Roma, rosa al suolo
IL MESSAGGERO - TRANI - Ranieri, ritornato a Trigoria dopo 8 anni, conosce bene il suo compito da qui al traguardo che non è poi lontano (26 maggio): motivare, aggiustare e normalizzare. E con lo stesso obiettivo chiesto da Pallotta a Di Francesco: deve piazzarsi almeno al 4° posto. La Roma non ha altro a cui pensare fino alla conclusione della stagione. Rimangono 11 tappe (e 33 punti) per tentare la rimonta: l'Inter quarta e il Milan terzo sono avanti rispettivamente di 3 e 4 punti (domenica c'è il derby, i giallorossi giocano invece sabato a Ferrara contro la Spal). Corsa Champions, dunque, ancora aperta. Parallelamente, però, al lavoro del nuovo allenatore, diventa altrettanto decisivo quello della società. In particolare del management che vive accanto alla squadra. Sono i professionisti scelti dalla proprietà Usa per la sfera tecnica: il ceo Fienga, il ds Massara (promosso dopo l'addio di Monchi) e Totti che, pur senza avere alcuna carica nell'organigramma del club, è ultimamente più coinvolto nella programmazione.
FASE CRUCIALE - Il presente, insomma, non è solo il campionato, con il piazzamento da (ri)conquistare. In contemporanea si giocano anche altre partite. Fuori del campo, ma comunque impegnative. Sono le trattative per assicurarsi i rinforzi per la prossima stagione. Il mercato è adesso. Bisogna intervenire subito per non farsi poi prendere dalla fretta e per il collo nelle negoziazioni se le stesse vengono posticipate. Ranieri, battezzato traghettatore, si farà da parte a fine torneo. Andrà scelto l'erede. Chissà se toccherà a Massara indicarlo: il nuovo ds ancora non sa se il suo incarico è definitivo o a tempo. Baldini, da Città del Capo o da Londra fa lo stesso, si confermerà di suggeritore di Pallotta. Ma Fienga, in sintonia con Totti (e con Conti), vuole quantomeno essere interpellato, vivendo la realtà della Capitale, quando sarà il momento di decidere chi mettere in panchina. Sarri è il tecnico che dovrebbe/potrebbe mettere d'accordo ogni collaboratore del presidente. Non è sicuro, però, che lasci il Chelsea. Ecco perché non è l'unico candidato.
RICOSTRUZIONE RADICALE - Di profili, da tempo, ne stanno studiando diversi. In Italia più che all'estero. Ma se si prende tempo per l'allenatore, urgente e inderogabile diventa la ricostruzione della rosa. Non da migliorare, ma da riqualificata. Semplicemente da rifare. E non per ridurre il gap in serie A con la Juve (distacco attuale: 28 punti), quanto per tornare a competere. Qualche giocatore finirà sotto esame nelle prossime 11 giornate. I ruoli scoperti, però, sono chiari. Largo a nuovi titolari e non ad altre comparse. Almeno 6: portiere, terzini destro e sinistro, centrale difensivo, regista e centravanti. Giovani e magari italiani come Cragno, Mancini, Izzo, Barella, Tonali, Sensi, Locatelli e Belotti sono già nell'elenco. La Roma, dunque, deve rifondare completamente la difesa. Ha, invece, qualche certezza in più a centrocampo per l'affidabilità di Pellegrini, Cristante e Zaniolo. In parte pure in attacco: El Shaarawy è la garanzia, Kluivert e Schick danno segnali di ripresa. Ma in ogni reparto c'è qualche problema da prendere di petto: la clausola (bassa) di Manolas, la conferma (in bilico) di Nzonzi, il rinnovo (incerto) di Dzeko e la cessione (probabile) di Under. L' ingaggio di Zaniolo andrà rivisto. Ma la priorità, a prescindere dal nuovo tecnico e dal piazzamento finale, sono quei 6 acquisti. Imprescindibili.
