La rivolta di De Rossi e tre senatori contro Totti

LA REPUBBLICA - BONINI - MENSURATI -  Se si deve stare alle immagini di Francesco Totti che, livido, si congeda da Daniele De Rossi, allora si deve concludere che alle 22.30 di domenica 26 maggio una città ha definitivamente perso l’innocenza e divorziato dal suo oggetto d’amore, l’As Roma. Messa per intero in carico alla proprietà americana, la bancarotta sportiva di un annus horribilis, di cui quell’ultimo fotogramma sembra l’epitaffio, si porta via tutto. Tutto, tranne un dettaglio. Sotto il diluvio dell’Olimpico, nell’abbraccio tra i due si sente un misterioso “non volevo”, ma non si sa chi lo pronunci. Chi non voleva? Che cosa non voleva? Un’inchiesta di Repubblica - che ha avuto accesso a fonti dirette e carteggi interni, compresa una mail che getta una nuova luce sul rapporto tra i due capitani - può oggi documentare un grumo di ricatti e trame di spogliatoio che dice molto non solo della Roma e di Roma, ma anche del doppiofondo del calcio professionistico. Del peso politico dei club, degli appetiti che suscita, degli strumenti non ortodossi per conquistarlo. Del ruolo dei campioni e delle bandiere. È una storia che comincia a metà agosto del 2018.

“Vi faccio arrivare decimi”  - L’estate della Roma è gonfia di attese. I conti della società sono a posto. Il fatturato ha toccato i 250 milioni di euro, il patrimonio dei calciatori a libro supera i 200 milioni che di fatto si raddoppiano a valore di mercato. Sono stati rispettati i paletti del fair play finanziario, la squadra è dodicesima nel ranking Uefa, è reduce da una semifinale di Championse le statistiche la danno nona tra i club europei per investimenti in calciatori negli ultimi dieci anni. Sono state fatte cessioni dolorose, Alisson e Nainggolan, ma l’ultimo campione del mondo preso Nzonzi, è accolto come un gran colpo. Tiene mucho futbol, assicura il ds spagnolo Monchi. Non la pensa così DDR, Daniele De Rossi. Ritiene quell’acquisto un avviso di sfratto, considerando il francese un suo doppione. E - come raccontano tre diverse fonti - chiede, anche attraverso il suo agente, la rescissione del contratto. Affronta personalmente la dirigenza e in un momento di collera avvisa: «Se non risolviamo la cosa, vi faccio arrivare decimi». Non è un grande inizio. Lo strappo viene ricucito. Ma quello scricchiolio è il prologo di quanto accadrà nell’arco di soli quattro mesi.

Le idi di dicembre  - La prima parte della stagione è ricca di altri pessimi presagi. La Roma cade in casa del Bologna, subisce le rimonte inspiegabili del Chievo all’Olimpico e del Cagliari alla Sardegna Arena. La tengono a galla la vittoria nel derby e la qualificazione agli ottavi di Champions. Ma qualcosa si è rotto. Tra l’allenatore e la squadra, tra la squadra e la società. Rappresentato all’esterno come un «gruppo stupendo e coeso», lo spogliatoio è in realtà una polveriera. Di cui Monchi non sembra avere il sentore. La mattina del 16 dicembre Ed Lippie, preparatore atletico e uomo di massima fiducia di Jim Pallotta, che ha appena lasciato dopo tre anni la Roma per tornare a Boston, si sistema di fronte al suo pc. Ha delle cose importanti da scrivere, che il suo presidente deve sapere. Una fronda, e che fronda, chiede tre teste:l’allenatore, il direttore sportivo, e Francesco Totti. Quattro giorni prima la Roma ha perso con il Viktoria Plzen in Champions e si prepara alla partita in casa con il Genoa. Ed Lippie sente che non c’è più un minuto da perdere. In una lunga mail spalanca l’abisso in cui stanno sprofondando squadra e allenatore.

I senatori - Con prosa anglosassone, asciutta, spiega a Pallotta di avere ancora occhi e orecchie dentro Trigoria. Le sue fonti — scrive — lo informano regolarmente con messaggi e telefonate. E quello che raccontano è sorprendente. Spiega che i quattro “senatori”, che cita — De Rossi, Kolarov, Dzeko e Manolas — ritengono il gioco di Di Francesco dissennato, dispendioso sul piano della corsa ma misero su quello della tattica. Lamentano l’indebolimento della squadra. Il tecnico - dicono da Roma - è in preda alla nevrosi dovuta al rammarico di aver accettato da Monchi un mercato inadatto al suo 4-3-3. Circondato da uno staff non all’altezza, vittima della sua stessa presunzione di riuscire ad “adattare” calciatori non compatibili col suo gioco.

