Offerto a Gasperini un accordo fino al 2022. Dietro l'operazione ci sarebbe Petrachi

Gian Piero Gasperini sembrerebbe a un passo dalla Roma. Stando a quanto riferisce Radio Radio, all'allenatore dell'Atalanta sarebbe stato offerto un un accordo fino al 2022 a circa 2,4mila euro più bonus a stagione. A portare a termine l'operazione sarebbe stato Gianluca Petrachi, ancora al Torino ma ormai vicinissimo alla società giallorossa. 


European Leagues ribadisce il no alla SuperChampions

"Le leghe credono che sia imperativo per la Uefa iniziare a costruire da zero i cambiamenti nel progetto per le competizioni europee per club". Lo afferma l'European Leagues, ribadendo il proprio 'no' alla cosiddetta SuperChampions ed esortando il governo europeo del calcio a trovare "un accordo" con la stessa associazione delle leghe professionistiche e le altri parti interessante "per salvaguardare gli interessi di tutti i club professionistici in Europa". Dopo aver riunito il proprio consiglio direttivo oggi a Varsavia, l'European Leagues in una nota ha confermato "la ferma convinzione che la proposta presentata per la riforma delle competizioni europee per club sia vantaggiosa solo per pochi club ricchi e dominanti ma danneggi le leghe e la grande maggioranza dei club partecipanti ai campionati nazionali".


Allenamento Sassuolo, palestra ed esercitazioni tecnico-tattiche. Sensi operato alla mano. Domani la conferenza di De Zerbi

Il Sassuolo rende noto il programma della giornata di domani, in vista del match di sabato contro la Roma. Questo quanto si legge sul sito ufficiale del club:

Prosegue la preparazione dei neroverdi in vista di Sassuolo-Roma: questo pomeriggio allo Stadio Ricci la squadra ha svolto lavoro di forza in palestra, esercitazioni tecnico tattiche, sviluppo manovra e partitella finale. Lavoro differenziato per Mehdi Bourabia, Giangiancomo Magnani e Federico Peluso.

Fermo Stefano Sensi che, a seguito di uno scontro fortuito nel corso dell'allenamento di ieri, ha riportato la frattura dello scafoide della mano destra. Nel pomeriggio di oggi è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la riduzione della frattura presso il Policlinico di Modena ad opera del Prof. Luigi Tarallo, del Prof. Giuseppe Porcellini e del Prof. Fabio Catani in collaborazione con il Dott. Augusto Marcuzzi. L'intervento è perfettamente riuscito

Domani la squadra sosterrà la seduta di rifinitura a PORTE CHIUSE. Alle ore 13 presso la sala stampa dello Stadio Ricci si terrà la conferenza prepartita di mister Roberto De Zerbi. 


Borini: "De Rossi? Unisce tutti con le parole onestà e lealtà. Senso di appartenenza ad una sola squadra"

Fabio Borini, attaccante del Milan ed ex Roma, è stato intervistato da Sky Sport e ha parlato anche di Daniele De Rossi, suo compagno di squadra nella stagione 2011-2012. Questo il suo pensiero in merito al prossimo addio del capitano romanista al club: 

Come tutti hanno detto, e ho letto, unisce tutti con una sola parola. Secondo me è stata onestà. E lealtà. Senso di appartenenza ad una sola squadra, ha difeso i compagni quando c’era da difenderli, come fa il mister con noi, che si prendeva le colpe lui per tutto il gruppo. Questo lo fa solo chi è un grande uomo, chi ha personalità, chi sa distinguere realtà dal calcio: lui metteva avanti i valori umani al fianco del campo, che non è mai semplice. Soprattutto in una piazza come Roma, che ti può sempre succhiare energie”.


Perotti: "Mi vedo solo con indosso la maglia della Roma. De Rossi? Merita un finale migliore di quello che abbiamo fatto fino ad ora"

Diego Perotti, attaccante della Roma, ha rilasciato un'intervista all'AS Roma Match Program. Queste le sue parole:

Partiamo da lei, come sta?
"Bene, per fortuna sono guarito da quest’ultimo infortunio che purtroppo non mi ha permesso di giocare a Genova. Sono rientrato con la Juve, in panchina, ma per fortuna sono a disposizione del mister e dei miei compagni”.

La vittoria con la Juventus ha portato tre punti importantissimi, sia per la classifica sia per il morale. È stata una vittoria pesante e, se vogliamo, anche dell’orgoglio romanista.
“Sì, può essere una di quelle partite che ci sono mancate in questa stagione. I ragazzi hanno fatto uscire l’orgoglio che rappresenta questa città, questi tifosi, questa squadra. Mi auguro che i tre punti possano servire a fine stagione per raggiungere l’obiettivo”. 

