Il piano Dzeko è in cima alla lista Inter. Edin accarezza l’idea, dopo pasqua l’affondo

GAZZETTA - STOPPINI - In tempi di social è giusto dire così: Dzeko ha messo il like all’Inter. L’ha messo e non è un mistero per nessuno dei protagonisti di questa storia, perché tra lui e la società nerazzurra c’è un po’ di più di una semplice stima a distanza. Non siamo al fidanzamento ufficiale solo perché i tempi non sono ancora maturi. Ma potrebbero esserlo presto, magari subito dopo Pasqua, dopo l’Inter-Roma di sabato 20 aprile che qualcosa di più – probabilmente qualcosa di definitivo – sulla corsa Champions lo dirà. Dzeko e l’Inter si piacciono, la sosta per le nazionali è servita al centravanti anche per parlare del suo futuro con lo storico agente Irfan Redzepagic: le condizioni perché un anno dopo Nainggolan i due club tornino a parlarsi per intavolare un nuovo affare ci sono tutte.

Parametri A Dzeko piace l’ipotesi Inter. Molto più di un ritorno in Premier League, che pure sarebbe possibile se è vero che West Ham (soprattutto) ed Everton si sono mosse di recente mandando segnali alla Roma. Il bosniaco però ha espresso il desiderio, anche per motivi familiari, di restare in Italia. Con il club giallorosso non sta vivendo il migliore dei momenti, una cessione a fine stagione può rientrare nell’ordine delle cose, è un’eventualità che definire remota sarebbe sbagliato. E l’Inter gli darebbe la possibilità di giocare ancora ad alti livelli, da qui nasce il gradimento espresso da Dzeko all’eventualità di un trasferimento a Milano. Insomma: se l’Inter ha in testa il bosniaco, è perché sa che al bosniaco può arrivare. Lo stipendio di Edin – 4,5 milioni netti più bonus – è alto ma rientra comunque nei parametri nerazzurri. Ed è chiaro che il contratto in scadenza nel 2020, che difficilmente sarà rinnovato, non fa che agevolare i piani dell’Inter, disposta ad offrire al centravanti un contratto triennale.

Ideale Se a Dzeko piace l’Inter, va pure spiegato perché l’Inter cerca un profilo come quello dell’attaccante della Roma. Si ragiona, evidentemente, nell’ipotesi che Icardi vada via: la strada in quel senso è tracciata, poi evidentemente tutto dipenderà dalle offerte che arriveranno (se arriveranno) ad Appiano. Dzeko piace ad Ausilio da sempre, lo stesso Marotta ha provato in passato a portarlo alla Juventus, arrivando una volta a sfiorare persino il colpo. Il bosniaco è considerato il profilo perfetto per completare il reparto offensivo, per giocare vicino a Lautaro o al posto di Lautaro, in definitiva è considerato il tipo di centravanti ideale per accompagnare la crescita del Toro argentino. Ideale sia per il tipo di gioco, sia per l’esperienza internazionale in grado di garantire, qualità che è mancata alla squadra di quest’anno in alcune uscite europee.

Precedente In soldoni: i passi sono stati già mossi e sembrano andati a segno. È chiaro che siamo in un momento della stagione in cui è di fatto impossibile muoversi in maniera definitiva, perché il piazzamento Champions diventa conditio sine qua non per la stessa Inter per fare certi ragionamenti. Solo dopo la certezza di un ritorno nella Grande Europa il club nerazzurro si muoverà in direzione Roma. Ed è qui che le due società saranno chiamate a trovare un’intesa non banale, sia in termini di bilancio sia perché in qualche modo l’affare Nainggolan-Zaniolo – e le conseguenti polemiche – rischia di complicare le cose. Va trovata la valutazione corretta: l’Inter cerca un affare low cost, magari studiando l’inserimento di una contropartita tecnica. La Roma invece parte da una valutazione elevata per il centravanti, non lontana dai 30 milioni di euro per i quali si concluse la trattativa – poi sfumata – con il Chelsea nel gennaio 2018, 13 mesi fa. Insomma, c’è un pezzo di strada da fare per vedere Dzeko in nerazzurro.

