«Stadio fuori dall’indagine del Campidoglio»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle non è interessato dall’indagine interna disposta dalla sindaca Virginia Raggi dopo la nuova ondata di arresti e indagati che ha mandato in carcere anche il presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito.

Un distinguo ufficioso che viene dal Campidoglio: sotto la lente di ingrandimento ci sono i dossier dell’ex Fiera di Roma, degli ex Mercati generali e dell’ex Stazione Trastevere. Ma sullo stadio l’inchiesta interna si fece già al tempo dell’arresto di Parnasi e Lanzalone, senza rintracciare irregolarità nel percorso di concessione dei permessi.


Bebe Vio, un’altra vittoria con dedica «Firmo fogli-gara scrivendo Totti 10»

IL MESSAGGERO - LENGUA - Bebe Vio pazza d’amore per la Roma e Francesco Totti (in queste ore in Cina per la Football Legends Cup). La campionessa schermitrice paralimpica, prima di vincere ieri a Pisa la gara di Coppa del Mondo (21°successo in carriera!), ha svelato un retroscena riguardante la firma del foglio dei punteggi e la sua attestata fede giallorossa: «Non so neanche quanto sia legale, perché è il foglio che dice tutti i punteggi che hai fatto e tu firmandolo li confermi. All’inizio firmavo Bebe Vio, ma non facevo bene in gara. Poi ho detto “Vabbè”, mi porta bene Totti, sono romanista e stavolta firmo Totti 10. Da quando ho iniziato a firmare così sono andata bene in tutte le gare. Se Totti lo sa? No,non lo so. In realtà me lo sono sempre tenuta per me. L’importante è che non inizino a farlo anche gli altri», le sue parole a Sky. Il primo incontro tra Totti e Bebe Vio risale al 2014 quando Beatrice è stata ospitata a Trigoria assieme al presidente del comitato paralimpico Luca Pancalli in vista delle Olimpiadi di Rio. Nel 2017, invece, è stata conduttrice del programma “La vita è una figata!” in onda su Rai 1 e grazie alla complicità del presidente del Coni Giovanni Malagò ha ricevuto la telefonata dell’ex capitano romanista: «Ciao bambola...Una sera organizziamo una cena insieme».

 

 

Un Riccardi da applausi con l’Italia Under 19

LA GAZZETTA DELLO SPORT - C’è un romanista che ogni volta che scende in campo strappa applausi. Si tratta di Alessio Riccardi, nuovo «golden boy» del settore giovanile, e ultima (in ordine di tempo) promessa del calcio italiano, su cui ha già messo gli occhi il c.t. azzurro Mancini. Ieri il talento giallorosso ha avuto un ruolo fondamentale nella vittoria dell’Under 19 (in campo anche l’altro romanista, Greco, assist per lui) contro l’Ucraina, realizzando il gol del momentaneo 2-1 proprio sul finire del primo tempo e confermando quello che a Trigoria sanno già da un po’, e cioè che il classe 2001 è un predestinato.


Florenzi, stop di venti giorni. E anche Kolarov è a rischio

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Nel momento più importante della stagione, con tre partite (Napoli, Fiorentina e Samp) in sei giorni, la Roma è rimasta senza terzini titolari. Gli esami a cui si è sottoposto ieri mattina, infatti, hanno confermato i timori per Alessandro Florenzi, costretto ad abbandonare il ritiro della Nazionale per un problema al polpaccio sinistro: lesione al soleo il verdetto: almeno 20 giorni fuori. Anche Kolarov per ora non riesce a recuperare. L’esterno serbo, rientrato anche lui dal ritiro della nazionale, è vittima di un nuovo problema muscolare, probabilmente per il sovraccarico di lavoro per recuperare dal vecchio infortunio.

 


L’avvocato Pellegrini: «Stadio, si può andare avanti il Comune non cerchi alibi»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Gianluigi Pellegrino, 51 anni, uno dei massimi avvocati amministrativisti d’Italia. Capace, per intenderci, di andare in rotta di collisione (e vincere) con gli interessi di personaggi come Berlusconi, De Luca, Alemanno e tanti altri che la parabola del potere mette in vetrina e poi offusca.

