uefa, Eca e leghe europee. La data limite resta quella dell’ultimo fine settimana di luglio: da qui in avanti lo spazio dovrà (dovrebbe) essere occupato solo dall'Europa League e dalla Champions con le finali rispettivamente il 26 e il 29 di agosto.

il tour de force delle videoconferenze non è finito: oggi si collegheranno i presidenti delle 55 Federazioni e poi sarà il turno del Comitato esecutivo che ufficializzerà i criteri per determinare le squadre qualificate alle competizioni Uefa, nel caso in cui alcuni campionati non riprendessero. Dopo aver ribadito, però, che la mancata ripresa dovrà essere decisa esclusivamente dai Governi e non derivare da decisioni delle Federazioni. E’ stato anticipato che i club designati dovranno attenersi a criteri di “trasparenza, equità e oggettività”. Escluse ipotesi come il ranking storico e non convincono nemmeno quelle che prendono in esami i coefficienti UEFA. In ogni caso, anche ieri è stato ribadito che prevarrà il “merito sportivo”: i verdetti che arrivano dal campo spazzeranno via ogni discussione.


Spinazzola: "Non vedo l'ora di ritornare ad allenarmi"

Leonardo Spinazzola, difensore della Roma, è intervenuto a Sky Sport. Queste le sue parole:

Conto alla rovescia verso la ripresa
"Non vediamo l'ora di ritornare ad allenarci di rivederci di riparlare di persona perché dopo un po' in video chiamata è stressante e non scherziamo come dal vivo. Adesso vediamo cosa deciderà il Governo e poi la Roma metterà in sicurezza tutta Trigoria". 

Che messaggio può essere, non solo per il calcio stesso?
"Il calcio possa servire per altre aziende a essere sicuri, a mettere in sicurezza tutto l'ambiente lavorativo con protocolli sanitari adeguati, così che tutti i dipendenti possano essere tranquilli e lavorare". 

Rinuncia parte degli stipendi?
"Un messaggio di vicinanza sia per la società sia per i dipendenti che lavorano per noi, che fanno tutto per noi, che ci stanno sempre accanto. Ci siamo parlati tutti quanti e abbiamo deciso fosse la decisione più giusta". 

Cosa rappresenta la Roma?
"Ci sono passati veramente tanti tanti campioni. Da piccolo vedevo Batistuta, poi il periodo di fenomeni come Totti-Cassano che facevano divertire veramente, vedevi la Roma solo per loro. È una squadra che mi ha trasmesso sempre allegria, adesso che ci sono so cosa sia la Roma, con tutti i tifosi calorosi, una città che vive di calcio solo per la Roma, te lo fa sentire ogni volta allo stadio". 

L'esperienza a Torino dove hai giocato la Champions, il vostro obiettivo?
"Sono fenomeni sia dal punto vista fisico, tecnico che mentale. Ho imparato tanto e la serata di Champions resta indimenticabile per me perché è stata la mia prima presenza e spero di farne altre con la Roma. Sarà dura, ma è un obiettivo vero e proprio". 

Hai giocato all'Atalanta, sei rimasto in contatto con molto amici di Bergamo per capire la situazione ancora di emergenza legata al COVID-19?
"È veramente dura vedere Bergamo e tutte le città del nord colpite in maniera così dura dal virus".

Nazionale?
"È il sogno di tutto. Fin da piccolo vedi Mondiali, Europei e sogni di giocare per tutti gli italiani che ti guardano. Sono entrato in Nazionale nel 2018 e non siamo andati al Mondiale ed è stato un dispiacere enorme, quindi voglio e vogliamo disputare un grande Europeo". 


Cristante: "Mi manca tanto il calcio. Mi alleno ogni giorno"

Bryan Cristante, centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Roma TV durante il format "At Home". Queste le sue parole:

Una serie tv che ti è piaciuta?
Sto vedendo Diavoli che è uscita da poco su Sky”.

Cosa vorresti fare appena finirà l’emergenza?
Ti direi qualsiasi cosa, sono chiuso in casa da più di un mese e farei qualsiasi cosa”.

Cena, ristorante o passeggiata al centro?
Prima vorrei fare una cena in un ambiente diverso, poi una bella passeggiata in centro e andrei al parco”.

Qual è la settimana tipo degli allenamenti?
Abbiamo un programma che ci hanno mandato gli allenatori, stiamo facendo delle corse in giardino, anche se adesso sta piovendo”.

Non essendo a stretto contatto con i preparatori, si può “barare” di più in allenamento?
Se qualcuno vuol fare il furbo lo fa (ride, ndr). Noi ci vediamo tutti insieme al computer e magari uno fa finta che gli blocca la connessione...”.

Come te la cavi con gli scioglilingua?
Me la cavo ma è tanto che non li faccio, tipo dalle scuole (recita un noto scioglilingua, ndr). Voglio sfidare Spinazzola”.

Il sito ufficiale della Roma ha poi pubblicato una chat What's App con protagonista lo stesso calciatore:

Ciao Bryan come va?
Bene dai...”.

Come stai passando questo periodo di lockdown?
Sono qui a casa con la mia fidanzata Selene, siamo noi due. Le giornate scorrono più o meno tutte uguali: mi sveglio, faccio colazione, mi alleno e poi mi rilasso un po’. Pranziamo e nel pomeriggio svolgo il mio programma di allenamento e arriviamo alla sera. Ah e gioco anche un po con i cani in giardino: in questo periodo facciamo meno passeggiate ma giochiamo di più”.

Quanti cani hai?
Ho due femmine di Alaskan Malamute. È una razza simile agli husky ma più grande. Le ho prese quando giocavo al Benfica. Hanno fatto tutte le tappe con me: Lisbona, Bergamo e Roma. Le porto sempre con me”.

Sono felici di averti in casa tutto questo tempo?
Sì diciamo che mi mostrano di essere felici per quel che possono”.

Di sicuro sentiranno la tua mancanza quando si tornerà alla normalità…
Forse, ma comunque quando vado in trasferta è la mia fidanzata che pensa a loro”.

Quanto è difficile allenarsi da soli a casa?
Non è divertente come quando siamo in gruppo con tutti i compagni e con il pallone, ma cerco di concentrarmi e mettermici bene con la testa. Purtroppo in questa situazione bisogna allenarsi così ma abbiamo tutto ciò di cui si ha bisogno”.