Mancano due partite alla fine della stagione, 6 punti in palio per puntare ancora all’Europa.
“Sì, ma purtroppo non dipende da noi, possiamo solo fare 6 punti, e aspettare. Se dipendesse solo dai nostri risultati sarebbe diverso, ma non abbiamo fatto benissimo, non abbiamo fatto come ci aspettavamo. I punti persi stanno complicando la rincorsa alla zona Champions. Però daremo il massimo fino alla fine della stagione e aspetteremo che le altre squadre perdano punti e noi potremmo giocare il prossimo anno questa bellissima competizione”.

È stata una stagione travagliata, complicata. La qualificazione in Champions al momento appare molto difficile. Il calcio però ci ha insegnato che non bisogna mai mollare…
“Anche le squadre che si stanno giocando la salvezza, con quaranta punti, sono ancora in bilico. La Fiorentina, ad esempio, che sembrava esserne fuori, in poche gare la situazione si è complicata. Non è aritmeticamente ancora salva. Nel complesso è stata una stagione abbastanza equilibrata, tranne la Juventus che ancora una volta ha fatto una grandissima annata e ha vinto lo scudetto molte partite prima della fine.  Ci sono tanti incontri tra le squadre che sono lì in alto, aspettiamo risultati positivi per noi. Però dobbiamo fare sei punti, quello che fanno loro non conta se non le vinciamo tutte”. 

In generale alla squadra è mancata la costanza di rendimento, così come è accaduto a lei che non ha potuto giocare con continuità. A lei è mancato il campo, ma alla Roma è mancato Perotti…
“È sicuramente mancato più a me il campo di quello che sono mancato io a loro! È stato il peggior anno della mia carriera, non sono mai stato così a lungo fermo. Ho avuto dei problemi che mi hanno costretto a stare fuori e vedere miei compagni alla TV. Venivo ad allenarmi, a fare terapia per infortuni semplici, tutti muscolari; non sono stato fermo sei mesi per un ginocchio che può accadere. I miei sono stati piccoli stop che alla fine non mi hanno permesso raggiungere la condizione. Quando stavo bene e rientravo non ero mai al livello dei miei compagni e dei rivali, si vedeva la differenza di condizione fisica. Mi è dispiaciuto tanto non essere disponibile per aiutare, per dare il mio contributo per una stagione migliore. Spero che il prossimo sarà diverso da quest’anno”.

Il Sassuolo evoca ricordi positivi. 2 febbraio 2016 esordio in maglia giallorossa e primo assist per El Shaarawy… ricorda quel giorno?
“Sì, certo che lo ricordo. La domenica prima avevo giocato con la maglia del Genoa e due giorni dopo sono sceso titolare con la Roma. Ho giocato 90 minuti, ho fatto il primo assist e abbiamo vinto con uno in meno perché Nainggolan era stato espulso. È uno dei ricordi belli che porto con me. Ci sono stati momenti brutti, ma ci sono anche ricordi molto belli come il giorno dell’esordio. E spero che questo sabato possa finire nei ricordi belli”.

Oggi il Sassuolo non sembra essere in cerca di punti, è salva aritmeticamente. Tuttavia è una partita che può nascondere molte insidie.
“Sono gare che a volte abbiamo sbagliato pensando di aver già vinto la partita. Siamo noi i più forti, con giocatori in un momento positivo, ma non possiamo pensare che la loro stagione sia finita e quindi non giocheranno al massimo. Io sono stato nel Genoa e quando incontravamo le grandi volevamo fare sempre bene anche se quei punti non servivano alla classifica. Sapevo che tutti mi stavano guardando, quindi pensare che sarà una gara facile sarebbe un grande sbaglio. Un errore che non dobbiamo commettere, se non facciamo tre punti la qualificazione in Champions sarebbe impossibile, ma diventerebbe difficile anche l’Europa League. Una delle due competizioni la dobbiamo fare al 100%”.

Dopo la conferenza di De Rossi sentite una responsabilità in più per fare bene e chiudere come si deve l’ultima stagione del capitano?
“Sono stato per quattro anni seduto accanto al lui nello spogliatoio all’Olimpico. L'ho visto prendere antinfiammatori come fossero caramelle per poter giocare, per la Roma. Vogliamo fare bene per lui, per noi, per i tifosi. Merita un finale migliore di quello che abbiamo fatto fino ad ora”.

