Arbitri, apre a Coverciano il centro unico Var

IL MESSAGGERO - L’Associazione italiana degli arbitri ha annunciato un progetto che potrebbe vedere la luce già dalla prossima stagione: una sala unica per la Var. Quello in corso è stato il campionato delle polemiche sull’utilizzo della video assistenza: su tutti Fiorentina-Inter, il rigore dato a Chiesa per il 3-3 finale, ma anche il caso limite di Spal-Fiorentina, dove l’applicazione precisa della procedura ha portato all’annullamento di un gol dei padroni di casa e la contestuale concessione del rigore ai viola. L’Aia presieduta da Marcello Nicchi ha annunciato che «è in avanzata fase di progettazione la realizzazione di un centro Var unico per tutte le gare, presso il centro tecnico di Coverciano». Il progetto dovrebbe servire anche da addestramento agli arbitri durante i raduni tecnici nel centro federale.

 

PALESTRA INTERNAZIONALE - «Il centro Var - sottolinea l’Aia in una nota - diventerà anche una vera e propria «palestra» virtuale di allenamento per gli ufficiali di gara, addetti alle funzioni di V.A.R. e A.V.A.R.; sarà utilizzato pure in occasione dei raduni tecniciperiodici,consentendo agli arbitri una sperimentazione continua e una sempre maggiore familiarità nell’uso di questo importante strumento tecnologico».«La sala Var unica - fa notare l’Aia -, in accordo con laFederazione Italiana Giuoco Calcio, probabilmente prenderà il via a partire dalla stagione sportiva 2019/2020, e avrà l’obiettivo di fornire un’attività arbitrale sempre più efficace ed efficiente per l’intero mondo del calcio italiano e internazionale, ponendoci ancora una volta all’avanguardia per capacità di innovazione». Coverciano è stata la sede dell’addestramento degli arbitri del Mondiale russo per l’introduzione della Var alla Coppa del Mondo, ed è italiano anche il coordinatore della video assistenza che l’Uefa ha inserito dagli ottavi di Champions, Roberto Rosetti.


Szczesny, uscita al veleno contro Totti

LEGGO - BALZANI - «Il vero capitano non era Totti, ma De Rossi». Di certo non è stato un rapporto idilliaco quello tra Szczesny e il più forte giocatore della storia della Roma. Ieri, infatti, il portiere juventino che ha giocato due stagioni nella capitale ha di nuovo lanciato una frecciata a Francesco dopo che qualche settimana aveva paragonato la bacheca del baby Pinsoglio a quella dell'ex numero 10. «L'innamoramento dei tifosi nei confronti di Totti forse non era sano per il club - ha detto Szczesny al canale YouTube Foot Truck -. Quando le cose andavano male e lui si riscaldava o entrava in campo, lo stadio si svegliava e cominciava una nuova partita. De Rossi per me è stato sempre il vero capitano della squadra. Questo perché Totti era una leggenda del club ed era una figura talmente forte, probabilmente lo era anche più della squadra. Da un certo punto di vista c'era Totti e c'era la Roma. Daniele invece è stato veramente l'anima dello spogliatoio». Infine su Nainggolan: «Senza gli eccessi fuori dal campo non sarebbe così forte».

 

 


Per Fazio e Marcano c'è una vita tutta nuova

GAZZETTA DELLO SPORT - Uno ha vissuto finora la sua stagione peggiore, l’altro è rimasto a lungo in naftalina, vedendo il campo solo in alcune circostanze isolate. Adesso, però, con il nuovo corso per loro potrebbe esserci anche un domani diverso. Di certo, per Federico Fazio e Ivan Marcano queste undici gare che restano da qui alle fine della stagione saranno fondamentali anche per ipotecare il proprio futuro in giallorosso.  Il vantaggio, per entrambi, può essere la filosofia di gioco della Roma, destinata a cambiare in fase difensiva nel passaggio di conduzione tecnica da Di Francesco a Ranieri. L’allenatore abruzzese giocava infatti con la linea molto alta ed una difesa volta sempre al recupero della palla ed a tenere la squadra il più corta possibile. Con Ranieri, invece, la linea difensiva sarà molto più bassa e compatta, il che inevitabilmente agevolerà in campo sia l’argentino sia lo spagnolo. Fazio ha saltato la sfida con l’Empoli per squalifica, a Ferrara dovrebbe invece tornare regolarmente al suo posto. Finora si è salvato in parte grazie alle quattro reti realizzate, ma la sua stagione complessivamente è negativa.  Marcano, invece, non ha mai ben digerito la filosofia di Di Francesco. Negli ultimi tempi, però, era in crescita, tanto che Di Francesco gli aveva dato fiducia anche nella sfida di Oporto, dove aveva giocato gli ultimi quattro anni. Ranieri, poi, lo ha confermato, anche per necessità.