Toro in campo Quella strada che Lautaro ha dimostrato di saper battere nel migliore dei modi con l’Inter. Se ne sono accorti pure in Argentina: stasera in Marocco il Toro giocherà la seconda gara consecutiva da titolare con la Seleccion. E lo farà stavolta in coppia con Dybala, giusto per rafforzare ancora di più la suggestione di un futuro a tinte nerazzurre. Ma la maglia è (solo) albiceleste, per cambiare colore c’è tempo. In fondo, scambiare Icardi con la Joya non è una cosa che si fa in pochi giorni: serve, almeno, una buona dose di voglia di rischiare.

 

 


Roma, Zaniolo è il primo passo poi a giugno El Shaarawy

GAZZETTA - PUGLIESE - La questione-Zaniolo doveva essere affrontata subito dopo la fine del mercato, Under aspetta un adeguamento di contratto oramai da tempo, le situazioni di El Shaarawy, Dzeko e De Rossi sono ancora in stand-by. Esattamente come quella di Lorenzo Pellegrini, con cui la Roma aveva intenzione di sedersi a tavolino, anche per togliere l’insidia della clausola da 30 milioni (biennale, da 15+15). Insomma, i rinnovi contrattuali sono materia calda a Trigoria, in un momento tra l’altro in cui in casa giallorossa c’è prima di tutto da fare chiarezza su altre cose. E, cioè, su chi dovrà costruire la squadra del futuro. E su chi dovrà allenarla.

gli adeguamenti Le varie questioni lasciate in sospeso dall’addio di Monchi ora sono nelle mani da Ricky Massara, oggi d.s. giallorosso. Le sue quotazioni per restare d.s. sono in crescita, anche perché puntare su Massara vorrebbe dire dare sempre più credito anche alla figura di Francesco Totti all’interno dell’area tecnica. La prima questione contrattuale che Massara vuole affrontare è quella di Nicolò Zaniolo, il baby talento che alla Roma è scoppiato tra le mani. Oggi Zaniolo guadagna circa 300 mila euro, nei primi giorni di aprile si parlerà del suo adeguamento. La Roma avrebbe fatto meglio ad affrontare la questione a gennaio, quando il valore reale del giocatore era ancora sotto «verifica». L’intenzione da entrambe le parti è però di arrivare ad un accordo, la base dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 milioni di euro. Da capire se nell’accordo ci sarà una clausola o meno. Clausola, appunto, che la Roma vorrebbe togliere dal contratto di Pellegrini. Per ora, però, qui tutto tace. La situazione di Under, invece, dipende dal piazzamento della Roma. Se si dovrà vendere, il turco è uno dei giocatori che potrebbero essere sacrificati sull’altare delle plusvalenze. In caso contrario gli verrà riconosciuto un adeguamento, visto che guadagna 900mila euro più bonus.

LE SCADENZE Poi ci sono i contratti in scadenza. De Rossi a giugno, ma ci si aggiornerà ad inizio maggio, anche in considerazione della situazione fisica del capitano. El Shaarawy e Dzeko, invece, nel 2020. Per ora, stallo su entrambi i fronti. Con il Faraone a giugno si arriverà ad un accordo (oggi guadagna 2 milioni, salirà di un po’), con Dzeko forse no. Le strade, infatti, con il bosniaco potrebbero dividersi. A 33 anni appena compiuti, l’Inter è in pole position per il suo futuro, ma a Trigoria in questi giorni è arrivata anche un’offerta da parte del West Ham.