Anche dal punto di vista alimentare siete molto seguiti vero?
Sì, mandiamo il peso tutte le mattine, ci hanno dato tutte le direttive da seguire. A parte qualche tentazione, riesco a gestire bene il programma”.

La tua fidanzata segue la tua stessa dieta?
Sì, mangiamo quasi sempre le stesse cose”.

Quanto sei in contatto con i tuoi compagni di squadra?
Ci sentiamo, anche se sinceramente non è che sia molto da raccontarci in questi giorni”.

Hai aumentato anche tu il numero di videochiamate da quando c’è il lockdown?
Sì rispetto a prima ne faccio molte di più, con amici e familiari. Ho anche tante chat di gruppo con gli amici, sono utili per sdrammatizzare un po’ questo periodo”.

Anche i tuoi familiari sono a Roma?
"No, sono tutti in Friuli. Li sento quotidianamente e stanno tutti bene".

Qualche settimana fa ci hai parlato dei tuoi film preferiti. In questo periodo ti stai portando avanti anche con delle Serie TV?
"Ti dirò… no. Preferisco vedere dei film piuttosto che seguire una serie. A dire il vero sto cercando di passare meno tempo possibile davanti alla TV. A parte seguire gli aggiornamenti dei telegiornali preferisco stare un po’ in giardino. Per il resto cerco di vivere questo momento nel modo più sereno possibile, senza aggiungere del carico a un momento di per sé già pesante per tutti".

Chris Smalling ci ha detto che sta giocando molto a UNO in questo periodo. A te piace giocare a carte?
"Qualche partita di Scala 40 con la mia fidanzata l’ho fatta in questi giorni, ma non è che ci giochiamo così spesso".

Quanto ti manca il calcio?
"Tanto. Mi manca allenarmi con i compagni, lo stare insieme, mi mancano le partite… Tutto".

Non hai apprezzato un po’ il fatto di dover interrompere il ritmo dei viaggi e degli spostamenti?
"Uhm, giusto la prima settimana. Dopo un po’ inizia a mancarti tutta la tua routine, allenamento, viaggio, partita e tutto quello che ne fa parte".

Ti manca anche poter seguire a casa partite di altri campionati?
"No, a quello non ci penso, mi manca proprio il campo".

Spero di poterti rivedere presto lì!
"Lo spero anche io".


Uefa: "Portare a termine i campionati ma la salute deve rimanere la preoccupazione principale"

Il Comitato Esecutivo dell'Uefa si è riunito quest'oggi ed ha ribadito la propria intenzione che i campionati vengano portati a termine. Il tutto deve avvenire entro agosto, per poi lasciare spazio alle coppe. In caso i campionati non si possano concludere la Uefa utilizzerà i meriti sportivi della stagione 2019/20 per decidere chi sarà qualificato alle coppe.
Questo il Comunicato della Uefa sulle linee da seguire:

"Il Comitato Esecutivo UEFA, che si è riunito oggi tramite videoconferenza, ha ricevuto aggiornamenti sui gruppi di lavoro istituiti in collaborazione con la European Club Association (ECA), European Leagues (EL) e FIFPRO Europe. Dei due scenari esaminati dal gruppo di lavoro del calendario, entrambi prevedono che i campionati nazionali inizino prima delle competizioni UEFA per club, con uno che cerca di condurre le competizioni in parallelo e l'altro che dovrà completare le partite nazionali prima di ricominciare le partite UEFA in agosto. Il Comitato ha sentito parlare del lavoro del nuovo sottogruppo medico, presieduto dal professor Tim Meyer, che ha esaminato le questioni sanitarie relative alla ripartenza del calcio, che sta lavorando a fianco dell'ECA e dell'EL per collegare il lavoro già svolto da leghe e club per produrre una serie di linee guida che si allineeranno con i migliori protocolli sanitari disponibili. Il Comitato ha valutato l'unità mostrata nel calcio europeo e l'enfasi posta sulla priorità della salute nel tentativo di stabilire una strada per il ritorno del calcio. A seguito delle dichiarazioni presentate dalle autorità calcistiche in Belgio e Scozia, il Comitato riconosce le questioni sollevate e ha approvato le Linee guida sui principi di ammissibilità per le competizioni UEFA per club 2020/21. Le Linee guida riflettono il principio secondo cui l'ammissione alle competizioni UEFA per club si basa sempre sul merito sportivo.

Pertanto, la UEFA esorta le federazioni e le leghe nazionali a esplorare tutte le possibili opzioni per giocare tutte le migliori competizioni nazionali dando accesso alle competizioni UEFA per club alla loro naturale conclusione. Tuttavia, la UEFA sottolinea che la salute dei giocatori, degli spettatori e di tutti coloro che sono coinvolti nel calcio e nel pubblico in generale deve rimanere la preoccupazione principale in questo momento. Lo scenario ideale, qualora la situazione pandemica lo consenta, è di completare le competizioni nazionali attualmente sospese, consentendo alle squadre di calcio di qualificarsi per le competizioni UEFA per club sul merito sportivo nel loro formato originale. Se questo risultato non fosse possibile, in particolare a causa di problemi di calendario, sarebbe preferibile che le competizioni nazionali sospese riprendessero con un formato diverso in modo da facilitare le squadre a qualificarsi per merito sportivo. Pur facendo tutto il possibile per completare le competizioni nazionali, le Associazioni nazionali e/o le leghe potrebbero avere motivi legittimi per terminare prematuramente le loro competizioni nazionali, in particolare nei seguenti casi:

- esistenza di un ordine ufficiale che vieti gli eventi sportivi in ​​modo tale che le competizioni nazionali non possano essere completate prima di una data che consentirebbe di completare la stagione in corso in tempo utile prima che inizi la stagione successiva.

- problemi economici insormontabili che rendono impossibile terminare la stagione perché metterebbe a rischio la stabilità finanziaria a lungo termine della competizione nazionale e / o dei club.

