Grandi manovre verso i gol
IL MESSAGGERO - La situazione di emergenza dovuta al coronavirus non permette ancora di programmare un ritorno in campo delle squadre di serie A. La mancata conclusione del campionato porterebbe a conseguenze nefaste dal punto di vista economico per il nostro movimento. Per questo il presidente federale Gabriele Gravina sta cercando una soluzione con l'assenso di UEFA e FIFA. Il numero uno della FIGC lo ha ribadito ieri al termine di una riunione svoltasi con la commissione medica federale presieduta dal professor Paolo Zeppelli.
Intanto i club di serie A sono divisi in due fronti: quello favorevole al ritorno in campo, capitanato da Lotito e di cui fanno parte anche Napoli, Roma, Verona, Bologna, Sassuolo, e Lecce, e chi invece preferirebbe chiuderla qui, Torino in testa.
C'è poi la questione dei protocolli medici da seguire una volta che si sarà tornati in campo: dovranno essere allo stesso tempo fattibili, rigorosi e precisi.
Smalling e Micki, assist della Fifa per la conferma
IL MESSAGGERO - CARINA - L’input della Fifa di estendere i contratti in scadenza al 30 giugno sino al termine dei rispettivi campionati è un assist per la Roma. A Trigoria il pensiero, aspettando il rientro di Zappacosta, è andato immediatamente a Smalling e Mkhitaryan. Arrivati in prestito quest’estate, ora Fonseca ha la certezza che potrà contare su di loro sino alla fine della stagione. Per quanto riguarda la loro permanenza anche per il prossimo anno, le possibilità sono al momento remote. L’ipotesi che potrebbe concretizzarsi è quella di un altro anno di prestito dell’armeno, se rinnovasse con l’Arsenal (il suo contratto scade nel 2021). Fondamentale per fare almeno un tentativo è centrare l’accesso in Champions League. Se all’obiettivo europeo si abbinasse poi la spalmatura delle ultime 3 mensilità dell’intera rosa nel nuovo esercizio finanziario, le possibilità aumenterebbero. Per marzo, intanto, la squadra è disponibile a rinunciare al 70% dell’importo.
Dzeko sempre più al centro della Roma. E sempre più… papà
LA GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Edin Dzeko è sempre più un leader della Roma. Anche quando non si gioca, tutto passa dall’uomo che ha ereditato la fascia di capitanoda Alessandro Florenzi. In questo momento il bosniaco, ancor più felice di prima per l’annuncio della moglie della dolce attesa di un’altra bambina, in arrivo a settembre, sta lavorando e non solo su se stesso. Nella sua villa si allena, ma insieme a Pellegrini e Kolarov sta anche portando avanti la trattativa con la società per il taglio agli stipendi. La trattativa vera e propria deve ancora partire, ma un’intesa di massima c’è: i giocatori rinunceranno al 60% (forse anche 70%) dello stipendio di marzo, spalmando poi quelli di aprile, maggio e giugno sul prossimo esercizio finanziario.
La Serie A prepara la ripartenza
LA GAZZETTA DELLO SPORT - La data segnata in rosso sui calendari dei tifosi per tentare di sfuggire un po'alla triste realtà portata dal Coronavirus è quella del 4 maggio, in cui si prevede la ripresa degli allenamenti. I calciatori che hanno lasciato l'Italia per ricongiungersi con le proprie famiglie dovranno trascorrere un ulteriore periodo di quarantena, e se l'Inter a partire da domani ritroverà tutti gli 'stranieri', Godin a parte, Milan e Juventus dovranno aspettare la prossima settimana per Ibra e CR7. Già tutti nella Capitale, invece, i calciatori della Roma.
La pausa ha permesso ad alcuni club di affrontare con più calma la questione recupero dagli infortuni, soprattutto in relazione ai giocatori chiave. Per la Roma c'è Zaniolo, alle prese con il recupero dall'infortunio al legamento crociato.