C’è una difesa giallorossa che è abituata a vincere

GAZZETTA - ZUCCHELLI - Aggrapparsi a tutto, anche alla scaramanzia. Se, come appare possibile, Ranieri per la partita contro il Napoli riuscisse a recuperare Manolas, la difesa potrebbe essere formata dal greco e Fazio al centro, Kolarov, anche lui in ripresa, a sinistra, e Santon a destra. Un reparto che ha giocato insieme dall’inizio appena tre volte, ma è riuscito sempre a fare bottino pieno. Frosinone e Lazio in campionato, entrambe all’andata, e Cska a Mosca in Champions, ogni volta che è stata messa in campo questa difesa dall’inizio la Roma ha vinto.

DIFFICOLTà Di certo, tutti e quattro non stanno vivendo la loro stagione migliore. Santon era partito bene, ma poi si è perso nelle difficoltà generali, mentre la coppia Manolas - Fazio non è apparsa così granitica come in passato. Mai, da quando ci sono gli americani, due difensori centrali avevano giocato insieme così tanto tempo e con così affiatamento, ma nella crisi anche loro hanno perso certezze. Ne ha perse meno Kolarov, che però non è mai stato davvero bene, tra fastidi muscolari e il dito del piede rotto, e spesso è stato nervoso per via del rapporto teso con gli ultrà. Adesso la situazione sembra, almeno apparentemente, rientrata, ma lui continua a non stare bene, tanto che ha lasciato il ritiro della Serbia e solo domani è atteso in gruppo.

STUPORE In tutte le occasioni in cui la Roma ha schierato la difesa con Santon, Manolas, Fazio e Kolarov, in porta c’era Olsen. Nel ritiro della Svezia hanno destato molto stupore le notizie secondo cui la Roma starebbe pensando a Cragno, o comunque a un numero uno titolare, per la prossima stagione. Stizzito, Olsen ha detto che lui è in Nazionale e a quello pensa, senza dedicarsi ad altro, e non ha voluto rispondere a domande sul suo club e sul cambio di allenatore. Lo farà, forse, ma tra qualche giorno. Senza fretta e, soprattutto, senza polemica.


Baldissoni in Olanda per l’ECA poi a Doha

GAZZETTA - PUGLIESE - Tutti a Doha. Per festeggiare i propri sponsor nella seconda edizione di «Together As Roma», ma anche per vedere se ci sarà la possibilità di attivare nuovi ed ulteriori contatti (soprattutto con vista sullo stadio). Ma in Qatar dirigenti della Roma (Baldissoni, Fienga, Calvo e Totti) ci arriveranno scaglionati. Baldissoni, ad esempio, ieri era ad Amsterdam per la riunione dell’Eca che si concluderà oggi con la conferenza stampa in cui parleranno il presidente Andrea Agnelli, il vice Edwin van der Sar e il segretario generale Michele Centenaro. Tra i temi trattati, anche il futuro (e i format) delle competizioni europee nelle stagioni che verranno. E non è deto che non parli anche lo stesso Baldissoni.

FEBBRE DA TIFO Nel frattempo a Trigoria la Roma continua a preparare la sfida di domenica prossima con il Napoli, seppur a ranghi ridotti viste le tante assenze a cui è costretto Claudio Ranieri. Ad oggi i biglietti venduti per la sfida contro i partenopei sono circa 32 mila, l’obiettivo è arrivare almeno a 40 mila. Il Casms ieri ha deciso che la trasferta nella Capitale sarà vietata solo ai tifosi partenopei residenti a Napoli e in provincia, mentre sarà possibile per tutti gli altri tifosi azzurri residenti nelle altre province campane (e, chiaramente, fuori dalla regione Campania). Ieri, poi, la Roma ha iniziato anche la vendita dei tagliandi per il settore ospiti di Marassi, dove il 6 aprile i giallorossi giocheranno in trasferta contro la Sampdoria.


Altre verifiche sullo stadio: rischio rinvio rabbia del club

GAZZETTA - PICCIONI - Due diligence sì o no? O meglio: l’attività di verifica e di approfondimento disposta dalla sindaca Virginia Raggi dopo la vicenda che ha portato all’arresto di Marcello De Vito, comprende anche il progetto del nuovo stadio della Roma? È una domanda che preoccupa anche il club giallorosso, che teme un allungamento ulteriore dei tempi. Anche perché la società di Pallotta si aspettava l’approvazione della variante urbanistica già per il mese di aprile, un via libera che addirittura potrebbe slittare di diverse settimane.

