Stephan, allenatore Rennes: "Nzonzi è un valore aggiunto, è qualcosa che non avevamo"

Dopo una prima parte di stagione poco fortunata al Galatasaray, Steven Nzonzi ha lasciato la Turchia ed il Galatasaray per tornare in patria e vestire la maglia del Rennes; sempre in prestito dalla Roma. Una scelta azzeccata che ha reso felice sia il giocatore che il suo allenatore. E infatti quest'ultimo, Julien Stephan, ne elogia le qualità come riferito dal portale Footmercato:

"È un valore aggiunto, come abbiamo detto in sede di presentazione. Ha esperienza, maturità, una grande conoscenza del suo ruolo, qualcosa che non avevamo. È dominante nei duelli aerei e ci dà sollievo nei calci piazzati. Tramite la sua padronanza tecnica riesce a collegar difesa e attacco. È spesso il primo a far ripartire l'azioni con la qualità dei suoi passaggi. È anche complementare col suo compagno di reparto, Camavinga, che con lui è più libero in zona offensiva".


Ettore Viola: "Faccio fatica a pensare una data per ripartire. L'affare con Friedkin? Vediamo se si farà"

Ettore Viola, figlio dell'ex presidente giallorosso Dino, ha parlato ai microfoni di Centro Suono Sport del momento che sta vivendo il calcio italiano durante lìepidemia di Coronavirus e della compagine giallorossa:

Sensazioni sul momento con il Coronavirus?
C’è una grande aspettativa, c’è un grande disagio, è un momento tragico e speriamo di uscirne fuori il prima possibile, è un’esperienza terribile che i giovani spero possano dimenticare”.

Un commento sulle parole di Gravina? Il calcio vuole ripartire...
Ognuno fa le proprie considerazioni, ma se il contagio è ancora nell’aria, se ci si contagia dandosi la mano… Bisogna predisporre tutto per ripartire, mai come adesso siamo nelle mani di Dio e faccio fatica a pensare che ci possa essere una data. È chiaro che la FIGC spinga per chiudere il campionato e la UEFA le coppe, un po’ per entrate economiche indubbiamente, la UEFA penso faccia fatica se non incassa soldi. C’è chi vuole continuare come Lazio e Napoli, c’è chi vorrebbe farlo finire subito come la SPAL e il Brescia, c’è confusione. Chi decide, purtroppo, è il virus che ci sta condizionando in maniera esagerata”.

Il calcio dovrebbe essere la conseguenza di una ripartenza…
Dovrebbe essere così infatti, uno può immaginare una data per chiudere i campionati, però non si sa quando iniziare a giocare. Nessuno sa quando i giocatori potranno tornare ad allenarsi, i giocatori di A e B possono sopravvivere decurtandosi lo stipendio, le altre leghe non lo so. Ci sono tanti soldi in mezzo, ma sfido chiunque a ipotizzare una data. In Cina pensavano fosse tutto sparito e invece è tornato, bisogna vivere alla giornata”.

È complesso anche far ripartire gli allenamenti…
Sì, tutti devono sottoporsi a tamponi ed è difficile. Bisogna essere in grado di ripartire ma senza ipotizzare una data, bisogna seguire passo passo l’evoluzione di questo malefico virus, quelle che si dicono sono supposizioni”.

È scomparso Piero Gratton, l’ideatore del “lupetto” stilizzato nelle maglie della Roma dal 1979/1980. Ci può raccontare la genesi e come la famiglia Viola lo ha accolto?
Era l’ultimo anno del presidente Anzalone che diede a Gratton l’incarico di creare un marchio che reclamizzasse meglio il prodotto Roma. Nacque questo lupetto e debuttò in una sfida contro la Juventus vinta 1-0 dai giallorossi con gol di Di Bartolomei. Obiettivamente, a mio padre Dino questo lupetto creava perplessità, poi però il primo anno vinse la Coppa Italia e fu adottato a distanza da papà”.

