Capitano in panchina, contro il Sassuolo servono punti e testa

GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - Sono arrivati a Reggio Emilia poco prima dell’ora di cena, con i volti stanchi, a tradire la fatica di giorni difficili. Claudio Ranieri ha chiesto ai giocatori di provare a mettere da parte tutto quello che è accaduto (e accadrà) per pensare alla partita contro il Sassuolo, ma è il primo a sapere che non sarà facile. Ecco perché alcune delle scelte di formazione saranno dettate - anche, se non soprattutto - dalla testa dei calciatori. A centrocampo, infatti, dovrebbero giocare dall’inizio Nzonzi e Cristante, certamente più liberi mentalmente rispetto a capitan De Rossi, provato più di tutti, come è logico. In attacco, dietro a Dzeko (con Kolarov e Florenzi uno dei più nervosi e delusi) dovrebbero esserci il capocannoniere della squadra, El Shaarawy, Ünder, entrato benissimo contro la Juventus, e Zaniolo, che sembra aver smaltito l‘affaticamento al polpaccio.

Dubbio in difesa

Ieri ha pubblicato una foto su Instagram dal treno insieme ad alcuni membri dello staff tecnico: i sorrisi c’erano, così come la sensazione che fossero molto di facciata perché, per tutta la Roma, i 90’ di questa sera saranno particolari. Toccherà ai più esperti prendere per mano i compagni: Mirante quindi, in porta, Fazio in difesa, insieme ad uno tra Jesus e Marcano, con il brasiliano favorito. Manolas è rimasto a Roma per un fastidio alla caviglia e non è detto che recuperi per l’ultima contro il Parma. E’ invece disponibile Pellegrini, non al meglio e quindi pronto ad entrare solo a gara in corsa. La Roma dovrebbe giocare col 4-2-3-1, alternato nella rifinitura al 4-3-3. Dettagli, in fondo: Ranieri sa che oggi conterà molto più la testa che il modulo.


I tifosi sotto la sede: Pallotta nel mirino

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - Due ore o giù di lì. Tra cori, striscioni, fumogeni e bandiere. Con un unico comun denominatore, manifestare il proprio dissenso in maniera netta nei confronti della dirigenza della Roma. Una contestazione organizzata giovedì pomeriggio dalla parte calda della tifoseria giallorossa, sulla scia della vicenda-De Rossi, e che ha portato sotto la nuova sede della Roma (in zona Eur) circa un migliaio di persone, forse qualcosa in più. Una manifestazione che è scivolata via senza alcun problema di ordine pubblico, forte nei contenuti ma corretta nella forma. Nonostante la Roma abbia giustamente allertato la polizia, presente in stato anti-sommossa. Ma non c’è mai stato bisogno di intervenire,con i tifosi che hanno fatto presente a chiare note come la pensino. Con un piccolo errore nel timing, perché a quell’ora i dirigenti della Roma erano già in viaggio per la stazione Termini, dove poco dopo sarebbero partiti alla volta di Reggio Emilia.

La rabbia

La contestazione è iniziata verso le ore 15 e, appunto, è andata avanti per quasi due ore. Presi di mira dagli ultrà soprattutto il presidente James Pallotta e il vicepresidente esecutivo Mauro Baldissoni, invitati entrambi a lasciare immediatamente la guida della società. Ma tanti cori di scherno (eufemismo, ndr) sono stati dedicati anche a Franco Baldini (consulente personale di Pallotta) e un paio a Guido Fienga, nuovo Ceo giallorosso. Insomma, ci è andata di mezzo un po’ tutta la dirigenza, i tifosi non hanno risparmiato nessuno in tal senso. Alternando i cori «contro» a slogan di amore e affetto per Daniele De Rossi. Perché la rabbia della tifoseria romanista è esplosa proprio sulla scia della comunicazione del mancato rinnovo del contratto al capitano giallorosso. Forse più per la forma che per la sostanza, anche se per qualcuno restano valide entrambi. Poi alcuni striscioni, tra cui i primi «Pallotta-Roma mai stati uniti», «DDR è la Roma», «Le bandiere non si ammainano, si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto», «L’As Roma appartiene a noi», «Stemma, barriere e simboli di Roma. La vostra azienda deve finire ora» e «L’As Roma è la nostra leggenda... solo gli indegni la chiamano azienda».

