Orgoglio Roma, ma non basta
IL MESSAGGERO - TRANI - L'Olimpico fischia la Roma che, timida e impaurita più da se stessa che da chi ha davanti, non sa più vincere. Il 2 a 2 contro la Fiorentina, con doppia rimonta, non migliora la classifica a 8 tappe dal traguardo. Il 5° posto è solo virtuale: l'Atalanta gioca oggi a Bergamo contro il Bologna e la Lazio recupererà il 17 aprile la partita contro l'Udinese. C'è il rischio di ritrovarsi ancora al 7° posto, con il Milan quarto che resta a 4 punti. Come non aver giocato, dunque. L'esibizione, del resto, è appena sufficiente. E il pubblico, poco più di 30 mila spettatori, boccia il comportamento anche svogliato di alcuni interpreti. La difesa continua a prendere gol. Solo con l'Entella, a gennaio, i giallorossi sono usciti imbattuti dal campo in casa. Già 64 le reti subite in 40 gare stagionali. E Dzeko non inquadra più la porta: l'ultimo gol in serie A all'Olimpico il 28 aprile 2018, doppietta contro il Chievo.
CORREZIONE AL RISPARMIO - Ranieri segue l'input della squadra e insiste sul 4-2-3-1, usato solo nei primi 8 minuti contro il Napoli e subito abbandonato per passare al 4-3-3. Avanti, insomma, con il sistema di gioco che, a fine settembre, i giocatori imposero a Di Francesco. La traccia del nuovo tecnico, però, ha subito il baricentro basso per coprirsi. Solo 4, come previsto, le novità. Ma è ingombrante solo l'esclusione del portiere titolare Olsen che sta vivendo il periodo peggiore da quando è a Trigoria. Tocca a Mirante che, in campionato, ha più avuto spazio dall'inizio da quasi 2 mesi (8 febbraio al Bentegodi contro il Chievo) e che è stato l'ultima volta titolare nell'andata degli ottavi di Champions (12 febbraio all'Olimpico contro il Porto). Il vice si presenta bene contro Benassi e Muriel. La Roma è comunque diversa in ogni reparto. In difesa Jesus al posto dello squalificato Manolas e al fianco di Fazio nella linea che, con Santon e Kolarov sui lati, proprio non riesce a ritrovare alcuna certezza: gli interpreti sono inaffidabili. Il trequartista è Zaniolo, abbastanza vivace, con De Rossi in panchina e Cristante arretrato accanto a Nzonzi che si trascina accompagnato dai fischi. Nel tridente Kluivert, più disponile, Dzeko che, con qualche rauma ancora da smaltire, fatica e Perotti che va ad intermittenza.
MODULO TRUCCATO - La Fiorentina, senza alzare il ritmo, palleggia con Veretout, Dabo e l'ex Gerson, prendendosi l'iniziativa e comandato il match. Pioli, nel suo 4-3-1-2 libera l'ex centrocampista giallorosso alle spalle di Simeone e Muriel. La Roma aspetta, come da programma, nella propria metà campo e si copre con il 4-1-4-1: Kluivert e Perotti si abbassano sulle fasce e fanno muro con Cristante e Nzonzi. Non basta la protezione. Le chance migliori, fino all'intervallo, sono viola. Mirante c'è. Si arrende solo quando Kolarov si addormenta sul corner di Biraghi, lasciando lo stacco in solitudine a Pezzella che fa centro. In pochi secondi, su cross da destra di Kluivert lanciato da Dzeko, Zaniolo di testa firma il pari ancora davanti al ct Mancini. Il gol non produce alcun effetto. Meglio non rischiare e attendere chissà che cosa. Così Muriel prende il palo.
