La Raggi e lo Stadio: analisi sul presunto abuso d'ufficio
BLOGSPOT.COM - MAGLIARO - Su esposto presentato dall'architetto Francesco Sanvitto,assistito dall'avvocato Edoardo Mobrici, il Giudice per le Indagini preliminari ha respinto la richiesta di archiviazione proposta dalla Procura nei confronti del sindaco, Virginia Raggi, per il reato d'abuso d'ufficio.
L’ABUSO D’UFFICIO - Il primo passaggio è capo d’imputazione nei confronti del sindaco, Virginia Raggi: l’abuso d’ufficio. Questo è disciplinato dall’articolo 323 del codice penale.
1. Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
2. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità.
Gli elementi di base del reato sono:
A. essere un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio
B. compiere il reato nell’esercizio delle funzioni
C. compiere il reato violando una legge o un regolamento procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale per sé oppure arreca un danno ingiusto
Due riforme - legge 86/90 e legge 234/97 - hanno apportato sensibili modifiche alla norma rendendola più concreta: in sintesi, il reato si compie quando le condotte messe in atto dal pubblico ufficiale nell’esercizio del proprio dovere procurano intenzionalmente un danno ingiusto o un ingiusto vantaggio. Insomma, non basta un atto contrario in qualche modo ai doveri d’ufficio a prefigurare il reato ma occorre che questo abbia effetti economici/patrimoniali.
Tralasciando l’immensa produzione giurisprudenziale in merito al vantaggio/danno economico, un elemento - richiamato anche dallo stesso Gip nella sua ordinanza - è il concetto dell’intenzionalità, vale a dire quel richiamo, espresso nell’articolo 323, in cui si fa menzione del “procurare intenzionalmente” da parte del pubblico ufficiale l’ingiusto vantaggio/danno. Quello che, in termini giuridici, viene chiamato “elemento soggettivo” del reato.
Scrive il Gip: “udite le conclusioni formulate dalle parti all’udienza del 26.2.19; rilevato che il Pubblico Ministero, nella sua richiesta di archiviazione, ha fatto riferimento all’insussistenza dell’elemento soggettivo, con particolare riguardo alla necessaria intenzionalità del dolo che è previsto in tema di abuso d’ufficio”. Ovvero: la Procura chiede l’archiviazione perché a suo giudizio manca del tutto l’elemento soggettivo. La Raggi non ha intenzionalmente procurato a Parnasi un ingiusto vantaggio economico (traslando il caso dall’astratto al concreto).
La norma (legge 234/97) prevede che il pubblico ufficiale debba commettere intenzionalmente il reato: in questo modo divengono penalmente perseguibili solo quelle condotte con un grado certo di partecipazione da parte del pubblico ufficiale che, quindi, deve agire in modo specifico per procurare l’ingiusto vantaggio/svantaggio.
Nel caso specifico: la Raggi avrebbe dovuto lei personalmente assumere con intenzionalità la decisione di non procedere a un primo voto di adozione in Aula del verbale della Conferenza di Servizi al fine specifico di procurare un ingiusto vantaggio economico a Parnasi.
Infatti, il Gip aggiunge al successivo capoverso: "occorre approfondire da un lato la sussistenza e le eventuali ragioni di una evidente violazione di legge che, laddove ravvisata, supererebbero le argomentazioni del magistrato inquirente in tema di dolo intenzionale”. Ovvero: qualcuno deve “ravvisare” se esiste (sussistenza) e perché (le eventuali ragioni) di una evidente violazione di legge. Ora, da un punto di vista meramente logico, se è evidente la violazione di legge, la questione è: chi dovrebbe ravvisarla?
Va evidenziato come la questione Tor di Valle si basi sull'applicazione del combinato disposto quanto meno delle seguenti leggi: 147/2013, 96/2017, 1150/1942 e, in più, dello Statuto di Roma Capitale, del Regolamento di Roma Capitale, Regolamento sul Decentramento amministrativo e Regolamento dei Municipi (il IX lo ha adottato).
IL COMUNE: ITER ANCORA IN CORSO - Il combinato disposto di queste norme, secondo gli uffici comunali, comporta banalmente che l'iter sia ancora in fase di svolgimento e non ancora giunto ai pareri dei Municipi che precedono il voto in Aula Giulio Cesare. Perché il procedimento di variante, secondo gli uffici tecnici comunali, non è ancora giunto nella fase di discussione? Era necessario un primo passaggio in Aula, come l’esposto Sanvitto vorrebbe?
Scrive il Direttore del Dipartimento Urbanistica a proposito del medesimo punto sollevato da Sanvitto e ripreso dai consiglieri Grancio e Fassina nella loro proposta di delibera consiliare: "Relativamente a quanto osservato circa la procedura di approvazione della Variante urbanistica è doveroso fornire chiarimenti sull’iter procedurale tenuto conto della inesatta interpretazione degli atti e della normativa di riferimento. L’articolo 62 comma 2bis del D. Lgs 50/2017 stabilisce che “il verbale conclusivo della Conferenza di servizi decisoria costituisce, ove necessario, adozione di variante ed è trasmesso al sindaco che lo sottopone all’approvazione del consiglio comunale nella prima seduta utile".
