Abraham: "La non convocazione al Mondiale mi ha fatto tornare con i piedi per terra. Sono focalizzato sul ritorno in campo"
Tammy Abraham, attaccante della Roma, era presente al Foreigner Correspondents’ Club of Japan insieme a Tiago Pinto e Volpato da dove ha parlato del suo prosieguo di stagione in giallorosso:
Sulla ripresa del campionato ed il Mondiale.
“Non sono così ansioso di tornare a giocare, mi godo la Coppa del Mondo e mi alleno per gennaio. Mi sarebbe piaciuto essere lì ma è qualcosa che mi ha fatto crescere come calciatore e persona. Sono ancora giovane. Mi ha fatto tornare con i piedi per terra e mi sono detto: ‘Ho ancora tanto da fare’. Spero di andare al prossimo”.
Chi vincerà la Coppa del Mondo?
"Ci sono tante buone squadre, come la Spagna. Secondo me la finale sarà Spagna-Inghilterra, Tiago pinto spera nel Portogallo (ride)".
I mass media a volte sono estremi nel giudizio, cosa pensi dei media inglesi e italiani?
"Per loro quando fai bene una cosa sei il migliore al mondo, quando la fai male sei il peggiore al mondo. Fortunatamente non conosco tutte le parole d'italiano ma credo sia importante concentrarsi su se stessi".
Cosa ne pensi del Giappone?
"Mi ha sorpreso: è una nazione meravigliosa. È tutto pulito, è una cultura molto bella. Ho detto alla mia ragazza che un giorno ci dovremmo andare insieme".
Com'è lavorare con Mourinho?
"Lui ci conosce tutti, ci stimola sempre a fare di più e a dare tutto quel che possiamo".
Quali sono le tue aspettative per il ritorno in campo a gennaio?
"Non sono stato mai così tanto arrabbiato e focalizzato sul ritorno in campo".
Una domanda molto romana: è più importante vincere il campionato o finire sopra la Lazio?
"È più importante vincere trofei, nessuno si ricorderà chi si è posizionato meglio in classifica".
Solbakken rientra in Norvegia in attesa di aggregarsi alla Roma
Ufficializzato il suo approdo alla Roma, Ola Solbakken è ripartito per la Norvegia dove passerà le vacanze in attesa di aggregarsi alla sua nuova squadra.
La Roma, attualmente, è impegnata nella tuornèe in Giappone fino al 29 novembre. Quindi, presumibilmente, Solbakken conoscerà i nuovi compagni a ridosso del ritiro in vista della ripresa del campionato.
Su Amazon arriva il nuovo AS Roma Brand Store
L'AS Roma rinnova la propria presenza su Amazon per offrire ai propri tifosi una nuova opportunità di esperienza d’acquisto dei prodotti giallorossi.
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Ola Solbakken sarà un calciatore della Roma a partire da gennaio
L'AS Roma è lieta di annunciare di aver raggiunto un accordo con Ola Solbakken a decorrere dal 2 gennaio 2023.
Il 24enne norvegese ha firmato un contratto che lo legherà al Club fino al 30 giugno 2027.
“Ho spinto tanto per realizzare il mio desiderio: volevo davvero diventare un giocatore della Roma e finalmente ora è realtà”, ha dichiarato Solbakken nella sua prima intervista in giallorosso.
“La Roma mi ha colpito da subito, credo molto nel progetto e nei piani del Club e desideravo farne parte. Vengo qui per imparare e per migliorare, ma anche per dimostrare ciò che sono capace di fare. I tifosi della Roma sono i migliori che abbia mai visto e non vedo l’ora di giocare per loro”.
Solbakken arriverà in giallorosso dopo la conclusione del proprio contratto con il Bodo/Glimt, club con cui ha conquistato due campionati norvegesi.
In tre stagioni, Ola ha giocato 91 partite con il Bodo, segnando 20 gol e fornendo 24 assist. In precedenza ha giocato nel Rosenborg e nel Randheim.
“Solbakken si è affermato in un mercato emergente e in un campionato in cui il livello di competitività si è alzato notevolmente negli ultimi anni”, ha dichiarato il General Manager dell'area sportiva del Club, Tiago Pinto.
