La ripartenza: marzo tagliato e via ai tamponi

IL MESSAGGERO - La Roma, in attesa di conoscere la data esatta in cui potrà tornare ad allenarsi sui campi di Trigoria, nella giornata di ieri si è allineata alla Juventus decidendo di rinunciare agli stipendi di marzo e, in aggiunta, di poter non richiedere altre tre mensilità, quelle di aprile, maggio e giugno, che verranno successivamente spalmate negli ingaggi futuri. Un gesto che aiuterà la società a risparmiare 30 milioni di euro nel bilancio finale, ma soprattutto che aiuterà a pagare gli stipendi di tutti i dipendenti giallorossi finiti in cassa integrazione a causa dell'emergenza coronavirus. Nel frattempo la società ha iniziato a sottoporre i vari calciatori all'esame dei tamponi in modo da verificarne le condizioni di salute, in vista della ripresa degli allenamenti che verosimilmente potrebbe essere il 4 maggio.


FIGC in pressing su Palazzo Chigi

IL MESSAGGERO - In queste giornate di emergenza sanitaria, la FIGC sta cercando di far ripartire il campionato il prima possibile. La spaccatura in merito alla questione allenamenti però si fa sempre più marcata. Se infatti da una parte la Federcalcio italiana spinge per poter ricominciare addirittura una settimana prima  della fine dell'attuale decreto, ossia il 27 aprile, iniziando i vari test medici sui giocatori, dall'altro lato l'opposizione stessa proveniente dallo stesso Palazzo Chigi è molto forte. Lo stesso Ministro Spadafora però spera di poter dare il via libera alle squadre a tornare nei propri centri sportivi per riprendere le attività. Intanto i vertici della FIGC stanno pensando di prendere l'1% di tutte le scommesse sportive, una volta riprese le competizioni, per finanziare la ripresa del mondo del calcio e dare gli incassi al Fondo Salva Calcio.


La Serie A organizza la ripartenza

GAZZETTA DELLO SPORT - Nella giornata di oggi il Governo riceverà il protocollo prodotto dalla Commissione medica della FIGC, con il contributo di esperti del settore, per provare a far ripartire il campionato di Serie A. Il documento che verrà portato all'attenzione del Ministro dello Sport Spadafora e al Ministro della Salute Speranza, sperando che questi lo approvino, contiene tutte le norme e le direttive per far sì che ogni squadra possa rientrare serenamente all'interno del proprio centro sportivo e riprenda gli allenamenti. L'obiettivo è quello di riunire tutti, giocatori e staff, all'interno di un contesto totalmente "nagativizzato" in cui verrà garantita la sicurezza di tutti gli addetti ai lavori. Centri sportivi blindati, isolati e soprattutto igienizzati per garantire la ripresa prima degli allenamenti e delle partite nel breve periodo. Inoltre, come spiegato nella giornata di ieri da Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo Oms, consigliere del Ministro Speranza ed esperto al tavolo della commissione federale: «Differenziare le aree per livello di rischio è giusto, stiamo proponendo di giocare al centro-sud. A inizio maggio potremo dare dei suggerimenti guardando la situazione» spiega a Radio Punto Nuovo.


E Villar intanto studia da Iniesta: "È lui il mio idolo"

GAZZETTA DELLO SPORT - Gonzalo Villar, centrocampista della Roma arrivato durante il mercato di gennaio nella Capitale, non si aspettava certamente che l'avventura in maglia giallorossa sarebbe stata così "particolare". Lo spagnolo sta trascorrendo questi giorni nella propria casa al Torrino, in attesa che il governo italiano dia il via libera a tutte le società per riprendere gli allenamenti nei propri centri sportivi, studiando i movimenti di un giocatore che ha definito "il suo idolo": Andrés Iniesta. Nella giornata di ieri Villar ha rilasciato alcune dichiarazioni in cui ha parlato di cosa si aspetta dal futuro a Roma: "Qui mi trovo benissimo e non mi aspettavo di trovare uno spogliatoio così umile, sono stato accolto quasi come un fratello minore. Adesso vedremo cosa succederà, se non dovessimo andare in Champions League sarebbe una delusione, non un fallimento".