Se una competizione nazionale viene anticipatamente interrotta per motivi legittimi in conformità con le condizioni di cui sopra, la UEFA richiederebbe all'Associazione Nazionale interessata di selezionare le squadre per le competizioni UEFA per club 2020/21 in base al merito sportivo nelle competizioni nazionali 2019/20:

- la procedura per la selezione dei club dovrebbe basarsi su principi obiettivi, trasparenti e non discriminatori. Le associazioni e le leghe nazionali dovrebbero altrimenti avere la possibilità di decidere le posizioni finali nelle loro competizioni nazionali, tenendo conto delle circostanze specifiche di ciascuna competizione;

- la determinazione finale dei posti idonei per le competizioni UEFA per club dovrebbe essere confermata dagli organi competenti competenti a livello nazionale.

La UEFA si riserva il diritto di rifiutare o valutare l'ammissione a qualsiasi club proposto da una federazione nazionale da una competizione nazionale anticipatamente interrotta, in particolare laddove:

- le competizioni nazionali non sono state terminate prematuramente in base ai motivi indicati nelle presenti linee guida UEFA o sulla base di altri motivi legittimi di salute pubblica;

- i club sono stati selezionati secondo una procedura non obiettiva, trasparente e non discriminatoria, in modo che i club selezionati non potessero essere considerati qualificati per merito sportivo; 

- esiste una percezione pubblica dell'ingiustizia nella qualificazione del club.

UEFA EURO 2020 - In seguito al rinvio di UEFA EURO 2020 all'estate del 2021 e dopo un'attenta revisione interna e diverse discussioni con i partner, il Comitato Esecutivo ha deciso che il torneo sarà ancora noto come UEFA EURO 2020. Questa decisione consente alla UEFA di mantenere la visione originale del torneo per celebrare il 60° anniversario dei Campionati europei di calcio (1960-2020). Servirà inoltre a ricordare come l'intera famiglia del calcio si sia riunita per rispondere alle circostanze straordinarie della pandemia di COVID-19 e ai tempi difficili che l'Europa e il mondo hanno dovuto affrontare nel 2020. Questa scelta è in linea con l'impegno della UEFA a rendere sostenibile UEFA EURO 2020 e a non generare ulteriori quantità di sprechi. Molto materiale marchiato era già stato prodotto al momento del rinvio del torneo. Una modifica al nome dell'evento avrebbe comportato la distruzione e la riproduzione di tali oggetti.

Campionati Europei UEFA Under 21 - Il Comitato ha ascoltato che le opzioni per il riassetto o il rinvio del torneo saranno presentate e analizzate dal Comitato per le competizioni delle squadre nazionali l'11 maggio, con una decisione finale presa dal Comitato esecutivo il 27 maggio 2020.

La prossima riunione del Comitato Esecutivo UEFA è prevista per il 27 maggio 2020".


Totti: "C'è stato un pò di contrasto con Sensi e stavo andando al Real, ma il mio sogno era la Roma"

Francesco Totti, ex giocatore e capitano della Roma, anche quest'oggi ha intrattenuto i propri fans con una diretta Instagram insieme a Damiano "Er Faina" Coccia:

Da laziale, te lo devo dire, mi stavi antipatico.
"Giustamente, sennò non eri della Lazio".

Prima di andare alla Roma potevi venire alla Lazio.
C’era un momento che ero alla Lodigiani, avevo 8 anni, dovevo farne 9 a settembre. A fine anno chiamano la mia famiglia e gli dicono: Ci sono due opzioni: Roma o Lazio. Mio fratello da sotto al tavolo gli dava i calci, come a dire: non t’azzardà. Mio padre e mio fratello erano i veri romanisti, mia madre simpatizzava Lazio. Però sapeva quale squadra tifavo, quindi non potevo andare alla Lazio”.

Quando hai cominciato a capire di essere uno dei più forti?
Ho iniziato a capirlo nel momento in cui ho esordito il prima squadra, ho capito che era un lavoro. Prima lo prendevo come un gioco. Prima dell’esordio ci speravo, perché quando stai tra Primavera e prima squadra è il sogno di tutti. Per fare quel salto non è sempre facile: o salti e caschi di sotto o salti ed entri dove vorresti. Mai avrei immaginato di arrivare fino a questo punto. Speravo, quello sì, ma fino a questo no”.

Che hai pensato quando Capello ti ha sostituito con Nakata?
Pensavo che stava facendo una stro**ata, anche perché dovevi ribaltare la partita. Da quel cambio è cambiato tutto. Ha fatto il gol del 2-1, il tiro del 2-2: è stato un cambio azzeccatissimo. Se l’avessi saputo prima sarei uscito alla fine del primo tempo, anzi neanche sarei entrato. In quel contesto ti può rodere perché ti sostituiscono in una partita così importante, la partita dello scudetto. Se non avessimo perso sarebbe andata come è andata, alla fine i cambi sono stati azzeccatissimi e in quel contesto pensi alla squadra e non a te stesso. Con me la squadra ha faticato di più rispetto a Nakata. È stato bravo Capello a capire e cambiare nel momento giusto della partita. È la stessa cosa quando abbiamo vinto al derby che Ranieri ha levato me e De Rossi. Anche perché lì ci stavamo giocando lo scudetto, possiamo dire che l’avevamo quasi vinto dopo quella partita. Sono cose istintive che ti vengono, come un giocatore quando fa una giocata. Come Spalletti con me a Roma-Torino, quando a 3 minuti dalla fine ho fatto gol”.

L’arrivo di Batistuta alla Roma. Ti ha aiutato nello spogliatoio o hai sofferto la sua presenza?
Con il mio carattere non ho mai sofferto nessuno: mi sentivo forte per il nome, per il fatto di essere capitano, romano e romanista. Anche se venisse qualcun’altro è difficile che possa ripetere quello che ho fatto io. Un nome così importante nello spogliatoio invece di averne uno ne hai tre o quattro, cambia nella testa dei giocatori dello spogliatoio. Ti aiutano a fare gruppo, a cercare quello che tutti vorrebbero: i risultati la domenica. Il gruppo lo fai vincendo, quando perdi fai l’apoteosi. Oltre alla Juve in quella stagione c’era anche la Lazio forte”.

