Coronavirus, Ceferin: «Pronti a giocare senza spettatori»
CORRIERE DELLA SERA - Obiettivo terminare la stagione sportiva. Aleksandar Ceferin detta le linee guida del calcio europeo per quando sarà superata l'emergenza coronavirus. Il presidente dell'Uefa è tornato a parlare della ripresa delle attività. Questo uno stralcio dell'intervista rilasciata dal numero uno della federazione europea al quotidiano milanese:
La Uefa che lei dirige ha dovuto rinviare Euro 2020, coppe e campionati sono fermi. Terminerà la stagione?
La priorità è la salute di tifosi, giocatori e dirigenti. Sono ottimista di natura, credo ci siano opzioni che ci possono permettere di ricominciare campionati coppe e portarli a termine. Potremmo dover riprendere senza spettatori, ma la cosa più importante credo sia giocare le partite. In tempi così duri si porterebbe alla gente felicità e un certo senso di normalità anche se le partite saranno solo in tv.
Molti sport hanno chiuso le stagioni in anticipo, perché il calcio non fa lo stesso?
È presto per dire che non possiamo completare la stagione. L’impatto sarebbe terribile per club e leghe. Possiamo terminare, ma dobbiamo rispettare le decisioni delle autorità e aspettare il permesso per tornare a giocare.
La serie A potrebbe “riaprire” gli allenamenti il 4 maggio. È giusto tornare in campo con l’emergenza in corso?
Tutte le attività si stanno organizzando per ricominciare, tutti hanno bisogno di ritrovare le loro vite. Se le misure di sicurezza verranno rispettate e se le autorità daranno luce verde, gli allenamenti potrebbero riprendere come il resto. Per le gare servirà un ulteriore consenso.
In futuro il timore è di avere stadi vuoti, perché si avrà paura di stare a contatto. Il calcio diventerà virtuale?
Le misure saranno per un periodo limitato, nel tempo si tornerà alla normalità. Vedremo ancora stadi pieni, ne sono certo.
Pensa sia possibile (se necessario), come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina, terminare la stagione anche tra settembre e ottobre o entro il 2020?
Lo vedo abbastanza difficile, avrebbe un impatto pesante sul calendario della stagione 2020-21.
Chi decide di non terminare la stagione, come vorrebbe fare il Belgio, sarà escluso dalle prossime coppe?
Decisioni del genere non vanne prese da soli. Il calcio è interconnesso, abbiamo visto quanto è importante che Uefa e leghe lavorino in buona cooperazione. Il Comitato esecutivo prenderà in esame i casi.
Se non si riuscisse a riprendere, quale sarà il danno economico per la Uefa e il calcio?
I campionati sono la base dei ricavi per i club a livello nazionale. Se completati, le conseguenze finanziare saranno limitate. La Uefa invece perderà tanti soldi per aver posticipato Euro 2020.
I bilanci dei club andranno in rosso. Pensa che il Fair play finanziario sia troppo stringente così com’è?
Abbiamo già sospeso alcune condizioni, ma non rottameremo il fair play finanziario. Ha portato tanti benefici, però deve essere un aiuto, non un ostacolo: saremo flessibili.
La Fifa vuole estendere i contratti fino al termine della stagione e pensa ad ampliare il mercato. Non crede che il mercato sia troppo lungo?
Dobbiamo dare maggiore flessibilità a club e giocatori. Mi sembra che estendere la finestra per il calciomercato sia una buona opzione.
