Florenzi e Schick, Nzonzi e Olsen: il ritorno della marea di prestiti

CORRIERE DELLA SERA - PIACENTINI - Il prossimo calciomercato sarà in tono minore e costringerà molte società a sfruttare al massimo le risorse in rosa, compresi i ritorni dei prestiti. La Roma, in questo senso, avrà molte questioni da risolvere e alcune coinvolgono nomi (e ingaggi) pesanti. La situazione più spinosa riguarda Alessandro Florenzi. Ci sono pochi dubbi sul suo ritorno a Trigoria, molti di più sul fatto che possa rimanere. Ha un ingaggio pesante e già a gennaio lo avevano cercato Atalanta e Fiorentina: quest’ultima potrebbe tornare alla carica. Molto complicato invece sarà piazzare Nzonzi, alla luce dell’ingaggio alto e dell’età (32 anni a dicembre). Capitolo Schick: fino a qualche settimana fa il Lipsia era convinto di spendere 29 milioni per riscattarlo, ma con il mercato stravolto cercherà di ottenere uno sconto, sul quale la Roma è rigida. Il 30 giugno scadrà anche il prestito di Olsen al Cagliari e probabilmente si cercherà una nuova sistemazione per lo svedese. In sospeso il trasferimento al Sassuolo di Defrel, ma nella trattativa potrebbe rientrare Frattesi. Altri giocatori che potrebbero rientrare alla base sono Coric, Antonucci, Celar e Karsdorp: quest’ultimo sembra andare verso una permanenza al Feyenoord, disposto a comprarlo.


Kluivert, videochiamata per aiutare i bambini malati

CORRIERE DELLA SERA - Quando si tratta di solidarietà, la Roma e i suoi tesserati non si tirano mai indietro. L’ultima testimonianza riguarda Justin Kluivert: l’olandese ha partecipato ad una videochiamata organizzata da Helden Magazine e dalla Fondazione Gilat, che si occupa delle condizioni di bambini malati che, a causa del coronavirus, non possono ricevere le visite dei propri familiari o dei propri amici. Kluivert si è collegato con i pazienti di otto diversi ospedali olandesi. A chi gli chiedeva di ritornare all’Ajax ha risposto, sorridendo: “Non so cosa farò in futuro, al momento quello di tornare non è un pensiero che ho in testa, ma l’Ajax è nel mio cuore così come Amsterdam”.


La Lega all’Assocalciatori: stipendi congelati

LA REPUBBLICA - Ieri è arrivata la benedizione del presidente Figc, Gabriele Gravina. La Juventus, con l'accordo per la riduzione degli ingaggi, detta una linea a cui guardano tutti i club europei.

La Juve si è mossa per ragioni evidenti: essendo quotata in Borsa doveva mandare un messaggio rassicurante agli investitori. Oggi la performance del titolo sarà il termometro della bontà dell’operazione. È probabile che le prime a seguire saranno Roma e Lazio, a loro volta quotate, poi a cascata le altre. Compresi quei club (Genoa, Sampdoria, Torino su tutti) che ancora devono pagare ai giocatori gli stipendi del mese di febbraio.

Oggi la Lega di A comunicherà all’Aic che, se non si tornerà a giocare, gli stipendi da marzo a giugno saranno congelati. Un segnale univoco ai giocatori, per dissuaderli dall’intraprendere azioni legali contro i club. L’Aic chiede due cose: che il taglio sia al massimo di due mesi e che parte dei soldi risparmiati sia reinvestita nel sostegno a campionati minori e calcio femminile.


Una Serie A cicala che chiede l'obolo

IL FATTO QUOTIDIANO - ZILIANI - Cari presidenti di Serie A, il momento è difficile e vi capiamo; ma mentre siete impegnati a cercare di concludere ad ogni costo la stagione per scongiurare un danno stimato in 720 milioni pensando a partite da giocare a Ferragosto, al taglio degli stipendi dei calciatori, al permesso di riaprire alla pubblicità delle scommesse (una spruzzata di ludopatia tanto per gradire), all'introduzione di una nuova schedina del Totocalcio che rimpingui solo le vostre casse, ci sono alcune cose su cui dovreste forse riflettere.