“La sua età, i suoi margini di crescita e le sue caratteristiche si sposano con il nostro progetto: Ola abbina qualità tecniche importanti a doti fisiche e atletiche che lo rendono un calciatore moderno.
Diversi club si erano mossi sulle sue tracce, lui ha scelto la Roma: di questo non possiamo che essere estremamente soddisfatti”.
Solbakken indosserà la maglia numero 18.
Benvenuto, Ola!
Boniek: "Ho due rimpianti. La semifinale non giocata contro l'Italia e lo scudetto non vinto con la Roma"
Zibi Boniek, vice presidente della Uefa ed ex giocatore della Roma, ha rilasciato in un'intervista per as.com in cui ha parlato del Mondiale, della sua Polonia ma anche del suo passato giallorosso.
Ecco un estratto della sua intervista:
Non so se si tratta di mito o realtà. Avevi la fama di giocatore ribelle, difficile per gli allenatori
"Adoro vincere. Ho dato il massimo in qualsiasi partita e non credo sia stato così. Sì, forse ho avuto qualche discrepanza, come con Eriksson, ma era molto giovane e all'inizio soffriva il carisma dei giocatori della Roma. Abbiamo avuto attriti, ma niente di particolare: alla fine non credo sia mai stato un problema. Quello che vogliono tutti gli allenatori è avere giocatori che ti aiutino a vincere le partite".
Rimpiangi qualcosa nella tua carriera?
"Rimpiango di non aver potuto giocare la semifinale dei Mondiali di Spagna 82 contro l'Italia per squalifica. Nella partita contro la Russia ho preso un'ammonizione e sono stato squalificato, ma ora non sarebbe accaduto perché i cartellini si azzerano nella seconda fase. Cambierei anche l'ultima partita del campionato 85-86 contro il Lecce, giocavo nella Roma. Si può perdere una partita in cui sembrava impossibile da essere sconfitti? Potevamo vincere lo scudetto, sarebbe stato storico. Purtroppo non è successo. Non ci sono mai gare perfette, ci sono sempre prestazioni in cui sai di poter fare meglio".
Roma Primavera, Guidi: "Abbiamo scelto di non fermarci. Lavoriamo in sinergia con la prima squadra"
Federico Guidi, allenatore della Roma Primavera, ha parlato dei prossimi impegni della squadra giallorossa che, così come i "grandi", si è dovuta fermare a causa dei Mondiali in Qatar:
"È una cosa completamente nuova per tutti noi, per le società e per ogni staff tecnico. Abbiamo scelto di non far fermare i ragazzi, per noi saranno due mesi intensi con partite impegnative perché i ragazzi devono misurarsi continuamente e cercheremo di aumentare lavoro e minutaggio sul campo".
Si parte con un'amichevole con il Real Madrid.
"Sì, credo che ci debba essere confronto per crescere e soprattutto avversari che riescano a metterti anche in grandissima difficoltà perché superare le difficoltà ti fa diventare un singolo migliore e una squadra più forte. Domani affronteremo il Real, solamente il nome dà una forte scarica di adrenalina. È una partita bellissima da giocare. Coloro che finora hanno avuto minutaggio avranno chance di mettersi in mostra con avversari di livello per essere valutati".
Si affronta questo periodo con molte assenze, tra i convocati in Giappone. C'è soddisfazione ma anche preoccupazione di affrontare tanti impegni senza giocatori leader.
"Vedere per esempio Tahirovic in prima squadra, Volpato è stato con noi in Primavera marginalmente, o l'esordio di Faticanti per noi sono le vittorie più grandi che abbiamo raggiunto in questi primi mesi di lavoro in sinergia con il mister della prima squadra e con tutta la società. Non c'è preoccupazione perché ho grande fiducia in ogni singolo ragazzo di questo gruppo e sono altrettanto consapevole di aver penalizzato qualcuno di loro perché si gioca in 11, 5 entrano e gli altri non possono prendere parte alla partita. Anche loro devono avere la loro chance, il momento di poter sbagliare e di poter essere giudicati sul campo".
