Pastore stila la sua top 11. Presenti Marquinhos e Samuel
Javier Pastore, calciatore della Roma, ha stilato la sua top 11 attraverso il canale YouTube del club giallorosso. Questa la sua formazione:
"Come modulo scelgo il 4-3-3. In porta metto Buffon per tutto quello che ha fatto in carriera. Ci ho giocato contro e mi è sembrato un grandissimo portiere. Terzino destro dico Dani Alves, ci ho giocato insieme e ha tanta qualità. Al centro metto Marquinhos, anche con lui ho giocato ed è molto forte, farà una grande carriera. L’altro è Samuel, da piccolo mi piaceva tantissimo, era tra i migliori argentini. Terzino sinistro, invece, scelgo Roberto Carlos perché stato tra i primi a svolgere più ruoli. A centrocampo, metto Iniesta perché per me è uno dei più talentuosi in mezzo al campo, lo ha dimostrato per tanti anni. Dopo scelgo Riquelme perché era il mio giocatore preferito da piccolo, dava tantissima qualità. L’ultimo centrocampista è Maradona perché è il più forte della storia. Nel tridente, metto Messi che ha dimostrato di essere attualmente il più forte, ci ho giocato e ha delle qualità immense. Dall’altra parte metto Neymar che è in crescita, sta facendo molti record al PSG ed è forte. Ultima punta metto Mbappé perché è il più giovane ma è all’altezza dei giocatori più importanti, farà una carriera enorme”.
(4-3-3): Buffon; Dani Alves, Marquinhos, Samuel, Roberto Carlos; Iniesta, Riquelme, Maradona; Messi, Mbappé, Neymar.
Bookie. La vittoria della Roma a Marassi col Genoa è data a 1.95
La corsa al quarto posto in Champions League è sicuramente la parte più interessante di questo finale di stagione. Tra le pretendenti, c'è sicuramente la Roma impegnata a Marassi contro il Genoa, che è a +6 dall'Empoli terzultimo e quindi non ancora fuori dalla zona retrocessione. La vittoria dei giallorossi bancata a 1,95 dai bookmakers. I rossoblù non sono nel loro periodo migliore ed arrivano a questa gara con uno score di quattro sconfitte e due pareggi con l'ultima vittoria che risale al 17 marzo scorso in casa contro la Juventus. Il ritorno al successo è un'ipotesi da 3,95. Il pareggio vale 3,40, che fu il risultato della scorsa stagione quando il match al Ferraris si concluse 1-1. Claudio Ranieri non ha un ricordo felice di questa sfida, poiché nel 2011 chiuse con le dimissioni il suo primo periodo da allenatore della Roma dopo che la squadra perse 4-3 un incontro che stava vincendo 3-0.
Nei giorni scorsi, incontro Marotta-Conte. Il tecnico leccese avrebbe dato l'ok all'Inter
Antonio Conte e Beppe Marotta si sarebbero incontrati nei giorni scorsi ed il tecnico avrebbe dato l'ok ad un eventuale trasferimento all'Inter. Questo è quanto fa sapere l'emittente Radio Radio, che aggiunge come invece Francesco Totti stia tentando di convincere l'ex ct azzurro ad accettare la proposta romanista.
Julio Sergio: "Il segreto di Ranieri? Entra in corsa e sistema le cose"
Julio Sergio, ex portiere giallorosso, è stato intervistato dall'AS Roma Match Program. Queste le sue dichiarazioni:
Ranieri, l’allenatore che le affidò i gradi da titolare della porta della Roma…
"Con Claudio ci fu subito un gran rapporto, dai primi allenamenti. Io avevo giocato l’ultima partita di Spalletti con la Juventus, ma poi ci fu il cambio di tecnico e arrivò Ranieri. Con lui divenni titolare dopo il pareggio con l’Inter nella partita di andata, in campionato. Cercai di ripagare la fiducia del tecnico con grandi prestazioni e in alcune situazioni riuscii a dare una mano concreta alla squadra".
C’è qualche parata a cui è rimasto legato?