Cosa vede Diego Perotti nel suo futuro? 
“Vedo solo la Roma. Ho rinnovato il contratto l’anno scorso fino al 2021 e non mi immagino nulla di diverso. Prima di tutto perché non è quello che voglio. In questa stagione quando ho giocato ho dato il massimo, sicuramente avrei potuto fare di più come tutti, ma ho dato il 100%. Per questo sono soddisfatto, anche se, come ho già detto, non è stata certo una stagione positiva, a livello personale e di gruppo. Io voglio fare meglio, come gli anni scorsi; io mi vedo solo con la maglia della Roma”.


De Gregori: "La Roma ha sbagliato a mandar via De Rossi. Ha gestito malissimo questa vicenda come il caso Totti"

Francesco De Gregori,noto cantante romano e romanista, è stato intervistato da Radio Capital e tra i vari argomenti, ha parlato dell'addio di Daniele De Rossi al club giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:

"La società ha sbagliato a mandare via De Rossi. Per me De Rossi dovrebbe giocare fino a 50 anni. Per la Roma rappresenta un patrimonio, sportivo, morale ed estetico. Pensare che andrà via non mi piace. De Rossi ha fatto parte della favola di questo calcio e ne ha fatto parte da vero uomo. Cacciarlo via in questo modo non fa onore a questa società. La Roma ha gestito malissimo questa vicenda, così come malissimo è stata gestito il caso Totti. Per me Capitan Futuro resterà sempre capitan futuro e non sarà mai capitan passato".


Lardone: "Sogno De Rossi all'Ostiamare"

Luigi Lardone, presidente dell'Ostiamare, la società dove Daniele De Rossi ha mosso i suoi primi passi da calciatore, sogna un clamoroso ritorno del capitano giallorosso. Queste le sue parole a Radio Cusano Campus:

"Che Daniele De Rossi possa tornare, alla base, all’Ostiamare, non è un’idea così distante, per l’amore che ha Daniele per quella che definiamo una città nella città, e viceversa, che ha Ostia per lui. Qualche anno fa, due o tre, in un’intervista al Corriere dello Sport, De Rossi disse che in Italia avrebbe giocato solo nell’Ostiamare, in alternativa alla Roma! Per la qualità tecnica, morale e fisica, può giocare nella nostra categoria (la Serie D, ndr) per più di un anno. Come i contratti di una volta, dove i giocatori arrivavano a 46/47 anni. In Inghilterra un calciatore arrivò a 50. Daniele potrebbe batterli tutti".

Che contratto potreste fargli?
"L’aspetto economico non ha alcun senso, è solo questione di passione. Il giorno che deciderà di smettere con il calcio professionistico, e volesse accedere ad una vita più tranquilla, noi siamo aperti. Possiamo garantire un abbonamento ai migliori ristoranti di Ostia".

De Rossi nelle vesti di giocatore-allenatore? 
"Daniele farà una grande carriera, anche se lo conosco marginalmente. Però mi sembra una persona con il cervello, e nel mondo del Calcio non ce ne sono tantissimi. Forse non tutti lo sanno ma Daniele gioca con due parastinchi che raffigurano uno la Roma e l’altro l’Ostiamare. Lui ha detto che l’ultima squadra in cui avrebbe giocato sarebbe stata l’Ostiamare. Noi teniamo aperta la segreteria, 24 ore su 24, se viene!”.

Non ha trovato un po’ strano il modo di “abbandonare” la Roma, di De Rossi?
"Ho difficoltà a pensare che non abbiano una capacità di comunicazione migliore. Mi sembra strano che gli abbiano detto martedì se volesse rinnovare. Lui è un giocatore a cui si chiede “quanti anni vuoi di contratto? Uno, due?”. Glielo dici prima: così, si fanno le cose. Difficile, però, parlare dal di fuori".

Conte stravede per lui: andrà all'Inter?
"Secondo me non ci va. Non credo vada ad un’altra squadra italiana, per rispetto della Roma. Non ho informazioni dirette ma credo che Daniele non solo due anni fa, abbia avuto sirene, per andare da qualche altra parte. Si parlava anche del Real Madrid, qualche anno fa".

Parafrasando il titolo di una celebre pellicola del periodo del Neorealismo potremmo titolare, in favore di Daniele De Rossi “Ostia città aperta”?
"Sempre".

Cosa possiamo inserire nel contratto: allenatore, calciatore?
"Anche socio".

Cosa possiamo aggiungere?
"Ostia, una qualità di vita superiore. Pensiamo che De Rossi, quando andò in Brasile e in giro per il Mondo, ha detto che…“E’ Meglio di Copacabana!” Forse anche questa cosa non la sanno in moltissimi: pur di restare ad Ostia, Daniele De Rossi è passato al Calcio professionistico qualche anno dopo. A 15/16 anni, anziché 12/13, per restare con gli amici. Il pesce odora dalla testa, stavolta nel senso buono…: vuol dire che ha una buona famiglia, alle spalle”.


