Julio Sergio: "Non so come si possa terminare la stagione. Ci sono cose più importanti del calcio"
Julio Sergio, ex portiere della Roma, ha parlato ai microfoni di Football News 24 della Roma e della situazione del calcio italiano:
Come si sta vivendo l’emergenza Coronavirus in Brasile?
“Siamo messi male, la politica fa troppo casino e il popolo soffre. Non c’è un’organizzazione che permetta di affrontare questo momento con sicurezza. Ci sono sempre più casi e più morti, speriamo che il tutto possa essere risolto il più presto possibile".
Come crede si risolverà il nodo campionati?
“Non saprei proprio. Sicuramente, se davvero si dovesse terminare questo campionato, le vacanze saranno annullate. Ci sono anche altri problemi, come ad esempio gli sponsor, i soldi, le persone che non potranno entrare allo stadio e tanto altro, quindi davvero non saprei trovare soluzioni. Credo però che si debba provare a terminare, anche se non so come visto che bisognerà giocare, oltre che al campionato Nazionale, la Champions, l’Europa League e le coppe. È davvero difficile trovare una giusta sistemazione al tutto".
Questa sosta può influire anche negativamente sulle motivazioni o prestazioni di una squadra?
“No, non credo che una squadra possa tornare in campo meno motivata: tutti calciatori sono tutti professionisti. Sicuramente il fatto che torneranno in un momento diverso, inusuale, può influire. Se una società è forte a livello mentale non credo possa avere problemi, sono convinto, però, che ognuno tornerà a modo suo. Non è semplice affrontare una crisi così e poco dopo andare a giocare a pallone.”
Crede che sarebbe giusto emanare i verdetti in base alla classifica attuale, senza dunque proseguire con il campionato?
“Abbiamo vissuto una guerra, se così si può dire, si è fermato tutto, non solo alcuni settori. È qualcosa di mai visto, quindi non credo che sarebbe giusto dare un verdetto ad oggi. Si può anche dare lo scudetto alla Juventus, ma qualcuno allora deve retrocedere e senza avere a disposizione tutti i risultati non sarebbe corretto. Penso che se proprio si dovesse prendere una decisione, la più opportuna sarebbe quella di fermare tutto e tornare in campo dal prossimo anno, senza che succeda nulla. Ricordiamoci che bisogna mantenere vive le società, cosa che è molto complessa".
Nella giornata di oggi, il Presidente della Lazio Claudio Lotito ha proposto di giocare una gara secca contro la Juventus per decretare il vincitore dello scudetto. Può essere una soluzione?
“No, per me non ha senso, non riesco nemmeno a commentarla una cosa così. Quindi, che dobbiamo fare? Giocare tutti una partita secca per vedere chi va in Champions, in Europa League o chi retrocede? Non ha senso. Loro stavano facendo bene, purtroppo, però, ci sono altre cose che sono ben più importanti del calcio come, ad esempio, le persone che perdono il lavoro o i morti. Non ha senso dire «Dato che sono secondo voglio giocare contro la Juve per lo scudetto», il discorso è molto più ampio e complesso, non ha senso".
Da ex portiere della Roma, come vede il lavoro fatto sin qui da Fonseca?
“Iniziare un lavoro non è mai semplice, soprattutto a Roma, dove c’è molta emozione e passione. Secondo me Fonseca è molto bravo, ha un’idea di calcio abbastanza offensiva e questa mi piace molto, riuscire però a introdurla in Serie A, dove la tattica difensiva è molto importante, non è per niente semplice. Prendo come esempio Luis Enrique, lui è un grandissimo allenatore eppure a Roma ha fatto fatica, aveva una mentalità diversa. Il primo anno è sempre di adattamento, anche se in vista del termine della stagione possono fare qualcosa di meglio, ma l’anno prossimo, se dovessero arrivare alcuni rinforzi, possono fare davvero bene".
E che tipo di rinforzi servono?