Ricordi l’intera giornata di Roma-Parma?
Non è mai iniziata quella giornata, è iniziata il sabato.È difficile da spiegare, per un tifoso romano e romanista, capitano. Dopo 20 anni che aspettavamo quel giorno c’era ansia, paura e timore. Non ho dormito tutta la notte, sono stato con gli incubi: pensavi sia a cose belle e a cose brutte. Il calcio è bello anche per questo, che ti riserva sorprese”.

Hai ricevuto tante offerte in passato.
Il sogno mio era di rimanere alla Roma, poi è normale che crescendo capisci che ci sono degli intoppi durante un periodo di tanti anni. Il Milan iniziò prima che io esordissi con la Roma. Venne Braida a casa e voleva portarmi al Milan a tutti i costi. C’era il momento del 2004/05 che voleva a tutti i costi che andassi al Real. È mancato veramente un capello che andassi, era quasi tutto fatto. Il presidente Sensi voleva una cosa, io un’altra. Avevamo vinto uno scudetto e ne avevamo persi due immediatamente. Stavo andando a rilento, volevo che comprassero campioni e allenatori per vincere. C’è stato un po’ di contrasto, ma guai chi me lo tocca Franco Sensi, è stato veramente un padre. Ho dato tutto quello che potevo dargli. È stata una cosa reciproca e non lo negherò mai, non sputo sul piatto dove ho mangiato. Ma mancava pochissimo per andare lì”.

Parliamo di Lazio. Il derby più bello e quello più brutto?
Il derby più bello dove ho segnato: quando ho segnato non ho mai perso. Non voglio dire una cavolata ma penso che sia così. Difficilmente sul calcio sbaglio. Se ne dovessi scegliere uno direi il 5-1, per la serata, il gol mio che ha chiuso tutto. Peruzzi era uno dei più forti, aveva tutte le componenti per essere il top. Quello più brutto è il 26 maggio, è scontato. Ma non perché hai perso la finale di Coppa Italia, ma per come è stata la partita, una delle più brutte. C’era la paura di giocare, la tensione extra campo, in campo. Quello che poteva succedere nel post gara, pensavi più a quello. Purtroppo abbiamo fatto una partita di me**a”.

Il giocatore più forte della Lazio contro cui hai giocato?
Nesta, per me è il simbolo della Lazio. Uno dei giocatori più forti del mondo in difesa. Se mi fai questa domanda ti rispondo Alessandro. La Lazio poi ha avuto fior fiori di campioni: Vieri al top, Simeone, Marchegiani…

Se domani arriva una proposta della Lazio per tuo figlio, tu che fai?
Se dipendesse da me ci penserei. Conoscendo Cristian neanche mi farebbe mettere a sedere: farebbe lo stesso percorso che ho fatto io con mia madre alla Lodigiani. Se ci fosse solo quella? O cambia lavoro o va a giocare alla Lazio”.

Se dovesse riprendere il campionato, cosa pensi della Lazio?
La Lazio l’ho vista come l’hanno vista tutti, non da romanista, da sportivo, perché devi esserlo nel calcio. Sta disputando un campionato che nessuno si sarebbe mai aspettato: ha 3-4 calciatori che possono giocare in grandi squadre, e il contorno che li aiuta. Simone è bravo, non ha una squadra per essere a un punto dalla Juve, perciò in questo contesto sta facendo un campionato top. Se dovesse riprendere non so come può andare a finire. Sarà un altro campionato. Ci saranno meno infortuni, perciò aspettiamo e vediamo se riparte”.

De Rossi e il travestimento in Curva Sud al derby.
Non pensavo facesse una cosa del genere. Ho detto che se dovessi andare in curva ci vado come Totti. Volevo andare al derby ma c’era già Daniele”.

Il calcio a Balotelli?
È stata un accumulo di rotture, era strafottente. Faceva le battute, io poi sono permaloso e quando accumulo c’è un momento che sbotto. Purtroppo è successo, non dovrebbe ma ti si annebbia la vista. Da fuori è più facile gestire la testa e la rabbia. Quella partita non mi ha fatto giocare il mister, perdevamo e sono entrato: c’è stato il momento che mi è capitato una volta e ci ho pensato, alla seconda non ci ho visto più e sono andato. Era un pensiero di altri giocatori: sbagliando ho fatto un gesto che non avrei mai voluto fare, mi dispiace e gli ho chiesto scusa”.

Com’era la tua vita da calciatore a Roma prima della famiglia?
Invivibile. Prima era impossibile perché ero il capitano romano e romanista. Ho un rapporto con la gente che va extra-calcio, come se fossero tutti di casa. Adesso è improponibile. Pensavo che smettendo si attenuava, invece qui il contrario. Anche quando vado all’estero ti vedono come un’icona, come una cosa che tanti tifosi delle altre squadre ti osannano tutti: prima ti rompevano perché eri un avversario, ora sei il beniamino di tutti. Da una parte mi fa veramente piacere, mi gratifica. Sono andato a Napoli, Bergamo, posti che prima mi odiavano. Ora ogni volta che vado sembra come se fossi uno di loro. Come persona è gratificante. Alla fine eri un avversario però hai sempre portato rispetto”.

C’è un nuovo Totti oltre a tuo figlio?
Di cognome sì, ma non è il nuovo Totti. Si diverte, è appassionato. Mi piace vederlo, scrutarlo senza che si accorga. Quando parla lo vedo come si esprime, lo percepisco. In Serie A ora non c’è nessuno che ricorda me. Con il lavoro che sto facendo cerco giovani promettenti in Italia, in Europa e nel mondo, cerco persone che potranno riuscire a fare quello che ho fatto io. L’occhio mi è rimasto, riesco a visionare se una persona può arrivare ad alti livelli”.

Pallotta come te l’ha detto che non ti rinnovava il contratto?
Neanche me l’ha detto lui, me l’ha fatto arrivare. Sinceramente non pensavo di essere trattato così, mi dispiaceva perché quello che ho fatto per la Roma era un riconoscimento. Alla fine ho portato rispetto a 360° tutti i giorni, dal portiere al presidente. Nessuno può dire cose di male contro di me perché ho rispettato sempre tutti. Ma mi è arrivata questa chiamata che mi ha detto che mi erano rimaste le ultime due partite. Sapevo che ero agli sgoccioli, almeno un altro anno l’avrei fatto con la pipa in bocca. Se ti alleni tutti i giorni, non salti un allenamento, stai bene fisicamente, non condizioni l’allenatore per chiedere di giocare: se il mister reputava che potevo giocare bene, altrimenti no. Io però ero lì, c’era sempre Totti nel gruppo. Riuscivi a tamponare tante situazioni, negative e positive”.