Speranza: "Con 400 morti al giorno, far ripartire il calcio è l'ultimo dei problemi"
Roberto Speranza, ministro della salute, è intervenuto sulle frequenze di Radio Capital, nel corso della trasmissione Circo Massimo. Queste le sue parole:
"Far ripartire il campionato di calcio? Con più di 400 morti al giorno, con sincerità, e parlo anche da tifoso, questo è l'ultimo problema di cui possiamo occuparci. Le priorità del Paese sono altre. Abbiamo tutti insieme approvato le norme perché il 4 maggio sia una data attorno alla quale dobbiamo costruire questa fase 2 – ha detto Roberto Speranza -. Mi auguro che al più presto ci possa essere un incontro tra le forze sociali e con loro irrobustire il documento del 14 di marzo che ci ha aiutato in queste settimane difficili per avere sicurezza nei luoghi di lavoro". Ma per il ministro della Salute non si può ancora parlare di un ritorno alla normalità: "Voglio essere chiaro su un punto: la battaglia non è vinta.Ciascuna di queste mosse è un pezzo di un disegno che il governo sta mettendo in campo. Non dico che ci sono miracoli, la vera mossa sarà il vaccino".
La Serie A non ripartirà: al Governo la scelta di un salto nel buio
LIBERO - LORENZINI - Dopodomani il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e quello della Salute, Roberto Speranza, si riuniranno con tutto il mondo del calcio per deliberare se il 4 maggio i calciatori potranno tomare ad allenarsi. Eppure, il campionato di serie A che la Figc sta tentando di ultimare entro fine luglio rischia di non ripartire proprio in base alle regole che la commissione medico-scientifica varata dalla stessa Federazione ha trasmesso al governo. Nelle 47 pagine di indicazioni a squadre e arbitri, che vanno come sappiamo dallo screening preventivo (visite, rilievo della temperatura, tamponi e indagine sierologica tra le 96 e le 72 ore precedenti al primo allenamento) al maxi ritiro chiuso per «l'intero gruppo squadra» (calciatori, staff, dirigenti), c'è un passaggio fondamentale, che riguarda la questione sulla bocca di tutti: "E se uno risulta positivo?".
UN CONTAGIATO Il protocollo recita: «In caso di accertata positività del soggetto, nei confronti dei suoi contatti stretti (verosimilmente tutto il gruppo squadra nel caso si tratti di uno dei componenti), si procederà a: isolamento fiduciario con sorveglianza attiva; ripristinare tutte le misure più "rigide" di distanziamento e sospendere temporaneamente gli allenamenti di gruppo fino alla ripetizione dei test molecolari rapidi (2 test a 24 ore di distanza) e sierologici e verificare la loro negatività. I test sierologici saranno ripetuti entro 5-7 giorni». Tradotto, la squadra si ferma sette giorni (o fanno allenare e scatenano un focolaio?), si rifanno i tamponi e i test sul sangue e si attende l'esito. Che lotti per lo scudetto o per salvarsi. Pare normale immaginare che, se la positività di un calciatore avviene a campionato già ripreso diventerà un caos. Oltre alla sua squadra, logica vorrebbe che dovrebbe fermarsi anche quella contro cui il contagiato ha magari giocato pochissimi giorni prima, perché sappiamo che il calendario sarà molto compresso, con 12 giornate più quattro recuperi di serie A e le due semifinali e la finale di Coppa Italia: in due mesi. Dunque? Si blocca ancora il campionato? Lo scenario e le polemiche potete immaginarli. E un salto nel buio. E a spiegare che l'isolamento delle squadre potrebbe non bastare a mettere tutti al riparo è l'esperienza del presidente del Brescia, Massimo Cellino: «Dopo due settimane di quarantena a Cagliari sono stato in ospedale per controlli. E uscito fuori che mia figlia ha avuto il virus, mio figlio no, ma io ce l'ho in atto. Il tampone era negativo, me l'ha detto il test del sangue». E attacca:«Ricominciare la serie A? Assurdo». E vero che la ripartenza del calcio va programmata, è un traino economico e sociale, ma (sulle pagine del Corriere) Maurizio Casasco, capo della Federazione Medici Sportivi, fa eco a quanto aveva detto a Libero Enrico Castellacci (ex medico della Nazionale e presidente della Libera associazione dei medici del calcio): «Occhio a non sbagliare i tempi della ripartenza. Se emerge di nuovo un positivo su chi ricade la responsabilità giuridica? E a livello assicurativo?». Le linee guida studiate per la serie A creano perplessità e malumori sia per la B e la C (il presidente Ghirelli, fa capire che mancano i fondi per garantire i maxi ritiri di tutti i club) sia fra i medici: nelle serie minori molti di loro non sono contrattualizzati, seguono la squadra come lavoro part time e quindi diventerebbe problematico andare due mesi in ritiro. Con la possibilità di diverse dimissioni dall'incarico.