Auguri Bruno Conti, un rinnovo per regalo

GAZZETTA DELLO SPORT - Ha festeggiato i suoi 64 anni con l’amico di sempre, Francesco Totti, all’interno del centro sportivo di proprietà dello storico capitano della Roma. Bruno Conti ha trascorso così il giorno della sua festa, circondato da chi, a Trigoria, gli vuole più bene. E circondato anche dalla marea di affetto che, tra radio e social, i tifosi della Roma gli hanno inviato. È nato lo stesso giorno di Pallotta, De Sisti e Sebino Nela, ma per i romanisti come Bruno da Nettuno non c’è nessuno. Anzi, c’è lui con Totti, Falcao, De Rossi e poi tutti gli altri. È proprio in virtù di questo legame imprescindibile con la gente che immaginare il suo futuro lontano da Roma e dalla Roma è davvero difficile. Conti ha il contratto in scadenza a giugno, ancora non ha parlato ufficialmente e concretamente con la società per il rinnovo, ma la volontà è quella di proseguire insieme. Come è sempre stato, eccezion fatta per la parentesi al Genoa, ormai 40 anni fa.


Parnasi e i favori alla politica: nuove accuse al tesoriere pd

IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Non c'è solo l'accusa di finanziamento illecito ad appesantire le spalle del tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, indagato nella maxi inchiesta sui rapporti opachi tra l'imprenditore Luca Parnasi - già imputato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione - e la politica. Ora, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e le pm Barbara Zuin e Luigia Spinelliipotizzano a suo carico anche l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, nel filone parallelo a quello sul giro di favori e mazzette legato alla realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle. Se da un lato si aggrava la posizione del tesoriere dem, ieri il suo omologo della Lega, Giulio Centemero, indagato pure lui per finanziamento illecito in concorso con l'imprenditore romano, si sarebbe dovuto presentare in procura per chiarire la sua posizione. L'interrogatorio, però, è saltato: Centemero, assistito dall'avvocato Roberto Zingari, ha consegnato ai magistrati una memoria in cui specifica di essere indagato per gli stessi fatti anche a Bergamo.

 
LA NOTA - «Il mio assistito, pur essendo pronto a fornire ogni chiarimento, ha ritenuto opportuno non sottoporsi all'interrogatorio - specifica l'avvocato Zingari - atteso che per le medesime condotte sta procedendo la procura di Bergamo presso la quale è stata già depositata un'ampia memoria difensiva. È necessario un chiarimento in merito a quale sia la procura competente». Le accuse mosse a Centemero sono relative alla donazione di 250mila euro - alla vigilia delle ultime elezioni - da parte di Parnasi alla Più Voci, onlus considerata vicina al Carroccio. Agli atti dell'inchiesta, le intercettazioni dell'imprenditore e le dichiarazioni rilasciate ai pm: Parnasi avrebbe ammesso di avere trattato con Centemero sulle cifre e di avere poi delegato la questione ai suoi soci. Una collaborazione con gli inquirenti che aveva permesso al costruttore di lasciare il carcere - era stato arrestato in giugno - e di andare ai domiciliari, per poi essere sottoposto solo all'obbligo di firma.