MA PERCHé? Dal Campidoglio era filtrata una lettura che separava il discorso Tor di Valle da quello degli altri dossier sotto accusa: gli ex Mercati Generali, la vecchia Fiera di Roma e l’ex Stazione Trastevere. Su questi tre fronti è stata avviata la due diligence, verifica degli atti amministrativi che sullo stadio era già stata effettuata ai tempi della prima ondata di arresti, quella che portò in carcere anche Luca Parnasi. E, proprio in virtù di questo, la Roma si chiede quale ulteriore verifica sugli atti amministrativi vada fatta ora, dopo quella precedente.

SE NON L’AVESSE FATTO... Domenica, però, da Giletti a «Non è l’arena», la Raggi ha inserito nella due diligence anche lo stadio. «Io non posso sottoporre l’amministrazione capitolina a un danno erariale». Nella polemica con il suo ex assessore all’urbanistica Paolo Berdini (querelato dal suo successore Luca Montuori), la Sindaca ha poi puntualizzato: «È stato lui ad attivare il processo, non richiesto da nessuno, della conferenza dei servizi. Se lui non l’avesse fatto noi non saremmo stati qui a parlare». Una frase che si presta a diverse interpretazioni e che non deve aver fatto la gioia della Roma. Che ritiene lo stadio un «diritto» e non «un’aspettativa». Stadio su cui si era esposto il premier Conte proprio alla festa della Roma. E il Governo non avrebbe cambiato idea. Cioè: bisogna andare avanti.


Lavori al centro Manolas, futuro legato all’Europa e la Roma pensa al giovane Todibo

GAZZETTA - PUGLIESE - «a Roma sto bene, mi piace la mia vita lì. Ed è una vita molto semplice, trascorro gran parte del tempo libero a casa, insieme con la mia famiglia». Dolci parole quelle rilasciate da Kostas Manolas, che ieri hanno iniziato a suonare molto bene nelle orecchie di molti tifosi giallorossi. Già, anche perché la paura di tanti nella Capitale è che questi possano essere gli ultimi mesi del difensore greco in giallorosso. Lui che, De Rossi e Florenzi a parte, ad oggi è il giocatore romanista più longevo, essendo arrivato nel 2014 per sostituire Benatia (ceduto al Bayern Monaco). A cinque anni dal suo sbarco, il prosieguo dell’avventura nella Roma dipenderà molto dall’esito finale della stagione giallorossa. Con la Champions Manolas potrebbe restare. Senza è uno dei principali indiziati a partire. Per due motivi: la clausola rescissoria da 36 milioni di euro (che sarebbero quasi tutta plusvalenza per i conti del club) e la voglia del giocatore di andare a provare eventualmente a vincere qualcosa altrove. Dove? United, Bayern e Juve sono alla finestra, ora che ha scelto come procuratore Mino Raiola.

LE IDEE Ecco anche perché a Trigoria stanno cercando di sondare il mercato dei difensori centrali. Con qualche contatto e molte idee. Così ieri ha perso punti strada facendo quella che portava al brasiliano Matheus Guedes (19enne del Santos, con il contratto in scadenza), mentre ha preso quota la candidatura di Jean-Clair Todibo, il giovane francese arrivato al Barcellona a gennaio dal Tolosa, ma che finora con i catalani non è ancora mai sceso in campo. Diciannove anni anche per lui, ha un costo accessibile (circa dieci milioni), è forte di testa (qualità che sfrutta anche nelle proiezioni offensive) e all’occorrenza può giocare anche da mediano. Insomma, un ottimo investimento per il futuro. Esattamente come Gabriel Magalhaes, 21 anni, brasiliano del Lille, uno che costa anche molto di meno (circa 2 milioni) ma che offre anche meno garanzie di affidabilità rispetto al centrale del Barcellona.