Come combattere i presidenti che pensano solo al business

INSIDEROMA-COM - ROBERTO CONSIGLIO - L'AS Roma, una delle squadre di calcio che, almeno finora, può contare su una dei lati più importanti che il mondo del pallone conceda: l'amore incondizionato dei suoi tifosi. Purtroppo anche questa sicurezza, dopo le scellerate scelte societarie riguardanti il rinnovo del capitano Daniele De Rossi, sembra non essere più così solida come pochi giorni fa.

Nelle ore passate, infatti, è andata in scena una forte contestazione, fuori dai cancelli del centro sportivo di Trigoria, da parte di alcuni gruppi di ultras romanisti della Curva Sud, il settore più caldo del tifo giallorosso. Nelle prossimi giorni, a parere di chi scrive, questa contestazione andrà molto probabilmente avanti finchè non farà capire al numero uno americano quale siano i sentimenti che, oramai, la maggior parte dei supporter della squadra capitolina provano contro di lui.

Quella della Roma, però, non è una situazione nuova al mondo del pallone attuale. Sono infatti molti gli esempi di boicottaggio che i tifosi di determinate squadre, sia nazionali che internazionali, hanno portato avanti nei confronti delle società che tifavano per far vedere il loro disappunto su alcune scelte prese.

Di seguito ne riepiloghiamo alcuni esempi:

Manchester United:

Nella città inglese la squadra più blasonata, lo United, ha concluso una stagione molto al di sotto delle aspettative. I Red Devils, infatti, non sono riusciti a qualificarsi per la prossima edizione della Champions League.

I tifosi dell'Old Trafford, delusi da traguardi raggiunti, hanno deciso di dar vita ad una clamorosa iniziativa social. Essa è stata denominata “UnfollowManUnitede, nelle ore dopo l'ultima partita di Premier League degli uomini di Solskjaer, ha fatto registrare un calo consistente dei seguaci sul social network Twitter della società.

Tutto questo ha avuto delle ragioni logiche ben precise. Secondo i tifosi dei Red Devils, nell'ambito societario, sono venuti meno alcuni valori legati ai risultati raggiunti sulla squadra in campo. Tutto questo perchè, oramai, la società stessa avrebbe messo davanti ai risultati sportivi i fattori economici.

La risposta a tale iniziativa è stata massiccia. In poche ore, infatti, quasi 5000 mila seguaci del Manchester United hanno tolto “il follow” al profilo Twitter dei Red Devils.

Gli stessi supporter dello United, pochi anni fa, si erano dati da fare per dar vita ad una squadra a cui importasse, come è ovvio che sia, anche dei risultati raggiunti sul campo. Per questo avevano fondato, di propria iniziativa, un team che, sotto vari punti di vista, rientra appieno in quell'ambito del cosiddetto”calcio popolare”.

Questo neonato team: l’FC United of Manchester, è decritto come “lo United in mano alla working class”.

All'interno di questo club tutto si decide democraticamente, in gruppo, tramite vere e proprie assemblee a cui partecipano i vari tifosi-soci. L'intento di tale iniziativa è ben chiaro: si vuole recuperare il legame con i tifosi, con la comunità, con il territorio, tramite un approccio partecipativo che viene direttamente dal basso.

Chelsea:

Sempre nell'ambito del campionato di Premier League anche un altro importante team, il Chelsea di Londra, ha dovuto affrontare una campagna di boicottaggio da parte dei suoi tifosi più fidati. Questa volta, la protesta, aveva un obiettivo ben preciso da mirare: l'allenatore Maurizio Sarri che, per alcuni degli spettatori di Stamford Bridge, avrebbe preso decisioni sbagliate riguardanti la squadra.

Per far sentire il loro disappunto alcuni supporter hanno messo in vendita il loro abbonamento per le restanti gara casalinghe del team di Roman Abramovich.

Per l'esattezza sono stati centinaia coloro che hanno deciso di boicottare, da inizio aprile in poi, gli incontri casalinghi dei Blues. Il numero di assenti variava a seconda del match: dai 150 per il match contro il Brighton fino ai 700 per la gara tra il Chelsea e ilBurnley.

Palermo:

Anche in Italia ci sono stati casi simili a quello del Chelsea: ad esempio quello del Palermo, l'ex società di Maurizio Zamparini. In questo caso, però, il boicottaggio è avvenuto prima dell'inizio della stagione calcistica e non a campionato in corso.