Pellegrino, a Roma tiene banco la vicenda giudiziaria legata al nuovo stadio di Tor di Valle, anche se il p.m. Ielo dice che la procedura per la costruzione dell’impianto non è stata toccata dalle indagini.

«Ed infatti, si può andare avanti nell’iter. Occorre tenere distinti i reati penali dalle norme amministrative e dalle responsabilità politiche. I magistrati valuteranno se gli atti contestati integrino condotte corruttive proprie o improprie. Nel primo caso gli episodi di corruzione avrebbero generato degli atti illegittimi, nel secondo – cioè nel caso di interventi per velocizzare atti che comunque potevano essere approvati – la questione è diversa. Facciamo un esempio: se ho diritto a ottenere il permesso di costruire un balcone a casa mia ma faccio un regalo al funzionario che deve rilasciarlo perché faccia più in fretta, sono perseguibile ma continuo ad avere il diritto di ottenere quel permesso».

La Roma, avendo già ottenuto la «pubblica utilità» e il via libera da parte della Conferenza dei Servizi, minaccia di fare causa per danni al Comune, qualora si arrivasse a uno stop del progetto.

«Secondo me non avrebbe diritto a ricevere danni perché ancora la variante non e’ stata approvata ne’ tanto meno firmata una Convenzione Urbanistica. Al massimo, potrebbe ricevere un indennizzo per una parte delle spese sostenute finora (75 milioni, ndr), ma anche qui andrebbe considerato il rischio d’impresa del proponente. Per pagare i danni ci vogliono contratti già firmati, come – per intenderci – per la Tav Torino-Lione».

Eppure la sindaca Raggi ha parlato di penali da pagare se si sospendesse l’iter.
«Guardi, è tutta una ricerca di alibi. La questione è solo politica. Visto che lo stadio è fuori dall’inchiesta, l’amministrazione ha tutto il diritto di andare avanti e concedere i permessi per la costruzione. Ma se ne deve assumere la responsabilità. In questo modo, invece, è come se dicesse: “Devo a forza mangiare questo piatto di pasta”. No, se lo mangi è perché ti piace, non perché se non lo fa ti succede qualcosa. Chiaro, no?».


Zaniolo: «Ho coronato il mio sogno da bambino. Ora penso a qualificarci con la Roma in Champions»

LA GAZZETTA DELLO SPORT - È stata la serata delle prime volte. Primo gol in azzurro per Nicolò Barella, prima presenza per Nicolò Zaniolo. «Ho coronato il mio sogno da bambino – le parole del diciannovenne romanista –, ora devo pensare solo a lavorare. È fondamentale restare concentrati, arrivare a questi livelli non è semplice ma la cosa più difficile è restarci. Ci vuole la testa e la famiglia alle spalle. Ora penso a battere il Liechtenstein e poi a qualificarci con la Roma in Champions».

 


Calciomercato Roma: i giallorossi pensano anche a Jardim e Bielsa per il dopo Ranieri

LA GAZZETTA DELLO SPORT - In attesa di capire chi sarà il nuovo direttore sportivo del club giallorosso (se sarà Massara o qualcun'altro), la Roma continua ad essere alla ricerca di un allenatore che a fine stagione possa prendere il posto di Claudio Ranieri destinato a giugno a lasciare la panchina romanista. Oltre ai soliti nomi comparsi in questi giorni, ovvero Maurizio Sarri, Antonio Conte, Gian Piero Gasperini e Marco Giampaolo, i giornali oggi in edicola hanno prefigurato anche delle possibili soluzioni estere. Tra i tecnici accostati ai colori giallorossi si sono anche Leonardo Jardim, tornato sulla panchina del Monaco dopo essere stato esonerato nell'ottobre scorso, quando venne sostituito da Thierry Henry,  e Marcelo Bielsa, attualmente al Leeds United.

