Serie A, Chievo-Sampdoria 0-0

Si è chiusa la carriera casalinga da calciatore al Bentegodi per Sergio Pellissier con la partita contro la Sampdoria terminata per 0-0. Un punto che non serve a nessuno coi veronesi già retrocessi e i doriani che non hanno più nulla da chiedere alla classifica. Da segnalare un cartellino rosso per Barba a fine primo tempo.


Toni: "Vedere De Rossi con un'altra maglia farà effetto a tutti"

Luca Toni, ex attaccante della Roma, con cui ha sfiorato lo scudetto nel 2010, ha rilasciato un'intervista a soccermagazine.it. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni: 

Hai segnato tantissimi gol. Ce n’è uno a cui sei più legato?
"Ho avuto la fortuna di vincere tanto e fare gol molto pesanti. Ogni gol magari ha il suo significato, quindi diventa complicato scegliere. Però forse ti direi quelli al Mondiale perché sono quelli più importanti anche perché poi quel Mondiale l’abbiamo vinto".

In quell’occasione tra i tuoi compagni di squadra c’era anche Daniele De Rossi, di cui in questi giorni si parla inevitabilmente molto. Qual è il tuo pensiero riguardo a quanto accaduto?
"È chiaro che si va sempre verso società gestite in maniera aziendale e nelle aziende i nomi importanti sono quelli che possono risultare spesso più scomodi. Daniele è una bandiera e se non rientrasse nei titolari per il nuovo allenatore sarebbe un peccato. Poi magari a lui poteva andar bene anche rimanere lì e non giocare. Non conosco bene la situazione, ma vederlo con un’altra maglia farà sicuramente effetto a tutti".

C’è un rimpianto legato alla tua carriera?
"Sicuramente lo scudetto che non abbiamo vinto alla Roma. Sono stati sei mesi bellissimi, abbiamo fatto una grande cavalcata che ci aveva fatto puntare allo scudetto, ma purtroppo abbiamo sbagliato la partita con la Sampdoria che ci costò il campionato".


INSIDE LIGUE 1 - Monaco ok con l'Amiens e salvo. Poker Psg e cinquina Marsiglia. Lione in Champions

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - L'affascinante derby del Rodano giocato a distanza tra St. Etienne e Lione per il terzo posto ha decretato ufficialmente un vincitore. Perché nonostante la clamorosa sconfitta dei Verts contro il Montpellier settimana scorsa, tutto era ancora in bilico, con il Lione a +4 a due giornate dalla fine e quindi ancora idealmente raggiungibile. Ma le speranze dei "Verts" si sono infrante subito dopo il crudele uno-due con cui Depay e Cornet hanno affossato un Caen alla disperata ricerca di punti per evitare gli spareggi salvezza. Alla festa si è aggiunto anche Dembelé, il cui gol ha certificato definitivamente l'accesso ai preliminari dell'OL. Inutile per la Champions - alla luce proprio del risultato del Lione - il 3-0 con cui il St. Etienne ha battuto il Nizza è stato comunque fondamentale per assicurarsi l'ultimo pass rimasto per la qualificazione in Europa League.

Alla finestra rimaneva proprio il Montpellier, che dopo aver portato a casa i tre punti al Geoffroy-Guichard di Saint-Etienne, doveva vincere contro il Nantes e sperare in qualche buona notizia da Nizza. Ma come nelle peggiori delle ipotesi, nulla di tutto ciò è avvenuto, infrangendo definitivamente i suoi sogni europei. Costretto ad arrivare quarto - dal momento che gli altri due pass sono già stati assegnati ai vincitori di Coppa di Francia (Rennes) e Coppa di Lega (Strasburgo) - ha dovuto piegarsi al Nantes (1-1), osservando da lontano la vittoria del Saint-Etienne sul Nizza.

A una giornata dal termine il Monaco tira un enorme sospiro di sollievo vincendo 2-0 sull'Amiens e guadagnandosi contestualmente la permanenza in Ligue 1. Il Dijon perde 4-0 contro il Psg, rendendo ormai praticamente ufficiale la retrocessione in Ligue 2.