L'altro scudetto - Mentre vi scervellate su quale sia il modo migliore per salvare la ghirba, sforando la data del 30 giugno, o introducendo i playoff o ancora tenendo buona la classifica all'atto della sospensione, non sarebbe male se deste un'occhiata anche a un'altra classifica, quella dei debiti che avete accumulato (2,5 miliardi ad oggi), stilata nei giorni scorsi dalla Gazzetta al fixing dell'ultima stagione, la 2018-'19. La seguente: 1. Juventus 576,8 milioni di debiti; 2. Inter490,1; 3. Roma 425,5; 4. Milan 164,4; 5. Lazio 121; 6. Genoa 100,7; 7. Udinese 82,3; 8. Bologna75,3; 9. Napoli 74,2; 10. Sassuolo 63,1 (segue il gruppo). Qui il Coronavirus non c'entra, c'entrate voi.

Le plusvalenze -  Ci sono poi le plusvalenze che ogni anno, allegramente, mettete a bilancio per taroccare i conti; coprite cioè le perdite della gestione operativa vendendo calciatori a prezzi gonfiati. Nel 2014-'15 avevate fatto plusvalenze per 331,7milioni; lastagione dopo siete saliti a 376; nel 2016-17 il botto, 693,4 milioni; che sono diventati 713,1 un anno dopo e 717 al termine dell'ultima stagione, oltre un terzo dei quali realizzati da Juventus e Roma, quelle che reclamano il posto fisso in Champions per il loro blasone. Pagamenti che per tre quarti non avvengono con denaro liquido ma con la contro-cessione di altri giocatori. Una bomba a orologeria destinata presto a esplodere perché la bolla finisce col gonfiare anche i costi per l'aumento degli ammortamenti dei cartellini. Dettaglio inquietante: le plusvalenze costituiscono oggi, e lo sapete bene, 1/4 del bilancio dei vostri club, per l'esattezza il 23,5%. E se la serie A, nelle 5 stagioni tra il 2013-'14 e il 2017-'18, ha totalizzato plusvalenze per 2.637 milioni, la Premier League ha fattoaltrettanto (2,686 milioni) ma a fronte di un giro d'affari triplo del vostro, mentre la Liga spagnola si è fermata a 1.815 milioni. E anche qui il Coronavirus non c'entra, c'entrate voi.

I procuratori - E che dire delle commissioni pagate agli agenti? Nel 2019 (dati FIFA) l'intera Europa ha speso per questa voce 565,2 milioni: ebbene, nella classifica dei contribuenti voi — serie A — siete primi con 118 milioni, oltre 1/5 del totale. Il tutto per 204 movimenti, mentre la Premer per 309 movimenti (un terzo in più) ne ha spesi 93,5; Liga, Bundesl iga e Ligue 1 tantissimi meno. E anche qui il Coronavirus non c'entra, c'entrate voi. Morale della favola. Insomma: considerando che il vostro monte-stipendi ammonta a 1,36 miliardi (200 milioni in più rispetto a un anno fa) con la Juve prima a quota 294 seguita da Inter (139), Roma (125) e Milan (115), la domanda che sorge spontanea è: perché non ve la cavate da soli? "Che cosa facevi quest'estate?", chiese la formica alla cicala. "Ho cantato". "Hai cantato? E allora, adesso balla".


Piano dei tagli condiviso, da estendere anche agli altri club

LA STAMPA - Per l'Aic l'accordo raggiunto dalla Juventus sul taglio degli ingaggi dei calciatori può rappresentare una buona base di partenza per un'intesa valida per tutti i giocatori di Serie A.

Era un risultato che l'Aic stava già cercando di raggiungere percorrendo un'altra strada con la Figc: lo spostamento oltre il prossimo 30 giugno delle scadenze federali per i pagamenti degli ultimi tre mesi di ingaggio di questa stagione. Di fatto il punto di arrivo sarebbe stato molto simile a quello dell'accordo trovato in casa Juve.

Secondo l'Assocalciatori, già a partire da oggi, dovrebbe diventare questo il tema centrale del dibattito con la Lega Serie A: l'obiettivo è estendere l'intesa bianconera alle altre 19 società,limitando però il numero di mensilità alle quali i calciatori rinunciano: un mese e mezzo viene considerato un buon punto di mediazione. Può però sorgere un'ulteriore grana: qualche giocatore straniero potrebbe forzare la mano per ottenere la risoluzione del contratto per motivi di tutela della salute.


Lega di A, stipendi sospesi "sine die". E i club attaccano Spadafora...