 


La notte di Barella e Kean: l’Italia ritorna al futuro

LA REPUBBLICA - CURRO' - La prima vittoria della giovane Italia di Mancini, lungo il cammino appena iniziato verso Euro 2020, l’hanno firmata due giovani: il 22enne Barella con un destro al volo all’alba della partita e il 19enne Kean quasi al tramonto, con uno scatto tagliente quanto il rasoterra del suo primo gol in Nazionale alla prima da titolare. Così l’inedita coppia di goleador ha nascosto l’impaccio di qualche veterano e i difetti di un primo tempo alquanto imperfetto, di fronte alla resistibilissima Finlandia. La scossa elettrica alla partita, però, l’ha data nel finale l’ingresso del veterano tra i veterani, il trentaseienne Quagliarella, che il pubblico di Udine ha salutato come una specie di figliol prodigo: testata appena a lato, sull’unico guizzo di Bernardeschi. Sono le contraddizioni di una squadra in formazione e non è detto che sia un problema. Intanto, avendo vissuto dopo il trionfo di Berlino 2006 tre Europei da protagonista, contro due Mondiali da comprimaria e il terzo da spettatrice, gli azzurri possono accogliere come buon auspicio il 2-0 col quale hanno inaugurato le qualificazioni. L’esito, imposto dal dovere e suggerito dalla logica, ha interrotto il digiuno di successi in casa, che durava da 6 partite. L’Italia è inoltre tornata a segnare più di un gol alla volta.

In verità l’attesa degli esteti era sostanzialmente duplice: per il bel gioco promesso da Mancini e per il diciannovenne Kean, data la sua etichetta di predestinato. È andata delusa la prima parte dell’assioma, anche se la metamorfosi tecnica tra i due tempi chiama in causa un intoppo tattico, legato allo schieramento iniziale. Mancini ha spostato l’asse del gioco offensivo a destra, dove il terzino Piccini, a sua volta debuttante da titolare, diventava l’ala dell’attacco a 5, completato da Bernardeschi interno destro, Immobile centravanti, Barella incursore e Kean esterno sinistro. Ma il traffico del centrocampo, oltre a disinnescare le veroniche e le imbucate di Bernardeschi, ha indotto gli azzurri a saltare il doppio regista Jorginho-Verratti e soprattutto a impostare l’azione con Chiellini centrale e non con Bonucci, più adatto al ruolo. Per fortuna il precoce gol di Barella, che ha trovato dal limite la fortunata deviazione dello stinco di Vaisanen, difensore del Crotone, ha attenuato il disagio. Il ct si è poi corretto nell’intervallo: col terzino sinistro Biraghi ala sinistra e Kean a destra, l’equilibrio tattico ristabilito ha concesso a Jorginho e Verratti di tornare nel vivo dell’azione e a Bonucci di lanciare, anche se Pukki, punta del Norwich in Premier League, ha rischiato di pareggiare, con un tocco appena fuori, in mezzo a una difesa sbilanciata. Ma Immobile si è risvegliato in tempo per garantire un assist da trequartista a Kean e da lì in poi è diventata una festa, con Quagliarella in campo e Zaniolo all’esordio. Così l’attesa primaria di ogni tifoso italiano, incline per natura al pragmatismo, è stata premiata: si è interrotto l’inusuale ciclo, quasi biennale, dei pareggi casalinghi. E nella storia minima dei confronti con i finlandesi, contraddistinta da un paio di 6-1, ma anche da uno 0-0 a Roma nel 1975, precedente allarmante in un’analoga fase di ricostruzione della squadra, il nome del millennial Kean si è aggiunto ad altri assai illustri. Piolainflisse ai malcapitati una tripletta, Sandro Mazzola due doppiette, Bettega quattro reti in una partita, Vieri un’altra doppietta, Totti e Del Piero gol singoli. Mancini è soddisfatto della risposta alle vittorie di Grecia e Bosnia, le rivali del girone: «Non era facile, non giocavamo da 5 mesi». Non è più tempo di sfracelli. Però martedì a Parma si affaccerà il Liechtenstein e già una parolina magica ronza nell’aere azzurro: goleada. Ventura non la volle sentire e mal gliene incolse. Conviene cautelarsi.


L’Albania dopo 2 anni esonera Panucci

LA GAZZETTA DELLO SPORT - La federazione ha esonerato Christian Panucci, decisiva la sconfitta per 2-0 con la Turchianelle qualificazioni per l’Europeo del prossimo anno. Nel comunicare di aver «ufficialmente interrotto la collaborazione», la federazione lo ringrazia «per il lavoro svolto finora» e gli augura «il successo nella sua carriera». Le solite parole di circostanza, in realtà i rapporti tra l’allenatore, che nel luglio 2017 aveva preso il posto del dimissionario De Biasi, e l’ambiente (federazione, giocatori, stampa e, appunto, politici) erano deteriorati da diverso tempo. Nella seconda partita del girone eliminatorio, domani sera sul campo di Andorra, l’Albania sarà guidata da Ervin Bulku e Sulejman Mema, così come dal resto dello staff attuale.