Roma, il taglio è ok: accordo trovato. Stipendi spalmati

GAZZETTA DELLO SPORT - In attesa di conoscere quale sarà al data per poter tornare a varcare i cancelli di Trigoria, la Roma nella giornata di ieri è riuscita a trovare l'accordo con i propri tesserati per il taglio della mensilità di marzo. Inoltre la squadra gillorossa è pronta a rinunciare agli stipendi di aprile, maggio e giugno qualora il campionato non dovesse riprendere. Questa scelta permetterà ai conti della società di risparmiare circa 30 milioni di euro e, come richiesto dagli stessi calciatori, contribuire a pagare gli stipendi dei dipendenti finiti in cassa integrazione. Intanto i giallorossi hanno iniziato a prendere in esame l'ipotesi di sottoporre i propri tesserati all'esame del tampone, in modo da poter avere la certezza di non correre rischi qualora la squadra venisse richiamata il 4 maggio a Trigoria.


Il calcio pronto a ripartire. Ma solo al centro-sud

IL TEMPO - CICCIARELLI -  Ripartire dal meridione. Il nord Italia resta l’area più colpita dal contagio del coronavirus e allora il pallone valuta sempre più l’idea di giocare al di sotto della linea del Rubicone. «E giusto differenziare le aree per livello di rischio - ha ribadito anche Walter Ricciardi, rappresentante dell’Oms e consigliere del ministero della Salute oltre che componente della commissione medica federale - e stiamo proponendo di giocare al centro-sud, non ha senso vietare attività dove ci sono 0 casi. Maggio è ancora un mese a rischio, specialmente in alcune regioni, suggeriremo di avere provvedimenti diversi a seconda delle aree geografiche».  Una prospettiva che non scalda i cuori di tutti i club. «Snatura il torneo - spiega il presidente del Lecce Sticchi Damiani - e non è risolutiva».

Sull’idea di riprendere, il presidente del Livorno Spinelli è perentorio: «Lotito deve smettere di rompere i c... a tutti. A Roma hanno una situazione diversa dalla Lombardia. Ci sono giocatori che hanno contratto il coronavirus e prima che si riprendano non bastano 2-3 mesi».  Un punto di vista opposto rispetto alle intenzioni del presidente della Figc Gravina: «Chi invoca l'annullamento dei campionati - ha spiegato a Rai Radio 1 il presidente federale - non vuole bene né al calcio né agli italiani, terrò duro fino alla fine». Oggi la Federcalcio presenterà al Ministro dello Sport Spadafora e al Ministro della Salute Speranza il protocollo per rimettere in moto il pallone dal 4 maggio con i primi allenamenti: squadre «rinchiuse» per le prime tre settimane e partite alla fine di maggio o a inizio giugno.


Il taglio stipendi vale 50 milioni

IL TEMPO - AUSTINI - Ora è ufficiale: i calciatori della Roma seguono l'esempio della Juventus e si tagliano gli stipendi. L'accordo, a cui ha aderito anche Fonseca insieme al suo staff, non era scontato. Anzi, è di grande portata. Quattro mensilità da marzo a giugno, che in parte saranno ricompensate se il campionato dovesse ripartire, pari a circa 50 milioni di euro nel complesso: ossigeno puro per i conti della società. I dirigenti hanno fatto la loro parte, rinunciando a una mensilità. Inoltre la squadra, a prescindere dal taglio degli emolumenti, si farà carico di compensare la differenza retributiva per i dipendenti messi in cassa integrazione.  Insomma la Roma dà un altro bell'esempio al mondo del calcio che continua a litigare su tutto, stipendi compresi.