“Qualsiasi squadra può essere rinforzata, la Roma ha davvero molteplici giocatori di qualità, ma allo stesso tempo tanti giovani con molte responsabilità, quindi non è facile. Ricordo che quando giocavo in Brasile avevo un allenatore che diceva che i giovani guadagnano le partite, non il campionato. L’unica volta che ho visto dei ragazzi vincere un campionato è stato il Santos nel 2002, squadra in cui ero presente. Avere giocatori come Dzeko e Kolarov è importante, fa la differenza, mi auguro che possano rimanere e che nel frattempo arrivi qualcuno, in modo di crescere di qualità".
Come ha visto il modo in cui Totti, De Rossi e per ultimo Florenzi, hanno lasciato la società?
“L’unica cosa che conta nel calcio, come dice Bielsa, è vincere e solo una squadra può farlo. È bellissimo avere giocatori attaccati alla maglia come Totti, lui era anche un fuoriclasse, però c’è bisogno anche di portare risultati, titoli, trofei e soldi. Anche Zidane era fortissimo eppure è stato venduto, lo stesso Kakà al Milan era un fenomeno e lo hanno ceduto. Francesco ha giocato per la Roma fino a 40 anni, che per un giocatore è un’età importante, tutti sapevano che prima o poi avrebbe dovuto smettere e certamente, magari, il tutto potrebbe essere stato gestito diversamente, però è normale che una squadra viva queste cose. La gestione delle situazioni è importante, però non esiste un giocatore che non possa essere sostituito. Un altro Totti? Non ci sarà almeno per i prossimi cento anni, dobbiamo accettare determinate cose cercando di fare arrivare un altro grande campione, o fare crescere bene un giovane, come potrebbe essere Zaniolo. Anche con De Rossi e Florenzi, forse, sarebbe dovuto succedere qualcosa di diverso".
Zaniolo può essere il nuovo Totti?
“Non si può caricare sulle spalle di un ragazzo una responsabilità così grande, Zaniolo le possibilità e le qualità le ha, ma creare un’aspettativa del genere in una piazza come Roma è troppo pensante da gestire. Bisogna aspettare che lui dimostri quello che può fare e, piano piano, arriverà il giorno in cui potremmo parlarne. Ad oggi è ancora troppo presto, è ancora un ragazzo per assumersi certe responsabilità".
Mancini: "Zaniolo? L’avevamo seguito durante l’Europeo U19"
Roberto Mancini, ct dell'Italia, ha parlato in una diretta su Instagram con Christian Vieri. Tra i vari argomenti trattati si è parlato anche del giallorosso Nicolò Zaniolo. Queste le sue parole:
"Il bel calcio in Nazionale non è solo merito mio, i ragazzi hanno creduto di poter fare qualcosa di diverso. Il fatto di aver vinto tante partite ci fa molto piacere. Per vincere devi avere concentrazione e qualità di gioco, è quello che siamo riusciti a costruire nell’ultimo anno. Zaniolo? L’avevamo seguito durante l’Europeo U19 - racconta -, a quel tempo era giovane. Si intravedevano già le sue qualità. Con lui c’erano anche Tonali, Kean e diversi giocatori bravi. Mi son detto ‘Proviamolo’. Nonostante fosse giovanissimo, si vedeva che aveva personalità e forza. La Roma poi è stata brava a farlo giocare. Zaniolo fra due-tre mesi sarà pronto, per agosto-settembre ci sarà in Nazionale. Spero di arrivare agli Europei con tutti i giocatori in forma. Chi è più forte dell’Italia? La Francia è campione del mondo e in questo momento anche più forte di noi, Germania e Spagna stanno ricostruendo. Arriveremo a giocarcela con 5-6 squadre veramente forti. Ce la giocheremo, siamo fiduciosi e ci arriviamo bene".
La Roma svolta a sinistra. Ora l'obiettivo è Firpo
GAZZETTA DELLO SPORT - Junior Firpo, terzino sinistro del Barcellona, è uno degli obiettivi della Roma per la prossima stagione. Acquistato dai blaugrana la scorsa estate dal Betis Siviglia per 18 milioni più 12 di bonus, la Roma vorrebbe inserirsi con una richiesta di prestito con diritto di riscatto, visto che il terzino non costerebbe meno di 25 milioni. Firpo piace anche all'Inter, ma la Roma ha ottimi rapporti col club catalano.