Era infatti il luglio 2017 quando, per mostrare il proprio dissenso verso alcune scelte della presidenza Zamparini, i tifosi della Curva Nord dello stadio Renzo Barbera, cuore pulsante del tifo rosanero, decisero di non rinnovare il proprio abbonamento allo stadio per la stagione successiva. Solo ora l'imprenditore veneto si è fatto da parte vendendo la società ad Alessandro Albanese. La sua gestione della squadra però ha lasciato più di qualche dubbio e, per tale ragione, si è deciso di retrocederla in serie C.

Tutto ciò, nonostante, la squadra allenata da Delio Rossi abbia chiuso il campionato in terza posizione. Grazie a questo traguardo, il team siciliano, avrebbe dovuto giocare altre partite per tentare la promozione in serie A.

Napoli:

Un'altra importante squadra del campionato italiano, il Napoli, ha dovuto affrontare, e sta affrontando tuttora, una contestazione dei suoi tifosi. Ad inizio aprile gli ultras partenopei, stanchi del continuo rincaro dei prezzi dei biglietti decisi dal presidente De Laurentiis senza un reale motivo, hanno iniziato una protesta che prevede di lasciare vuoti, durante le gare interne, molti seggiolini dello stadio San Paolo.

Gli stessi gruppi ultras azzurri, prima del match casalingo con la Fiorentina di inizio aprile, hanno esposto uno striscione dal contenuto emblematico all'esterno del San Paolo: "vogliamo il settore popolare". Come se non bastasse poi, sui social network è continuata la protesta nei confronti della scelta del Napoli sui prezzi dei biglietti.

Questa è una vera e propria situazione insolita per gli azzurri abituati ad essere trascinati dai propri tifosi, vero e proprio dodicesimo uomo in campo, durante ogni partita giocata nell'impianto di Fuorigrotta.

Genoa:

Un forma di protesta accesa sta interessando, nelle ultime settimane, anche una delle squadre più antiche dell'attuale campionato italiano: il Genoa FC fondato nel lontano 1893. Il club di Enrico Preziosi, infatti, è stato letteralmente lasciato solo dai suoi tifosi durante le partite in casa giocate allo stadio Luigi Ferraris.

Tutto questo perchè, secondo la visione dei supporter rossoblu, il presidente Preziosi sa portando avanti solamente i propri interessi personali e non quelli reali della squadra allenata da Cesare Prandelli.

A fine aprile, durante il match tra Spal e Genoa, giocato allo stadio Paolo Mazza di Ferrara, i supporter genoani hanno dato vita ad una ulteriore forma di protesta. In quell'occasione i tifosi del Grifone sono rimasti fuori dai cancelli dell'impianto estense lasciando completamente vuoto il settore ospiti a loro riservato.

Un fatto non proprio gradito dalla squadra del capoluogo ligure che, proprio in queste ultime giornate di campionato, si sta giocando il proprio destino per arrivare ad una salvezza che, al momento, sembra abbastanza difficile da raggiungere.

Real Madrid:

Anche il club della capitale spagnola, vincitore delle ultime tre edizioni della Champions League, ha subito una forma di protesta da parte dei suoi tifosi più fidelizzati, conosciuti con il termine di “aficionados”. Tutto questo non certo per i risultati raggiunti sul campo.

La causa è stata dettata da una scelta di marketing. Il club di Florentino Perez, infatti, pensando a nuove strategie di business per restare al passo con i tempi ed incrementare i propri introiti, ha preso una scelta che è stata malvista dai suoi supporter più tradizionalisti: il cambio dello stemma.

La società spagnola, per l'esattezza, nel gennaio 2017, con la scusa di andare incontro alle esigenze di un mercato ricco come quello arabo, ha tentato di creare una seconda versione dello stemma, togliendo la croce dal simbolo che si trova sopra la corona. La risposta di chi sedeva sugli spalti del Santiago Bernabeu non si è fatta attendere.

Durante la partita di campionato tra le Merengues e la Real Sociedad è stato, infatti, esposto uno striscione: “Lo stadio e lo scudo non si toccano. Rispetto per la storia”. Di seguito, tale polemica, è sfociata anche sui canali social.


Milan su Sarri, Gazidis a Londra per incontrare il tecnico

Al di là di come andrà la finale europea, il Chelsea esonererà l'ex tecnico del Napoli sul quale pare aver messo gli occhi seriamente il Milan: Gazidis è infatti volato a Londra per incontrare l'allenatore e offrirgli un triennale da 3 milioni netti a stagione a salire. Su Maurizio Sarri si è parlato a lungo anche di un interesse della Roma.


Una giornata di ordinaria follia giallorossa

INSIDEROMA.COM - EDITORIALE - Le ultime 24 ore della città di Roma sponda giallorossa hanno avuto dell'incredibile. Tifosi, giornalisti e tutti gli addetti ai lavori si sono svegliati con una notizia bomba: "La società A.S. Roma comunica che Roma-Parma in programma il 26 maggio prossimo sarà l'ultima partita con la maglia giallorossa per Daniele De Rossi. Che comunque non lascerà il calcio giocato".