Serie A, vittorie per Empoli e Parma. Altra sconfitta per la Fiorentina

Sono due le gare di Serie A disputate questo pomeriggio, Empoli-Torino e Parma-Fiorentina.
Al Castellani i padroni di casa dell'Empoli si sono imposti con il risultato di 4-1. Ad aprire le marcature Acquah al 27'. In avvio di secondo tempo, al 56', il Torino trova il pari con Iago Falque, ma è tutto vano. Infatti i toscani rispondono con tre reti firmate da Brighi, Di Lorenzo e Caputo.
Al Tardini si è registrato l'ennesimo scivolone consecutivo della Fiorentina, battuta dal Parma per 1-0 a dieci minuti dal termine a causa dell'autorete di Gerson.


Giampaolo: "Incontrerò la società ma non darò ultimatum. Delle altre mi interessa poco"

Marco Giampaolo, tecnico della Sampdoria e nel mirino della Roma per la panchina, ha parlato del suo futuro ai microfoni di Dazn al termine del match contro il Chievo:

"È previsto un incontro con la proprietà, ma a me delle altre società interessa poco: ho 52 anni, so come funzionano queste dinamiche, quello che tocco con mano per me diventa motivo di ragionamento. Non darò nessun tipo di ultimatum al club: si ragionerà su chi siamo, cosa abbiamo fatto e cosa possiamo fare, l’abbiamo fatto tutti gli anni e lo faremo anche stavolta a brevissimo, con grande serenità. Un po’ come è successo tra Allegri e la Juventus. Se guardiamo a quello che siamo riusciti a fare negli ultimi tre anni non ci sono dubbi, abbiamo fatto cose straordinarie. Dal punto di vista tecnico abbiamo fatto la media di 50 punti a stagione, il club dal punto di vista finanziario economico è migliorato, ha costruito centri sportivi e alloggi per giovani calciatori. Abbiamo fatto cose importanti, ci dobbiamo guardare dentro con la prospettiva di un immediato futuro: rischiamo di cadere nell'ordinario, l’ambizione fa parte di tutti i mestieri".


La Roma segue Di Lorenzo dell'Empoli. Piace anche al Napoli (foto)

Gol, prestazione di altissimo livello e lo zampino in tutte le reti dell'Empoli. E' questa la sintesi della partita odierna di Giovanni Di Lorenzo, terzino ed esterno destro dell'Empoli. Il classe '93, come riferisce su Twitter il giornalista Schira della Gazzetta dello Sport, è nel mirino sia di Mancini in chiave nazionale che di vari club. I più decisi a potersi avvelere delle prestazioni di Di Lorenzo sono la Roma ed il Napoli.

 


La Roma è matematicamente in Europa League, ma il sogno rimane la Champions

La Roma, dopo il pareggio di ieri sera contro il Sassuolo, ha complicato ulteriolemente la propria qualificazione in Champions League. Un obiettivo ancora vivo, ma realizzabile solo se le dirette rivali perdessero.
La buona notizia però arriva da Empoli, dove i ragazzi di Andreazzoli hanno battuto il Torino. Con questa sconfitta i granata sono ufficialmente fuori dalle competizioni europee; garantendo alla Roma un posto in Europa League. Infatti anche in caso di parità di punti al termine del campionato, il Torino sarebbe in difetto rispetto alla Roma per scontri diretti.
L'unico nodo da sciogliere riguarda come entrare in Europa League: se dalla porta principale (quinto posto in classifica e quindi subito ai gironi) o se dopo i preliminari (sesto posto in classifica).
Già sicura dei gironi di Europa League la Lazio che, con la vittoria della Coppa Italia, ha tolto alla sesta classificata la possibilità dei gironi diretti di EL.
Ma nulla è ancora deciso, con una giornata da disputare e la speranza sempre viva di arrivare in Champions League.