 


Roma e Uefa botta-risposta sul Fair Play

IL TEMPO - AUSTINI - Lo scambio epistolare cambierà qualcosa? Per ora siamo alla forma, aspettando che diventi sostanza. La Roma e la Uefa si sono confrontate per iscritto nelle ultime settimane a proposito del fair play finanziario. Ha iniziato il club di Pallotta chiedendo chiarimenti alla commissione che controlla i bilanci delle società iscritte alle coppe, lamentando disparità di trattamento, la risposta da Nyon è arrivata nel giro di qualche giorno, a seguire una controreplica e ulteriori spiegazioni dalla Uefa. Il contenuto è rimasto riservato, a Trigoria vorrebbero che gli effetti fossero concreti e non solo mediatici. Il senso della lamentela giallorossa esposta nella lettera iniziale, spedita il 15 febbraio scorso, lo ha spiegato il presidente in una radio americana: «Quando guardiamo ad alcune sanzioni o alla scarsità di pene inflitte - l'analisi di Pallotta - perché preoccuparsi del FFP? Non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla?».

E quel numero non è casuale: 12 milioni è l'ammontare della multa comminata al Milan dopo aver sostanzialmente ignorato negli ultimi anni i paletti imposti dall'Uefa. Il passaggio delle quote al fondo Elliott, che nel frattempo ha rimesso in vendita il club rossonero, ha spinto il Tas a concedere una sorta di indulto al Milan, ma a maggio l'Uefa dovrà giudicare gli ulteriori debiti accumulati durante l'inquietante gestione dei cinesi. L'Inter da un paio di stagioni ha aggirato il problema incamerando una valanga di milioni dagli sponsor legati a Suning e facendo plusvalenze con i giovani della Primavera, la Juventus nelle ultime sessioni di mercato si è inventata di tutto (Mandragora, Sturaro e Audero i casi più discussi) per pareggiare l'investimento su Ronaldo che ha alterato gli equilibri di bilancio. Per non parlare di Psg e Manchester City che da anni spendono fortune per acquistare calciatori e poi corrono ai ripari con contratti che hanno fatto scandalo. Nel frattempo la Roma ha invece continuato a seguire lo spirito delle norme, cercando a sua volta di allestire operazioni elaborate sul mercato, ma si è ritrovata costretta di anno in anno a sacrificare pezzi pregiati della rosa. Ora Pallotta è stufo - per non parlare della vicenda stadio o degli arbitraggi in Champions - alza la voce ma non intende cambiare strategia. La Roma, fino a che sarà sua, cercherà di rispettare le regole, e adesso si aspetta che venga imposto anche ai club concorrenti. Un primo segnale concreto è arrivato dal presidente federale Gravina che ha alzato l'attenzione sui pericoli delle plusvalenze. A Nyon e Losanna faranno lo stesso?


Sempre più Roma: con Petrachi qualcosa di più di un accordo di massima

LA STAMPA - DE SANTIS, MANASSERO - Stupore e tentazione. Sono i diversi sentimenti che animano le due anime di un Toro che dopo dieci anni rischia la scissione di un sodalizio rodato, quello formato dal patron Urbano Cairo e dal direttore sportivo Gianluca Petrachi. La «colpa» è della Roma che ha messo nella lista dei candidati per il dopo Monchi il «mister plusvalenza» granata. Così, se la reazione dell’editore alessandrino è di sorpresa - «Non ho mai venduto un dirigente» -, la linea dell’uomo mercato del Torino è di attesa e orgoglio. Il club italo-americano ha rotto gli indugi e ora quasi tutte le strade, soprattutto la maggior parte di quelle imboccate da Franco Baldini, portano Petrachi alla Roma. Con il superconsulente di James Pallotta, il granata avrebbe qualcosa di più di un accordo di massima, ma gli ultimi tornanti possono regalare sempre inaspettati testacoda. Saranno le variabili a decidere il futuro. Innanzitutto la Roma deve convincere Urbano Cairo senza irritarlo, visto che il presidente del Toro può vantare un contratto fino al 2020 con il suo diesse; senza dimenticare lo stretto rapporto di collaborazione tra i due club nel campo del mercato, ma anche in ambito Figc. Conteranno anche il lavoro che il dirigente granata deve finire a Torino (il blitz anticipato a Londra per riscattare Aina si può inquadrare così) e la posizione finale della squadra di Mazzarri. Se sarà Europa, Petrachi potrà dire di aver completato l’opera e per lui sarebbe più facile lasciare una casa che ormai ama.