Il narcisista spagnolo -  Già, Monchi. Lippie scrive che a Trigoria è visto come il fumo negli occhi. Lo vivono come un narcisista che ha riempito la squadra di giocatori per i quali vincere o perdere è la stessa cosa. Gli rimproverano doppiezza nei rapporti, insofferenza nei confronti dei giocatori di seconda fascia, capacità manipolatorie nelle informazioni in uscita da Trigoria e un mercato che non è passato attraverso una corretta due diligence.

Scacco all’ottavo Re  - E tuttavia è l’ultima delle informazioni che Lippie scrive al presidente quella che prefigura la catastrofe. Se le fonti dell’ex preparatore dicono il vero la squadra soffre la presenza di Totti nel suo nuovo ruolo di dirigente. Le percezioni negative che trasmette allo spogliatoio. L’ottavo re di Roma, il suo figlio prediletto, è mal tollerato — così scrive Lippie — da coloro a cui ha consegnato il testimone e che pubblicamente non smettono di celebrarlo. Le fonti di Lippie chiedono che l’ex “Capitano” venga allontanato da Trigoria se necessario cacciando Di Francesco cui Totti è legatissimo. E sostituendolo con qualcuno che lo tenga lontano.

Gli uomini dei pizzini  - Ed Lippie svela quindi l’identità delle sue fonti. Sono il medico sociale Riccardo Del Vescovo e il fisioterapista Damiano Stefanini. Indica in particolare Del Vescovo come il più convinto che la Roma debba essere “detottizzata. Pallotta trasecola. E con lui, i suoi soci, facoltosi signori che non amano mettere i loro soldi in un circo senza domatori. Monchi, Totti e l’intera struttura societaria, a partire dall’allora dg Mauro Baldissoni e dal media strategist Guido Fienga, vengono informati della mail. Monchi rassegna le dimissioni (che vengono respinte). Per Totti quel racconto è una ferita profonda. Occorre mettere mano dentro lo spogliatoio - dice alla società - e bisogna cominciare proprio dal medico e dal fisioterapista; le cose non potranno che andare peggio. Ha ragione, Totti. In quel momento, però, la Roma si deve ancora giocare tutti i traguardi di stagione e Monchi e Di Francesco sconsigliano di aprire una crisi che terremoterebbe la squadra. Venire o meno a patti con i senatori: è l’antico dilemma del calcio, a maggior ragione a Roma dove lo spogliatoio ha un filo diretto con la curva. Si sceglie la via di sempre: metterci una pezza. E rimandare il redde rationem con senatori e whistleblowers. La società chiede a Monchi un piano b. La possibilità, se la situazione sportiva dovesse precipitare, di immaginare un nuovo allenatore. Monchi il piano b non lo ha. Anzi, rilancia: «Se va via Di Francesco vado via anch’io». Pallotta e i suoi soci fanno la sola cosa nella loro disponibilità. Ridistribuiscono le deleghe e nominano CEO Guido Fienga, un uomo con una lunga esperienza in finanza. A Baldissoni va la vice presidenza, per portare a casa il progetto vitale per la crescita del club: il nuovo stadio. La squadra intanto entra in un tunnel da cui non uscirà più. Subisce una rimonta con l’Atalanta, l’umiliazione dell’ennesimo 7-1, in Coppa Italia a Firenze, e perde male il derby. Di Francesco chiede alla società di essere mandato via se questo può risolvere quel conflitto sordo con lo spogliatoio che ormai è un segreto di Pulcinella. Ma gli ottavi di Champions sono vicini: la doppia sfida col Porto è l’ultima chiamata.

Redde rationem  - Dopo il ko di Champions vengono accompagnati alla porta, insieme a Di Francesco e Monchi anche Del Vescovo e Stefanini. Nessuno fuori da Trigoria si chiede il perché, ci si accontenta della versione ufficiale, quella che li vuole responsabili dei troppi infortuni. Lo spogliatoio il perché lo conosce. E prende le difese di Stefanini, cui De Rossi è legatissimo (è una delle tre persone che il capitano citerà nella sua lettera di addio). I senatori si convincono che la pulizia abbia un mandante, Francesco Totti.tra lui e De Rossi scende un gelo che durerà fino alla fine. Fino a quell’ultimo fotogramma di domenica 26, con Totti sotto l’ombrello, le mani in tasca e una faccia che è una maschera di amarezza per quella festa triste di cui conosce il non detto.