Capello: "Ranieri farebbe bene al Celtic, magari vincendo un altro titolo"

Fabio Capello al Sunday Post ha parlato della possibilità che l'attuale tecnico giallorosso, Claudio Ranieri, possa allenare il Celtic: "Claudio è una persona eccellente e un grande uomo. Per me, è uno dei migliori allenatori in circolazione, poiché ha guidato squadre di alto livello in Italia, Francia, Inghilterra e Spagna. Claudio è al top della sua carriera e, dopo quello che ha fatto con il Leicester, può fare qualsiasi cosa, anche in Scozia. Per lui sarebbe un'altra bella sfida, e considerando la qualità del Celtic potrebbe forse vincere un altro titolo da aggiungere alla sua collezione. Sarebbe una grande opportunità per lui, molto diversa dall'Inghilterra e dagli altri grandi campionati europei. Ho sentito che Ranieri é interessato e capisco il perché. È un uomo di calcio, è molto esperto ed ha avuto successo in molti paesi. Non avrebbe alcun problema ad adattarsi al calcio scozzese, che è più fisico e meno tecnico di quello italiano e inglese. Certamente, a Glasgow dovrebbe trovare stimoli diversi. Ma per un uomo come lui, con il suo passato, sono sicuro che non sarebbe un problema. Il lavoro del Celtic è prestigioso e dovrebbe essere affidato a una persona come lui, un grande nome e un uomo che ha un grande carisma ed è molto competente. Sarò molto curioso di seguire i suoi progressi lì".


La curva della Juve omaggia Ddr: "Ciao De Rossi, prima uomo, poi calciatore".

La Curva Sud della Juventus omaggia Daniele De Rossi: infatti è comparso uno striscione per il Capitano della Roma, all'inizio del match contro l'Atalanta, con scritto "Ciao De Rossi, prima uomo, poi calciatore".


Serie A, Il Napoli travolge l'Inter, finisce 1 a 1 Juve-Atalanta, corsa Champions ancora aperta

Il match di Serie A delle 18, tra Milan e Frosinone, è terminata per 2-0 in favore dei rossoneri. Un Milan non brillante ma che, soffrendo in avvio, porta a casa i tre punti. Dopo un primo tempo povero di emozioni, la ripresa si apre subito (50') con un rigore per i ciociari; ma Ciano si fa ipnotizzare da Donnarumma che mette in corner. Sfiorato lo svantaggio il Milan si sveglia e sette minuti più tardi trova il vantaggio con Piatek. Al 60' è Suso a trovare la rete direttamente su punizione chiudendo i giochi. La squadra di Ancelotti saluta il proprio pubblico nell'ultima partita stagionale al San Paolo trionfando 4-1, doppietta di Fabian Ruiz. Nerazzurri raggiunti in classifica a quota 66 punti dall'Atalanta, che ha pareggiato 1-1 contro la Juventus allo Stadium. Milan a -1: la corsa Champions si deciderà nella prossima e ultima giornata. Termina in parità la sfida a Torino, pareggio che regala il 3° posto ai nerazzurri a 90 minuti dalla fine del campionato complice il crollo dell'Inter al San Paolo. Apre Ilicic al 33', rimedia Mandzukic nella serata dedicata alla festa bianconera. Cori, striscioni e applausi per Allegri e Barzagli, difensore omaggiato con una standing ovation durante la sostituzione. Presenti allo Stadium Buffon e Ramsey, CR7 premiato come miglior giocatore della stagione dalla Lega Serie A

  • Udinese-SPAL 3-2 (6' Samir, 31' e 35' Okaka, 53' Petagna, 59' Valoti)
  • Genoa-Cagliari 1-1 (40' Pavoletti, 89' rig. Criscito)
  • Sassuolo-Roma 0-0
  • Chievo-Sampdoria 0-0
  • Empoli-Torino 4-1 (27' Acquah, 56' Iago Falque, 65' Brighi, 70' Di Lorenzo, 89' Caputo)
  • Parma-Fiorentina 1-0 (80' aut. Gerson)
  • Milan-Frosinone 2-0 (57' Piatek, 66' Suso)
  • Juventus-Atalanta 1-1 (33' Ilicic, 80' Mandzukic)
  • Napoli-Inter 4-1 (16' Zielinski, 61' Mertens, 71', 79' Fabian Ruiz, 81' rig. Icardi)