IL FUTURO Ovviamente, però, in molti sperano che alla fine le strade della Roma e di Manolas possano procedere ancora spedite insieme. Come detto in precedenza, molto dipenderà dall’eventuale sbarco o meno dei giallorossi nella prossima Champions. Di certo c’è che Kostas a Roma sta bene, Monchi lo considerava uno dei primi 5 al mondo nel suo ruolo. E anche Massara lo apprezza tanto. «Ma io devo restare sempre con i piedi per terra e ricordarmi da dove sono partito – continua il difensore greco –. Il calcio e la vita non ti regalano niente, devi lottare sempre per raggiungere gli obiettivi». Vero. E quello della Roma è di provare a tenere il suo pilastro difensivo ancora per un po’. Non dovesse riuscirci, si troverà un degno sostituto. E lui, una volta finito di giocare a calcio, sa già dove finirà. «A Naxos, dove sono cresciuto. Per me il paradiso è quello lì».

 

 


Ritorno al futuro

LEGGO - BALZANI - Vedi Napoli, e poi soffri. Potrebbe essere questo il titolo della diciasettima puntata di De Rossi con la Roma. Una serie che non stanca mai, ma che rischia pure di essere l'ultima per l'ex Capitan Futuro. Quello appena passato dallo storico numero 16 giallorosso è stato un autentico girone dantesco tra infortuni, figuracce (più della squadra che personali) e la paura di dover appendere gli scarpini al chiodo a fine stagione. I guai di Daniele sono iniziati, infatti, proprio nella sfida d'andata al San Paolo contro gli azzurri: al 43' la cartilagine del ginocchio destro ha fatto crack. E da quel momento è iniziato un lungo calvario in cui a De Rossi, 36 anni a luglio, è stata consigliata più di una volta l'operazione chirurgica. Il rischio di restare ai box per tutta la stagione era troppo alto così Daniele ha preferito seguire una terapia conservativa che però l'ha portato a giocare appena 430 minuti dal 28 ottobre scorso ad oggi. Praticamente nemmeno 5 partite intere, molte a singhiozzo. Mai gli era successo in carriera, e mai aveva disputato così poche gare da inizio stagione in campionato (14 di cui solo 7 fino al 90') se escludiamo il suo primo anno con Capello. Fate giocare un'altra partita in Champions a questo vecchietto, aveva detto ai compagni all'intervallo della partita col Porto, che poi è stata anche la sua ultima apparizione. E che rischia di essere la sua ultima in Europa, almeno in quella che conta. Il suo contratto, infatti, scade a giugno e pur avendo carta bianca dal club De Rossi è sempre stato chiaro: Se sto bene continuo. Altrimenti può finire qui, e sarebbe un altro choc per i tifosi a nemmeno due anni dall'addio di Totti. Vede il tramonto, ma non lo vedo depresso, ha detto recentemente sua moglie Sarah Felberbaum. A fine stagione, senza pressione, De Rossi incontrerà il futuro ds (in corsa Massara, Petrachi, Campos e Ausilio) e deciderà cosa fare: proseguire un'altra stagione a stipendio dimezzato o appendere gli scarpini al chiodo e iniziare la carriera da allenatore, magari partendo dalle giovanili insieme a papà Alberto. C'è però il presente, e si chiama appunto Napoli. Da 20 giorni il centrocampista di Ostia è fuori per un problema al polpaccio, e difficilmente ce la farà nella sfida che può valere una stagione. Ranieri lo aspetta per il nuovo esordio e per affiancarlo a Lorenzo Pellegrini in un centrocampo che senza il suo capitano soffre decisamente troppo. Ci sono più speranze di recuperare Manolas («A Roma sto bene, qui c'è la mia vita», ha dichiarato ieri), Under e Kolarov. Oggi esami per El Shaarawy per una sospetta lesione al polpaccio.


