Gasperini: "Gli accostamenti sono normali, ma ho contratto con l'Atalanta"

Giampiero Gasperini, tecnico dell'Atalanta e più volte accostato alla Roma, ha parlato del suo futuro durante la conferenza stampa pre finale di Coppa Italia: "Credo che in questo periodo gli accostamenti siano normali. Oggi ci sono talmente pochi punti di differenza tra noi, Roma e Milan che tutto può cambiare in poco tempo. Per ora tutte quante stanno facendo un piano A, B o C ma sono tutte impegnate e vedere come finiranno queste ultime partite. Il futuro per noi è la Coppa e i prossimi impegni, è così per tutti. Solo dopo si potranno fare programmi diversi. Ho un contratto con la società, la prima persona con la quale affronterò l'argomento sarà il presidente Percassi".


InsideRoma Daily News: De Rossi annuncia il suo addio alla Roma. Tante le parole di stima per lui

NOTIZIE DEL GIORNO | 14 MAGGIO 2019

QUI ROMA
Giornata di saluti in casa Roma, con Daniele De Rossi che ha annunciato alla stampa il suo addio ai colori giallorossi al termine del campionato. Questo un estratto delle sue parole: “Non cambierei mai la scelta di rimanere alla Roma, di restarle fedele. Io ho 36 anni, non sono scemo. Se nessuno ti chiama per il contratto, la direzione è quella. Io ho sempre parlato poco, perché non mi piace molto e non c'è molto da dire, non volevo creare rumore e distrarre la squadra. Mi sento calciatore e voglio ancora giocare, mi farei un torto se smettessi. Io sono completamente innamorato della Roma, è un circolo vizioso. Quello che posso dire è che bisogna stare vicino ai giocatori, sono un gruppo di persone perbene e hanno bisogno di sostegno. Ho cercato di prepararmi mentalmente, non sarei stato felice nemmeno se avessi deciso io, sono entrato qui a 11 anni. Il distacco c'è, io voglio giocare e loro non me lo permettono, non posso essere felice. Se io fossi stato un dirigente, mi sarei rinnovato il contratto. Ringrazio Dio per la carriera che ho fatto, avrei firmato per fare una carriera in C come mio padre, è il mio idolo”.
Tanti i saluti e le parole di stima per De Rossi, a cominciare dal patron Pallotta e passando per gli ex Totti, Losi, Capello e Rosella Sensi.
Tornando al calcio giocato, la squadra si è allenata in vista del match contro il Sassuolo. Buone notizie per Lorenzo Pellegrini, che si è sottoposto ad esami strumentali escludendo una lesione muscolare. Verrà valutato di giorno in giorno.

QUI SASSUOLO
Allenamento per il Sassuolo, con la squadra divisa in gruppi. Defaticante per chi ha giocato contro il Torino, mentre per gli altri lavoro tecnico-tattico e partitella. Individuale per Berardi e Magnani.

INTERVISTE
Pallotta saluta De Rossi: "Per 18 anni, Daniele è stato il cuore pulsante dell’AS Roma”

Sensi: "Con Daniele va via la romanità"

Losi: "De Rossi rappresentava la Roma in maniera particolare. Le società ormai non tengono conto dei campioni"

Totti a De Rossi: "Sei stato e rimarrai sempre mio fratello. Oggi si chiude un altro capitolo importante della storia della Roma"

Capello: "De Rossi professionista esemplare, è stato un grande capitano"


Nesta a De Rossi: "Complimenti ad un calciatore ed uomo di spessore superiore" (foto)

Alessandro Nesta, ex difensore di Lazio e Milan oggi tecnico del Perugia, ha voluto omaggiare Daniele De Rossi con un messaggio sul proprio profilo Twitter: "Complimenti ad un calciatore e ad un uomo di uno spessore differente e superiore, che ha vissuto la nostra professione con grande equilibrio e serietà, pur non essendo mai banale. In bocca al lupo amico mio".

 


Pirlo a De Rossi: "Il calcio ha ancora bisogno di persone vere come te" (foto)

Andrea Pirlo, ex Milan e Juventus, ha voluto omaggiare Daniele De Rossi con un messaggio sul proprio profilo Twitter: "Un capitolo importante della tua vita si chiude.. non importa dove ma continua a giocare e a divertirti perché il calcio ha ancora bisogno di persone vere come te.. in bocca al lupo Dani".