Lo stadio

E tra i vari striscioni ce n’era uno fisso, proprio con lo sguardo rivolto alle finestre della sede: «No allo stadio», accompagnato spesso da cori contrari alla costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle. Questo perché nella tifoseria romanista si è oramai consolidata l’idea che Pallotta sia a Roma solo per un interesse economico legato proprio al nuovo stadio. E, quindi, viene da sé l’equazione no stadio-no Pallotta. Come dire, è un modo per mandare via il presidente il prima possibile, anche se forse – in caso – è vero soprattutto il contrario. E, cioè, che se Pallotta un giorno deciderà davvero di vendere la Roma è più facile che succeda con l’okay in mano per lo stadio che non senza.

L’amico

In tutto questo, tra l’altro, ieri ha parlato anche Aleksandar Kolarov, uno dei più vicini a Daniele De Rossi nell’attuale organico giallorosso. E il terzino serbo per l’amico ha riservato solo dolci parole. A tratti anche molto intense: «Io ho vissuto tante cose nella mia carriera, ma uno così legato alla sua squadra come lui non l’ho mai visto. Daniele sperava di finire la sua carriera qui a Roma, questo lo sanno tutti. Poi è andata come è andata, la società ha deciso in modo diverso. Ma credo che tra 3-4 mesi, quando inizierà l’anno nuovo, un po’ tutti si renderanno conto di ciò che è ed è stato Daniele De Rossi per la Roma». Intanto, però, oggi c’è da battere il Sassuolo...


Roma, futuro avvelenato

MESSAGGERO - TRANI - Il futuro della Roma si scrive nella Capitale e, al momento, si legge a Reggio Emilia. Ma la piega presa è la peggiore, dentro la società e in campo: in 2000, davanti alla sede di via Tolstoj all'Eur, urlano la loro rabbia e chiedono a Pallotta e il suo management di andar via; in 24 (i 23 convocati e Ranieri), stasera allo stadio Mapei contro il Sassuolo, cercano il successo per restare in corsa per la zona Champions e sono però consapevoli che nemmeno l'en plein nelle ultime 2 partite (il 26 maggio la chiusura all'Olimpico contro il Parma) li mette al riparo dai fastidiosi preliminari di Europa League. Se il presente, dunque, è avvelenato, il domani è indecifrabile e, di conseguenza, al buio.

NESSUNA MEDIAZIONE - La tifoseria giallorossa, quindi, toglie definitivamente la fiducia alla proprietà Usa. Al presidente e a chi lo rappresenta, qui e soprattutto a Londra. Basta con Pallotta, Baldissoni, Fienga e Baldini: è l'input della piazza dopo il mancato rinnovo a De Rossi. Ma la contestazione della gente, pur di forte impatto mediatico, non fa cambiare idea a chi governa la società dall'America e dall'Inghilterra. Gli striscioni e i cori, rimbalzati nel pianeta via Internet, sono agli atti proprio come le decisioni e i programmi. Nessuna modifica in vista, ascoltando la protesta che non è solo degli ultrà. «Non si torna indietro, alla Roma gestita, fino a qualche anno fa, come fosse un bar» la sintesi del pensiero di chi suggerisce ogni strategia dalla City. E che il presidente gira ai suoi dipendenti italiani. Presto a Trigoria si presenterà l'8° allenatore dell'era statunitense (iniziata nel 2011): il candidato con più chance resta Gasperini, anche perché somiglia a Conte che ha, invece, scansato il progetto giallorosso. Va bene a Pallotta, al management romano e al nuovo ds Petrachi. Pure al presidente-ombra Baldini che, però, insiste per Sarri, tentando il ribaltone last minute.

ROSA AZZERATA - Ma, a prescindere dal prossimo tecnico, la Roma ripartirà da zero. Via i senatori. De Rossi è stato solo il prologo. L'addio è scontato pure per Kolarov e Dzeko. Da verificare alcune posizioni dopo aver interpellato Gasperini o chi per lui: Fazio, Nzonzi, Pastore, Perotti, Santon e Olsen. La società giallorossa considera i big logori, fisicamente e mentalmente. Si volta, dunque, pagina. Largo ai giovani. Quelli che sono già a Trigoria e gli altri che arriveranno. Ma il piano è senza rete: le clausole di Manolas (36 milioni) e Pellegrini (30 milioni) mettono a rischio i titolari della squadra che verrà. E chissà se Zaniolo ed El Shaarawy, in attesa di rinnovare i rispettivi contratti, insisteranno per restare.