Quanto pesava quel pallone del rigore nel Mondiale?
Pesava tantissimo: il portiere era enorme e la porta piccola. Non potevo sbagliare. Non l’ho chiesto io, tutti si erano allargati e sono rimasto solo io: sembrava Mosè con le acque. Chi si allacciava gli scarpini, chi si girava”.

Il rapporto con l’Antonio Cassano di allora?
È stato un fratello, ho cercato di farlo crescere nel migliore dei modi. Antonio è stato il partner ideale, giocavamo a occhi chiusi, facevamo cose impensabili. Ha sfruttato il suo talento al 30-40%. Adesso si è stabilizzato dopo che si è sposato, ma prima era matto vero. Va come gira la Roma. Antonio se lo conosci è come lo vedi, un matto in tutto e per tutto. Allo stesso tempo una persona squisita che ti darebbe il braccio. Quando è andato via mi è dispiaciuto, speravo che potesse percorrere la strada che ho fatto io, era l’unico che riusciva a fare le cose che ho fatto io”.

Il giocatore più forte con cui hai giocato?
Ronaldo il fenomeno è stato il top del top sotto tutti i punti di vista, senza togliere a Messi e Ronaldo ma lui era di un’altra categoria”.


Carboni: "E' un peccato vedere Totti fuori dalla Roma. Senza lo stop forzato Florenzi avrebbe fatto bene al Valencia"

Amedeo Carboni, ex giocatore della Roma (dal 1990 al 1997) e del Valencia,ha parlato ai microfoni di Centro Suono Sport dell'emergenza Coronavirus e del futuro di Florenzi:

Dove ti trovi e cosa fai?
"Attualmente vivo a Barcellona, mi sono trasferito due anni fa da Valencia. Ho investito negli ultimi anni su una società che ristruttura gli stadi spagnoli. Abbiamo creato una società che ha investito su queste infrastrutture. Siamo diventati un punto di riferimento per la LIGA Spagnola e ho avuto contatti con la società giallorossa per presentare la nostra esperienza ai dirigenti. Spero ci tengano in considerazione perché per noi il mercato italiano sarebbe importante. Qualche settimana fa abbiamo firmato l’incarico per ristrutturare il mitico Azteca in Messico".

Come è l’evoluzione dell’emergenza Coronavirus in Spagna?
"Qui in Spagna la situazione è stata decisamente grave fino a qualche giorno fa, ora sembra che l’emergenza si stia riducendo. Anche qui la LIGA sta dialogando con federazione spagnola e governo per capire quando ripartire. Mi sembra che stiano guardando molto al modello italiano. Il problema è con l’asso calciatori, perché i giocatori non vorrebbero vivere dei ritiri in clausura. La vera lotta in questo momento è su questo. Se si dovesse ripartire, sono convinto che i soldi rientreranno dalle tv, perché non si potrà andare allo stadio, ma ci saranno più spettatori dinanzi alle tv. Il campionato ripartirà in Spagna, eventualmente, un mese dopo il ritorno agli allenamenti. Certamente il fattore sportivo è stato compromesso, è difficile parlare di campionati regolari in assoluto, ma capisco l’intento del mondo del calcio: portare a termine le stagioni è fondamentale sul piano finanziario. Le criticità riguardano certamente lo screening dei calciatori, il monitoraggio delle famiglie, è difficile gestire questa eventualità dei ritiri più o meno blindati".

Cosa è successo a Valencia?
"Evidentemente quella doppia partita con l’Atalanta, purtroppo, ha inciso sulla diffusione del virus. Fortunatamente però la zona di Valencia rispetto ad altre come Barcellona e Madrid, non ha avuto un numero di infetti elevatissimo".

Come cambierà il mercato?
"Sono convinto che i grandi calciatori avranno sempre mercato, anzi potrebbero paradossalmente costare di più perché sono quelli che porteranno soldi alle società e contratti di sponsorizzazione. Il problema ci sarà sulla categoria dei calciatori normali, ci saranno molti prestiti e scambi".

Come vedi Totti nel ruolo di scout o procuratore?
"Difficile capire cosa vorrà fare da grande: è un peccato che sia fuori dalla Roma, è una grande amarezza per tutti i tifosi giallorossi. Sicuramente ha grande esperienza, conosce l’ambiente calcistico, il nome ti aiuta, ma quando devi sederti e parlare devi avere delle conoscenze".

Le difficoltà di Florenzi? Tornerà a Roma?
"La difficoltà iniziale riguarda certamente l’arrivo a metà stagione, non è mai facile cambiare campionato a gennaio. Però sono convinto che uno come Alessandro, che non si tira mai indietro, che da’ sempre tutto in campo, avrebbe fatto bene se non ci fosse stato questo stop forzato".


Diawara: "Per giocare a calcio ho 'sfidato' mio padre, ora è felice per me. I miei idoli erano De Rossi e Yaya Tourè"

Amadou Diawara, centrocampista della Roma, ha rilasciato un'intervista sul sito ufficiale della società per parlare della sua carriera passata e del suo presente:

Chi era Amadou da bambino?
Sono nato in Guinea, a Conakry, la capitale. Mi ricordo che quando ero piccolo mio padre non voleva che facessi calcio. Ogni volta che andavo a giocare dovevo fermarmi a fare una doccia da un amico e poi tornare a casa. La prima volta che gli ho detto che avrei voluto fare calcio ho preso una sberla che ancora ricordo bene. Mia sorella Sira mi aiutava, mi comprava le scarpe e le nascondeva per non farle vedere a mio padre che altrimenti le avrebbe regalate a qualche altro bambino pur di non farmi giocare”.