Segue il riepilogo degli atti: Determinazione della Regione di chiusura della Conferenza, nota di trasmissione del verbale al Comune e via dicendo. "Per effetto del combinato disposto dell’articolo 62 comma 2bis D Lgs 50/2017 convertito con modificazioni dalla legge 96/2017 e dalla legge 1150/1942, l’Amministrazione ha proceduto alla pubblicazione dell’avviso di adozione della variante urbanistica al PRG. Nello specifico - prosegue il Direttore del Dipartimento Urbanistica - si evidenzia che la norma stabilisce nell’ipotesi di impianti sportivi privati che il verbale conclusivo della Conferenza di Servizi decisoria costituisca, ove necessario, adozione di variante allo strumento urbanistico comunale in deroga, dunque, alla norma ordinaria che attribuisce al Consiglio comunale tale competenza e prosegue poi prescrivendo la trasmissione di tale verbale al Sindaco “che lo sottopone all’approvazione del Consiglio comunale nella prima seduta utile. A tal proposito è importante chiarire che la norma fa riferimento alla “prima seduta utile” del Consiglio comunale e non alla prima effettiva in termini temporali del Consiglio comunale. Il legislatore, infatti, a garanzia del rispetto della fase pubblicistica e nel rispetto dei principi costituzionali di buon andamento dell’azione amministrativa e in particolare di tutti i principi che ne derivano, compreso il principio della partecipazione e della trasparenza dell’azione amministrativa, ha voluto contingentare i tempi della fase immediatamente successiva la pubblicazione (30 giorni) e di trasmissione delle osservazioni/opposizioni (ulteriori 30 giorni) a tutela dello spirito fondante della legge speciale 147/2013".
C’è anche un secondo passaggio, connesso con il primo, e che attiene all’adeguamento delle carte progettuali, il presunto “favore economico” incassato da Parnasi con l’abuso d’ufficio che viene contestato al Sindaco. Scrive il Dipartimento Urbanistica: "In merito a quanto osservato circa il mancato adeguamento del progetto alle prescrizioni/osservazioni formulate nella Conferenza di Servizi e alla mancata verifica di tali adeguamenti da parte dell’Assemblea Capitolina, si rappresenta quanto segue. L’acquisizione da parte dell’Amministrazione degli elaborati progettuali adeguati dal proponente alle osservazioni e prescrizioni formalizzate durante le sedute della Conferenza di Servizi e nei relativi Pareri Unici da parte di tutti gli enti partecipanti e la conseguente verifica dei suddetti adeguamenti avverrà, su formale richiesta dell’Amministrazione, ad esito delle controdeduzioni alle pervenute osservazioni relative alla variante urbanistica e agli avvisi inerenti l’avvio del procedimento espropriativo. Si chiarisce infatti che nell’ipotesi di accoglimento di eventuali osservazioni/opposizioni relative alla variante o connessi agli espropri, alcuni degli elaborati potrebbero subire ulteriori integrazioni prescrittive. Pertanto la separazione due diversi adeguamenti progettuali, l’uno scaturente dal recepimento delle prescrizioni della conferenza di servizi l’altro dall'accoglimento delle osservazioni di variante urbanistica o connesse agli espropri, comporterebbe inevitabilmente un aggravio della procedura operativa del progetto in oggetto, in spregio allo spirito di semplificazione della legge speciale 147/2013”.
HA RAGIONE IL COMUNE? - Qui si entra nel punto: non esiste giurisprudenza in materia. Quindi, qualunque interpretazione delle norme, purché non sia palesemente fantasiosa, potrebbe essere corretta. Quanto meno: è corretta fino a che non interverrà una pronuncia della magistratura amministrativa a far da faro guida. Ma il Tar e, poi, il Consiglio di Stato non intervengono in via preventiva ma solo dietro presentazione di ricorsi. Che, com’è noto, hanno un costo parametrato al valore della controversia. Se questo valore supera il milione di euro, il contributo di base è di 6mila euro. Al contrario, gli esposti in Procura sono gratuiti…
Detto questo, quindi, per districarsi nella giungla di norme e regolamenti, più che altro occorrerebbero sentenze giurisprudenziali amministrative. Ecco, infatti, che il Gip, saggiamente, inserisce nella sua ordinanza il “laddove ravvisata”. Tuttavia, lo stesso Giudice per le Indagini preliminari chiede alla Procura di proseguire nelle indagini per accertare quella che il Gip ritiene essere una evidente violazione di legge in grado, se, appunto, accertata, di “superare le argomentazioni” del Pm. In sintesi: sarebbe così grave la violazione delle norme che anche l’assenza dell’intenzionalità dell’atto da parte del Sindaco potrebbe essere superata. Una interpretazione giuridica, diciamo, innovativa…
Proprio il combinato disposto delle norme sopra citate, secondo il Comune chiarisce in maniere inequivocabile due fatti:
1. il procedimento non è affatto concluso e, quindi, non vi è stato alcun vantaggio economico già concesso a Parnasi, visto che nei Municipi e, poi, in Aula, la variante urbanistica ancora deve andarci
2. Se il procedimento è ancora in corso, non vi può essere stata neanche l’”evidente violazione di legge” ipotizzata dal Gip
Vi è un terzo passaggio, incidentale: il vantaggio patrimoniale nei confronti di Parnasi, ancorché provocato con o senza intenzione da parte della Raggi, all’interno di un progetto del valore di minimo 800 milioni di euro, in cosa si sostanzia? Nell'ipotesi - da qualcuno avanzata - che Parnasi abbia potuto "risparmiare" del tempo passando una sola volta in Consiglio Comunale?
Sarebbe un favore ben strano data la quantità di mesi persi e il rischio, qualora si fosse adottato in Consiglio il verbale come variante senza pubblicazione e osservazioni, di consegnare a Parnasi un diritto a costruire sancito dal Consiglio comunale cosa che, invece, non è avvenuta proprio grazie al passaggio della pubblicazione degli atti.
Oppure, questo presunto vantaggio patrimoniale si sostanzierebbe nel rifare, qualora necessario, una volta sola invece che due un certo numero di tavole dal costo, proporzionalmente, irrisorio di fronte a un progetto da 800milioni di euro?