TRASFERTA INSIDIOSA - Il penultimo match di campionato, intanto, passa in secondo piano, anche se la Roma è chiamata a risalire la classifica: contro il Sassuolo entra in campo al 6° posto. Disorientati i giocatori arrivati ieri sera a Reggio Emilia. Con loro, Baldissoni. Non Totti che, rientrato nella Capitale, rinuncia al viaggio: impegno personale (versione ufficiale). Ranieri, perso Manolas (distorsione alla caviglia) e recuperato Pellegrini, vorrebbe salvaguardare De Rossi, psicologicamente provato, e preservarlo per la partita contro il Parma. Pastore insidia Zaniolo, ma solo se il sistema di gioco sarà il 4-2-3-1. Possibile la conferma per il centrocampo e l'attacco decisivi nel finale contro la Juve: nel 4-3-3 spazio a Cristante, Nzonzi e Zaniolo dietro al tridente con Under (in ballottaggio con Kluivert), Dzeko ed El Shaarawy.


Duemila tifosi inferociti sotto la sede. Cori contro Pallotta, Baldissoni e Baldini

MESSAGGERO - Sono bastate meno di 24 ore per radunare circa 2000 tifosi in piazza Guglielmo Marconi all’Eur sotto la sede amministrativa della Roma. L’obiettivo era contestare pacificamente l’operato della società per il mancato rinnovo di contratto di Daniele De Rossi, simbolo di un’intera tifoseria. L’appello ha avuto successo, anche se all’interno dell’edificio non c’erano dirigenti perché in partenza per Reggio Emilia con la squadra, solo Fienga era a Roma ma impegnato in appuntamenti di lavoro. Poco prima delle 15 i capi ultras hanno distribuito delle locandine con impressa l’immagine di De Rossi (la stessa che si trova su un murale a Ostia) con la scritta «le leggende non si toccano». Al grido “Pallotta vendi la Roma” sono cominciate le rimostranze che non hanno risparmiato nessuno: il vicepresidente esecutivo Baldissoni, l’ad Fienga e il consulente Baldini. Qualche dipendente del club si è affacciato dal balcone al secondo piano della sede filmando con una telecamera, ma dopo poco è stato fatto rientrare per evitare di surriscaldare gli animi dei tifosi.

DELUSIONE VIRALE -  La protesta è poi proseguita pacificamente davanti agli occhi di polizia in assetto antisommossa e personale della Digos, non sono state esplose bombe carta o petardi ma è stato accesso solo qualche fumogeno. Decine di giornalisti, cameraman e fotografi sono stati liberi di riprendere la contestazione diventata virale sui social. E probabilmente era questo l’intento: diffondere il messaggio il più possibile per convincere l’attuale management a passare la mano. Messaggi già lanciati nella notte con altri striscioni, e nelle varia città del mondo, vedi Londra e Sidney. Il primo striscione esposto dai tifosi all’Eur recitava «Le bandiere non si ammainano. Si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto», lungo circa 20 metri e sorretto da più di 50 persone. Il termine azienda, utilizzato più volte da Fienga, per definire la Roma, non è stato digerito da chi ritiene il club molto di più una fredda impresa «L’AS Roma è la nostra leggenda. Solo gli indegni la chiamano azienda», è il testo del secondo striscione esposto in cima a una scalinata. Dietro enormi bandiere e decine di persone con la maglia del numero 16. Il terzo messaggio recapitato al club riguarda il progetto del nuovo impianto su cui sta lavorando Pallotta «No al nuovo stadio» è lo striscione che è stato esposto fino alla fine della contestazione durata un’ora e 45 minuti. Poi ancora «L’AS Roma appartiene a noi», «Stemma, barriere e simboli di Roma. La vostra azienda deve finire ora». Messaggi forti, che magari resteranno inascoltati. Forse.