Il patto fra giocatori - con la mediazione guidata dai capitani Dzeko, Kolarov, Fazio e Pellegrini - ricalca quello annunciato dalla Juventus venti giorni fa. Gli effetti positivi sull'attuale esercizio per il club di Agnelli ammontano a ben 90 milioni di euro. Per la Roma di Pallotta, come detto, la cifra dovrebbe aggirarsi attorno ai 50 milioni.  Nell'ultima semestrale chiusa al 31 dicembre 2019 il costo complessivo del personale perla società di Pallotta risulta pari a 83.7 milioni di euro lordi, quindi la stima per un anno intero supera i 167 milioni, ai quali vanno sottratti gli stipendi dei dirigenti (pari a circa 18 milioni nelle ultime due stagioni) più altri costi minori per il resto dei dipendenti.

Giocatori di prima squadra e tecnici pesano di conseguenza per circa 150 milioni sul bilancio e le quattro mensilità costano intorno ai 50 milioni, che vanno a compensare almeno in gran parte i mancati ricavi dovuti allo stop, ancora da quantificare.  Il futuro è tutto da scrivere. Mentre sono stati effettuati i primi tamponi ai giocatori e ai loro familiari in vista della ripresa degli allenamenti il 4 maggio, da Houston confermano che i Friedkin sono ancora interessati all'acquisto del club: «L'affare non è morto - giura a romapress un legale vicino al gruppo - sono in corso delle valutazioni e Ryan è particolarmente entusiasta della prospettiva di acquistare la Roma». Se e quando ci riuscirà, però, lo scopriremo vivendo.


Sousa: "Ho avuto la fortuna di allenare un gruppo fantastico di cui ho bellissimi ricordi"

Paulo Sousa, attualmente tecnico del Bordeaux che ha allenato in Italia la Fiorentina ed era stato accostato anche alla panchina della Roma, ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo in cui, tra le altre cose, ha parlato anche dell'attaccante giallorosso Nikola Kalinic. Queste le sue parole:

"Ho avuto la fortuna di allenare un gruppo fantastico di cui ho bellissimi ricordi. Nikola Kalinic lo seguivo da quando era un ragazzino al Blackburn e io mi trovavo in Inghilterra. Ha una psicologia complessa, ma è un formidabile attaccante".


La fase 2 della Roma: Trigoria è già pronta per ricominciare

GAZZETTA.IT - PUGLIESE - La sperimentazione del protocollo di sicurezza è già partita, all'interno dei locali del Campus Biomedico di Trigoria, ad un soffio dal centro sportivo Fulvio Bernardini. Di fatto è il primo passo verso la ripartenza, il primo mattoncino verso quel 4 maggio che dovrebbe far tornare tutto alla normalità. O almeno quasi, perché per la normalità vera bisognerà aspettare ancora molto. La Roma, però, si sta già organizzando, ad iniziare proprio dal centro sportivo. Un gioiellino in piena regola, una struttura che oramai può competere con i migliori centri del mondo. E che è praticamente già pronta per riaccogliere il gruppo di Fonseca.

Trigoria, infatti, è già stata sanificata, in ogni suo angolo. Ci sono i campi (in tutto sei tra prima squadra e settore giovanile), gli spogliatoi (tre), le camere per dormire (23 per la prima squadra più 13 per la foresteria, eventualmente utilizzabili nel momento dell'emergenza), due ristoranti (di cui quello più grande è già modulato tramite divisori e spaziature per separare giocatori, dirigenti e dipendenti), un centro termale e un'area relax (con tanto di zona playstation, biliardo, ping pong e area barbiere). Insomma, tutto quello che serve per poter affrontare un mini ritiro di 2-3 settimane. Anche considerando che dopo un mese e mezzo a casa con le proprie famiglie, i giocatori hanno un gran voglia di ripartire e di condividere fino in fondo la quotidianità a cui sono abituati da sempre. Ci si allenerà in gruppetti da 6-7 giocatori, si moduleranno i pasti in modo diverso (niente più pranzo di gruppo, ad esempio, un'abitudine a cui Fonseca teneva molto per fare team building) e il classico spogliatoio non sarà più tale: i giocatori si spoglieranno e si faranno le docce singolarmente, nelle loro camere, in maniera di evitare contatti anche in momenti pericolosi come quelli connessi con l'emissione di vapori (le docce calde).