Fazio si riprende il posto, Marcano sfida Jesus
IL MESSAGGERO - CARINA - Smaltita la squalifica, Fazio è pronto a tornare. Ha ancora 11 gare per dare un senso ad una stagione che lo ha visto spesso e volentieri il peggiore del reparto. Una difesa più bassa, bloccata sui terzini e coperta da un mediano, potrebbe agevolarlo. A Ferrara, Ranieri si affiderà a lui. Se in coppia con Marcano o Jesus, la decisione è ancora da prendere. Con Di Francesco ci sarebbero stati pochi dubbi: spazio al brasiliano.Con il tecnico di San Saba, le gerarchie potrebbero essere diverse. Dopo i primi allenamenti, Ranieri ha mostrato di apprezzare l’ex Porto. Lo ritiene un marcatore affidabile che sa giocare semplice e nel fraseggio sbaglia meno di Jesus. Per questo motivo, le quotazioni dello spagnolo per sabato crescono. Reparto che, con la squalifica di Florenzi, apre un buco sul versante destro. Lunedì,nel momento dell’espulsione, al posto dell’azzurro è subentrato Karsdorp. Ma questo,perché Santon era già operativo sulla fascia sinistra.Con il rientro di Kolarov dalla squalifica,è probabile che a destra possa slittare proprio l’ex interista. Anche perché in avanti,viste le numerose defezioni (potrebbe recuperare solo Pastore per la panchina) è probabile una conferma di Kluivert. E l’asse con il terzino olandese, regala ben poche certezze difensive.
Ranieri: «Dzeko e Schick fatti per stare insieme»
LEGGO - BALZANI - Proveranno a incontrarsi di nuovo, sperando che stavolta scocchi davvero il colpo di fulmine. Dzeko e Schick, la coppia impossibile, rappresenta una delle sfide più intriganti della corta gestione Ranieri. Il tecnico - che parlerà oggi in conferenza anziché domani - non ha usato giri di parole: «Mi chiedete se possono giocare insieme? Devono farlo!. A cominciare da sabato contro la Spal visto che il bosniaco ha scontato la squalifica rimediata nel derby». Non era dello stesso avviso Di Francesco che in 20 mesi e su 65 partite a disposizione li ha impiegati insieme dal primo minuto solamente otto volte in campionato: 5 la scorsa stagione e 3 in quella attuale. Il risultato? Un mezzo fallimento. Il bilancio parla infatti di 3 vittorie (due col Chievo, 1 col Sassuolo) 4 pareggi e 2 sconfitte con appena 3 gol messi a segno dalla strana coppia: 2 da Dzeko e 1 da Schick. Colpa del modulo di Di Francesco? Forse, anche perché solo in un'occasione hanno giocato sulla stessa linea. Eusebio vedeva Patrik più come esterno o come rifinitore, una spalla di Dzeko più che un vero e proprio compagno di area di rigore. Diverso il pensiero di Ranieri che vuole due torri in grado di farsi sentire in area di rigore un po' come accadeva nell'anno della sua prima gestione giallorossa quando a dividersi l'attacco erano Toni e Vucinic (con l'apporto di Totti). Proprio la rinascita di Schick è uno dei pallini di Ranieri e soprattutto della dirigenza che deve rivalutare un cartellino da 42 milioni caduto in disgrazia. Il ceco sembra cambiato e pure nella sfida col Porto poteva diventare decisivo se solo l'arbitro Cakir fosse andato a rivedere al Var il rigore netto nei suoi confronti. Merito del mental coach assunto sotto Natale (un consiglio dato indirettamente da Leggo dopo un'intervista all'esperto Corapi), ma soprattutto merito dell'amore. Quello per la ventenne Hana Behounková che finora ha vissuto più a Praga che a Roma, ma che da qualche settimana ha deciso di farsi vedere di più nella capitale tanto da stringere un bel rapporto con le altre wags. Un aiuto per Schick che nel suo primo anno romano era spesso ai margini del gruppo. Proprio lei poi è l'artefice del cerchietto rosso portafortuna indossato da Schick contro l'Empoli. La mia fascetta era a Trigoria - ha ammesso il ceco nel post partita - così la mia fidanzata me ne ha portata di corsa una che avevo a casa. Ma torniamo alla coppia sul campo. Dzeko e Schick, infatti, avranno 11 partite a disposizione. Forse le ultime di Edin in giallorosso visto che il suo rinnovo di contratto non è tra le priorità del club. L'addio a fine stagione è probabile, a meno che la coppia non faccia boom. Ad aiutarli ci sarà pure Zaniolo per il quale non sono stati necessari nemmeno gli esami e che sarà a disposizione con la Spal nonostante ieri abbia svolto solo lavoro individuale. Ancora out, invece, Under che dovrebbe tornare dopo la sosta.