L’ultima curva - I modi e i tempi dell’infelice addio tra De Rossi e la Roma si comprendono ora meglio. E si comprende ora meglio anche per quale motivo ci siano versioni opposte su chi abbia mancato di rispetto a chi. De Rossi lamenta che la società non abbia nemmeno voluto discutere di un rinnovo “a gettone”; la società sostiene che sia stato Daniele ad aver cambiato idea all’ultima curva. Quel che conta, ed è più interessante, è come quell’addio turbolento diventi narrazione, senso comune, utile a chi vede in questo psicodramma l’occasione decisiva per sottrarre agli americani il giocattolo. Mentre il senatore Maurizio Gasparri monta una canea addirittura in Senato, come se i destini di una società per azioni fossero affar suo, la curva e le radio soffiano sulla piazza. Una città che non manifesta per le buche in cui sprofonda assedia la sede della Roma. Striscioni di vergogna affacciano nelle capitali del mondo e come in un capitolo di Suburra due figuri «con accento romano» terrorizzano per una rapina da quattro soldi (la seconda in poco tempo) la madre di Nicolò Zaniolo, l’ambito gioiello della rosa, il ragazzo su cui ricostruire o, nel caso di una cessione, abdicare. Per non dire di singolari striscioni “No Stadio” che improvvisamente appaiono in curva come a voler ulteriormente fare impazzire la maionese.

Er viperetta - A Roma, e intorno alla Roma, non succede mai nulla per caso. Gli americani, al netto di qualunque considerazione sportiva, hanno oggettivamente rotto l’immarcescibile sistema di relazioni che vuole il proprietario del club più importante di un primo ministro. Lo stadio, poi, ha mosso appetiti formidabili, e aperto scenari impensabili. Un certo generone romano, quello che fa gridare alla curva “la Roma ai romanisti” in realtà nella Roma vede solo una straordinaria opportunità. Era già così ai tempi della Rometta di Anzalone e Ciarrapico figurarsi oggi nel mondo dei balocchi di Nike, Qatar Airways, Hyundai. Non sorprende dunque che, in questa temperie, mentre l’AdnKronos di Pippo Marra (storicamente legato alla famiglia Sensi, della cui Roma sedeva nel Cda) accredita una fantomatica offerta dagli emiri del Qatar, torni ad affacciarsi un vecchio appassionato dell’oggetto: il presidente della Samp Massimo Ferrero. Er Viperetta fa recapitare, informalmente, l’ennesima offerta alla dirigenza della Roma dicendosi disposto ad acquistarla (per un piatto di lenticchie). Ferrero non è il primo e non sarà l’ultimo pretendente. Del resto già tre anni fa Aurelio De Laurentiis aveva confidato alla stessa dirigenza romanista di averci fatto un pensierino. Aveva un’offerta per vendere il Napoli, sarebbe stato pronto a prendersi la squadra della Capitale.

Rifondazioni - Acquistando il club, Pallotta disse che Roma non è stata costruita in un giorno. Nessuno gli aveva spiegato che avrebbe ciclicamente dovuto erigerla ripartendo ogni volta dalle sue stesse macerie. Da americano ha reagito con pragmatismo. Lo spogliatoio sarà purgato dai congiurati. Arriverà un nuovo allenatore, un nuovo ds, nuovi medici e nuovi fisioterapisti. La domanda è se la città riuscirà a liberarsi dei suoi pifferai e dal suo eterno istinto cannibale.


Di Lorenzo: "C'erano Inter, Roma e Atletico su di me ma il Napoli mi ha voluto fortemente"

Giovanni Di Lorenzo, ormai ex difensore dell'Empoli, sta svolgendo le visite mediche a Villa Stuart  e poi firmerà il nuovo contratto con il Napoli. Questo uno stralcio delle sue parole riporta da La Gazzetta dello Sport:

Inter, Roma e Atletico Madrid? 

"C’erano tutte queste richieste e per me è stato un motivo d’orgoglio essere apprezzato dai club più importanti. Il Napoli mi ha voluto fortemente".