PRIVILEGIO TAMPONI Per non parlare dei tamponi, ferita ancora aperta fra i comuni cittadini e le molte categorie (come gli operatori sanitari) che da settimane combattono il Coronavirus in prima linea e che se li sono visti negare. La Figc si ostina a dire che non ci saranno linee preferenziali, ma sarà difficile far digerire ai tifosi che, a conti fatti (ipotizzando un "gruppo squadra" composto da 50 persone), per la serie A saranno disponibili 2000 tamponi subito pur se comprati dai club e rapidamente altre centinaia nel caso di positività o sospetti: un mercato privato della salute che già ha causato polemiche a Prato e al San Raffaele di Milano, dove venivano effettuati a prezzi dai 102 ai 120 euro, bypassando la procedura in vigore che lasciava alle aziende ospedaliere il compito di valutare caso per caso la necessità del test.
Vigorelli, ag, Zaniolo: "Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico"
Claudio Vigorelli, agente di Nicolò Zaniolo, ha rilasciato alcune dichiarazioni al portale tmw.com. Queste le sue parole:
Nicolò Zaniolo è un giovane affermato.
“La sua prima parte del campionato è stata fantastica, ha confermato quanto di buono aveva fatto vedere l’anno prima. Ripartirà da quella straordinaria azione contro la Juve che gli è costata l’infortunio, chiaramente con un finale diverso. Quello sarà il punto di ripartenza. È caduto e adesso si è rialzato. Comincia il conto alla rovescia. Ma niente ansia di ricominciare. Le sfide non spaventano certo Nicolò, uno che a diciannove anni ha esordito contro il Real Madrid”.
Ci sono già delle voci su un possibile rinnovo di contratto. Ne state davvero parlando con la Roma?
“Non è il momento di parlare di rinnovi o situazioni di mercato Bisogna prima tornare alla normalità e superare questo brutto momento dovuto al Covid-19. Poi quanto sarà importante Nicolò per la Roma lo vedremo più avanti, ma oggi non è il momento di parlare di un eventuale rinnovo del contratto o di mercato anche perché Nicolò ha trovato il giusto ambiente per emergere con una società che crede in lui e un pubblico fantastico che lo ha da subito amato. Intanto voglio credere alla ripresa del campionato, mi auguro che si torni in campo. E che tutto avvenga con le dovute precauzioni. Senza forzature che potrebbero risultare dannose”.
Anticipazioni maglia away 2020/2021, c'è il lupetto di Gratton
Dopo le anticipazioni sulla possibile nuova prima maglia della Roma 2020/2021, il portale footyheadlines.com ha pubblicato anche le prime immagini di quella che dovrebbe essere la casacca da trasferta. Il colore sarà un avorio pallido, simile a quello utilizzato nel 2017/2018, con i numeri in rosso e il ritorno del lupetto di Piero Gratton, scomparso recentemente.
Zago: "Per vincere a Roma servono gli attributi"
Antonio Carlos Zago, ex difensore Campione d'Italia con la Roma nella stagione 2000/2001 e attuale allenatore del Kashima Antlers, è intervenuto a Tele Radio Stereo:
Come sta vivendo questo periodo e qual è la situazione in Giappone e se esiste una previsione sulla riapertura?