In ritiro per scattare. Controlli e ripresa: squadre al lavoro in "luoghi chiusi"
LA GAZZETTA DELLO SPORT - Un ritiro in pieno stile 'estivo': questo è ciò che raccomandano dalla Commissione medica della Federcalcio in vista della ripresa degli allenamenti. Una sorta di preparazione isolata, non solo per i calciatori ma per tutto lo staff, con controlli precisi e circostanziati soprattutto per quanto riguarda l'apparato respiratorio e quello cardiovascolare, per evitare brutte sorprese. E gli arbitri non sono esclusi dal protocollo stilato dagli specialisti.
Il nodo resta quello del rispetto della distanza tra le persone una volta che si tornerà a giocare: la data più gettonata è quella del 24 maggio con la possibilità di slittare di una o due settimane.
Il protocollo resta aperto a modifiche, tanto che sono attese entro venerdì tutte le osservazioni delle parti in causa - calciatori e allenatori in primis - da presentare alla Commissione medica.
La Roma tra prestiti e parametri zero: piace Bonaventura
CORRIERE DELLA SERA - VALDISERRI - Nessuno sa se e quando i campionati ricominceranno, ma tutti stanno programmando la “ripartenza”. In prima fila la Fifa, che cerca di armonizzare le diverse esigenze. Sul tavolo ci sono la durata dei prestiti in scadenza il 30 giugno e il taglio degli stipendi. In che posizione si trova la Roma? In rosa ci sono 4 giocatori in prestito. Smalling, uno dei migliori difensori di questa Serie A, sarà difficile da trattenere per le alte richieste del Manchester United. Mkhitaryan ha giocato poco, ma quando lo ha fatto è stato decisivo. Kalinic tornerà all’Atletico Madrid. Zappacostaresterà solo se il Chelsea accetterà di prolungare il prestito. Ecco dunque che il mercato dei parametri zero si fa interessante per i giallorossi. Bonaventura, 30 anni, in uscita dal Milan, è più credibile di Pedro, in scadenza con il Chelsea. Da Trigoria sarebbero pronti ad offrire 2 milioni a stagione al centrocampista italiano.
La politica in tackle: scudetto ai primi. E' solo l'antipasto delle cause future
CORRIERE DELLA SERA - L'idea è partita dai senatori Pier Ferdinando Casini e Valeria Fedeli, che hanno proposto al Ministro per le Politiche Giovanili e per lo Sport Vincenzo Spadafora di assegnare i titoli dei campionati sospesi alle squadre che si trovavano in testa alle classifiche nei rispettivi campionati al momento dello stop. Questo per quanto riguarda tutti gli sport: dal basket al volley, passando per il calcio.
Se una decisione del genere creerebbe perplessità già per quanto riguarda il mondo del pallone, ancor più scalpore susciterebbe in un campionato come quello di pallacanestro, che per l'assegnazione del titolo già prevede la fase dei playoff.
L'ultimo ad esprimere la sua in tal senso è stato Galliani, a.d. del Monza, che ha minacciato conseguenze legali qualora il club brianzolo, attualmente in vantaggio di 16 punti sulla seconda, non venisse promosso dalla C alla B. Solo il campo metterebbe tutti d'accordo.
Nel frattempo la Federazione medici sportivi ha dettato le linee guida per l'eventuale ripresa: esami diagnostici per giocatori ed arbitri già positivi, e ritiri blindati in centri sportivi sanificati.
La seconda vita di De Rossi
IL TEMPO - AUSTINI - Il mondo ha problemi più importanti da risolvere. Ma tra bollettini di guerra, paure e speranze ci sono storie di vita che si sono interrotte in un momento chiave. Prendiamo il caso di Daniele De Rossi, reduce dall’esperienza al Boca Juniors e pronto a scrivere un libro tutto nuovo: la seconda vita da allenatore. La bandiera giallorossa ha deciso di tornare in Italia per stare vicino alla figlia più grande e sta vivendo a Roma la sua quarantena. Il biondo di Ostia era pronto ad iscriversi al corso da allenatore “Seconda Categoria Uefa A” che gli avrebbe consentito di ottenere l’abilitazione per guidare una squadra in Primavera o in Serie C. La sua idea dunque è quella di partire dal basso, per poi salire più in alto iscrivendosi qualche mese dopo, come da regolamenti, al Master di Coverciano (Uefa Pro). Ora ovviamente è tutto fermo e c’è l’ipotesi che, quando si ripartirà con le lezioni, i tempi saranno ridotti, per ottenere il patentino in tempi più brevi. Ma dove allenerà? L’ipotesi Roma non può che far parte delle opzioni, a maggior ragione se il papà Alberto decidesse davvero di chiudere il suo lungo cammino al timone della Primavera. Al momento però non risultano contatti tra Daniele e la dirigenza di Trigoria, con la quale non si è lasciato bene.