Il fallimento è senza fine

MESSAGGERO - LIGUORI - Questa rubrica, per il nome e la storia che porta, non può proseguire indifferente tra le macerie della Roma giallorossa. Con l’uscita di De Rossi – e ancora una volta è agghiacciante il modo – la gestione Pallotta-Baldini tocca un nuovo vertice di vergogna. Naturalmente, assumo personalmente l’intera responsabilità di quello che penso e scrivo: Il Messaggero porta soltanto l’onere di ospitarmi con gentilezza e spirito di libertà. È del tutto inutile parlare della partita di stasera dopo un bombardamento che la Roma subisce ormai da tempo con la gestione Pallotta, soprattutto dopo che è stata ridimensionata la cubatura monstre del primo progetto. È superfluo anche sprecare parole per ricordare la statura di De Rossi. I romani e romanisti non hanno più casa a Trigoria. Da quando c’è questa nuova gestione la Roma non vince più nulla, siamo tornati drammaticamente nei periodi più bui. Chi pensa di portarci Pallotta nel nuovo stadio, tifosi stranieri? L’unico vantaggio è che la storia recente ci ha permesso di valutare meglio le persone: avete chiara la differenza tra Ranieri e Spalletti? Claudio ci è piaciuto subito, questa settimana si è confermato. Se Pallotta tace, Baldini sussurra: su di lui non ci sentiamo di aggiungere nulla allo striscione esposto a Londra, rude ma efficace.


In 2.000 contro Pallotta: “No al nuovo stadio”. E Gasperini è a un passo

REPUBBLICA - FERRAZZA - Auspicava una Roma che diventasse internazionale, varcando i confini italiani, e in un certo senso c’è riuscito. La contestazione scatenata dal mancato rinnovo del contratto a De Rossi è arrivata fino a New York, passando per Londra e coinvolgendo Sidneysotto forma di striscioni d’insulto al presidente giallorosso esposti dai tifosi locali. E ieri si sono ritrovati in duemila davanti alla sede amministrativa all’Eur del club, richiamati dal comunicato diffuso dai gruppi della Curva Sud, per protestare, duramente, contro la società. “Le bandiere non si ammainano. Si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto”, la lunghissima scritta a spiegare il perché della manifestazione. “L’as Roma appartiene a noi”, e ancora “No al nuovo stadio”, la presa di posizione che più ferisce Pallotta, immerso da sei anni nella battaglia per la costruzione dell’impianto a Tor di Valle. E che proprio ai tifosi aveva chiesto aiuto per sollecitare le istituzioni. Il dissenso è invece totale. “Pallotta- Roma ma stati uniti”, più tantissimi cori – molti non riferibili – contro il numero uno di Boston, Baldini e Baldissoni. Nessuno di loro presente in quei momenti di contestazione in sede. Baldissoni era infatti sul treno con la squadra in partenza per Reggio Emilia. Già, perché stasera la Roma giocherà contro il Sassuolo (ore 20,30, diretta Dazn) la sua penultima gara di una stagione devastante, che potrebbe concludersi con i preliminari di Europa League. E chissà se davvero interessi a qualcuno impiccarsi la preparazione estiva – tournée americana compresa – per cominciare a giocare il 25 luglio. La testa dei tifosi è tutta alla sfida col Parma, l’ultima di De Rossi (anche lì proseguirà la contestazione), mentre quella dei giocatori a un “fuggi fuggi” che la vicenda di Daniele sta generando. «Presto tutti si renderanno conto di cosa è ed è stato lui per la Roma», dichiara a Dazn con disappunto Kolarov. «Non ho mai visto un giocatore così legato alla sua squadra. Sperava di finire la sua carriera qui, poi la società ha deciso in modo diverso», conclude il terzino, uno dei più arrabbiati per questa vicenda. Manolas non è partito con i compagni perché ha riportato una distorsione alla caviglia in allenamento, mentre c’è e dovrebbe giocare, De Rossi. Il futuro racconta di un Gasperini pronto a sedere sulla panchina giallorossa (triennale a 2 milioni a stagione), con l’annuncio che dovrebbe arrivare dopo l’ultima contro il Parma. Il tempo di lasciare l’Atalanta, con la quale ha ormai un legame affettivo, e di trovare l’accordo definitivo con i giallorossi. E poi comincerà a lavorare con quello che sarà il nuovo ds, Petrachi, cercando di capire cosa salvare e da quale giocatore ripartire. Consapevole che non sarà un’estate semplice, vista la netta rottura tra tifoseria e proprietà. Senza De Rossi e, chissà, forse anche senza Totti, che sta seriamente pensando di allontanarsi anche lui da Trigoria, subito dopo l’ultimo saluto dell’Olimpico da giocatore al numero 16. La piazza lo sta pressando per arrivare a questa decisione, lui è pieno di dubbi che verranno risolti al termine del campionato. Qualsiasi sarà la sua decisione, la spiegherà al popolo giallorosso.