La Conferenza di Servizi, infatti, ha già espresso il suo parere con il verbale e i proponenti dovranno comunque adeguare la progettazione delle opere di pubblico interesse entro le gare d’appalto e di quelle private entro la progettazione esecutiva. Manca, a questo computo, ciò che potrebbe o non potrebbe uscire fuori dalle osservazioni presentate da cittadini e comitati alla variante urbanistica che ancora deve giungere in Aula per il voto. E, pertanto, non sappiamo ancora neanche se e quante di queste osservazioni saranno accolte. Sappiamo quante sono: 60, alcune delle quali multiple, ma che, anche venissero accolte tutte, porterebbero a ridisegnare un centinaio di tavole, duecento, su oltre 5mila…
Il Gip poi prosegue argomentando circa la necessità di “fare luce sul tema della mancata convocazione ed acquisizione del parere sulla commissione urbanistica nell’iter per l’approvazione della delibera, anche attraverso l’audizione del Presidente della Commissione Urbanistica e del Consigliere comunale indicati dall’opponente”.
Ora, tralasciando l’evidente errore materiale che indica in Paolo Barros la qualifica di consigliere comunale quando si tratta, in realtà, di Consigliere del IX Municipio, occorre partire da due questioni.
La prima, di merito. Se l’iter della variante non è ancora giunto ai passaggi antecedenti il voto d’Aula - passaggi che includono i Municipi - è ovvio che il IX Municipio non sia stato interpellato sulla variante stessa, né come Commissioni né come Aula.
La seconda questione è di metodo: il Municipio è chiamato ad esprimere pareri obbligatori ma non vincolanti. Si tratta dell’articolo 6 del Regolamento del Decentramento amministrativo che impone l’espressione obbligatoria di pareri ai Municipi per una serie di materia: Statuto, bilancio, urbanistica e via dicendo.
Tuttavia, lo stesso articolo 6, al comma 6 dispone che “decorsi i termini (30 giorni) senza che il parere sia stato comunicato, gli organi comunali adottano il provvedimento indipendentemente dall’acquisizione del parere stesso” e, al comma 7, si afferma che il “Consiglio comunale può deliberare in modo difforme con idonea motivazione”. Ovvero, i pareri non solo non sono vincolanti, esiste solo l’obbligo da parte degli organi centrali di sottoporre i provvedimenti ai pareri dei Municipi ma non pone in capo ai Municipi stessi l’obbligo di esprimersi.
Premesso, quindi, questo, appare evidente come non solo l’iter stesso semplicemente non sia giunto ancora alla espressione dei pareri dei Municipi, ma che questi pareri hanno comunque un valore pressoché limitato e formale, potendo non essere espressi o anche essere ignorati dagli organi centrali.
Tutto ciò, quindi, fa apparire quanto meno superflua l’audizione presso la Procura di due Consiglieri municipali.
CONCLUSIONE - La posizione del Comune, dunque, appare decisamente chiara: l’iter non è ancora giunto nella fase di esame dei Municipi e del Consiglio comunale, dovendo prima passare per la pubblicazione degli atti della variante, cosa avvenuta, e il recepimento delle osservazioni cui far seguire le controdeduzioni degli uffici. Se questa interpretazione delle norme da parte degli uffici comunali fosse erronea, sarebbe spettanza della magistratura amministrativa stabilirlo. Resterebbe a quel punto aperta la questione se l’eventuale vantaggio economico sia stato intenzionalmente perseguito dal Sindaco, pubblico ufficiale, configurando così il reato di abuso d’ufficio. Oppure no.
La passione della Roma: Lecce homo
ILMESSAGGERO.IT - FERRETTI - Tutto risale a dicembre dello scorso anno quando, a cavallo tra Natale e San Silvestro, Monchi, allora ds della Roma, cominciò a spifferare in giro che a fine stagione avrebbe lasciato la Roma perché stanco di essere additato come il principale responsabile dell'annataccia dei giallorossi. In realtà, lui avrebbe voluto mollare tutto già in gennaio, poi si è fatto una ragione delle critiche della piazza in virtù del lauto assegno mensile che Jim Pallotta gli avrebbe accreditato in banca fino alla fine di giugno e si è tranquillizzato. Non sapeva (ma forse lo immaginava), che da lì ad un paio di mesi abbondanti sarebbe stato “costretto”a dimettersi, anche se solo i più tonti pensano che l'abbia fatto per rispetto di se stesso e non perché già contattato (contrattato?) dal Siviglia in cambio di uno stipendio due volte superiore a quello che percepiva a Trigoria.
Torniamo, però, alla fine di dicembre: una volta sparsasi la voce di Monchi in uscita dalla Roma, è cominciata in campo nazionale (e non solo) la caccia al prestigioso posto dell'ex portiere del Siviglia. Così, un ds si è affidato alla penna di un giornalista amico, un altro si è fatto sponsorizzare dal procuratore più elegante, un altro ancora ha fatto sapere di essere stato contattato già anni prima e c'è stato pure chi ha precisato che della Roma non gli fregava niente ma si vedeva da un chilometro di distanza che bluffava. E che, anzi, avrebbe pagato di suo per sistemarsi dietro una scrivania di viale Tolstoj, Roma Eur. Poi, c'è stato chi ha fatto trapelare in giro: prendete me, perché io vi porto Antonio Conte, mio concittadino di Lecce e mio grande amico. 'Lecce homo', verrebbe da dire. Gianluca Petrachi, attuale ds del Torino, ha usato questa strategia per ammaliare Pallotta e il suo management, compreso l'ideologo Franco Baldini. E, passo dopo passo, e sempre rigorosamente in assoluto silenzio (mai una conferma delle voci, ma neppure mai una smentita), Petrachi ha scavalcato più di un concorrente, al punto che oggi proprio lui viene indicato come il probabile, prossimo direttore sportivo della Roma.