 


Addio De Rossi, i motivi di una scelta immotivata

EDITORIALE - INSIDEROMA.COM - Parla proprio come quando gioca in campo, in modo intelligente, attaccando e difendendo allo stesso tempo. Trattiene a fatica le lacrime così come le parole taglienti per una parte di società, quella che non alberga a Trigoria, che lo ha ignorato per 11 mesi senza dargli segnali in un senso o nell'altro ma lui ha risposto: "Ho 36 anni, non sono scemo, se non ti chiamano per tanto tempo vuol dire che hanno già deciso". 

Daniele De Rossi lascerà la Roma a fine stagione ma non il mondo del calcio giocato. La Roma gli ha proposto un ruolo dirigenziale, proprio come a Ranieri, incassando il secondo no da parte dei due romani e romanisti. Evidentemente il triangolo dirigenziale Londra, Boston, CapeTown non gradisce i romani e romanisti in mezzo al campo o seduti in panchina e li sta togliendo uno ad uno. Continuerà a giocare ma ancora non si sa dove: "Me lo hanno comunicato ieri, devo parlare ancora con mia moglie, i miei figli, il mio procuratore e tante altre persone da interpellare".

Al di là del romanticismo per un'altra bandiera che lascia la propria squadra, la seconda in tre anni per quanto concerne la Roma, cerchiamo di porci delle domande sul perchè e a chi conviene una decisione del genere che, al di là di strategie societarie che facciamo fatica a comprendere, non può che essere considerata come l’ennesima “zappa sui piedi” di una dirigenza e un presidente perennemente al centro della contestazione dei tifosi.

La Roma segue, scimmiottando, l'esempio della Juve e il trattamento servito a Totti prima e De Rossi poi ricalca quello bianconero a Del Piero. Il problema però è che alla Juve Del Piero è andato ma sono arrivati 8 scudetti di fila, due finali di Champions League e campioni con la C maiuscola come Cristiano Ronaldo. La Roma invece non alza al cielo nulla da 11 anni, e negli ultimi è stata protagonista, tranne l'isolata semifinale di Champions, di una serie di figuracce europee e nazionali come l'ultima dove ha preso sette goal dalla Fiorentina che a due giornate dal termine non è ancora aritmeticamente salva. 

Per non parlare di direttori sportivi che scappano e allenatori che pubblicamente rifiutano l'offerta dichiarando a tutto il mondo che non ci sono le condizioni per vincere. Senza contare una sequela interminabile di santoni della panchina con il "loro calcio" che ci hanno fatto deridere in tutto il mondo. La Juve viene rifiutata? No. La Juve mette santoni sulla propria panchina? No. La filosofia bianconera è forse esagerando "Vincere non è importante è l'unica cosa che conta", quella della Roma invece è stupire sempre e comunque, quasi sempre in negativo, prima col calcio "arrogante" e immotivatamente super offensivo, poi con una banda di bambini che puzzano ancora di latte e quando cominciano finalmente, dopo infiniti alti e bassi, a giocare a calcio, puff, spariscono convertendosi in cospiqui bonifici bancari.

Vendere e comprare giocatori è un must nel calcio attuale e il tifoso che non l'ha ancora capito percepisce da solo di non essere al passo con i tempi. "Vendere" però la propria anima, i propri simboli, l'essere testaccino senza nessun motivo è ingiustificabile e imperdonabile.

Non c'è nessun motivo sul perchè De Rossi non possa continuare a vestire la maglia giallorossa visto che non è una questione di soldi come detto da lui in conferenza. E allora visto che ci sono giocatori scarsi con lauti stipendi in questa rosa il primo da tagliare è il capitano e simbolo? Forse a qualcuno dà fastidio persino che si presenti a Trigoria e si alleni con i compagni? Poi a che pro? Nell'anno che esoneri l'allenatore, il direttore sportivo scappa a gambe levate, il presidente non si vede da un anno e hai mancato tutti gli obiettivi anche quelli ricalibrati in corsa al ribasso, tu che fai? Mandi via l'ultima speranza, l'ancora a cui aggrapparsi nel momento che, neanche noi come De Rossi siamo scemi, c'è il forte rischio di un ritorno alla "Rometta" anni 90. Il che non sarebbe neanche grave, chi ha scelto di tifare Roma se la prendesse col padre, con la madre, con i fratelli che ci hanno attaccato la malattia ma se ti è entrata dentro, è chiaro che le vittorie non fanno parte del gioco e lo sai dal primo giorno. Però quello che sai altrettanto è che da sempre in campo c'è qualcuno che vive quella maglia e quei colori proprio come te, colui che ha realizzato il tuo sogno di stare tutta la vita dentro Trigoria e indossare quella maglia, colui che lo sa che sulle spalle non ha solo un numero ma la passione e le speranze di centinaia di migliaia di persone.

