Spalletti: "Massara ds Roma? Merita questo ruolo per tutta la gavetta che ha fatto"

Luciano Spalletti, tecnico dell'Inter, è stato intervistato da Sky Sport e ha commentato anche la nomina di Frederic Massara quale nuovo ds della Roma al posto di Monchi. Questo il suo pensiero:

Massara merita questo ruolo per tutta la gavetta che ha fatto. È un conoscitore di giocatori per tutto il mondo e un grande professionista”.


Conferenza stampa Ranieri: "Voglio una squadra sorridente e che lotta, chi ha problemi deve lasciarli a casa. Deciderò la formazione dopo l'allenamento di oggi"

DA TRIGORIA GABRIELE NOBILE - Claudio Ranieri, nuovo tecnico della Roma, incontrerà per la prima volta i giornalisti in questa sua seconda avventura giallorossa. Dopo l’esonero di Eusebio Di Francesco, Ranieri prenderà le redini della squadra fino alla fine del campionato, con l’obiettivo tassativo di centrare almeno il quarto posto per permettere così ai giallorossi di accedere alla prossima Champions League. La conferenza stampa pre-Empoli, banco di prova dell’allenatore romano, si terrà presso il centro sportivo di Trigoria oggi alle 14:30. 

Come sono le sue emozioni oggi rispetto a quelle di 10 anni fa? 

“Le emozioni sono sempre belle, diciamo che continuo a fare questo lavoro perché mi dà proprio un’emozione. Già quando si cambia società è un qualcosa in più, il ritorno a Roma fa sentire qualcosa di speciale, per noi tifosi Romani soprattutto. E’ un momento difficile però sono pronto, sono pronto a lottare”.

Ha diretto solamente due allenamenti, quali indicazioni ha ricavato? Ha capito dove intervenire? 

“Di allenamento vero ne ho fatto uno soltanto, eravamo 12 giocatori. Tutti gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà il primo allenamento con un pochino più di giocatori. Sono curioso, parlerò con loro. La cosa più importante è la motivazione. Voi che siete qui siete in un momento negativo, io vengo da fuori e dico che la Champions è vicina. Saranno importantissime le prossime due partite. Sarà importantissimo il pubblico, da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions, con l’aiuto del pubblico mi sento più sicuro. Se hai il pubblico romano che ti soffia dietro tutto può accadere. Da tifoso romanista chiedo l’aiuto a me stesso, visto che sono tifoso”.

Come valori tecnici cosa le ha colpita positivamente della squadra di quest’anno? La fase difensiva è la priorità? 

 “Mi sembra che abbiamo fatto 49 gol, per cui vuoi o non vuoi il gol lo riesce a fare. Per la fase difensiva bisogna essere tutti quanti propensi a rientrare. Quando ho potuto ho seguito la squadra, molti gol sono venuti in fase di costruzione, palla a noi, palla persa, transizione e gol. Se tu perdi palla e questa palla persa porta al gol fa sentire colpevole il giocatore che ha perso palla. E’ importante non perdere palla, parlerò con i ragazzi e studieremo la soluzione più idonea per non perdere molti palloni in fase di uscita”.

Per crederci a cosa si deve aggrappare Claudio Ranieri? 

“Io mi aggrappo ai tifosi. I giocatori devono saper reagire, per farlo si devono sentire amati dai propri tifosi, è brutto giocare in casa e avere paura di giocare. Chiedo ai tifosi questo lasciapassare, stateci vicino”.

Ci dice una sua frase tipica? 

“Non mi vengono, sono un istintivo, quello che sento gli dico. Forse sono credibile proprio per questo, esterno tutto senza paura e timore. Noi vogliamo vedere la squadra arare il campo, voglio vedere gente che sprizza rabbia e determinazione. Accettiamo l’errore, ma prima devi morire sul campo”.

Come vede tre giocatori: Florenzi è un terzino? Zaniolo deve giocare in mezzo o sull’esterno? Schick e Dzeko possono giocare insieme? 

