La fase 2 della Roma: Trigoria è già pronta per ricominciare
GAZZETTA.IT - PUGLIESE - La sperimentazione del protocollo di sicurezza è già partita, all'interno dei locali del Campus Biomedico di Trigoria, ad un soffio dal centro sportivo Fulvio Bernardini. Di fatto è il primo passo verso la ripartenza, il primo mattoncino verso quel 4 maggio che dovrebbe far tornare tutto alla normalità. O almeno quasi, perché per la normalità vera bisognerà aspettare ancora molto. La Roma, però, si sta già organizzando, ad iniziare proprio dal centro sportivo. Un gioiellino in piena regola, una struttura che oramai può competere con i migliori centri del mondo. E che è praticamente già pronta per riaccogliere il gruppo di Fonseca.
Trigoria, infatti, è già stata sanificata, in ogni suo angolo. Ci sono i campi (in tutto sei tra prima squadra e settore giovanile), gli spogliatoi (tre), le camere per dormire (23 per la prima squadra più 13 per la foresteria, eventualmente utilizzabili nel momento dell'emergenza), due ristoranti (di cui quello più grande è già modulato tramite divisori e spaziature per separare giocatori, dirigenti e dipendenti), un centro termale e un'area relax (con tanto di zona playstation, biliardo, ping pong e area barbiere). Insomma, tutto quello che serve per poter affrontare un mini ritiro di 2-3 settimane. Anche considerando che dopo un mese e mezzo a casa con le proprie famiglie, i giocatori hanno un gran voglia di ripartire e di condividere fino in fondo la quotidianità a cui sono abituati da sempre. Ci si allenerà in gruppetti da 6-7 giocatori, si moduleranno i pasti in modo diverso (niente più pranzo di gruppo, ad esempio, un'abitudine a cui Fonseca teneva molto per fare team building) e il classico spogliatoio non sarà più tale: i giocatori si spoglieranno e si faranno le docce singolarmente, nelle loro camere, in maniera di evitare contatti anche in momenti pericolosi come quelli connessi con l'emissione di vapori (le docce calde).
Florenzi: "Ho messo la Roma davanti a me stesso. In passato ho rifiutato offerte di altre squadre"
Alessandro Florenzi, difensore della Roma in prestito al Valencia, è intervenuto nel corso di Casa Sky Sport. Ecco le sue parole.
Come stai vivendo questo periodo?
"Personalmente sto molto bene, mi trovo molto bene qui. Detto questo, sono in casa, come tutti voi. Ho la fortuna di godermi le mie due splendide creature come mai nella mia vita. Mi alleno quel che posso, con gli attrezzi che la società mi ha messo a disposizione. L'iter spagnolo è un po' quello italiano, l'unica cosa è che siamo andati tutti in quarantena prima. Il contagio si è un po' attenuato. Aspetteremo quello che dirà il governo su come ricominciare".
Valencia-Atalanta: si è detto tanto intorno a quei 180 minuti e sui contagi che ci sono stati nella rosa del Valencia. Nello spogliatoio come avete vissuto questa doppia sfida?
"Intanto ringrazio la varicella. Non l'avevo mai avuta in vita mia, è arrivata al momento giusto. Non che ci sia stato il primo contagio, ma quella partita ha fatto. Il ritorno è stato surreale per me e per tanti giocatori, era la prima volta che giocavano a porte chiuse. Non so se avremmo dovuto giocare, il Getafe e la Roma hanno deciso di non andare in trasferta. Dentro di noi ci sono stati dei casi, adesso non so dire se quella partita abbia inciso, ma se fosse stata giocata a porte chiuse o non giocata proprio, poteva essere limitato il contagio. Ma solo Dio lo sa".
Che differenze ci sono tra Spagna e Italia?
"Da quello che sembra, il calcio qui è leggermente più aperto. Io ho constatato una cosa, c'è la stessa passione, ma non si vive come in Italia. Non si vive soprattutto come a Roma. Faccio un esempio che ho fatto ai miei amici: per andare a Getafe abbiamo preso il treno, come quando andavamo a Termini per andare a Reggio Emilia. Siamo andati alla Termini spagnola, parcheggiavamo molto distante dalla stazione. Chiesi cosa era successo, mi dissero che stavamo andando. Attraversammo a piedi una strada lunghissima, abbiamo fatto la fila senza guardie del corpo, come a Roma. Abbiamo pagato il biglietto e abbiamo preso il treno normalmente. Non c'è quella passione che si vive a Roma o in altre città. Siamo un po' più liberi".
Come mai hai deciso di andare all'estero piuttosto che scegliere una squadra italiana?
"Nella mia testa c'è sempre stata l'idea di fare l'esperienza all'estero. Non sapevo quando, dove e come. È venuta questa possibilità a gennaio, dopo aver parlato col mister Fonseca delle sue idee. Il mister mi ha espresso il suo pensiero, insieme abbiamo preso questa decisione che faceva del bene a tutti. Mi sono sentito di chiamare il mister della nazionale, spiegargli questa mia situazione e Mancini è stato molto aperto, gli interessava solo che giocassi, non dove".
Nella tua testa questa è una parentesi o no?
"Non lo so. Questo virus mi ha insegnato una cosa: sono un ragazzo che nella vita si è sempre fatto i progetti, cosa farai a Natale, dove andrai per le vacanze. Il virus mi ha insegnato a vivere giorno per giorno, a godermi quello che ho, a capire cosa può darmi ogni giorno, vivere qui e ora. Sto giocando con le mie figlie? Non penso al dopo. Penso alle figlie, al caffè come fosse l'ultima cosa della giornata. Non penso a cosa farò l'anno prossimo. Penso a finire la stagione qui nel migliore dei modi, poi le vacanze, se ci saranno. Prima, se non sapevo dove andare in vacanza avevo l'ansia, ora la vedo come una cosa bella".
Videomessaggio di Rudi Garcia: "Hola Flore, come va? Ti faccio un grande saluto, anche qui in Francia restiamo a casa. Sai che sarai sempre il mio coltellino svizzero, che posso usare in situazioni differenti. Spero di abbracciarti presto, in bocca al lupo".