Conferenza Stampa Spugna e Wenninger: "Vogliamo giocarcela contro una delle squadre più forti d'Europa"
Alessandro Spugna e Carina Wenninger, rispettivamente allenatore e difensore della Roma Femminile, sono intervenuti in conferenza stampa alla vigilia del match di Women's Champions League contro il Wolfsburg:
PAROLE SPUGNA
Andressa è a disposizione? Farà parte del gruppo?
“Sì, Andressa è a disposizione, è rientrata in gruppo”.
Abbiamo visto il video diffuso dai social del Club di una vostra riunione tecnica in cui lei parlava di avere sempre consapevolezza e rispetto in ogni appuntamento, contro qualsiasi avversario. Sono dei concetti validi anche per la partita di domani?
“Noi domani abbiamo una grande opportunità, che ci siamo create. Abbiamo una classifica pari a quella del Wolfsburg. Vogliamo giocare una partita con spensieratezza, tranquillità, serietà, mettendo in campo tutte le nostre qualità, per vedere a che punto siamo, a che livello siamo, contro una delle squadre più forti d’Europa. Dobbiamo giocare come sappiamo, non avrebbe senso difenderci e basta contro una squadra del genere. Ci farebbero solo male. Abbiamo anche noi sei punti, la qualificazione ce la giocheremo contro le altre due. Dovremo essere serene, avremo anche noi delle armi da mettere in campo, da mettere a disposizione”.
Si sta dimostrando tra i migliori coach in circolazione, per la tranquillità che trasmette all’ambiente e per i risultati raggiunti. Per lei la Roma è un punto di arrivo o di partenza?
“Intanto, grazie per i complimenti. La Roma è un punto di partenza. Io sono qui, so di essere in un club con grande ambizione, che non vuole fermarsi. Abbiamo vinto di recente una Supercoppa, dobbiamo conquistare più titoli possibili in Italia e mettere qualcosa in più anche in Europa. Stiamo dimostrando di poterci stare. Possiamo sicuramente migliorare e andare avanti. Per me non può essere un punto di arrivo, sono arrivato da un anno e mezzo. Non voglio pensare che possa bastare la vittoria di un campionato. Si può aprire un ciclo importante. È assolutamente una cosa alla quale tengo, a cui terrà anche la società. Non ci saranno problemi da questo punto di vista”.
Mister, intanto auguri per il suo compleanno. Cosa si aspetta dalle sue ragazze come regalo? A suo avviso, che partita si può fare contro un’avversaria così forte?
“Secondo me noi abbiamo, in modo razionale, la possibilità di fare una gara coraggiosa, seguendo le nostre caratteristiche, sapendo di avere davanti una delle squadre più forti in Europa, con 6 o 7 giocatrici della nazionale tedesca, che ha fatto la finale all’Europeo. Però non significa nulla, se siamo arrivate a questa partita è perché ce lo siamo meritate. Poi, quello che sarà il risultato finale, non lo so. Se perderemo, sarà in linea con i pronostici. Se prenderemo un punto, saremo felici. Se vinceremo, allora dovranno iniziare a temerci perché saremo una squadra pericolosa. Scherzi a parte, dobbiamo affrontarla con coraggio, per sapere a che livello stiamo, contro queste grandi formazioni”.
Un’eventuale vittoria rappresenterebbe un salto di qualità a livello internazionale?
“Sarebbe un risultato molto importante. Poi bisognerebbe analizzare anche la prestazione. Sarebbe qualcosa di unico, di importante, quello sì”.
PAROLE WENNINGER
Pochi conoscono il Wolfsburg come te: quanto manca alla Roma per raggiungere il livello delle tedesche? E come accoglieresti un pareggio, domani?
“Abbiamo iniziato questa Champions in modo ottimo. Certo, il Wolfsburg ha molta più esperienza, e questa esperienza si farà sentire. Ma noi giocheremo una partita molto coraggiosa, con tanto rispetto per le nostre avversarie. Vogliamo portare a casa i tre punti. Proveremo a vincere la partita, invece che pensare al pareggio”.
Il Wolfsburg ha dei punti deboli?
“Credo che ogni squadra abbia delle debolezze, ma non è su questo che dobbiamo concentrarci: piuttosto, dovremo farlo sui nostri punti di forza, dovremo giocare tra le linee. Poi, per carità, tra difesa e attacco tutte possono sbagliare, ma non dovrebbe essere questo il punto per indirizzare la partita”.