"Qui è un periodo difficile come in tutto il mondo. Non abbiamo sofferto molto perché il governo il Giappone ha chiesto alla gente, fin da subito, di stare a casa. Esattamente da gennaio. Di usare le mascherine, di lavarsi bene le mani, di non frequentare posti affollati, come aeroporti e stazioni. La popolazione ha fatto tutto questo e perciò la situazione è differente a quanto si vede in Italia. Dobbiamo aspettare ancora per capire se si riuscirà a giocare. Per quanto riguarda gli allenamenti, ci alleniamo in gruppi. Il campionato potrebbe riprendere a maggio o giugno, ma ancora non si sa. La prossima settimana ci sarà una riunione con la federazione giapponese, dobbiamo aspettare e vedere se la situazione migliora un po' per poter riprendere a giocare".
Cosa pensa di Fonseca? Poi una domanda "facile": come si vince a Roma?
"Fonseca ha fatto un bel lavoro nello Shakhtar Donetsk, in un periodo dove la Dinamo non faceva grandi investimenti. Ha disputato ottime partite in Europa, Champions ed Europa League. Con la Roma non ha iniziato bene, poi la squadra ha cominciato a giocare meglio. Il problema è la discontinuità, nel calcio italiano ci vuole questo: la regolarità nei risultati. La Serie A, è un campionato difficile, ogni domenica è una lotta, una vera battaglia. Parlando da tifoso, spero che possa migliorare, perché voglio vedere la Roma vincere e giocare bene. Per vincere a Roma ci vuole tutto, servono le palle. Servono giocatori che si identificano con la maglia della Roma, che vogliano bene alla Roma come abbiamo fatto noi in quel periodo. Quando noi abbiamo vinto lo Scudetto, c'erano giocatori che stravedevano per la Roma. Ci vuole tutto questo, perché sinceramente non è facile vincere. Però qualcosa deve cambiare, da 20 anni che la Roma non vince uno scudetto e speriamo che possa farlo il prima possibile".
Quant'è stato bello e difficile essere un difensore nell'epoca dei grandi attaccanti e dei numeri dieci della serie A, quale ti ha messo più in difficoltà? Quanto hai imparato da una leggenda come Aldair?
"Parlare di Aldair è facile perché è anche mio amico. Lui mi ha aiutato tantissimo quando sono arrivato a Roma perché all'inizio era difficile capire i movimenti che chiedeva l'allenatore ai difensori. Poi però quando s'impara tutto diventa più facile e Aldair mi ha aiutato in tutto anche a conoscere la città e la cultura romana, è stato un Cicerone eccellente. Da compagni di reparto parlavamo tantissimo e posso dire che per me è stato un idolo, ho sempre cercato di assomigliargli e credo di esserci andato vicino. Sugli attaccanti dico che in quel periodo ce n'erano tantissimi. I più forti al mondo giocavano in Italia in quel periodo, quando sono arrivato c'erano: Casiraghi, Weah, Bierhoff, Batistuta, Chiesa, Inzaghi, Del Piero, Andersson del Bologna, Boban, Savicevic, Trezeguet, Zidane, Boksic. Lo stesso Mancini che ancora giocava, per me è difficile nominarne uno che mi ha messo di più in difficoltà. Ad esempio Ronaldo, forse lui era quello più forte e ha giocato alla grande in Italia. Anche Vieri era uno tosto, fortissimo fisicamente ma allo stesso tempo veloce. Proteggeva bene il pallone e cercava di innervosirti, forse lui è uno di quelli che mi ha messo di più in difficoltà".
Qual è il ricordo più bello dell'esperienza in giallorosso oltre allo scudetto? Non aver giocato il Mondiale è il più grande rimpianto della tua carriera?
