Effetto Ranieri

LEGGO - BALZANI - Chiamatela pure Farmacia Ranieri. E' aperta 24 ore su 24 (anzi 25 come ha detto Claudio qualche giorno fa) ed è riuscita in meno di una settimana a prescrivere una cura miracolosa in grado di riaccendere seriamente le speranze Champions (il Milan è a -1). La Romatosta e unita vista con la Sampdoria, infatti, è l'esatto opposto della squadra molle e confusa andata in campo col Napoli appena 7 giorni prima. Un percorso di crescita fulmineo che ha vissuto la tappa intermedia con la Fiorentina e ha portato ai 3 punti strappati a Marassi. La ricetta Ranieri si basa su tre principi: cura della fase difensiva, eliminazione dei carichi inutili di lavoro con gestione degli infortunati più oculata e riqualificazioni individuali. Il primo punto è quello che interessava di più al tecnico testaccino. La Roma da 8 mesi non riusciva a chiudere una gara senza subire gol in trasferta. Inquietante per un club che punta ai primi posti. Con la Sampdoria si è rivisto un reparto corto, unito e in grado di fermare il capo cannoniere Quagliarella. La coppia Manolas-Fazio è sembrata quella dei bei tempi e sugli esterni sono funzionate le sovrapposizioni a turno di Karsdorp e Kolarov. Altro cambio decisivo per far tornare il sereno in difesa è stato quello del portiere: fuori il disastroso Olsen dentro l'affidabile e più comunicativo Mirante. Ranieri aveva già goduto del cambio in porta nel 2010 quando promosse Julio Sergio al posto di Doni. Fondamentale è stato poi il lavoro in fase di copertura di un centrocampo tutto italiano comandato da capitan De Rossi (a rischio squalifica per una bestemmia dopo il gol) e bilanciato dal lavoro in doppia fase di Pellegrini e Cristante. Quest'ultimo si sente meno ingabbiato rispetto alla gestione Di Francesco quando era spesso relegato davanti alla difesa per fornire supporto a Nzonzi. Ma a beneficiare della cura Ranieri è soprattutto Kluivert: decisivo con la Fiorenrtina, brillante a tratti pure con la Sampdoria. Anche qui bisogna fare un salto nel passato e ricordare il percorso di Menez. Segnali confortanti pure da Schick.
La vera sorpresa però arriva dallo stato di forma: disastroso con Spal e Napoli, quasi invidiabile sabato sera. Ranieri ha visto la squadra pesante sulle gambe e ha deciso di alleggerire i carichi di lavoro e di gestire, da farmacista appunto, convalescenti e acciaccati. Ora esce Karsdorp, ma torna Florenzi 
e con l'Udinese ecco dal 1' pure Dzeko, Under e El Shaarawy. Presupposti ottimi che si sposano con un calendario in discesa. Esclusa la trasferta con l' (20 aprile) i prossimi avversari si chiamano: Udinese, Cagliari, Genoa, Juve (al 99% già campione), Sassuolo e Parma.