IL LATO ROMANO Poi, c’è il lato romano da non sottovalutare. Come una conferma oltre giugno, con conseguente promozione effettiva a primo violino, di Frederic Massara, attuale ds a tempo, molto stimato dalla corrente italiana del management di Pallotta, così operativo da aver richiesto (e ottenuto) che i collaboratori Balzaretti e Vallone non seguano più la squadra in trasferta e fissato un appuntamento con il procuratore di Zaniolo dopo la sosta. O come una virata sul ds del Lille Luis Campos, altra idea baldiniana, che potrebbe portare il mediano Soumaré, classe ’99 seguito da mezza Europa. In più, ecco la casella dell’allenatore: il candidato che dovesse convincere il boss romanista di essere l’uomo in grado di concretizzare il sogno non impossibile Sarri o la chimera ai limiti dell’irrealizzabile Conte di cui Petrachi è grande amico – o in seconda battuta di sposarsi al meglio con le alternative Gasperini e Giampaolo – vincerà il seggio di ds.

CANDIDATI FAGGIANO E PECINI I sondaggi del momento danno Petrachi in netto vantaggio e stanno costringendo Cairo a sondare le alternative. L’identikit è quello di gente quasi all’inizio della carriera, un po’ come il granata nel 2009. La scelta più semplice, perché già in casa, ricadrebbe su Massimo Bava, il «mago» che ha ridato lustro al settore giovanile (quattro trofei negli ultimi cinque anni), molto stimato dal presidente. Tra le altre idee, Riccardo Pecini, l’ex talent scout della Sampdoria (scoprì Icardi) ora all’Empoli, e Daniele Faggiano del Parma.


Ranieri senza terzini. L’unica buona notizia arriva da Under

CORRIERE DELLA SERA - La Roma delle mille incertezze - un allenatore e un direttore sportivo a termine, il progetto stadio sempre impantanato, una lista di infortunati che cresce anziché assottigliarsi, il quarto posto che si allontana inesorabilmente - ha un punto fermo: la tournée estiva negli Stati Uniti, che è stata annunciata con grande euforia. I giallorossi parteciperanno per la quinta volta all’ICC (International Champions Cup), a metà luglio, con tre amichevoli in 10-12 giorni al massimo. Prima ci sarà il raduno a Trigoria. In sintesi è lo stesso tipo di preparazione dell’estate scorsa e, verrebbe da dire, l’esperienza non ha insegnato nulla. Con quello di Florenzi, gli infortuni stagionali dei romanisti sono saliti a 40, la maggior parte dei quali muscolari. Il problema al soleo del polpaccio sinistro terrà fermo «Flo» per 15/20 giorni, il che significa almeno quattro gare saltate (Napoli, Fiorentina, Sampdoria e Udinese) con speranza di rientrare alla vigilia di Pasqua (20 aprile) quando è in programma Inter-Roma. Non sta bene neppure Kolarov, che è tornato dalla Serbia e che ha un problema al flessore. (…). In vista di tre gare in sei giorni, Ranieri rischia di avere solo Karsdorp e Santon come terzini di ruolo. Juan Jesus, spostato a sinistra, ha infatti fallito la prova contro la Spal, messo in croce da Lazzari. (…). C’è invece qualche speranza in più di recuperare Cengiz Under, almeno per uno spezzone di gara contro il Napoli. (…).Nei giorni scorsi è stato sottoposto a una risonanza magnetica, che ha dato esito negativo. A metà settimana tornerà ad allenarsi in gruppo e spera di rientrare tra i convocati per domenica 31.