Roma interessata ad Alario per il post-Dzeko. Da battere la concorrenza di molti club

La Roma punta su Lucas Alario per il dopo-Dzeko. Secondo quanto riportato dal sito calciomercato.it, i giallorossi avrebbero messo gli occhi sul 26enne argentino del Bayer Leverkusen con passaporto italiano. Per la punta, però, c'è una nutrita concorrenza sia in Francia (Lione, Lille e Monaco) che in Spagna (Real Betis, Siviglia e Valencia).


De Rossi pronto a querelare La Repubblica per l'articolo di oggi

Daniele De Rossi è pronto a presentare querela al quotidiano La Repubblica in merito all'articolo di questa mattina. Questo è quanto riporta il giornalista Daniele Lo Monaco intervenuto ai microfoni di Tele Radio Stereo.


La Roma vuole battere il Napoli per Rodrigo Moreno. Pronta offerta da 70 milioni

Non solo il Napoli su Rodrigo Moreno. Secondo quanto riporta marca.com, sull'attaccante del Valencia ci sarebbe anche il forte interesse della Roma. Il brasiliano con passaporto spagnolo quest'anno ha segnato 15 gol in 51 presenze stagionali tra Liga e coppe e la società giallorossa sarebbe pronta a spendere 70 milioni di euro per lui. Da ricordare che Rodrigo Moreno ha una clausola di 120 milioni di euro.


Del Vescovo: " Non voglio fare commenti riguardo l'inchiesta de La Repubblica. Sono rispettoso della linea della società"

L'articolo-inchiesta uscito stamattina sul quotidiano La Repubblica continua a tubrare e non poco la società della AS RomaRiccardo Del Vescovoex medico sociale del club giallorosso, ha risposto così al telefono dell'agenzia ANSA a proposito dell'inchiesta:

"Non voglio fare commenti, e non ho mai parlato in vita mia con i giornalisti. Non commento in generale, e mantengo una linea legata alla mia professione e professionalità. Io sono sempre a favore della società e delle sue direttive".

Quindi non è vero che Del Vescovo fosse uno dei fautori della teoria che bisogna 'detottizzare' la Roma?

"Ripeto, non voglio fare commenti, ma sono molto rispettoso di tutto ciò che gira intorno alla società As Roma".


Monchi: "Non so niente dell'articolo de La Repubblica"

Monchi, ex ds giallorosso tornato al Siviglia lo scorso marzo, ha detto la sua sull'articolo-inchiesta uscito stamattina sul quotidiano La Repubblica, che lo vede coinvolto in prima persona. L'andaluso, contattato dall'emittenete Rete Sport, ha così commentato:

"Non ne so nulla, non conosco Bonini". 


AS Roma: "La società si distanza dall'articolo de La Repubblica"

L'Associazione Sportiva Roma, tramite una nota apparsa sul proprio sito ufficiale, asroma.com, ha voluto prendere le distanze dall'articolo apparso stamattina sul quotidiano La Repubblica. Ecco, di seguiito, la nota della società giallorossa: 

"L'AS Roma desidera prendere le distanze dalla ricostruzione apparsa sulle pagine sportive della Repubblica in data odierna.

Contrariamente all’abitudine del Club, che non è solito commentare le indiscrezioni di stampa, a tutela delle persone menzionate nel servizio, l'AS Roma ritiene che non sia attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi, e riportate a terzi, delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà". 


Dzeko-Inter, domani dovrebbe arrivare la fumata bianca (Foto)

Le strade di Edin Dzeko e della Roma potrebbero separarsi a brevissimo. C'è l'Inter da tempo sul numero 9 della Roma e, come riferiscono dalla Bosnia, potrebbe essere domani il giorno decisivo.

Un indizio è fornito da un particolare: Dzeko arriverà in ritardo al raduno della sua nazionale, previsto per domani a Sarajevo. Ritardo che, come riferisce l'account Twitter del giornalista bosniaco Haris Mrkonja di N1 è dovuto a una situazione legata "al suo status calcistico". Questo il tweet:

 


Mensurati: " Se De Rossi querela parte il processo del secolo. Pallotta identifica le cose vere e le cose false sempre come cazzate"