Ma, adesso, scatta la domanda: Petrachi quindi porterà Conte, dal primo luglio liberissimo di scegliere dove andare, alla Roma? Va detta subito una cosa: se, qualche tempo fa, il tecnico salentino all'amico ha risposto «No, grazie», adesso siamo al «Possiamo parlarne». Cosa peraltro già accaduta. E frutto non solo del lavoro di Petrachi, ma anche di uomini della Roma e/o di fiducia della Roma. Conte, insomma, ha aperto alla possibilità di finire sulla panchina giallorossa, ma non è ancora convinto al cento per cento di dire sì. Non tanto (o forse non solo) per una questione di soldi, bensì di programmi. Di certezze, non di parole. Di garanzie certe, concrete. Si racconta che, in questi giorni, uomini della Roma e/o di fiducia della Roma stanno bombardando Conte a tappeto: promesse, mercato, acquisti e cessioni. Di tutto, di più. Un corteggiamento a tutto campo, senza esclusione di colpi di scena. Un quadro chiaro, anche se non va dimenticato che sulle tracce di Conte ci sono almeno un paio di ricchissimi club stranieri smaniosi di porre rimedio al disastro Champions dei mesi passati e uno italiano di proprietà straniera che non ha (ancora) deciso se mollare il costoso allenatore attuale e spendere qualcosa come una trentina di milioni euro (lordi) nella prossima stagione, e non solo, per due allenatori. Ma il tempo della verità non è lontano, ormai.
La cosa singolare è che, di fatto, chi sta cercando di ingaggiare il prossimo allenatore della Roma oggi non lavora per la Roma. Ma in un club in cui il primo collaboratore di Pallotta risiede tra Londra e Città del Capo, tutto sembra far parte di una consumata strategia aziendale. Con l'avanzare, però, dell'ipotesi di uno scenario pittoresco: e se Petrachi, che aveva assicurato l'ingaggio di Conte, arrivasse alla Roma senza Conte?
Dovesse accadere questo, la contromossa della Roma sarebbe già pronta: Conte???? E chi l'ha mai cercato. Petrachi??? Lo seguivamo già prima che prendessimo Monchi. Il nuovo allenatore XY? E' sempre stato la nostra prima scelta. E il pallone continuerà a rimbalzare. Come sempre.
Capitolo Totti. Al di là delle assicurazioni (?) partorite dal Mondo Roma dopo il recente viaggio di Massara a Boston, il Capitano continua ancora a essere più un gagliardetto che un dirigente operativo della società giallorossa. Novità, sotto questo aspetto, potrebbero esserci solo dopo aver conosciuto il nome del nuovo allenatore: di certo, qualora toccasse a Sarri (non libero il prossimo primo luglio di scegliere dove andare a lavorare), che è identificato come uomo strettamente legato a Baldini, Totti continuerebbe a fare soltanto quello che sta facendo adesso; qualora arrivasse un altro tecnico, tipo Conte, molto meno legato a Baldini, per Francesco potrebbero/dovrebbero aprirsi altre prospettive.
Finalino su De Rossi: tra poco più di due mesi, a Daniele scadrà il contratto con la Roma e ancora nessuno a Trigoria o via Tolstoj gli si è avvicinato per parlare di futuro (o anche di non futuro). Baldini, specialista nel trattare (decidere) i fine carriera dei capitani della Roma, perché non fa un salto a Roma, zona Eur Laurentina?
Il Tribunale di Roma non approva la richiesta di archiviazione per la Raggi (Foto)
Il Tribunale di Roma non approva la richiesta di archiviazione nei confronti della sindaca di Roma Virginia Raggi, accusata di abuso d'ufficio. Questo è quanto riporta Fernando Magliaro, che poi aggiunge che non è valido il parere del IX Municipio in merito alla delibera Grancio-Fassina. Ecco i tweet del giornalista:
#stadiodellaroma; analisi sul presunto abuso d'ufficio di @virginiaraggi https://t.co/0Iu8DkFuBK pic.twitter.com/JxTVxaeVeP
— Fernando M. Magliaro (@FMagliaro) 24 aprile 2019
#STADIODELLAROMA; NON VALIDO IL PARERE DEL IX MUNICIPIO SULLA DELIBERA GRANCIO/FASSINAhttps://t.co/33E4hJrTVQ pic.twitter.com/6nAzw6uW5j
— Fernando M. Magliaro (@FMagliaro) 24 aprile 2019
Non sarà Campos il prossimo ds della Roma (Foto)
Non sarà Luis Campos il sostituto di Monchi come prossimo direttore sportivo della Roma. Ad affermarlo è la giornalista portoghese Claudia Garcia, che spiega come il ds del Lille sarebbe praticamente uscito di scena tra i papabili per la candidatura in giallorosso. Questo il suo tweet:
Posso confermare che #LuisCampos NON sarà il nuovo direttore sportivo della #Roma. Venerdì a #calciomercato di @raisport vi racconterò i retroscene di questo no.
— Claudia Garcia (@claubgarcia) 24 aprile 2019
Petrachi: "Mi spiace constatare che Cairo non ha più fiducia nei miei confronti"
Gianluca Petrachi, ds del Torino, ha parlato all'ANSA e ha così risposto alle dichiarazioni del suo presidente Urbano Cairo:
"Dopo dieci anni di rapporto professionale con il Torino, non credo sia giusto mettere in discussione la mia lealtà e la mia professionalità. Trovo quindi ingiuste le dichiarazioni del presidente Cairo e avrei preferito un chiarimento di persona".
Il patron granata aveva detto:
"Sarebbe una cosa grave" se ci fossero contatti tra il direttore sportivo e la Roma.