 


C’era una volta la Roma

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – Termina a Reggio Emilia, con lo 0-0 contro il Sassuolo di Roberto De Zerbi, la corsa Champions della Roma allenata da mister Ranieri. Un pareggio a reti bianche che è parso assurgere a simbolo di questa disastrosa stagione a tinte giallorosse, con tante occasioni fallite e una rete annullata per fuorigioco a Federico Fazio proprio allo scadere.

Incredibile ma vero, il misero punto con cui si torna dal Mapei Stadium sembra attualmente essere l’ultimo dei problemi per la società capitolina.

La settimana che ha condotto alla sfida contro i nero-verdi è stata caratterizzata dall’ufficializzazione del ‘no’ al rinnovo del contratto di Daniele De Rossi da parte dei vertici del club e poi dalle feroci contestazioni dei tifosi in merito a tale decisione.

Prima che ricostruire la squadra, un compito che sarà con ogni probabilità affidato al duo Petrachi-Gasperini, è necessario tentare di capire come si sia arrivati alla distruzione dell’ambiente Roma in ‘soltanto’ otto anni di gestione americana.

E dire che il primo obiettivo dichiarato dalla proprietà ‘made in Usa’ era stato proprio quello di riavvicinare squadra e tifoseria, dopo gli anni di proteste nei confronti della precedente gestione, affidata a Rosella Sensi.

In principio, ad esempio, l’allora presidente Tom Di Benedetto e il suo entourage scelsero di ridurre drasticamente il costo dei biglietti per assistere alle partite interne della compagine della stagione 2011/2012 affidata a Luis Enrique. Una mossa apprezzata quasi unanimemente dal pubblico di fede giallorossa, che riempì l’Olimpico sin dal debutto contro il Cagliari ed accolse la sconfitta contro i sardi per 2-1 addirittura con applausi scroscianti per l’idea di gioco che era comunque emersa sul manto erboso.

La campagna acquisti dell’estate del 2011, inoltre, fu assai difficoltosa per Walter Sabatini, appena insidiatosi come ds a Trigoria, mentre la società viveva ancora una fase transitoria prima del definitivo closing tra Unicredit e il consorzio statunitense.

Nonostante le firme arrivate unicamente sul finire del mese di agosto, con i giallorossi impegnati nella trasferta inerente al preliminare di Europa League contro lo Slovan Bratislava, Di Benedetto & co. decisero di presentarsi al pubblico romano con investimenti importanti, quali il portiere Stekelenburg, il centrale difensivo Kjaer, Il giovane talento del Lione Pjanic, gli argentini Gago, Lamela e Osvaldo, il promettente ex Barcellona Bojan Krkic. Molte di queste trattative furono concluse proprio al limite della scadenza del calciomercato, quasi a voler indicare: “La nuova proprietà c’è”.

Andò male. Luis Enrique fu poi definito da chi nella Roma ancora comanda (seppur nell’ombra), dando direttive talvolta da Londra e in altri casi dal Sudafrica, un “magnifico errore”. Per porre rimedio a tale sbaglio, si puntò sul cavallo di ritorno Zdenek Zeman.

Nessuna cessione eccellente, però, nessuno stravolgimento: la rosa della squadra capitolina rimase sostanzialmente intatta e venne anzi puntellata dall’arrivo di Mattia Destro, ritenuto uno dei grandi colpi di quell’estate di mercato, del terzino sinistro Federico Balzaretti, risultato tra i migliori con la maglia dell’Italia di Prandelli nell’Europeo appena svoltosi, del centrale di centrocampo americano Michael Bradley, tra i migliori della precedente Serie A per rendimento, dei difensori brasiliani Castan e Marquinhos e dal ritorno del promettente Alessandro Florenzi, reduce da una stagione pazzesca in Serie B con il Crotone.

