Svilar e la Roma, passi avanti per il rinnovo

L'ASRoma e Svilar si stanno avvicinando a un'estensione del contratto fino al 2030.
Restano da definire alcuni dettagli sulla clausola rescissoria, ma il rinnovo non è in dubbio: ad oggi, non ci sono possibilità che se ne vada quest'estate.
L'accordo è considerato solo questione di tempo.


Stadio, l'accelerata

I tecnici della Roma sono entrati nell'area di Pietralata mentre i Comitati contrari erano in Campidoglio. Gualtieri: "Siamo in uno stato avanzato". Veloccia: "Zero minacce. Impossibile rinviare gli scavi".

Transenne intorno ai lotti in cui dovranno essere svolti i rilievi necessari.

Fonte - ilromanista


Subito su la testa

Ieri allenamento di scarico per chi ha giocato di più a Bergamo.

Lavoro individuale per Pellegrini, come lui anche Dybala e Sangarè. Gollini resta indisponibile. Oggi riposo, la squadra si ritroverà domani per proseguire la preparazione in vista del Milan.

Fonte - ilromanista


Il tribunale dell'Aia

La categoria risponde subito (ancora una volta) a un allenatore della Roma. Zappi: «Protocollo applicato correttamente, Ranieri non dice il vero». E Rocchi stavolta ne parlerà a “Open Var” nel weekend. Restano tuttavia i dubbi sulla gestione del caso Koné-Pasalic. Ignorato il contatto di anca e ginocchio: ma non c'è giallo per simulazione.

Fonte - ilromanista


Cristante, il graffio che ha illuso la Roma

Se la Roma ha accarezzato l’illusione di battere l’Atalanta, lo deve a Cristante, autore del gol del momentaneo pareggio con un colpo di testa su cross di Soulé. Il centrocampista, cresciuto nell’Atalanta di Gasperini, ha segnato contro la sua ex squadra senza esultare, tornando subito a centrocampo. Cristante, lanciato da Allegri a 16 anni, si era perso tra Milan, Benfica e Pescara, per poi rinascere a Bergamo con 15 reti in un anno e mezzo.
Alla Roma dal 2018, è diventato un mediano solido, ma con il gol sempre nel dna. Dopo un infortunio e voci di cessione, ha ritrovato spazio: Ranieri lo ha preferito a Paredes come regista. La sua prestazione contro l’Atalanta è stata positiva, ma non è bastata.
Fonte - corsport

Incubo Rensch e alla fine zitti tutti

Serata da incubo per Rensch, protagonista in negativo in entrambi i gol dell’Atalanta. Dopo il grave errore sul vantaggio di Lookman. Impreciso in chiusura, timido in impostazione, l’olandese ha sofferto per tutta la partita, mostrando evidenti limiti fisici e mentali.
Non partiva titolare dal 16 marzo contro il Cagliari e ieri è durato 76 minuti, probabilmente troppi per chi non ha ritmo gara. Nessun tesserato ha parlato nel post-partita: la Roma ha scelto il silenzio stampa in segno di protesta per il rigore tolto dal Var.
Fonte - corsport

Ghisolfi a Dazn: "Friedkin è discreto e brillante. Costruiamo con stabilità e coerenza il futuro"

Florent Ghisolfi ha parlato ai microfoni di DAZN prima di Atalanta-Roma:

Avere Friedkin a Trigoria è stato un piacere, ma comunque è sempre con noi, anche a distanza.

Abbiamo parlato del progetto, dell’allenatore, dell’organizzazione che vogliamo costruire con stabilità e coerenza. È una fortuna avere un proprietario discreto, ma brillante. Elemento importante nel calcio. Questa sarà una partita vibrante, non ci nascondiamo. Abbiamo attraversato la tempesta e una volta superata può essere solo che un fattore positivo. Rinnovo Svilar? Stiamo parlando. Non c’è fretta. Lui è il futuro della Roma. Troveremo un equilibrio per l’accordo. Se lo merita”

Leandro Castan: "Solo io so quello che ho passato, ora vivo davvero"