Petrachi ha poi aggiunto:
"Il rapporto fra il presidente e un suo dirigente deve essere fondato sulla fiducia reciproca e il rispetto per i ruoli. Non capisco in che modo potrebbe concretizzarsi tale conflitto di interessi e l'eventuale avvicinamento di un'altra società è semplicemente la prova che il lavoro svolto sia stato di primo livello e il 'mio' presidente ne dovrebbe solo essere orgoglioso. Mi dispiace constatare, che forse è il presidente Cairo che non ha più fiducia nei miei confronti".
Roma su Trippier. Il difensore inglese seguito anche da altri top club europei
La Roma segue Kieran Trippier. Questo è quanto fa sapere Don Balon in merito al terzino inglese del Tottenham, che tanto bene sta facendo in questa stagione. Oltre ai giallorossi, anche Manchester United, Atletico Madrid e Napoli avrebbero preso informazioni sul calciatore che potrebbe diventare un nome caldo del prossimo mercato estivo.
Coppa Italia. La Lazio espugna San Siro ed è in finale
La Lazio vince 1-0 a San Siro contro il Milan dopo aver pareggiato 0-0 all'andata ed è in finale di coppa Italia. La rete decisiva dei biancocelesti porta la firma di Joaquin Correa, che segna al 58' su assist di Immobile. Domani si giocherà l'altra semifinale di ritorno che vede impegnate Atalanta e Fiorentina per stabilire chi sarà la rivale degli uomini di Inzaghi all'Olimpico il 13 maggio. Nel primo match, la gara finì 3-3.
Il karma dell’aggiustatore
INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI – “Ognuno di noi ha un karma, il mio evidentemente è quello dell’aggiustatore”: parlava così in conferenza stampa Claudio Ranieri nel settembre del 2011, quando venne chiamato dall’allora presidente dell’Inter Massimo Moratti per risolvere una situazione assai problematica in casa nerazzurra, dopo il pessimo avvio di stagione con Gian Piero Gasperini al timone della squadra meneghina. Non una novità per il mister testaccino, come testimoniato dalle sue sincere dichiarazioni, anzi.
In tal senso, la Roma di oggi, che soltanto qualche giorni fa, casi del destino proprio contro l’Inter in quel di San Siro, si è confermata finalmente una ‘squadra’ nel vero senso del termine, appare fulgido esempio di ciò che ha spesso rappresentato colui che oggi la guida in panchina: unione d’intenti, grinta, motivazione e spirito di sacrificio. Lo spettacolo? Soltanto un aspetto accessorio.
Ranieri è tornato nella Capitale da poco più di quaranta giorni, eppure già sembra essere riuscito ad ‘aggiustare’ molte delle situazioni che con l’ex allenatore Eusebio Di Francesco avevano preso una piega disastrosa.
Esattamente in linea con il suo ‘karma’, a partire da quell’8 marzo in cui è stato ufficializzata la sua seconda esperienza in giallorosso come tecnico, l’ex Leicester ha cercato subito di puntare sulla compattezza del proprio undici in campo; non più pressione alta e aggressione costante nei confronti dell’avversario di turno, ma attendismo, “difesa della propria porta come se fosse vostra madre” (per dirla alla Carlos Bianchi) e spazio all’estro degli attaccanti in fase offensiva. Una ricetta semplice e finora redditizia, se è vero che la Roma, complice anche un ruolino di marcia tutt’altro che spedito delle dirette avversarie, può continuare a credere con fondate speranze nel quarto posto che significherebbe accesso diretto alla Champions League del prossimo anno, ma soprattutto soldi freschi per le malandate casse societarie.
Sull’efficacia del mister di San Saba nel ruolo ad interim per il quale è stato voluto in primis da Francesco Totti, non vi erano grossi dubbi; come avvenuto nel corso della sua prima esperienza a Trigoria, semmai, il problema con Claudio Ranieri può sorgere in un secondo momento, ovvero quando c’è necessità di ‘costruire’ e non più di ‘aggiustare’. Anche in questo caso, sono le varie esperienze vissute in carriera a parlare per il tecnico.
In primis per tale motivo, probabilmente, la conferma di Ranieri in giallorosso pure per la prossima stagione sportiva sembra essere opzione assai lontana dai piani societari. Impossibile dimenticare la differenza tra la Roma 2009/2010, presa in corsa da Ranieri e arrivata a un passo da un clamoroso scudetto al cospetto della super Inter del ‘Triplete’ di Josè Mourinho e quella dell’annata seguente: una squadra eccessivamente votata alla difesa (“Abbiamo rispolverato il catenaccio. Non abbiamo giocato a pallone, non abbiamo mai tirato in porta, abbiamo pensato solo a difenderci, sempre con dieci uomini sotto la palla. Giocando in questa maniera, francamente sarà difficile vincere le partite”, affermò uno stizzito capitan Totti dopo una pessima figura rimediata in Champions League a Monaco contro il Bayern) e con poche idee per far male agli avversari, soprattutto su palcoscenici di livello.
Il ‘karma’ del costruttore, evidentemente, non fa per mister Ranieri, che anche in altre circostanze si è trovato in difficoltà quando si è trattato di impostare un progetto partendo da zero.
Nell’estate del 2003, ad esempio, l’allenatore romano viene confermato al proprio posto e diventa quindi il primo tecnico dell’era Abramovich al Chelsea. Il russo si attende richieste esose per i migliori calciatori al mondo al fine di migliorare l’organico e invece arrivano: campioni in difficoltà, come Veròn, reduce da una pessima esperienza al Manchester United e Crespo, ‘dismesso’ dall’Inter dopo una sola stagione; promesse poi disattese, quali Mutu, Joe Cole, Duff, Johnson; giocatori assolutamente normali, rispondenti ai nomi di Geremi, Bridge, Parker e Smertin. Il risultato è un buon secondo posto finale in Premier e la semifinale di Champions, ma anche l’addio a fine anno. Abramovich sceglie di puntare sull’allora emergente Mourinho per vincere e la storia avrebbe poi sentenziato che il petroliere ci aveva visto lungo. Nelle due stagioni e mezza vissute a Londra prima dell’avvento del presidente russo, invece, Ranieri aveva ottenuto risultati assolutamente positivi (piazzamenti europei), considerando le pessime condizioni economiche in cui versavano i Blues; da lì nacque il soprannome di “tinkerman” (o “tinkerer”), traducibile in italiano come “colui che sa riparare con pochi mezzi a disposizione”.