REPUBBLICA.IT - BIANCHI - I club di serie A, soprattutto dopo l'accordo della Juventus, lavorano su due piani. Prima soluzione: la Lega oggi proporrà all'Aic, il sindacato calciatori, la sospensione degli emolumenti, "sine die e sino a quando non si riprende l'attività". Un esempio: se non si tornerà a giocare, ipotesi purtroppo che di giorno in giorno cresce sempre di più, non vorranno versati gli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno quando termina la stagione sportiva. La Lega lo fa per evitare che ci possano essere penalizzazioni in classifica in caso di ritardati pagamenti (alcuni club non hanno alcuna versato febbraio quando peraltro si era in piena attività) e che qualche giocatore possa chiedere la messa in mora del proprio club,svincolandosi di fatto (ma dove andrebbe, di questi tempi?).

Su altro piano, invece, il taglio degli stipendi. Qui la Lega non può intervenire e difatti non interviene: è una trattativa singola fra i giocatori e i loro club. Se un calciatore non accetta, non ci può essere alcun taglio (si rischierebbero le vie legali). La Juve ha tracciato la strada, si è mossa per prima come sovente capita anche perché la sua situazione di bilancio quest'anno già non era felicissima e ora questo stop crea, e rischia di creare, danni ingentissimi. Adesso si stanno muovendo anche tutti gli altri club: l'ipotesi di taglio è, come quello della Juve, intorno al 30 per cento. Non tutte le società però sembrano ancora convinte, e l'Aic resiste a questa ipotesi di taglio. Se per Ronaldo, quindi, potrebbe significare 9 milioni in meno, Donnarumma perderebbe due milioni, Lukaku 2 e mezzo, e così via. Trattative singole, come detto. Non facili in alcuni club dove ci sono stati già forti attriti coi calciatori.

La situazione del calcio d'altronde è pesantissima. Banca Imi del presidente Gaetano Micciché, ex n.1 della Lega di serie A, aveva previsto per la Juventus un mancato ricavo intorno ai 110 milioni, in caso di stagione conclusa l'8 marzo (con la sfida all'Inter): 20 milioni dai mancati incasso al botteghino, 40 dalle sponsorizzazioni e 45 dai diritti tv di Champions e campionato. In totale il danno per la A è stato quantificato in 720 milioni (secondo stime della Lega, per la Figc invece è intorno ai 500 milioni).

E proprio sui diritti tv ci sarà da discutere in futuro, quella è la partita decisiva: il contratto prevede che Sky debba comunque pagare quando stabilito per l'annata 2019-'20 e sinora ha versato più del dovuto, cinque bimestri su sei. Per il prossimo anno non ci sono problemi, almeno sulla carta: vale lo stesso contratto di quest'anno (se non cambia il format della A). Ma ci vorrà un accordo fra club e Sky, non conviene a nessuno andare in guerra: anche perché è in ballo il nuovo contratto, dal 2021 al 2024. Lì bisognerà aspettare: la Lega, giustamente, nel suo pacchetto di richieste, girato alla Figc, ha stabilito delle priorità. La legge Melandri non è fra queste: si spera però che in futuro il governo possa modificarla, cancellando il divieto di esclusiva. Solo così, si augurano Dal Pino e De Siervo, Sky sarebbe invogliata ad investire ancora le stesse cifre di adesso, e magari qualcosina in più. Ma il nodo dei diritti tv è decisivo: se calano il sistema-calcio va in fallimento e molte squadre rischiano di non iscriversi al campionato.

In Lega, è logico, stanno disegnando gli scenari per il futuro. Se non si riprende (ma la speranza è di poter giocare a giugno e luglio), l'ultima giornata è stata la 26esima, anche se non tutte le squadre avevano giocato gli stessi incontri: Juve prima, Lazio seconda ad un punto, poi Inter e Atalanta. Le prime quattro, da regolamento, vanno in Champions. La quinta (Roma) in Europa League, la sesta (Napoli) ai preliminare di Europa League dove ha diritto di andare anche la vincitrice della Coppa Italia, di cui ormai non si parla quasi più. Le ultime tre (Lecce, Spal e Brescia) retrocedono in B. E lo scudetto? Assegnato a tavolino alla Juventus? Sono tanti, anche fra i tifosi juventini, che non prendono nemmeno in considerazione questa ipotesi estrema. Probabile quindi che non venga assegnato. E un eventuale campionato a 22 squadre il prossimo anno?Gravina si oppone, le date in realtà non ci sono visto che bisogna chiudere a maggio per gli Europei. Ma come la prenderebbero Benevento e Crotone, le prime due della B? Non certo bene. Situazione intricatissima. In Lega qualcuno adesso rimpiange gli anni ottanta quando la serie A era a 16 squadre...