Continuano ad arrivare commenti sulla inchiesta, lanciata questa mattina dal quotidiano La Repubblica, che vede come protagonista principale l'ex capitano giallorosso Daniele De Rossi. Poco fa, l'emittente televisiva Sportitalia, ha contattato uno dei due autori del pezzo: Marco Mensurati. Queste le sue parole sull'argomento: " L'articolo si basa su documenti e e testimonianze dirette. Per quanto riguarda la minaccia di querela di De Rossi aspetto serenamente la notifica della querela e vi invito tutti a quello che si preannuncia come il processo del secolo: nel senso che a quel punto avremo modo di esibire i documenti, che ovviamente abbiamo, in tribunale e di chiamare testimoni che non potranno mentire. Sarà molto divertente, aspetto con estrema serenità e traqnuillità: temo che non arrierà sinceramente, perch se dovesse accadere sarà piuttosto divertente". Mensurati ha poi voluto spendere due parole su James Pallotta, presidente del club capitolino: " Per quanto riguarda Pallotta che bolla le nostre parole come cazzate, è un problema di Pallotta che identifica le cose vere e le cose false sempre come cazzate. Viene da pensare che alla fine le cazzate sono le cose che dice Pallotta". 


Montino (sindaco Fiumicino): "L'alternativa per lo stadio della Roma ci sta"

Si apre un nuovo capitolo riguardante la costruzione del nuovo stadio della Roma. Secondo alcuni, infatti, si starebbe pensando di costruirlo a Fiumicino e non più nella zona di Tor di Valle. A tal proposito ha detto la sua il sindaco di Fiumicino Esterino Montino che ha rilasciato alcune dichiarazioni all'ANSA.

Deve essere chiaro che la nostra non è una concorrenza al Comune di Roma è soltanto il voler sbloccare una situazione incagliata e che se dovesse rimanere ancora così su Roma, la Società e i tifosi devono sapere che ci può essere un'altra alternativa. Naturalmente speriamo che tutto si chiuda per il meglio come avevano iniziato, ma qualora non si chiudesse siamo a disposizione" queste le dichirazione del primo cittadino del comune laziale, a margine di uno show cooking per celebrare il cinquecentenario di Leonardo da Vinci organizzato da Aeroporti di Roma presso l'hub di Fiumicino. Lo stesso Montino ha poi spiegato: " Siamo a disposizione con delle aeree già dedicate all'urbanistica e per essere sviluppate in strutture industriali, commerciali e legate al trasporto, aree molto grandi a ridosso dell'aeroporto, circa 300 ettari. Per questo ribadisco, io come città preferirei non avere 300 ettari di capannoni ma in un'area di quella natura, diversificarla ed avere importanti infrastrutture tipo un grande stadio con tutto quello che è possibile fare".«Non sto parlando di una lottizzazione - specifica Montino - e quindi di portarci palazzi e palazzoni, sto parlando di stadio e ovviamente delle attività connesse allo stadio». Sulla proposta e l'incontro con la As Roma Montino chiarisce: «Circa un mese fa ho tenuto un incontro con un alto livello della dirigenza della Società - rivela -, in un modo molto tranquillo e riservato, loro hanno preso atto della mia proposta già fatta due mesi fa. E, anche come atto di cortesia, sono venuti in Comune, dove ho spiegato quale fosse la mia impostazione e l'offerta che abbiamo messo in campo e su quello non hanno fatto alcun tipo di apprezzamento» 

 


Petrachi spinge per Mihajlovic come prossimo allenatore. Ieri l'incontro tra le parti

Dopo i no di Conte e Gasperini la Roma continua la sua ricerca dell'allenatore per la prossima stagione. Secondo quanto riportato da Sky Sport, nelle ultime ore, si starebbe pensando una scelta forte, che potrebbe far incendiare ancora di più una piazza già in subbuglio come quella di Roma. Il nome che gira, infatti, è quello di Sinisa Mihajlovic. 

Il passato alla Lazio non è un segreto, ma nei vari sondaggi fatti per il nuovo allenatore il profilo del serbo è considerato quello con le caratteristiche migliori per allenare la Roma. Soprattutto in questo momento storico. E si è iniziato un lavoro per portare avanti questa idea, sposata e caldeggiata in pieno dal nuovo ds Gianluca Petrachi.

Una scelta figlia di alcune valutazioni, su tutte il forte rapporto tra i due dopo il biennio positivo passato insieme al Torino. In secondo luogo il fattore caratteriale e come ultimo fattore il calcio offensivo che proporrebbe il serbo, un 4-3-3 aggressivo visto e apprezzato a Torino e riproposto senza paura di fallire nel semestre da sogno a Bologna.

Inoltre, secondo quanto scritto dall’agenzia di stampa Adnkronos, le parti si sarebbero incontrate nella giornata di ieri.