Roma, ultima chiamata

IL TEMPO - BIAFORA - Vincere con il Sassuolo per mettere pressione ad Atalanta e Milan, impegnate domenica con Juventus e Frosinone. In una settimana dove si è pensato poco al campo e molto alla questione De Rossi, la Roma è chiamata al successo per sperare fino all’ultima giornata di poter rivivere le emozioni della Champions League. Il capitano, scombussolato da giorni complicati, non dovrebbe essere in campo per guidare i compagni di squadra, con l’obiettivo di non rischiare di saltare la partita con il Parma, l’ultima in cui indosserà la maglia giallorossa. Ranieriha parlato con il numero 16 ed ha poi deciso di puntare nuovamente sul 4-3-3, con Nzonziriferimento centrale in mediana e Cristante e Zaniolo mezzali. C’è qualche piccolo dubbio sull’impiego del classe 1999, alle prese con un sovraccarico al polpaccio nell’allenamento di mercoledì. Questa mattina il giovane talento di Massa svolgerà un provino e se non dovessero sorgere problemi sarà utilizzato dal primo minuto. In alternativa, visto che Pellegrini è convocato ma non al meglio della condizione fisica, ci sarebbe un cambio di modulo, con il passaggio al 4-2-3-1 e la presenza di Pastore sulla trequarti. In difesa chi sicuramente sarà assente è Manolas, che ha rimediato una distorsione alla caviglia destra e non è stato nemmeno convocato per la trasferta a Reggio Emilia. Al suo posto, a protezione di Mirante, c’è il ballottaggio tra Juan Jesus e Marcano, con il brasiliano favorito sullo spagnolo per completare il reparto con Florenzi, Fazio e Kolarov, che ha invitato tutti a non mollare: “Nel calcio - ha dichiarato il serbo - può succedere di tutto, anche se non dipende da noi. Dobbiamo sperare che le altre perdano punti, ma noi come professionisti abbiamo l’obbligo di vincere, poi si vedrà”. Davanti il centravanti sarà Dzeko, a caccia della doppia cifra in campionato, supportato da El Shaarawy a sinistra e uno tra Under e Kluiverta destra. L’olandese piace di più a Ranieri per la grande applicazione in fase difensiva, ma il turco è entrato alla grande contro la Juve ed ha la smania di timbrare il cartellino in questo 2019, che lo vede ancora a secco dopo il grave infortunio muscolare. Qualche problema di formazione per il Sassuolo, che deve fare a meno di Peluso, operato in settimana, Sensi, infortunatosi alla mano, e Bourabia, squalificato dopo l’espulsione dell’ultimo turno. De Zerbi, che in alcune delle scorse partite aveva optato per la difesa a tre, si schiererà a specchio con la Roma, proponendo Locatelli a centrocampo, Berardi e Boga esterni offensivi e uno tra Babacar e Djuricic al centro dell’attacco. Il tecnico bresciano ha promesso battaglia per raggiungere il decimo posto in classifica: “Vogliamo cercare di fare risultato, userò l’undici migliore”. Nonostante un avversario pronto allo scontro la Roma non più commettere passi falsi.


Roma, adesso anche Gasperini strizza l'occhio al club

GAZZETTA DELLO SPORT - PUGLIESE - La data x è il 27 maggio, il giorno successivo alla fine del campionato. Perché da lì in poi – probabilmente – inizieranno a farsi davvero i giochi, sia a Roma sia a Bergamo. Già, perché oramai gli indizi portano quasi tutti lì. E cioè all’Atalanta ed a Gian Piero Gasperini, il tecnico che la Roma ha individuato per iniziare a ricostruire il futuro. Anche se non sarà facile strappare il sì definitivo dell’allenatore nerazzurro. Un po’ perché l’Atalanta (e il patron Percassi) fanno muro su di lui, un po’ perché nel frattempo ha iniziato a pensare a lui anche il Milan, per l’eventuale dopo-Gattuso. In caso di un no, ovviamente, la Roma non si farà trovare impreparata, visto che i dirigenti giallorossi stanno lavorando anche su altre piste. Ovviamente, per ora, non può farlo però Gianluca Petrachi, il d.s. «in pectore» della prossima stagione. Perché è ancora sotto contratto con il Torino e perché il presidente granata Urbano Cairo per ora non ci pensa neanche un attimo a liberarlo. Insomma, per avere l’accoppiata Gasperini-Petrachi bisognerà lottare. Altrimenti si virerà altrove.