Ancora una volta, il messaggio pareva chiaro: “La Roma c’è e non lascia, raddoppia”.

Finì ancora peggio dell’annata precedente, con il 26 maggio e tutto ciò che sappiamo. In quel momento, si presentò la prima, vera frattura importante tra nuova gestione americana e tifoseria: impossibile, d’altronde, far passare sotto silenzio la sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio, per giunta dopo due anni sportivamente disastrosi.

Ecco, allora, il cambio di strategia: tante plusvalenze effettuate con cessioni eccellenti (Marquinhos, Lamela, Osvaldo) e parte dei soldi reinvestiti in calciatori soprattutto giovani, magari da poter rivendere per generare nuove plusvalenze. Un metodo del genere, però, può avere successo unicamente se non si sbaglia alcuna mossa, come avrebbero dimostrato gli anni a venire.

Grandiosa annata nella stagione 2013/2014 (con il colpo a effetto di Nainggolan subito dopo la cocente sconfitta in casa della Juventus, una mossa veramente da grande società), faticoso secondo posto raggiunto nel 2014/2015 (caratterizzato dalle polemiche per la cessione del beniamino della tifoseria Mehdi Benatia), poi quello che a oggi pare essere stato il vero all-in della presidenza Pallotta: l’estate del 2015.

Rudi Garcia traballa sulla panchina giallorossa, soprattutto dopo aver apertamente criticato la società perché “bisogna dire come stanno le cose davvero ai tifosi. Qui si deve vendere prima di comprare e così il gap con la Juve non lo si riduce”; tuttavia, la Roma conferma il francese e rilancia. Vengono ceduti Romagnoli e Bertolacci, di ritorno dai rispettivi prestiti con Sampdoria e Genoa (di fatto due calciatori che mai avevano fatto parte della rosa giallorossa), ma arrivano il terzino sinistro Digne, il portiere polacco Szczesny, il centrale difensivo Rudiger, l’esterno offensivo Iago Falque e soprattutto i due ‘botti’: ‘Momo’ Salah ed Edin Dzeko.

Il tifo romanista si infiamma e in massa si sposta a Fiumicino per accogliere i due campioni. Purtroppo, qualcosa si è ormai rotto tra Garcia e la squadra, così la Roma naviga in acque sempre poco calme fino a gennaio, quando Pallotta decide di esonerare l’ex Lille per aver criticato i preparatori atletici imposti dalla presidenza durante la precedente estate al termine del pareggio per 1-1 contro il Milan.

Torna Spalletti e con lui una grande Roma. Il toscano riesce nel miracolo di portare i giallorossi al terzo posto a fine campionato, sfiorando addirittura una seconda piazza che avrebbe voluto dire Champions League diretta. Diviene opinione comune il fatto che basterebbe mantenere intatta la rosa messa a disposizione del mister di Certaldo dal precedente gennaio per continuare a divertirsi e magari portare finalmente un trofeo a casa.

Non sarà così, poiché alla fine Miralem Pjanic saluta la Capitale per approdare alla Juventus. Spalletti resta spiazzato e con lui la squadra, che perde i preliminari di Champions League contro il Porto e ‘retrocede’ in Europa League. L’annata è comunque stratosferica: 87 punti in campionato, che significano nuovo record nella storia giallorossa.

Tuttavia, quella 2016/2017 passa alla storia soprattutto come l’ultima stagione da calciatore di Francesco Totti, trascorsa tra mille polemiche e soprattutto con la netta sensazione che la società non sappia come gestire una patata tanto bollente; deve arrivare in fretta e furia un nuovo direttore sportivo dalla Spagna, Monchi, per annunciare chiaramente a mezzo stampa che la Roma non ha intenzione di rinnovare il contratto come calciatore al capitano di Porta Metronia.