Per molti a livello di romanismo puro Totti è stato molto, De Rossi invece tutto. Nel bene e nel male, sano o zoppo, in campo, in panchina così come negli spalti. E allora se vogliono copiare la Juve lo facciano pure, ma copiassero il lato vincente, perchè per loro mandare via i simboli significa continuare a vincere ma per noi, mandare via Totti prima e De Rossi ora, vista la nostra bacheca semi-vuota, che significato ha? 


Ranieri si sfila, opzione Sarri

IL TEMPO - BIAFORA - La fiammella della speranza Champions è ancora accesa. Ranieri trova la terza vittoria in carriera contro la Juventus sulla panchina della Roma e mantiene vive le chance di raggiungere un’insperata qualificazione all’Europa che conta. L’allenatore capitolino ora non può che sperare in un passo falso delle dirette avversarie per arrivare al quarto posto. L’Atalanta, avanti di tre punti sulla Roma e con una migliore differenza reti in caso di arrivo alla pari, sarà impegnata a Torino proprio con i bianconeri e poi all’ultima se la vedrà con il Sassuolo, che giocherà in casa visto che il match sarà disputato al Mapei Stadium. Il Milan ospiterà invece il Frosinone e la Spal, potendo inoltre contare sui migliori scontri diretti con i giallorossi. Ranieri non smette di credere nel miracolo e non può che essere soddisfatto per la prestazione messa in campo contro la Juve, con un ringraziamento particolare al portiere che l’ha tenuto a galla nelle ultime due giornate, ripagando la scelta di rinunciare al titolare Olsen: “Sono serate che ami, faccio questo mestiere per emozioni come queste che mi dà il calcio. Dobbiamo continuare a credere che ogni cosa sia possibile. Vogliamo restare in ballo e ballare fino in fondo. C’è voluto un gran Mirante a tenerci in partita, ha fatto delle ottime cose. Siamo in corsa, vogliamo tentare fino in fondo ad avere la coscienza apposto. La volata per l’Europa è bella, il campionato è elettrizzante”. Sotto gli occhi dei due ex romanisti Zanzi e Rudiger, nella Capitale per svolgere la riabilitazione dopo l’infortunio al ginocchio, Florenzi e compagni hanno fornito una prestazione accorta e di sostanza, limitando il potenziale offensivo di Ronaldo. Ranieri però non cambia idea sul proprio futuro, annunciando a chiare lettere la volontà di continuare ad allenare: “Quando sono stato contattato mi era stato proposto un dopo da dirigente, ma io mi diverto a fare l’allenatore. Il mio scopo è essere questo, essere vivo, voglio decidere con la mia testa, vado avanti con la mia squadra, voglio allenare. La società sa meglio di me quello che deve fare sul mercato e sta giustamente aspettando dove saremo a fine stagione per agire”. Mastica amaro Allegri, che bacchetta i suoi per la mancanza di concretezza sotto porta: “Abbiamo sbagliato troppe occasioni, dovevamo creare 8-9 palle gol. Se la partita valeva non pigliavamo nemmeno l’1-0, abbiamo fatto una buona partita, abbiamo preso gol in uscita e il secondo in contropiede”. Per il livornese c’è il tempo di una breve battuta su un possibile futuro a Roma in caso di rottura con Agnelli: “Sei anni fa sono stato molto vicino. Roma è una bella piazza, i giallorossi sono una grande squadra, conosco bene la città. Sarebbe affascinante, soprattutto portare dei titoli, ma ho ancora un anno di contratto con la Juve e voglio restarci”. Sicuramente non sarà lui a raccogliere l’eredità di Ranieri, mentre appaiono in risalita le quotazioni di Sarri. Il tecnico toscano ha il concreto timore di essere esonerato dal Chelsea, nonostante abbia raggiunto il terzo posto in Premier e ci sia una finale di Europa League tutta da giocare. Se la dirigenza dei Blues dovesse optare per un clamoroso addio ecco che l’opzione Roma diventerebbe concreta. A fine maggio ci sarà la sentenza.


Ranieri, il futuro sarà solo in campo

IL MESSAGGERO - CARINA - Una vittoria alla Ranieri. In grande sofferenza per più di un'ora (Mirante miracoloso in tre occasioni, salvato dal palo, più il gol annullato per questione di centimetri a Ronaldo) la Roma piazza l'uno-due nel finale e rimane in corsa per l'Europa. Se Champions o Europa League, dipenderà più dalle avversarie che dai giallorossi che ora possono soltanto vincere le prossime due partite e sperare: «Dobbiamo arrivare in fondo con la coscienza a posto», il diktat del tecnico. Un successo che non cambia i suoi piani: «Ho firmato fino al termine del campionato e non mi va di darmi speranza. Restare in società con un altro ruolo? Quando sono tornato mi è stato offerto e ho detto no. Finisce l'anno e finisce tutto. Mi diverto ancora ad allenare».