Multa alla Nike: inibiva la vendita delle magliette da calcio nell'Ue

IL MESSAGGERO - La Nike ha impedito ai commercianti di vendere, in tutti gli Stati Ue, le magliette di alcune squadre di calcio tra cui Roma, Juventus, Barcellona, Inter, Manchester United, dal 2004 al 2017. I commercianti che avevano la licenza potevano venderle soltanto nel loro Paese, a scapito dei consumatori europei e violando le regole della concorrenza. Per questo l'Antitrust Ue ha imposto all'azienda una multa da 12,5 milioni di euro. «I prodotti ufficiali della squadra del cuore, come sciarpe o magliette, sono spesso oggetti di culto per i tifosi di calcio. Nike ha impedito a molti dei suoi licenziatari di vendere questi prodotti in altri Paesi, riducendo così la scelta offerta ai consumatori e facendo salire i prezzi. Questo viola le norme antitrust dell'Ue», ha detto ieri la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager. «La decisione - ha aggiunto - garantisce che rivenditori e consumatori possano beneficiare appieno di uno dei principali vantaggi del mercato unico, vale a dire la possibilità di acquistare ovunque in Europa».


Calciomercato Roma, tentazione Higuain: Sarri la chiave

CORRIERE DELLA SERA - La dirigenza della Roma è al lavoro per il tecnico che dovrà guidare la squadra nella prossima stagione. In questo momento quella di Maurizio Sarri sarebbe una figura gradita, soprattutto a Franco Baldini. E proprio l'ex tecnico del Napoli, potrebbe essere la chiave per un ritorno in Italia di Gonzalo Higuain, che non sta facendo bene nella sua esperienza al Chelsea, magari sponda giallorossa. L'argentino sarebbe il sostituto ideale di Dzeko, qualora il bosniaco salutasse a fine stagione.


Lombardi: “Stop al nuovo stadio, Raggi non faccia finta di nulla. Non credo De Vito agisse da solo”

LA REPUBBLICA - CUZZOCREA - Roberta Lombardi sfida Virginia Raggi. Dopo l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito per corruzione, secondo la capogruppo M5S in regione Lazio, «non si può far finta di niente».

Marcello De Vito è stato al suo fianco in molte battaglie politiche. Cos’ha pensato quando l’hanno arrestato?

«Dal punto di vista umano è stato molto doloroso. C’è sempre la presunzione di innocenza, ma leggendo le carte ho scoperto una persona diversa».

Tra le accuse c’è quella di aver cercato di favorire la sua campagna elettorale in Regione con l’aiuto di Parnasi. Com’è possibile non se ne sia accorta?

«Non voglio passare per la Scajola di turno, ma dall’informativa dei carabinieri si evince che l’unico aiuto sarebbe stato un articolo sul Romanista di cui neanche ero a conoscenza».

De Vito ha però insistito per farle incontrare Parnasi. E lei ha accettato.

«Lo incontrai alla Camera perché tutto fosse registrato e dissi “no grazie” alle reiterate offerte di aiuto».

Raggi ha preso le distanze ricordando che lei e De Vito eravate della corrente avversa.

«Ho detto a De Vito di dimettersi già a giugno, con un messaggio che ho reso pubblico, perché per me vale la regola di Gianroberto Casaleggio: quando hai un dubbio, nessun dubbio. Non mi risulta che Raggi abbia mai chiesto a Marra di dimettersi dopo gli articoli sui suoi rapporti con Scarpellini, né che abbia chiesto a Lanzalone di uscire dal cda di Acea dopo il suo arresto. Si è dimesso solo una settimana fa, dopo che ho ricordato ai miei colleghi nazionali che forse non era il caso stesse ancora lì».

Un’amministrazione che ha vissuto gli arresti di Marra, Lanzalone, De Vito, può continuare come se nulla fosse?