L'ideale, se possibile, è portare avanti la stagione (a porte chiuse, con tre partite a settimana se serve...) pur di evitare contenziosi legali. E le Coppe europee? Ci sono ancora in corsa Atalanta, Juventus, Inter, Napoli e Roma. Le Coppe rendono un sacco di soldi, ma l'Uefa brancola nel buio, troppe Nazioni sono messe peggio dell'Italia. Verso fine aprile si farà il punto, la European Leagues è in costante contatto con Nyon. Prima dovranno ripartire i campionati, e prima dei campionati gli allenamenti ormai fermi da tempo.

Intanto c'è molto malumore fra alcuni presidenti di serie A per le parole dette dal ministro Vincenzo Spadafora a Repubblica: "Lo sport non è solo il calcio e il calcio non è solo la serie A. Da loro mi aspetto che le richieste siano accompagnate da una seria volontà di cambiamento: le grandi società vivono in una bolla, al di sopra delle loro possibilità, a partire dagli stipendi milionari dei calciatori. Devono capire che niente dopo questa crisi potrà più essere come prima". Spadafora in passato aveva criticato i club che si erano fermati in ritardo e che non avevano accettato che le partite fossero trasmesse in chiaro sulla Rai: c'era stato un forte scontro anche con Sky, e la Lega aveva ribattuto di non poterlo fare in assenza di un decreto del governo, decreto mai arrivato. Oggi molte proteste sono arrivate alla Lega dai presidenti, alcuni importanti, dopo le parole dette da Spadafora nell'intervista a Repubblica: "La serie A può piacere o meno ma è l'unico motore economico del calcio di base e di tutti gli altri sport" hanno spiegato alcuni leader del massimo campionato che hanno avuto giudici piuttosto pesanti nei confronti del ministro. Spadafora domani bloccherà tutta l'attività sportiva, allenamenti compresi, sino al 30 aprile. In serata la Lega di A in una nota ha fatto notare come " 32 milioni di italiani seguono il calcio, un fenomeno sociale ed economico che dà lavoro a più di 300.000 mila persone generando l'1 per cento del pil nazionale . La serie A produce ogni anno circa 3 miliardi di ricavi totali a beneficio dell'intera piramide calcistica". Il presidente Paolo Dal Pino ha replicato così al ministro: "Con riferimento alle odierne affermazioni del ministro Spadafora ritengo non sia il momento di fare polemiche e demagogia. I numeri sopra riportati parlano da soli e non serve aggiungere altro per evidenziare il ruolo della Lega di serie A a sostegno del calcio di base e indirettamente di tutto lo sport italiano".


Tokyo 2020, l'Olimpiade si disputerà dal 23 luglio all'8 agosto 2021

Nella giornata di oggi il Comitato Olimpico Internazionale riunitosi insieme al Comitato Paraolimpico internazionale e a quello Organizzatore di Tokyo2020, con l'approvazione del governo giapponese ha concordato le nuove date per le prossime Olimpiadi, che erano state rinviate a causa dell'emergenza coronavirus. I Giochi olimpici di Tokyo si disputeranno dal 23 luglio all'8 agosto 2021, e di conseguenze i successivi giochi Paralimpici si celebreranno dal 24 agosto al 5 settembre 2021.


Villar: "Fonseca mi ha chiamato dicendomi come voleva che giocassi e che tipo di giocatore stava cercando"

Gonzalo Villar, centrocampista della Roma, ha rilasciato una lunga intervista al giornalista spagnolo Miguel Quintana, rilasciata attraverso il canale YouTube di quest'ultimo. Queste le sue parole:

Come stai vivendo questo momento, dato che hai appena cambiato paese e campionato e ora ti ritrovi in quarantena?
"Fino a pochi giorni prima che arrivasse il decreto che ha chiuso l’Italia, ero con alcuni amici che mi erano venuti a trovare e facevamo il barbecue in terrazza. Ero molto felice, poi all’improvviso hanno chiuso tutta l’Italia e di seguito anche tutto il resto del mondo. Non avevo mai vissuto da solo, però sto abbastanza bene, al giorno d’oggi abbiamo la tecnologia ed è senza dubbio meglio"