Come? Cosa? Ma che state a di aho?  Subito arriva la mail da parte dell'ufficio stampa della Roma per accreditarsi alla conferenza indetta "al volo" da parte del Capitano della Roma per spiegare le motivazioni di questo fulmine a ciel sereno.

Parte il tam tam mediatico e la città si mobilità: i centralini delle radio che Pallotta vorrebbe far chiudere, si vanta di averne fatte chiudere tre ma dopo questo è probabile che ne nascano altre cinque, esplodono. Tutti sentono salire la rabbia e la frustrazione da esprimere con toni comprensibilmente duri e borderline tra educazione e maleducazione, sia nei confronti della società sia nei confronti di un colpevole che si immagina chi sia ma che qui si vede meno di quel parente antipatico che viene solo a scroccare il pranzo di Natale a casa tua. Quello almeno lo vedi una volta l'anno, lui manco questo.

Da qui in poi inizia la pazzia con una cronistoria che se non avessimo visto con i nostri occhi e ascoltato con le nostre orecchie faremmo davvero fatica a credere. Si inizia con gli striscioni di protesta: A Trigoria, all'Eur nella nuova sede della Roma, sotto casa di De Rossi al centro e a Londra da Baldini. Già Franco Baldini, l'uomo che si era dimesso da...bho?!? dopo l'uscita della biografia di Totti perchè "Non si può controbattere alla parola del capitano". Un consulente dal credito infinito che ha nella sua missione togliere la pigrizia e il provincialismo dalla A.S. Roma e per farlo, secondo lui, la strada migliore è ammainare tutte le bandiere e tutti quelli che hanno il sangue romano nelle vene. Per carità è un'opinione.

Se a Boston e Londra la decisione è stata presa ed è quella di non rinnovare il contratto a De Rossi, a Roma l'appena arrivato nuovo CEO Guido Fienga deve presentarsi al fianco di De Rossi e mettere la faccia in questa decisione difficile. Nella Roma è quasi un rito di iniziazione dove l'ultimo arrivato deve cacciare una bandiera, due anni fa successe lo stesso a Monchi con Totti. Inizia la conferenza e assistiamo alla distruzione di una squadr...pardon azienda da parte di un capitano che con estrema educazione e probabilmente dicendo solo il 2% di quello che pensa, annichilisce la Roma e certifica che Franco Baldini esiste e non è una figura mitologica, è presente e purtroppo decide. Tutto questo tra un libro di Paulo Coelho e l'altro e mentre macina chicchi di caffè tra Londra e Sudafrica.

Nello stesso tempo in barba al fuso orario il presidente Pallotta ringrazia, rigorosamente su Twitter, il capitano giallorosso dicendogli che le porte sono sempre aperte. Tranne quella dello spogliatoio. Intanto sui social, vero vanto dell'azienda Roma, vengono postati continui contributi alla magnificenza di Daniele De Rossi con i tifosi emozionati ma anche un po' interdetti che nel dubbio insultano tutto e tutti.

Nonostante sia il 16 maggio, Roma se ne frega e in cambio ci mostra l'inverno che ci gela e soprattutto la pioggia. Il signore piange per l'addio del capitano della città in cui ha fondato la sua prima chiesa, e così 200 eroi sfidano le intemperie e si dirigono a Trigoria in cerca di confronti. Vogliono parlare con uno che decide e capite bene da quello che c'è scritto sopra che sicuramente a Roma non c'è. Gira tra i nostri telefonini un nota vocale del resoconto di un tifoso trasformatosi in un ottimo giornalista improvvisato che racconta la giornata campale in quel di Trigoria. Prima la Roma avrebbe chiesto un solo rappresentante della tifoseria per andare a colloquio con Baldissoni, ma i tifosi con modi forse qui ben oltre il borderline hanno detto che se non avessero mandato subito fuori qualcuno Trigoria avrebbe fatto la fine di Notre Dame.

Ecco allora che arrivano Ranieri, De Rossi e Massara, tre che tra due settimane non faranno più parte della Roma. Mentre De Rossi cerca di calmare gli animi dicendo che se i tifosi glielo chiedessero lui smetterebbe col calcio, Claudio Ranieri, testaccino doc, a 67 anni non ha peli sulla lingua e avrebbe detto: "Non ve la prendete con chi sta a Roma, comanda testa grigia (Baldini) da Londra e Pallotta da Boston". Il tecnico ha smentito le parole ma, di fatto, non il senso.