 
LA FONDAZIONE EYU - Per quanto riguarda Bonifazi, invece, nel mirino dei pm c'è il finanziamento da 150mila euro che il costruttore avrebbe erogato in favore della Fondazione Eyu, vicina al Pd e presieduta dal tesoriere dem. Un pagamento giustificato con l'emissione di fattura che, per l'accusa, sarebbe relativa a servizi mai svolti: uno studio sul rapporto tra la casa e i cittadini, nello specifico. Quella relazione, come ipotizzano i carabinieri del Nucleo investigativo, sarebbe sproporzionata rispetto al conto saldato. Il sospetto dei magistrati è che il denaro fosse destinato al partito: la fondazione potrebbe essere stata usata come canale per fare arrivare al Pd soldi non in chiaro, circostanza sempre smentita dall'esponente dem. Il costruttore avrebbe però ammesso che tra lui e il tesoriere, prima dell'ultima campagna elettorale, ci sarebbero stati diversi contatti e un incontro nella sede del Pd a Sant'Andrea delle Fratte.

 
I PAGAMENTIDal gruppo Parsitalia di Parnasi, la Fondazione avrebbe ricevuto in totale 250mila euro, in due tranche: 150mila euro più 100mila. La seconda dazione, però, sarebbe regolarmente documentata. A gestire i pagamenti, il tesoriere della fondazione, Domenico Petrolo, che, soprattutto a ridosso delle elezioni, era diventato particolarmente insistente. In un'informativa, i carabinieri scrivono che a ridosso del 4 marzo 2018 il tesoriere di Eyu aveva chiamato i collaboratori dell'imprenditore e aveva sollecitato «il pagamento, affermando che ciò li aiuterebbe molto, trattandosi degli ultimi giorni. Evidente è il riferimento alle vicine elezioni e alla campagna elettorale».
Mentre proseguono le indagini sui rapporti del costruttore con la politica, l'affaire Tor di Valle arriva sul banco degli imputati. Si è già aperto il processo a carico del consulente della sindaca Virginia Raggi, Luca Lanzalone, accusato di corruzione per avere agevolato Parnasi in cambio di incarichi. Mentre per l'imprenditore e altre 14 persone - i suoi collaboratori, politici e funzionari capitolini - è prevista l'udienza preliminare il 2 aprile: il gup dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio.


Lo stadio manda in crisi il M5S anche in XI Municipio: la maggioranza non c'è più

IL MESSAGGERO - DE CICCO - La mappa di Roma che alle elezioni del 2016 si tingeva di giallo grillino in tutti i distretti, eccezion fatta per il Centro storico e i Parioli, al giro di boa di metà mandato comincia a stingersi. Implodono le giunte locali: in principio fu la Garbatella (marzo 2017), poi Montesacro (febbraio 2018), e ora rischia di saltare l'amministrazione del Municipio XI(Portuense, Corviale e Magliana), 156mila abitanti come Livorno o Cagliari. Stavolta però, a differenza degli altri due harakiri stellati, non ci sono di mezzo antipatie personali e beghe para-condominiali. A far collassare la maggioranza è la controversa operazione Tor di Valle, il nuovo stadio della Roma con annesso mega-centro di negozi, uffici e alberghi. Il M5S era contrario al progetto fino a due anni fa, salvo poi fare inversione a U, dopo una sforbiciata parziale alle cubature per i privati e un taglio massiccio alle opere pubbliche. Raggi ormai non parla più di «speculazione», ma twitta che «lo stadio si fa».
Non tutti, nei territori, si sono accodati. Nell'XI distretto, due consiglieri hanno già abbandonatoil Movimento proprio per i malumori sullo stadio, aderendo alla corrente di Cristina Grancio, la grillina dissidente su Tor di Valle in Campidoglio. Ieri ha lasciato la maggioranza, passando al gruppo misto, un'altra consigliera, Francesca Sappia. Risultato: la giunta del minisindaco Mario Torelli, ex poliziotto ed ex dipietrista, è rimasta con 12 consiglieri su 25 nel parlamentino municipale. L'addio di Sappia è intinto nel curaro: «Il Campidoglio ci ha abbandonato e il Movimento romano e municipale ha tradito i suoi ideali. Troppe scelte calate dall'alto, nessun ascolto dei consiglieri. E troppe contraddizioni, a partire da Tor di Valle. Sono sempre stata contraria, come lo era il nostro Tavolo Urbanistica». Lo stadio è stato l'inizio, il resto sono scelte locali: «I rifiuti a Ponte Malnome, la sperimentazione del viadotto della Magliana, non ero d'accordo, la preferenziale sbagliata sulla Portuense». Il clima, si sfoga ancora la consigliera, «si era fatto pesante da luglio, ho bloccato quasi tutti i miei colleghi sul cellulare». 