“Florenzi è un giocatore universale, può giocare sia dietro che più avanti con le stesse caratteristiche, dipende dall’avversario e dalla situazione tattica. L’importante è che si riprenda, è romano e lo capisco, ogni suo errore gli pesa di più. Lui deve tirare fuori la romanità giusta, si può sbagliare, ma deve tirare fuori il petto. Il vostro rebus è dove deve giocare Zaniolo, Schick, Dzeko e tutto. Zaniolo giocando centrale fa il suo ruolo. Dipende se centralmente ho 2-3 Zaniolo devo vedere chi può giocare aperto. Magari gli tolgo un 20% a questo giocatore e all’altro do il 100%. Questo mio dubbio lo scioglierò soltanto parlando con loro, deve capire chi mi può dare di più come esterno. Devo avere uno al 100% e uno all’80%, non uno al 100% e uno al 50%. Dzeko e Schick per me devono giocare insieme. Ho visto Schick entrare ad Oporto con una rabbia e una volontà! Ha una qualità incredibile, è velocissimo, è tecnico. Se si sblocca, ed è vicino a sbloccarsi, i tifosi si innamoreranno di questi ragazzi”.

Che impressione ha avuto su Pastore? 

“Io non l’ho visto quest’anno qui alla Roma, le poche partite che ha giocato non le ho viste. E’ un giocatore di classe sublime quello che ho visto a Palermo e Parigi. Io adesso ho gente che dimostri di fare la differenza, non guardo nomi o ingaggi. Dobbiamo essere una squadra. Chi si impegna dall’inizio alla fine ha più probabilità di giocare. Parlo in generale, di tutti, non di Pastore. Tutti devono dare di più, se siamo in questa situazione è perché non tutti hanno dato il massimo. Ha pagato Eusebio, adesso devono rispondere loro sul campo. Io aiuterò loro, ma loro devono aiutare me e farci vedere quello che sanno fare”.

Ha firmato per dodici partite, le era mai successo? 

“No”.

Dove si vede il 1 luglio? 

“Io mi vedo adesso qui con voi e domani sera in panchina. Non vado oltre, un’altra società non l’avrei mai presa, se la Roma chiama io devo rispondere sì”.

I cambiamenti a Trigoria hanno avuto un impatto sull’umore della squadra?

“E’ difficile, non conosco il dopo e adesso c’è il nuovo. A me tutte queste cose non interessano, non sono bambini di 4 anni, sono uomini e devono dare il meglio, con me, con un altro, con tutti. Non ci devono essere più scuse. La palla e il calcio lo conoscono, se sono stati acquistati è perché lo meritano, altre cose non mi interessano. Io voglio una squadra allegra, sorridente e che lotta. Chi ha problemi se li tenesse a casa, non mi interessa”.

Che cosa ha pensato alla chiamata di Totti? Ha sentito Di Francesco? E’ vero che non ha neanche trattato l’ingaggio? 

“Non mi ricordo come mi ha detto Francesco “Che fa mister? Dove sta?” e io “Sto a casa a Londra” e poi abbiamo trattato. Eusebio non l’ho sentito, capisco l’amarezza di chi viene esonerato, ho fatto un tifo spaventoso per lui, il primo anno e adesso. Tutti facciamo errori, non c’è un allenatore esente. Non ho trattato l’ingaggio, ho perso più quando sono andato via che quando sono arrivato adesso. Sono qui per la maglia, non per i soldi”.

E’ più difficile questa situazione o quella della sua prima Roma? 

“Quella di tanti anni fa era una squadra importante, magari che stava sul viale del tramonto, perché c’erano diversi giocatori di una certa età. Sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo, per questo sono andato via. Da tifoso romanista se non riesco a motivare i miei giocatori romanisti devo andare via. Devo prima andare sul campo per rispondere. Ci vuole l’aiuto del pubblico, ma soprattutto dei giocatori, chiederò il massimo a loro. Io sono molto esigente con me stesso”.

Venite in molti a Roma senza porre condizioni, poi uscite con le ossa rotte. Come si spiega questa contraddizione? Su cosa bisogna intervenire di più della squadra? Aspetto mentale o tecnico? 

“Io la scelgo per un fatto che tutti sapete, perché la scelgano gli altri non lo so. Posso immaginare che Roma ti dà delle emozioni che in altri posti non sono così speciali. A Roma si vive 25 ore al giorno di calcio. Ne parlate 25 ore al giorno in tutte le vostre sedi: radio, televisioni e giornali. E’ una squadra che fa notizia, è una delle migliori squadre italiane. C’è una nuova proprietà che cerca di fare del suo meglio, ci sta investendo un sacco di soldi, è logico che poi a fine stagione in parte deve far quadrare il bilancio perché poi sennò non può essere iscritta. L’aspetto mentale è la prima cosa, non ho parlato di caratteristiche tecniche. L’aspetto mentale è la cosa più importante in questo momento. L’aspetto di volere fortemente un obiettivo. Io voglio gente ambiziosa, entrare in Champions non sarà facile, ma non mi arrenderò mai. Se sono un negativo alla prima difficoltà mi arrendo. Se sono un caparbio e non mollo mai alla prima difficoltà aumento, cerco di capire il perché, scavalco il problema, ci vado dentro. Io sono uno che non si arrende”.