Oggi, per citare il sommo Flavio Tranquillo: "altro giro, altro regalo" e arrivano delle note vocali con la voce di Daniele De Rossi, che sono già diventate un must nella capitale, tanto che se entri in un bar ogni persona che incontri ti dice: "Aho, hai sentito l'audio di De Rossi?". In queste note vocali il capitano giallorosso spiega che all'interno della Roma, intesa come Trigoria, ci siano dei romanisti veri ed infatti il problema non è lì. E poi che 40 minuti dopo aver dato l'ultimo saluto in conferenza stampa sia stato chiamato da Guido Fienga con la proposta di un contratto a gettone, con un bonus fisso che lui manco voleva, con l'assenso del presidente. Offerta che probabilmente De Rossi rifiuterà per una questione di dignità.

In tutto questo, il resto del tifo giallorosso in preda alla disperazione ha cominciato a prendere d'assalto con insulti e recensioni fasulle ma  geniali ", il ristorante Nebo delle sorelle del presidente della Roma James Pallotta costretto a chiudere la propria pagina Facebook. La più bella sicuramente questa: "Every time they start making a good dish, they sell the recipe and buy cheaper ingredients, a Pallotta trademark". -  " Ogni volta che fanno un buon piatto, vendono la ricetta e comprano ingredienti più economici, marchio di fabbrica della famiglia Pallotta". Nel frattempo Wikipedia ha lucchettato la pagina del presidente in modo da non poter essere modificata da utenti non registrati per “evitare vandalismi”.

 Insomma la classica giornata di ordinaria follia nella Capitale ma soprattutto un monito, da sempre presente nella città dei Papi dove la fede intesa in tutti i sensi è la cosa più importante e dove non si riesce più a distinguere tra sacro e profano che recita: "Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi".


Blanc: "La Roma? Conosco bene la situazione, sono in corsa con altri allenatori molto competenti"

Laurent Blanc si candida per la panchina della Roma. L'ex tecnico del PSG è stato intervistato dal quotidiano francese L'Equipe e ha spiegato che dopo 3 anni, vorrebbe tornare ad allenare e sarebbe in lotta con altri per la squadra giallorossa. Queste le sue parole

"Conosco bene la situazione, sono in corsa con altri allenatori molto competenti per arrivare ad allenare una grande squadra. Ho voglia di ritrovare il ritmo quotidiano di allenamento e vivo e penso da allenatore, ogni giorno sempre di più".

Quindi, conclude così:

"Per me è un bisogno professionale e di motivazioni sempre vive dentro di me".


Essere Bandiere in un Mondo senza cuore

INSIDEROMA.COM - EDITORIALE - “Se lo ami lascialo andare” è una delle più grandi sciocchezze che la mente dell'uomo potesse mai partorire, abrogata infatti un secondo dopo dall'ipocrisia del "restiamo amici". No, amici proprio non si può restare se c'è una mancanza di rispetto e una ferita profonda nell'orgoglio. L'addio forzato di Daniele De Rossi però non è l'unico addio traumatico della storia del calcio.

Agostino Di Bartolomei:

Nell'estate del 1984, a pochi mesi da una finale di Coppa Campioni persa, Daniele De Rossi ha appena un anno e non sa che la sua storia da capitano della Roma sta per essere scritta ma da protagonisti diversi. Ago viene messo alla porta perchè il nuovo tecnico Sven-Goran Eriksson non lo vede idoneo per il suo gioco veloce e dinamico. Diba va al Milan e alla prima occasione utile segna alla Roma ed esulta in modo rabbioso e rancoroso accendendo la rissa in campo.

Giuseppe Giannini:

Il principe lascia la Roma il 5 maggio 1996. La Roma batte al Franchi la Fiorentina ma un maledetto cartellino giallo rimediato dal capitano giallorosso lo fa scoppiare in lacrime negandogli il saluto la settimana successiva di fronte al proprio pubblico per squalifica. 

Francesco Totti:

Senza ombra di dubbio il mese di maggio è il peggiore della storia Romanista, tra Coppa Campioni persa, Coppa Italia persa contro la Lazio, addio di Totti e De Rossi e la morte di Agostino di Bartolomei. Il figlio prediletto del dio del calcio si guadagna il rinnovo sul campo grazie ad una serie di prodezze negli ultimi minuti di gioco che mandano la Roma in Champions e fanno ingoiare il rospo amaro a Spalletti costretto a tenerlo un altro anno ancora. La stagione successiva è un Totti vs Spalletti continuo con schermaglie che vanno anche ben oltre il rettangolo di gioco. Totti smette e legge una lettera carica d'amore ai suoi tifosi, mentre Spalletti che lascerà la Roma il giorno dopo, viene subissato di fischi insieme al presidente Pallotta. Totti diventa dirigente ma, come ammesso anche da De Rossi, in questa Roma non ha potere ed è giorno dopo giorno un pesce fuor d'acqua.