Sei passato in 15 giorni dal giocare in B contro l’Alcorcon a debuttare in Serie A contro il Sassuolo. Come hai vissuto questo cambio repentino, anche a livello di pressione?
"Il mese di gennaio è stato particolare, vista la trattativa con la Roma. Prima di giocare con l’Alcorcon mi hanno detto che l’accordo era molto vicino alla chiusura e mi hanno chiesto cosa volessi fare, se giocare o meno. Io però ho risposto che finché non c’era la firma sarei comunque sceso in campo. Ricordo poi che intorno al 50’ sono dovuto uscire perché avevo un fastidio al ginocchio. Ho aspettato tanto, non sono riuscito a giocare la mia ultima partita con l’Elche dopo quella con l’Alcorcon, ma poi è arrivato l’accordo. È un cambiamento importante, ma è qualcosa per cui ho lavorato per tutta la vita, da quando avevo 3 anni"

Il Valencia però aveva l’80% del tuo cartellino: perché sei alla Roma e non al Valencia?
"Posso parlare apertamente, non c’è niente da nascondere. Era una questione di differenza tra le due offerte, non a livello economico, visto che a me non sarebbe cambiato un solo euro tra Valencia e Roma. I motivi sono altri: ad esempio mi ha chiamato direttamente Paulo Fonseca, mi ha spiegato perché mi voleva alla Roma, come e quando mi ha conosciuto. La verità è che l’idea dei giallorossi era acquistarmi e poi lasciarmi in prestito fino a giugno e per me era una grande cosa. Poi però mi hanno chiamato, Fonseca aveva visto tante mie partite, abbiamo parlato, mi hanno detto che volevano prendermi e tenermi. Quindi ho visto un interesse molto forte. A Valencia ho passato tre anni fenomenali, ero innamorato. Però fino a quando non si è fatta viva la Roma, il Valencia non si era mai fatto sentire con me, non avevano mai detto di volermi. Io stavo facendo molto bene con l’Elche e con la nazionale Under 21, fino a quando la Roma non ha offerto 5 milioni non avevo ricevuto niente dal Valencia. Della serie ‘ora che qualcuno ti vuole ti vogliamo anche noi’. Inoltre, tra i motivi che mi hanno spinto ad accettare la Roma, c’è anche il fatto che è comunque molto difficile che un club di Serie A come i giallorossi paghi 5 milioni (all’inizio erano 3, ma poi hanno raddoppiato senza problemi) per un giocatore di Segunda Division. Il Valencia poteva esercitare il diritto sul mio cartellino per 1 milione, ma la Roma chiamava tutti i giorni il mio agente e diceva ‘perché non siete qui?’, erano pazzi di me. Quando una società come la Roma è così pazza di te… Così tanto che a un certo punto avevo qualche dubbio anche io. Il Valencia mi voleva, sicuramente, ma ci hanno dovuto pensare per pagare appena il 20% di 5 milioni. Quindi dopo tutti questi dettagli ho preso questa decisione con la mia famiglia, molto difficile, ma credo sia stata la scelta giusta"

Com’è stata la tua crescita nell’Elche?
"Il mio primo anno in Segunda non è stato buono, ho avuto degli infortuni, giocavo in una posizione che non mi piaceva. Non ho avuto tante opportunità, c’erano tanti giocatori che stavano facendo meglio. Nel secondo anno ho cominciato a giocare a un livello normale, né bene né male, per il tipo di giocatore che penso di essere e che ora è alla Roma. Mi sono rafforzato mentalmente, sono cresciuto passo dopo passo. All’inizio non arrivavano i risultati, poi dalla sesta giornata ho acquisito più fiducia, anche se non stavo dimostrando il mio potenziale. Poi è arrivato un giorno, il mio ‘punto di esplosione’, la partita contro il Rayo Vallecano che mi ha portato alla convocazione con la Spagna Under 21. In quel match ho giocato molto bene, sotto pressione, toccavo tante volte il pallone. Ma con la convocazione è cambiato tutto. Ho giocato molto bene in amichevole contro la Germania, poi contro il Montenegro sono entrato al 55’ facendo un assist. Lì ho sentito anche che nell’Elche la squadra girava un po’ intorno a me, era l’Elche di Gonzalo Villar. E da novembre a gennaio sono stati mesi ottimi"