"È sempre stata una delle mie qualità, il mister è uno sveglio, come si dice a Roma, e l'ha capito. Mi ha messo lui terzino destro quando gli servivo, mi ha fatto giocare alto a destra il primo anno. È un allenatore molto spagnolo, anche se è francese. Gioca un buon calcio, tiene bene il gruppo. Ho un grande rapporto con lui, ci sentiamo quando è servito a me o anche solo per un saluto. Lo ringrazio e gli mando un abbraccio grande".
Ci sono tanti Florenzi, qual è il migliore?
"Il miglior Florenzi è quello che sta in campo quando sta bene, ha la testa libera e gioca felice.Poi se vogliamo parlare di terzini, mi trovo veramente molto bene lì. Se devo giocare in una squadra che propone calcio mi ci vedo molto bene, come gioco, come pensiero e per come si è evoluto il calcio. Se c'è un allenatore che in un determinato ruolo vuole 180 cm, che non si faccia gioco, alzo le mani e dico di non poter essere quella tipologia di giocatori. Non parlo di Fonseca, Roma, Lazio, Frosinone o altro, è un discorso generale. Detto questo, mi trovo molto bene in un calcio offensivo, è ovvio, le mie qualità di possono vedere dalla metà campo in su".
Giocando dietro però perdi le capacità di conclusione...
"I miei amici me lo dicono questo. È la loro critica, mi dicono che avevo più opportunità 30 metri più avanti. Dentro di me scattano meccanismi interni, in cui ci sono mille pensieri. Vedo il calcio in un modo, e vedo il calcio dove da terzino posso fare molto di più rispetto all'ala. Mi piace giocare all'ala, la verità è che mi piace giocare a pallone. Se vogliamo riassumere tutto, Florenzi sta bene quando sta in campo".
Quanto è stato importante indossare la fascia di capitano della Roma?
"Ogni bambino ha un cassetto con dentro dei sogni. Io fino adesso, devo dire la verità, li ho realizzati quasi tutti. Volevo giocare a pallone, nella città in cui tifavo, volevo diventare un calciatore importante e il capitano, volevo giocare in nazionale, segnare gol per queste squadre, giocare la Champions League. Mi mancano solo 2-3 sogni: vincere qualcosa di importante col club e con la nazionale e giocare il mondiale. Se riusciamo a fare queste tre cose non sarebbe male".
Come hai vissuto questo primo momento di grande difficoltà? Passare dallo status di protagonista a quello di non protagonista. Quando hai capito che saresti stato meno protagonista rispetto al passato?
"Come è stato detto prima, cosa significa portare la fascia di capitano, cosa è stato. È stato un grande orgoglio, sono arrivato dopo due fasce che hanno fatto la storia della Roma, Francesco e Daniele. Nessuno, ve lo posso garantire, sarà mai come loro. Da qui forse fino alla fine della Roma. Detto questo, da loro ho imparato una grande cosa. Che la Roma viene prima di tutto. Ho cercato di fare semplicemente questo: ho messo la Roma davanti a me. Ho continuato ad allenarmi a duemila all'ora, senza dire una parola, cercando di rispettare i ruoli, che per me è fondamentale. Bisogna rispettare i ruoli e le persone, il loro lavoro. Il mister è stato molto chiaro. Devo dire una cosa, secondo me Fonseca è uno dei più grandi allenatori che ho avuto, calcisticamente parlando. Il problema è che non piaccio a lui in quel determinato ruolo. Lui si aspettava altro da me e da qualsiasi altro. Ho un grande rapporto con lui, mi ha detto che non sapeva quanto spazio avrei avuto".
Prima della partenza per Valencia, c'erano dei fan a Trigoria: cosa hai pensato?
"Sono molto attaccato ai tifosi della Roma e so che anche loro si affezionano particolarmente ai giocatori di Roma. Non posso negare che per me sia stata una botta lasciare Trigoria. Non tanto lasciare Trigoria in sé, ma le persone che ci sono dentro, le anime che ci sono dentro. Potrei parlare di mille persone che sono cresciute insieme a me, dai magazzinieri, ai fisioterapisti, i ragazzi del bar. Quando mi hanno visto si chiedevano se veramente stessi andando via. Quella è una cosa che mi rimarrà e mi rimane sempre nel cuore. Sono le persone che hanno vissuto insieme a te, che hanno vissuto momenti brutti dopo una sconfitta e belli dopo una grande vittoria. Stavano sempre lì a lavorare, nonostante debbano essere professionali la battuta esce. Ho in mente Roberto e Valerio che non sono della Roma, di più. Quando ho sbagliato o ho fatto un gol venivano lì e me lo dicevano. Ho lasciato tanti amici, una famiglia, sono stati sempre la seconda famiglia".
Videomessaggio di Zaniolo: "Mi manchi tantissimo, ti devo ringraziare per i momenti che ci sei stato. Ho incontrato una persona speciale dentro e fuori dal campo, sei sempre stato pronto a darmi una mano. Spero di rivederti presto, di abbracciarti, di giocare a due tocchi e mettere in mezzo Mirko Antonucci".
"Lui è un ragazzo speciale. Appena è arrivato era tranquillissimo, e lo è tutt'ora. Piano piano ha tirato fuori le sue qualità umane, oltre che calcistiche. L'ho sempre preso sotto la mia ala protettiva, non gli ho mai parlato quando giocava bene. Gli ho sempre parlato e cercato di dire la mia quando le cose non giocavano bene, o quando non si allenava al massimo o aveva una partita storta. O quando si faceva girare le scatole perché una volta non giocava. Quello che ho passato io non è stato facile. Quando ho visto lui che è diventato un mio amico dentro e fuori dal campo, quando ho sentito quel movimento, la faccia, faccio fatica a parlarne. Ho sentito di fare quello che un amico farebbe per lui e che altri hanno fatto per me. Non mi sono mai sentito inappropriato o fuori luogo ad andare in ospedale o a casa sua. Mi scrive, mi chiama, ci sentiamo come abbiamo fatto fino ad ora. Gli voglio tanto bene, è stato lui a boicottare tutto quanto per l'europeo e a far venire il coronavirus (ride, ndr)".
La tua passione per gli eSports.