"Sì, non aver giocato il Mondiale forse è il rimpianto più grande. Sono stato sempre lì, nel 1994 mi sono infortunato al volto, 4 fratture allo zigomo e mi sono giocato la possibilità di essere tra i convocati di quel torneo. Nel 1998 non sono stato convocato con Zagallo, poi con Luxemburgo sono stato con la Seleçao in tutte le partite. Nel 2001 è scomparso mio padre e io mi sono perso un po', ho attraversato un periodo molto difficile. Di Roma ho solo bei ricordi, difficile parlare solo di un momento. Ho vissuto alla grande. Non vedevo l'ora di andare ad allenarmi e stare con i miei compagni sia con Zeman che con Capello. Tutto quello che ho vissuto a Roma è stato bellissimo e non lo dimenticherò mai".
Due difensori sono stati accostati a te nel corso del tempo, Lucio e Castan, ti sei rivisto in questi due giocatori?
"Lucio tecnicamente non era fortissimo, ma fisicamente era impressionante. Castan tecnicamente era molto bravo. Nella Roma ha giocato bene, poi ha avuto un problema serissimo ed è tornato a giocare, è un guerriero, una persona a cui voglio veramente bene. Sono stati 2 giocatori che potevano assomigliarmi, forse più Castan".
La Roma guarda in Spagna per rinforzare la rosa. Piace Lemar dell'Atletico Madrid
La Roma, mentre aspetta di sapere se si potrà tornare in campo o meno, continua a sondare il mercato per trovare nuovi rinforzi alla propria rosa.
Uno di questi, come riferisce mundodeportivo.com, sarebbe Thomas Lemar dell'Atletico Madrid. L'esterno offensivo francese classe '95 è arrivato in Spagna nel 2018 dal Monaco per 70 milioni di euro, ma in questa stagione non ha trovato molto spazio raccogliendo 24 presenze per un totale di circa mille minuti (la stagione scorsa raccolse 43 presenze per circa 2600 minuti).
L'Atletico Madrid, come riferito dal sito spagnolo, vorrebbe cedere il giocatore e monetizzare per rintrare in parte della spesa. La Roma è pronta ad approfittarne e vorrebbe chiedere Lemar in prestito con diritto di riscatto. Ma occhio all'Arsenal, che ha mostrato interesse per il francese.
Malagò: "Gravina conosce il mio pensiero. Se non si riuscisse a concludere non assegnerei lo scudetto"
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha rilasciato ai microfoni di Alanews un'intervista per parlare della possibilità che possa riprendere il campionato e della linea presa da FIGC e Lega Serie A:
"Il calcio ha diritto e dovere di fare ciò che ritiene fare più giusto, per la Serie A è un diritto/dovere completare la stagione se lo ritiene opportuno. Poi, però, penso che sia altrettanto importante se non indispensabile una strategia diversa qualora questo non fosse possibile. Ma lo dico senza nessun tipo di polemica. Non interpreto le parole di Gravina, ho visto la sua intervista da Fazio. Quando ci siamo parlati gli ho detto che è al centro di una situazione non facile e lui conosce il mio pensiero. Penso di esser stato molto corretto nei suoi riguardi e per questo non ho altro da aggiungere".
In Italia, mentre scarseggiavano i test, sono stati fatti anche a calciatori asintomatici. E per ripartire con la Serie A ne serviranno migliaia.
"E' evidente che soprattutto nelle prossime settimane ci dovrà essere una situazione di disponibilità e offerta che al momento mi sembra non esserci. Ma io non so se tra 15 o 20 giorni il sistema Paese sarà in grado di farlo".
Sarebbe giusto non assegnare lo Scudetto?
"Questa è l'unica cosa che ho detto e mi sembra una cosa di buon senso. Ma l'ho detta non riferendomi alla Serie A, ma a tutti gli sport perché io devo rappresentare tutti. Ovviamente, solo nel caso in cui non si riuscisse a concludere la stagione. E' una mia opinione".