 
L'AGGIUSTATORE - Quale sarà l'epilogo, Ranieri uscirà da trionfatore. Anche se la Roma da quando è subentrato ha perso una posizione in classifica e rischia di giocare i preliminari di Europa League qualora la Lazio dovesse vincere la coppa Italia, nell'immaginario popolare le quattro gare (su 10) senza subire gol e il successo sulla Juventus bastano per tenere vivo il sogno. E per una città che vive spesso e volentieri di sogni e si accontenta di vincere le battaglie anziché le guerre, basta e avanza. Di certo c'è che nella sua mini-gestione, la Roma ha cambiato volto. Più accorta, poco propensa a pressare alta (ieri ci ha provato in due occasioni e la Juventus s'è presentata altrettante volte davanti a Mirante), cinica come mai gli era riuscito in stagione. Ma se all'aggiustatore va dato un merito particolare, è quello di aver puntato (e vinto) decisamente la scommessa su alcuni giocatori. In primis preferendo Mirante a Olsen. Con il portiere di Castellammare, la difesa gioca più sicura, in primis Fazio. E poi scommettendo su Kluivert, calciatore che con lui ha lasciato intravedere le qualità che hanno convinto la Roma ad acquistarlo. Ieri è stato bravo anche ad optare per il 4-3-3 anziché per il 4-2-3-1, arretrando Zaniolo e giocando a sorpresa la carta Nzonzi, piuttosto che De Rossi. La Roma non ruba di certo l'occhio e ieri ha sofferto con un avversario che come affermerà poi Allegri non poteva avere le stesse motivazioni («In condizioni normali non avremmo mai preso le due reti che abbiamo subito. Sull'1-0 della Roma, Chiellini se la partita conta qualcosa la butta in tribuna...»). È un pugile che spesso e volentieri sembra sull'orlo del ko ma poi esce fuori la giocata del singolo o la manovra che sfrutta la qualità dell'interprete e porta a casa la vittoria. Sembra un canovaccio semplice ma ci vuole anche bravura per convincere un gruppo ad eseguirlo. Ranieri c'è riuscito, gliene va dato atto.


Grana rinnovi, partono le trattative

IL TEMPO - BIAFORA - Il mercato estivo si avvicina e una delle questioni da affrontare in casa Roma è quella dei rinnovi contrattuali. La situazione più urgente riguarda De Rossi, unico giocatore che a partire dal 30 giugno sarà eventualmente svincolato. Il nodo legato al capitano andrà sbrogliato entro pochi giorni, poiché il 26 maggio è in programma l’ultima di campionato con il Parma e l’intenzione del centrocampista di Ostia è di arrivarci avendo una risposta definitivadal club. In un senso o nell’altro. Le parti non si sono mai incontrate durante tutto l’anno per parlare di futuro e De Rossi vuole sapere se quella con i ducali sarà la gara d’addio alla maglia del suo cuore, in modo da poter salutare i tifosi, che sin dall’esordio datato 30 ottobre 2001 gli sono sempre stati accanto. La dirigenza di Trigoria non ha fissato alcun appuntamento col numero 16, che si sente ancora calciatore e non ha quindi voglia di appendere gli scarpini al chiodo. Massara e Fienga hanno invece convocato in settimana Manuel El Shaarawy, fratello ed agente di Stephan, probabilmente il miglior giocatore della stagione della Roma per numeri e costanza di rendimento. Il Faraone, arrivato nella Capitale dal Milan nel gennaio del 2016, guadagna circa 4,5 milioni di euro lordi all’anno ed ha un contratto che scade nell’estate del 2020, rendendo quindi necessarie le trattative per un prolungamento per evitare di perderlo a parametro zero. El Shaarawy ha collezionato 11 gol e 5 assist (con oltre 30 occasioni create in Serie A) in un totale di 2191 minuti nei quali è sceso in campo, dimostrando di aver trovato forse la decisiva consacrazione e la giusta continuità nelle prestazioni. L’intenzione del esterno ligure, apprezzato da mister Ranieri per la grande abnegazione in fase difensiva, è chiara e l’ha ripetuta in molteplici occasioni: “Di certo c’è che vorrei restare a Roma, qui mi hanno accolto in modo fantastico e mi trovo molto bene”. La volontà della società è quella di riconoscere il giusto adeguamento al classe 1992 ed appare molto probabile una fumata bianca dopo i prossimi colloqui. Le altre due priorità sull’agenda giallorossa sono Under e Zaniolo. Il turco, che nel 2017 aveva firmato un contratto quinquennale da poco meno di un milione netto annuo, è uno dei maggiori indiziati a partire nell’imminente calciomercato, ma le parti si parleranno a breve per capire i reciproci desideri. Il proposito della Roma su Zaniolo è stato ribadito più e più volte negli ultimi mesi ed è quello di blindare il classe 1999. L’ex Inter percepisce un ingaggio da 270mila euro più bonus a stagione e l’auspicio del suo entourage, fermo ai colloqui di inizio febbraio con Monchi, sarebbe quello di portare il salario a due milioni netti. A fine campionato tutte le componenti si siederanno intorno ad un tavolo per trovare la quadra di un’intesa voluta da tutti. Toccherà a Petrachi, pressato per l’ennesima volta da Cairo (“Ha un contratto con noi fino al 2020, non si è parlato di altro, quindi per il momento io lo considero a bordo”), affrontare i dialoghi con gli agenti di Dzeko, Kolarov, Jesus, Fazio e quello del giovane Cangiano, tutti con un accordo in scadenza nel 2020. Il direttore sportivo in pectore avrà il giusto tempo per valutare ogni singola situazione.