Pochi mesi dopo l’addio alla Premier, Ranieri torna a Valencia. Viene scelto dai bianconeri sin dall’estate e per la sua squadra, il tecnico punta soprattutto sui connazionali Fiore, Corradi e Moretti: un altro buco nell’acqua. A fine febbraio, Ranieri viene esonerato.
Diversa la storia (da subentrato) a Parma tra febbraio e maggio del 2007. Chiamato in una situazione ampiamente compromessa, l’allenatore testaccino riesce a salvare miracolosamente gli emiliani, collezionando la bellezza di 27 punti in 16 partite.
Arriva, così, la chiamata della prima Juventus post Calciopoli nella massima serie. I bianconeri hanno bisogno di un tecnico affidabile, un uomo senza troppi fronzoli e Claudio Ranieri pare proprio l’identikit perfetto. In effetti, alla fine arriva un ottimo terzo posto per i torinesi. Grossi problemi sorgono tuttavia nuovamente durante la costruzione della squadra per l’annata seguente: la Juventus sceglie di riversare molti milioni di euro sull’acquisto del bomber Amauri, che ha vissuto una stagione pazzesca a Palermo e Ranieri, per potersi permettere il ‘tridente pesante’ Del Piero-Trezeguet-Amauri, porta all’ombra della Mole il centrocampista danese Poulsen in luogo di Xabi Alonso. Un errore madornale, anche se poi lo stesso Ranieri affermò in seguito che non fu sua la responsabilità della scelta che fece iniziare la crisi tra il tecnico e la società degli Agnelli. Finisce con stracci che volano e l’esonero dell’allenatore a due giornate dalla fine del campionato, con una nuova qualificazione in Champions in tasca: un gesto non proprio da ‘stile Juventus’.
Dopo il primo avvento alla Roma tra alti e bassi, come detto, per Ranieri c’è l’Inter. L’ex Chelsea inizialmente conferma le sue ottime doti da ‘aggiustatore’, con la formazione milanese che inizia a volare in classifica; tuttavia, dopo le cessioni di Thiago Motta e Coutinho a gennaio del 2012, arrivano il naufragio e l’esonero.
Pochi mesi dopo, l’infaticabile mister Ranieri è a Montecarlo per risollevare le sorti della compagine del Principato, finita in Ligue 2 (la Serie B francese). Il “tinkerman” non tradisce: arriva subito la promozione e la ricca proprietà russa lo conferma anche per la stagione seguente. Un mercato sontuoso porta a Montecarlo il bomber Falcao e James Rodriguez. La squadra viene migliorata anche in altri reparti e Ranieri termina il campionato unicamente alle spalle del Psg ultramilionario. Il piazzamento è ottimo, ma la proprietà vorrebbe più spettacolo e qualche trofeo: ecco allora il congedo da Ranieri e l’avvento del portoghese Jardim, che riuscirà poi a portare i biancorossi sul tetto di Francia grazie al suo calcio assai propositivo.
Dopo una fugace esperienza con la nazionale greca, ecco il capolavoro autentico: la Premier vinta con il Leicester. Il 13 luglio del 2015 Claudio Ranieri viene annunciato (in fretta e furia) come nuovo tecnico delle Foxes. Il contesto è difficilissimo, ma è quello che in realtà meglio si addice a un “tinkerer”: l’ex allenatore del Leicester, Nigel Pearson, dopo una salvezza clamorosa conquistata nelle ultime giornate della precedente stagione, viene allontanato per un brutto caso riguardante il proprio figlio, a sua volta tesserato delle Foxes. Fatto sta che a inizio luglio, con l’avvio della Premier League 2015/2016 alle porte, il Leicester si trova senza guida tecnica e letteralmente ‘corre ai ripari’ con Ranieri, un usato sicuro per centrare una nuova salvezza.
Come andrà a finire lo sappiamo tutti: Claudio Ranieri e i suoi uomini scrivono probabilmente la pagina più bella nell’immaginario libro sulla storia del calcio.
Pure in questo caso, i problemi nascono quando si va a progettare la stagione post ‘sbornia’. Per riconoscenza, Ranieri punta forte sul blocco, ormai però senza più fame, dell’annata precedente. Un paio di uscite, altrettante entrate e nulla di più. Il binomio Ranieri-Leicester si esaurisce a febbraio del 2017, dopo un percorso assai altalenante sia in campionato sia in Champions League.
Una nuova avventura è comunque all’orizzonte. Ranieri torna in Francia, precisamente al Nantes. I gialloverdi raggiungono un accordo biennale con il tecnico di San Saba, che al primo anno sfiora un’incredibile qualificazione in Europa League. Sembra ci siano tutti i presupposti per andare avanti insieme, ma alla fine le strade del Nantes e di Ranieri si separano dopo soltanto una stagione per divergenze sui progetti futuri. Sempre loro.
Si arriva ai giorni nostri. Claudio Ranieri effettua il suo terzo ritorno in Premier per cercare di salvare un Fulham in condizioni disperate e confermare la propria fama di ‘tinkerman’. Va male. Dopo sedici partite e con soltanto tre vittorie all’attivo, l’allenatore viene sollevato dall’incarico.