Arbitri, apre a Coverciano il centro unico Var
IL MESSAGGERO - L’Associazione italiana degli arbitri ha annunciato un progetto che potrebbe vedere la luce già dalla prossima stagione: una sala unica per la Var. Quello in corso è stato il campionato delle polemiche sull’utilizzo della video assistenza: su tutti Fiorentina-Inter, il rigore dato a Chiesa per il 3-3 finale, ma anche il caso limite di Spal-Fiorentina, dove l’applicazione precisa della procedura ha portato all’annullamento di un gol dei padroni di casa e la contestuale concessione del rigore ai viola. L’Aia presieduta da Marcello Nicchi ha annunciato che «è in avanzata fase di progettazione la realizzazione di un centro Var unico per tutte le gare, presso il centro tecnico di Coverciano». Il progetto dovrebbe servire anche da addestramento agli arbitri durante i raduni tecnici nel centro federale.
PALESTRA INTERNAZIONALE - «Il centro Var - sottolinea l’Aia in una nota - diventerà anche una vera e propria «palestra» virtuale di allenamento per gli ufficiali di gara, addetti alle funzioni di V.A.R. e A.V.A.R.; sarà utilizzato pure in occasione dei raduni tecniciperiodici,consentendo agli arbitri una sperimentazione continua e una sempre maggiore familiarità nell’uso di questo importante strumento tecnologico».«La sala Var unica - fa notare l’Aia -, in accordo con laFederazione Italiana Giuoco Calcio, probabilmente prenderà il via a partire dalla stagione sportiva 2019/2020, e avrà l’obiettivo di fornire un’attività arbitrale sempre più efficace ed efficiente per l’intero mondo del calcio italiano e internazionale, ponendoci ancora una volta all’avanguardia per capacità di innovazione». Coverciano è stata la sede dell’addestramento degli arbitri del Mondiale russo per l’introduzione della Var alla Coppa del Mondo, ed è italiano anche il coordinatore della video assistenza che l’Uefa ha inserito dagli ottavi di Champions, Roberto Rosetti.
Szczesny, uscita al veleno contro Totti
LEGGO - BALZANI - «Il vero capitano non era Totti, ma De Rossi». Di certo non è stato un rapporto idilliaco quello tra Szczesny e il più forte giocatore della storia della Roma. Ieri, infatti, il portiere juventino che ha giocato due stagioni nella capitale ha di nuovo lanciato una frecciata a Francesco dopo che qualche settimana aveva paragonato la bacheca del baby Pinsoglio a quella dell'ex numero 10. «L'innamoramento dei tifosi nei confronti di Totti forse non era sano per il club - ha detto Szczesny al canale YouTube Foot Truck -. Quando le cose andavano male e lui si riscaldava o entrava in campo, lo stadio si svegliava e cominciava una nuova partita. De Rossi per me è stato sempre il vero capitano della squadra. Questo perché Totti era una leggenda del club ed era una figura talmente forte, probabilmente lo era anche più della squadra. Da un certo punto di vista c'era Totti e c'era la Roma. Daniele invece è stato veramente l'anima dello spogliatoio». Infine su Nainggolan: «Senza gli eccessi fuori dal campo non sarebbe così forte».