L’impatto con la Roma.
"Io non so quanti altri giocatori avrò al mio fianco, però vedermi lottare con gente come Dzeko e Kolarov, che tre anni fa guardavo solo dalla mia camera… Mi ha sorpreso molto il clima nello spogliatoio della Roma. Ad esempio, il primo giorno che sono arrivato a Roma, ho firmato e sono andato al centro sportivo. Gli altri si erano già allenati e avevano mangiato insieme. Mi è venuto incontro Kolarov, che parla un po’ di spagnolo, e mi ha detto ‘Gonza, quanti anni hai? 21? Bene, io ne ho 35, per te sarò il Signor Kolarov!’ Ringrazio tutta la squadra per l’accoglienza, soprattutto Carles"

Tu sei un centrocampista a cui piace toccare il pallone, comandare l’azione, ma soprattutto ti piace sentire che la squadra è tua, che va al tuo ritmo. Un po’ come Parejo al Valencia, il metronomo.
"Sì, è così. Per il tipo di giocatore che sono io ho fatto anche la mezzapunta, poi pur di giocare va bene anche un altro ruolo, portiere o esterno. Mi piace però stare al centro del gioco, ricevere palla in difesa, quasi nella mia area piccola, perché ho questa capacità e tranquillità di uscire dalla pressione. Come modello ho più de Jong, per prendere un top player. Io ho bisogno del pallone, toccarlo tante volte. Preferisco sentire mia la squadra e stare in contatto costante con il pallone piuttosto che fare la giocata del match, una ‘ruleta’ o altro. Quelle sono le mie capacità. Ad esempio se Parejo non sta bene il Valencia non sta bene. Quindi il senso è che se la squadra va male la colpa è mia, così al contrario se va bene. Il centrocampo è la chiave della squadra. Io chiedo sempre il pallone, come personalità mi vedo molto in Parejo che ha un grande carisma. Con lui il calcio è stato molto ingiusto, doveva vincere di più"

I giovani devono avere la personalità di reagire dopo aver perso 10 palloni, reagire alle critiche della stampa. Poi per te è molto importante il primo tocco.
"Mi assumevo tanti rischi, però in questo modo crei molti benefici alla squadra. All’inizio l’Elche non giocava bene, mi capitò di perdere un pallone da cui è arrivato un gol. Sono rischi che devi prenderti per giocare in un certo modo"

Per te è importante stare in una squadra come la Roma di Fonseca che governa il gioco, ha la palla e non rincorre gli avversari. E’ ovvio che se fossi andato al Getafe di Bordalas avresti fatto molta fatica.
"Ricordo che stavo vedendo Juventus-Roma, vedevo come i giallorossi giocavano con il pallone. I miei agenti erano in riunione con il Valencia, li ho chiamati e gli ho detto che stavo vedendo la Roma e mi piaceva molto. Perché Fonseca faceva giocare la squadra in ogni caso, anche se c’era Ronaldo a pressare, loro giravano palla tra i centrali e i centrocampisti. Poi la proposta della Roma si è fatta più concreta. Fonseca mi ha chiamato dicendomi come voleva che giocassi e che tipo di giocatore stava cercando, ovvero che prendeva la palla e iniziava l’azione, sotto pressione. Invece di prendere un giocatore qualsiasi di un altro massimo campionato stavano cercando me, mi hanno preso per quelle caratteristiche"

Importante sarà anche essere decisivo qualche metro più avanti, non solo girare palla nella tua metà campo.
"Sì, ultimamente ho provato più a giocare in avanti, fare l’ultimo passaggio. Mi piacciono molto i giocatori che portano palla avanzando, però i migliori sono quelli che sanno come si fa e soprattutto quando devono farlo. Ho visto tanti video di de Jong, che sa far tutto. Ho imparato molto in questi anni, ad esempio che devo eliminare la conduzione orizzontale del pallone, ma anche quando fare la giocata. Conoscere il momento della giocata ti dà una marcia in più, è il salto di qualità di un centrocampista"

E’ molto importante la capacità di apprendere, che ti fa arrivare a 28-29 anni completo.
"Sì, è una cosa che ho cercato sempre di mantenere, anche se ci sono momenti in cui non è facile, perché anche l’allenatore ti sta conoscendo magari. Ma tutto serve, sono piccoli passi di cui hai bisogno per migliorare, anche se certe cose ti fanno rabbia sul momento. Poi di ogni cosa devi assorbire il significato e quindi valuti se può essere buono per te o no."