Il ‘karma’, però, evidentemente non tradisce e da ‘aggiustare’ c’è ancora una volta la squadra del cuore, la ‘sua’ Roma. Come affermato dallo stesso Ranieri nei primi giorni del suo nuovo mandato a Trigoria: “Ho accettato a certe condizioni soltanto perché si tratta della squadra di cui sono tifoso da sempre”.
Qualora riuscisse nell’ennesimo miracolo sportivo, ovvero condurre la formazione giallorossa ad una qualificazione in Champions che fino a poche settimane fa pareva solamente un miraggio, Claudio Ranieri meriterebbe di diritto la possibilità di giocarsi quella coppa da mister della Roma.
Occhio, però, a quel mancato karma da ‘pianificatore’…
Le ultime 5 gare determinanti per il futuro giallorosso
INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - Siamo alle battute finali di una stagione molto travagliata. Per la prima volta, dopo 5 anni, la Roma potrebbe non sentire neanche per un doppio confronto la musichetta della Champions League. Pathos a parte che quel tipo di partite offre, queste ultime 5 giornate saranno decisive anche per il futuro a breve-medio termine della società. In caso di non accesso alla più importante competizione europea e al netto di smentite che i fatti hanno dimostrato di facciata, il club sarà costretto a vendere diversi pezzi pregiati e ad un ulteriore ridimensionamento.
In questa stagione, le aspettative dei giallorossi sono andate diminuendo non tanto per la cifra spesa in campagna acquisti quanto per il valore reale dei calciatori arrivati a Trigoria, dimostratisi non lontanamente paragonabili a quelli ceduti ed in generale alla media dell'era Sabatini. A maggior ragione, ciò accadrà la prossima estate senza i soldi incassati dalla semifinale della coppa dalle grandi orecchie dello scorso anno e senza qualificazione a quella 2019-20. A quel punto, gli ultimi calciatori importanti rimasti nella Capitale andranno a cercare fortune in altri lidi. I nomi più ricorrenti sono quelli di Manolas, cercato con insistenza dalla Juventus e non solo, ma anche quelli di Dzeko, che ha estimatori all'estero ed anche all'Inter, oppure i giovani Lorenzo Pellegrini, Under e Zaniolo, richiesti dai top team di tutta Europa.
Per ricostruire servirebbe un tecnico preparato ma che abbia il pelo sullo stomaco di venire a Roma a fare quello che sinora non è mai riuscito a nessun allenatore dell'era americana: vincere. Lo dovrà fare, per di più, senza i mezzi che hanno avuto Garcia, Spalletti e lo stesso Di Francesco e con un budget di mercato più vicino a quello dei primi 2 campionati del post-Sensi. A queste condizioni, i nomi per la panchina non sarebbero certo quelli di primissima fascia ma il più importante sarebbe Maurizio Sarri, sempre se il Chelsea fosse disposto a lasciarlo andare (magari dopo aver portato l'Europa League a Stanford Bridge). Le alternative si chiamano Gattuso, Giampaolo e Gasperini, che per un motivo o per un altro non soddisfano le aspettative della piazza.
Diverso sarebbe il discorso con la qualificazione alla prossima Champions League in tasca. L'idea di partecipare alla più prestigiosa competizione a livello continentale e provare a ribaltare l'ordine costituito in Italia da ormai 8 anni potrebbe stuzzicare qualche illustre mister in cerca di una sfida e che voglia tornare nella nostra Penisola dopo le esperienze all'estero. 2 sono i profili che si adattano a questo identikit e sono quelli di Antonio Conte e Josè Mourinho. Al netto, però, di incontri più o meno confermati con il trainer leccese, qualche indiscrezione sulla proposta recapitatagli dalla società di Trigoria, sembra più una fantasia giornalistica che una concreta possibilità. A meno che il presidente Pallotta non abbia finalmente cambiato strategia ed abbandonato il trading, sin qui dimostratosi "perdente" e non abbia deciso di puntare al cambiamento epocale, come fece Franco Sensi quando per alzare trofei si affidò al migliore: Fabio Capello.
Sotto il segno del Faraone
INSIDEROMA.COM - ILARIA PROIETTI – Smaltita la Pasqua e smaltita anche la partita di San Siro di sabato sera. La Roma contro l’Inter ha giocato una gara double face: un primo tempo serrato, propositivo, accattivante, per poi scendere in campo per la ripresa moscia, addormentata, passiva. Il pareggio contro gli uomini di Spalletti, come si suol dire, ci sta. Rimane sempre, però, l’amaro in bocca dell’ennesima occasione sprecata per allungare la falcata, soprattutto per via dei risultati delle dirette contendenti al fatidico quarto posto, valido per l’accesso in Champions League. Il Milan a Parma pareggia soltanto e la Lazio crolla all’Olimpico con il già retrocesso Chievo. L’Atalanta, invece, si fa trovare pronta e porta a casa i tre punti contro il Napoli e si piazza al quarto posto a pari merito con i rossoneri. I giallorossi seguono a un solo punto di distacco.
Tornando alla notte di San Siro, la stella più splendente è stata senza dubbio Stephan El Shaarawy. Dopo l’assist da fantascienza della scorsa settimana per Dzeko contro l’Udinese, il Faraone regala un’altra perla. Il gol – splendido – dell’iniziale vantaggio Roma è un destro letale da fuori area su cui nulla può neanche Handanovič. La rete contro l’Inter è la sua decima stagionale e lo porta ad essere il più prolifico dei giallorossi ed unico in doppia cifra. Non segnava così tanto da quando raggiunse quota 16 con la maglia del Milan, nel campionato 2012/13. Quella in corso è, senza dubbio, la migliore stagione di ElSha con la maglia giallorossa. Stagione che potrebbe essere premiata con un rinnovo contrattuale, su cui la Roma starebbe già lavorando. Il numero 92 giallorosso è in scadenza di contratto a giugno 2020 ma le parti sarebbero già a buon punto. Da risolvere solo il nodo legato all’ingaggio: il procuratore chiede 2,5 milioni più bonus stagionali mentre la società vorrebbe chiudere l’accordo a 2 milioni. Gli ultimi incontri tra il club e l’entourage del giocatore, però, fanno pensare a una risoluzione molto vicina.