La scelta

L’allenatore dell’Atalanta, però, sembra aver deciso, l’idea di salire sul treno che lo porta a Roma gli piace eccome. Perché nonostante a Bergamo venga considerato un profeta in patria, è anche convinto che più di questo sia davvero complicato fare. «Per squadre come l’Atalanta diventa difficile restare al livello delle big dovendo sempre vendere i suoi pezzi migliori – ha detto alla vigilia della finale di Coppa Italia – Servirebbe un meccanismo diverso, che premi i club virtuosi, quelli che raggiungono risultati come il nostro con molta meno disponibilità economica delle altre». Frasi inserite in un discorso più generico, ma esplicative dei suoi pensieri. E poi Gasperini, a 61 anni, vuole giocarsi una delle ultime carte della sua carriera per allenare una grande del calcio italiano. Dopo il passaggio all’Inter del 2011, sarebbe l’occasione del riscatto.

Le difficoltà

Ma, come detto, non sarà facile per lui lasciare Bergamo, almeno non per ora. La Roma e Gasperini si piacciono, di mezzo c’è però l’Atalanta. E Percassi, un presidente che – giustamente dal suo punto di vista – non perde occasione per ribadire come il suo allenatore resterà tale. «Ha un contratto fino al 2021 con opzione per un altro anno, per me il problema non esiste — ha detto anche ieri alla Gazzetta –. C’è un legame unico tra squadra, tecnico e città. Per me resterà qui a vita». Insomma, non sarà facile convincerlo a liberare Gasperini e una chiave potrebbe essere mettersi a tavolino per parlare di qualche giocatore che interessa alla Roma, magari pagandolo anche un po’ più del dovuto. Una sorta di buonuscita o giù di lì. Tra l’altro, radiomercato parla di recenti sondaggi giallorossi con Pierluigi Gollini, il portiere nerazzurro che piace anche a Petrachi. Tra l’altro, la fidanzata di Gollini, Giulia Provvedi (una delle due Donatella), ha già preso informazioni logistiche sulla città, contattando alcuni amici personali per chiedere eventuali suggerimenti. Magari la chiave potrebbe essere proprio questa qui, di certo tra un paio di settimane sapremo come potrà andare a finire.


Pallotta contestato sotto la sede

IL TEMPO - BIAFORA - Un sit-in pacifico per contestare la decisione presa dalla società su De Rossi. Dopo la prima protesta avvenuta a Trigoria e il colloquio con il capitano, Massara e Ranieri, ieri è andata in scena una nuova manifestazione di altri gruppi del settore caldo del tifo romanista, che sui social avevano lanciato l’iniziativa invitando a partecipare “Chiunque si senta tradito nell'animo, chiunque ritenga giusto mostrare il suo disappunto, come lo ritengono giusto i ragazzi della Curva Sud perché la Roma è un bene comune ed è del suo popolo”. Circa duemila i presenti a Piazza Marconi, proprio davanti alla nuova sede della società, inaugurata il 22 febbraio scorso. All’interno della struttura non c’erano dirigenti, partiti alle 16.05 con la squadra alla volta diReggio Emilia, o dipendenti, che come da indicazione delle forze dell’ordine avevano lasciato gli uffici intorno alle 13. Il raduno per mostrare il dissenso per l’addio di De Rossi è durato quasi due ore e, tranne per qualche minuto di leggera tensione per un presunto avvistamento di Baldissoni, in realtà in treno con i giocatori, il tutto si è svolto senza l’intervento della polizia, sul luogo con cinque camionette. I tifosi, oltre ad intonare diversi cori contro Pallotta, Baldini, Baldissoni e Fienga, hanno esposto numerosi striscioni: “Le bandiere non si ammainano, si difendono e si onorano. Dirigenza di cialtroni senza rispetto”, “L’AS Roma è la nostra leggenda… solo gli indegni la chiamano azienda”, “Stemma, bandiere e simboli di Roma. La vostra azienda deve finire ora”, “L’AS Roma appartiene a noi” e uno contro il nuovo Stadio della Roma. Alcuni ultras hanno spiegato che gran parte di loro sono a favore della costruzione dell’impianto a Tor di Valle e si tratta di una provocazione ai danni di Pallotta, dopo che il presidente aveva sollecitato i tifosi a farsi sentire con il Comune. Tra cori, bandiere e fumogeni, parte del popolo romanista ha mostrato ancora una volta l’affetto per De Rossi, a cui era stata dedicata un’altra scritta sotto casa: “Daniè caricaci ancora sulle spalle… dove il tempo non esiste”.