Ai giallorossi, che potrebbero privarsi di Spinazzola, piace anche Biraghi, mentre Santon dovrebbe essere confermato. Sul mercato ci sono Florenzi e Bruno Peres, mentre per Zappacosta la Roma pensa di chiedere al Chelsea il rinnovo del prestito. Sul taccuino di Petrachi, inoltre, figura anche il nome di Faraoni del Verona. Infine, sembra sempre più difficile il riscatto di Smalling dal Manchester United, che chiede almeno 20 milioni. Nel mirino dei giallorossi è finito Vertonghen, in scadenza col Tottenham: il problema è l'ingaggio da oltre 4 milioni di euro.
Primavera ancora in mano a De Rossi
IL TEMPO - BIAFORA - Continuerà la lunga avventura di Alberto De Rossi sulla panchina della Roma Primavera. Dopo un periodo di incertezza su chi avrebbe guidato la formazione giovanile giallorossa, la società di Trigoria e il tecnico classe 1957 hanno deciso di affrontare insieme la diciassettesima stagione consecutiva: la firma sul rinnovo di contratto è soltanto una formalità. L'intenzione di Fienga e Petrachi è di mantenere del tutto intatta l'attuale struttura del settore giovanile (tecnici compresi), rinviando alla prossima stagione un eventuale ingresso di De Rossi nei quadri dirigenziali. Il lavoro del padre di DDR sarà sempre supervisionato da De Sanctis - all'ex portiere sono affidate anche l'Under 18 e la 17 - mentre Bruno Conti manterrà il ruolo di responsabile di tutte le squadre dall'Under 16 in giù.
Intanto ieri Andrea Causarano, Head Of Club Medical della Roma, ha affidato all'Ansa il proprio punto di vista sulla ripresa delle competizioni: «Non ho mai espresso parere sfavorevole alla ripresa degli allenamenti in vista della ripartenza del campionato di Serie A. In queste settimane la Roma ha già lavorato con le strutture sanitarie competenti per attivare tutti i protocolli necessari per la salvaguardia della salute degli atleti, l'auspicio è che tutti affrontino i problemi per trovarne le soluzioni e non per strumentalizzarli».
Fonseca sorride: dietro Dzeko tanti tris diversi. Mercato: nel mirino Vertonghen e Firpo
IL MESSAGGERO - Alla ripresa del campionato, per tentare la rincorsa alla Champions League, il calendario non ammetterà pause. La rosa a disposizione di Fonseca è però ampia, soprattutto nel reparto offensivo dove i calciatori da ruotare nel tridente del 4-2-3-1 dietro Dzeko sono quasi 3 per ruolo: Pellegrini, Mkhitaryan, Pastore, Under, Perez, Kluivert e Perotti, considerando anche Zaniolo.
Capitolo mercato: sarà difficile trattenere Smalling e per sostituirlo la Roma pensa a Vertonghen, col contratto in scadenza col Tottenham. Monitorato il terzino sinistro classe '96 del Barcellona Firpo: se i blaugrana lo cedono in prestito, la Roma è in prima fila.
Calcio sempre più nel caos
IL TEMPO - CICCIARELLI - La ripartenza del calcio italiano si inceppa sul protocollo. Diciassette squadre di Serie A su venti si interrogano sulle linee guida per la ripresa stilate dalla commissione medica della Federcalcio e hanno manifestato le rispettive perplessità in una lettera di venti pagine inviata alla Figc. Un lungo elenco di obiezioni e richieste chiarimenti, con particolare attenzione sulle conseguenze legate a nuovi casi di positività al virus e sulla difficoltà del reperimento dei tamponi. Quest'ultima rischia di dilatare le tempistiche per il ritorno in campo, nonostante il Governo ragioni sulla ripresa degli allenamenti individuali dal 4 maggio e del lavoro di squadra dal 18.