Florenzi: "Ho messo la Roma davanti a me stesso. In passato ho rifiutato offerte di altre squadre"

Alessandro Florenzi, difensore della Roma in prestito al Valencia, è intervenuto nel corso di Casa Sky Sport. Ecco le sue parole.

Come stai vivendo questo periodo?
"Personalmente sto molto bene, mi trovo molto bene qui. Detto questo, sono in casa, come tutti voi. Ho la fortuna di godermi le mie due splendide creature come mai nella mia vita. Mi alleno quel che posso, con gli attrezzi che la società mi ha messo a disposizione. L'iter spagnolo è un po' quello italiano, l'unica cosa è che siamo andati tutti in quarantena prima. Il contagio si è un po' attenuato. Aspetteremo quello che dirà il governo su come ricominciare".

Valencia-Atalanta: si è detto tanto intorno a quei 180 minuti e sui contagi che ci sono stati nella rosa del Valencia. Nello spogliatoio come avete vissuto questa doppia sfida?
"Intanto ringrazio la varicella. Non l'avevo mai avuta in vita mia, è arrivata al momento giusto. Non che ci sia stato il primo contagio, ma quella partita ha fatto. Il ritorno è stato surreale per me e per tanti giocatori, era la prima volta che giocavano a porte chiuse. Non so se avremmo dovuto giocare, il Getafe e la Roma hanno deciso di non andare in trasferta. Dentro di noi ci sono stati dei casi, adesso non so dire se quella partita abbia inciso, ma se fosse stata giocata a porte chiuse o non giocata proprio, poteva essere limitato il contagio. Ma solo Dio lo sa".

Che differenze ci sono tra Spagna e Italia?
"Da quello che sembra, il calcio qui è leggermente più aperto. Io ho constatato una cosa, c'è la stessa passione, ma non si vive come in Italia. Non si vive soprattutto come a Roma. Faccio un esempio che ho fatto ai miei amici: per andare a Getafe abbiamo preso il treno, come quando andavamo a Termini per andare a Reggio Emilia. Siamo andati alla Termini spagnola, parcheggiavamo molto distante dalla stazione. Chiesi cosa era successo, mi dissero che stavamo andando. Attraversammo a piedi una strada lunghissima, abbiamo fatto la fila senza guardie del corpo, come a Roma. Abbiamo pagato il biglietto e abbiamo preso il treno normalmente. Non c'è quella passione che si vive a Roma o in altre città. Siamo un po' più liberi".

Come mai hai deciso di andare all'estero piuttosto che scegliere una squadra italiana?
"Nella mia testa c'è sempre stata l'idea di fare l'esperienza all'estero. Non sapevo quando, dove e come. È venuta questa possibilità a gennaio, dopo aver parlato col mister Fonseca delle sue idee. Il mister mi ha espresso il suo pensiero, insieme abbiamo preso questa decisione che faceva del bene a tutti. Mi sono sentito di chiamare il mister della nazionale, spiegargli questa mia situazione e Mancini è stato molto aperto, gli interessava solo che giocassi, non dove".

Nella tua testa questa è una parentesi o no?
"Non lo so. Questo virus mi ha insegnato una cosa: sono un ragazzo che nella vita si è sempre fatto i progetti, cosa farai a Natale, dove andrai per le vacanze. Il virus mi ha insegnato a vivere giorno per giorno, a godermi quello che ho, a capire cosa può darmi ogni giorno, vivere qui e ora. Sto giocando con le mie figlie? Non penso al dopo. Penso alle figlie, al caffè come fosse l'ultima cosa della giornata. Non penso a cosa farò l'anno prossimo. Penso a finire la stagione qui nel migliore dei modi, poi le vacanze, se ci saranno. Prima, se non sapevo dove andare in vacanza avevo l'ansia, ora la vedo come una cosa bella".