L'ex difensore della Roma Leandro Castan si è raccontato in un'intervista a gianlucadimarzio.com, in cui ha parlato della malattia che gli ha cambiato la vita, del ritorno in campo e del suo futuro.
13 settembre 2014: Empoli-Roma
"Tutto bene?”, mi chiese Maicon. Durante il riscaldamento sentii un fastidio al flessore. “Leandro non sta bene”, disse a Rudi Garcia all’intervallo. Cambio. Esce Leandro Castan. Cala il sipario. Per sempre. Torno a casa e inizio a non stare bene. Passa la notte, mi sveglio. La mia testa gira, gira forte. "Cosa mi sta succedendo? Sto morendo?”. Andai in ospedale. Mi fecero una risonanza magnetica. Guardai il dottore della Roma. Era preoccupato. “Cosa mi avete trovato?”. “Niente, vai a casa. Ti chiamo dopo”. “Dimmi cos’ho”. Ero nervoso. “C’è qualcosa al cervello”. Mentre stavo tornando, chiamarono per dirmi di tornare in ospedale. Non capivo più nulla. Mai avrei pensato di poter vivere qualcosa di simile. I primi 15 giorni furono terribili. Non mi reggevo in piedi, vomitavo molto, persi 20 kg. Ero senza forze. All’inizio la Roma scelse di nascondere tutto. Decisi di isolarmi. Tolsi i social. Ma un giorno guardai il telefono. Su Twitter mi uscì un articolo. “Leandro Castan ha un tumore, potrebbe morire”. La paura mi invase. Io non sapevo ancora cosa avessi. Nessuno mi aveva detto niente. Né il club, né i dottori. Nessuno. “Stai calmo”, mi ripetevano. Poi quel pensiero: mio nonno era morto per un cancro al cervello. “Sarà così anche per me”. Passano settimane. “Hai un cavernoma cerebrale. Non potrai più giocare a calcio”. Buio. “È la fine”. La testa va, non si ferma. Mi chiamarono in clinica e mi dissero tutto. “Al terzo mese della gravidanza il tuo cervello si è sviluppato in modo non corretto. Se prendi una botta durante una partita ti potrebbe partire un’emorragia cerebrale e potresti morire. O smetti o ti operi”. Mi avrebbero dovuto aprire la testa. Un intervento molto pericoloso. “No, non lo faccio”.
Dentro di me c’era la convinzione di non operarmi e di dire addio al calcio. Poi un giorno, guardando una partita, cambiò tutto. “Non posso smettere”. Chiamai mia moglie per dirglielo. Poi sentii il dottore. “Va bene Leo, passa il Natale con la famiglia e poi ti operiamo”. “No dottore, devo farlo subito”. Dopo una settimana feci l’intervento. Ero uno dei difensori più forti della Serie A. Volevo vincere il campionato con la Roma e conquistare la Nazionale. In poco tempo mi ritrovai su un letto d’ospedale con un tumore in testa. Dovevo imparare a vivere di nuovo. Vivere una vita diversa e combattere con un malessere che piano piano nasceva in me. Ho fatto di tutto per tornare al mio livello. Tutto. Non è stato possibile. Ma sono ancora qui.
Il ritorno in campo
E poi c’erano gli sguardi di chi mi stava vicino. Li percepivo, li vedevo, li sentivo. Mi percepivano come qualcuno di diverso da loro. Mi trattavano come un malato. C’era un senso di compassione e protezione nei loro occhi. Ma io stavo bene. Un giorno Paredes calciò e mi colpì in testa. Tutti corsero da me preoccupati. “Ma che pensate? Pensate che sono ancora malato?”. Piangevo. Piangevo spesso mentre tornavo a casa. Per quegli sguardi, per non accettare la mia situazione, per l’idea che non sarei più tornato a essere… me stesso. Mi fece male anche quella volta a Verona. In panchina c’era Spalletti. Mi chiamò nel suo ufficio. “Voglio che torni a essere il vecchio Leandro Castan. Come facciamo?”. “Ho bisogno di giocare”. “Te la senti di farlo la prossima contro l’Hellas?”. “Sì, ma ho bisogno di qualche partita”. “Tranquillo”.
Sul futuro
Per anni non sono mai riuscito a fare pace con me stesso. Qualcosa è cambiato dopo aver parlato con una psicologa. “Qual è il tuo sogno Leandro?”. “Fare almeno una partita al mio livello”. “Non potrai farlo, mai più. Ora sei un nuovo Leandro, lascia andare quello passato”. Lascia andare. Quelle parole mi aiutarono a voltare pagina. Le sue e quelle di un pastore: “Un uomo senza sogno è un uomo morto”. Mi fece riflettere. “Ma che sogno ho adesso? Non posso più tornare indietro. Devo andare avanti”. Da quel momento la mia visione è cambiata. La mia storia con il calcio non era e non è finita. Ho ancora tanto da dare. Un punto definitivo su quello che è successo non sono mai riuscito a metterlo. Lo accetto, ma non del tutto. Mi ha fatto troppo male.
Ora sto facendo il corso da allenatore. Mi piace stare in campo, sentire l’odore dell’erba, entrare in contatto con i ragazzi. Non è ancora finito il mio momento. C’è un’altra vita nel calcio per Leandro Castan. Continuo a sognare. Se un uomo senza sogni è un uomo morto, io sono vivo. Vivo davvero. E posso dirmi di aver vinto questa sfida. Solo io so quello che ho passato. Paure, dubbi, caos. Ora sono qua in Brasile, ho una famiglia, vedo crescere i miei figli. A volte mi chiedono della mia storia. Tra qualche mese li porterò a Roma. In quelle strade dirò loro chi è stato il loro papà. Un bambino di Jaù che ce l’ha fatta. Nonostante tutto.

Ranieri, una furia

La Roma perde 2-1 a Bergamo: nel mirino Sozza e Abisso. 

Sblocca Lookman. Pari di Cristante. Sull'1-1 'episodio del rigore prima fischiato e poi tolto dal Var a Konè che potrebbe negare la Champions ai giallorossi. Decide Sulemana. Juve quarta se batterà Udinese e Venezia.

Fonte - corsport


Peccato

Dopo cinque mesi e 19 risultati utili la Roma perde. Lo fa a Bergamo alla fine di una partita fatta di luci e ombre, ripresa dopo lo svantaggio iniziale e persa dopo un rigore fischiato per noi sull’1-1, ma tolto dal Var con un’applicazione del protocollo sempre molto poco chiara. Noi stiamo con Ranieri e i ragazzi: non è finito ancora niente. Forza Roma.

Fonte - ilromanista


Carnesecchi e Svilar: mani da Champions

Atalanta-Roma e due portieri decisivi nell'euro-corsa.

Già 13 e 15 partite senza subire go: i nerazzurri per blindare il terzo posto, i giallorossi per sperare ancora. Il serbo piace a tanti top club: la Roma lo deve rinnovare in fretta.

Fonte - tuttosport


Europa e record, la Roma va a caccia

Tre partite per la Champions e per un primato.

Il tecnico ha attualmente la seconda media punti più alta nella storia della Roma. Vincendo tre gare aggancerebbe Spalletti.

Fonte - corsport