"Sono ormai due anni che sono diventato un socio, insieme anche a De Rossi, di una squadra eSports, i Mkers, la compagine più importante che abbiamo in Italia e stiamo andando bene anche in Europa. È stata un'opportunità che i miei consulenti mi hanno dato, di entrare a far parte di una community che poteva prendere piede e così è stato. Sono entrati prepotentemente nel mercato finanziario gli eSports, ci sono professionisti. Giocano e si allenano per questo, forse anche molto più di noi calciatori. È stata una bella cosa, sono molto appassionato di videogiochi, è una cosa che mi ha preso. Speriamo di continuare a fare bene con questo team, c'è un lavoro enorme. Rispetto alla partita dell'altro giorno, ci sono cose che non sono andate bene nella mia squadra. Ci siamo divertiti, è stato un bel momento".
Il gol al Barcellona da metà campo è stato il momento più alto a livello personale con la maglia della Roma?
"Se dobbiamo parlare di momento strettamente personale, ovviamente è quello il momento più alto. Se devo parlare di un momento della squadra ovviamente parlo della partita contro il Barcellona e contro il Liverpool. Questi sono stati momenti più importanti nella mia carriera qui a Roma. Parlo delle partite in casa, sono momenti che difficilmente scorderò".
Oggi si parla di Ter Stegen come portiere più forti del mondo, tu gli hai segnato da centrocampo...
"Non vorrei dire una cosa diversa dalla tua, ma per me non lo è. Metto le mani avanti. Per me è Alisson. L'ho vissuto anche in allenamento. A un certo punto facevamo le partite di allenamento e finivano tutte 0-0. Vedevamo i due portieri: uno era Szczesny e uno era Alisson (ride, ndr). Ho avuto a che fare con dei grandi portieri".
Tornerai alla Roma?
"Sinceramente non lo so, dico la verità. Aspettiamo che finisca questo prestito".
Una piccola parte delle persone ha cominciato a vederti in maniera diversa.
"L'ho sentito, ma non sono mai riuscito a darmi una spiegazione. Li avessi mandati a quel paese capirei di essermi messo contro qualcuno. Immagino e credo che nella mia carriera non troverò mai tifosi belli come quelli della Roma. Non so se continuerò nella Roma o le nostre strade si divideranno, ma posso dire che i tifosi della Roma sono stati sempre grandi, sono sempre nel mio cuore".
È vero che hai rinunciato a una mega-offerta dell'Inter?
"È una storia che inizia molto tempo prima, nel senso che non ho rifutato solo l'Inter, anche altrre squadre italiane. L'ultima è stata l'Inter, nel momento in cui dovevo rinnovare con la Roma, era un'offerta molto importante. Mi sentivo di fare quello che ho fatto, sapevo che non avrei avuto la stessa opportunità economica, ma le emozioni provate a Roma non me le porterà via nessuno. Mi hanno detto di scegliere con la testa, ma ho scelto col cuore e lo rifarei".
Che rapporto avevi con alcuni giocatori che sono andati via? Hai cercato di convincerli a rimanere?
"Penso che uno possa provare a fare mille cose per far rimanere o no a giocare con la tua squadra qualcuno. In primis lo fai perché quel giocatore è forte. Ognuno ha il suo percorso e ha deciso di fare quello che si sentiva fosse meglio per la propria carriera. Il rapporto è cambiato veramente di 0 e non cambierà. Quello che hai dentro e che hai vissuto insieme a quei giocatori lo porti dentro di te per tutta la carriera. Posso solo augurare loro del bene".
Puoi raccontare la corsa per abbracciare tua nonna?
"È un momento che mi tocca particolarmente. Non voglio sminuire mia nonna, lei era la prima volta che veniva a vedermi. Mio nonno era molto appassionato di calcio, ho immaginato che vicino a lei ci fossero due persone: suo marito e l'altra nonna a cui ero molto legato. Se parlo adesso di loro non mi viene molto bene, perché sono emozionato come tutti possono immaginare. Detto questo, è venuto tutto molto spontaneo, le dissi che sarei andato ad abbracciarla e avrei fatto gol, ma in realtà non lo immaginavo neanche. Sono una persona istintiva, a volte si sbaglia e a volte si fa bene, fu un gesto istintivo fatto molto bene".
Sul soprannome "Bello de Nonna".
"Non voglio dire cattiverie. Una cosa è stata sbagliata, perché sono stati mesi infernali per lei. Chiamate a casa, al citofono, le andavano sotto casa i giornalisti. Le avete fatto passare l'inferno (ride, ndr). Lei aveva 85-86 anni, non era giovanissima, non è stato facile per lei".
Sulla rovesciata al Genoa.
"Ho sempre questa reazione quando faccio grandi gol, come se non me l'aspettassi. C'è il povero Mattia (Perin) in porta, gli ho fatto tanti gol e belli. Gli ho fatto un gol in rovesciata, uno al volo e uno partendo dalla mia metà campo. Un gol bellissimo, che rimarrà tra i miei preferiti, anche se non il mio preferito".
Il tuo preferito? San Siro o Barcellona?
"Nessuno dei due. È uno strano, ma per me importante: il gol che ho fatto contro l'Udinese".
Un tifoso della Sampdoria gli fa i complimenti.
"Ringrazio, questi messaggi riempiono il cuore. Vuol dire che ho seminato bene nella mia carriera. Preferisco che mi si dica questo, piuttosto che mi si dica che sono un grande giocatore. Speriamo di rivederci presto, di riunirci in questo periodo con l'Italia, per dare un segnale forte".
Un bambino chiede: quando ritorni alla Roma?
"Addirittura quando! Allora, intanto quando ritorno a Roma ci vediamo e ti firmo la maglia, ci facciamo una foto insieme e una chiacchierata. Insieme decideremo il mio futuro, magari mi dai qualche consiglio!".
Sul rapporto con Mancini.
"Ci siamo sentiti quando dovevo venire qui. Mi sono sentito con un suo collaboratore, aspettavo di andare in nazionale a giugno".
De Rossi diventerà un grande allenatore?
"Ho la mia idea. Secondo me diventerà fortissimo. Ha le qualità per farlo, non solo calcistiche ma anche umane. Ha personalità, dialettica, saprebbe parlare a un gruppo. Calcisticamente è un centrocampista, ma è un po' tutto. La frase più bella che mi ha sempre detto era se mi piacesse giocare con uno in più, perché era sia in difesa che a centrocampo. Potrà fare un grande percorso anche da allenatore. Ha la vena per farlo. Se qualcuno non gli farà la fase preventiva immagino come gli uscirà (ride, ndr)".