Come mai c’era questa avversione nei confronti del calcio?
I miei genitori sono insegnanti, mio padre mi diceva sempre che quando rientrava a casa dal lavoro vedeva un miliardo di bambini che giocavano a calcio e che tra tutti quelli, al massimo in due avrebbero potuto farlo come lavoro. Quindi dovevo studiare, visto che era quasi impossibile che io fossi tra quei pochi fortunati. A scuola ci andavo, ma gli orari di allenamento interferivano con le lezioni e a volte la saltavo per andare a giocare”.

Cosa pensavi quando ti diceva che difficilmente il tuo sogno si sarebbe avverato?
Io pensavo solo al calcio e a quanto mi piaceva. Uno di quei pochissimi fortunati potevo essere proprio io. Ho sempre creduto che sarei potuto arrivare in alto, il segreto era lavorare, dare tutto per quello che si vuole raggiungere. Io ho fatto così, ho ‘sfidato’ mio padre che non ci credeva, io ci ho creduto e ce l’ho fatta. Mio padre mi diceva sempre che vedeva un miliardo di bambini che giocavano a calcio e che tra tutti quelli, al massimo in due avrebbero potuto farlo come lavoro...”.

Alla fine come ha accettato il fatto che ti dedicassi al calcio?
Io avevo dato tutto per il calcio, giocavo per strada e con la mia squadra sui campi di fango. Facevo belle partite, facevo gol e qualcuno ha iniziato a venire a casa per informarsi su di me. Mio padre assisteva a tutto ciò. Poi mia sorella mi ha dato una mano, ha parlato con lui per convincerlo. Non è mai stato d’accordo ma eravamo in troppi favorevoli e solo lui contrario, alla fine ha accettato. Ora però è felice per me”.

Dove hai iniziato a giocare?
Ho iniziato sulla strada, ci organizzavamo tra di noi. Poi sono andato in una squadra messa su da un allenatore che si chiamava Alya. Non aveva niente, ma cercava giocatori, la squadra la chiamavamo FC Alya. Ci portava a giocare partite contro altre squadrette come la nostra ma di altri allenatori. Quando avevo 15 anni un allenatore di una squadra di serie A della Guinea mi ha portato a fare uno stage con i ragazzi più grandi, era molto interessato a me, mi portava nei viaggi, per gli allenamenti. Era un amico dell’agente Numeku Tounkara che mi ha visto, ha contattato altri agenti italiani e sono partito per l’Italia”.

Quanto è stata dura lasciare casa?
Non è stato facile. Partire da un Continente e arrivare in un altro, non sapere la lingua. Sono arrivato in Italia dove tanti altri giovani calciatori volevano percorrere la mia stessa strada. È stata una sfida difficile. Ora sto molto bene in Italia. In Guinea non torno spesso e la nostalgia c’è sempre. Però la mia famiglia viene a trovarmi”.

Qual è stata la tua prima tappa in Italia?
Sono andato alla Corvino Academy a Lecce, poi a San Marino, dove ho fatto il mio esordio in Serie C. Il passaggio è stato difficile, per la lingua inizialmente, poi per lo stile di vita. Piano piano mi sono ambientato con i miei compagni e alla fine mi sono trovato bene. A San Marino il mio punto di riferimento era Alessandro Fogacci, un difensore centrale, era uno dei più grandi e da quando sono arrivato mi ha aiutato molto, lo ringrazio ancora per questo”.

Poi sei andato a Bologna.
Sono stato un anno lì, mi sono trovato bene anche se all’inizio non è stato semplice: arrivavo dalla Lega Pro, al Bologna c’erano giocatori già affermati e ho dovuto lavorare duro per avere la fiducia di Mister Delio Rossi. Mi ha aiutato tantissimo: mi ha fatto lavorare in ritiro, mi faceva fare doppie sessioni, mi fermavo sempre a lavorare con lui sulla tecnica, tattica, tutto, perché dalla Lega Pro alla Serie A c’era differenza, dovevo lavorare sodo per poter avere un posto in questa squadra. Alla fine ci sono riuscito grazie al Mister e al suo staff, al direttore Corvino che seguiva i miei allenamenti e mi dava consigli e mi ha dato molta carica, mi sentivo protetto. Ho sempre creduto in me stesso perché per partire dall’Africa e arrivare in un anno fino alla Serie A credere nei propri mezzi è indispensabile. Il mio ex agente per esempio non credeva che avrei potuto fare questo salto e anche per questo l’ho lasciato. Oggi sono in una grandissima squadra e posso dare ancora di più perché ho ancora tanto da dimostrare”.

Che ricordi hai dell’esordio in Serie A?
È stato all’Olimpico. Sono entrato nel secondo tempo di Lazio-Bologna, era completamente diverso dalla Serie C in cui avevo giocato fino a poco prima. È stata un’emozione che non riesco a spiegare, era il mio sogno da bambino arrivare a giocare in Serie A, nel calcio che conta”.

Dopo il Bologna, l'esperienza al Napoli…
Penso che sia stato Mister Sarri a volermi al Napoli, lo ringrazio perché mi ha fatto crescere molto come calciatore. Mi ha insegnato a giocare a calcio, facendomi entrare da subito anche in partite importanti dimostrando di avere fiducia in me. Poi le strade si sono divise ma lo ringrazio per quello che mi ha dato come calciatore e come uomo. Quando è arrivato Mister Ancelotti non sapevo se sarei restato al Napoli, poi lui mi ha chiamato per dirmi che contava su di me. Alla fine non è andata così, è una brava persona, ma con lui il rapporto non ha funzionato del tutto".

Ora sei alla Roma: com’è lavorare con Mister Fonseca?
È un grandissimo allenatore, un po’ simile a Sarri, vuole sempre uscire palla al piede sfruttando il gioco dei centrocampisti, questo mi piace tantissimo.  Questa nuova avventura è un nuovo step della mia carriera, devo superarlo. Questa estate, dopo la Coppa d’Africa, sono tornato prima dalle vacanze per conoscere prima il Mister e i compagni, non vedevo l’ora di partire con la stagione”.

Che emozione è stata partecipare alla Coppa d’Africa?
Giocare per la Guinea per me è un’emozione inspiegabile. Quando i tifosi cantano l’inno mi vengono le lacrime. Questa per me è stata la prima Coppa d’Africa e non vedevo l’ora di giocarla, è stata un’esperienza incredibile”.