Per Fazio e Marcano c'è una vita tutta nuova
GAZZETTA DELLO SPORT - Uno ha vissuto finora la sua stagione peggiore, l’altro è rimasto a lungo in naftalina, vedendo il campo solo in alcune circostanze isolate. Adesso, però, con il nuovo corso per loro potrebbe esserci anche un domani diverso. Di certo, per Federico Fazio e Ivan Marcano queste undici gare che restano da qui alle fine della stagione saranno fondamentali anche per ipotecare il proprio futuro in giallorosso. Il vantaggio, per entrambi, può essere la filosofia di gioco della Roma, destinata a cambiare in fase difensiva nel passaggio di conduzione tecnica da Di Francesco a Ranieri. L’allenatore abruzzese giocava infatti con la linea molto alta ed una difesa volta sempre al recupero della palla ed a tenere la squadra il più corta possibile. Con Ranieri, invece, la linea difensiva sarà molto più bassa e compatta, il che inevitabilmente agevolerà in campo sia l’argentino sia lo spagnolo. Fazio ha saltato la sfida con l’Empoli per squalifica, a Ferrara dovrebbe invece tornare regolarmente al suo posto. Finora si è salvato in parte grazie alle quattro reti realizzate, ma la sua stagione complessivamente è negativa. Marcano, invece, non ha mai ben digerito la filosofia di Di Francesco. Negli ultimi tempi, però, era in crescita, tanto che Di Francesco gli aveva dato fiducia anche nella sfida di Oporto, dove aveva giocato gli ultimi quattro anni. Ranieri, poi, lo ha confermato, anche per necessità.
Auguri Bruno Conti, un rinnovo per regalo
GAZZETTA DELLO SPORT - Ha festeggiato i suoi 64 anni con l’amico di sempre, Francesco Totti, all’interno del centro sportivo di proprietà dello storico capitano della Roma. Bruno Conti ha trascorso così il giorno della sua festa, circondato da chi, a Trigoria, gli vuole più bene. E circondato anche dalla marea di affetto che, tra radio e social, i tifosi della Roma gli hanno inviato. È nato lo stesso giorno di Pallotta, De Sisti e Sebino Nela, ma per i romanisti come Bruno da Nettuno non c’è nessuno. Anzi, c’è lui con Totti, Falcao, De Rossi e poi tutti gli altri. È proprio in virtù di questo legame imprescindibile con la gente che immaginare il suo futuro lontano da Roma e dalla Roma è davvero difficile. Conti ha il contratto in scadenza a giugno, ancora non ha parlato ufficialmente e concretamente con la società per il rinnovo, ma la volontà è quella di proseguire insieme. Come è sempre stato, eccezion fatta per la parentesi al Genoa, ormai 40 anni fa.
Parnasi e i favori alla politica: nuove accuse al tesoriere pd
IL MESSAGGERO - ALLEGRI - Non c'è solo l'accusa di finanziamento illecito ad appesantire le spalle del tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, indagato nella maxi inchiesta sui rapporti opachi tra l'imprenditore Luca Parnasi - già imputato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione - e la politica. Ora, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e le pm Barbara Zuin e Luigia Spinelliipotizzano a suo carico anche l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, nel filone parallelo a quello sul giro di favori e mazzette legato alla realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle. Se da un lato si aggrava la posizione del tesoriere dem, ieri il suo omologo della Lega, Giulio Centemero, indagato pure lui per finanziamento illecito in concorso con l'imprenditore romano, si sarebbe dovuto presentare in procura per chiarire la sua posizione. L'interrogatorio, però, è saltato: Centemero, assistito dall'avvocato Roberto Zingari, ha consegnato ai magistrati una memoria in cui specifica di essere indagato per gli stessi fatti anche a Bergamo.
