Lorenzo Pellegrini giura fedeltà alla sua Roma: pronto a togliere la clausola

GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - Le certezze sono due: Lorenzo Pellegrini vuole restare alla Roma e la Roma vuole tenere Lorenzo Pellegrini. Se poi questo davvero succederà nessuno può dirlo, perché il mercato è ancora lungo e perché, in fondo, con una clausola rescissoria da 30 milioni, per di più pagabili in due anni, non si possono avere certezze. Ma Pellegrini è stato chiaro: non appena si insedierà il nuovo direttore sportivo la sua volontà è quella di ridiscutere il contratto, in scadenza nel 2022, magari adeguando lo stipendio a più di 2,5 milioni più bonus, allungando di un anno l’accordo e togliendo la clausola. Perché le bandiere, soprattutto Romane e Romaniste, non hanno mai avuto la possibilità di svincolarsi unilateralmente e Pellegrini non vuole fare eccezione.

Tradizione

D’altronde, Lorenzo spera che il prossimo tecnico decida di affidare a lui il ruolo di vice Florenzi. Gli piacerebbe, a maggior ragione adesso che la Roma, per la prima volta dal 1993, non avrà né Totti né De Rossi. La tradizione, in una squadra avara di trofei come la Roma, conta e anche tanto, ecco perché in questi mesi per lui così speciali - ad agosto nascerà la prima figlia - Pellegrini vuole mettere al servizio della Roma oltre alle giocate, anche il senso di appartenenza.

Ruolo

In una posizione, tra l’altro, del tutto nuova. In questa stagione Pellegrini ha scoperto che oltre ad essere un’ottima mezzala e, all’occorrenza, un buon regista, si diverte a fare il trequartista. I numeri, a conferma dell’ottima intuizione di Di Francesco, lo dimostrano: Pellegrini è diciottesimo in Serie A per numero di occasioni create (59), primo nella Roma, non poco per un ragazzo che, a neppure 23 anni, ha giocato per la prima volta in una posizione avanzata. A lui piacerebbe continuare così, perché con la sua tecnica è convinto di poter essere pericoloso davanti al portiere avversario, ma tutto dipenderà dal nuovo allenatore. Sicuramente, e questa è un’altra certezza, il numero 7 della Roma è pronto a mettersi a disposizione, indipendentemente dal nuovo contratto. «Ho sempre detto che il mio sogno è fare un giorno il capitano», ha detto in tempi più o meno recenti. Per questo vuole togliere, o quantomeno ridiscutere, la clausola. Ci sono cose, e Pellegrini in questi due anni di prima squadra ad alti livelli l’ha imparato bene, che i contratti non possono spiegare. Con la speranza di non essere l’eccezione che conferma la regola