Mkhitaryan: “Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu"
Henrikh Mkhitaryan, ha rilasciato alcune dichiarazioni a proposito del suo trasferimento allo Shakhtar e alla sua opinione di Fonseca. Queste le sue parole:
"Mi sono trasferito allo Shakhtar per Mircea Lucescu. Grazie a lui ho giocato in Inghilterra, Italia e Germania. Ho imparato molto e sono grato per la possibilità che ho avuto. Con Lucescu ho fatto tante belle partite, ma la mia ultima con lo Shakhtar è la più memorabile. Paulo Fonseca? Ho visto il calcio che giocava allo Shakhtar quando lo allenava. Mi è piaciuto il suo stile del gioco, ha trovato un linguaggio comune con i giocatori. Paulo ha scovati giovani talenti e li ha fatti scoprire al mondo. Mi piace lavorare insieme a lui perché capisce bene il calcio. Ogni giorno imparo da lui".
Malagò: "Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto"
Giovanni Malagò, presidente del Coni ha rilasciato un'intervista per la versione online del quotidiano il GAZZETTA.IT. Queste le sue parole:
"Il calcio ha diritto e dovere di ricominciare da quello che ritiene più giusto. Ma in questo caso mi sembra che si parli di Serie A. E' indispensabile prevedere un'alternativa se però non si dovesse riprendere. Lo dico senza polemica. Non mi permetto di interpretare le parole di Gravina, quando ci siamo parlati gli ho anche detto che ha delle responsabilità importanti in una situazione non facile. Conosce il mio pensiero e penso di essere stato molto corretto nei suoi riguardi quindi non ho altro da aggiungere".
Cosa pensa del fatto che siano stati fatti i tamponi ai calciatori e si progetta di farne a migliaia nonostante i test scarseggino?
"E' evidente che ci deve essere una situazione di offerta di tamponi che al momento non c'è. Non so se il paese in 15 o 20 giorni sarà in grado di garantirli".
Se la Serie A non ripartisse sarebbe giusto non assegnare lo scudetto?
"A mio parere sarebbe una scelta di buon senso. L'ho già detto riferendomi non solo alla Serie A ma a tutti gli sport. Solo una voce non ha compreso le mie parole. E' normale che se il campionato si finisce si assegna lo scudetto. Se, come in altri sport, non si finisse il campionato, penso sarebbe giusto non assegnare i titoli".
Comunicato ufficiale AIC, si punta a riprendere al più presto senza privilegi medico-sanitari
L'AIC, Associazione Italiana Calciatori, ha rilasciato sul proprio sito ufficiale un comunicato ufficiale in cui ha chiarito la posizione dell'associazione e soprattutto dei calciatori e delle calciatrici. Questo il comunicato:
“Il Consiglio Direttivo, alla presenza del dottor Della Frera (medico componente della Commissione Medico-Scientifica FIGC), ha analizzato e riflettuto sul protocollo predisposto per la ripresa degli allenamenti dei calciatori professionisti. Sono stati chiariti alcuni dubbi e richiesto ulteriori approfondimenti da sottoporre alla Commissione. Come già espresso in passate situazioni, l’AIC sottolinea l’importanza che a trattare la materia siano gli specialisti medici a garanzia delle misure precauzionali da mettere in atto per la ripresa.
La volontà dei calciatori e delle calciatrici è, e sarà sempre, quella di tornare al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori.
Un aspetto, molto sentito dall’intero Consiglio, riguarda l’attuale contesto del Paese che, seppur con intensità diversa da regione a regione, è ancora in una fase emergenziale. La volontà di tutti gli atleti e le atlete è di poter tornare a svolgere il proprio lavoro così come tante altre categorie professionali, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari.
Si è sottolineato, nella lunga chiacchierata con il dottor Della Frera, come l’esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischia di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L’auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano.
Il Consiglio Direttivo ha fatto anche chiarezza sulla voce di bilancio della nostra Associazione “Fondo assistenza mutuo soccorso” che ha avuto l’attenzione di alcuni media nelle ultime settimane.