Vista la tua esperienza in Germania, hai dato dei consigli al coach in vista del match?
“Certo, ne abbiamo parlato e abbiamo anche scherzato sugli stili di vita differenti tra Italia e Germania. Lui sicuramente conosce le giocatrici tedesche meglio di me. Conoscendo il loro ambiente, posso immaginare che, avendo noi 6 punti, il Wolsfburg si attenderà una partita di alto livello”.
Roma-Karsdorp: storia al capolinea. Si guarda in Spagna per il sostituto
Sembra ormai giunta al capolinea l'avventura in giallorosso di Rick Karsdorp.
La Roma lo attende a Trigoria ma lui, per il secondo giorno consecutivo, non si presenta in ritiro nonostante la convocazione per la tournèe in Giappone. Una presa di posizione da parte del terzino che porterà la Roma, per forza di cose, ad agire sul mercato per trovare un sostituto.
Dalla Spagna, come riporta sport.es, spunta il nome di Hector Bellerin come acquisto per la corsia difensiva destra già nel mercato invernale. Il giocatore, in forza al Barcellona, andrà in scadenza a giugno 2023 con i blaugrana che pare non avrebbero intenzione di rinnovargli il contratto. Il giocatore preferirebbe andare a scadenza per riunirsi al Betis Siviglia a parametro zero; mentre il Barcellona vorrebbe cedero a gennaio alla Roma poichè pagherebbe per averlo anche senza un grande esborso. Una mossa, in pratica, per guadagnarci qualcosa e non perderlo a zero.
Dall'Italia, come riporta La Gazzetta dello Sport, resta viva la pista che porterebbe a Bereszynski della Sampdoria; mentre si apre anche un un'ipotesi Odriozola (Real Madrid).
Intanto la Roma dovrà prendere una decisione circa la multa da comminare a Karsdorp, che quasi sicuramente sarà il massimo consentito, ovvero pari al 30% dello stipendio mensile.
La Roma riprende gli allenamenti, ma Karsdorp non si presenta a Trigoria
La Roma è tornata ad allenarsi per preparare la tournèe in Giappone prevista tra il 22 ed il 29 novembre.
Karsdorp era stato regolarmente convocato ma, come riferisce il sito gianlucadimarzio.com, non si è presentato a Trigoria e dunque non prenderà parte alla convocazione.
Una decisione che non fa altro che sancira la rottura, che sembra ormai irreparabile, tra l'olandese ed il tecnico portoghese.
Spetterà adesso alla Roma ed a Mourinho decidere il da farsi con Karsdorp; se sanzionarlo con una semplice multa o con l'esclusione dalla rosa.
Fonseca: "Continuo ad amare Roma ed i romanisti. Mourinho e Tiago Pinto sono stati onesti con me"
Paulo Fonseca, ex allenatore della Roma ed oggi al Lille, ha rilasciato un'intervista per Sky Sport in cui ha parlato del suo passato giallorosso e del rapporto con Mourinho:
Quando ha capito che sarebbe diventato allenatore?
"Non ho mai pensato di essere allenatore, ma a 28/30 anni ho iniziato a pensarci. Ho avuto allenatori che mi hanno indirizzato su questa via, così ho fatto il corso e a 32 ero già motivato per iniziare come allenatore e finire la carriera da giocatore. L'obiettivo era arrivare nella massima divisione portoghese, non ho mai pensato ad altri campionati, ma ora è l'opposto. Voglio continuare nei migliori campionati e difficilmente ritornerei in Portogallo".
L'esperienza allo Shakhtar le ha cambiato la vita?
"Sì, non solo professionalmente, anche dal punto di vista personale. Quando ho giocato contro lo Shakhtar a loro era piaciuto il mio modo di giocare del mio Braga. Poi volevano cambiare e hanno scelto me, è stata una buona opportunità. Questa è stata la mia prima volta fuori, ho disputato la Champions League. In questo momento è difficile parlare dell'Ucraina, sono molto legato a questa nazione, anche perché ho conosciuto mia moglie lì. Ho casa e tanti amici, l'Ucraina è la mia seconda patria. È molto molto difficile guardare ciò che sta succedendo. Io ero lì quando è iniziata la guerra. Per noi che viviamo qui non è difficile perché lo vediamo in televisione, ma la verità è che gli ucraini stanno soffrendo e tante persone stanno morendo. Noi possiamo fare di più, è difficile per me guardare la sofferenza di quel popolo senza fare niente. Continuiamo a guardare, ma quello che facciamo non è sufficiente né per l'Ucraina né per il mondo".