SPRECO FINALE - Pure la ripresa comincia male: sinistro di Gerson deviato d a Jesus. I giallorossi chiedono il tocco di mano di Benassi che appoggia il pallone all'ex, ma Massa convalida. Perottipareggia ancora su cross di Kluiver. Pioli si vuole prendere il match e, nell'ultima mezzora, passa al 4-3-3: dentro Chiesa per Benassi e allattacco con il tridente migliore. Ranieri ha appena messo Pellegrini per Kluivert, spostando a destra Zaniolo. Si fa male pure Santon, entra Karsdorp. E nel finale Under per Zaniolo. Pellegrini inventa, Dzeko imita Nzonzi e, di testa, spreca. E la Roma non si rialza.
Zaniolo: «Il contratto? Vedremo...»
IL MESSAGGERO - Nicolò Zaniolo è il gioiellino della Roma che ha reso meno amara una stagione fatta di umiliazioni e insuccessi. I tifosi giallorossi sorridono quando entra in campo e con spensieratezza aggredisce l'avversario, corre e segna. Quello di ieri è il sesto gol in stagione (4 in campionato e 2 in Champions) che ha regalato una speranza al pubblico sugli spalti dopo che la rete di Pezzella aveva gettato nello sconforto i tifosi. Zaniolo è partito mezzala, ha proseguito come trequartista e finito la partita da esterno, uomo a tutto campo che giovane non sembra. Nicolò si avvicina più ai senatori di cui ha parlato Ranieri alla viglia della partita, e come se fosse un calciatore d'esperienza parla del suo rinnovo contrattuale con lucidità, mandando messaggi chiari alla proprietà: «È un passo importante e voglio incontrare la dirigenza. Per adesso penso a giocare a calcio poi vedremo cosa accadrà». Un incontro che doveva esserci qualche mese fa, ma che è stato posticipato per via della posizione poco solida di Monchi. Ora che la situazione appare meno confusa, il suo entourage già nella giornata di oggi dovrebbe incontrare la dirigenza della Roma per discutere il rinnovo contrattuale sulla base di 2,5 milioni di euro più bonus fino al 2024. Un grande passo in avanti rispetto ai 270 mila euro l'anno che percepisce attualmente, ma l'interesse di club blasonati e i record battuti in questa stagione hanno accelerato i tempi (è tra i più giovani centrocampisti europei ad avere segnato di più in campionato, lo batte solo Sancho del Borussia Dortmund con 5 gol). Non è un caso se Nicolò è l'unico calciatore della Roma (oltre a De Rossi) a non essere stato fischiato alla lettura delle formazioni, la sua forma atletica è eccellente e Roberto Mancini (ieri sera in tribuna) se ne accorto con largo anticipo convocandolo in Nazionale senza nemmeno un minuto giocato in Serie A: «Era importante dare segnali di ripresa, perché venivamo da un bruttissimo periodo», ha detto l'ex interista. Il pareggio, però, serve a poco per la classifica, ma può aiutare la squadra a riacquistare fiducia in vista della trasferta di sabato sera a Marassi per la gara contro la Sampdoria: «Sarà un avversario davvero tosto. Abbiamo tutte le carte in regola per farcela e dovremo riuscirci. Con la Fiorentina abbiamo dato dimostrazione di carattere, perché ci hanno messo in difficoltà. Ora saranno otto finali da dover vincere per prenderci la Champions».
Ranieri: «La reazione è stata ottima. Entrare in Europa ancora possibile»
IL MESSAGGERO - CARINA - Un punto che rischia di non servire a nulla. La sensazione dell'ennesima occasione persa aleggia sull'Olimpico ma Ranieri prende tutti in contropiede: «Non è facile stare nei nostri panni, credo che i tifosi debbano essere contenti. La squadra mi è piaciuta per orgoglio e reazione. Dobbiamo essere soddisfatti di quanto fatto, nell'ultima gara con la Fiorentinaavevamo preso 7 gol, per questo ho chiesto di stare attenti a non dare profondità e siamo stati bravissimi. Abbiamo saputo reagire, rimontare due volte è stato eccezionale. Abbiamo fatto due gol meravigliosi, abbiamo vinto diversi duelli, ho visto lo spirito guerriero che ci era mancato. Dovevamo far vedere ai tifosi che possono contare su di noi e che c'è ancora possibilità di entrare da qualche parte in Europa». L'espressione da qualche parte è emblematica, ed è indice che per il tecnico anche l'Europa League è diventata a questo punto un obiettivo.