Roma, il quarto di umiltà

IL MESSAGGERO - TRANI - Il raccolto del nuovo corso è ancora insufficiente: solo 7 punti in 5 partite, 7 gol fatti e 9 subiti. Ma sabato a Marassi nella partita vinta contro la Sampdoria, e sicuramente più di 3 giorni prima all'Olimpico nella sfida contro la Fiorentina, la Roma ha mostrato qualche lieve progresso. Non nel gioco, ma nello spirito. E quindi nel modo di stare in campo. È già qualcosa. Perché Ranieri, predicando la collaborazione tra singoli che di conseguenza favorisce quella tra i reparti, ha preso atto di come i calciatori abbiano ripreso ad aiutarsi tra loro. Così si è rivisto quel comportamento da squadra che, sparito da tempo, diventa necessario per nascondere le lacune tecnico tattiche che sono nel dna del gruppo.
SEMPLICITA' AL POTERE - Il 4° posto, dopo il weekend, è lì: il Milan e l'Atalanta sono avanti di 1 punto. La corsa per la zona Champions è dunque apertissima. E la Roma è di nuovo protagonista con il copione scritto, in queste settimane, da Ranieri che è ormai evidente in partita. Solo piccoli accorgimenti per ridurre i rischi di questa squadra che, in 41 match stagionali, ha incassato 64 reti (solo 6 clean sheet nelle 31 di campionato), confermando la sua fragilità. Il piano del tecnico, nella notte passata a Genova, ha finalmente funzionato: pericoli zero o quasi, l'unica parta di Mirante, nel 1° tempo, su conclusione di Defrel. E dalla distanza. Così, dopo 2 mesi, nessun gol subìto. Manolas lo stesso Fazio sono sembrati più concentrati del solito, ma al tempo stesso va elogiato anche l'atteggiamento degli altri interpreti. Il 4-2-3-1 è tanto basso nel baricentro al punto di trasformarsi nell'equilibrato 4-4-1-1. Che garantisce la compattezza chiesta dall'allenatore. Ecco gli esterni Zaniolo e Kluivert che si sacrificano sui lati, Pellegrini che disturba il portatore di palla avversario insieme con Schick che gli sta vicino. Entrambi, però, li ritroviamo poi dietro la linea di centrocampo. Densità e presenza. L'unione fa la forza. Banale, ma vero. Si rivedono il carattere e la personalità in gran parte dei protagonisti. E si sommano all'esperienza dei senatori, da De Rossi a Kolarov passando per Fazio, e alla sfrontatezza dei giovani, da Zaniolo a Pellegrini e da Kluivert e a Karsdorp (lesione muscolare alla coscia destra).
DOLCE ATTESA - La Roma di Marassi è pratica e umile. Lascia l'iniziativa alla Sampdoria, come fece a lungo nella partita contro la Fiorentina. Il dato del possesso palla è inequivocabile: 39 per cento. Mirante ha il compito di sparare il pallone, sempre e comunque oltre la metà campo, rispettando il 1° comandamento della nuova gestione: non si gioca dal basso. Tanto c'è, in alto, Schick a controllare e smistare. Il centravanti che lavora fuori area e non dentro dove, quando è possibile, si presentano i compagni. A cominciare da Pellegrini che da seconda punta non si trova del tutto a suo agio. Non è un caso che, con questa traccia, l'ingresso di Dzeko sia diventato decisivo. Schick ha, davanti a sè, il suo punto di riferimento. E viceversa. Dzeko è attaccante e Pellegrini no, c'è poco da capire. La mossa di Ranieri, a metà ripresa, è il messaggio al gruppo. Adesso non è più il momento di aspettare. La pazienza è finita, avanti con il coraggio e anche con la brillantezza. I giallorossi, dopo 70 minuti in versione ibrida, hanno fisicamente conquistato campo. E hanno colpito, unendo il passato al presente, su calcio da fermo: 21 reti da palla inattiva. Nessuno in serie A ne ha segnate di più. E ha fatto centro con De Rossi, il 17° marcatore della stagione.


Pallotta smentisce la cessione del club

IL MESSAGGERO - LENGUA - C’è una suggestione chesta stregando i tifosi: il Qatar avrebbe messo nel mirino la Serie A e starebbe seguendo da vicino sia il Milan che la Roma. Un’indiscrezione riportata dal quotidiano economico Milano Finanza, e smentita dal presidente Pallotta, che sta trovando sempre più terreno fertile per via del recente viaggio a Doah della dirigenza romanista per un workshop con gli sponsor assieme alla sindaca Virginia Raggi. Lo staff del primo cittadino ha tenuto segreta la visita in Qatar finoall’ultimo, ma quando tutto è venuto a galla ha smentito qualsiasi legame con quella della Roma, a cui ha preso parte anche Francesco Totti. Ed è stato proprio l’ex numero 10 a scattarsi una foto assieme a Alkass Faisal Alhajiri ungiornalista che sarebbe molto legato al proprietario del Psg Nasser Al-Khelaifi. Ai tanti tifosi della Roma che hanno commentato l’immagine postata su Twitter, Faisal Alhajiri ha risposto: «Aspettate il prossimo anno, penso che verranno risolte molte cose». Un altro segnale è arrivato dallo stesso Totti che, pochi minuti prima della partita contro il Napoli,ha commentato «Se dovessi prendere io delle decisioni, qualcosa cambierò».