Giallorossi sul tetto d’Europa

GAZZETTA DELLO SPORT - CECCHINI - Se pensate che i soldi facciano la felicità, allora probabilmente avete virtuali simpatie per il Liverpool e del Chelsea. Già, perché forti di portafogli non indifferenti, i due club inglesi nelle ultime due stagioni, rischiando, hanno incanalato fiumi di denaro verso le casse della Roma, venendone ripagati dai trionfi in Champions ed Europa League, che hanno avuto come effetto collaterale quello di portare un poker di ex romanisti sul tetto d’Europa. Loro e Totti Certo, nell’universo giallorosso la malinconia è tanta, vedendo alzare da Alisson e Salah la Coppa dalle Grandi Orecchie e da Rüdiger (infortunato) ed Emerson impossessarsi della gemella minore. Eppure solo due anni fa tutti e quattro vestivano la maglia giallorossa, senza però che questo avesse portato trofei in bacheca. Le plusvalenze, comunque, sono state impressionanti, se si pensa che tutti e quattro sono costati circa 44 milioni e sono stati rivenduti a quasi 160 più i bonus giunti a pioggia, l’ultimo dei quali i 4,5 milioni del Liverpool per la vittoria nella Champions. Tifosi divisi Inutile dire che questo, sui social e le radio locali, ha diviso i tifosi. La questione era apparentemente semplice: è stato un errore non tenerli oppure è stato semplicemente inevitabile? Le risposte, con tutta probabilità, possono essere almeno due, quelle che parzialmente ha indicato lo stesso presidente Pallotta nella sua lunga lettera ai tifosi di tre giorni fa. Ovvero: in quel periodo la Roma era ancora sotto osservazione della Uefa per via del «fair play» finanziario e quindi la necessità di fare plusvalenze sembrava ineluttabile. Non basta, c’è anche la legittima questione delle ambizioni personali da soddisfare. Non è un mistero che Salah, ad esempio, volesse riprovare l’avventura in Premier League, senza contare che tutto il quartetto ha avuto uno scatto in avanti negli stipendi che la società giallorossa obiettivamente non poteva permettersi di quel livello. Ciò non toglie che tutti, però, per questioni ambientali e familiari, sono andati via dall’Italia assai malvolentieri, tanto da essere rimasti molto legati sia ai loro compagni che alla città, incui sonotornati spesso. Tra l’altro, c’è da dire che alcuni di questi ex,in maglia giallorossa avevano mostrato ottime qualità, ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato, ad esempio, che Salah nel Liverpool diventasse un canno- niere così implacabile, mentre nella Roma aveva rivestito - peraltro in modo eccellente - il ruolo di scudiero e uomo assist di Dzeko. Questione d’impiego, ovvio, perché l’attaccante egizianocon Klopp deve curare meno la fase difensiva rispetto alle stagioni italiane, riuscendo così ad essere più lucido in fase conclusiva. C’è anche Lamela Ma i rimpianti non aiutano davvero nessuno a fare meglio. Quindi nonè neppure il casodi pensare che anche la squadra sconfitta nella finale di Champions League, il Tottenham, avevaun ex romanista che aveva fatto un po’ sognare l’Olimpico. Parliamo naturalmente di Erik Lamela, la cui cessione (per circa 35 milioni, bonus compresi) economicamente è stata estremamente vantaggiosa. E alla luce di tutti questi giocatori che, sia pur per breve tempo hanno illuminato l’avventura giallorossa, sono stati tanti i tifosi che hanno riconosciuto il buon lavoro fatto a Trigoria da Walter Sabatini. E molti rimpiangono anche lui. 


Grande fuga dalla Serie A, il tifoso spegne la tv

IL FATTO QUOTIDIANO - VENDEMIALE - Il primo gol di Cristiano Ronaldo su Sky, la festa scudetto su Dazn. Ritardi, proteste, polemiche, il solito trionfo della Juventus: il campionato 2018/2019 è stato la rivoluzione del pallone in tv, con l'addio allo storico duopolio Sky-Mediaset e l'inizio di una nuova era, fatta di doppi abbonamenti ed esclusive pretese dalle pay-tv (anzi, dall'unica pay-tv rimasta). Le rivoluzioni, però, fanno sempre vittime: in questo caso i tifosi. Con un mercato saturo, alla ricerca di profitti più alti, la soluzione è stata spremere gli appassionati, costretti a pagare di più per vedere le stesse partite, spesso meno bene, neppure troppo interessanti. Così tanti sono scappati e il bilancio di fine stagione non accontenta nessuno: la Serie A ha perso 700 mila abbonati e il 30% di audience, i conti Dazn per ora non tornano e pure Sky non ha troppo da festeggiare. Altro che effetto CR7.