Appare eccessiva la soddisfazione palesata per una gara normale, che ha visto la squadra commettere molti errori. In primis sul gol di Pezzella: «Dovevamo essere in tre contro i tre grandi saltatori della Fiorentina. Purtroppo c'è stato solo Zaniolo e da solo non ha potuto fare nulla». Con il gol di ieri, l'ex interista è salito a 6 reti in stagione: «Sì ma deve ancora migliorare, va a ricevere palla spalle alla porta e per i centrocampisti è facile prendere palla e gamba e gli arbitri lasciano correre. Ma è giovane e può crescere». Plaude alla prova di Kluivert: «Ho fiducia in Justin, ha velocità e fa buoni cross. Avevo bisogno di coprire e attaccare Biraghi e lo ha fatto molto bene».
Ranieri è preoccupato per Perotti, anche se il giocatore minimizza, parlando di crampi: «Nel finale ha accusato un problema al bicipite, speriamo non sia nulla di grave. È incredibile, ne recupero due e nel perdo altrettanti». Il riferimento è a Santon, uscito per un problema al flessore della coscia destra. Poi, spiega la decisione di far giocare Mirante: «Con Olsen avevo parlato prima del Napoli. È un solitario, parla poco con tutti e viste le prestazioni ho preferito dare un'opportunità a Mirante. Ha risposto bene». Postilla finale su Schick e Pastore, finito malinconicamente in tribuna: «Possono dare un contributo nel finale di stagione: Patrik è un grande giocatore ma deve vincere la timidezza. Javier ancora non è pronto, può darci una mano, a patto che entri con la cattiveria mostrata dai compagni».
Chi si piazza tra i pali non è il problema reale
IL MESSAGGERO - FERRETTI - Una panzata fatale. Robin Olsen difficilmente dimenticherà la clamorosa papera, quell’inutile tuffo nel nulla, regalata alla Roma contro il Napoli. Perché quell’errore, che ha spianato ancor di più la strada della vittoria agli uomini di Carlo Ancelotti, gli è costato il posto di titolare. Dopo averlo difeso fino all’impossibile, Claudio Ranieri («Mi fido di Robin», ricordate?) è stato costretto a toglierlo dalla porta, e a dare contro la Fiorentina fiducia all’esperto Antonio Mirante. Una decisione che era nell’aria da settimane, che era stata via via rimandata ma che, dopo il Napoli, era diventata obbligatoria. Non che Olsen sia stato uno degli artefici principali della triste annata giallorossa, ma lui una bella mano l’ha data. Mettendo in mostra più difetti che pregi (sempre 9 milioni è costato...), anche se per un certo periodo aveva dato l’impressione di poter ricoprire il ruolo se non altro con personalità. Ma, forse, è stato soltanto merito della sua vena fortunata (chiamiamolo così...) che spesso gli ha evitato pessime figure anche dopo errori clamorosi.