Sul protocollo della Liga Spagnola per riprendere gli allenamenti: ritiro, allenamento in solitaria con ritorno a casa, allenamento a gruppi e allenamento collettivo con ritiro.
"Me gusta, perché si comincia a rivedere il campo. È la cosa che in questo momento manca, per chi è come me. Spero che sia fatto tutto nel migliore dei modi, cercando di non avere un contraccolpo, sarebbe una catastrofe. Immagino i problemi della Serie A o della Liga, ci sono tanti soldi in ballo che potrebbero far fallire tante società, alcune squadre in B e in C potrebbero rischiare. I dilettanti sono importanti come la Serie A per quanto la vedo io".
Panucci: "Alla Roma manca una linea guida"
Christian Panucci ha parlato ai microfoni di Radio Radio: “Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi. Ho lavorato molto con Capello, è stato lui che mi ha anche consigliato di iniziare. Inoltre ho appreso molto da lui, come da Spalletti, Hiddink e tanti altri. Penso sempre però che alla fine se non hai bravi calciatori non vinci“.
Hai sempre avuto un carattere molto particolare. Quanto è stata condizionata la tua carriera da un carattere così?
"Nel 2006 io ho discusso con Lippi, non avevo problemi caratteriali. Ho vinto tantissimi trofei, ho giocato ovunque ad alti livelli. Poi chiediamo ad esempio a Capello perché mi ha voluto in ogni squadra. Avevo carattere, certo, però è solo con Lippi che avevo problemi. Gli allenatori soffrivano la mia personalità, mentre invece Capello mi ha voluto sempre vicino a lui. Ho 47 anni, ho vinto 20 trofei. Meno male che ho avuto carattere. Quando sei giovane e ti fischia San Siro, il Bernabeu o la Curva Sud devi avere personalità. Altrimenti è meglio andare a fare il cameriere. Per alcuni allenatori faceva comodo dire che avevo un carattere difficile, poi però quando c’era una conferenza sempre a cercare Panucci".
Vedi ancora in giro i giocatori di personalità?
"Ce ne sono di meno, però, ad esempio, Zaniolo è un predestinato. Ha carattere e in questo momento abbiamo un’ottima nazionale. Un predestinato però lo vedi e lui lo è. E2 anche un po’ testa di cavolo. Un altro che mi piace è Pellegrini".
Perché c’è sempre questa differenza tra la Roma e la Juventus? Si parla spesso infatti di voglia di vincere…
"A Roma la dirigenza non arriva come accade alla Juventus. Un direttore sportivo non può dare una mentalità. Al Milan Berlusconi, alla Roma c’era Sensi, che in molti hanno criticato, e loro davano una linea guida".
Come lo vedi De Rossi come allenatore?
"Ha la personalità per farlo. È complicato farlo, ma ditegli a Daniele che voglio farlo prima io l’allenatore della Roma. Lui ha smesso da cinque minuti!. Non mi ha mai chiamato nessuno in passato dalla Roma, ma se mi avessero proposto tre mesi non avrei accettato".
La Roma contatta il Barcellona per Junior Firpo
La Roma avrebbe contattato il Barcellona per chiedere informazioni su Junior Firpo, terzino classe 1996. I blaugrana potrebbero inserirlo nell'operazione che porterebbe in Catalogna Lautaro Martinez, ma prima vogliono arrivare al sostituto, che potrebbe essere Nicolas Tagliafico dell'Ajax. Lo riporta Mundo Deportivo.
Mancini: "Per me Zaniolo è una mezzala"
Roberto Mancini, CT della Nazionale, è intervenuto ai microfoni di Sport Mediaset. Ecco uno stralcio delle sue parole:
C'è nuovo entusiasmo intorno alla nazionale.
"Ci ha fatto piacere riavvicinare i tifosi alla nazionale dopo un periodo difficile. Abbiamo raggiunto ciò attraverso ottime partite e facendo divertire le persone: il merito è dei ragazzi che hanno capito che non erano così male come giocatori. Dovevamo solo credere in noi stessi fin dal primo giorno".
Qual è il rischio di aver rimandato l'Europeo di un anno?
"Il rischio è che anche le altre Nazionali migliorino ma come miglioreremo noi. Siamo una delle Nazionali più giovani quindi un anno in più d’esperienza farà migliorare il bagaglio di ognuno, sia tecnico che atletico".
Quali saranno i vostri obiettivi?
"Sarà una tappa importante per tutti. Siamo riusciti a creare una squadra forte che potrà migliorare e che potrà giocare per vincere. Riportare l’Europeo in Italia dopo tanti anni, visto che l’ultimo è stato vinto nel 1968, sarebbe una cosa magnifica che vogliamo fare. Abbiamo le qualità per farlo".
Come vede Zaniolo?
"Crescerà come gli altri ragazzi più giovani. Un anno in più sarà importante per lui. Come ruolo, la prima volta che l’ho visto ha giocato come mezzala e credo che quella sia la sua posizione. Poi ha la possibilità di giocare anche come d’esterno destro o come sta giocando nella Roma a volte, sono delle opzioni in più".
Tonali?
"Ha grande personalità, è un ragazzo molto giovane che gioca da tanti anni nel Brescia e non so se resterà lì o andrà via. Se rimarrà a Brescia giocherà e per noi andrà bene ma anche se dovesse andare in un club più importante che gioca le coppe europee troverebbe comunque spazio perché ha grande qualità. Deve solo fare esperienza a certi livelli".
Quale sarà il futuro di De Rossi?
"Credo che lui farà il patentino in questi mesi. C’era stata la possibilità di stare con me poi, giustamente, ha preferito fare un’esperienza diversa. Vedremo in futuro".
Ripresa del campionato, FIGC e Lega pensano di far disputare le gare nel Lazio
La FIGC, insieme alla Lega Serie A, sta studiando varie alternative per poter permettere al campionato di ripartire in totale sicurezza. Un'ipotesi, come riferisce repubblica.it, sarebbe quella di giocare la parte finale del campionato e le Coppa Italia nel centro e sud Italia.