Con l'uscita di scena di Mediaset resta solo il colosso di Comcast. Ma quasi 700 mila contratti si sono persi per strada (e cresce la pirateria). Già era iniziato male il campionato del resto: la corsa al nuovo abbonamento, le immagini a scatto. Alla lunga i tifosi si sono abituati (o rassegnati) alla grande novità: Dazn è entrata nell'immaginario collettivo col volto di Diletta Leotta e nelle case degli italiani. Tante, quasi tutte: fra parenti o amici qualcuno che tira fuori la password quando c'è la partita si trova sempre. La vera domanda è: chi paga Dazn? Qui la risposta è più complessa, perché tra account condivisi, mesi di prova e voucher si tratta di una platea più fluida di quella delle tradizionali pay-tv. Niente numeri ufficiali, l'azienda non ne ha divulgati nemmeno nell'ultima convention in cui ha snocciolato inutili curiosità. Qualche dato però c'è: secondo rilevazioni effettuate dalla Lega Calcio, Dazn avrebbe circa 1,3 milioni di abbonati. Ancora più difficile capire quanti di questi in comune con Sky: quelli "propri" (utenti che hanno solo Dazn) sarebbero circa 300 mila. Di qui la contrazione del mercato. I problemi sono tanti, e non riguardano solo il gap tecnologico del Paese (su cui l'azienda ora chiede aiuto al governo). Con solo tre partite a settimana (di cui una di cartello, l'anticipo del sabato sera) Dazn non è alternativa al colosso di Comcast, al massimo complementare. Non gode nemmeno di buona reputazione: vuoi per l'avvio tribolato, vuoi per un palinsesto inferiore, secondo una ricerca Antitrust la sua offerta viene considerata di qualità media (52%) o bassa (25%). Per entrare nel mercato italiano, però, Perform (la società che controlla Dazn) ha pagato caro: 193 milioni di euro a stagione per la Serie A, altri 22 per la Serie B, poi i vari tornei minori per arricchire il bouquet. Senza dimenticare i costi della nuova struttura, tra manager, giornalisti, tanti collaboratori, la pubblicità battente. Sky ha dato una mano (e milioni) anche comprando pacchetti di abbonamenti e i diritti per i locali commerciali, a riprova di una competizione non proprio agguerrita (la formazione di un secondo polo faceva comodo). Ma con 1,3 milioni di abbonati a 10 euro al mese (non per tutti i mesi e non tutti a prezzo pieno; c'è pure l'Iva da togliere) i conti per il momento non tornano. "Vogliamo raggiungere fra 3 e 5 milioni di clienti nel medio termine", aveva detto il Ceo James Rushton. Senza spingersi a tanto, ce n'è di strada per il punto di pareggio (almeno sopra 2 milioni). Lo sbarco in Italia è comunque un successo, perché muovere un milione di abbonati in pochi mesi è risultato notevole. Al primo anno però l'operazione è in perdita e per invertire la tendenza c'è bisogno di altro: tre partite più la Serie B (che l'anno prossimo si annuncia ancora più povera, senza grandi piazze) non bastano. L'esclusiva non basta, Sky così non ha più rivali. L'estate scorsa ha lottato duramente per ricacciare in patria gli spagnoli di Mediapro e avere un bando per prodotto, cucito su misura. Ha giocato al ribasso sui diritti, "spento" l'unico vero competitor, ottenuto esattamente ciò che voleva.

Oggi chi vuole vedere la Serie A deve avere Sky. Di più: chi vuole vedere il pallone deve avere Sky, sommando Champions e Europa League il grado di esclusiva è altissimo. Infatti sono circa 3 milioni i clienti calcio (forse anche più, 3,2); secondo indiscrezioni di stampa a inizio 2019 quelli totali hanno superato quota 5 (l'ultimo bilancio Comcast era fermo a 4,8). Gli abbonati sono cresciuti. Forse, però, non quanto si aspettavano: se l'obiettivo era inglobare tutta l'ex clientela Mediaset per risistemare i conti, l'operazione può dirsi riuscita solo parzialmente. Il monopolio sulla Serie A non ha affatto risolto i problemi, anzi. Alle spalle ci sono tagli importanti (la sanguinosa chiusura della redazione romana), all'orizzonte pesanti impegni proprio sui diritti tv da onorare. Il traguardo dei 6 milioni di abbonati è lontano, presto Sky si troverà di nuovo a un bivio: non può fare a meno del calcio ma tenerlo costa tanto, forse troppo.