Videomessaggio di Rudi Garcia: "Hola Flore, come va? Ti faccio un grande saluto, anche qui in Francia restiamo a casa. Sai che sarai sempre il mio coltellino svizzero, che posso usare in situazioni differenti. Spero di abbracciarti presto, in bocca al lupo".
"È sempre stata una delle mie qualità, il mister è uno sveglio, come si dice a Roma, e l'ha capito. Mi ha messo lui terzino destro quando gli servivo, mi ha fatto giocare alto a destra il primo anno. È un allenatore molto spagnolo, anche se è francese. Gioca un buon calcio, tiene bene il gruppo. Ho un grande rapporto con lui, ci sentiamo quando è servito a me o anche solo per un saluto. Lo ringrazio e gli mando un abbraccio grande".

Ci sono tanti Florenzi, qual è il migliore?
"Il miglior Florenzi è quello che sta in campo quando sta bene, ha la testa libera e gioca felice.Poi se vogliamo parlare di terzini, mi trovo veramente molto bene lì. Se devo giocare in una squadra che propone calcio mi ci vedo molto bene, come gioco, come pensiero e per come si è evoluto il calcio. Se c'è un allenatore che in un determinato ruolo vuole 180 cm, che non si faccia gioco, alzo le mani e dico di non poter essere quella tipologia di giocatori. Non parlo di Fonseca, Roma, Lazio, Frosinone o altro, è un discorso generale. Detto questo, mi trovo molto bene in un calcio offensivo, è ovvio, le mie qualità di possono vedere dalla metà campo in su".

Giocando dietro però perdi le capacità di conclusione...
"I miei amici me lo dicono questo. È la loro critica, mi dicono che avevo più opportunità 30 metri più avanti. Dentro di me scattano meccanismi interni, in cui ci sono mille pensieri. Vedo il calcio in un modo, e vedo il calcio dove da terzino posso fare molto di più rispetto all'ala. Mi piace giocare all'ala, la verità è che mi piace giocare a pallone. Se vogliamo riassumere tutto, Florenzi sta bene quando sta in campo".

Quanto è stato importante indossare la fascia di capitano della Roma?
"Ogni bambino ha un cassetto con dentro dei sogni. Io fino adesso, devo dire la verità, li ho realizzati quasi tutti. Volevo giocare a pallone, nella città in cui tifavo, volevo diventare un calciatore importante e il capitano, volevo giocare in nazionale, segnare gol per queste squadre, giocare la Champions League. Mi mancano solo 2-3 sogni: vincere qualcosa di importante col club e con la nazionale e giocare il mondiale. Se riusciamo a fare queste tre cose non sarebbe male".

Come hai vissuto questo primo momento di grande difficoltà? Passare dallo status di protagonista a quello di non protagonista. Quando hai capito che saresti stato meno protagonista rispetto al passato?
"Come è stato detto prima, cosa significa portare la fascia di capitano, cosa è stato. È stato un grande orgoglio, sono arrivato dopo due fasce che hanno fatto la storia della Roma, Francesco e Daniele. Nessuno, ve lo posso garantire, sarà mai come loro. Da qui forse fino alla fine della Roma. Detto questo, da loro ho imparato una grande cosa. Che la Roma viene prima di tutto. Ho cercato di fare semplicemente questo: ho messo la Roma davanti a me. Ho continuato ad allenarmi a duemila all'ora, senza dire una parola, cercando di rispettare i ruoli, che per me è fondamentale. Bisogna rispettare i ruoli e le persone, il loro lavoro. Il mister è stato molto chiaro. Devo dire una cosa, secondo me Fonseca è uno dei più grandi allenatori che ho avuto, calcisticamente parlando. Il problema è che non piaccio a lui in quel determinato ruolo. Lui si aspettava altro da me e da qualsiasi altro. Ho un grande rapporto con lui, mi ha detto che non sapeva quanto spazio avrei avuto".