«Assolutamente no. Sullo stadio il consiglio comunale dovrebbe annullare in autotutela la delibera, perché, come ha detto la procura, è possibile ci sia stato un vizio nell’individuazione dell’interesse pubblico».

Non sarebbe un altro danno per Roma?

«In questo caso non ci sarebbero penali. E si può lavorare con l’AS Roma per individuare un nuovo sito. Sarebbe invece un danno per Parnasi, arrestato per corruzione, ma che alla firma della convenzione tra Eurnova e comune realizzerebbe una plusvalenza di 80 milioni di euro».

L’espulsione di De Vito basta a chiudere il caso? A superare la fine del mito dell’onestà?

«No. Feci una proposta su come gestire un’amministrazione complicata come Roma già nel 2016: era il minidirettorio. Guarda caso, i problemi cominciarono dopo lo scioglimento».

Crede davvero che un sindaco debba avere dei controllori?

«Dopo Mafia capitale era necessario un sistema di controllo. Non si può andare avanti facendo finta che ogni tanto ne arrestano uno e noi tiriamo dritto». Crede che l’inchiesta possa allargarsi? «Da quello che ho letto nelle carte sì. Non credo che De Vito abbia fatto tutto da solo».

Lei è tranquilla?

«Parlano i fatti: in Regione Lazio abbiamo fatto approvare un ampliamento del parco dell’Appia antica che include la speculazione edilizia del Divino Amore, firmata Parnasi, ora bloccata».

Il M5S ha perso tantissimi voti in questo primo anno di governo. Cosa pensa del risultato in Basilicata?

«Confrontare elezioni regionali e nazionali non ha senso. Ma di certo c’è una parte di elettori che ci ha votato a marzo e che in questo momento è alla finestra aspettando di vedere i risultati. I semi sono sati gettati, devono crescere le pianticelle».

Ha ragione Di Maio, per invertire la rotta basta cambiare le regole alleandosi con liste civiche e ponendo fine al limite dei due mandati nei comuni?

«Sono temi su cui dibattiamo da anni. Il punto è il metodo con cui si arriva a decidere, che non può essere “da oggi in poi si fa così perché lo dico io”. Servono partecipazione e controllo diffuso. E Luigi deve delegare».

Le sconfitte sono colpa sua?

«Preferisco credere siano responsabilità di tutti». Il caso di Rami ha riaperto il dibattito sullo Ius soli. È favorevole? «Non so cosa possa pensare Rami di un ministro che si mette a battibeccare con un bambino di 13 anni. Ho trovato di cattivo gusto che Salvini lo abbia invitato a farsi eleggere, mi ricorda quando Fassino lo disse a Grillo. Nella scorsa legislatura abbiamo proposto una legge per lo Ius soli temperato, non alla nascita, ma dopo la verifica che le famiglie e i bambini siano integrati nella cultura e nella società italiana».

Uguale a quella del Pd, che poi non avete appoggiato. Oggi potreste votarla?

«Non è nel contratto di governo, ma dovremmo valutare se dire sì». Il matrimonio con la Lega è stato un errore? «La chiamerei relazione occasionale. Una via obbligata dopo il rifiuto del Pd, ma credo sia ancora l’unico modo di recuperare gli elettori rimasti alla finestra. Certo se invece del rispetto del contratto si fanno interpretazioni creative, come sulla Tav, non si va lontano».