Il 24 febbraio era lì, doveva partire ma poi è scoppiata la guerra.
"Ero a casa quando le bombe sono arrivate a Kiev. È stato un momento tragico, di panico per tutti. Un'esperienza che solo nei film si vede. Quando hai un bambino di due anni è difficile scappare, pensare in modo equilibrato, ma non è niente confrontandolo a ciò che stanno vivendo ora le persone. C'era il panico. L'ambasciata del Portogallo mi ha aiutato, ma sono state 30 ore di viaggio senza sapere cosa potesse succedere. Avevamo due bambini, è stato difficile".
Come si spiega ai bambini questo?
"Il mio bambino non ha capito quello che è successo, ma oggi è difficile non parlare di questo perché lui guarda e vede ciò che è successo. Spero che un giorno questo possa finire".
Com’è stato l’inizio a Roma?
"L’inizio è stato molto bello perché la Roma è un club diverso dove le persone sono molto calorose. Non è stato facile essere l’allenatore dei giallorossi, ma è un momento unico".
La città le è rimasta addosso
"Molto, mi è piaciuto tanto vivere a Roma, la città è bellissima e le persone sono molto calorose. È diversa da tutte le altre".
Come ha preso l’arrivo di Mourinho?
“Ci siamo scambiati alcuni messaggi, io ho capito la situazione. Lui è stato onesto con me”.
Su Tiago Pinto.
“È una persona che stimo molto, sta facendo un gran lavoro alla Roma. È stato sempre onesto con me. Ho vissuto un periodo difficile, i Friedkin sono arrivati e non avevamo il direttore sportivo, per loro era tutto nuovo perché non avevano mai seguito il calcio. È stato un periodo difficile perché non ho avuto il direttore sportivo finché non è arrivato Tiago Pinto”.
Sui Friedkin.
“I Friedkin hanno portato entusiasmo e volevano un progetto nuovo, così hanno investito e portato un allenatore che ha vinto tanto. È normale”.
Sui tifosi della Roma.
“Ancora oggi sono molto calorosi con me. Quando ho vissuto la situazione della guerra in Ucraina ho avuto tanto sostegno dai romanisti. Anche oggi ne ricevo molto, è impressionante. Continuo ad amare la città e i romanisti”.
Cos'è Mourinho per i portoghesi?
“È un riferimento per tutti. Ha vinto tanto, ha ispirato tanti allenatori perché ha iniziato un processo che ha cambiato il modo di fare gli allenamenti e di fare gioco in Portogallo”.
Uno dei suoi momenti più popolari è quando ha tenuto la conferenza stampa vestito da Zorro.
"Era Halloween e una giornalista mi chiese quale era la mia maschera preferita e io risposi Zorro. Il mio direttore quindi mi disse: 'Se domani vinciamo ti travesti?' E io gli dissi di sì, ma non avrei mai immaginato di farlo subito dopo la partita. Il calcio a volte è troppo serio, ma è stato un momento diverso".
L'esperienza al Lille.
"Sono molto soddisfatto di essere qui. Mi piace l'atmosfera e le condizioni di lavoro. Sono rimasto positivamente sorpreso dal campionato, mi piace molto".
Cosa c'è di diverso tra la Serie A e la Ligue 1?
"In Italia è più tattico, ci sono meno spazi, mentre qui le squadre vogliono giocare, sono più aperte. C'è anche grande atmosfera negli stadi. La società ha perso giocatori importanti, ma avevano questa necessità. Siamo in un periodo di trasformazione, è un nuovo progetto. Questa squadra non è quella che ha vinto il campionato due anni fa, abbiamo nuovi giocatori. Volevo un progetto in cui iniziare a mettere in pratica il mio gioco. Quando mi hanno chiamato ho subito pensato che fosse il progetto giusto".