PERPLESSITA' - Soltanto Lazio, Juventus e Genoa restano fuori dalle richieste di chiarimento sulle linee guida della commissione guidata dal dottor Paolo Zeppilli, anche se buona parte dei rilievi sarebbero già stati recepiti dal gruppo di lavoro e sottoposti già il 22 aprile al ministro Spadafora. I nodi restano la difficoltà di rispettare il distanziamento, la sanificazione degli ambienti o le perplessità sul ritiro chiuso. Il Napoli pone il problema delle responsabilità medico-legali, dato che l'Inail ha specificato che il Covid è da considerare "malattia del lavoro". Il Brescia ritiene il protocollo "non sufficiente a tutelare la salute di staff e giocatori", la Sampdoria dice no alla ripresa al 4 maggio - e Ferrero precisa "Meglio l'11 o il 18 ma solo con le rassicurazioni giuste" - mentre Lecce e Bologna sollevano il problema della difficoltà nel reperire i tamponi. Il tema più spinoso però resta quello delle possibili positività al Covid-19 dopo la ripresa. "Come gestiamo la positività di un giocatore - si chiede la Roma - alla vigilia di una partita? Partita rinviata, di quanto?". La società giallorossa però ha precisato all'Ansa che "i rilievi non erano volti alla contestazione del protocollo - ha spiegato il medico sociale Andrea Causarano - ma alla sua ottimizzazione. Il club non ha mai espresso parere sfavorevole alla ripresa degli allenamenti in vista della ripartenza del campionato di serie A".
DIFFERENZE - IL tema dei nuovi contagi ha già visto differenze di approccio anche con la Federazione dei Medici Sportivi, che resta il riferimento del Coni anche nella stesura del protocollo sanitario dello sport italiano che sarà presentato domani a Spadafora. Se venissero accertati casi positivi dopo la ripresa, la Figc prevede due tamponi a distanza di 24 ore per il gruppo squadra e test sierologici dopo 5-7 giorni, mentre per la Federmedici resta l'obbligo di due settimane di isolamento dei contatti ravvicinati. Rispetto alla Fmsi la Federcalcio dispone anche una diversa divisione del gruppo squadra, aggiungendo la distinzione dei "malati lievi" che differiscono per la necessità alcuni esami. Infine i tamponi di controllo, con la Figc che ne prevede due all'inizio mentre la Fmsi ne vorrebbe uno ogni quattro giorni.
RIPRESA ALL'ESTERO - Ieri la Uefa ha chiesto alle federazioni europee di definire in un mese il piano di ripresa dei campionati, comprensivo di date ed eventuali modifiche dei format. La Polonia è già pronta a ripartire il prossimo 29 maggio, mentre la Premier League punta a tornare in campo l'8 giugno e chiudere il campionato il 27 luglio. Intanto il Chelsea ha annunciato che gli ingaggi non saranno tagliati invitando i giocatori a fare beneficenza, mentre l'Arsenal tornerà ad allenarsi domani. In Argentina si valuta l'interruzione definitiva del campionato, con il Boca Juniors che in questo caso verrebbe proclamato campione. In Messico il massimo campionato è in stand by, mentre la seconda serie è stata fermata definitivamente e per i prossimi sei anni saranno bloccate promozioni e retrocessioni. Buone notizie per Junior Sambia, il centrocampista del Montpellier positivo al coronavirus è stato svegliato dal coma e respira da solo.
Il nuovo ruolo di Fonseca e Dzeko, così il club riparte. Mercato: piace il difensore Niakhaté
LA REPUBBLICA - Paulo Fonseca ed Edin Dzeko sono gli uomini della rifondazione romanista. Nel pieno dell'emergenza sanitaria la Roma ha chiesto al bosniaco di contribuire a far capire alla squadra il momento di crisi, ponendolo anche come esempio per il gruppo. Al capitano giallorosso, inoltre, è stato chiesto lo sforzo di rappresentare il club con le iniziative volte a mantenere vivo il marchio. Alle riunioni, organizzate in conference call dai vertici della Roma, con le aziende che sponsorizzano il club hanno partecipato non solo Guido Fienga e Francesco Calvo, ma anche Fonseca e Dzeko.