L’affare Pallotta-Friedkin si farà lo stesso?
Penso che qualsiasi imprenditore in questo momento abbia avuto delle distrazioni. Friedkin lavora in settori che hanno avuto problemi a causa del Coronavirus, trovarsi in questa situazione in Italia è chiaro che ha raffreddato gli entusiasmi, ora è normale che possa pensare di cambiare le cifre con questa situazione. Pallotta mi sembra uno che voglia vendere anche se c’è meno entusiasmo di prima, vediamo se si farà magari a cifre diverse”.


Roma e i sei centrali: Mancini è il futuro, Smalling il dubbio

GAZZETTA DELLO SPORT - La Roma del futuro dovrà  fare delle scelte di mercato, perché sei difensori centrali sono troppi in rosa, a maggior ragione alla luce dei conti che il club deve far anche con i bilanci.  Molto dipenderà da quello che finirà per fare Smalling, le cui possibilità di restare in giallorosso sono sempre meno. Chi invece sarà di sicuro al centro del progetto romanista è Mancini.
Sembrano oramai giunte al capolinea invece le storie in giallorosso di Fazio e Juan Jesus. Resterà invece sicuramente Ibañez, anche per la configurazione del suo contratto. E potrebbe restare anche Cetin, che nell’ottica di Fonseca può diventare un ottimo centrale per il futuro. Intanto dall'Inghilterra circolano i primi nomi del possibile sostituto di Smalling: si tratta di Lovren e Vertonghen.


«Resterò sempre giallorosso. Troverò il nuovo Totti»

GAZZETTA DELLO SPORT - A dieci mesi dall’addio ai colori di una vita, Francesco Totti parla a cuore aperto del suo amore per la Roma senza risparmiare però qualche frecciatina mentre rivede le immagini della sua ultima partita: «In quella passerella c’era gente che non avrei neppure salutato». L'ex capitano si emoziona invece quando parla del suo addio al calcio e alla Roma: «Con tutto il rispetto per la scelta di De Rossi, anche io avrei voluto continuare a giocare, ma un anno o due lontano dalla Roma avrebbero cambiato tutta la mia storia. La Sampdoria poteva essere la mia squadra a vent’anni e a quaranta, Ferrero mi voleva a tutti i costi. Credo che si debba ripartire dalle origini, dai vivai, per quello voglio crescere i ragazzi della mia agenzia proprio come hanno cresciuto me».
Massima serietà invece quando si parla del suo nuovo lavoro: «Quando parto, parto. Voglio lavorare con i giovani per trovare il nuovo Totti e ci riuscirò». Nessun dubbio invece per l'amore verso i colori di una vita: «Io resterò sempre della Roma. Anche se sono fuori Trigoria, il mio cuore sarà sempre lì dentro».


Totti, il cuore oltre l'isolamento

IL MESSAGGERO - Totti si racconta, e lo fa partendo dalle sue giornata in quarantena causa Coronavisrus: «Chiusi in casa è lunga ma ho una famiglia che mi sostiene e dei bambini che hanno bisogno di attenzione. La beneficienza? Abbiamo acquistato dei macchinari per lo Spallanzani e raccolto circa 350 mila euro. Più un'iniziativa a favore della Croce Rossa». L'ex capitano si emoziona quando parla del suo passato romanista dopo aver visto un videomessaggio di Giueppe Giannini: «A 16 anni, con il papà, mi ha dato tanti consigli». Un po' come lui con De Rossi: «Rispetto la sua scelta di chiudere al Boca, anche io a fine carriera ho avuto delle opportunità tra America, Emirati Arabi e Italia. Volevo continuare, poi mi sono detto che un anno o due in più in campo non mi avrebbero cambiato niente. Ferrero avrebbe fatto qualsiasi cosa per portarmi alla Sampdoria». Proprio in quella Samp dove aveva rischiato di finire nel 1997, prima di oscurare l'oggetto del desiderio Litmanen al Torneo Città di Roma e imporre lo stop al compianto Sensi.


Pellegrini: «Siamo pronti a ricominciare»

IL TEMPO - AUSTINI -  La Roma vuole tornare in campo. Quando e se sarà possibile, ovviamente, ma c'è ancora un posto in Champions da inseguire e un'Europa League tutta da giocare. Lorenzo Pellegrini dalla quarantena spiega in esclusiva a Il Tempo i pensieri dello spogliatoio giallorosso, compresa la questione del taglio stipendi su cui il club prenderà una decisione insieme alla squadra.