Da bambino chi era il tuo idolo?
Yaya Touré, lo guardavo in tv a casa, giocava nel Barcellona in quel periodo. Lo seguivo con la nazionale della Costa d’Avorio. Per noi la Coppa d’Africa è molto importante, tutti ci riuniamo davanti a una tv a guardare le partite. Lui era il mio idolo quindi guardavo le partite della Guinea e tifavo per la mia Nazionale, ma tifavo anche per lui. Aveva una grande visione di gioco, giocava nel mio stesso ruolo, sognavo di diventare come lui. Del calcio italiano mi piaceva tantissimo De Rossi e guardavo tante partite della Roma perché volevo vederlo giocare, mi faceva impazzire come giocava. Mi piaceva come utilizzava il campo, la visione di gioco, le giocate di prima, mi piaceva tantissimo”.

Qual è il miglior consiglio che hai ricevuto per la tua carriera?
Il consiglio migliore che ho ricevuto nella vita è di mia mamma Nagnouma, che non c’è più. Mi ha detto che lei era l’unica persona che avrebbe potuto darmi ogni cosa che le avessi chiesto e che senza di lei avrei dovuto imparare a lottare ancora di più per raggiungere i miei obiettivi. Questo mi ha dato tanta carica, anche per la mia carriera. In ogni momento sapevo che avrei dovuto dare il doppio rispetto a tutti gli altri”.

Come stai vivendo le tue giornate in questo periodo?
Sicuramente non è un periodo buono per nessuno. Sto cercando in tutti i modi di stare sereno restando a casa, anche allenandomi con il programma che la Società ci fornisce. Sto cercando di viverla con serenità. Guardo tanti film e gioco alla Playstation, a FIFA, online con i miei amici e con i compagni della Nazionale”.

Cosa ti manca di più della vita normale?
Mi manca in primis il campo, allenarmi con la squadra, mi manca le partite. Lo stop è arrivato proprio nel momento in cui stavo per rientrare, è stato frustrante. Dopo l’infortunio che mi ha fermato per un po’ di tempo ero felice di tornare con i miei compagni, di tornare ad essere a disposizione della squadra, ero pronto a dare il massimo. Poi è stato bloccato tutto così, è stato brutto. La scelta è stata quella di evitare l’operazione per proseguire con un lavoro individuale".

Come sono andate le settimane che ti hanno portato ad essere pronto per il rientro in campo?
Non c’è stato alcun dubbio sulla scelta di non operarmi. Ho subito un’operazione ad ottobre, il ginocchio allora era bloccato e si doveva intervenire per forza. Questa volta si poteva recuperare diversamente, senza operazione. Non ho voluto operarmi perché eravamo in un momento importante del campionato, non volevo lasciare i miei compagni. Potevo non operarmi, provare a recuperare e rientrare in campo in tempi ragionevoli e ho preferito così. Volevo dare il mio contributo a fine stagione, arrivare ai nostri obiettivi”.

Ora come stai fisicamente?
Sto bene, mi sto allenando tutti i giorni. Mandano ogni settimana il programma di lavoro da fare a casa e lo sto seguendo perfettamente, sto bene”.

Da calciatore che effetto ti fa sapere che tutto il calcio mondiale è fermo?
Buh, si è fermato tutto in generale. Pensare al calcio mi fa un effetto brutto, ma bisogna pensare anche ad altre persone, alla salute, alla vita della gente. Fermando il campionato, fermando tutto, facendo le cose come si deve, restando a casa si possono salvare vite, si può rallentare il virus. È importante seguire questa linea”.

Sei in contatto con la tua famiglia?
Sì, e tutti sono nella nostra stessa situazione. Ovviamente in Italia i numeri del contagio sono più gravi. Comunque tutti i miei familiari, da mia sorella in Svezia agli altri in Guinea sono chiusi a casa facendo tutto il necessario per evitare il virus. Tutti speriamo che la situazione si possa risolvere al più presto”.


Santon: "Voglio restare a Roma e vincere qualcosa. Dzeko è un grandissimo giocatore, sento Florenzi ogni giorno"

Davide Santon, terzino della Roma, ha risposto a varie domande dei propri fans durante una diretta Instagram:

Mare o montagna?
Mare”.

Vino o birra?
Birra”.

Bionda o rossa?
Bionda”.

Italia o Inghilterra?
Italia, anche se in Inghilterra ho trovato moglie”.

Jeans o tuta?
Tuta”.

Netflix o cinema?
Netflix”.

Colpo di testa o scivolata?
Colpo di testa”.

Cane o gatto?
Cane, ne ho uno”.

Difesa a 4 o a 3?
Non fa differenza”.

Fallo di reazione o no?
No, con tutte queste telecamere non conviene”.

Colazione dolce o salata?
Dolce”.

Scaldamuscoli sì o no?
Dipende dal freddo”.

Terzino in difesa o ala a centrocampo?
Il mio ruolo è il terzino, ma mi piacerebbe fare l’ala”.

Vincere con gol allo scadere o salvataggio sulla linea?
Gol allo scadere”.

Barca a vela o spiaggia?
Preferisco la barca a motore, ma la spiaggia è unica”.

Testaccio o Campo dei fiori?
Testaccio”.

Autocertificazione o #iorestoacasa?
Io resto a casa”.

Destra o sinistra in campo?
È uguale”.

Look da quarantena?
Maglietta, pantaloncino, comodo per stare a casa. Ci alleniamo e stiamo con la famiglia”.

Vi state allenando?
Sì, tutti i giorni seguiamo il programma. Oggi è giorno libero. Stanno decidendo se riprendere e dobbiamo restare in forma. Ognuno di noi ha un programma personalizzato”.

Cosa fai a casa?
Sto con i figli, ci divertiamo, per fortuna abbiamo un bel giardino”.

Il rimpianto più grande della tua carriera?
Sono stato un po’ sfortunato perché ho avuto un infortunio appena arrivato ai massimi livelli, quello mi ha condizionato tutta la carriera perché dopo un infortunio non sei più libero come prima. Ho risentito di quello, ma rimpianti veri e propri no. Ho sempre dato il 100%, anche se ovviamente ci sono delle volte in cui va bene e altre male”.