Il paino sarebbe di cominciare il 27 ed il 28 maggio con i ritorni delle semifinali di Coppa Italia, per poi far disputare la finale nel griono della Festa della Repubblica il 2 giugno. Tutte e tre le gare dovrebbero giocarsi allo Stadio Olimpico.
Per il campionato, invece, l'idea di FIGC e Lega sarebbe di far giocare la maggior parte delle partite rimanenti nel Lazio; utilizzando come stadi oltre all'Olimpico anche i 5 campi dell'Acqua Cetosa aggiungengo gli stadi di Frosinone, Rieti e Tivoli.
Totti: "Per la Roma ho dato tutto, non volevo smettere. Fonseca mi piace, non ha paura di niente"
Francesco Totti, ex capitano e giocatore della Roma, ha tenuto una diretta Instagram con Christian Vieri durante la quale ha parlato della società giallorossa e del suo passato:
Su Fonseca
"Fonseca è bravo, me ne parlano tutti bene sia come allenatore che come persona. Mi piace lui, è uno offensivo e non ha paura di niente. Ora però bisognerà vedere se riprenderanno".
Sugli allenamenti
"Mi alleno almeno due volte al giorno, non mi sono mai allenato così in vita mia. Un’ora la mattina e una il pomeriggio. Nella prossima seduta mi attendono le scale, quelle piccole e quelle grandi. Poi 40 minuti di corsa, anche perché domani sera (oggi, ndr) pizza e gelato. Ora peso circa 88 kg, tanto non devo fare le sfilate. Anche Christian si allena con me tutti i giorni”.
Sulla sfida Italia-Germania Legends di ottobre
"Sembravamo scapoli e ammogliati, qualcuno mi ha fatto effetto quando si sono spogliati perché poi ripensi a tutto quello che avete fatto, mi viene da piangere. Molti andavano pianissimo, io sembravo Ronaldo il Fenomeno dei tempi belli, volavo in confronto a loro. Purtroppo o continui ad allenarti o è finita".
Sul calciotto
“Ho la mia squadra, con me ci sono Pizarro, Vucinic, Tonetto, ogni tanto Aquilani. Gli avversari volano, soprattutto i ventenni, non riusciamo a stargli dietro. Candela non ce la fa a giocare, sta sopra ai 100 kg. Il mister? Uno dei più scarsi (ride, ndr)”.
Sulla TV
“Guardo Netflix, ma ormai ho visto tutte le serie. Dobbiamo rivedere le nostre partite, o almeno i nostri gol. Erano bei tempi”.
Infine una promessa
“Domani ti lancio una challenge carina, preparati. Non devo muoverti, è una cosa che si fa da fermi”.
Diretta Instagram anche con Luca Toni, compagno alla Roma e di nazionale nel 2006 quando diventarono Campioni del Mondo:
Sulla beneficenza.
“Non è la cifra che doni, ma il gesto. Ognuno dà quello che può”.
Il mare è fatto di tante goccioline d’acqua…
“Il mare non finisce mai. Devi sempre centellinare. Speriamo che questa sia una partenza. Nel senso che la gente continui a fare questa beneficenza, anche se per poco”
Hai mai visitato Roma?
“Non posso, ti riconoscono anche con la mascherina”.
Poi ti dicono di tornare alla Roma?
“Non è che debba fare una passeggiata in centro per sentirmelo dire (ride, ndr)”.
Vengono i tifosi sotto casa?
“Anche dietro! C’è un cancello, ci sono le guardie…”
Stai vedendo qualche giovane buono?
“A distanza, controllo”.
Quanta gente hai che guarda i giovani?
“Ho 2-3 persone che fanno i capi scout. In più altre in giro per l’Italia e per l’Europa. L’ultima parola spetta al padrone. Qualcosa la azzecco”.
A parte me, che sono stato l’attaccante più forte, quale sarebbe un attaccante col quale avresti voluto giocare?
“Il sogno mio è sempre stato Ronaldo”.
L’hai mai chiamato per farlo venire a Roma?
“Avremmo dovuto fare i buffi per 100 anni (ride, ndr). Per me è stato il più forte di tutti”.
Come andava…
“Tra Barcellona e Inter è stato devastante. Aveva una testa diversa, era imbarazzante. Ogni tanto guardo i video in televisione, mamma mia. Che bello”.
Secondo te chi è il 10 più forte?
“Dybala. Gioca poco, ma hai visto chi ha intorno? Con tutto il rispetto, parliamo di extraterrestri. Se diventassi allenatore, li farei giocare tutti e tre. Douglas Costa? Quando sei in una grande squadra, ci sono tanti giocatori forti e le scelte vanno fatte. L’allenatore deve essere bravo a gestire”.
Potresti farlo arrivare alla Roma…
“Tu pensi che ci voglia venire?"
Magari cambia la società e arriva uno coi soldi e che voglia investire
“Magari vuoi andare in una squadra per vincere, quando vieni a Roma però non vuoi più andare via”.
Se penso a quello scudetto che abbiamo perso…
“Roma è qualcosa di particolare, è diversa da ogni altra città”.
Per quanti anni hanno festeggiato i tifosi dopo il 2001…
“Fino all’anno scorso (ride, ndr)”.
Altri giocatori forti?
“Insigne. Ci stanno un po’ di giocatori. È difficile trovarne del nostro livello. In passato a Brescia e Bologna trovavi giocatori incredibili. Era troppo più bello e affascinante”.
C’erano più giocatori perché facevano i gol, adesso si montano la testa su Instagram… noi attaccanti eravamo da 20 gol in su, adesso superano 10-15…
“Eravamo altri giocatori. È brutto dirlo, ma erano altri tempi”.
L’unico è Immobile.
“Chi?”
Immobile.
“È un bel giocatore. Ti capitano quelle annate in cui come tocchi palla fai gol…”
Mancini sta facendo bene in nazionale…
“La nazionale è forte! Ha i migliori giovani, 5-6 giovani di prospettiva”.
Zaniolo, Chiesa…
“Ce ne stanno tanti. Poi ci sono Insigne, Immobile, Chiellini, Bonucci, Verratti… ce ne stanno di giocatori. C’è Florenzi…”
Magari con un anno di esperienza in più si può fare qualcosa di bello.