Clienti spremuti in fuga Per ora la nuova era Sky-Dazn ha portato un solo risultato certo: la Serie A ha perso abbonati e spettatori. Dai 4 milioni medi di Sky-Mediaset si è passati a 3,3-3,5, con una riduzione di 700-500 mila abbonati secondo la Lega Calcio. Lo confermano gli ascolti tv, che fino all'anno scorso erano pubblicati sul sito della Serie A e da quest'anno non più: dai dati visionati da Il Fatto, nel girone d'andata ci sono stati 91 milioni di spettatori totali contro i 133 dell'anno scorso, meno -31% di audience cumulata (picco di -57% a ottobre). Del resto prima c'erano due grandi distributori, ora ne è rimasto solo uno. E gli ex abbonati Serie A Mediaset che fine hanno fatto? Secondo una ricerca Agcm, il 32% ha sottoscritto un'offerta Sky (o NowTv, la sua piattaforma streaming), il 15% Dazn, il 17% entrambi. Poi c'è una grossa fetta, il 36%, che non ha più niente. Nel passaggio dal vecchio al nuovo equilibrio la Serie A si è persa per strada tanti tifosi. Alcuni non guardano proprio più il pallone (c'è crisi), altri hanno trovato vie "alternative": la pirateria, fenomeno in crescita allarmante che secondo Fapav (Federazione anti-pirateria) conta ormai 2 milioni di illegali. Tutti soldi sottratti al calcio, in particolare alle pay-tv inviperite per il furto, anche con chi non tutela il suo prodotto. Rischia di diventare ulteriore motivo di scontro. Il calcio in tv è cambiato, forse cambierà ancora. Per ora ci sono altre due stagioni davanti così. Dazn si sta imponendo sul mercato italiano, anche se per ora a caro prezzo.

Chiusa l'era del duopolio Sky-Mediaset, nel 2018 l'ultima asta dei diritti tv si è conclusa con una vera e propria rivoluzione: dopo l'accordo stretto e stracciato con gli spagnoli di MediaPro, la Serie A è finita a Sky e Dazn. La tv satellitare trasmette 7 partite in esclusiva. Le altre 3 (tra cui l'anticipo del sabato sera) sono su Dazn, nuova piattaforma Ott (OverThe-Top, streaming internet) del gruppo Perform. La Lega incassa 973 milioni a stagione. II tifoso, però, deve fare 2 abbonamenti che voleva ma non il suo l'obiettivo. La Serie A non ci ha guadagnato (aumento dei ricavi minimo, perdita di spettatori) però si è garantita un altro triennio di sopravvivenza. Chi ci ha perso di sicuro, invece, è il tifoso: costretto per la prima volta dopo anni al doppio abbonamento, a spendere più e vedere meno, tra ritardi e rincari. In passato perla Serie A (almeno le 8 big) bastavano 29 euro al mese su digitale terrestre, oggi il prezzo di accesso minimo supera i 40. Qualcuno doveva pur rimetterci.


Luis Figo: "Sono convinto che Fonseca possa fare bene alla Roma"

Ieri sera Luis Figo, nel corso de La Notte dei Re, ha parlato dell'evento ma anche di Paulo Fonseca, candidato portoghese alla panchina della Roma: 

"È stato bellissimo, ci siamo divertiti tutti. La cosa più importante era lo scopo benefico, vogliamo bene a questa gente. Paulo mi piace, è molto bravo ad organizzare il gioco ed è molto propositivo nello stile di gioco. Sono convinto possa fare bene alla Roma".


Trattativa Dzeko-Inter in fase di stallo, manca l'accordo con la Roma

Battuta d'arresto nella trattativa Dzeko-Inter. Il bosniaco ha da tempo trovato l'accordo con i nerazzuri ma, come riporta Sky Sport, la situazione è ancora in fase di stallo: la Roma e il club milanese devono ancora trovare l'accordo. L'Inter, inoltre, vorrebbe prendere anche Kolarov solo a condizioni favorevoli vista l'età avanzata, ma difficilmente la Roma lo lascerà partire a prezzo di saldo.


Fonseca: "Futuro? Tutto può succedere, so solo che non andrò alla Dinamo Kiev"

Paulo Fonseca, allenatore dello Shakhtar Donetsk in lizza per la panchina giallorossa, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Pro Football riguardo al suo futuro. Questo uno stralcio delle sue parole:

"Nel calcio tutto può succedere. L’unica certezza è che non andrò alla Dinamo Kiev, altrimenti mia moglie si arrabbia...".