Da Cesena a Genova, il viaggio di De Rossi lungo 1476 giorni

IL MESSAGGERO - FERRETTI - Ci sono voluti 1476 giorni, ma forse ne è valsa la pena. Ci sono voluti più di quattro anni, ma nessuno se la sente di rimproverare qualcosa a qualcuno per il ritardo. Perché quando De Rossi segna è già una cosa bella di suo, ma quando Daniele va a bersaglio e la Roma vince proprio grazie al suo gol (soltanto grazie al suo gol), è tutta un'altra cosa. Molto romanista, per chi vuole o riesce a capire. Certo, per chi ama la Lupa sarebbe fantastico esultare ogni volta con una rete di un Figlio di Roma, ma - anche se il regolamento non lo vieta - la cosa non è (più...) abbastanza frequente. Vale la pena godersi il momento, senza pensarci o rivangare più di tanto.

 
QUALITÀ E PROBLEMI - Era dal 22 marzo del 2015 che, come accaduto sabato a Genova, la Roma non vinceva una partita grazie alla rete di De Rossi. Quella volta si giocava a Cesena, era la Roma di Rudi Garcia al suo secondo anno sulla panchina giallorossa. Ed era anche un periodo poco felice per una squadra carica di qualità e di problemi. Quella volta, la Roma si presentò al Manuzzi priva di Totti, Strootman, Maincon e Castan infortunati, più Pjanic e Keita squalificati. E con l'obbligo di vincere la partita dopo cinque appuntamenti senza i tre punti per respingere la concorrenza Champions.

 
ESULTANZA SOTTO OSSERVAZIONEOcchio alla formazione di partenza, con l'abituale 4-3-3- garciano: De Sanctis, Florenzi, Manolas, Astori, Holebas; Nainggolan, De Rossi, Uçan; Ljaljic, Doumbia, Gervinho. Roma in vantaggio a pochi minuti dalla fine del primo tempo: cross di Holebas dalla sinistra, stop incompleto a centro area da Uçane pallone che schizza verso De Rossi che, arrivando in corsa, di piattone sinistro lo spedisce alle spalle di Leali. Da sottolineare nel secondo tempo l'esordio di A di Lorenzo Pellegrini al posto di Uçan. Un giorno da ricordare anche per questo.
Al termine della partita, Francesco Totti da casa scrive un tweet legato proprio al gol di De Rossi, che non stava attraversando un momento di grande feeling con l'ambiente . «Daniele è e sarà sempre la Roma». Sembrano parole di ieri; anzi dell'altro ieri a Genova. Dove DDR ha esultato dopo la rete in maniera vocalmente molto pesante. Il che potrebbe portarlo a giudizio, come Zaniolo ma in un'altra azione.

 

 

 

Under, la parabola del campioncino in stato di crisi

IL MESSAGGERO - CARINA - Otto minuti con il Napoli a risultato acquisito. Poco più (15) contro la Fiorentina tre giorni dopo, subentrato nel finale alla ricerca della vittoria che però non arriva. Zero con la Sampdoria. Probabilmente Under si aspettava un rientro diverso. E nemmeno a dire che sabato sera una sostituzione nel suo ruolo Ranieri non l’abbia fatta: minuto 72, fuori Kluivert, stremato. Chi entra? El Shaarawy, reduce da un infortunio, rimasto in dubbio per l’intera settimana e recuperato in extremis. È bastato guardare in faccia Cengiz, scaldatosi a lungo, nel momento in cui ha capito che al suo posto sarebbe entrato il Faraone per capire che non se l’aspettava.

 

FRENATO E SUPERATO - Sette gare gli restano. E almeno 6 allenamenti in questa settimana per far venire qualche dubbio a Ranieri che, da quando è tornato a disposizione, lo vorrebbe più determinato già a Trigoria. Chissà se quella paura di farsi male, rivelata a Dazn, non lo stia condizionando. Di sicuro, al momento l’allenatore romano ha le sue gerarchie, dove Under parte dietro. La motivazione è molteplice: tecnica, tattica e atletica. L’ha spiegata chiaramente l’allenatore l’altra sera, quando a Sky gli hanno fatto notare un recupero di El Shaarawy nel finale: «È quello è quello che voglio. A me non piacciono i giocatori che giocano su un campo in discesa e quando c’è da rientrare è in salita, il campo è in orizzontale. Vai a 100 all’ora devi rientrare a 200 all’ora, è sempre stata la prerogativa delle mie squadre. Chi ce la fa a farlo ha più possibilità di giocare». Chissà se a Under saranno fischiate le orecchie. Parole che fotografano il tallone d’Achille di Cengiz,che faceva già dannare Di Francesco. Senza contare altri due fattori: 1) Kluivert in questo momento rispecchia il giocatore ideale per Claudio: nel momento in cui il tecnico chiede alla squadra di tenere il meno possibile il pallone, rinunciando al possesso e provando immediatamente la verticalizzazione, la velocità di Justin è un’arma alla quale è difficile rinunciare. 2) Nel 4-2-3-1 ,con il rientro di Pellegrini, Ranieri ha trovato finalmente l’equilibrio che cercava con Lorenzo trequartista, Zaniolo spostato a destra e De Rossi insieme a Cristante in mediana. Rimane così soltanto un posto. E Under, attualmente, è dietro a El Shaarawy e Kluivert.