Capitolo mercato: il ds Petrachi ha messo nel mirino il difensore francese classe 1996 del Magonza, Moussa Niakhaté. Il costo si aggira intorno agli 11 milioni di euro.
Veretout: "Volevo giocare con Totti e DDR"
Jordan Veretout, come molti suoi compagni di squadra, non vede l’ora che la stagione riparta. Alla stampa francese ha dichiarato: «Sono felice di aver scelto la Roma, mi ha convinto la telefonata di Fonseca. Il rammarico? Non aver giocato con Totti e De Rossi».
Coronavirus, Grassani: "Società responsabili, può aiutare un passaporto Covid"
GAZZETTA DELLO SPORT - Al quotidiano sportivo ha parlato l'avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, sulla questione norme, leggi e rischi legati alla ripartenza del calcio. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Tutela sanitaria dei calciatori e di tutto il personale nel periodo degli allenamenti e della futura ripresa agonistica: dove finisce la responsabilità del medico sociale, di quello del lavoro e del club?
«Questo è il vero casus belli. Partiamo con il dire che i club sono sempre e comunque responsabili della corretta predisposizione degli strumenti di lavoro, dell’individuazione di idonei ambienti in cui svolgere la preparazione nonché delle metodiche di allenamento del gruppo. Sarebbe, quindi, molto complicato riuscire a dimostrare l’assenza di responsabilità per Covid-19 in un eventuale giudizio».
[...]
L’Inail ha stabilito che il Covid è una malattia del lavoro e questa aumenta le responsabilità per i club. Si può arrivare a una «nuova idoneità agonistica»?
«La soglia di attenzione delle società prima di ricominciare l’attività dovrà essere massima. Nel calcio l’idoneità prevista dal D.M. 18/02/1982, di norma, vale per una stagione ma nulla impedisce, vista l’eccezionalità del momento e l’invasività del male, di sottoporre i componenti della prima squadra a una moltitudine di accertamenti mirati alla valutazione delle condizioni dal singolo. Tanto prima dalla ripresa quanto durante. Potrebbe, a questo proposito, risultare molto utile la creazione di un “Passaporto Covid 19”, documento individuale sanitario, integrativo della scheda di cui al D.M del 1982, sul quale annotare ogni indagine, comportamento, situazione e reazione ritenuti utili per combattere l’emergenza virus. Aiuterebbe i medici sociali, le autorità di controllo, e i diretti interessati».
Thauvin resta al Marsiglia
E' durata pochi giorni la voce di mercato che tornava ad accostare Florian Thauvin alla Roma. Il centrocampista del Marsiglia ha escluso una sua partenza nella prossima sessione di mercato in una diretta Instagram. "Resto al Marsiglia, la discussione è chiusa - le sue parole - Sapete benissimo cosa rappresenta l'OM per me".
Il centrocampista è tornato anche sull'infortunio alla caviglia che lo ha tenuto ai box per larga parte della stagione: "Sto bene e inoltre ho perso una stagione. Dovrei andarmene ora che andremo in Champions? Sono anni che lotto per questo obiettivo"
Osvaldo: "Totti? Miglior calciatore con cui abbia mai giocato"
Pablo Daniel Osvaldo, ex calciatore della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a TNT Sports. Di seguito un estratto:
"Prandelli? Avevo fatto sei o sette gol nelle qualificazioni, ero il titolare e avevo la maglia numero 10, ma mi lasciò fuori (dai Mondiali 2014, ndr) perché i giornali gli dicevano che io ero argentino e andava convocato qualcun altro. Spero stia passando male la quarantena. Quando mi chiamò per andare al Galatasaray gli dissi che non avrei accettato neanche per 50 milioni. La cosa brutta è stata che ho scoperto di non essere convocato dai giornali, non mi ha neanche chiamato. Ci sono rimasto malissimo, sono finito a piangere, volevo morire perché meritavo di andare in Brasile. Totti? Gli dicevo che secondo me era cornuto, perché non poteva essere così perfetto. Aveva una bella faccia, non voglio dare dettagli, ma era anche ben dotato nelle parti intime. Ed era il miglior calciatore con cui abbia mai a giocato. Aveva solo pregi, non aveva nemmeno l’alito cattivo per dire. E sua moglie…Qualcosa di brutto doveva pur averlo, no? Ma in realtà no, non aveva neanche le corna".