Partiamo dalle iniziative di Roma Cares: è più bello essere romanisti in questi giorni, vedendo i tanti gesti di solidarietà del club?
«Da romano sono molto orgoglioso di quello che sta facendo la società perché sta cercando veramente di dare una grossa mano a tutti quanti. Ad esempio sta aiutando i nostri tifosi più anziani, mi viene in mente quando hanno consegnato loro quei pacchi con beni primarie delle mascherine, oppure il call center che hanno appena attivato per consentire alle persone più a rischio di farsi portare a casa la spesa o dei farmaci, così evitano di uscire».

Il campionato deve ripartire?
«Penso che ovviamente la salute e la sicurezza siano le cose più importanti da valutare in questo momento. È stato giusto fermare, allo stesso tempo ritengo che noi giocatori dobbiamo essere disposti a ricominciare quando le cose saranno rimesse in sicurezza, in modo da non rischiare né noi, né te nostre famiglie e nessun altro. Dobbiamo dare la nostra autorizzazione a far ripartire il campionato: è questa l'intenzione che ho avuto modo di capire dai nostri compagni e dagli altri colleghi. Abbiamo voglia di giocare e credo che se tornassero le partite potremmo tenere un po' di compagnia alle persone che devono rimanere a casa in questo momento così difficile. Sarebbe una piccola buona notizia da dare alle famiglie è a tutti gli appassionati di calcio»,

I calciatori della Juve si sono tagliati gli stipendi, voi che farete?
«Siamo in costante contatto con la società che ci tiene aggiornati su tutte le riunioni e decisioni che si stanno prendendo. internamente alla squadra ci siamo messi a parlare e confrontarci fra di noi per trovare la soluzione migliore. Questo però è ancora un argomento che preferisco mantenere riservato perché né noi né la società abbiamo ancora comunicato nulla sulla nostra decisione. Quando sarà il momento, lo spiegherà la Roma».

Alcuni calciatori, vedi Higuain, non hanno rispettato la quarantena e sono partiti per i loro Paesi, Voi restate tutti qui?
«Sono rimasto piuttosto stupito di quello che è successo in altre squadre. Per quanto riguarda noi, ne abbiamo parlato con i compagni tramite una video-chiamata di gruppo e tutti si sono messi a disposizione per fare quello che la società ci ha chiesto, cioè di rimanere a casa senza fare grossi spostamenti. Sono contento perché lo trovo rispettoso non solo nei confronti del club, ma pure di tutti gli italiani rinchiusi dentro le loro abitazioni».

Domanda al tifoso Lorenzo:  se il campionato ripartisse, otre al quarto posto, c'è in ballo uno scudetto che preoccupa i romanisti... Meglio fermarsi qui?
«Ovviamente spero di poter ricominciare presto il campionato, è quello che si augura chiunque segua il calcio. Noi dobbiamo rimanere concentrati sui nostri obiettivi, senza pensare agli altri: credo fortemente che sia questo l'unico modo per migliorare e crescere».

Ti hanno fatto male quei fischi dei tifosi?
«I fischi per me non sono stati assolutamente un problema. Ho sempre detto che le critiche siano una cosa di cui bisogna essere parzialmente contenti:se qualcuno ti fischia vuol dire che crede in te e puoi fare qualcosa in più. Sono sempre rimasto positivo quando mi sono trovato in situazioni del genere, Semmai mi hanno dato fastidio tutte le chiacchiere che si sono create attorno a questo. Ai tifosi della Roma non ho davvero nulla da dire, per me sono come una famiglia Anche in questi momenti o in passato quando posso aver avuto qualche difficoltà mi sono sempre rimasti vicini. Quindi ripto:nessun problema. Lo è stato molto di più l'infortunio al piede e l'operazione che ho dovuto fare. Ma anche quella è passata e adesso ho tanta voglia di ripartire e fare bene».