LA NOTA - «Il mio assistito, pur essendo pronto a fornire ogni chiarimento, ha ritenuto opportuno non sottoporsi all'interrogatorio - specifica l'avvocato Zingari - atteso che per le medesime condotte sta procedendo la procura di Bergamo presso la quale è stata già depositata un'ampia memoria difensiva. È necessario un chiarimento in merito a quale sia la procura competente». Le accuse mosse a Centemero sono relative alla donazione di 250mila euro - alla vigilia delle ultime elezioni - da parte di Parnasi alla Più Voci, onlus considerata vicina al Carroccio. Agli atti dell'inchiesta, le intercettazioni dell'imprenditore e le dichiarazioni rilasciate ai pm: Parnasi avrebbe ammesso di avere trattato con Centemero sulle cifre e di avere poi delegato la questione ai suoi soci. Una collaborazione con gli inquirenti che aveva permesso al costruttore di lasciare il carcere - era stato arrestato in giugno - e di andare ai domiciliari, per poi essere sottoposto solo all'obbligo di firma.
LA FONDAZIONE EYU - Per quanto riguarda Bonifazi, invece, nel mirino dei pm c'è il finanziamento da 150mila euro che il costruttore avrebbe erogato in favore della Fondazione Eyu, vicina al Pd e presieduta dal tesoriere dem. Un pagamento giustificato con l'emissione di fattura che, per l'accusa, sarebbe relativa a servizi mai svolti: uno studio sul rapporto tra la casa e i cittadini, nello specifico. Quella relazione, come ipotizzano i carabinieri del Nucleo investigativo, sarebbe sproporzionata rispetto al conto saldato. Il sospetto dei magistrati è che il denaro fosse destinato al partito: la fondazione potrebbe essere stata usata come canale per fare arrivare al Pd soldi non in chiaro, circostanza sempre smentita dall'esponente dem. Il costruttore avrebbe però ammesso che tra lui e il tesoriere, prima dell'ultima campagna elettorale, ci sarebbero stati diversi contatti e un incontro nella sede del Pd a Sant'Andrea delle Fratte.
I PAGAMENTIDal gruppo Parsitalia di Parnasi, la Fondazione avrebbe ricevuto in totale 250mila euro, in due tranche: 150mila euro più 100mila. La seconda dazione, però, sarebbe regolarmente documentata. A gestire i pagamenti, il tesoriere della fondazione, Domenico Petrolo, che, soprattutto a ridosso delle elezioni, era diventato particolarmente insistente. In un'informativa, i carabinieri scrivono che a ridosso del 4 marzo 2018 il tesoriere di Eyu aveva chiamato i collaboratori dell'imprenditore e aveva sollecitato «il pagamento, affermando che ciò li aiuterebbe molto, trattandosi degli ultimi giorni. Evidente è il riferimento alle vicine elezioni e alla campagna elettorale».
Mentre proseguono le indagini sui rapporti del costruttore con la politica, l'affaire Tor di Valle arriva sul banco degli imputati. Si è già aperto il processo a carico del consulente della sindaca Virginia Raggi, Luca Lanzalone, accusato di corruzione per avere agevolato Parnasi in cambio di incarichi. Mentre per l'imprenditore e altre 14 persone - i suoi collaboratori, politici e funzionari capitolini - è prevista l'udienza preliminare il 2 aprile: il gup dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio.
Lo stadio manda in crisi il M5S anche in XI Municipio: la maggioranza non c'è più
IL MESSAGGERO - DE CICCO - La mappa di Roma che alle elezioni del 2016 si tingeva di giallo grillino in tutti i distretti, eccezion fatta per il Centro storico e i Parioli, al giro di boa di metà mandato comincia a stingersi. Implodono le giunte locali: in principio fu la Garbatella (marzo 2017), poi Montesacro (febbraio 2018), e ora rischia di saltare l'amministrazione del Municipio XI(Portuense, Corviale e Magliana), 156mila abitanti come Livorno o Cagliari. Stavolta però, a differenza degli altri due harakiri stellati, non ci sono di mezzo antipatie personali e beghe para-condominiali. A far collassare la maggioranza è la controversa operazione Tor di Valle, il nuovo stadio della Roma con annesso mega-centro di negozi, uffici e alberghi. Il M5S era contrario al progetto fino a due anni fa, salvo poi fare inversione a U, dopo una sforbiciata parziale alle cubature per i privati e un taglio massiccio alle opere pubbliche. Raggi ormai non parla più di «speculazione», ma twitta che «lo stadio si fa».