ANTICHI GUAI - Dentro Mirante, dunque. Non un fuoriclasse del ruolo (non ce ne voglia...), se mai un onesto professionista incaricato di fare meglio di chi stava facendo molto male. E, in certi, casi il compito è agevolato. E chissà che nella decisione di Ranieri non abbia pesato a favore di Mirante anche il Fattore C, inteso come Comunicazione: i giocatori della Roma in campo comunicano poco, e forse con Mirante l’allenatore ha voluto incrementare la capacità di guidare la squadra, di dare ordini da dietro. Ipotesi, semplici ipotesi. Tutte chiacchiere della vigilia, si sa, spazzate via dal fischio d’avvio di Massa. Perché l’ultimo arrivato, questione di minuti, è stato subito costretto a dimostrare che non vive da anni tra i pali per caso, e ne sa qualcosa Benassi. Così come Muriel, poco dopo, è stato costretto a tenersi in gola l’urlo per un gol negatogli in tuffo ancora da Mirante. Incolpevole, a seguire, sul colpo di testa da due passi di Pezzella. Emblematica un’inquadratura di Olsen in panchina: della serie, chi sono, cosa ci faccio qui?Mah. Quando - però - vedi che la Viola ripassa avanti con una deviazione di Jesus su tiro di Gerson, Mirante incolpevole, capisci che forse il problema non è il portiere ma la porta della Roma. O, meglio ancora, il problema è la Roma, al di là di chi gioca tra i pali. Come testimoniato dal risultato finale, un pareggio che non serve a niente.
Perotti: «Lotteremo fino alla fine»
IL MESSAGGERO - CARINA - Ha fatto preoccupare Ranieri quando nel finale s’è toccato il muscolo bicipite. Tuttavia Perotti, al terzo gol consecutivo, rassicura tutti: «È soltanto un crampo, ho giocato tre giorni fa e contro la Fiorentina è stato un match intenso. Un po’ di fatica ma niente di particolare». È andata peggio a Santon, costretto a lasciare il campo a causa di un problema al flessore destro.Tra oggi e domani il responso ma l’ecatombe muscolare a Trigoria continua. Intanto la Roma rallenta in ottica Champions, non approfittando del pareggio interno del Milan con l’Udinese,ma Perotti non si arrende: «Lotteremo fino all’ultimo per arrivare il più in alto possibile,mancano ancora 8 partite. Ce lo meritiamo noi, lo merita la dirigenza, i tifosi e lo staff. La Champions?Ci sono tante squadre vicine in lotta. Non dobbiamo guardare le altre, ma dobbiamo cominciare a vincere. A turno un po’ tutte perdono,ma se tu non vinci non conta nulla». Analizza la gara: «È stata dura, ci siamo ritrovati sotto due volte. Non ci lascia contenti il risultato,ma è partita in cui ci abbiamo provato al massimo, è un periodo che le cose non vanno bene. Si deve ricominciare da questo, dal fatto che non abbiamo mai mollato». Soddisfatto a metà il tecnico della Fiorentina, Pioli: «Se c’è una squadra che può recriminare credo sia la mia, ma non abbiamo concretizzato le occasioni e quando lasci aperta la partita può capitare di farti riprendere contro un avversario come la Roma. E’ un nostro difetto».
Tifosi delusi all’Olimpico: applausi solo per Montella
IL MESSAGGERO - Stadio Olimpico semi deserto in una partita da ultima spiaggia per il futuro della Roma in Champions: appena 30.123 spettatori, solo 6.269 biglietti venduti. Sfiorato il record negativo della stagione che resta quello della partita contro il Genoa del 16 dicembre in cui i paganti furono 29.128 (5.724 biglietti venduti). I tifosi sono esausti dei risultati pessimi della squadra, nel pre partita sugli spalti si respirava un’atmosfera funerea che nemmeno la musica da discoteca diffusa allo stadio è riuscita a mitigare. Gioia, divertimento e spensieratezza sono emozioni del passato: fischi quando i calciatori sono rientrati negli spogliatoi dopo il riscaldamento, fischi durante la lettura delle formazioni (sono stati risparmiati solo Zaniolo, De Rossi e il neo maggiorenne Riccardi), cori contro il presidente James Pallotta e alla squadra è stato ricordato che il tifo era solo per la maglia (applausi solo per l’ex Montella presente in tribuna). Dopo 11 minuti dal fischio d’inizio tutti sono rimasti gelati dal gol di Pezzella, ma l’immediato pareggio di Zaniolo ha risollevato gli animi e la Sud ha ricominciato a cantare.Un fuoco fatuo: il 2-2 finale che allontana ancora di più la Roma dall’Europa è stato accolto con i fischi. Della gestione Pallotta ne ha parlato il Chief Revenue Officer Francesco Calvo: «Non è assolutamente assente, abbiamo contatti più che quotidiani. Il presidente del Barcellona lo sentivo e lo vedevo meno di Pallotta. L’ambizione nostra è più alta di quella dei tifosi e abbiamo anche più pazienza. Mancare la Champions? È un problema che viene preventivato», ha detto durante il convegno “Economia dello Sport, il business model dell’AsRoma” presso l’Università Roma Tre. Sulla stessa linea anche il ds Massara che ha spiegato lo sfogo del presidente dopo Roma-Napoli: «È legittimo che Pallottarichiami tutti al massimo impegno», le sue parole a Sky.