Sul tuo contratto c'è sempre una clausola rescissoria. Che faresti ora se un'altra squadra ti chiamasse a luglio?
«Visto il periodo difficile mi sembra un po' assurdo parlare di mercato, lo dico in generale e non solo riferito alla mia situazione, Come ho dichiarato tante volte vedo nella Roma una crescita costante, soprattutto a livello di valori e umanità. Mi auguro che il mio percorso di crescita possa essere parallelo a quello della società, per questo credo che io e la Roma possiamo continuare a crescere insieme per toglierci delle soddisfazioni».


Totti «gufa» l'amico Inzaghi

IL TEMPO - BIAFORA - «Fonseca è un grandissimo allenatore, me ne parlano tutti bene». L'allenatore portoghese ha convinto chiunque a Roma, compreso Francesco Totti, intervistato da Sky per una speciale a lui dedicato: «Con l'unione e con alcuni innesti precisi possiamo fare un grandissimo campionato. Uso il plurale perché rimarrò sempre della Roma. Anche se sono fuori da Trigoria, Il mio cuore sarà sempre lì dentro». La leggenda giallorossa ha poi parlato di diversi altri argomenti: «Spalletti? II primo è stato come un padre. Il secondo ha voluto mettermi i bastoni tra le ruote. La Lazio? Gli dice tutto bene, spero si possano fermare il prima possibile, anche se con Inzaghi ho sempre avuto un bellissimo rapporto. L'addio? Quando l'ho fatto in passerella non avrei salutato alcune persone, ma ho dovuto mettere da parte tutto».


Totti il manager cerca tra i talenti il suo erede

LA REPUBBLICA - «Sto lavorando per cercare il nuovo Totti, che sia in Italia, in Europa o nel mondo. E sono certo che ci riuscirò». Francesco Totti  ripercorre su Sky alcuni momenti della sua carriera. «Trovare un altro numero dieci che ti faccia divertire cambiando le partite, è difficile. Bisogna tornare alle origini, puntare tanto sui nostri settori giovanili e non cercare all’estero quei nomi che tanto i campionati non te li cambiano. Ho lanciato questa mia agenzia di scouting – spiega Francesco – poi questa emergenza sanitaria ci ha fermati, ma troverò un altro Totti e lo crescerò come hanno cresciuto me». Parole da romanista anche quando si parla della possibile conclusione del campionato: «Da romanista spero che la Lazio abbia un blackout il prima possibile per quanto riguarda la Roma, purtroppo vive di alti e bassi, siamo abituati a questo andamento. Fonseca è un grandissimo allenatore, che sta capendo la capitale e il calcio italiano. Con alcuni innesti il prossimo anno possiamo fare un grande campionato» . Quel "possiamo" non passa inosservato e Totti ribadisce: «Si, possiamo, perché io resterò sempre della Roma. Anche se sono fuori Trigoria, il mio cuore sarà sempre lì dentro».


Lega-Aic, accordo saltato sulla questione stipendi. Club avanti in autonomia

GAZZETTA DELLO SPORT - L'Uefa ha dettato la sua linea: priorità alla conclusione dei campionati nazionali. I presidenti di Serie A hanno preso nota della possibile scansione degli eventi stabilita da Nyon, così come la minaccia alla federazione belga di non accogliere le sue squadre nei tornei continentali dopo la decisione del Jupiler Pro League di chiudere qui il campionato. Un elemento che fa riflettere le italiane impegnate in Europa ma che per il resto lascia sul campo gli stessi schieramenti: chi è più prudente sulla ripresa contro chi vorrebbe tornare  in campo.
Per quanto riguarda la riduzione dei salari dei calciatori invece, i club chiedono la riduzione degli stipendi per quattro mesi. L’Aic limita lo stop ai versamenti a un mese soltanto e non sembra intenzionata a rivedere i propri paletti. Si faranno ulteriori tentativi di avvicinamento, altrimenti i club si muoveranno in autonomia. Una linea il più possibile condivisa è una necessità per far fronte a un’esigenza comune: senza una giustificata motivazione ai mancati pagamenti, i giocatori potrebbero procedere con la messa in mora del club o richiedere lo svincolo gratuito. Ora la Lega raccoglierà i pareri delle società sul tema stipendi per restituire delle linee guida comuni. Un modello all’interno del quale, nel rispetto delle idee condivise, ogni club sia poi libero di trattare singolarmente con i propri tesserati.