"Senza dubbio le prestazioni nei due derby: all’andata feci un grande intervento su Mauri, al ritorno parai il celebre rigore a Floccari. Poi, le partite con l’Inter al ritorno e quella con la Fiorentina in trasferta".
Qual è il segreto di Ranieri?
"Entra in corsa e sistema le cose".
Successe dieci anni fa con lei sfiorando lo scudetto, è successo oggi…
"Lui è uno dei pochi tecnici, forse l’unico, che porta nello spogliatoio il suo essere. È trasparente, sincero, e si vede. Claudio è un signore e sa toccare i tasti giusti con ogni calciatore. Pure con quelli che non giocano. Ognuno è motivato a dare qualcosa in più, anche solo per il fatto di aiutare questo grande uomo. All’epoca andò esattamente così".
Peccato che poi l’anno successivo – 2010-2011 – le cose non andarono allo stesso modo e la squadra naufragò a Genova, contro il Genoa, in una partita persa in modo paradossale…
"Una delle più incredibili giocate in tutta la mia carriera. Io ero il portiere di quella squadra. Eravamo in vantaggio di tre gol, mancavano meno di quaranta minuti alla fine, prendemmo quattro gol. Dormimmo per una mezz’ora abbondante. E quelle distrazioni ci furono fatali".
Il tecnico si dimise nel post partita, venendo da voi negli spogliatoi…
"Sì, ma non ebbi modo per parlarci direttamente. Gli inviai un messaggio il giorno seguente, ringraziandolo per ciò che aveva fatto per me. La sera di Genoa-Roma, una volta tornati a Trigoria, ci fu la riunione con il direttore generale di allora, Montali, e al suo posto venne promosso Montella dalle giovanili".
Montella, che preferì riaffidarsi a Doni come portiere titolare…
"Esattamente, ma non me la presi. Sono cose che nel calcio ci stanno. Montella riteneva che Doni fosse superiore al sottoscritto, accettai la decisione di buon grado mettendomi a disposizione del nuovo allenatore senza fare polemiche. Ogni mister ha le sue visioni, il compito del giocatore è di stare al suo posto e fare il possibile per aiutare la squadra".
L’anno dopo la società cambiò gestione societaria e lei passò al Lecce, in prestito…
"Mi feci male ad un certo punto della stagione, finendo col giocare poche partite. Era il Lecce di Di Francesco, almeno all’inizio. In quel momento, superati i trent’anni, gli infortuni iniziarono a pesare sulla mia condizione generale. Tornai in Brasile dopo un paio di stagioni. Peccato, mi sarebbe piaciuto chiudere in modo diverso con la Roma, ma tant’è".
In modo diverso come?
"Magari vincendo quello scudetto perso con la Sampdoria in casa. È il mio grande cruccio, ancora oggi. La verità è che in quel campionato spendemmo tanto, un po’ di stanchezza fisica e mentale ci beffò nel momento più bello. Un sogno, però, ce l’ho ancora…".
Quale?
"Quello di tornare in Italia a lavorare nel calcio, magari proprio nella Roma. Sarebbe bellissimo. Sto studiando per diventare allenatore di prima squadra, voglio che questo sia il mio futuro”.
Aveva mai pensato di andare via dalla Roma prima della stagione 2009-2010?
"In alcuni momenti sì, soprattutto perché non giocavo mai. Non ebbi mai una possibilità concreta nella gestione Spalletti. Per questo ho voluto ringraziare anche il mio procuratore, Lucci. Fu Alessandro a portarmi a Roma, grazie alla segnalazione di Antonio Carlos Zago. Lui resta una persona perbene e un professionista bravissimo. Oggi è tra i migliori agenti in Italia. Ha avuto il merito di rassicurarmi nei momenti critici, convinto che prima o poi il mio momento sarebbe arrivato. E arrivò davvero".
In precedenza, ha menzionato anche Pellizzaro come persona a cui rivolgere dei ringraziamenti…
"Giorgio era il preparatore dei portieri con Ranieri. Mi ha insegnato tantissime cose: sia di tecnica di base, sia alcuni segreti del mestiere. Andò via insieme a Claudio, dopo quel maledetto Genoa-Roma 4-3".