Doha, il derby tra Conte e l’emiro
LA REPUBBLICA - Ogni occasione è buona per parlare di derby, anche durante un incontro politico internazionale. Come il bilaterale di Doha tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’emiro del Qatar, Tamin bin Hamad al-Thani. «Tu sei della Lazio? Io sono della Roma», è la battuta che il premier italiano, Giuseppe Conte, ha rivolto al capo di Stato qatariota, che ha risposto divertito. Già al tempo della sua prima visita in Italia nel gennaio del 2016, durante un meeting, l’miro al-Thani aveva rivelato di essere un tifoso biancoceleste.
Zaniolo protagonista in campo e in prospettiva. Il gol con la Fiorentina verso il nuovo contratto
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Il pareggio con la Fiorentina (2-2) è un brodino caldo che riscalda un po’ la Roma, costretta a inseguire una classifica complicata. Un punto poco smuove, ma sembra qualcosa in più dopo la disfatta di domenica scorsa contro il Napoli. Zaniolo e Perotti i protagonisti delle due reti giallorosse, mentre il club prova a guardare avanti. All’interno dei dubbi legati al nome del futuro direttore sportivo infatti — ruolo ricoperto ad interim da Massara dopo il prematuro addio di Monchi — ci sono delle questioni contrattuali che non possono permettersi di restare troppo tempo in stand by. Non può permetterselo la Roma che, a prescindere da dirigenza e allenatore futuro, ha dei punti fermi da proteggere. Su tutti spicca inevitabilmente il nome di Nicolò Zaniolo. Proprio oggi dovrebbe consumarsi un incontro tra il manager del ragazzo, Vigorelli(che aveva già avviato la trattativa con l’ex ds spagnolo), e Massara, per gettare le basi del rinnovo. Il club giallorosso vorrebbe riuscire a resistere agli attacchi per il giovane talento, anche se non dovesse riuscire a entrare in zona Champions. A Zaniolo, secondo le intenzioni, verrebbe quasi sestuplicato l’ingaggio, arrivando a circa 2 milioni a stagione, più vari bonus a obiettivi. Un adeguamento importante, per un giocatore corteggiato anche dalla Juve. La Roma deve poi affrontare anche la situazione di El Shaarawy, un altro che si intende proteggere, a prescindere da quale sarà l’allenatore. L’attaccante ha il contratto in scadenza nel 2020, quindi la prossima estate entrerà nel suo ultimo anno. Prolungamento e aumento d’ingaggio per lui (adesso guadagna 2,5 milioni più bonus), così come per Under, che percepisce “solo” un milione.