Non tutti, nei territori, si sono accodati. Nell'XI distretto, due consiglieri hanno già abbandonatoil Movimento proprio per i malumori sullo stadio, aderendo alla corrente di Cristina Grancio, la grillina dissidente su Tor di Valle in Campidoglio. Ieri ha lasciato la maggioranza, passando al gruppo misto, un'altra consigliera, Francesca Sappia. Risultato: la giunta del minisindaco Mario Torelli, ex poliziotto ed ex dipietrista, è rimasta con 12 consiglieri su 25 nel parlamentino municipale. L'addio di Sappia è intinto nel curaro: «Il Campidoglio ci ha abbandonato e il Movimento romano e municipale ha tradito i suoi ideali. Troppe scelte calate dall'alto, nessun ascolto dei consiglieri. E troppe contraddizioni, a partire da Tor di Valle. Sono sempre stata contraria, come lo era il nostro Tavolo Urbanistica». Lo stadio è stato l'inizio, il resto sono scelte locali: «I rifiuti a Ponte Malnome, la sperimentazione del viadotto della Magliana, non ero d'accordo, la preferenziale sbagliata sulla Portuense». Il clima, si sfoga ancora la consigliera, «si era fatto pesante da luglio, ho bloccato quasi tutti i miei colleghi sul cellulare».
LE MOSSE DI RAGGI - Raggi è in allerta. Ieri ha chiamato Torelli per capire quanto fosse grave la situazione. L'ordine del Campidoglio a questo punto è: ricucire. Far rientrare almeno l'ultima dissidente, per evitare l'ennesimo scioglimento anticipato di una circoscrizione, con nuove elezioni che esporrebbero la sindaca e il M5S a un pericoloso test prima del voto del 2021.
Il minisindaco è senza numeri ma promette battaglia. «Non lascio», assicura. Sta all'opposizione, allora, compattarsi per tentare la mossa del cavallo: una mozione di sfiducia che se mettesse insieme 13 voti su 12 - cioè tutta la minoranza - porterebbe il Municipio prima al commissariamento e poi a nuove elezioni. «Se Torelli non si fa da parte, quella è la strada maestra, anche perché già da mesi l'attività amministrativa è paralizzata», spiegano i consiglieri locali del Pd, Maurizio Veloccia e Gianluca Lanzi.
Tutta l'opposizione, non solo locale, soffia sul fuoco perché intravede un'altra crepa nell'amministrazione di Raggi. Il senatore Bruno Astorre, segretario del Pd Lazio, parla dell'ennesima crisi generata «dai dissidi interni». Lo stesso dicono da Fratelli d'Italia a Forza Italia. Anche nel gruppo M5S in Campidoglio, c'è chi si dice «dispiaciuta per il passaggio di Francesca al gruppo misto, le riconosco di essere stata una consigliera molto presente sul territorio», commenta l'onorevole capitolina Simona Ficcardi. E lei, Sappia, che rischia di diventare l'ago della bilancia, si mantiene cauta, per ora: «La mozione di sfiducia? Ancora non ho deciso».