“Già rischiavano di fare bene quest’anno. Dal 2006 c’è poca roba…”
L’unico che è rimasto del 2006 è Buffon…
“Gigi ha rinnovato, eh (ride, ndr)! Altri 2-3 anni li può fare a mani basse. Se fa le partite tranquille le fa con la pipa in bocca. Se sta bene fisicamente, perché no? È un discorso di voglia, ma sembra che lui ce l’abbia. Fortunatamente prende anche meno botte. Non è che lo fa per soldi poi, lo fa perché gli piace”.
Quando smetti ti manca il campo…
“Vuoi parlare con me di questo argomento?”
Il tuo addio stato uno dei più emozionanti.
“Io non volevo smettere, stavo bene fisicamente, perché dovevo? Poi non volevo giocare sempre, non ho imposto niente a nessuno”.
Hai smesso perché non volevi lasciare la Roma?
“Ho fatto questa scelta di vita, dovevo rovinare questo percorso? Non mi cambiava niente, sia sul lato economico che su quello sportivo. Se devo cambiare per fare un anno in più non cambia nulla. Non sono stupido, non ho 10 anni. Se sto bene fisicamente, mentalmente e vedo che durante gli allenamenti posso dare il mio, perché non arrivavo secondo a nessuno…”.
Io arrivavo secondo anche quando giocavo (ride, ndr).
“Ma avevi la scusa che eri giovane. Ma se stai sempre al 100%, lo so che non gioco tutte le partite, non sono stupido. Ma stando là aiuti i giovani, l’ambiente, l’allenatore e sei a disposizione nei momenti di difficoltà. Sarei stato contento anche non giocando, mi bastava far parte del gruppo. Ogni volta che entravo, lo stadio si accendeva sempre di più. Era un bene per me e per i compagni. Comunque, c’è sempre una fine. Il problema è che alcune persone mi dicevano che avrei deciso io e poi è arrivato il momento in cui mi hanno messo da parte. Ci sono rimasto male perché per la Roma ho dato tutto, mi sarei tagliato anche una gamba”.
Quando non servi più neanche ti chiamano più…
“La vita è così, ci mancherebbe altro. Ma alla fine dispiace”.
Porterai qualche ottimo giocatore alla Roma.
“Spero di trovarglielo, per la Roma”.
Col presidente c’è un bel rapporto (ride, ndr).
“Finché è così non penso che rimetto piede a Trigoria. Ogni volta che porto Cristian, resto fuori dai cancelli. Non ho mai più messo un piede a Trigoria. Certe volte resto in macchina e mi viene da piangere a pensare che dopo 30 anni non posso più entrarci”.
Non vai perché ti fa star male?
“Ho lasciato, basta. Amici lì ne ho tanti e guai a chi me li tocca. Escono fuori dal cancello e mi vengono a salutare”.
Tuo figlio gioca a Trigoria? Non vedi la partita?
"No, lo giuro. Mi ammazzerei. Ma non ho paura di nessuno, ho sempre rispettato tutti. Lui ogni tanto mi chiede di venire, la cosa brutta è portarlo".
Si cercano nel Lazio gli stadi per ospitare il campionato di serie A
REPUBBLICA.IT - BIANCHI - Il professor Walter Ricciardi, che è consulente del ministro Speranza e della Figc, ha spiegato che è necessario "differenziare le aree per livello di rischio, stiamo proponendo di giocare al Centro-Sud". Un'ipotesi che adesso viene presa in considerazione anche dalla Figc: Gravina, che prima era contrario, ora sta esplorando tutte le soluzioni, anche quelle estreme (vedi Spy calcio del 7 aprile). La Lega di A non ne vuole sapere, al momento: ma che succederebbe se il prefetto di Brescia, alla ripresa del campionato, "intorno" a fine maggio-primi di giugno, chiudesse la stadio Mario Rigamonti? Il Milan ha già fatto sapere che sarebbe disposto a traslocare, tanto si gioca a porte chiuse. L'Inter non ne vuole sapere di lasciare il Meazza. Ma anche l'Atalanta si trova in una città, Bergamo, che ha pagato (sta pagando) conti altissimi al virus. La Lega non può imporre ai club i campi neutri e si augura che da qui a 40 giorni la situazione si possa essere (quasi) normalizzata. La Lega vorrebbe riprendere la "nuova"stagione con la Coppa Italia a fine maggio, e, a seguire, con le 12 giornate di campionato (più quattro recuperi) che restano. In un primo tempo si pensava di andare a Napoli, ma la presa di posizione del Governatore De Luca, che minaccia di chiudere la Campania, costringe a studiare anche altre soluzioni. Questa è possibile: le tre gare che ancora restano della Coppa Italia si giocherebbero tutte a Roma, stadio Olimpico. Tutte le partite in chiaro, per la gioia di Spadafora, su Rai 1. Il 27 maggio Juve-Milan, il 28 Napoli-Inter e il 2 giugno la finalissima (magari alla presenza del Presidente della Repubblica, Mattarella, visto che il 2 giugno è proprio la Festa della Repubblica...). Sarebbe un bel segnale di ripartenza per il calcio, e per il Paese. Poi si sta anche pensando all'eventualità che davvero non si possa giocare al Nord (e se l'ha detto Ricciardi:..). Nel Lazio ci sono stadi a sufficienza: a Roma, oltre all'Olimpico, 5 campi all'Acqua Acetosa, poi Rieti, Frosinone e Tivoli (dove andrebbero in ritiro gli arbitri). Sky magari si accontenterebbe di avere solo 6 telecamere invece di 12, e non ci sarebbero nemmeno Var e gol line technology. Ma qui siamo in emergenza e come dicono giustamente sia Gravina che Dal Pino bisogna fare il possibile e l'impossibile per finire questa stagione maledetta. Molte squadre del Nord quindi si sposterebbero al Centro Sud (chiaro che la Fiorentina, ad esempio, resterebbe a Firenze). Oltre al Lazio si era pensato anche a Bari, Palermo, Catania ma ci potrebbero essere problemi magari coi governatori o coi sindaci mentre Roma è, e resterà, Città Aperta. Massimo Cellino, n.1 del Brescia, comunque conferma la sua posizione: "Mi ha chiamato De Siervo e mi ha chiesto se ero disposto a giocare in campo neutro. Gli ho risposto che io non sono disposto a giocare da nessuna parte, il campionato deve finire qui, non può certo superare il 30 giugno, è una questione di contratti dei giocatori. Sento parlare anche di settembre, ottobre. Una follia. Se non gioco mi danno la sconfitta a tavolino? Pazienza. Si rovinerebbe anche la prossima stagione. E io sto già programmando come tornare in A. E' solo una questione di soldi, per questo vogliono giocare a tutti i costi, a cominciare da Gravina. Vogliono spartirsi i soldi delle tv. Io non ci sto. Avete visto che è successo a Brescia, a Bergamo, a Cremona? Come si può pensare di giocare ancora. Organizziamo per la prossima stagione, da settembre". L'Atalanta invece è disposta a lasciare Bergamo e giocare a Reggio Emilia, che ospita già il Sassuolo.