Mediapro pronta a presentare una proposta alla Lega per i diritti tv 2021-24
ANSA - A quasi un anno di distanza dalla battaglia per l'ultimo bando sui diritti tv della Serie A, Mediapro è pronta a un nuovo approccio con la Lega, che il prossimo anno metterà in vendita il triennio 2021-24. All'ordine del giorno dell'assemblea dei club del 9 maggio c'è infatti anche la presentazione della "nuova proposta" di Mediapro "successiva a recenti incontri". Dopo mesi di trattative e schermaglie legali, gli spagnoli starebbero preparando un accordo piuttosto articolato: ancora la proposta non è definita in un tutti gli aspetti, ma secondo le prime indiscrezioni potrebbe prevedere una partnership tecnica con la prospettiva della realizzazione del canale tematico della Lega, che comunque potrebbe vendere i diritti tv per bando.
Operazione perfettamente riuscita a Sturaro
Operazione perfettamente riuscita a Stefano Sturaro. Il centrocampista del Grifone è stato sottoposto ad un intervento per la rottura del legamento crociato e la società ligure ha diffuso questo comunicato attraverso il suo sito ufficiale, genoafc.it:
Il Genoa Cricket and Football Club informa che il calciatore Stefano Sturaro è stato sottoposto a ricostruzione artroscopica del legamento crociato anteriore del ginocchio destro con tendine rotuleo. Alla presenza del responsabile medico del club, dott. Piero Gatto, l’intervento è stato eseguito a Villa Stuart dal prof. Pier Paolo Mariani ed è perfettamente riuscito. Il centrocampista resterà nella capitale per la prima fase del protocollo riabilitativo e farà rientro in Liguria dopo le verifiche attestanti un decorso regolare".
Ginulfi: "Ci siamo fatti rimontare per fare la difesa alta. Con più attenzione, staremmo comodamente in Champions League"
Alberto Ginulfi, ex portiere della Roma, è stato intervistato dall'AS Roma Match Program. Queste le sue parole:
201 presenze in maglia giallorossa, già questa una bella soddisfazione...
“Sì, senza dubbio. Abbiamo vinto due Coppa Italia: una nel 1964, l’altra con il sottoscritto in porta,da titolare, nel 1969. Mi porto nei ricordi tante sfide ad ottimi livelli, l’esordio in casa contro il Vicenza. Tuttavia, ci ho messo tempo per diventare il titolare. Sono capitato nelle stagioni di Cudicini, poi di Panetti, ma ad un certo punto è stato il mio momento. La Roma mi ha cambiato la vita”.
Di lei, si ricorda anche un rigore parato a Pelè...
“La storia è nota, l’ho raccontata più volte e mi fa piacere. Era il 1972, all’Olimpico si giocò un’amichevole con il Santos. Intercettai quel rigore e a fine incontro Pelè mi fece i complimenti, regalandomi la maglia. Però ne ho giocate pure tante altre di partite, eh. Mica solo quella…”.
Tra queste, ricorda un Genoa-Roma 2-1 del 1973? Nell’occasione, Claudio Ranieri debuttò in maglia giallorossa, in gare ufficiali. Aveva 22 anni, l’attuale tecnico della Roma.
“Qualcosa mi è rimasto in mente. Perdemmo, il gol della loro vittoria lo realizzò Gigi Simoni, però Claudio fece una bella prestazione. Di personalità. Per noi segnò Domenghini, che restò un solo campionato e veniva dal Cagliari campione d’Italia con Riva. Ranieri era un ragazzo sveglio, faceva parte della squadra del campionato riserve, spesso si allenava con noi. Fino a quando Scopigno gli diede quella possibilità a Genova, a Marassi. E da lì iniziò il suo percorso calcistico, che poi si è sviluppato soprattutto lontano dalla Capitale”.
Che rapporto vi legava?