De Rossi: la panchina può aspettare

IL TEMPO - BIAFORA - Se starà bene fisicamente a fine stagione, continuerà a giocare. De Rossi era stato chiaro alla vigilia dell’andata di Champions con il Porto e l’idea sul futuro è sempre la stessa. Il gol vittoria alla Sampdoria ha  rinforzato la convinzione che la panchina può aspettare, nonostante durante la stagione abbia accusato l’infortunio più grave della sua carriera. La lesione alla cartilagine del ginocchio, le cui prime avvisaglie lo avevano costretto al cambio nel derby dello scorso settembre per poi metterlo definitivamente ko a Napoli, non gli ha permesso di giocare 16 partite, ma dopo una lunga terapia conservativa il numero 16 è tornato in campo. Fino ad oggi non è stato fissato alcun appuntamento con il ds Massara per trattare il rinnovo di contratto: l’intenzione di De Rossi e della società è quella di parlarne senza fretta alla fine del campionato. La priorità del capitano giallorosso è portare la sua squadra nei primi quattro posti e, facendo attenzione alla gestione del ginocchio, ci sarà poi tempo per sedersi a parlare. La trattativa sarà verosimilmente simile a quella di due anni fa, quando il prolungamento del matrimonio tra la Roma e De Rossi venne annunciato  a stagione conclusa. La carriera da allenatore può attendere.


Ipotesi Mourinho. La Champions sogno di De Rossi

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - È bastato anche solo nominarlo che in città, sponda romanista, i tifosi sono entrati in fibrillazione. Mentre Ranieri si gode la vittoria di Genova (0-1 contro la Sampdoria), dalla Francia rimbalza la notizia di un contatto (o più di uno) tra Pallotta Mourinho. La voglia di alzare l’asticella, provando a portare nella capitale un top coach, starebbe spingendo il presidente giallorosso a fare dei sondaggi tra i big della panchina, vedi prima Conte, adesso, appunto, lo Special One (in ballo anche per un ritorno all'Inter). Molto difficile riuscire però a convincere tecnici di quel livello ad accettare un ingaggio più “umano” e a trasferirsi nella capitale con un progetto che non preveda l’arrivo di campioni belli e fatti. Ma, di contro, la Romagarantirebbe al nuovo mister totale autonomia all’interno delle decisioni di Trigoria, alla ricerca più di un manager-coach che di un insegnante di calcio. Una suggestione che per ora sembra destinata a naufragare nei sogni dei tifosi, davanti ai quali si è rispalancata la possibilità di giocare la Champions anche la prossima stagione, grazie ai tre punti presi contro la Samp. In particolare De Rossi, che ha paura di non poter risentire l’emozionante musichetta europea, visto che il tempo non è suo alleato e al massimo potrà fare un’altra stagione da giocatore. Sempre che il club sia d’accordo nel fargli rinnovare un contratto in scadenza a giugno. Totti, a Genova, è stato molto chiaro, schierandosi al fianco dell’amico e spingendo affinché venga considerato come giocatore, non già come allenatore. «Daniele ci piace vederlo ancora in campo – le parole dell’ex numero 10 – è fondamentale per noi». Il ritorno al gol in campionato dopo 13 mesi (l’ultimo era contro il Torino il 9 marzo del 2018), riapre la corsa Champions per la Roma e aiuta De Rossi a vivere con più serenità un periodo complicato, per sé e per la squadra. La paura di non farcela ad affrontare un altro anno ad alto livello, sta lasciando sempre più lo spazio alla voglia di esserci ancora un po’, prima di pensare davvero a un futuro nelle giovanili come allenatore. Sembra sempre più vicino al West Ham, invece, . Il club inglese sarebbe infatti disposto a sborsare ben nove milioni di euro l’anno pur di avere il centravanti che a Trigoria sembrano ormai aver deciso di cedere la prossima estate. Edin è fortemente tentato, ma aspetta di valutare tutte le offerte, con Everton e Inter che lo stanno corteggiando. Sul fronte ds, dopo l’addio di Monchi, si stanno valutando due ipotesi: una italiana e una straniera. Pallotta è attratto dalla seconda, da Luis Campos, del Lille, in particolare, dirigente molto legato, guarda caso, proprio a Mourinho, attraverso gli ottimi rapporti personali e d’affari col re dei procuratori portoghesi, Jorge Mendes. In Italia resta invece l’ipotesi Petrachi, oppure la conferma di Massara, con Totti vicino. La scelta ci sarà quando si capirà se la Roma giocherà o meno la Champions la prossima stagione.