Roma, due gol per sperare

IL MESSAGGERO - TRANI - Il successo piace all'Olimpico, colorato di giallorosso: battere la Juve, e 2-0, non capita spesso, anche se è qui già campione e per l'8° anno di fila. Non si può sapere, invece, se questa vittoria porterà in dote il 4° posto alla Roma che, con gli stessi punti del Milan in vantaggio per gli scontri diretti, è ancora al 6°. Mancano 2 match al traguardo: obiettivo complicato, ma ancora possibile. Ronaldo non segna. È, però, lo stesso decisivo. Dopo un'ora fa arrabbiare Florenzi. Labiale di CR7: «Sei troppo piccolo per parlare». Il terzino-capitano, coinvolgendo i compagni fin lì impauriti, si scatena e decide la sfida. Splendido il gol e festa con la Sud, già prima del raddoppio di Dzeko.

 
ASSETTO RIVISITATO - Ranieri, insomma, resta in corsa per la Champions proprio nella notte in cui imita Allegri e, specchiandosi nel collega, passa al 4-3-3. Il sistema di gioco, in questa sua nuova avventura a Trigoria, è inedito: mai usato nelle precedenti 9 partite. Al 10° match la virata, anche per vedere Zaniolo nel ruolo di mezzala sinistra e quindi più coinvolto. Eccolo di nuovo a centrocampo e non più defilato in corsia, nella linea con Nzonzi play, preferito a De Rossi appena recuperato e quindi non al top, e Pellegrini intermedio a destra. La formula è offensiva negli interpreti: il tridente accoglie contemporaneamente Kluivert, Dzeko ed El Shaarawy. Dietro, pronti ad inserirsi, proprio Pellegrini e Zaniolo, spesso utilizzati da trequartisti. L'atteggiamento, invece, è prudente. La Juve, con la nuova maglia metà bianca e metà nera, fa la partita e spaventa i giallorossi. I 7 assenti non indeboliscono i campioni d'Italia che si presentano senza lo squalificato Bernardeschi e gli indisponibili Bonucci, Douglas Costa, Khedira, Mandzukic, Perin, Rugani. Bastano in partenza Ronaldo a sinistra e Dybala centravanti mascherato. Anche perché Cuadrado è vivace a destra, Emre Can e Matuidi conquistano campo e Spinazzola vola a sinistra prendendo la rincorsa.

 
GAP ASSODATO - La Roma entra in campo con 30 punti di distacco dalla capolista e quindi non scopre certo nella notte dell'Olimpico l'attuale divario tecnico-tattico con la Juve. Che invade la metà campo giallorossa. Ranieri si difende con il 4-1-4-1, basso e arroccato. Si sacrificano Kluivert ed El Shaarawy per aiutare rispettivamente Florenzi e Kolarov. È, dunque, assalto alla porta di Mirante, subito bravissimo a deviare il destro di Cuadrado, liberato in area da Emre Can, e volare sul sinistro a giro di Dybala, al tiro su appoggio di Ronaldo che in slalom semina il panico. El Shaarawy è il più intraprendente quando c'è da ribaltare l'azione. E, rinunciando alla conclusione, imbuca a destra per Pellegrini che, calciando in corsa, scheggia la traversa (20° legno stagionale). Più pericoloso Dybala: Mirante è sulla traiettoria, ma lo salva il palo. Ancora Pellegrini: sinistro largo. El Shaarawy continua a ripartire, per interrompere l'assedio.