“Ci trovavamo spesso, anche fuori dal campo. Eravamo due romani. Io di San Lorenzo e lui di Testaccio. Quartieri non troppo distanti, dalla forte connotazione popolare. Qualche volta andai anche alla macelleria del padre a comprare la carne. Nel corso del tempo siamo restati in contatto. Lo rividi a Trigoria nel 2010, pochi giorni dopo che la squadra perse lo scudetto in casa con la Sampdoria”.
Di cosa avete parlato quella volta?
“Un po’ di tutto. Di calcio e di altre questioni generali. Abbiamo, naturalmente, ricordato i tempi passati. Poi, parlando di calcio, gli dissi di sistemare la difesa e di porre particolare attenzione a questa cosa”.
Un argomento anche oggi di attualità, per la Roma di adesso...
“Non mi ci faccia pensare. Quante gare abbiamo sprecato in questa stagione per tenere la linea difensiva alta? In casa con il Chievo Verona, a Cagliari abbiamo preso il 2-2 in superiorità numerica di due uomini, in contropiede. A Bergamo vincevamo 3-0, per poi farci rimontare di tre gol. Ai miei tempi erano impensabili cose del genere. Se andavi avanti di due o tre gol, era praticamente impossibile riprendere il risultato. Se solo avessimo fatto attenzione in queste partite, staremmo comodamente già in Champions League. Adesso, per conquistare un posto nella competizione europea, sarà necessario vincerle tutte e superare un’Atalanta in ottima forma”.
Da ex portiere, non le sarà sfuggito l’avvicendamento tra i pali: Olsen-Mirante.
“Claudio è l’allenatore e avrà avuto i suoi motivi per fare questa scelta. Lui ha il polso della situazione, lui sa i giocatori in che condizioni sono. Olsen non era in un momento di forma eccezionale, è entrato Mirante e ha fatto ottime prestazioni. In particolare a Milano, contro l’Inter”.
La rincorsa Champions inizia dall’impegno di domenica contro il Genoa.
“Sarà una partita spigolosa, bisognerà fare attenzione e non avere fretta. Soprattutto, sarà importante giocare con semplicità. Senza cercare troppo il fraseggio e di iniziare l’azione dal basso. Quanti gol abbiamo preso in questo modo? Glielo dico io, troppi. Ora conta il risultato, sono necessari i tre punti”.
È perfettamente sul pezzo, sembra che parli con le parole del suo amico Ranieri.
“Per me la Roma è sempre stata una cosa molto importante, per la mia vita e per la mia famiglia. Guardo ogni partita, non me ne perdo mai una. Mi dispiace solo una cosa…”.
Cosa?
“Non poterla più seguire allo stadio. Hanno chiuso troppe strade, ci sono diverse limitazioni per raggiungere l’Olimpico. Ho una certa età, non posso più camminare per tanti chilometri. È un peccato perché la società ha fatto anche la bella iniziativa per gli ex, che possono venire a vedere la partita gratis allo stadio. È per questo che spero facciano presto lo stadio nuovo”.
Anche su questo è preparato...
“Gliel’ho già detto, ho studiato bene la lezione… (ride, ndr). Scherzi a parte, per me è una cosa normale. È sempre stata così. Forza Roma sempre. Perché la Roma è una cosa seria”.
Nedved: "Allegri ha un contratto con la Juve e resta"
"Allegri prossimo allenatore della Juve? Certo, ha un contratto e quindi deve continuare con noi. Vedo Agnelli ed Allegri molto sereni, non c'è niente da sistemare. Quando sarà il momento si incontreranno". Queste le parole di Pavel Nedved a pochi minuti dal derby contro il Torino.
Manolas: "Resta qualche rimpianto ma siamo più compatti"
Kostas Manolas, difensore giallorosso, ha rilasciato un'intervista all'AS Roma match preview della partita di domenica contro il Genoa. Queste le sue dichiarazioni:
"Quando perdi contro la SPAL, pareggi col Chievo da 2-0 in casa o 2-2 contro il Cagliari in 9vs11 resta qualche rimpianto. Adesso potevamo essere già in Champions. Adesso siamo più compatti, la squadra va meno avanti per pressare però si vede che questo porta a più risultati. Con il Genoa sarà tosta, difficile, contro una squadra che si deve salvare. Dobbiamo entrare per vincere. Se non vinci la Champions si allontana. Dipende dall'Atalanta, se le vincono tutte non possiamo fare nulla. Dobbiamo vincerle tutte e sperare che le altre sbaglino. Una situazione mai vista da quando sono in Italia. Speriamo che andremo noi in Champions".