Delusione Roma: Champions lontana, la viola spreca
GAZZETTA DELLO SPORT - ELEFANTE - Due mesi (e un po’) dopo, dunque il mondo si è capovolto più per la Fiorentina che per la Roma: ieri sera perlomeno non inerme come nella notte di quel 7-1 in Coppa Italia di fine gennaio - anche se è evidente che certe ferite non sono ancora cicatrizzate - o sbandata come da poco contro la Spal e il Napoli (non ci voleva molto). Doverosamente reattiva nel momento della difficoltà. Diciamo viva, soprattutto nella ripresa: cioè tardi, che è un po’ l’avverbio di questa sua stagione. La Viola invece ha reso ancora più frustrante, diciamo nostalgico, il ricordo di come aveva saputo essere quella notte, e non è più: bellina ma non più bella, poco cattiva e molto ingenua, soprattutto nello scoprire il fianco alla Roma. Per due volte, proprio dopo averla ferita. Ancora una volta senza il colpo di grazia, dunque ancora ricaduta nel virus influenzale di questa stagione, la pareggite: 15 su 30 partite, uno su due. Ondivaga in tutto tranne che nella tendenza al mezzo passo falso: non vince dal 17 febbraio, un motivo ci sarà.
CHE MIRANTE Si è capito: era la sfida fra le malate più convalescenti del campionato, non solo fra le loro difese claudicanti. E il principale timore di Ranieri - pochi equilibri per pochi aiuti reciproci - è stato confermato dopo 4’, su inserimento di Benassi completamente dimenticato da Perotti. Buon per la Roma, Mirante ha dato ragione alla giubilazione di Olsen e si è ripetuto al 12’, su Muriel: il lancio lungo era stato di Gerson, arretrato per trovare spazi più comodi di quelli cercati alle spalle del muro Cristante-Nzonzi.
ZANIOLO SHOW La Fiorentina stava confermando e avrebbe confermato il suo identikit di squadra che ha idee e soluzioni di gioco interessanti, anche se progettate e realizzate un po’ a sprazzi. E anche buone armi sui calci da fermo, come si è visto al minuto 14, su azione da corner: marcature giallorosse morbide (eufemismo), stacco di testa di Pezzella e Roma gelata. Ma non piegata, anzi accesa: come da subito, e per un po’ quasi da solo, era stato Zaniolo. Trequartista al pari di Gerson ma con altra libertà; altro passo rispetto a Veretout, chiamato alla solita saggia gestione della manovra e delle convivenze in campo ma anche ad un «mismatch» nella schermatura singola sul gioiellino; altro timing rispetto a Pezzella nell’andare a mordere di testa un cross di Kluivert pescato da un cambio gioco di Dzeko. La cosa migliore del bosniaco: una delle poche, in verità. E l’azione più bella della partita della Roma, anche se simile a quella che avrebbe portato al secondo pareggio, nella ripresa.
LA CLASSIFICA PIANGE Già perché la Roma, una volta raddrizzata la partita, non ha lasciato mettere alla Fiorentina il suo abito buono - ripartenze e profondità - ma come spesso le succede ha fatto fatica a tenere il governo della gara. Anzi, l’ha mollato presto alla Fiorentina, salvo ritrovarlo nella seconda metà della ripresa. Nel frattempo la squadra di Pioli ha continuato a masticare il suo possesso ragionato e a vivere dei lampi di Muriel (2-1 sfiorato con un tiro da 20 metri abbondanti respinto dal palo) e dell’ex Gerson, che ha avviato e chiuso l’azione del 2-1, ispirato da Biraghi e aiutato da una deviazione di Juan Jesus. Tutto gradevole, ma anche agevolato dalle solite concessioni della Roma. Sempre uguale a se stessa, ma stavolta anche nella capacità di reagire: deviazione per deviazione, è stato Milenkovic ad accompagnare in porta il radente del 2-2 pensato ancora da Kluivert e firmato Perotti, al terzo gol consecutivo. Motore riacceso proprio quando Pioli ha provato a usare la benzina di Chiesa (4-3-3, con Gerson mezzala), a proposito di risvegli tardivi: poi per forza, con un quinto posto che oggi può diventare sesto (e settimo se la Lazio batterà l’Udinese nel recupero), la classifica piange.