Il Fondo a bilancio è una voce che compone l’intero patrimonio netto associativo e serve per poter finanziare tutte le attività dell’Associazione. Sono compresi i risultati positivi di esercizio conseguiti di anno in anno, sin dalla costituzione dell’Associazione, per oltre 50 anni. Per questo è sicuramente un elemento di vanto e la dimostrazione della buona gestione economica. Sull’utilizzo di tali somme sarà come sempre il Direttivo a prendersi la responsabilità di garantire la giusta misura tra assistenza agli associati e continuità dell’Associazione.
Infine, si è discussa la possibilità di attivare alcuni corsi online di formazione anche con l’aiuto e il supporto del Settore Tecnico della FIGC. Alcuni di questi corsi sono già attivi, altri ne verranno istituiti nelle prossime settimane per poter contribuire, in questo momento di stop forzato, alla formazione personale degli associati e delle associate”.
Perez: "Avevo diverse offerte, ma Fonseca mi ha chiamato e trasmesso fiducia. A Roma sono contento"
Carles Perez, giocatore della Roma arrivato nel mercato invernale dal Barcellona, ha concesso un'intervista al giornalista David De Las Heras tramite un canale YouTube. Queste le sue parole:
Come stai vivendo la quarantena in casa?
"Siamo chiusi nelle nostre case. Sto bene, mi alleno e poi gioco alla playstation. Sono da solo perché quando è successo tutto questo la mia famiglia era fuori. Li sento tramite facetime. Spero che a breve termine possano essere qui".
Perché hai deciso di firmare per la Roma?
"Avevo diverse offerte. Dalla Germania, dalla Spagna e dall’Inghilterra. Un giocatore che fa un trasferimento sceglie il posto in cui sente più fiducia. Mi ha chiamato Fonseca e mi ha trasmesso fiducia totale. La città mi piace e la Roma è un grandissimo club. Avevo sempre voluto visitare Roma, anche se non lo ho fatto molto a causa di tutto quello che è successo. È una città spettacolare, i tifosi sono calorosi e incredibili. Sono molto contento di stare qui".
La tua situazione con la Roma? Hai un’opzione sul contratto?
"C’era una condizione sul contratto, ossia che dovevo giocare una partita per far sì che la Roma mi comprasse. Era come avermi già comprato quindi".
Hai segnato nella tua prima partita da titolare in Europa League. Hai iniziato abbastanza bene
"La verità è che sono molto fortunato quando si parla di gol. Anche in Liga ho segnato all’esordio da titolare. Ho potuto giocare soltanto un mese o poco più, però mi sono adattato bene allo stile di gioco della squadra, a quello dei compagni e anche al modo di giocare qui in Italia, un po’ diverso dalla Spagna".
Stai partendo più spesso da destra con Fonseca
"A Fonseca ho detto che mi piace giocare a piede invertito. La differenza è che ero abituato a giocare più esterno, mentre qui agisco più dentro al campo. Ho più contatto con il pallone perché gioco più stretto nel campo e non come un esterno aperto".
Ti piace di più così?
"Sì, perché alla fine quando giochi tanto esterno vivi dei pallone che ti arrivano da dietro. Entrando dentro hai più possibilità di toccare più palloni, che è quello che vuoi".
In squadra c’è anche un altro spagnolo, Gonzalo Villar
"Lo conoscevo già perché ci eravamo incontrati con l’Under 21 spagnola. Ci siamo messaggiati quando si parlava di andare insieme alla Roma e ci chiedevamo se fosse la scelta giusta. Mi trovo molto bene con la squadra, una squadra con una grande storia, una squadra da Champions. Un grande spogliatoio. Mi trovo molto bene".
Sul cibo
"Sto provando la pasta e la pizza. Tutto bene da questo punto di vista".
Hai incontrato Totti?
"No, non l’ho visto. Me l'hanno chiesto in tanti ma per il momento no. Da quando sono qui non è mai venuto, o comunque io non l’ho mai visto nel centro sportivo".
Come sei entrato nel mondo del calcio?