Ranieri sogna Kolarov e Under

IL TEMPO - MENGHI - Sette giorni di fuoco in cui Ranieri si aspetta risposte dalla Roma. Dal Napoli alla Sampdoria, passando perla Fiorentina: tre partite cruciali concentrate in una settimana che potrebbe essere decisiva per il futuro del club. Ecco perché il tecnico fa la conta dei disponibili, sperando di ritrovare i pezzi da novanta dello spogliatoio giallorosso e quei titolari con cui non ha ancora avuto modo di lavorare. E questo il caso di Under e
Kolarov, prossimi al rientro dopo il riposo forzato nella pausa nazionali: il turco è rimasto nella capitale in cerca della forma migliore dopo due mesi di stallo ai box e, passo dopo passo, si è liberato dal fastidio muscolare che gli impediva di tornare in gruppo, obiettivo possibile già oggi alla ripresa degli allenamenti a Trigoria (ore 11) o comunque nei prossimi giorni, mentre il terzino aveva dovuto rispondere alla chiamata della Serbia ma una volta confermato l'infortunio è stato rispedito a casa, dove ha potuto proseguire il programma riabilitativo, con ottimi risultati. Sono loro due i rinforzi pronti per Ranieri, che dovrà gestire Under dopo il lungo stop e potrà invece contare subito sulla spinta di Kolarov sulla fascia sinistra. Non è escluso che la lista dei convocati per Roma-Napoli si allunghi con l'avvicinarsi della partita, sulla via del recupero ci sono infatti De Rossi, Pellegrini e Manolas, altri tre pilastri che potrebbero farcela per domenica, ma ad oggi sono un passo indietro rispetto ai compagni e saranno valutati quotidianamente. Con la consapevolezza del calendario che impone una riflessione in più sugli acciaccati di turno, perché dopo la gara con i partenopei ne arrivano due altrettanto complicate in un tempo strettissimo. Serviranno forze fresche all'allenatore, che potrebbe far ruotare i suoi giocatori in questa parentesi di campionato, puntando sui più in forma. Non parteciperà alla full immersion Florenzi, che si sta sottoponendo alle terapie per curare la lesione al soleo rimediata in nazionale. Ranieri tiene le dita incrociate per El Shaarawy, che rischia di ricevere lo stesso verdetto dagli esami strumentali che svolgerà oggi (posticipati di 24 ore per valutare meglio l'entità del danno), dopo il rientro anticipato dal ritiro azzurro sempre per un guaio al polpaccio. La Roma resta in emergenza, ma deve leccarsi le ferite e tornare in carreggiata finché la matematica dirà che la Champions è possibile.


Zaniolo si veste d’azzurro: l’unica nota felice in un anno da dimenticare. Manolas: “Qui sto bene”

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - In una Roma che cade a pezzi sotto i colpi di una stagione sfinente, la faccia bella è quella di Nicolò Zaniolo, ragazzo dal quale sta pensando di ripartire anche Mancini in Nazionale. Stasera, nella seconda gara di qualificazione dell’Italia a Euro 2020 (contro il Liechtenstein), ha la chance di giocare titolare. Il talento giallorosso non sprizza salute da tutti i pori neanche lui, ma è sicuramente l’immagine positiva, al momento l’unica, del club. Zaniolo ha risposto alla chiamata del ct azzurro seppur non al meglio della condizione visto che, alla vigilia della gara con la Spal, prima della sosta, era alle prese con un fastidio al polpaccio destro che si trascinava da qualche settimana. Per questo motivo anche Ranieri a Ferrara lo aveva fatto entrare nella ripresa. Trattengono il respiro i tifosi giallorossi, ormai preoccupati anche degli scalini che i giocatori scendono, mentre Nicolò, spavaldo, ha esordito in azzurro sabato scorso, contro la Finlandia a Udine, stessa città in cui esordì anche Francesco Totti (10 ottobre 1998). Trattiene il fiato pure Ranieri, che riprenderà a lavorare stamattina a Trigoria insieme ai superstiti di una rosa decimata. Florenzi ed El Shaarawy sono tornati anzitempo dalla Nazionale e non saranno a disposizione contro il Napoli, domenica prossima, mentre sta cercando di recuperare Kolarov. Proverà a farcela anche Manolas che, alla tv greca, ammette: «A Roma sto bene, c’è la mia vita. Devo ricordarmi da dove sono partito, restando con i piedi per terra, il calcio e la vita non regalano nulla». Intanto la Nike è stata multata dall’Antitrust per 12,5 milioni di euro per aver impedito di vendere in tutti gli Usa le maglie di alcune squadre di calcio, tra cui la Roma.