Prima della partenza per Valencia, c'erano dei fan a Trigoria: cosa hai pensato?
"Sono molto attaccato ai tifosi della Roma e so che anche loro si affezionano particolarmente ai giocatori di Roma. Non posso negare che per me sia stata una botta lasciare Trigoria. Non tanto lasciare Trigoria in sé, ma le persone che ci sono dentro, le anime che ci sono dentro. Potrei parlare di mille persone che sono cresciute insieme a me, dai magazzinieri, ai fisioterapisti, i ragazzi del bar. Quando mi hanno visto si chiedevano se veramente stessi andando via. Quella è una cosa che mi rimarrà e mi rimane sempre nel cuore. Sono le persone che hanno vissuto insieme a te, che hanno vissuto momenti brutti dopo una sconfitta e belli dopo una grande vittoria. Stavano sempre lì a lavorare, nonostante debbano essere professionali la battuta esce. Ho in mente Roberto e Valerio che non sono della Roma, di più. Quando ho sbagliato o ho fatto un gol venivano lì e me lo dicevano. Ho lasciato tanti amici, una famiglia, sono stati sempre la seconda famiglia".

Videomessaggio di Zaniolo: "Mi manchi tantissimo, ti devo ringraziare per i momenti che ci sei stato. Ho incontrato una persona speciale dentro e fuori dal campo, sei sempre stato pronto a darmi una mano. Spero di rivederti presto, di abbracciarti, di giocare a due tocchi e mettere in mezzo Mirko Antonucci".
"Lui è un ragazzo speciale. Appena è arrivato era tranquillissimo, e lo è tutt'ora. Piano piano ha tirato fuori le sue qualità umane, oltre che calcistiche. L'ho sempre preso sotto la mia ala protettiva, non gli ho mai parlato quando giocava bene. Gli ho sempre parlato e cercato di dire la mia quando le cose non giocavano bene, o quando non si allenava al massimo o aveva una partita storta. O quando si faceva girare le scatole perché una volta non giocava. Quello che ho passato io non è stato facile. Quando ho visto lui che è diventato un mio amico dentro e fuori dal campo, quando ho sentito quel movimento, la faccia, faccio fatica a parlarne. Ho sentito di fare quello che un amico farebbe per lui e che altri hanno fatto per me. Non mi sono mai sentito inappropriato o fuori luogo ad andare in ospedale o a casa sua. Mi scrive, mi chiama, ci sentiamo come abbiamo fatto fino ad ora. Gli voglio tanto bene, è stato lui a boicottare tutto quanto per l'europeo e a far venire il coronavirus (ride, ndr)".

La tua passione per gli eSports.
"Sono ormai due anni che sono diventato un socio, insieme anche a De Rossi, di una squadra eSports, i Mkers, la compagine più importante che abbiamo in Italia e stiamo andando bene anche in Europa. È stata un'opportunità che i miei consulenti mi hanno dato, di entrare a far parte di una community che poteva prendere piede e così è stato. Sono entrati prepotentemente nel mercato finanziario gli eSports, ci sono professionisti. Giocano e si allenano per questo, forse anche molto più di noi calciatori. È stata una bella cosa, sono molto appassionato di videogiochi, è una cosa che mi ha preso. Speriamo di continuare a fare bene con questo team, c'è un lavoro enorme. Rispetto alla partita dell'altro giorno, ci sono cose che non sono andate bene nella mia squadra. Ci siamo divertiti, è stato un bel momento".

Il gol al Barcellona da metà campo è stato il momento più alto a livello personale con la maglia della Roma?
"Se dobbiamo parlare di momento strettamente personale, ovviamente è quello il momento più alto. Se devo parlare di un momento della squadra ovviamente parlo della partita contro il Barcellona e contro il Liverpool. Questi sono stati momenti più importanti nella mia carriera qui a Roma. Parlo delle partite in casa, sono momenti che difficilmente scorderò".

Oggi si parla di Ter Stegen come portiere più forti del mondo, tu gli hai segnato da centrocampo...
"Non vorrei dire una cosa diversa dalla tua, ma per me non lo è. Metto le mani avanti. Per me è Alisson. L'ho vissuto anche in allenamento. A un certo punto facevamo le partite di allenamento e finivano tutte 0-0. Vedevamo i due portieri: uno era Szczesny e uno era Alisson (ride, ndr). Ho avuto a che fare con dei grandi portieri".

Tornerai alla Roma?
"Sinceramente non lo so, dico la verità. Aspettiamo che finisca questo prestito".