E' stata convocata intanto per martedì prossimo 21 aprile un'assemblea della Lega di A. Nell'ordine del giorno dei lavori, il presidente Paolo Dal Pino ha indicato fra l'altro "l'aggiornamento sui rapporti con i licenziatari dei diritti audiovisivi 2018-21 e sulla fatturazione e pagamento della sesta rata dei corrispettivi 2019-20; audience certificata della stagione sportiva 2019-20: adozione di parametri di rivalutazione ed eventuali correttivi; scenari attività sportive e relativi protocolli". Assemblea caldissima, su un tema che sta a cuore a tutti, i soldi delle tv. Entro fine mese, inoltre, si deciderà che fare con gli altri campionati. Probabile che quello Primavera venga cancellato, problemi seri per la B, impossibile ripartire per C (anche se Francesco Ghirelli è un lottatore...) e serie D. Anche se il presidente Cosimo Sibilia sarebbe disposto a sposare il concetto del campionato solare, che piace tanto a Infantino e non spiace affatto a Gravina: i dilettanti tornerebbero quindi a giocare, dopo una sosta infinita, a settembre e chiuderebbero la stagione 19-20 ad ottobre. La prossima annata partirebbe a gennaio 21 per finire a giugno. Intanto, Frosinone, Monza e Foggia hanno minacciato già cause legali se i loro campionati non si concluderanno. De Laurentiis inoltre tiene molto al Bari, in corsa per la promozione in serie B (...).
Alicicco: "Se abbiamo la certezza matematica che possiamo ricominciare, allora va bene"
Ernesto Alicicco, ex medico sociale della Roma dal 1978 al 2001, si è raccontato ai microfoni di Centro Suono Sport parlando anche della possibile ripartenza del campionato:
Lei ha fatto sia il calciatore che il medico: come ha fatto a compensare le due cose?
“Io mi divertivo sia a giocare che a studiare”.
Lei ha iniziato con la Lazio però…
“Sì, ho iniziato con loro ma poi sono andato via dalla Lazio perché già stavo curando alcuni giocatori della Roma. Non avendo mai pugnalato alle spalle nessuno, telefonai ad Agostino Di Bartolomei e sono rimasto alla Roma per 24 anni”.
Il suo periodo alla Roma è stato magico…
“Il primo anno è stato difficile perché ci salvammo ad Ascoli. L’anno successivo, però, venne Liedholm e formò una squadra quasi invincibile”.
Lei ha stabilito rapporti particolari con alcuni giocatori, sembra che sia stato quasi un padre per loro…
“Vero, quando giocavo io ci curava il massaggiatore, il medico lo vedi se avevi 40 di febbre. I giocatori vanno seguiti da vicino, c’è chi è debole psicologicamente e chi no, io penso che la medicina sia curativa e che il medico debba stare in campo per rendersi conto della condizione fisica dell’atleta”.
Per chi è stato un fratello maggiore o un papà per i calciatori?
“Cappioli, Vierchowod, Di Bartolomei, Falcao tutti avevano bisogno di una parola al momento giusto, la psicologia è importante per un atleta, delle volte un atleta non rendeva non per una causa fisica ma psicologica. In quel momento, parlando con loro, cercavo di sollevarli. Alcuni giocatori venivano da me a parlare, questa è una maniera per mandare in campo un atleta in condizioni psico-fisiche giuste, se mandi un atleta stanco in campo rischi di farlo infortunare”.
Anche ai suoi tempi il giocatore era forzato a scendere in campo in alcune occasioni…
“Avendo fatto il calciatore sono stato facilitato in confronto ai miei colleghi non calciatori. Il problema è che noi non siamo tuttologi, dobbiamo essere circondati da uno staff adeguato che ci possa consigliare, io per esempio ero affiancato da uno psicologo che ha lavorato anche al CONI. Delle volte un calciatore crede di essere malato ma non lo è, quindi non riesce a rendere. Una volta mi chiamò Mazzone e mi chiese di parlare con un calciatore e questi mi confessò che aveva litigato pesantemente con la fidanzata e io gli ho detto che aveva vinto al Totocalcio (ride, ndr) per consolarlo”.
La volontà della Lega è di riprendere a giocare in tempi brevi: è possibile far giocare i calciatori 3 volte a settimane in un mese e mezzo?
“La partita posso dire che è allenante, è evidente che prima bisogna pensare alla salute. Se si facessero tre partite a settimana, servono dei programmi precisi e va messa d’accordo la situazione psico-fisica, il tempo a disposizione e sapere che una partita è più allenante di un allenamento. Se faccio tre partite a settimana, faccio un defaticante, uno più specifico, poi mi fido del mio medico che magari mi fa fare un lavoro specifico. Ai tempi di Zeman facevamo i gradoni e io, logicamente, guardavo il programma e mi sentivo con i calciatori: se avevano dei problemi, non li avrei fatti allenare preventivamente”.
Si parla di tante precauzioni per i calciatori, come tanti tamponi, pur di tornare in campo...
“Quando si parte per una trasferta ci sono tanti individui in ballo tra calciatori e staff: se disgraziatamente uno che parte rimane positivo come facciamo?”.
A Trigoria stanno sanificando la struttura e poi si adotteranno una serie di protocolli: è convinto da tutto questo?