Gasp favorito ma Baldini lavora per Sarri

IL TEMPO - BIAFORA - La Roma e Gasperini sono promessi sposi, anche se per la decisione sul futuro allenatore viene sempre tenuto d’occhio Sarri. Il tecnico è pronto a liberarsi dall'Atalanta e ha già iniziato a parlare con Percassi per concordare le modalità dell'addio. Più ingarbugliata la situazione Sarri, il cui entourage è sempre in contatto con Baldini. Il mister toscano è monitorato pure dalla Juventus, ma prima del 29 maggio non prenderà alcun impegno.


Giochi senza bandiere: fra la Roma e De Rossi via al finale più triste

REPUBBLICA - SISTI - E se i tifosi della Roma dovessero alla fine ringraziare chi ha deciso, chiunque esso sia, una così sgradevole conclusione del rapporto tra De Rossi e la Roma? Non c’è dubbio che abbia dato loro un’occasione irripetibile per sbottare, per sfogarsi dopo delusioni, sofferenze. Non una, non le ultime. Tante. Tanta rabbia accumulata perché la Roma, come si leggeva ieri in uno striscione, «è una leggenda...e non un’azienda». E dentro la cornice della rima giù sostantivi pesanti rivolti alla dirigenza, a quella che c’è e a quella che non c’è (mai stata). Tottiescluso. Raccontano che durante la manifestazione di ieri dei 2 mila davanti alla nuova sede sociale dell’Eur, una sagoma nota sia apparsa in controluce alla finestra. Se fosse veramente quella di Baldissoni, poco importa. Anzi meglio la vaghezza: era la sfumata immagine, senza volto, di un profilo societario che non riesce a gestire bandiere e futuro e che in questo cortocircuito temporale riesce persino a far svanire quel presente secondo il quale la Roma dovrebbe oggi giocare a Reggio Emilia contro il Sassuolo per inseguire un’altra tremolante silhouette: la Champions della prossima stagione. «Ho vissuto tante cose nella mia carriera, ma uno come De Rossi nella mia vita no, proprio non l’ho mai visto. Così appassionato, legato ai colori. Tutti, a breve, si renderanno conto di cosa sia stato Daniele per la Roma». Sono parole di un altro senatore in rampa di lancio, Aleksandar Kolarov. Il serbo sbaglia solo in un dato: non a breve ma subito, non domani ma già oggi si sente il vuoto. Il peccato grave di quest’acida fine non è stabilire quanto De Rossi avrebbe ancora potuto dare alla sua Roma in campo, cosa farà adesso (Sudamerica? Nordamerica? Niente?) e per quanto tempo. Non pesa la tristezza che vivranno tutti domenica 26 all’Olimpico nell’ultima di campionato con il Parma. Il vero dramma è che a De Rossi non è stata data la possibilità di allontanarsi scegliendo lui il modo, i tempi, lo stile. Via, senza dignità. Via perché sei vecchio. Ogni cosa, alla Roma, finisce con un scricchiolìo sinistro. Ma non è quello del giocatore che smette, né quello delle sue ginocchia, magari stanche. È la società che continua senza di lui, a scricchiolare.


Addio De Rossi: mille romanisti contestano Pallotta e club

CORRIERE DELLA SERA - Oltre mille tifosi romanisti in piazza, sotto la sede amministrativa all’Eur, per gridare tutta la loro rabbia nei confronti della Roma, del suo presidente James Pallotta e dei dirigenti. Si è toccato ieri il punto più basso nel rapporto tra la tifoseria e la società. i. Il «pretesto» è stato l’addio a Daniele De Rossi, ma il malessere è molto più profondo e mette le radici in un rapporto, quello tra Pallottae i tifosi, mai decollato, e nei mancati risultati della squadra. I sostenitori giallorossi hanno contestato duramente con cori e striscioni offensivi, ma senza creare disordini. I poliziotti presenti, in tenuta anti sommossa, non sono mai dovuti intervenire e hanno assistito alle quasi due ore di protesta come semplici spettatori. Il più bersagliato è stato Pallotta, seguito a ruota dal suo vice Mauro Baldissoni: entrambi insultati e invitati ad andarsene. Parole dure anche per Guido Fienga: «L’As Roma è la nostra leggenda. Solo gli indegni la chiamano azienda».