Campionato in bilico, protocollo tra Figc e medici: possibile ripresa il 4 maggio
IL TEMPO - CICCIARELLI - La Federcalcio continua i lavori per completare il campionato: ieri si è riunita la Commissione medica federale per definire di un protocollo di garanzia per la ripresa dell'attività, con le linee guida per la composizione delle squadre, il monitoraggio diagnostico e i protocolli riguardanti i soggetti contagiati. «Se e quando dovessimo avere luce verde per una ripartenza - ha spiegato il presidente Figc Gravina - il mondo del calcio deve farsi trovare pronto».
Se l'ok per gli allenamenti arrivasse il 4 maggio si potrebbe tornare a giocare il 31 maggio o il 7 giugno, completando il campionato entro metà di luglio, con le coppe europee in agosto e il nuovo campionato dal 12 settembre. In alternativa possibile un concentramento a Roma con tutte le squadre per finire l'annata o lo slittamento della stagione sull'anno solare invece che sportivo. Contro la ripresa si è schierato il Brescia per «rispetto della triste realtà bresciana», in un comunicato rivolto agli abbonati in cui è stato annunciato anche l'accordo per il taglio degli stipendi.
Infantino: "Il calcio non è la priorità ora, si giocherà quando si potrà"
Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha parlato nel corso di una diretta Instagram con il Fenomeno Ronaldo:
“Nessuno si aspettava quello che è successo, non eravamo pronti. C’è gente che soffre, che muore. E vediamo che ancora tanta gente non ha capito la situazione. In Italia i numeri sembrano scendere, ma solo perché sono state prese le giuste misure. Bisogna tenere duro e stare a casa, rispettare il prossimo. Lo sport? Vogliamo tornare a giocare, ma oggi la salute è la priorità. Per la prima volta il calcio non è più la priorità numero uno. È triste ma è così. Il calendario? Bella domanda. Prima c’è la salute, fino a che c’è un rischio non si gioca, se bisogna aspettare di più lo faremo. Non dobbiamo mettere a rischio la vita delle persone per una partita di pallone. Giocheremo quando potremo, forse a luglio, forse ad agosto. Non è giusto per quelli che lottano e soffrono in questi giorni parlare di giocare il prima possibile, non è giusto”.
IFAB, ecco le nuove direttive per la prossima stagione
L'IFAB, International Football Association Board, ha diramato una lista di nuove regole che entreranno in vigore o alla ripresa dei campionato o, nel caso non si tornasse a giocare, nella prossima stagione. Tali regole, come riferisce l'Ansa, sono:
- Gli arbitri verranno richiamati al Var più spesso perché esosrtati a controllare tutte le azioni soggettive.
- L'audio delle conversazioni con la sala degli assistenti al video non verrà fatto ascoltare.
- Per il fallo di mano si stabilirà che se la palla colpisce la spalla non ci sarà alcun intervento dell'arbitro, ma se colpisce il gomito verso il basso invece sì. Per determinare chiaramente quando è fallo di mano, il limite del braccio è nel punto inferiore dell'ascella.
- Nel caso in cui l'attaccante tocchi involontariamente la palla con la mano, verrà penalizzato solo se la giocata si concretizza subito con un gol o se l'attaccante o la sua squadra ne sono favoriti.
- Sull'esecuzione dei calci di rigore, se il portiere si muove prima al momento della battuta ma la palla non entra in porta o colpisce il palo o la traversa, il tiro non verrà ripetuto, a meno che l'infrazione del portiere non abbia chiaramente influenzato il tiratore.