Commisso: "La Juventus ha congelato gli stipendi? È una buon iniziativa"

GR PARLAMENTO - «Coronavirus a New York? In un certo senso è peggio dell'11 settembre. Abbiamo 2.000 morti. Io voglio paragonarla all'Italia dove però ci sono 10mila morti. Con mia moglie e mia figlia siamo a casa. Mediacom? Fino ad oggi un solo caso positivo, nella Fiorentina ne abbiamo avuti dodici». Sono le parole del presidente della Fiorentina Rocco Commisso a 'La Politica nel Pallone'. «Abbiamo cominciato con fondi di donazione agli ospedali, ora siamo già arrivati oltre i 700mila euro raccolti e la più grande cosa che abbiamo fatto in Toscana, molte donazioni anche dall'America, oltre 2000 donatori, piccoli e grandi. Una cosa bella, noi alla Fiorentina abbiamo avuto 12 casi e per fortuna stanno tutti bene», ha aggiunto Commisso da New York che ha voluto mandare un «grande grazie a chi sta in prima linea in Italia, ai nostri dottori, infermieri e chi mette la loro vita a rischio e spero che anche al mio paese in Calabria, a Gioiosa Ionica, stanno tutti bene».

«Ripartire? No, non ci si deve allenare perché non è finita. Non dobbiamo andare troppo avanti. Speriamo che presto si arrivi a zero casi in tutta l'Italia, oggi siamo un po' più positivi ma non del tutto, speriamo non arrivi al Sud dove le strutture mediche non sono come al Nord. L'economia in Italia è stata rovinata, ho mandato una lettera ai miei dipendenti e ai giocatori dicendo pensiamo prima alla salute e poi al calcio. Non so se riprenderà questo campionato, c'è una grande probabilità che non si finisca», ha detto.

«La Juventus ha congelato gli stipendi? È una buon iniziativa, la stiamo studiando per il bene della Fiorentina e nostro futuro. Servirà valutare come il calcio italiano potrà andare avanti. Credo che quello fatto dalla Juve sia un esempio. La Fiorentina esce umanamente più forte da questa situazione, adesso ci vuole tempo per riprendere la nostra vita», ha proseguito Commisso.

«Nuovo stadio? Voglio dire ai fiorentini che dietro la società c'è una azienda importante che è la Mediacom. La forza della Fiorentina nasce dalla Mediacom, non tutti hanno questa forza. Vedremo cosa si potrà fare col governo, il calcio è un grande patrimonio. Il primo giorno ho iniziato a parlare di stadi, sono da rinnovare o fare nuovi. In Italia gli impianti sono vecchi perchè costruiti tanti anni fa, siamo in ritardo per quello che vedo negli Usa ma anche in Francia, Spagna, Germania e Inghilterra. Credo che con questa crisi la politica aiuterà noi che vogliamo investire per fare nuovi stadi e ristrutturarli. Una legge nuova si farà. Volevo fare fast, fast, fast ma ho incontrato la burocrazia italiana. Devo fare con le leggi italiane che accetto, ma solo quelle di Dio non si possono cambiare. Siamo in prima linea per aiutare e fare qualcosa in Italia il prima possibile. È importantissimo lo stadio, lo voglio dire forte. Oggi le macchine non sono quelle di novant'anni fa, oggi sono più moderne e veloci. Questa cosa deve essere capita», ha concluso.


Aquilani: "Se oggi fossero rimasti tutti i giocatori presi la Roma potrebbe lottare per la Champions League"

Alberto Aquilani, ex giocatore cresciuto nelle giovanili della Roma, è intervenuto in un intervista su SKY SPORT con un passato anche nel Liverpool, Juventus e Fiorentina. Queste le sue parole:

I 3 giocatori più forti con cui hai giocato insieme o contro?
"Non è facile. Quando mi fanno questa domanda vai in crisi. Totti, Ibrahimovic e Gerrard i più forti con cui ho giocato. Contro Messi, Cristiano Ronaldo e Zidane".

Che vi siete detti nella diretta con Totti?
"Io non sono abituato. La prima diretta che ho fatto è stata quella. Era come se parlassi con un mio amico, non ho pensato ai 10mila follower in collegamento. Con lui c’è sempre una battuta di troppo e fa ridere. Io e lui siamo così. Quando mi chiedono di lui io dico Francesco è questo, è genuino. Lui stava in piscina e io in camera".