Una piccola parte delle persone ha cominciato a vederti in maniera diversa.
"L'ho sentito, ma non sono mai riuscito a darmi una spiegazione. Li avessi mandati a quel paese capirei di essermi messo contro qualcuno. Immagino e credo che nella mia carriera non troverò mai tifosi belli come quelli della Roma. Non so se continuerò nella Roma o le nostre strade si divideranno, ma posso dire che i tifosi della Roma sono stati sempre grandi, sono sempre nel mio cuore".

È vero che hai rinunciato a una mega-offerta dell'Inter?
"È una storia che inizia molto tempo prima, nel senso che non ho rifutato solo l'Inter, anche altrre squadre italiane. L'ultima è stata l'Inter, nel momento in cui dovevo rinnovare con la Roma, era un'offerta molto importante. Mi sentivo di fare quello che ho fatto, sapevo che non avrei avuto la stessa opportunità economica, ma le emozioni provate a Roma non me le porterà via nessuno. Mi hanno detto di scegliere con la testa, ma ho scelto col cuore e lo rifarei".

Che rapporto avevi con alcuni giocatori che sono andati via? Hai cercato di convincerli a rimanere?
"Penso che uno possa provare a fare mille cose per far rimanere o no a giocare con la tua squadra qualcuno. In primis lo fai perché quel giocatore è forte. Ognuno ha il suo percorso e ha deciso di fare quello che si sentiva fosse meglio per la propria carriera. Il rapporto è cambiato veramente di 0 e non cambierà. Quello che hai dentro e che hai vissuto insieme a quei giocatori lo porti dentro di te per tutta la carriera. Posso solo augurare loro del bene".

Puoi raccontare la corsa per abbracciare tua nonna?
"È un momento che mi tocca particolarmente. Non voglio sminuire mia nonna, lei era la prima volta che veniva a vedermi. Mio nonno era molto appassionato di calcio, ho immaginato che vicino a lei ci fossero due persone: suo marito e l'altra nonna a cui ero molto legato. Se parlo adesso di loro non mi viene molto bene, perché sono emozionato come tutti possono immaginare. Detto questo, è venuto tutto molto spontaneo, le dissi che sarei andato ad abbracciarla e avrei fatto gol, ma in realtà non lo immaginavo neanche. Sono una persona istintiva, a volte si sbaglia e a volte si fa bene, fu un gesto istintivo fatto molto bene".

Sul soprannome "Bello de Nonna".
"Non voglio dire cattiverie. Una cosa è stata sbagliata, perché sono stati mesi infernali per lei. Chiamate a casa, al citofono, le andavano sotto casa i giornalisti. Le avete fatto passare l'inferno (ride, ndr). Lei aveva 85-86 anni, non era giovanissima, non è stato facile per lei".

Sulla rovesciata al Genoa.
"Ho sempre questa reazione quando faccio grandi gol, come se non me l'aspettassi. C'è il povero Mattia (Perin) in porta, gli ho fatto tanti gol e belli. Gli ho fatto un gol in rovesciata, uno al volo e uno partendo dalla mia metà campo. Un gol bellissimo, che rimarrà tra i miei preferiti, anche se non il mio preferito".

Il tuo preferito? San Siro o Barcellona?
"Nessuno dei due. È uno strano, ma per me importante: il gol che ho fatto contro l'Udinese".

Un tifoso della Sampdoria gli fa i complimenti.
"Ringrazio, questi messaggi riempiono il cuore. Vuol dire che ho seminato bene nella mia carriera. Preferisco che mi si dica questo, piuttosto che mi si dica che sono un grande giocatore. Speriamo di rivederci presto, di riunirci in questo periodo con l'Italia, per dare un segnale forte".

Un bambino chiede: quando ritorni alla Roma?
"Addirittura quando! Allora, intanto quando ritorno a Roma ci vediamo e ti firmo la maglia, ci facciamo una foto insieme e una chiacchierata. Insieme decideremo il mio futuro, magari mi dai qualche consiglio!".

Sul rapporto con Mancini.
"Ci siamo sentiti quando dovevo venire qui. Mi sono sentito con un suo collaboratore, aspettavo di andare in nazionale a giugno".