 
LE MOSSE DI RAGGI - Raggi è in allerta. Ieri ha chiamato Torelli per capire quanto fosse grave la situazione. L'ordine del Campidoglio a questo punto è: ricucire. Far rientrare almeno l'ultima dissidente, per evitare l'ennesimo scioglimento anticipato di una circoscrizione, con nuove elezioni che esporrebbero la sindaca e il M5S a un pericoloso test prima del voto del 2021.
Il minisindaco è senza numeri ma promette battaglia. «Non lascio», assicura. Sta all'opposizione, allora, compattarsi per tentare la mossa del cavallo: una mozione di sfiducia che se mettesse insieme 13 voti su 12 - cioè tutta la minoranza - porterebbe il Municipio prima al commissariamento e poi a nuove elezioni. «Se Torelli non si fa da parte, quella è la strada maestra, anche perché già da mesi l'attività amministrativa è paralizzata», spiegano i consiglieri locali del Pd, Maurizio Veloccia e Gianluca Lanzi.
Tutta l'opposizione, non solo locale, soffia sul fuoco perché intravede un'altra crepa nell'amministrazione di Raggi. Il senatore Bruno Astorre, segretario del Pd Lazio, parla dell'ennesima crisi generata «dai dissidi interni». Lo stesso dicono da Fratelli d'Italia a Forza Italia. Anche nel gruppo M5S in Campidoglio, c'è chi si dice «dispiaciuta per il passaggio di Francesca al gruppo misto, le riconosco di essere stata una consigliera molto presente sul territorio», commenta l'onorevole capitolina Simona Ficcardi. E lei, Sappia, che rischia di diventare l'ago della bilancia, si mantiene cauta, per ora: «La mozione di sfiducia? Ancora non ho deciso».


Coppa Italia: la Roma si salva in extremis

GAZETTA DELLO SPORT - La Coppa Italia è un obiettivo a cui la Roma tiene tantissimo. Ed invece la Roma femminile ieri si è dovuta accontentare di un pareggio per 1-1 nella semifinale d’andata con la Fiorentina (l’altro match è finito 2-1 per la Juve a Milano contro il Milan), contro la detentrice del trofeo. A decidere la sfida sono state le reti nel finale prima della viola Bonetti, poi della giallorossa Serturini. Le due squadre avevano già pareggiato in campionato per 0-0, ora si contenderanno la finale (28 aprile, si giocherà a Parma) nella sfida di ritorno, a Firenze il 17 aprile.


Addio a Delfini, il primo tecnico di Totti

LA REPUBBLICA - SISTI - Carlo Delfini stava in campo, sempre in campo. Guardava i ragazzi allenarsi o giocare, indossava la tuta, una maglietta, gli scarpini di una volta, aveva un fischietto in bocca e qualche pallone fra le mani. È morto ieri, forse con una sciarpa al collo. Tra i piccoli che vennero su con lui alla Lodigiani, quando il calcio a Roma era anche e soprattutto quello delle borgate (la Lodigiani fondata nel ’72 simboleggiava San Basilio), uno si chiamava Francesco Totti. Era arrivato dalla Smit Trastevere e prometteva come nessun altro, nonostante quella sua magrezza che faceva venir voglia di andargli a comprare un panino con la “mortazza”. Non sempre gli allenatori lo capivano: «Ma se po’ sapé che te frega», gli diceva papà Enzo, «mica vorrai fa’ er carciatore…!». No, per carità. Delfini però l’aveva puntato. Volevano fargli mettere muscoli: «Ma no, per quelli c’è tempo», diceva. Totti fu uno di quelli che Carlo allevò senza clamore, come Candreva, Toni, Di Michele, perché il clamore non faceva parte del suo stile. “Checco” sarebbe presto andato via: «È questo il nostro compito: allevare e non poter trattenere», ripetono sempre i tecnici delle giovanili. È la loro dannazione. Qualche anno prima dell’arrivo di Totti, alla guida della prima squadra della Lodigiani era arrivato Alberto De Rossi. Quando Francesco passò alla Roma nell’89, a 13 anni, sulla panchina della Lodigiani sedeva Saul Malatrasi, altro spicchio giallorosso. Delfini era sempre lì a intuire il futuro: «Mamma aveva la sua alternativa», spiegò un giorno Francesco, «o Roma o Lazio». Sappiamo come è andata. Delfini se n’è andato mentre ancora gestiva gli Under 14 della rifondata Lodigiani (ora in Prima Categoria) con i suoi modi da “pozzolana” (mista a erba) che regnava una volta nel mitico e ritrovato “Francesca Gianni”. Modi e spirito, quelli di Delfini, che ci ricordano i Mikasa e le romantiche scivolate sui “serci”. Non era ancora tempo di erbe sintetiche.