Ranieri si gode l'orgoglio: "Grande reazione"
GAZZETTA DELLO SPORT - BERARDINO - Claudio Ranieri tira un sospiro di sollievo. Dalla gara con la Fiorentina esce una Roma lungodegente, che però tutto sommato resta ancora aggrappata alla speranza Champions. Il rammarico per la vittoria mancata si fa sentire soprattutto considerando il k.o. della Lazio, ma non prende il sopravvento. «La squadra mi è piaciuta per l’orgoglio e per la reazione nelle due volte in cui ci siamo trovati in svantaggio – dichiara il tecnico della Roma –. Contro una buona Fiorentina va bene così, eravamo preoccupati e attenti nel non dare profondità al loro gioco, la difesa è stata brava in questo. Peccato per il gol su angolo perché la disattenzione ci è costata cara: bisognava schermare i tre saltatori loro. Doveva andarci Zaniolo sul gol di Pezzella? Non soltanto lui, dovevamo essere in 2 o in 3 a schermarli. Gli infortuni? Non solo Santon. Anche Perotti ha sofferto a un bicipite femorale, speriamo non sia nulla. E’ incredibile, ne recupero 2 e ne perdo altri 2, ma dobbiamo essere più forti di quello che accade. Per me conta tanto far veder ai tifosi che possono contare su di noi e che possiamo ancora entrare in Europa».
NUOVA FIDUCIA Per due volte Stefano Pioli ha visto in faccia la possibilità del ritorno alla vittoria dopo due mesi. I gol di Pezzella e Gerson si sono rivelati fugaci illusioni ma la prestazione della Fiorentina all’Olimpico porta note confortanti. «Soprattutto nel primo tempo dovevamo concludere in vantaggio – spiega il tecnico viola –. Purtroppo non siamo riusciti a concretizzare le occasioni create, lasciando agli avversari la possibilità di riprenderci. Abbiamo comunque giocato con personalità contro un avversario determinato. E per giunta abbiamo avuto noi più chance per vincere. La squadra ha ripreso a giocare in modo propositivo e siamo stati anche equilibrati però dobbiamo essere più attenti. Il rientro di Chiesa? A fine partita mi ha detto che non aveva dolore. E’ stato curato bene. Questo spezzone di partita gli sarà utile anche in vista di domenica».
Il giovane talento Zaniolo è una certezza, il rinnovo un po' meno: "Vedremo cosa succede"
GAZZETTA DELLA SPORT - PUGLIESE - Forse non è un caso, forse è anche un segnale importante, del destino. Perché oggi la ROMA e Claudio Vigorelli, il suo agente, si incontreranno per iniziare le trattative per l’adeguamento di contratto ed allora non c’era occasione migliore per sedersi al tavolo che quella che Nicolò Zaniolo si è andato a costruire ieri, all’Olimpico. Per il gol, certo, il suo sesto stagionale, ma soprattutto per la prestazione con cui ha riempito la sua gara. «Resterò a ROMA? Vedremo cosa succederà», sibila a fine gara. Intanto anche ieri Zaniolo è stato il migliore dei giallorossi, dopo che con Spal e Napoli era partito dalla panchina, anche con qualche piccola polemichina tipica del ponentino ROMAno. Ieri Zaniolo ha spazzato via tutto, tirando fuori la ROMA dalla melma iniziale (il gol di Pezzella, psicologicamente una mazzata terribile per i giallorossi) e andando a colorare il resto della gara con la sua solita energia e qualità.