Dzeko sta segnando meno rispetto agli ultimi anni, perché? 

“E’ normale che i bomber hanno un anno no. Quando facciamo le squadre tutti gli allenatori guardano i gol e la media gol degli attaccanti. Anche Pruzzo e Batistuta hanno avuto i momenti no. Ci sono ancora 12 partite per Dzeko”.

Chi sarà il portiere domani? 

“Lasciatemi vedere l’allenamento e domani saprete la formazione”.

Una vicinanza maggiore dei tifosi può essere d’aiuto? Dall’Inghilterra ha portato la famosa campanella? 

“Qui ci vuole la campana di San Pietro, non la campanella (ride, ndr). Non mi chiedete cose a cui non so rispondere. In questo momento dobbiamo trovare serenità, rabbia e determinazione”.


Allenamento Roma. Zaniolo in gruppo, individuale per Ünder, Pastore, Fazio e Kolarov

La Roma del neotecnico Claudio Ranieri ha svolto quest'oggi la rifinitura in vista della sfida di domani sera contro l'Empoli. La squadra ha iniziato l'allenamento con una sessione video, per poi passare in palestra. Quindi, i giocatori sono scesi sul terreno di gioco per la parte atletica e tattica, concludendo il tutto con una partitella. Lavoro individuale per Pastore, Fazio e Kolarov, mentre Manolas, De Rossi e Pellegrini si sono sottoposti a terapie. Individuale anche per Ünder ma in campo. Buone notizie, invece, per Nicolò Zaniolo, regolarmente presente con il gruppo.


Roma-Empoli. Ecco i convocati dei toscani (Foto)

Giuseppe Iachini ha reso noti i nomi dei convocati che prenderanno parte alla trasferta contro la Roma di Claudio Ranieri. Ecco l'elenco completo apparso sull'account ufficiale Twitter dell'Empoli:

  


Roma vs Empoli. Ranieri convoca 21 giocatori, oltre a Zaniolo ci sono molti giocatori della primavera

Claudio Ranieri ha diramato la sua prima lista dei convocati. Il neo allenatore giallorosso, per la gara contro l‘Empoli ha convocato 21 giocatori a disposizione, compreso Zaniolo:

Portieri: Olsen, Fuzato, Mirante.
Difensori: Karsdorp, Marcano, Juan Jesus, Santon, Florenzi, Semeraro, Cargnelutti.
Centrocampisti: Cristante, Coric, Zaniolo, Nzonzi, Riccardi, Pezzella.
Attaccanti: Perotti, Schick, Kluivert, Celar, El Shaarawy.

Serie A, finisce 1 a 1 la sfida del "Franchi" tra la Viola e la Lazio

L'Inter batte 2-0 la SPAL e torna a -1 dal Milan, terzo in classifica. I nerazzurri hanno sofferto molto nel primo tempo ma sono riuscito a segnare nella ripresa grazie a Politano al 68' e 9 minuti dopo Gagliardini ha chiuso i giochi. Buona la prova dei ferraresi ma non è stata sufficiente neanche contro una formazione che ha fatto molto turnover anche in vista delle sfide con Eintracht Francoforte e derby subito dopo. Vittoria esterna per 2-1 del Torino, che riesce a rimontare lo svantaggio iniziale. Il Frosinone era passato in vantaggio con Paganini al 42' della prima frazione di gioco ma nella ripresa si è scatenato Belotti, che ha segnato una bella doppietta e ha permesso ai granata di vincere. Il Gallo ha realizzato il gol del pari al 56' e la rete dei 3 punti al 78', Raggiunta così la Roma momentaneamente al quinto posto. Vince anche l'Atalanta a Marassi contro la Sampdoria per 2-1. Tutto accade nella seconda parte di gara ed a sbloccarla è l'ex di turno Duvan Zapataal 50' ma Quagliarella riporta il match in parità su calcio di rigore al 67'. Gli orobici, però, non si accontentato e trovano la vittoria grazie a Gosens, che segna al 77'. Bergamaschi al quinto posto momentaneamente in compagnia di Roma e Torino. Il Napoli non va oltre il pareggio sul difficile campo del Sassuolo a Reggio Emilia, passano in vantaggio gli emiliani con Berardi, ma allo scadere pareggia Insigne per i partenopei. La Lazio non riesce a fare risultato pieno al "Franchi" di Firenze. Finisce 1 a 1 con le reti di Immobile e Muriel