- Eventuali cartellini gialli sventolati durante la partita non saranno presi in considerazione nella lotteria dei rigori. Se un giocatore prende un giallo durante i 120' e uno nella lotteria dei rigori, non verrà espulso. Nel caso in cui il portiere e il tiratore vìolino contemporaneamente le regole, sarà penalizzato il tiratore. Se un giocatore non rispetta la distanza obbligatoria di 4 metri quando il pallone è a terra verrà ammonito.
Veretout: "A Roma mi trovo molto bene. Il primo gol all'Olimpico un'emozione molto forte. Mi piacerebbe vincere con questa maglia"
Jordan Veretout, centrocampista della Roma, si è concesso ad una lunga intervista per il sito ufficiale della società giallorossa:
Chi era Jordan da bambino?
“Ero un bambino tranquillo, mi piaceva tanto il calcio, ci giocavo anche da solo a casa. I miei genitori mi hanno regalato una palla appena ho iniziato a camminare, me l’hanno messa subito tra i piedi e io ho iniziato a calciarla. Ci giocavo in camera, in salone e mi capitava di rompere delle cose. Abitavo in un paese piccolo in cui ci conoscevamo tutti e nel pomeriggio giocavo insieme ai miei amici e tornavo a casa sempre sporco. Da piccolo mi piaceva solo il calcio, poi con il tempo ho iniziato a seguire anche altri sport come tennis, basket, pallamano”.
A che età hai iniziato ad andare a scuola calcio?
“Ho iniziato a cinque anni, con la squadra di Ancenis, dove sono nato. A 10 anni sono andato al Nantes. Ancenis si trova praticamente a metà strada tra Nantes e Angers dove ci sono due squadre di alto livello. I miei mi hanno chiesto dove preferissi andare a giocare e ho scelto il Nantes che era la squadra per cui tifavo, avevo la stanza piena di poster. Già seguivo la League 1, il sabato sera guardavo le partite. Quelle della domenica sera invece non potevo vederle perché il lunedì mattina dovevo andare a scuola. Del Nantes ricordo bene il campionato vinto nel 2001, avevo otto anni ed ero allo stadio nella partita decisiva contro il Saint-Etienne. È stata una bella festa”.
Chi era il tuo idolo?
“Mi piaceva tutta la squadra del Nantes, ma in particolare Marama Vahirua, mi piaceva la sua esultanza col gesto della pagaia. Seguivo Stéphane Ziani che poi è stato anche mio allenatore. Anche Eric Carrier. Poi più da grande ho iniziato ad ammirare anche Xavi, Andres Iniesta e Cesc Fabregas”.
A che età hai esordito col Nantes in prima squadra?
“A 18 anni, in League 2. L’allenatore era Landry Chauvin, uno che puntava molto i giovani e sulla loro crescita. Mi ha aiutato tanto, mi faceva giocare anche quando probabilmente non lo meritavo, aveva grande fiducia in me. Un altro allenatore che è stato molto importante per la mia crescita è stato Michel Der Zakarian. Lui aveva un approccio diverso, si concentrava molto sulla fase difensiva. Prima di lavorare con lui io pensavo solo a giocare verso la metà campo avversaria, ma il calcio e in particolare il ruolo di centrocampista è anche copertura. Nei tre anni con lui sono diventato più completo. Sotto la sua guida siamo risaliti in Ligue 1”.
Sei rimasto molto legato a tutti tuoi allenatori vero?
“Sì, tutti mi hanno aiutato, da Ziani che mi ha fatto crescere per arrivare in prima squadra, fino a Remi Gard nell’anno all’Aston Villa e poi Cristophe Galtier quando sono andato al Saint-Etienne. Galtier in particolare era molto bravo a parlare alla squadra e a gestire un gruppo. Devo ringraziare tanto anche Stefano Pioli che ha capito subito il mio modo di giocare, così come io ho capito come lui voleva che giocasse la squadra. Mi ha anche aiutato a capire la cultura italiana e le differenze rispetto a quella francese”.
Quasi tutti i grandi calciatori francesi finiscono a giocare nei campionati esteri: per un giovane, come è vissuta questa prospettiva?