Speranza Champions E forse anche questo non è un caso, visto che Zaniolo è tornato a giostrare da trequartista dietro la punta, il ruolo nel quale quest’anno ha fatto tutte le cose più belle. «Dietro Dzeko mi trovo molto bene, è uno dei ruoli che posso fare – dice lui alla fine – Lì devo fare sia la fase offensiva sia quella difensiva, ma sono a disposizione del gruppo. Volevamo la vittoria a tutti i costi, ma la Fiorentina è una buona squadra e ci ha messo in difficoltà. Stavolta abbiamo dimostrato carattere, qualche segnale l’abbiamo dato, il mister ci ha chiesto di tirare fuori gli attributi per uscire da un periodo negativo. Ora pensiamo alla Sampdoria ed a tre punti fondamentali, da portare a casa. Da qui alla fine ci sono otto partite da vincere. Sono otto finali. L’obiettivo-Champions è ancora lì, a portata di mano. Siamo una squadra valida, non resta che lavorarci su e provarci». E se c’è ancora una speranza, la ROMA la deve anche a lui. Che ieri ha dovuto lasciare il campo in anticipo, a un quarto d’ora dal novantesimo. «Venivo da un virus influenzale, non avevo i novanta minuti nelle gambe, meglio far entrare Under che era fresco».
Il contratto Ed allora oggi partiranno le trattative. Zaniolo guadagna circa 300mila euro, punta ai due milioni a stagione. Non sarà una trattativa facile, la ROMA vorrebbe partire da 1,3 a salire. Fosse stato gennaio, l’accordo sarebbe già stato cosa bella e fatta. Oggi no, i discorsi sono diversi, si è perso tempo. Di certo c’è la volontà di entrambe le parti, però, di trovare un accordo e andare avanti insieme. Anche se ieri Zaniolo, sulla questione, è stato criptico. «È un passo importante – commenta il jolly giallorosso –. La mia volontà è incontrare la dirigenza, poi vedremo cosa succederà». Incontrarla per restare a ROMA? «Vedremo cosa succederà, adesso penso solo a divertirmi». Del resto, a 19 anni funziona così. Anche se il futuro ti promette scintille e luci abbaglianti.
«Le strategie della Roma sono definite»
GAZZETTA DELLO SPORT - ZUCCHELLI - È l’uomo a cui Pallotta ha affidato la crescita commerciale del club. Un aspetto a cui il presidente della Roma tiene in particolar modo, tanto da non essersi fatto problemi a cambiare quando le cose, a suo dire, non andavano bene. Adesso tutta l’area ricavi è nella mani di Francesco Calvo, ex Barcellona e, soprattutto, ex Juve, che ha tenuto una lezione nella facoltà di Economia di Roma Tre: «L’ipotesi della mancata qualificazione in Champions è già preventivata nelle strategie. Le società lavorano su piani triennali o quadriennali, s’ipotizza questo tipo di problema e viene preventivato», ha detto, ancora prima di conoscere il risultato del match con la Viola.
PRESENTE Immancabili, tra le domande, quelle sulle scelte di mercato della Roma: «In tutti i club, compreso il Barcellona, la compravendita dei giocatori sta diventando attività caratteristica. Il debito non è un problema per noi oggi. È vero che si vende, ma compriamo anche tanto». Difficile, per i tifosi, digerire un presidente come Pallotta, che a Roma non si vede da 11 mesi: «Non è assente assolutamente. Abbiamo contatti più che quotidiani, è presente. Il presidente del Barcellona lo sentivo e lo vedevo meno di lui». Eppure la percezione dei tifosi non è questa, tanto che quando uno studente lo fa notare gli altri applaudono: «L’ambizione nostra è più alta di quella dei tifosi - garantisce Calvo -. La Juventus ha Cristiano Ronaldo? Anche nel 2011 fatturavano 8 milioni con il merchandising».
LO STADIO Impossibile, infine, non parlare dello stadio: «La Juventus - racconta Calvo - con lo stadio in un anno ha aumentato i ricavi di 35 milioni. Il Barcellona ha uno stadio enorme nel centro della città ed è più di uno stadio. È un quartiere. Il museo genera 45 milioni di ricavi, un numero incredibile, il negozio ne fattura 50. Le nostre aspettative sullo stadio - conclude - parlando di ricavi, sono importanti».