Zaniolo: ruolo e contratto dietro la crisetta
IL MESSAGGERO - CARINA- Dopo aver toccato il cielo con un dito la notte della doppietta al Porto, Zaniolo vive un momento-no. A San Siro, l’ennesima gara anonima, culminata con il giallo che gli farà saltare il match con il Cagliari. Una squalifica che, sommata a quella di Cristante, fa sì che Ranieri contro il Cagliari avrà a disposizione in mediana soltanto Pellegrini e Nzonzi. Le prove della settimana certificheranno se è arrivato il momento di Riccardi, l’avanzamento di Florenzi con Jesus terzino a destra oppure squadra molto offensiva con Under, Perotti ed El Shaarawy dietro a Dzeko. Intanto tiene banco la flessione di Zaniolo. La trattativa per il rinnovo vive un momento di stand-by. La Roma la sua offerta l’ha recapitata: 1,7 milioni più bonus. L’entourage di Nicolò ha però preso tempo. Il punto d’incontro a 2 milioni appare ad oggi l’happy-end più probabile anche se, a sorpresa, Zaniolo chiederà di restare vincolato temporalmente alla scadenza attuale. Tradotto: nessun prolungamento sino al 2024. Mentre Petrachi è vicino ad affiancare Massara alla guida tecnico-sportiva del club.
Roma, lente sulla Champions
IL MESSAGGERO - TRANI - Anche se va piano, la Roma è sempre più in corsa il 4° posto. Il dato, dopo l'esonero di Di Francesco, è per certi versi sorprendente. Con Ranieri in panchina, i giallorossi hanno addirittura rallentato. Ma in 40 giorni, dalla gara contro l'Empoli dell'11 marzo all'Olimpico a quella contro l'Inter di sabato a San Siro, il nuovo tecnico è riuscito a mettere a fuoco l'obiettivo, salendo in classifica e piazzandosi a 1 punto dalla zona Champions. Con il nuovo corso, pur scendendo dal 5° al 6° posto, recuperati 2 punti dei 3 di distacco accumulati dopo il ko nel derby del 2 marzo. Le rivali sono però raddoppiate.
RACCOLTO PARSIMONIOSO - La frenata al vertice coinvolge, ovviamente, anche le rivali. Perché Ranieri, conquistando appena 11 punti in 7 partite, è riuscito ad attaccarsi al Milan quarto: la media giallorossa è solo sufficiente, con 1,57 punti a partita. La Roma, dunque, non accelera, ma in questo periodo è più continua delle rivali. Il rendimento con il nuovo tecnico è più basso di quello avuto nelle 26 giornate con Di Francesco in panchina: 44 punti in 26 partite e media di 1,69. Tra l'altro l'ex allenatore, prima di essere allontanato, chiuse male, perdendo contro la Lazio, la striscia di 9 partite in cui riuscì comunque a raccogliere 20 punti, media di 2,2 a gara.
FRAGILITÀ CONFERMATA - Ranieri, soprattutto tatticamente, chiede alla Roma di essere più attenta e più compatta. E, nella scelta degli interpreti e delle posizioni, punta sempre sull'equilibrio e sulla sostanza. In più ha varato alcune modifiche: meno pressing e zero possesso palla. Mirante, come in precedenza Olsen, non dove giocare con i piedi ma riavviare l'azione con lanci oltre la metà campo. Il passo avanti in classifica, però, non dipende dalla ritrovata solidità e dall'eccessiva prudenza. Perché, sempre andando a guardare i numeri, i giallorossi prendono più gol: media di 1,42 nelle 7 partite con il nuovo tecnico, con 10 reti subite, e dunque in lieve peggioramento rispetto alla gestione precedente che ha viaggiato alla media di 1,38 a match. Certificata, dunque, la flessione di chi partecipa alla corsa Champions. E soprattutto di chi mira al 4° posto. Fuori da Trigoria, a quanto pare, c'è chi si è bloccato o quasi sul più bello. Solo l'Atalanta ha accelerato. Basta guardare la classifica per rendersene conto: nella volata che durerà ancora 5 giornate, il 3° posto non è più disponibile. L'Inter lo ha blindato alla vigilia di Pasqua. In poco più di un mese, dall'esonero di Di Francesco, il Milan è scivolato dal 3° al 4° posto. Gattuso ha perso 3 punti: non ne ha più 4 di vantaggio sulla quinta, ma si si ritrova affiancato da Gasperini. Che si sente giustamente in corsa come gli altri colleghi.
A PIENO RITMO - Il campionato ha sicuramente aspettato la Roma. Che, da qui al 26 maggio, non può però più sbagliare. Sabato, nella gara contro il Cagliari all'Olimpico, riparte dal 6° posto, in scia del Milan e dell'Atalanta. Che non sono davanti solo di 1 punto: i rossoneri possono contare sugli scontri diretti e i nerazzurri sulla differenza reti. Ranieri, nelle ultime 5 partite, potrebbe essere costretto a fare l'en plein per cercare di festeggiare sul traguardo. Il calendario è come se fosse appeso dentro lo spogliatoio di Trigoria: dopo il Cagliari, il Genoa a Marassi, la Juve in casa, il Sassuolo a Reggio Emilia e il Parma per il gran finale davanti al pubblico giallorosso.