Giuseppe Bergomi:

"Non ho deciso io". Queste le parole di Beppe Bergomi a proposito del suo addio all'Inter. Il 23 maggio 1999 giocava Inter-Bologna e lo "Zio" non sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima partita in nerazzurro. "Sono sempre stato molto onesto con me stesso, dai 30 ai 36 anni ho sempre fatto solo contratti annuali. Ero pronto ad andare avanti ma il nuovo allenatore Marcello Lippi aveva altri piani ed il presidente Moratti, non mise nessun veto al mio addio".

Paolo Maldini:

Nel 2009 la bandiera Paolo Maldini si congeda dal Milan. Questa volta i rapporti burrascosi non sono con la società, che comunque non gli chiederà di entrare nei quadri dirigenziali, e per farlo dovrà aspettare i tempi attuali, ma con la tifoseria che ha cantato per tutto il tempo "C'è solo un Franco Baresi" prima di mettere uno striscione con scritto: "Sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti'. 

Buffon & Del Piero:

Il numero 1 dei numeri 1 e il Pinturicchio bianconero. Entrambi messi alla porta con il garbo tipico e lo stile che da sempre contraddistingue la "Vecchia Signora" del calcio italiano. Pochi hanno avuto da ridire perchè se sulla maglia hai scritto "Vincere non è importante ma è l'unica cosa che conta" e poi effettivamente vinci otto scudetti di fila e giochi due finali di Coppa Campioni, il tifoso pur molto dispiaciuto non può dire più di tanto.

Raul:

Nel 2010 dopo 18 anni il bomber dei galacticos afferma in conferenza stampa il suo addio al Real. La società gli ha comunicato che bisogna continuare a vincere e per farlo non hanno più bisogno dei suoi servigi. Lui scoppia in lacrime e passa allo Schalke.

Robbie Fowler: 

L'ex punta e bandiera del Liverpool Robbie Fowler ha lasciato definitivamente il Liverpool nel 2007, dopo averlo lasciato nel 2001 per poi ritornarci. Rifiutò il contratto a gettone offertogli dai Reds per firmare per il Blackburn Rovers. 

Lampard & Gerrard:

Quante volte abbiamo accostato Daniele De Rossi a questi due fenomenali centrocampisti proprio per il senso di appartenenza, la carica e la leadership con cui scendevano in campo indossando col massimo rispetto la propria maglia? I due inglesi proprio come il romano hanno avuto lo stesso trattamento: silenzio e attesa vana. Nessuno che desse segnali sul rinnovo per lungo tempo ed entrambi costretti ad andare a concludere la carriera negli States. Vedremo se De Rossi seguirà il loro esempio.

Alessandro Nesta:

Tornando nella Capitale, un altro simbolo, questa volta sponda Lazio, ha dovuto amaramente lasciare la sua squadra del cuore per vestire un’altra maglia. Stiamo parlando di Alessandro Nesta, capitano biancoceleste che ha commentato così il suo addio al club dell’allora Presidente Cragnotti: “Io all’epoca non volevo andare via, l’anno prima avevo rifiutato squadre importanti, però avevo capito che dovevo andare via: la società aveva debiti, la squadra non prendeva lo stipendio da 6/7 mesi, poi possono dire che sono traditore però le cose sono andate così”

L’eccezione di Giuseppe Signori

Nel 1995 un altro giocatore simbolo della Lazio era pronto a dire addio ai biancocelesti. Il bomber Giuseppe Signori, infatti, era stato ceduto da Sergio Cragnotti al Parma. Era tutto fatto, ma i tifosi laziali misero su un vero e proprio sit in di protesta contro il Presidente. Furono in tutto 4000 i supporter che si riversarono sulle strade dirigendosi verso la sede della Cragnotti & Partners, inneggiando a Beppe Gol, tirando monetine, pomodori (per la Cirio), distruggendo cartoni di latte (per la Parmalat), il tutto condito da cori contro la dirigenza e striscioni a favore del loro idolo. Alla fine il passo indietro divenne inevitabile, e Signori restò in biancoceleste.

Nel calcio non c'è riconoscenza e questa è la prima regola che tutti apprendono a contatto con questo sport. Si può però programmare meglio, preparare i giocatori e i tifosi a notizie del genere con la massima chiarezza. La Roma ha sbagliato tutto: tempi, modi e toni. Le grandi squadre vincendo trofei conquistano il diritto di dare il ben servito a icone e bandiere, la Roma da 11 anni non alza al cielo un bel niente e perciò questo diritto non gli spetta affatto