 
BARICENTRO AVANZATO - Il coraggio riappare ad inizio ripresa: la Roma, dopo l'intervallo, si accende, alzando il ritmo e diventando più intraprendente. Nzonzi spinge i compagni verso Szczesny. Pellegrini avanza, El Shaarawy accelera. Ronaldo discute con Florenzi prima di segnare in contropiede. Ma partendo in fuorigioco: rete annullata. Ranieri interviene a metà tempo: Cristante per Pellegrini (possibile stiramento). Allegri risponde con Bentancur per Pjanic, fischiatissimo dagli ex tifosi. Entra anche Under per Kluivert. Dzeko appare sul più bello. L'azione è di Florenzi, partecipa pure Under, ma il terzino scambia con il centravanti. Carezza in area per il vantaggio: scavetto di Florenzi che corre sotto la Sud imitando Spiderman. La fuga di Under, invece, è in pieno recupero: assist per Dzeko che chiude la sua serata da protagonista. Ronaldo scappa dal campo: solo 1 vittoria per la Juve in 7 partite. Come nel 2010 con Zaccheroni.


La Juve è già in vacanza. Florenzi e Dzeko in gol per il sogno Champions

GAZZETTA DELLO SPORT - LICARI - L’analisi - E il piccoletto si fece gigante, rimettendo la Roma sulla strada della Champions. Il «piccoletto» è l’irriducibile Florenzi, scherzato così da Ronaldo, con gesti e parole di poca eleganza in un battibecco da centrocampo. Pochi minuti dopo, Davide s’è preso una bella rivincita su Golia e i suoi fratelli depressi in bianconero, infilando in velocità mezza difesa e saltando Szczesny. Una partita che la Roma fin lì meritava a fatica di pareggiare, al 34’ della ripresa, tenuta in vita dalle due parate disumane di Mirante nel primo quarto d’ora su Cuadrado e Dybala. Ma che poi ha meritato di vincere infilando la Juve ancora con Dzeko. Un 2-0 che è tanto, troppo, ma dà la cifra delle debolezza mentale, prima che tecnica, dei bianconeri: una volta colpiti non si rialzano. Con tutti gli alibi del caso per una stagione finita in stra-anticipo, resta un dubbio: può darsi che Allegri da sei mesi abbia in testa la Juve che verrà, ma gli sarebbe stato più utile avere quella attuale. Quella che è scomparsa da ben prima che l’Ajax l’inchiodasse a qualche limite ideologico.

Enigma Allegri

Non si può neanche essere impietosi con i bianconeri che, uomini e non robot, hanno staccato i collegamenti da tempo (e ieri hanno esibito la nuova maglia a due colori e senza strisce, che fa discutere sui social). Un successo nelle ultime sette partite, Champions compresa, e gol presi in tutte le ultime sei di campionato. Non è questa la Juve che s’è cucita l’ottavo scudetto di fila con la solita fame atavica, ma una fotocopia scolorita nella quale tante facce, come nei film gialli, sono sostituite da un punto interrogativo. Che cosa sarà di Dybala, rivisto su velocità e pericolosità perse da tempo? E di Cancelo la cui entrata finale è stata in linea con gli ultimi mesi? E di Pjanic con l’autonomia di 45’ e poca creatività da play? Tutte domande che si ricollegano a quella centrale: Allegri. Nelle prossime 48/72 ore la società dovrà capire se un ciclo meraviglioso – sì, meraviglioso, perché due finali europee non sono uno scherzo – s’è esaurito perché così è la vita, oppure se può continuare con aggiustamenti.

Juve possesso e 2 tiri

Eppure, in questo relax psicologico, qualcosa s’era visto. Un 4-3-3 con difesa a «tre e mezzo», nel quale Spinazzola a sinistra infoltiva stabilmente l’attacco. Dybala restituito al suo ruolo. Ronaldo a tutto campo. E non c’era niente da fare per la Roma, schiacciata nel possesso (60% nel primo tempo), nella circolazione di palla, nei recuperi in anticipo a centrocampo. Colpa anche di un atteggiamento fin troppo remissivo: due linee molto basse e Dzeko triste e solitario là davanti, accerchiato da Chellini, Caceres e un mediano a turno. Non bene neanche gli altri, soprattutto Zaniolo impreciso, Kluivert invisibile, Florenzi schiacciato dall’asse Spinazzola-CR7. L’impressione che prima o poi i giallorossi sarebbero caduti non è stata scalfita neanche dalla traversa di Pellegrini e da un paio di azioni di El Shaarawy. D’altra parte è quello che Ranieri ha chiesto per rimettere il veicolo in carreggiata: bassi, primo non prenderle e palla lunga a Dzeko. Sarà la classifica a dire se avrà avuto torto o ragione.