Ripartiamo da Roma-Cagliari, dopo la gara ha scritto sui social “Bravi così, 4 finali”. È stata la miglior partita della Roma dell’ultimo periodo?
"Abbiamo fatto una buona gara, con tante occasioni create, poche o quasi nessuna per il Cagliari. È vero che ci aspettano quattro finali, per quello lo ho scritto. Queste quattro sfide… se le vinciamo tutte siamo in Champions".
Nelle ultime quattro gare un solo gol subìto. Che cosa è cambiato?
"Adesso siamo una squadra più compatta, a differenza di quando c’era Di Francesco abbiamo cambiato mentalità. Prima andavamo a pressare sempre in alto, adesso siamo più uniti. Questo atteggiamento si vede che porta più risultati".
Nel frattempo ha ritrovato l’intesa con Fazio?
"Con Fazio non ho mai perso l’intesa. Quando attraversi un periodo difficile non è mai colpa di qualcuno in particolare, ho sempre detto che si difende e si attacca in undici".
Una buona difesa dicevamo, che evidenzia un sistema difensivo più collaudato, al di là di chi scenda in campo…
"L'ho già detto siamo più compatti e difendiamo in undici. Non in tre o quattro…".
Contro il Cagliari Kolarov ha raggiunto il record di difensore che ha realizzato più reti in giallorosso in una singola stagione: quanto è importante un calciatore dalle sue caratteristiche per la vostra squadra?
"È un giocatore che va sempre in avanti con tanta forza e qualità. È un calciatore che sa battere punizioni e rigori, sa giocare la palla, fa l’uno due e poi tira. Ha un tiro spettacolare, noi lo conosciamo bene".
Adesso la Roma si prepara a vivere questo finale di stagione con un gruppo quasi al completo. Quanto può contare questo fattore?
"Tanto perché quest’anno non siamo mai stati al completo, ci è mancato non essere tutti a disposizione per avere continuità. Ora tutti i giocatori sentono la pressione, tutti vogliono giocare al meglio, perché c’è qualcuno dietro pronto ad entrare. Quando si è al completo è sempre meglio".
Tra i ritorni, contro il Cagliari abbiamo anche rivisto Pastore, un giocatore di esperienza, e Kluivert, un giovane che nonostante gli alti e bassi di questa stagione dimostra di avere grande qualità…
"Javier è un gran giocatore, peccato che abbia avuto tanti infortuni perché ci avrebbe potuto dare una grande mano. Adesso ha raggiunto la migliore condizione, e spero che continui così. Kluivert è un giocatore giovane, ha bisogno di un po’ fiducia e ci vuole un po’ di pazienza. Venire dall’Olanda e ambientarsi in Italia non è facile".
A questo punto della stagione avete qualche rimpianto?
"Certo che lo abbiamo: perdere due gare con la SPAL, il pari con il Chievo dal 2-0 e poi Cagliari dallo 0-2 in 9… c’è qualche rimpianto perché saremmo potuti essere già in zona Champions, senza avere pressioni da dietro".
La scorsa settimana Jesus ci ha raccontato che Ranieri ha lavorato molto sull’aspetto motivazionale, cercando di conoscere ognuno di voi singolarmente, è vero? Lei lo conosceva già nel periodo in cui aveva guidato la nazionale greca…
"Sì, il mister cerca sempre di darci motivazioni, gli allenamenti che fa sono sempre competitivi. Nelle partitelle ti dà la carica, per vincere sempre, poi lo trasferisce anche in campo. È un grandissimo uomo, ti parla sempre in faccia, mai alle spalle. Ha dato il suo contributo mettendo in campo la squadra sempre compatta, è la sua filosofia".