A capo del Lille c'è un italiano, Barnaba.
"L'ho conosciuto qui. Mi ha chiamato lui. Sta sempre vicino alla squadra".
Perché l'equilibrio è così importante?
"Lo stato di depressione o euforia non ti lascia pensare in modo giusto, io cerco sempre di essere equilibrato".
Il PSG è proprio di un altro livello?
"Sì, è la verità. Hanno fatto un investimento totalmente diverso rispetto alle altre squadre. Neymar, Mbappé, Messi, Verratti, non è facile. Per me non è giusto avere questa differenza tra le squadre, ma è la realtà. Non so cosa possiamo fare, penso che UEFA e FIFA vogliano fare qualche modifica".
Il tuo sogno?
"Non faccio piani per il futuro. Io penso che la cosa più importante sia lavorare ed essere felice".
Quando non allena cosa fa?
"Sto a casa con la mia famiglia, penso sia importante staccare".
Balbo: "Nei singoli la Roma è un'ottima squadra, ma fa fatica e non gioca bene"
Abel Balbo, ex attaccante della Roma, ha parlato della compagine giallorossa in un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Queste le sue parole:
È tornato a vivere in Argentina, ma la Roma gli è rimasta nel cuore e continua a seguirla.
"È una squadra che fa fatica e non gioca bene, è sempre più difficile, quindi, in questa situazione per gli attaccanti".
Abraham e Belotti, sei gol in due. Il loro bilancio è in rosso.
"Sono due giocatori che a me piacciono molto, sono attaccanti da 15 gol almeno nel campionato italiano. Per caratteristiche dipendono dalla squadra, quindi se la squadra non gioca hanno pochissime occasioni".
Un problema che si riflette sulla classifica, oggi la Roma è sesta.
"Se prendiamo i singoli giocatori la Roma è un’ottima squadra, non per vincere lo scudetto ma per esempio è più forte dell’Atalanta. Non ha una squadra per vincere, ma neanche per fare queste prestazioni. Penso che Mourinho, che è uno straordinario allenatore, riuscirà a trovare i rimedi".
Dybala è la luce, come ha detto Mourinho, ma nell’ultimo periodo è stato assente per infortunio.
"È un giocatore decisivo, un campione vero, fa la differenza. Gli unici problemi sono stati fisici, se sta bene è inarrestabile. Un argentino qui a Roma si esalta, può fare benissimo, speriamo che non si infortuni più".
Boniek: "Alla Roma non mancano i giocatori, ma un disegno di gioco"
Zibi Boniek, ex giocatore della Roma sul finire degli anni '80 e vice presidente della Uefa, ha parlato dei giallorossi ai microfoni di Centro Suono Sport:
Sulla Roma
“Stiamo un po’ deludendo e ci manca un po’ il gioco. Ho guardato le ultime partite, quando vedo i tre centrali di difesa che si scambiano la palla non per liberare un centrocampista ma per darla a Rui Patricio che fa una rimessa lunga”.
Però i centrocampisti della Roma non si abbassano a prendere la palla
“Guardando tutti i nostri centrocampisti quelli che giocano meglio in mezzo sono Matic, che però al 70° è sempre arrivato, e questo ragazzo giovane che ha carisma, al quale piace dribblare, parlo di Volpato. Matic è bravo fisiologicamente non può giocarle tutte, la sua più bella partita è stata quando è entrato nell’ultimo quarto d’ora a Verona dove ha fatto la differenza. Abbiamo dei problemi”.
Su Abraham
“Cosa gli sta succedendo? Bella domanda. Lui è un po’ caotico, un centravanti particolare, buono nel colpo di testa e nelle palle alte. Gli manca la freddezza e la tranquillità. Se lo confrontiamo con quello dello scorso anno parliamo di due calciatori diversi, difficile però dare una spiegazione perché non frequento Trigoria e non vedo gli allenamenti. Sicuramente mancano le sue giocate e i suoi gol che lo scorso anno ci sono state e se ci sono state significa che le sa fare. Gli attaccanti però se non segnano iniziano ad avere dei problemi. Belotti invece mi dà la sensazione di avere paura della palla, ovviamente sembra questo, sembra andare in panico con la palla. Invece negli anni passati, quando il Torino faceva gol, io pensavo subito a Belotti, ero sicuro al 100%. Qui a Roma sta facendo una fatica pazzesca, eppure è un nazionale”.