Qual è la differenza tra il derby di Roma e quello di Liverpool?
"Il derby è sempre una partita a sé, dovunque si giochi. Io avvicino molto le due città perché c’è molta passione. Un derby che ho vissuto e che forse è superiore ad entrambi è quello di Lisbona. Io sono cresciuto a Roma, per me giocare il derby della Capitale non mi faceva dormire la notte. Una delle giornate più belle della mia vita è quando ho segnato la volta delle 11 vittorie consecutive".

Che cosa ti piacerebbe vedere nella Roma?
"Una delle chiavi è che la Roma cambia troppo e spesso. Nella scelta dei giocatori credo che sia una delle migliori. Se oggi fossero rimasti tutti i giocatori presi la Roma potrebbe lottare per la Champions League. Se ci fosse stata la forza economica di non vendere i giocatori oggi sarebbe stata un’altra squadra".

Chi dormiva di meno tra te, De Rossi e Totti prima di un derby?
"Forse io perché dormire meno di 0 minuti è difficile (ride). Io la sentivo tanto ma allo stesso modo anche loro".

Che ruolo vorresti avere nella Roma?
"Parliamo di favole. Io oggi sono contentissimo in questa società che ha ambizioni che hanno poche in Italia. Io dico che sono legato alla Roma ovviamente. L’affetto rimane come è giusto che sia. Oggi sono un allenatore della Fiorentina e sono contento qui".

Alla Roma come hai visto il divario tra società e piazza?
"Forse è meglio non commentare. La situazione non mi sembra così rosea, soprattutto nel momento in cui Francesco ha lasciato il calcio. Dall’esterno però è meglio non giudicare perché molte situazioni non si conoscono quindi preferisco evitare".


Videoconferenza UEFA, appuntamento mercoledì a mezzogiorno

La Uefa ha convocato per mercoledì a mezzogiorno una videoconferenza con i segretari generali delle 55 federazioni affiliate per fare il punto della situazione dopo lo stop generale imposto dall'emergenza Coronavirus. Come si legge nella nota ufficiale "l'ordine del giorno prevede un aggiornamento sui progressi compiuti dai due gruppi di lavoro creati due settimane fa e il vaglio delle potenziali opzioni per quanto riguarda la riprogrammazione delle partite. Il vertice esaminerà anche gli sviluppi in tutte le competizioni UEFA per club e per nazionali e valuterà i progressi a livello FIFA ed europeo in ambiti quali i contratti dei giocatori e il sistema di trasferimenti".

 


Cairo: "L'abbonato ha diritto a essere rimborsato, dobbiamo studiare le forme"

Urbano Cairo, ha risposto a 'Un giorno da pecora' , in onda su RADIO 1, a una domanda sulle possibilità che, come accaduto alla Juve, vengano ridotti gli ingaggi dei giocatori granata. Queste le sue parole:

 «Ieri ho parlato con alcuni giocatori che mi hanno chiamato responsabilmente. Dobbiamo trovare un punto di incontro perché ognuno deve fare sacrifici. Il Torino in questo momento non incassa nulla, ci deve essere un sacrificio da parte di tutti per uscire da questa situazione e ripartire bene. Io sono fiducioso. L'abbonato ha diritto a essere rimborsato, dobbiamo studiare le forme. Una soluzione potrebbe essere che si possa consentire nella prossima stagione l'ingresso allo stadio gratuitamente per un numero di partite corrispondente a quelle non disputate nel campionato in corso. Potrebbe essere una cosa da fare. L'ho detto già detto, secondo me il campionato è finito. A Wuhan hanno cominciato le misure restrittive il 25 gennaio e le toglieranno credo l'8 aprile, sono due mesi e mezzo di stop. Per noi, con due mesi di stop, si ripartirebbe a fine maggio, sempre che non serva più tempo. Per le squadre vorrebbe dire cominciare ad allenarsi a fine maggio e quindi iniziare le partite a fine giugno, giocare a luglio e agosto. Poi dare un mese di vacanza, un mese per allenarsi e ripartire per il prossimo campionato non prima di novembre. Non si può fare». «Lo scudetto non andrebbe assegnato perché il campionato non è finito e ci sono tre squadre in fazzoletto - ha detto ancora -. Non ho sentito neanche Andrea Agnelli dire che andrebbe assegnato».