“Squadre forti a cui puntare ci sono anche in Francia, io personalmente sono andato all’estero anche per conoscere altre culture. Credo che non si debba andare via da troppo giovani, ma quando si è pronti secondo me bisogna partire per maturare ancora di più e velocemente”.
Che ricordo hai della vittoria nel Mondiale Under 20?
“Il 2013 è stato bellissimo per me, perché con il Nantes siamo saliti in League 1 e poi è arrivata la Coppa del Mondo under 20 in Turchia. Avevamo una squadra fortissima, ci eravamo fissati l’obiettivo di vincere e lo abbiamo fatto. C’erano giocatori come Paul Pogba, Geoffrey Kondogbia, Alphonse Areola, Kurt Zouma, Samuel Umtiti, Lucas Digne, Florian Thauvin. Abbiamo vinto sul campo ma anche fuori. Siamo stati insieme quasi due mesi ed eravamo molto uniti, questa è stata la nostra forza oltre alla consapevolezza del nostro livello”.
L’anno in Premiere League invece non è stato positivo a livello di squadra. A livello personale com’è stato?
“Per l’Aston Villa è stato un anno negativo, terminato con la retrocessione, ma per me è stata comunque un’esperienza positiva. Ho giocato, ho scoperto un altro Paese, un altro campionato, un’altra cultura. C’erano anche aspetti negativi però. Quando ero a Nantes avevo tutta la famiglia con me, in Inghilterra mi sono ritrovato solo con mia moglie e nostra figlia di 15 giorni. In quella situazione o maturi velocemente o rischi di perderti. Poi abbiamo perso tante partite e rientrare a casa ogni volta dopo una sconfitta era pesante. In più a Birmingham il tempo era quasi sempre brutto, mia moglie non si trovava benissimo quindi al termine della stagione ho preferito tornare in Francia, al Saint-Etienne. Lì sono stato bene per un anno, ma avevo di nuovo voglia di un’esperienza all’estero, cercando di evitare qualche errore commesso in quella precedente. La Fiorentina mi ha cercato e ho pensato che Firenze fosse una buona occasione. E lo è stata, visto che mi trovo molto bene in Italia”.
A Firenze hai vissuto due anni positivi sul campo ma anche il grande dolore per la scomparsa improvvisa di Davide Astori. Come si riparte come squadra da una tragedia del genere?
“La prima settimana è stata difficile, Astori aveva una grande personalità, era il capitano. Quando sono arrivato in Italia e non parlavo la lingua lui mi ha aiutato moltissimo. Quello che noi compagni ci siamo detti per ripartire è che lui era un guerriero sul campo e noi dovevamo diventare come lui. E così abbiamo vinto una partita, due, tre, quattro, cinque, sei consecutive. La vita è andata avanti ma lui è ancora dentro di noi. Ancora oggi io penso spesso a lui. Dobbiamo vivere per lui, se oggi do tutto sul campo è anche perché sono ispirato da un capitano come lui, che metteva tutta la sua grinta negli allenamenti e nelle partite. Della prima partita giocata senza di lui contro il Benevento ho una foto a casa di tutti noi della Fiorentina a terra dopo la fine dopo il triplice fischio. Eravamo travolti dalle emozioni”.
Quest’estate sei arrivato alla Roma. Come ti trovi con mister Fonseca?
“Mi trovo molto bene, quando per la prima volta mi ha chiamato mi ha convinto del fatto che mi volesse e sono contento di essere venuto a Roma, in una grande squadra, con grandi tifosi e un grande allenatore come lui che mi ha già aiutato e potrà solo farmi crescere di più”.
La tua prima giocata che è rimasta impressa ai tifosi giallorossi è l’azione che ha portato al gol vittoria di Dzeko a Bologna
“Sì quella di Bologna è stata una bella azione, ma non è stata l’azione di Veretout, è tutta la squadra che ha fatto l’azione”.
Poi contro il Napoli è arrivato il tuo primo in gol all’Olimpico, dal dischetto. Cosa hai provato in quei momenti?