Il compagno che scherza di più?
Prima che andassi via Florenzi, ma anche Pellegrini, Cristante, Spinazzola, Mancini. In questi giorni scriviamo nel gruppo e loro sono i più simpatici”.

Com’è Kolarov nello spogliatoio?
È un esempio, una brava persona. Sono molto legato a lui”.

Vuoi restate a Roma?
Certo, qui sto bene. Ho il desiderio di vincere qualcosa con questa squadra. Si sta benissimo qui in città, anche se molto grande. Ci vogliono sempre 40-50 minuti di macchina per spostarsi. Si possono fare passeggiate in centro o al mare. Il clima poi è sempre molto caldo”.

Che ti dice il 24/02/2009?
Non mi ricordo molto le date, ma so che quello è stato l’anno di esordio in A. Mi ricordo l’esordio assoluto in prima squadra in Coppa Italia contro la Roma. Il 24 febbraio ho esordito in Champions contro il Manchester United. Avere di fronte Ronaldo? Ero piccolo, non avevo la coscienza di cosa stavo facendo, e fino a qualche mese prima giocavo alla Playstation con lui. È stata una bella sensazione e a fine gara è stato lui ad abbracciarmi. Poi gli ho chiesto di scambiare la maglia, me l’ha promessa al ritorno e lo ha fatto senza che glielo chiedessi”.

Come hai gestito la popolarità all’inizio della tua carriera?
Non mi sono mai montato la testa, sono sempre stato umile, siamo persone come ogni altra. In Italia però si paragonano subito i giovani ai campioni. I giocatori devono dimostrare. Io ho fatto bene a 18 anni ma questo non vuol dire che sono un campione. Sono pochi i campioni nel mondo. Sono quelli che fanno la differenza nelle partite che contano. I giovani bisogna farli crescere col tempo”.

(Il fratello lo prende in giro: "Sei scarso")
"Vorrei vederti ai miei livelli (ride, ndr). Ci vediamo dopo su Call of Duty nell’1 vs 1”.

Ci tieni ad abbinare i colori?
Ogni giocatore ha degli accordi con degli sponsor, quindi sono loro a decidere il tipo di scarpino da utilizzare in base a ciò che ci invia”.

Segui il basket?
Non molto, ma ogni tanto mi capita di vedere un po’ di NBA. Mi piacerebbe una volta vedere una partita dal vivo, non l’ho mai fatto. È uno sport che mi piace ma non lo seguo molto”.

Dove giochi meglio?
Dipende dove mi mette il mister, quest’anno mi sto trovando bene a destra”.

Hai segnato solo un gol, come mai?
Perché è difficile far gol, l’importante è che vinca la squadra. Avrei potuto fare qualche gol in più”.

Sullo stop al campionato
È una tragedia che ha colpito tutti, speriamo si risolva presto”.

Che numero avresti scelto se la 18 fosse stata occupata?
Dovevo vedere cosa c’era a disposizione. Quando sono arrivato era il 2018, il 18 era libero e l’ho preso, altrimenti non so cosa avrei preso”.

Non hai quindi un numero fortunato?
Ci sarebbe il 17, mi ha portato sia fortuna che sfortuna in carriera, l’ho anche tatuato. Il mio primo Scudetto era il diciassettesimo dell’Inter, il mio unico gol l’ho segnato il 17 e anche il mio infortuno è avvenuto un 17”.

Come è stato il tuo arrivo al Newcastle?
Non parlavo inglese, all’inizio è stata dura perché mi dovevo abituare all’ambiente. La maggior parte delle volte piove. Il Newcastle mi è rimasto nel cuore. Oltre ad aver conosciuto mia moglie, che mi ha cambiato la vita. Sono rimasto affezionato alla città, una volta all’anno torno a Newcastle. Superato il primo periodo sono stato bene”.

Com’è Mourinho come allenatore?
È l’allenatore che mi ha lanciato, ha sempre creduto in me. Più che un allenatore è stato un motivatore per me, mi ha aiutato tantissimo”.

Hai un mental coach?
Sì, ora lo sento per telefono. Fa sempre bene”.

Come vedi Dzeko capitano?
"Edin è una grandissima persona e può fare benissimo il capitano come sta facendo. Sono fiero di giocare con lui perché è un grandissimo giocatore".

Con quale compagno passeresti la quarantena?
"Con Florenzi e Pellegrini".

Florenzi rimane alla Roma secondo te?
"Sento Alessandro ogni giorno, ma parliamo di tutto tranne che di mercato, al momento non possiamo saperlo".


Gravina: "Tornare a giocare. Ce lo dice il buon senso e ce lo chiedono gli organismi internazionali"

Quest'oggi si è svolta la riunione della FIGC in cui il presidente Gravina ha voluto mettere al corrente tutti delle interlocuzioni con il Governo e delle indicazioni ricevute dalla Uefa. L'idea sarebbe quella di terminare la stagione attuale entro e non oltre il 2 agosto. Queste le parole di Gravina:

"Il mondo del calcio sta lavorando incessantemente e in maniera responsabile per trovare soluzioni concrete e sostenibili alla crisi generata dal Covid-19, comprese quelle necessarie e indispensabili per salvaguardare le competizioni 20/21. Anche per questo merita rispetto, invece di essere strumentalmente utilizzato per polemiche destituite di qualunque fondamento. Ringrazio il Ministro Spadafora per l’attenzione riservata nella riunione di ieri, durante la quale è stato spiegato approfonditamente qual è il nostro approccio: tornare a giocare in sicurezza perché ce lo dice il buon senso e perché ce lo chiedono gli organismi internazionali a cui il calcio italiano è collegato. Confermando quanto affermato durante l’incontro e animati dal consueto spirito di collaborazione, sarà mia cura inviare al CONI il protocollo che abbiamo realizzato, restando a disposizione per eventuali preziose indicazioni. Siamo soddisfatti del costante confronto che stiamo avendo col Ministro per lo Sport, ma anche con quelli della Salute e dell’Economia e delle Finanze, ai quali abbiamo prospettato tutte le misure necessarie. Mi stupisce, invece, dover constatare ancora una volta quanto la tentazione di parlare continuamente di calcio, per la notorietà che da questo discende, induca diversi interlocutori a commentare cose di cui sono evidentemente male informati".