Szczesny: «Il vero capitano è De Rossi»

IL TEMPO - SCHITO - «De Rossi per me è stato sempre il vero capitano della squadra nello spogliatoio». Non utilizza mezze misure Wojciech Szczesny nel ricordare i tempi passati. Due anni fa il portiere polacco vestiva la maglia giallorossa e nell'intervista rilasciata al canale YouTube di «Foot Truck» ha voluto dire la sua su due personaggi piuttosto ingombranti nella capitale: «Totti è una grande figura, sia per la reputazione che per le qualità. L’'innamoramento dei tifosi nei suoi confronti forse non faceva bene alla società e alla squadra. Però da un certo punto di vista era comprensibile che quando le cose andavano male lui si riscaldava o entrava in campo e lo stadio si svegliava e cominciava una nuova partita». Per il portiere bianconero era De Rossi a incarnare i valori del vero capitano: «Questo perché Totti era una leggenda del club ed era una figura forte, probabilmente lo era anche più della squadra. Da un certo punto di vista c'era Totti e c'era la Roma, Daniele invece è stato veramente l’anima dello spogliatoio, con un carattere eccezionale ed è veramente un grande calciatore». Benzina sul fuoco delle polemiche che troppo spesso divampano nella capitale.


Riecco la strana coppia

IL TEMPO - MENGHI - L’oggi e il domani insieme. Dzeko e Schick a braccetto nel 4-4-2 è la mossa annunciata di Ranieri che fa felice la Roma. Perché l’investimento fatto sul ceco, la punta del futuro che sta cercando sbocchi di crescita alle spalle del compagno che domenica compirà 33 anni, può subire una bella accelerata nelle mani giuste e quelle esperte del nuovo tecnico possono riuscire laddove Di Francesco ha più volte fallito: la convivenza di questi due attaccanti. Troppe volte li abbiamo visti pestarsi i piedi, troppe poche invece dialogare tra loro. Ma prima l’idea di base prevedeva uno o l’altro, adesso le cose sono cambiate e l'allenatore non pensa solo che possano giocare insieme, bensì che debbano farlo. In maniera categorica. E la differenza sostanziale, che potrebbe far mutare anche il risultato dell’esperimento, sta nel modulo: non più 4-2-3-1 o 4-3-3, dove l'attaccante di riferimento è uno solo e tutt'intorno si muovono gli esterni o il trequartista di turno, dove cioè Schick è stato costretto a sacrificarsi in fase di copertura, a correre tanto, finendo poi troppo vicino a Dzeko o troppo lontano dalla porta, bensì il 4-4-2 pragmatico di Ranieri, che dovrebbe permettere all'ex Sampdoria di esprimersi al meglio nelle vesti di seconda punta. «Ogni attaccante fa meglio quando gioca con un altro e non è da solo. Penso che possa essere un vantaggio anche per Edin», lo spot del ceco dopo l'Empoli. E allora sabato in casa della Spal partirà il nuovo esperimento di coppia, col bosniaco riposato e particolarmente ispirato quando va in esterna e Schick tornato al gol in campionato dopo quasi 3 mesi. I due hanno già condiviso il campo in 37 occasioni, per un totale di 1.240 minuti in cui sono arrivate 15 vittorie, 10 pareggi e 12 sconfitte. Ranieri si augura di poter migliorare questo bilancio, oltre a rendere meno pesante quello del club su cui gravano comunque i 42 milioni di euro scommessi sul ceco. Il suo valore sta venendo fuori man mano e non può essere un caso se tutti coloro che lo vedono allenarsi a Trigoria
notano le indiscutibili qualità. Gli mancano, certo, la continuità di rendimento e i gol, e il 67enne arrivato da Londra spera di poter accelerare il processo di crescita di questo giocatore che «ha tutto e può essere uno dei miei uomini». Uno dei combattenti nella corsa Champions, un pezzo da novanta come Dzeko e insieme a lui. Ma la vera convivenza da testare è quella tra le due punte, El Shaarawy e Zaniolo, che sta recuperando in fretta dal problema al polpaccio  (ieri individuale in campo con Kolarov e Pastore). Per Manolas, Pellegrini, De Rossi e Under se ne riparla dopo la sosta. I dubbi di formazione non saranno sciolti dal tecnico alla vigilia, perché Ranieri oltre al modulo ha cambiato anche le modalità della rituale conferenza stampa: la farà oggi alle 10.30, ovvero prima degli ultimi due allenamenti della squadra, che partirà domani alle 15.30 per Ferrara, dove abbraccerà i 1.500 tifosi romanisti (settore ospiti sold out) che risponderanno presente alla convocazione di Ranieri.