“È stata un’emozione molto forte, fare un gol allo Stadio Olimpico davanti ai tifosi della Roma è bellissimo, poi contro una grande squadra lo è ancora di più. Ricordo che quando Edin mi ha dato il pallone per calciare il rigore, ho guardato subito Kolarov perché il rigorista era lui. Ne aveva sbagliato uno nel primo tempo e mi ha detto ‘Vai Jordan!’. Prima di calciare mi sono passate mille cose per la testa ma alla fine è andata bene”.
Ora che il calcio si è fermato, come quasi tutto il resto, come stai vivendo le tue giornate?
“Ora ho più tempo da passare con la mia famiglia, mi piace molto stare a casa con loro perché per tutto l’anno viaggio tanto per il calcio e un aspetto positivo di questa emergenza è il poter passare più tempo con loro. Ovviamente spero che tutto si risolva al più presto, che si possa tornare a giocare e soprattutto che si possa porre fine al pericolo del Coronavirus, però cerco di godermi il tempo che posso passare con la mia famiglia”.
Cosa ti manca di più della vita normale?
“Mi manca giocare a calcio perché è la mia passione e lo faccio da sempre. La mia vita è questa: la famiglia e il calcio. Quando manca una delle due cose è difficile. Mi manca tanto andare al campo di allenamento, parlare con i miei compagni, giocare a calcio. Anche i miei parenti in Francia ora sono nella nostra stessa situazione, stanno tutti bene ma come noi non possono uscire. Dico a tutti di restare a casa il più possibile perché è pericoloso uscire”.
Hai seguito le attività di Roma Cares di questi giorni?
“Sì, sono molto felice della mia Società, ha fatto delle cose molto importanti per Roma e per i suoi cittadini. Un atteggiamento come questo ci rende orgogliosi”.
È difficile doversi allenare da soli?
“Sì, molto ma lo dobbiamo fare per forza. Spero che la situazione migliori al più presto perché allenarsi da soli non è facile. Una settimana va bene, ma dopo 15 giorni o tre settimane diventa dura. Però ci aiuta il fatto che siamo seguiti quotidianamente con i programmi dello staff. Io svolgo il lavoro a volte la mattina, altre il pomeriggio, dipende dalla giornata. Ho il tapis roulant e anche altra attrezzattura che ci è stata messa a disposizione”.
E con l’alimentazione come siete organizzati?
“Il nostro nutrizionista Guido Rillo manda programmi settimanali per non farci prendere peso. Tutti i giorni dobbiamo pesarci per aggiornarlo. La Società, lo staff tecnico e quello medico ci seguono sempre, tutti i giorni: come passiamo la giornata, come abbiamo fatto l’allenamento, sono sempre presenti”.
Da calciatore, che effetto fa sapere che tutto il calcio mondiale è fermo?
“È strano. Da un lato dà la portata della gravità della situazione, dall’altro ti cambia la quotidianità anche a casa. Io sono abituato a guardare sempre partite e ora non c’è una parte del mondo in cui ce ne siano”.
Non guardando il calcio, come passi il tempo?
“Guardo ancora più serie tv, mi piace molto. In questi giorni ho guardato Validé, una serie francese, racconta di un giovane che deve entrare nel mondo della musica con tutte le difficoltà che questo comporta. Io so cosa vuol dire provare a emergere nel mondo del calcio e trovo interessante scoprire come si vive questa situazione nel mondo della musica. Altre serie che ho visto e mi sono piaciute sono Peaky Blinders, Games of Thrones, Power e Gomorra”.
Invece con i videogiochi come te la cavi?
“Qualche volta con i miei amici francesi ci sfidiamo a FIFA, ma non sono un grande giocatore. Facciamo vari campionati, in quello italiano ovviamente scelgo la Roma”.
Pensando al futuro anche dopo il calcio: prevedi di tornare in Francia?
“In Italia sono molto contento, mi trovo molto bene. Per il momento tornare in Francia non è una mia priorità. Spero di restare più a lungo possibile a Roma perché mi piacerebbe vincere qualcosa con questa maglia. Sarebbe la cosa più bella”.