“Io comincio a dire che tutto ciò vada fatto con la mascherina, se ci si allena in quattro, per esempio, si deve stare distanza. Per fortuna i casi sembra che stiano calando, se verrà fuori il test che se sei stato positivo poi sei negativo, a questo punto chi è guarito è immune. Penso che debbano fare un protocollo importante per far giocare i calciatori, questa è una patologia subdola e faticando si potrebbe essere preda del virus, penso però che sia stato abbastanza debellato”.
Dal 4 maggio si può tornare agli allenamenti? Si può giocare a fine maggio?
“Penso che molti stiano studiando questa situazione, in Italia si è fermato tutto lo sport. Se stiamo in una situazione di deflessione e abbiamo la certezza matematica che possiamo ricominciare con le dovute precauzione, allora va bene. Giocando tanto, l’unica cosa, è che i giocatori rischiano più traumi”.
Lei è tornato da Tirana dove insegna…
“Sono rientrato e sono in isolamento a casa”.
Zaniolo: "Totti e De Rossi difficilmente verranno eguagliati. Mi piacerebbe diventare una bandiera della Roma"
Nicolò Zaniolo, giocatore della Roma, ha rilasciato un'intervista per Sky che andrà in onda domani alle 13:30. Questa un'anticipazione delle sue parole:
"Totti per me e per tutti è l'idolo e il simbolo di Roma. Totti e De Rossi sono simboli che difficilmente verranno eguagliati. Mi piacerebbe diventare una bandiera della Roma, ma ora devo pensare a tornare e a giocare. Vorrei rimanere qui il più possibile, devo tutto alla Roma e sono innamorato della città".
Hai mai provato a chiedere la maglia numero 10?
"No no, sto bene con la 22".
Uefa, si pensa di dedicare il mese di agosto a Champions ed Europa League. In campo ogni tre giorni
La Uefa sta lavorando per trovare una soluzione e portare a termine le proprie competizioni. L'idea, come riferisce Sky Sport, sarebbe quella di dedicare tutto il mese di agosto a Champions League ed Europa League e fare disputare le partite ogni tre giorni.
Per la Champions si pensa di ripartire 7 ed 8 agosto con il ritorno degli ottavi di finale, fino alla finale del 29 agostoa a Instanbul.
Per l'Europa League, invece, la data potrebbe essere quella del due o tre agosto per poi scendere in campo ogni tre giorni fino alla finale del 27 agosto a Danzica.
Nuno Campos: "La nostra idea di gioco non guarda all'errore ma alla soluzione dello stesso"
Nuno Campos, assistente allenatore di mister Fonseca alla Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni in una diretta organizzata da Rémulo Jònatas dal titolo Quarantena de Bola su LATERELASESQUERDO.
Romano ha parlato del proprio modi di vivere il calcio e di come si sia dovuto adattare una volta arrivato nella Capitale questa estate al gioco della Serie A. Queste le sue parole.
La differenza tra il campionato ucraino e quello italiano?
"In Ucraina potremmo giocare sempre allo stesso modo e finire per vincere con una certa facilità. Qui in Italia è fondamentale prestare attenzione ad alcune sfumature dell'avversario."
Come fare ad adattarsi?
"Quando abbracciamo un contesto diverso dobbiamo capire rapidamente dove vogliamo andare e cosa sistemare nella nostra idea di gioco a causa delle caratteristiche del campionato, senza mai perdere l'identità che ci contraddistingue.
In Italia le squadre cambiano continuamente e quindi dobbiamo avere la capacità di adattarci alle mosse dell'avversario."
Quanto è importante il ruolo del tecnico nel prendere una decisione?
"Una volta che il mister prende una decisione quella va bene per tutti e non ci possono essere dubbi nel trasmettere informazioni ai giocatori. Non ci sono allenatori di successo con dubbi, quelli li lasciamo alla porta dello spogliatoio."
Come deve giocare un allenatore per vincere secondo lei?
"Non c'è un allenatore, soprattutto non quello professionista, che voglia giocare solo per avere la palla. Ogni allenatore vuole vincere e nel miglior modo possibile!"
Quanto è importante trasmettere la propria idea di gioco alla squadra?
"In primo luogo, finché il nostro team non ha le idee chiare, non è facile cambiare i sistemi e portare risultati positivi."
Come si trasmette la propria idea di gioco?
"Quando si trasmette un'idea bisogna essere totalmente sicuri e padroneggiarla prima di trasmetterla, altrimenti si corre il rischio di cadere nell'incredulità e di essere messi in discussione."
Il ruolo dei giocatori nel vostro schieramento?
"Più linee di passaggio diamo al giocatore, più capacità avrà di sviluppare la sua capacità di decisione. I giocatori hanno bisogno di tempo per adattarsi alle caratteristiche del modo di gioco dell'allenatore."
Come si imposta il gioco rispetto ai giocatori in rosa?
"Abbiamo dei momenti, come allenatori, in cui dobbiamo trovare delle soluzioni. Guardiamo le caratteristiche dei giocatori, non cambiamo il nostro gioco, ma cerchiamo di sfruttare al meglio i giocatori all'interno del nostro gioco."
Quale è la cosa più importante del suo lavoro?
"La ricchezza dell'essere aggiunto e la conoscenza che ognuno può portare al capo allenatore credo sia la cosa più importante per un allenatore."
Quanto è importante il vostro lavoro di tecnici?
"Dobbiamo essere competenti in tutto. Per farlo, dobbiamo padroneggiare la materia, allenarci, formare, dare feedback, riaddestrare, analizzare e mostrare video, insistere sull'idea attraverso la ripetizione."
Come si fa ed essere un bravo "stratega"?
"Essere uno stratega non è importante, quello che cambia tutto è saper fare una strategia a seconda dell'avversario. La strategia deve essere quella di sfruttare i punti deboli e di annullare un punto di forza dell'avversario."
L'importanza di avere una società alle spalle del progetto?
"Il club dovrebbe avere un'idea chiara di ciò che vuole, cioè valorizzare i giocatori e la squadra e definire un modello di giocatore per quell'idea e, soprattutto, assumere un allenatore che sia il volto dell'idea stessa. Altrimenti si ha tutto per andare storto."