Ribaltone Roma

Qui però la ragione di Ranieri non si discute. Sono giusti i cambi nella ripresa, con Cristante per Pellegrini k.o. e con Under notevolissimo per un Kluivert che ha dimenticato com’era l’Ajax. Giusto anche l’atteggiamento: più coraggio, più velocità, soprattutto l’intuizione di capire che l’insistenza della Juve sulle fasce ne indeboliva la zona centrale dove la ripartenze di Fazio e Nzonzi sono state tra le chiavi per scardinare una difesa non più blindata. Anche il mito Chiellini ha ceduto alla fatica, come i suoi colleghi più giovani avevano fatto da tempo, dando il via libera a Florenzi e alla sconfitta. Nel recupero, poi, il contropiede con Dzeko spietato in area e 2-0. D’altra parte, anche giocando di più, la Juve era entrata in area con moderazione, il solito problema che ha coinvolto anche CR7.Non può illudersi però la Roma. La strada per la Champions è tutta in salita, con l’Atalanta lontana, l’Inter presumibilmente ancora di più (se non si farà stregare dai suoi fantasmi col Chievo), il Milan in vantaggio negli scontri diretti, il Torino che non si arrende. Vedi mai però che Sassuolo e Parma (magari salvo) non concedano altri 6 punti e qualcuno non inciampi: a quota 68 tutto è possibile. Anche l’improbabile.


Milan e Roma non mollano. Inter, risposta Champions?

GAZZETTA DELLO SPORT - CALAMAI - E’ come uno sprint al Giro d’Italia. Un tuffo sul traguardo. Trattenendo il respiro. La volata Champions è altrettanto incerta ed emozionante. In palio non c’è solo un risultato sportivo. La Coppa più importante d’Europa vale molto di più. Garantisce un ricco assegno da investire sul mercato. La possibilità, per i nostri club di vertice, di continuare a crescere. Atalanta e Inter hanno un piccolo vantaggio. Lo dice la classifica. Niente, però, di decisivo. La Dea per il momento è al terzo posto. Da sola. E sta smentendo tutti i luoghi comuni, uno in particolare: partecipare ai preliminari estivi di Europa League vuol dire arrivare con le gambe dei giocatori vuote a primavera. La squadra di Gasperini, invece, vola. La sua benzina è la continua voglia di andare oltre i propri limiti quindi nessuna si illuda che un eventuale successo in Coppa Italia possa addolcire Papu Gomez e compagni. L’Atalanta tira il gruppo ma nel prossimo turno di campionato avrà un tappone dolomitico da scalare: la Juve di CR7. Anche se la squadra di Allegri, dopo aver vinto l’ottavo scudetto e dopo la delusione Ajax ha perso molta ferocia agonistica. Si è visto anche ieri all’Olimpico.

Bivio Inter

L’Inter stasera può riprendersi il terzo posto. Col Chievo dovrebbe essere poco più che una formalità. In caso contrario si parlerebbe di suicidio nerazzurro. Ma le ultime due partite, invece, saranno roba vera. Il Napoli al San Paolo è un avversario bello tosto e l’Empoli, che sta viaggiando a cento all’ora, potrebbe presentarsi a San Siro inseguendo una clamorosa salvezza. Servirà, insomma, la migliore Inter per non farsi risucchiare dalle inseguitrici. In più c’è il fantasma di Conte. Un bel progetto per il futuro ma, in questo momento, uno scomodo compagno di viaggio per un tecnico orgoglioso come Spalletti. Come reagirà lo spogliatoio nerazzurro a questo scenario?