Ranieri e l’attacco dei giganti per i 1.500 tifosi a Ferrara

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Non uno, ma due centravanti. La Roma di Ranieri aumenta le bocche da fuoco, per colpire gli avversari, provando ad aumentare la media realizzativa degli attaccanti. E se contro l’Empoli la formazione era da bollino rosso — tra squalifiche e infortuni — dopodomani si potrà vedere un po’ di più la squadra che ha in testa il nuovo tecnico. Ripartendo proprio dalla tanto sbandierata convivenza Dzeko—Schick. Il mister di Testaccio, fin dalla conferenza di presentazione, ha sottolineato l’obbligo di trovare un modo, una strada credibile, per far giocare insieme i due gigantoni. Missione fallita da Di Francesco, che aveva prima provato con Schick esterno, poi più vicino al collega, non riuscendo però mai a chiudere bene il cerchio. Ranieri — che durante gli allenamenti si rapporta ai suoi passando indifferentemente dall’italiano all’inglese, avendo quindi un dialogo molto più diretto con i giovani stranieri in rosa — in questi giorni sta lavorando molto con i due centravanti, inserendoli in una sorta di 4-4-2 che preveda continui scambi di posizione tra loro (un 4-4-1-1, di fatto). Nell’anno e mezzo di Di Francesco, Dzeko e Schick si sono ritrovati a giocare insieme 35 volte (15 le vittorie, 10 i pareggi e 10 le sconfitte), con una realizzazione complessiva di 21 reti (19 Dzeko, solo 2 Schick). Sembrerebbe quindi che tutti i vantaggi andrebbero al bosniaco che, dall’arrivo di Eusebio, invocava maggior supporto in fase offensiva, con un compagno più vicino che lo aiutasse. E Ranieri si sta confrontando molto con il numero 9, per capire come riuscire ad aiutarlo, integrando alla sua mole di lavoro quella del più giovane collega, andato in gol contro l’Empoli. Nell’esordio di Ranieriall’Olimpico, la convivenza non è stata possibile per la squalifica di Dzeko. Sabato, a Ferrara la coppia potrà invece fare le prove da matrimonio. A Ferrara la Roma giocherà davanti a 1.500 romanisti che hanno esaurito i biglietti del settore ospiti. Il richiamo al “Vento della romanità” e al sostegno dei tifosi, dopo aver portato quasi 35mila persone all’Olimpico lunedì scorso, smuoverà i sostenitori giallorossi anche sabato, per una trasferta che ha un valore enorme per la classifica, visto che poi domenica si giocherà il derby di Milano. La conferenza di Ranieri, intanto, ci sarà questa mattina, a due giorni dalla gara, invece di domani, prima della partenza. Il tecnico giallorosso preferisce anticipare in modo da potersi concentrare poi solamente sulla preparazione tattica e mentale della partita. «Un’altra settimana di lavoro, ripartendo da quei tre punti importanti— torna a far sentire il suo pensiero sui social, dopo quasi tre mesi, Cristante — con uno sguardo al passato ed una dedica speciale a mister Di Francesco. e uno sguardo al futuro, che sia ancora da Champions». Ha invece festeggiato ieri i suoi 64 anni, Bruno Conti, con un pranzo al quale ha partecipato anche Francesco Totti.