Balbo: "Con Dzeko avremmo fatto una bella coppia"
Abel Balbo è stato protagonista di "A casa dell'ex", nuovo format di Roma TV. L'ex attaccante giallorosso si è raccontato, qui le sue parole:
Come stai vivendo questa situazione?
“Come tutti, mi sto adattando. Stiamo vivendo una situazione difficile, c’è in ballo la vita delle persone, è una cosa seria ma noi rispettiamo le regole e speriamo finisca tutto al più presto. La mia famiglia sta bene, a Buenos Aires ci sono casi, c’è chiusura totale ma si stanno comportando bene, speriamo che riescano a controllare questa pandemia, un conto è difenderla in un paese europeo, un conto in Sudamerica o in Africa dove le condizioni economiche non sono le stesse”.
Si parla della ripresa della Serie A: che ne pensi?
“Sono ottimista, penso sia fattibile ritornare un po’ alla normalità. Il calcio è uno sport ricco, i club possono fare controlli individuali, hanno le proprie infrastrutture e penso che possano permettersi tutte le precauzioni, il calcio può tornare alla normalità”.
Quest’anno hai avuto la possibilità di seguire la Roma in più di un’occasione: che effetto ti ha fatto la Roma di Fonseca?
“Tornare all’Olimpico mi riempie di ricordi, di momenti molto belli che ho vissuto, stare allo stadio è il mio ambiente e sono molto felice quando riesco a vedere la Roma in partite importanti come Juventus o Lazio. La Roma è una squadra che ha avuto alti e bassi, penso che Fonseca sia un ottimo allenatore, è stato sfortunato con gli infortuni e in questi casi è sempre difficile mantenere una certa qualità nel gioco, ha fatto bene e un po’ meno bene, quando si riprenderà dovrà vincere per provare ad andare almeno in Champions League”.
In Serie A, per il momento sei il giocatore straniero con più gol con la maglia della Roma
“Io ne ho fatti 78 e Dzeko 74, sicuramente mi supererà perché spero che giocherà altri anni con la Roma, è un calciatore straordinario e non sono dispiaciuto se lui batterà questi record”.
Avresti potuto giocare anche con Dzeko…
“Sì, l’importante è avere calciatori bravi perché possono giocare con tutti, sono giocatori pensanti che sanno fare tante cose”.
La tua prima avventura alla Roma?
“Nella mia prima esperienza alla Roma, la squadra non era in grado di lottare per il vertice. Io ho giocato in quel periodo ma sono felice di aver fatto parte di quella Roma, abbiamo riso molto”.
Speravi in cuor tuo di tornare alla Roma, come hai fatto?
“Sì, io ho avuto un rapporto molto forte con Sensi, sono andato via la prima volta e pensavo di tornare come dirigente. La vita, invece, mi è stata grata e sono tornato con Batistuta e abbiamo vinto lo scudetto”.
Una storia a lieto fine…
“Sì, era impensabile e sono felice che la mia carriera italiana sia finita con lo scudetto”.
Un ricordo in particolare che ti lega alla Roma?
“Ne ho tanti, come il 3-0 alla Lazio. La squadra era meno forte ma c’era più unione, Sensi era come un padre per me. Ora il calcio è cambiato, i soldi lo hanno peggiorato e i rapporti sono più freddi. Quel derby è stato bellissimo, ci davano tutti per spacciati, il punteggio poteva essere anche più ampio, è stata una grande soddisfazione per noi. È stato un ricordo molto bello”.