De Rossi diventerà un grande allenatore?
"Ho la mia idea. Secondo me diventerà fortissimo. Ha le qualità per farlo, non solo calcistiche ma anche umane. Ha personalità, dialettica, saprebbe parlare a un gruppo. Calcisticamente è un centrocampista, ma è un po' tutto. La frase più bella che mi ha sempre detto era se mi piacesse giocare con uno in più, perché era sia in difesa che a centrocampo. Potrà fare un grande percorso anche da allenatore. Ha la vena per farlo. Se qualcuno non gli farà la fase preventiva immagino come gli uscirà (ride, ndr)".

Sul protocollo della Liga Spagnola per riprendere gli allenamenti: ritiro, allenamento in solitaria con ritorno a casa, allenamento a gruppi e allenamento collettivo con ritiro.
"Me gusta, perché si comincia a rivedere il campo. È la cosa che in questo momento manca, per chi è come me. Spero che sia fatto tutto nel migliore dei modi, cercando di non avere un contraccolpo, sarebbe una catastrofe. Immagino i problemi della Serie A o della Liga, ci sono tanti soldi in ballo che potrebbero far fallire tante società, alcune squadre in B e in C potrebbero rischiare. I dilettanti sono importanti come la Serie A per quanto la vedo io".


Panucci: "Alla Roma manca una linea guida"

Christian Panucci ha parlato ai microfoni di Radio Radio: “Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi. Ho lavorato molto con Capello, è stato lui che mi ha anche consigliato di iniziare. Inoltre ho appreso molto da lui, come da Spalletti, Hiddink e tanti altri. Penso sempre però che alla fine se non hai bravi calciatori non vinci“.

Hai sempre avuto un carattere molto particolare. Quanto è stata condizionata la tua carriera da un carattere così?
"Nel 2006 io ho discusso con Lippi, non avevo problemi caratteriali. Ho vinto tantissimi trofei, ho giocato ovunque ad alti livelli. Poi chiediamo ad esempio a Capello perché mi ha voluto in ogni squadra. Avevo carattere, certo, però è solo con Lippi che avevo problemi. Gli allenatori soffrivano la mia personalità, mentre invece Capello mi ha voluto sempre vicino a lui. Ho 47 anni, ho vinto 20 trofei. Meno male che ho avuto carattere. Quando sei giovane e ti fischia San Siro, il Bernabeu o la Curva Sud devi avere personalità. Altrimenti è meglio andare a fare il cameriere. Per alcuni allenatori faceva comodo dire che avevo un carattere difficile, poi però quando c’era una conferenza sempre a cercare Panucci".

Vedi ancora in giro i giocatori di personalità?
"Ce ne sono di meno, però, ad esempio, Zaniolo è un predestinato. Ha carattere e in questo momento abbiamo un’ottima nazionale. Un predestinato però lo vedi e lui lo è.  E2 anche un po’ testa di cavolo. Un altro che mi piace è Pellegrini".

Perché c’è sempre questa differenza tra la Roma e la Juventus? Si parla spesso infatti di voglia di vincere…
"A Roma la dirigenza non arriva come accade alla Juventus. Un direttore sportivo non può dare una mentalità. Al Milan Berlusconi, alla Roma c’era Sensi, che in molti hanno criticato, e loro davano una linea guida".

Come lo vedi De Rossi come allenatore?
"Ha la personalità per farlo. È complicato farlo, ma ditegli a Daniele che voglio farlo prima io l’allenatore della Roma. Lui ha smesso da cinque minuti!. Non mi ha mai chiamato nessuno in passato dalla Roma, ma se mi avessero proposto tre mesi non avrei accettato".


La Roma contatta il Barcellona per Junior Firpo

La Roma avrebbe contattato il Barcellona per chiedere informazioni su Junior Firpo, terzino classe 1996. I blaugrana potrebbero inserirlo nell'operazione che porterebbe in Catalogna Lautaro Martinez, ma prima vogliono arrivare al sostituto, che potrebbe essere Nicolas Tagliafico dell'Ajax. Lo riporta Mundo Deportivo