Le inseguitrici

Di sicuro, ha reagito benissimo il gruppo-Milan alle voci che vogliono Gattuso con la valigia pronta. Ringhio, come sempre, è riuscito a entrare nel cuore della sua squadra. E ora può anche fare a meno dei gol di Piatek. Certo, se il Milan riuscisse a conquistare un posto in Champions il lavoro di Gattuso dovrebbe essere valutato con grande attenzione. Vero Leonardo? Stesso discorso per la Roma che ha ritrovato la sua identità con Ranieri, altro allenatore in scadenza. I giallorossi lo hanno dimostrato anche contro Cristiano Ronaldo. Milan e Roma hanno entusiasmo, giocatori in forma e guardando il calendario hanno ottime possibilità di chiudere a quota 68. Atalanta e Inter non possono permettersi neppure un attimo di incertezza. Altrimenti rischiano il sorpasso. Infine il Torino. Nel ciclismo si dice che è un vantaggio iniziare la volata in rimonta. Però i granata hanno un distacco pesante. Se il campionato iniziasse oggi la squadra di Mazzarri sarebbe una credibile candidata a un posto in Champions. Comunque vada sono state buttate basi importanti per il futuro. Belotti e compagni hanno bisogno di fare sei punti nelle ultime due partite perché se la Lazio, oggi in ritardo rispetto alle aspiranti ai posti Champions, vincesse la Coppa Italia l’attuale settimo posto in campionato non garantirebbe il posto in Europa. Dopo aver inseguito l’oro della Champions qualcuna delle protagoniste di questo finale di campionato rischia di restare fuori dalle Coppe. E sarebbe una beffa clamorosa.


Il gigante e il piccoletto: Mirante e Florenzi decisivi

IL TEMPO - SCHITO -  Destini incrociati, il gigante e il piccoletto. Antonio Mirante è la scommessa vinta di Claudio Ranieri, Alessandro Florenzi l'uomo in grado di riemergere nel momento più importante. Il 35enne di Castellammare di Stabia è una certezza, Olsen per il momento dovrà farsene una ragione: a trionfare è la rivincita dell'usato sicuro. Da nove partite il titolare della Roma è l'ex Bologna: il rigore parato in casa del Genoa ha messo una toppa alla prestazione meno brillante della sua esperienza romanista, contro la Juventus è arrivata la miglior partita del suo periodo giallorosso, merito delle chiusure provvidenziali su Cuadrado e Dybala. Proprio lui che è calcisticamente nato con la Juve, anche se le strade si sono separate presto. Ora, dopo anni di provincia, Mirante ha preso al volo la sua occasione. Anche Ranieri, nel post partita con la Juventus, lo ha ringraziato e il portiere ha contraccambiato: «Al di là della scelta del mister siamo un po' cambiati a livello di atteggiamento difensivo, siamo meno esposti e quando abbiamo palla siamo quasi sempre messi bene. Questo ci fa ritrovare fiducia e i risultati stanno arrivando, ci stiamo sacrificando per arrivare quarti anche se sappiamo che le cose si sono complicate. Non è demerito dell'allenatore precedente, è anche nostro demerito perché in campo ci andiamo
noi, ma il fatto di non prendere gol porta una serie di conseguenze positive. Sono venuto qui conscio del mio ruolo, le cose sono cambiate e giocare è bello: non ho mai avuto l'atteggiamento di chi viene a svaccare». Ha saputo attendere, partendo come seconda scelta per poi superare il portiere svedese: i rapporti tra i due sono ottimi, c'è una sana rivalità. Ranieri ha scelto l'esperienza e ha puntato su di lui: se la Roma ha ancora una chance di centrare l'Europa che conta, una buona fetta di merito è anche sua. L'altro mattone, e che mattone, lo ha messo Alessandro Florenzi, per qualche istante in libera uscita dai compiti difensivi a cui lo aveva costretto la Juve del primo tempo. Dopo lo scontro verbale con
Cristiano Ronaldo, che lo aveva palesemente provocato - "Sei troppo piccolo per parlare" - salvo poi chiarire nel giro di qualche secondo, l'esterno giallorosso ha letto bene una brutta uscita di Chiellini, raccogliendo l'assist di Dzeko come quando agiva da attaccante: scavetto
sul tentativo di Szczesny di oscurargli la visuale della porta e corsa disperata a festeggiare un gol pesante, bramato da tempo. Il riscatto dopo tante critiche, con le tante voci sul rinnovo di contratto che non hanno aiutato il polso della piazza. A fine partita, la gioia ha preso voce ai microfoni di Roma Tv: «Ronaldo è un Pallone d'Oro e pensa di avere il diritto di fare ciò che ha fatto, io ho cercato di continuare a giocare. Faccio tante stupidaggini in campo, però rimangono lì. Non dobbiamo più guardare la classifica ma giocare le prossime due gare al massimo come siamo riusciti a fare contro la Juventus, dobbiamo dare tutto e cercare di fare sei punti, poi vedremo dove saremo. Dobbiamo finire il campionato senza
rimpianti e guardarci tutti in faccia alla fine, sapendo che abbiamo dato tutto». Nella
notte da Champions, Florenzi ha provato a riprendersi la Roma e i suoi tifosi.