 

 

 

Ora la Roma non ha dubbi: c'è De Rossi nel futuro

LA GAZZETTA DELLO SPORT - C’è un futuro che si può sovrapporre al presente e che porta all’immagine di Daniele De Rossi. Ormai infatti non è più in discussione il desiderio del capitano giallorosso, cioè prolungare ancora di un anno il suo rapporto con la Roma. Con la dirigenza il rapporto è ottimo e a fine stagione il nuovo matrimonio potrebbe essere celebrato per allungare l’avventura di una vita fino al 2020. L’unico discrimine potrebbe arrivare solo dal fisico, che negli ultimi anni ha fatto soffrire De Rossi tant’è che, se si escludono le sue due prime stagioni under 20, mai aveva giocato così poco come quest’anno finora (20 presenze). A frenarlo i problemi al polpaccio e, soprattutto, alla cartilagine del ginocchio destro, ma se da qui alla fine della stagione non ci saranno ricadute, nulla fermerà il nuovo accordo.


La Roma ora ci crede

IL TEMPO - AUSTINI- La scena più significativa a Marassi arriva dopo il fischio finale: i giocatori si abbracciano fra loro, si incitano, De Rossi si divide tra i compagni e i tifosi festanti nel settore ospiti, a cui rivolge un bellissimo urlo da condottiero. La Roma si è riaccesa e ritrovata in una notte a Genova, stadio dove spesso accadono cose non banali:
lì, nel 2005 sempre contro la Samp, nacque il 4-2-3-1 spallettiano con Totti centravanti, l'altro ieri potrebbe (condizionale decisamente obbligatorio) esser sbocciata la squadra di Ranieri. La domenica giallorossa è stata ancora più bella del sabato, che aveva già portato il distacco dal Torino, tre punti recuperati al Milan e un -1 dal quarto posto: il pari di San Siro tra Inter e Atalanta e quello inatteso della Lazio in casa col Sassuolo consentono a De Rossi e soci di guadagnare in un colpo solo punti su tutte le rivali per la Champions e l'Europa League. E il caso di nominarle entrambe, perché il mischione che si è riformato tra il terzo e l'ottavo posto è il preludio a una volata di sette partite in cui ogni squadra resterà sospesa tra il tutto e il nulla. Una corsa che la Roma annichilita da Spal e Napoli non sembrava neppure in grado di affrontare e invece ora, all'improvviso, si ritrova a sei punti dall'Inter terza, con la prospettiva di uno scontro diretto da affrontare a Milano fra due settimane, il sabato di Pasqua. E quella la sfida teoricamente più dura nel cammino finale di Ranieri, c'è anche la Juventus alla terzultima ma i bianconeri, quella sera, saranno campioni d’Italia già da un pezzo e forse ancora impegnati in Champions. Le altre avversarie si chiamano Udinese, Cagliari, Genoa, Sassuolo e Parma, in tutto quattro partite all'Olimpico e tre in trasferta, insomma c'è di peggio ma la Roma di quest'anno non dà la minima garanzia. Ecco perché saggiamente il  tecnico di San Saba ha invitato tutti alla calma dopo il successo fondamentale di Genova: «Ora non pensiamo alla Champions- ha detto Ranieri- anche se i giocatori fra loro lo stanno già facendo, ma ragioniamo di partita in partita». I progressi nelle ultime due gare si sono visti, soprattutto nell'unità d’intenti e