Quattro finali, la prima si gioca a Genova, che si aspetta a Marassi?
"Una partita difficile, tosta, contro una squadra che ancora non si è salvata. A Genova facciamo sempre fatica, dobbiamo scendere in campo per vincere. Se non dovessimo tornare con i tre punti la Champions si allontana…".
L’obiettivo è vicino, siamo ad un punto, lo sentite alla vostra portata?
"Sì, siamo vicini, ad un punto, però non dipende solo da noi. Dipende dalle squadre che ci sono davanti: se vincono tutte e quattro le partite, non possiamo fare niente. Noi dobbiamo solo pensare a noi, vincere questa quattro gare e poi speriamo che l’Atalanta o il Milan sbaglino.Poi c’è anche la Lazio e il Torino. Una situazione mai vista in cinque anni che sono in Italia, speriamo di andare noi”.
Serie A. Finisce in pareggio il derby della Mole, 1 a 1 tra Juve e Toro
E' stato il derby della Mole ad aprire la 35ª giornata di Serie A. Juventus e Torino, finisce in partità il match con i granata che erano passati in vantaggio grazie ad una rete di Lukic al 18° del primo tempo. Pareggio di Ronaldo all'84° del secondo tempo.
Bernardeschi ammonito, salta la Roma
Federico Bernardeschi non ci sarà contro la Roma. L'esterno offensivo juventino, infatti, era diffidato ed è stato ammonito nel corso del derby della Mole. L'ex viola non parteciperà quindi alla gara in programma domenica 13 maggio alle 20:30 allo Stadio Olimpico.
Petrachi, quanta Roma portata all’ombra della Mole
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI - In principio furono Simone Loria e Ahmed Apimah Barusso.
Era la stagione 2009/2010 quando il presidente del Torino Urbano Cairo decideva di affiancare all'allora direttore sportivo Rino Foschi il giovane e promettente Gianluca Petrachi, attualmente il più probabile ds della Roma che verrà; un passato da discreto calciatore tra Serie A, B e C, senza dimenticare una breve esperienza inglese con il Nottingham Forest sul finire degli anni Novanta.
Petrachi, dal canto suo, aveva già costruito un grande Pisa nel ruolo di ds tra il 2006 e il 2008, permettendo ai nerazzurri dapprima di salire nella serie cadetta del calcio italiano e poi di gettare le basi per la rosa che avrebbe sfiorato un clamoroso doppio salto di categoria consecutivo.
Proprio tali, ottimi risultati, portarono l'ex centrocampista all'attenzione del numero uno granata Cairo, alla ricerca di un abile uomo mercato che potesse supportare (ma, in realtà, di lì a breve sostituire) l'esperto Foschi, a sua volta alle prese con la difficile ristrutturazione di una compagine reduce dalla cocente delusione della retrocessione in Serie B.
Sin dal principio della sua avventura all'ombra della Mole, Petrachi iniziò a cercare in 'casa Roma' rinforzi per il Torino: una costante che lo avrebbe poi accompagnato anche nei dieci anni successivi come unico e plenipotenziario direttore sportivo dei granata.
Nell'estate del 2009, ad approdare in Piemonte direttamente da Trigoria, agli ordini dell'allora mister Stefano Colantuono, fu il già citato difensore centrale Loria. L'ex Cagliari era giunto nella Capitale soltanto dodici mesi prima per sostituire idealmente Matteo Ferrari (finito al Genoa a parametro zero) come primo ricambio alla coppia difensiva titolare composta da Mexes e Juan: si rivelò, purtroppo, un fiasco.
Durante il mercato di riparazione della medesima stagione, poi, il Toro bussò nuovamente dalle parti di Roma, sponda giallorossa, per chiedere il roccioso mediano Barusso; il ghanese, di cui si parlava un gran bene quando venne acquistato dal Rimini nel mercato estivo del 2007, aveva disputato i primi sei mesi con la maglia del Brescia, tuttavia insoddisfatto del suo rendimento. Nessun problema, dunque, per l'allora ds giallorosso Daniele Pradè nel 'girare' il prestito dalla Lombardia al Piemonte.