Come se non bastasse il dolore per la perdita del numero dieci più grande della storia romanista, durante l’estate del 2017 la società pensa bene di salutare altri ‘pezzi da novanta’: partono Salah, Rudiger, Paredes e in gennaio pure Emerson Palmieri (con Dzeko in bilico fino all’ultimo sempre nel corso della sessione invernale).

Per fortuna, però, i risultati arrivano. I giallorossi finiscono terzi in campionato e a un passo dalla Finale di Champions League, dopo la storica notte vissuta contro il Barcellona del marziano Messi.

Soprattutto, tuttavia, grazie alle splendide nottate di Champions, l’elemento più importante ritrovato pare essere l’unione viscerale, l’empatia fortissima tra pubblico e squadra. Una compagine in grado di raggiungere certi risultati andrebbe solo puntellata e invece no: via all’ennesima rivoluzione.

Addio a Alisson, Radja Nainggolan e Kevin Strootman (quest’ultimo, peraltro, ceduto quando il mercato in entrata è ormai chiuso e quindi senza possibilità di essere sostituito).

Si tratta dell’inizio della fine.

La disastrosa stagione che per fortuna sta per concludersi è soltanto il naturale risultato di quanto combinato in precedenza.

Più della sciagura sportiva, però, il vero problema oggi è la distanza siderale tra la Roma e i suoi tifosi.

Un elemento che un tempo era il tratto distintivo di questi meravigliosi colori e della sua gente.

C’era una volta la Roma.


Baldini, l'uomo nell'ombra

INSIDEROMA.COM – SARA BENEDETTI - Franco Baldini non ha perso il gusto per la battuta, infatti quando gli è stato riferito che in un ponte di Londra era stato esposto qualche notte fa uno striscione contro di lui, ha commentato: «Sarà successo sicuramente al Blackfriars». Sotto al bridge dei Frati Neri, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 il banchiere Roberto Calvi, figura chiave del crac del Banco Ambrosiano. Immagine lugubre, ma lo striscione ha invece come sottofondo le luci del Tower Bridge.

UN ALTRO "RECORD" - In una stagione negativa, con l’esonero di Eusebio Di Francesco, le possibilità di qualificazione in Champions ridotte al lumicino, il derby di ritorno perso 3-0, le dimissioni dell’ex direttore sportivo Monchi e l’addio di Daniele De Rossi, la Roma ha centrato il record di essere la prima squadra ad essere contestata all’estero: lo striscione contro Baldini apre una nuova frontiera. Non c’è una firma, ma un nome: Roma. A Londra esiste un club, i Lupi di Londra, che si è limitato a riprodurre sulla pagina Facebook lo striscione contro il dirigente toscano sotto la scritta «Mai un’azienda».

REGNA IL SILENZO - Baldini non vuole parlare. Da tempo ha scelto la strada del silenzio, anzi dell’oblio, più precisamente dal lontano 5 giugno 2013, quando si dimise dal ruolo di amministratore delegato della Roma. In questi sei anni, zero interviste. Il dirigente toscano ha lavorato al Tottenham fino alla primavera del 2016 ed è poi rientrato nell’orbita della Roma nell’estate 2016, come consulente del presidente Pallotta. Neppure lo striscione londinese spinge Baldini ad aprire bocca. E’ convinto che sia questa la scelta migliore per il bene della causa. Ci sarebbero da spiegare diverse cose sulla vicenda De Rossi, ma il rifiuto, nonostante le sollecitazioni, è totale. Chi ha deciso di non confermare il capitano della Roma? Perché dopo 18 anni di maglia giallorossa il presidente Pallotta o lo stesso Baldini non si sono assunti la responsabilità di comunicare in prima persona le decisioni dell’azienda Roma, al calciatore? Baldini è convinto che la linea seguita sia stata corretta e che rientri nelle prerogative di un club fare scelte scomode, anche con i «totem». Lo sostiene in privato, ma non vuole dirlo in pubblico.