nello spirito, ma di problemi ne restano diversi. A cominciare dagli infortuni: a Marassi Karsdorp si è procurato una lesione al flessore che gli farà saltare almeno le prossime due partite. Si tratta del 44° infortunio muscolare della stagione, numeri ai confini della realtà. E considerata la squalifica in arrivo per Kolarov, il recupero non ultimato di Florenzi e lo stop di Santon, che tornerà disponibile solo a inizio maggio, Ranieri al momento non ha terzini da schierare contro l'Udinese. Chiederà uno sforzo all’esterno di Vitinia, atteso in gruppo a metà settimana per testare le condizioni del polpaccio lesionato in nazionale. Dovrebbero recuperare Perotti e Pastore almeno per la panchina, El Shaarawy è pronto a riprendersi il posto dal l’ mentre va valutata la condizione di Under: ai postumi della lesione muscolare si è aggiunta una fastidiosa lombalgia che gli ha impedito di giocare con la Samp.


Karsdorp: è lesione. La rincorsa di Florenzi

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Pur in assenza di esami strumentali, che verranno fatti oggi, sembra proprio che Rick Karsdorp abbia rimediato una lesione muscolare all’inserzione del bicipite femorale, cosa che lo costringerà a restare fuori per almeno un paio di settimane. A questo punto, vista la squalifica di Kolarov e l’infortunio di Santon (fuori almeno per una ventina di giorni), sabato contro l’Udinese Claudio Ranieri si ritroverebbe senza un terzino di ruolo, a meno che ovviamente non recuperi Florenzi dall’infortunio al polpaccio che ha rimediato in Nazionale. Nello staff giallorosso c’è abbastanza ottimismo, sperando che, mentre oggi è previsto un allenamento differenziato, da domani il jolly possa rientrare in gruppo e così cominciare la rincorsa verso un posto da titolare.


Il sorpasso di Mirante. La porta è nelle sue mani

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Antonio Mirante aspetta il terzo indizio per rendere ufficiale la prova. Che poi non è altro che il cambio di gerarchie tra i portieri della Roma, il rovesciarsi dei valori in campo tra chi doveva essere il titolare indiscusso (Robin Olsen) e chi, invece, è arrivato a Roma per offrire un contributo d’esperienza. Mirante, appunto. L’uomo che da due partite si è impossessato della porta della Roma e sembra proprio non volerla mollare più, almeno fino al termine della stagione: in questo momento garantisce e offre ai compagni di difesa ciò che Olsen, con tutte le sue incertezze, non riusciva ad offrire più. E cioè sicurezza. Non è un caso, infatti, che alcuni giocatori siano tornati di colpo a far meglio di quanto non abbiano fatto prima. Federico Fazio, ad esempio. Passata Roma-Parma, si vedrà cosa fare. Nel senso che Mirante ha un contratto con i giallorossi fino al 2021, altri due anni. Ovviamente la Roma non pensa a lui come il portiere del futuro, ma ora ha la certezza che è un ottimo secondo, di livello, in grado di garantire affidabilità in ogni situazione in cui può essere chiamato in causa.


La confraternita del gol: i marcatori diversi sono 17

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il fattore «D» della Roma: da Dzeko a De Rossi, sono diciassette i marcatori stagionali in Serie A, appena uno in meno del Borussia Dortmund. Una sorta di piccolo record nei cinque maggiori campionati europei, una catena del gol che, magari, nell’anno in cui proprio l’attaccante bosniaco fatica a segnare, può aiutare la squadra nella rincorsa alla Champions. In difesa hanno segnato Juan Jesus, Kolarov — ben 7 volte — Fazio, con 4 centri, e Manolas, mentre a centrocampo, prima di De Rossi, erano andati in gol Cristante, Pellegrini, Zaniolo, Pastore e Nzonzi. Anche il vice capitano, Florenzi, ha trovato due volte la via della rete, mentre davanti ci sono state le note dolenti. Perotti è a quota 4 gol di cui 3 su rigore, Dzeko si è limitato a 7, Schick è a 3 così come Ünder, Kluivert è a quota 1, mentre il capocannoniere della squadra El Shaarawy, è a 9. Considerando anche le coppe, i marcatori stagionali della Roma sono 18 (c’è Marcano in Coppa Italia).