Due anni dopo, impegnato nella costruzione della prima rosa granata agli ordini di Giampiero Ventura, Gianluca Petrachi ottenne dalla società capitolina il prestito dell'esterno Stefano Guberti, colui che era salito agli onori della cronaca nell'estate del 2009 poiché unico acquisto della deprimente sessione di mercato in entrata della Roma di Rosella Sensi (contraddistinta, invece, dal sorprendente addio ad Alberto Aquilani, in direzione Liverpool).
Al termine della stagione 2011/2012, l'ex ds del Pisa raccoglie finalmente i frutti del proprio lavoro e il Torino torna in Serie A dopo tre anni di 'purgatorio'. Inizia, così, la rinascita del Torino all'interno del panorama calcistico dello Stivale grazie al binomio Petrachi-Ventura.
Per l'annata del ritorno tra i 'grandi', il direttore sportivo granata compie una robusta campagna di rafforzamento, che prevede, tra gli altri: Matteo Brighi, ormai non più rientrante nei piani della nuova società giallorossa made in Usa e Alessio Cerci, prelevato dalla Fiorentina, ma su cui Petrachi e Ventura avevano puntato fortemente già nel lontano 2007 in quel di Pisa, valorizzando al massimo il ragazzo come non era invece accaduto nella sua precedente esperienza a Brescia.
Alla fine, arrivano una salvezza piuttosto tranquilla e soprattutto il bel gioco, grazie a 'mister libidine' Ventura.
Si arriva, così, alla stagione 2016/2017, quando la sponda granata di Torino appare praticamente una colonia giallorossa.
In estate, Petrachi, su espressa richiesta dell'allenatore Sinisa Mihajlovic, sceglie di credere nel ritorno a grandi livelli del centrale difensivo Leandro Castan, reduce da un'annata piuttosto negativa nella Capitale dopo la delicata operazione per la rimozione di un cavernoma che lo aveva costretto a saltare l'intera stagione 2014/2015.
Contestualmente, vengono, invece, ritenuti come veri e propri 'colpi' di mercato gli arrivi dalla Roma di Iago Falque e Adem Ljajic. Grazie all'ex Genoa e al talento serbo, il Torino stravolge completamente il proprio look riguardo alla titolarità delle fasce d'attacco.
All'interno della medesima finestra di mercato, comunque, Gianluca Petrachi conclude con la Roma anche un affare in uscita per la sua società: si tratta del laterale difensivo Bruno Peres, che lascia il granata per la cifra globale di quasi diciotto milioni di euro. Un autentico capolavoro del ds agli ordini di Cairo, il quale aveva acquistato il brasiliano nel 2014 per l'esigua somma di 2.2 milioni.
Non fossero bastati gli esterni offensivi Iago Falque e Ljajic, durante il successivo mercato di riparazione, il Torino di Petrachi e Mihajlovic acquista dalla Roma anche l'argentino Iturbe, ormai fuori dal progetto giallorosso dopo l'ultimo (naufragato) tentativo di rigenerazione dell'ex Verona effettuato da Luciano Spalletti.
Pochi mesi dopo, Petrachi mette gli occhi sul colosso d'ebano Umar Sadiq, che pare aver rallentato il proprio processo di crescita dopo un anno assai deludente in prestito al Bologna. Dalla parte dell'attaccante nigeriano, però, c'è ancora la giovane età e i piemontesi scelgono di portare tra le proprie fila il ragazzo, sperando in una sua definitiva esplosione agli ordini di Sinisa Mihajlovic. Si tratterà, invece, di un fallimento totale: dopo soltanto sei mesi (con tre misere presenze all'attivo, senza alcun gol realizzato) in granata, Sadiq viene rispedito al mittente.
A partire dalla prossima estate, tuttavia, con ogni probabilità Gianluca Petrachi non dovrà più 'importare' pezzi di Roma in altre società, poiché sarà proprio lui a prendere in mano la direzione sportiva del club di Piazzale Dino Viola.