Stadio, Grancio: "Lo stadio si farà? I tecnici dicono di sì, ma la verità è ben lontana da questo"

Cristina Grancio, ex consigliere comunale, è intervenuta ai microfoni di Centro Suono Sport, per parlare dello Stadio della Roma. Queste le sue parole:

“Credo che loro avranno grandi difficoltà a portare in aula questa variante urbanistica, per svariati motivi: tecnici e normativi. Ad esempio devono prima declassare il rischio idrogeologico che, al contrario di quanto afferma la maggioranza, ancora esiste. Stanno provando a ribaltare il voto del IX Municipio che si è opposto allo stadio. Il segretariato si è impuntato solo sul voto dello stadio, non su altri; contestando la modalità del voto che per altri atti era sempre andata bene. Noi abbiamo chiesto se la società con sede in Delaware potesse usufruire della legge sugli stadi. Perché qui la cosa strana è che una società di cartolarizzazione e non una società sportiva stia sfruttando questa legge. Lo stadio si farà? Loro dicono di sì, ma la verità è ben lontana da questo. Da quello che so io alcune persone della maggioranza stanno cercando una via d’uscita dal progetto stadio. Ponte dei congressi? Non hanno fatto progressi, e questo ponte è fondamentale per lo stadio. C’è anche una novità sul fronte Roma-Lido. I fondi già erano pochi per ammodernare la linea, ora sono anche meno: 40 milioni sono stati destinati all’acquisto di un capannone“.


Idea scambio Schick-André Silva

Roma e Milan potrebbero intavolare uno scambio di prestito tra Schick e André Silva, giovane attaccante di proprietà dei rossoneri nell'ultima stagione al Siviglia. Secondo quanto riporta calciomercato.it, lo scambio potrebbe essere favorito dall'arrivo di Giampaolo sulla panchina del Milan, ex tecnico di Schick alla Samp. 


Roma-Fonseca, probabile incontro domani in Portogallo

Paulo Fonseca, insieme a De Zerbi del Sassuolo, è uno dei tecnici rimasti in lizza per la panchina della Roma. In questi giorni dovrebbe avvenire l'incontro tra le parti in Portogallo e, secondo Sky Sport 24, domani potrebbe essere il giorno decisivo


Emerson Palmieri: "Devo dimostrare il mio valore in nazionale"

Emerson Palmieri è impegnato nel ritiro con l'Italia. L'ex giallorosso parla del suo periodo con la Roma e un ritorno da non escludere in serie A:
"Prima dell'infortunio, alla Roma, avevo fatto una grande stagione. Poi il ginocchio ha rallentato tante cose, in quest'annata sono tornato l'Emerson di prima, sono ancora giovane, devo migliorare in tante cose. Sono contento di quanto fatto, ora devo dimostrare il mio valore in Nazionale. Lavorare duro e cercare di mantenere lo stesso livello. Un ritorno in Italia?Pure io vorrei, un giorno, rientrare in Italia. Sono arrivato molto giovane, la mia famiglia ama l'Italia. Per adesso sono contento al Chelsea".


Sondaggio per Manolas dall'Inter

Un sondaggio dall'Inter per Manolas. Come riporta Sport Mediaset, il club avrebbe mostrato interesse sul greco giallorosso, con la clausola di 36 milioni: per ora è tutto da vedere e oltre al difensore in forza alla Roma, l'Inter guarda a Dzeko e Kolarov.


De Zerbi: "A Sassuolo sto bene, non cerco nulla"

Roberto De Zerbi parla dell'accostamento alla Roma. Risponde alle domande di Sky Sport prima di partecipare alla premiazione Pietro Calabrese:

Va alla Roma?
"Dico solo quello che so: per adesso c'è poco o niente e qualora si presentasse un'offerta ne parlerò con la società perchè sono riconoscente a loro. A Sassuolo sto bene e il giorno in cui ci sarà la possibilità di andar via, sceglierò un posto dove posso fare il mio calcio e portare le mie idee. Ho in testa l'idea di divertirmi, e qui ho i calciatori che mi seguono e anche la società. Per il momento va bene così".

Solo un contatto quindi...
"No, sono cose che tengo per me. Quello che leggo sui giornali va oltre la verità. Quello che c'è stato fino ad oggi ve l'ho detto, domani non so cosa accadrà. Io a Sassuolo sto volentieri e sono felice. Io non cerco nulla".

Però è nella lista della Roma...
"Come sempre sapete più di me, mi fido...".

La città e l'ambiente le piacciono?
"Non è giusto parlarne, ora sono concentrato sul presente e sulla futura stagione con il Sassuolo".