Piacciono Kovalenko, Marcos Antonio e Tete dello Shakhtar

La Roma, in vista della prossima stagione, guarda in casa Shakhtar Donetsk, una realtà che Paulo Fonseca conosce bene.  I giallorossi infatti avrebbero messo nel mirino ben tre giocatori della compagine ucraina: il centrocampista ventiquattrenne Kovalenko, 24 anni nazionale ucraino e col contratto in scadenza a giugno, la giovane promessa brasiliana Marcos Antonio, 19enne che costa 5 milioni, e l'esterno destro classe 2000 Tete, il cui prezzo si aggira già intorno ai 17 milioni.


Il Napoli punta Karsdorp

Attualmente in prestito al Feyenoord, sembra in bilico il futuro di Rick Karsdorp. Il club olandese, vista la crisi che imperversa, si interroga se riscattare il giocatore. Il suo futuro però potrebbe essere ancora in Italia, dato che è finito nel mirino del Napoli, che sta cercando un terzino destro per rinforzare la propria linea difensiva. Tutto dipenderà in primis da cosa faranno gli olandesi, ma i partenopei restano in attesa dello sviluppo della situazione.


Tommasi: "Bisogna capire se ci sarà il tempo di riprendere"

Il Presidente dell'AIC Damiano Tommasi, informa il sito ufficiale dell'Associazione, ha parlato a Canale Italia commentando l'attuale momento del calcio in relazione all'a pandemia:

Sulle serie minori
"Nelle serie minori ci sono due aspetti da tenere in considerazione: il livello delle retribuzioni, che non è certo quello che la gente immagina, perché sono retribuzioni normali per vivere, e la sopravvivenza dei club legate ad aziende di riferimento con proprietari che dovranno valutare se dedicarsi soltanto alle loro attività e non più al calcio. In questo momento è necessario ragionare a 360 gradi perché dobbiamo tutelare l’intero sistema calcio. La salute per noi rimane una priorità. Il rischio, non solo nel calcio ma anche in altri settori produttivi, è che si continuino ad accavallare troppe esigenze su salute e ripresa, fino ad arrivare a non capire se sia più grave l’emergenza sanitaria o quella economica. Nel calcio ripartire senza la necessaria sicurezza significherebbe rischiare nuovi contagi e bloccare nuovamente tutto. Serve totale sicurezza, che non deve riguardare solo gli atleti ma tutti quelli che si muove attorno ad una squadra di calcio perché tutto l’ambiente dovrà essere gestito allo stesso maniera”.

Possibili date per la ripresa? 
"I programmi non li può dettare nessuno, né la UEFA, né la FIFA, né la FIGC, né la stessa Associazione Calciatori. Li detta il Coronavirus e noi purtroppo siamo chiamati a ragionare sui programmi nella totale incertezza su quando poter tornare in campo. È notizia di oggi che in Spagna, che ha ormai superato l’Italia nel numero dei contagi, prolungheranno lo stop fino a fine aprile. Bisogna capire se questa epidemia ci darà il tempo e la possibilità di ricominciare”.

Il taglio stipendi dei calciatori di Serie A? 
"Da quando è nata l’AIC nel 1968, definita come il sindacato dei nababbi, il calciatore è visto come quello che guadagna troppo e quindi è un messaggio molto popolare. Il taglio degli stipendi, unito all’esigenza di gestire la crisi economica, diventa quindi un tema fin troppo facile, condito da molta demagogia. È chiaro che i calciatori faranno la loro parte e dobbiamo capire cosa faranno gli altri, dalle Leghe alla FIGC, fino a UEFA e FIFA, perché abbiamo detto che non ci sono solo calciatori di fascia alta ma esistono anche i calciatori di Lega Pro, i dilettanti, il calcio femminile e si rischia che questa parte scompaia. Ora la parte del vertice deve pensare alla base della piramide”.