Dalla Provincia alla sede Atac: gli affari politici di Luca Parnasi

LA REPUBBLICA - AUTIERI - L’ultima inchiesta della Corte dei Conti sulla nuova sede della provincia di Roma assegna in via definitiva a Luca Parnasi il ruolo di “prezzemolino” degli affari romani, una sorta di imprenditore ubiquo che, forte di solide entrature politiche, riesce a mettere la sua firma sulle operazioni che contano. Contava e molto (293 milioni di euro) l’edificio che avrebbe dovuto ospitare la nuova sede della Provincia di Roma; così come contava (oltre 100 milioni di euro) il business messo in piedi per la nuova sede dell’Atac. Il quadrante cittadino è per entrambi lo stesso, l’Eur, dove Parnasi aveva in mente di costruire la sua “Milano 2”, una ricca area dove sono confluiti l’Eurosky Tower (il primo grattacielo di Roma, alto 120 metri), il centro commerciale Euroma2 (uno dei più grandi d’Europa) e un business park con 172mila metri quadri di uffici. Tra questi, appunto, la sede della provincia ma anche il “Palazzo della Mobilità” di Atac. La storia del trasferimento del quartier generale della municipalizzata inizia nel 2005 e nel 2009 Atac versa a Bnp Paribas (titolare del progetto) una caparra di 20 milioni a garanzia dell’acquisto. Il fondo della banca ne affida la costruzione a Parsitalia, la società controllata dalla famiglia Parnasi e finita in liquidazione, con il termine ultimo per la chiusura dei lavori fissato al 2011. I tempi si allungano, al punto che nel 2016 l’ex-direttore generale di Atac Rettighieri deposita un esposto in procura. Ma la domanda vera è perché Atac abbia scelto Parnasi e quei terreni del Castellaccio per la sua nuova sede. Prima di questa decisione, l’azienda sembrava intenzionata a realizzare il suo quartier generale a Garbatella, non solo perché a pochi metri dalla fermata della linea B e a due passi dalla Dirigenza Centrale Operativa (la centrale da cui si controlla la mobilità romana), ma anche perché proprietaria dei terreni. Il progetto era a uno stadio così avanzato che l’università Roma Tre aveva firmato un protocollo di intesa con il Comune per realizzare una enorme area di uffici all’interno della quale avrebbe riservato lo spazio per la sede di Atac. Ma il progetto, per quanto conveniente, naufragò e la dirigenza della municipalizzata preferì Castellaccio. Del resto, proprio in quegli anni stava sbocciando l’amore tra Parnasi e Atac, un asse di ferro intorno al quale l’imprenditore ha costruito parte della sua fortuna, trovando in Atac un utile alleato, sia quando vende a Parnasi, sia quando viene chiamato in causa nelle partite più delicate della città. Questo è accaduto con la scelta dei terreni dove realizzare lo stadio della Roma, ricaduta su Tor di Valle dopo che era stata presa in considerazione l’area della Casilina, a poche centinaia di metri dal capolinea della linea C. Questa soluzione aveva messo d’accordo il proprietario della Tenuta Pantano Borghese, ma anche il colosso delle costruzioni Astaldi che, in un incontro con il comune, si era detto disponibile a prolungare il collegamento metropolitano fino allo stadio e a realizzare uno svincolo dedicato sulla bretella autostradale. Ma quei terreni non erano di Parnasi, e per fortuna dell’imprenditore, la scelta è caduta ancora su di lui.