“Ho iniziato a 5 anni col il Villanova, poi sono passato al Granollers a 7 anni, ancora non avevo chiaro che avrei voluto fare il calciatore, volevo solo giocare col pallone. A 10 anni mi sono trasferito all’Espanyol e poi a 14 mi ha chiamato il Barcellona. Era il mio sogno, era quello per cui avevo lavorato da quando avevo 5 anni”.
Com'è stato giocare nella Masia?
"Segnare nelle categorie minori era più facile. Ho fatto esperienza giocando con le selezioni spagnoli Sub 16, 17 e 18, ho giocato l'Europeo. Ho passato anni complicati perché ero uno dei piccoli che subentrava e non era facile trovare spazio. Quando non entri nei convocati hai due opzioni: continuare a lavorare a testa bassa e approfittare delle opportunità o mollare".
Il momento migliore nella Masia?
"La Youth League. Siamo riusciti a vincerla al terzo tentativo dopo aver perso il primo anno ai quarti di finale e un'altra in semifinale".
Sul Barcellona
"Giocare al fianco di gente come Messi, Piqué, Busquets ti lascia a bocca aperta. Ci sono campioni che hanno vinto, ci vuole anche rispetto nei loro confronti. L’addio è stato duro, l’ho vissuto male, non lo capivo. Avevo avuto occasione di partire e sono sempre rimasto, questo mi ha fatto male. Mi è dispiaciuto il comportamento che hanno avuto con me".
Su Setién
"Mi ha detto i suoi piani, in attacco aveva i giocatori che aveva e mi ha spiegato come vedeva la squadra. Da una parta l’ho capito, dall’altra non credo che fossero le spiegazioni che dovevo ricevere. Però va bene, alla fine il calcio non finisce qui. Io voglio essere un calciatore professionista e a 22 anni non ho voglia di perdere tempo. Mi sono fatto dire le opzioni che avevo e quindi ho scelto di andare alla Roma, che è una squadra straordinaria. L’ho scelta per il clima perché qui c’è sempre il sole come a Barcellona, per la lingua perché in Germania e Inghilterra sarebbe stato più complicato capirsi e un po’ per la storia della Roma".
Sull’infortunio di Dembelé e il rimpianto della cessione
"A quello che succede al Barcellona ora non ci penso. Sono un giocatore della Roma, il mio presente e il mio futuro sono qui. Dico però che io non sono la ruota di scorta di nessuno. Non pretendo di essere titolare, parliamo di grandi squadre, sia la Roma che il Barcellona. Alla fine mi è costato un po’ accettarlo, ma ora sono molto contento. Spero si ricominci a giocare presto, che arriveremo al quarto posto e che andremo avanti in Europa League. Non penso a tornare in Spagna, se non per andare a Siviglia".
Vi hanno fermato sul più bello
"Vero, stavamo andando bene. Eravamo pronti per andare a Siviglia, stavamo prendendo fiducia dopo due vittorie consecutive in campionato. Vediamo quando ci faranno ricominciare, così da provare ad andare avanti in Europa e raggiungere il quarto posto che è la cosa primaria".
Ti hanno paragonato a Robben. Come hai vissuto questo paragone?
"Se devo essere sincero ultimamente mi hanno paragonato di più con Pedro, visto che anche lui è stato al Barca. Da quando però ero piccolo che tutti mi paragonavano con Robben. Entrambi giochiamo a piede invertito, con la predisposizione ad entrare nel campo. È una delle mie caratteristiche. Robben però è un grandissimo. Degli altri giocatori che sono nel mio ruolo mi piacciono Neymar, Cristiano Ronaldo, però sin da piccolo c’è sempre stato Messi. L’ho visto sempre alla televisione da piccolo. Apprendere da lui in allenamento con la prima squadra è stato il massimo".
Cosa farai appena finita la quarantena?
"Ho molta voglia di uscire di casa e andare ad allenarmi a Trigoria con i miei compagni, godermi il calcio che è la mia vita. Voglio godermi ogni momento e poter vedere un po’ Roma che ancora non ho potuto".