Coppa Italia: la Roma si salva in extremis
GAZETTA DELLO SPORT - La Coppa Italia è un obiettivo a cui la Roma tiene tantissimo. Ed invece la Roma femminile ieri si è dovuta accontentare di un pareggio per 1-1 nella semifinale d’andata con la Fiorentina (l’altro match è finito 2-1 per la Juve a Milano contro il Milan), contro la detentrice del trofeo. A decidere la sfida sono state le reti nel finale prima della viola Bonetti, poi della giallorossa Serturini. Le due squadre avevano già pareggiato in campionato per 0-0, ora si contenderanno la finale (28 aprile, si giocherà a Parma) nella sfida di ritorno, a Firenze il 17 aprile.
Addio a Delfini, il primo tecnico di Totti
LA REPUBBLICA - SISTI - Carlo Delfini stava in campo, sempre in campo. Guardava i ragazzi allenarsi o giocare, indossava la tuta, una maglietta, gli scarpini di una volta, aveva un fischietto in bocca e qualche pallone fra le mani. È morto ieri, forse con una sciarpa al collo. Tra i piccoli che vennero su con lui alla Lodigiani, quando il calcio a Roma era anche e soprattutto quello delle borgate (la Lodigiani fondata nel ’72 simboleggiava San Basilio), uno si chiamava Francesco Totti. Era arrivato dalla Smit Trastevere e prometteva come nessun altro, nonostante quella sua magrezza che faceva venir voglia di andargli a comprare un panino con la “mortazza”. Non sempre gli allenatori lo capivano: «Ma se po’ sapé che te frega», gli diceva papà Enzo, «mica vorrai fa’ er carciatore…!». No, per carità. Delfini però l’aveva puntato. Volevano fargli mettere muscoli: «Ma no, per quelli c’è tempo», diceva. Totti fu uno di quelli che Carlo allevò senza clamore, come Candreva, Toni, Di Michele, perché il clamore non faceva parte del suo stile. “Checco” sarebbe presto andato via: «È questo il nostro compito: allevare e non poter trattenere», ripetono sempre i tecnici delle giovanili. È la loro dannazione. Qualche anno prima dell’arrivo di Totti, alla guida della prima squadra della Lodigiani era arrivato Alberto De Rossi. Quando Francesco passò alla Roma nell’89, a 13 anni, sulla panchina della Lodigiani sedeva Saul Malatrasi, altro spicchio giallorosso. Delfini era sempre lì a intuire il futuro: «Mamma aveva la sua alternativa», spiegò un giorno Francesco, «o Roma o Lazio». Sappiamo come è andata. Delfini se n’è andato mentre ancora gestiva gli Under 14 della rifondata Lodigiani (ora in Prima Categoria) con i suoi modi da “pozzolana” (mista a erba) che regnava una volta nel mitico e ritrovato “Francesca Gianni”. Modi e spirito, quelli di Delfini, che ci ricordano i Mikasa e le romantiche scivolate sui “serci”. Non era ancora tempo di erbe sintetiche.
Szczesny: «Il vero capitano è De Rossi»
IL TEMPO - SCHITO - «De Rossi per me è stato sempre il vero capitano della squadra nello spogliatoio». Non utilizza mezze misure Wojciech Szczesny nel ricordare i tempi passati. Due anni fa il portiere polacco vestiva la maglia giallorossa e nell'intervista rilasciata al canale YouTube di «Foot Truck» ha voluto dire la sua su due personaggi piuttosto ingombranti nella capitale: «Totti è una grande figura, sia per la reputazione che per le qualità. L’'innamoramento dei tifosi nei suoi confronti forse non faceva bene alla società e alla squadra. Però da un certo punto di vista era comprensibile che quando le cose andavano male lui si riscaldava o entrava in campo e lo stadio si svegliava e cominciava una nuova partita». Per il portiere bianconero era De Rossi a incarnare i valori del vero capitano: «Questo perché Totti era una leggenda del club ed era una figura forte, probabilmente lo era anche più della squadra. Da un certo punto di vista c'era Totti e c'era la Roma, Daniele invece è stato veramente l’anima dello spogliatoio, con un carattere eccezionale ed è veramente un grande calciatore». Benzina sul fuoco delle polemiche che troppo spesso divampano nella capitale.