Ci sono giocatori che sentono il peso di un grande pubblico. I giocatori forti questi problemi non li hanno
"Avete ragione. Dal collo in giù sono tutti calciatori, la differenza è dal collo in su. Un giocatore è forte nella testa, così riesce a giocare reggendo lo stress”.
Sul pubblico dell’Olimpico
“Io vado a vedere quasi tutte le partite. Questo calore della gente è inspiegabile e forse è merito anche del carisma di Mourinho, anche perché Mourinho è un comunicatore, è un trasformatore. Lo scorso anno abbiamo vinto la Conference League e sembrava quasi una Champions League alla fine, questo perché è riuscito a creare un’atmosfera tale che abbiamo festeggiato come se fosse un traguardo importantissimo. Alla fine abbiamo battuto il Leicester e il Feyenoord perché tutte le altre erano squadre che, in partenza, dovevamo battere per forza”.
Noi però non vincevamo da sessant’anni e siamo stati felici di questo
“C’è un’atmosfera fantastica. La gente va allo stadio anche per il pre-partita e ti viene la pelle d’oca quando i tifosi cantano. Il pre-gara della partita dell’AS Roma è fantastico. Poi però bisogna anche giocare. La Roma deve fare tutto il possibile per arrivare tra i primi quattro se non dovesse riuscirci alla fine qualcuno dovrà farsi qualche domanda. Se ci pensiamo Pellegrini, Dybala, Zaniolo, Belotti, Abraham, abbiamo tre difensori centrali come Mancini, Smalling e Ibanez. Non è che ci mancano i giocatori, forse può mancare qualche fuoriclasse, però secondo me manca un disegno di gioco, i giocatori non sanno quello che devono fare, mi sembra che sia tutta invenzione di un singolo giocatore. La Roma non è una squadra scarsa”.
Con la rosa al completo la Roma può arrivare tra le prime quattro?
“La Roma deve arrivare tra le prime quattro. Napoli e Milan sono secondo me sicuri di un posto in Champions poi ci sono le altre”.
Inter e Juve molleranno?
“Non sarà una cosa semplice arrivare tra le prime quattro ma serve ambizione”.
Sul Salisburgo in Europa League
“Parliamo di una competizione molto difficile, perché sembra la coppa europea numero due ma è una coppa molto tosta da giocare. Se la vuoi prendere in maniera seria il Salisburgo è la squadra giusta per vincere perché giocano bene a calcio ma una Roma motivata, concreta, in salute, con tutti i giocatori deve vincere se vuole andare avanti, la Roma è nettamente più forte. Detto questo non bisogna prenderli sottogamba”.
Roma-Napoli?
“Sembra che la Roma punti ogni tanto sull’inventiva dei singoli giocatori. Questo aiuta quando trovi una squadra organizzata, il problema è stato con la Lazio. Sarri è uno che allena tattica e, nonostante qualche assenza, ha giocato in maniera intelligente. Chiaro poi che la partita doveva finire in pareggio, se non ci fosse stato quell’errore di Ibanez. Quasi tutte le squadre poi sono ben organizzate, anche le “piccoline” vengono qua e gestiscono la palla in mezzo al campo quasi sempre meglio di noi”.
Non siamo però al nono o decimo posto, in classifica siamo vicini alla zona Champions.
“La Roma secondo me, per i giocatori che ha, per potenzialità degli stessi calciatori, secondo me si esprime in maniera modesta, la Roma dovrebbe giocare molto meglio”.
Alcuni singoli hanno una tenuta mentale, dopo Tirana, insufficiente.
“Il giocatore forte quando vince una competizione importante guarda al futuro, i giocatori normali vogliono vivere sugli allori per tanto tempo. Adesso non so qual è il problema”.
Sono giocatori normali quelli della Roma?
“Non lo so, non li conosco personalmente, non conosco la loro mentalità e con quale rabbia arrivano a Trigoria. I problemi vanno affrontati dentro Trigoria proprio per migliorare. La differenza la fa sempre la testa”.