Già giocate

  • Juventus-Udinese 4-1 (11', 39' Kean, 69' rig. Emre Can, 71' Matuidi, 84' Lasagna)
  • Parma-Genoa 1-0 (78' Kucka)
  • Chievo-Milan 1-2 (31' Biglia, 41' Hetemaj, 57' Piatek)
  • Bologna-Cagliari 2-0 (34' rig. Pulgar, 76' Soriano)
  • Frosinone-Torino 1-2 (42' Paganini, 56', 78' Belotti)
  • Inter-SPAL 2-0 (67' Politano, 77' Gagliardini)
  • Sampdoria-Atalanta 1-2 (50' Zapata, 65' rig. Quagliarella, 78' Gosens)
  • Sassuolo-Napoli 1-1 (52' Berardi, 86' Insigne)

Domenica ore 20:30

  • Fiorentina-Lazio 1-1 (23' Immobile, 61' Muriel)

Lunedì ore 20:30

Roma-Empoli

 


01/02/1998 – Un tipico pomeriggio zemaniano

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI - 1 febbraio 1998. All’Olimpico si gioca Roma-Empoli, valida per la 18° giornata di Serie A.

La Roma, guidata da Zeman, lotta per un posto in Europa ma non vince da quasi due mesi, mentre l’Empoli, con Spalletti (futuro allenatore giallorosso) sulla panchina, è alla ricerca di punti salvezza.

Il boemo schiera il suo classico 4-3-3 con Konsel tra i pali, Cafu, Aldair, Petruzzi e Candela sulla linea difensiva, Di Francesco, Tommasi e Di Biagio in mediana, e l’attacco composto da Totti, Balbo e Paulo Sergio. Per il tecnico toscano invece 4-4-2 con Esposito e Cappellini in avanti.

La partita si sblocca per i padroni di casa dopo 20 minuti con Balbo che sfrutta la dormita della difesa empolese sul colpo di testa di Tommasi. Negli ultimi minuti lo stesso argentino si divora il gol del raddoppio.

Nel secondo tempo si svegliano gli ospiti che arrivano al pareggio dopo un quarto d’ora. Segna Bonomi, che sfrutta una bella azione personale di Esposito.

Negli ultimi 17 minuti poi succede di tutto. Aldair in girata e Balbo a porta vuota portano i giallorossi sul 3-1, una splendida conclusione al volo di Cappellini riapre nuovamente la gara; Balbo su rigore firma la sua personale tripletta e infine arriva il 4-3 ancora di Cappellini, che regala gli ultimi minuti di brivido, ma alla fine consegna tre punti ai capitolini.

Alla fine di quel campionato la squadra di Zeman si piazzerà al 4° posto, qualificandosi per la Coppa  Uefa. Grande soddisfazione anche per l’Empoli, che riuscirà a salvarsi classificandosi 12°.


Roma-Empoli, arbitra Maresca. Giallorossi imbattuti col fischietto partenopeo

INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – Poco tempo a disposizione per leccarsi le ferite. Dopo l’uscita di scena in Champions League contro il Porto, la Roma si prepara ad affrontare l’Empoli nel monday night della 27esima giornata di campionato. La direzione della gara è stata affidata a Fabio Maresca della sezione di Napoli, supportato dagli assistenti Mondin e Bottegoni, IV uomo Minelli. VAR e AVAR rispettivamente Massa e Costanzo.

I PRECEDENTI Il fischietto partenopeo ha arbitrato i giallorossi per sole tre volte in Serie A. Nei pochissimi precedenti la Roma risulta imbattuta: una vittoria e due pareggi. Il successo risale a marzo dello scorso anno, la vittoria per 3-0 contro il Torino allo Stadio Olimpico. L’ultimo dei due pareggi, invece, è della partita 1-1 con il Milan dello scorso febbraio. L’altro incontro è lo 0-0 in trasferta contro il Chievo del dicembre 2017.

Negativo invece lo score dell’Empoli, che con Maresca non ha mai vinto: nei quattro precedenti due pareggi e due sconfitte.


Claudio atterra, Monchi parte la Roma cambia «Non ho dormito per l’emozione sono migliore rispetto a prima»

GAZZETTA - CECCHINI - chi avrebbe mai il cattivo gusto di contare le rughe in aggiunta o i capelli in diminuzione? Il tempo, a Trigoria, è una variabile trascurabile. Sicuri che quell’uomo in tuta in mezzo al campo sia Claudio Ranieri e abbia 67 anni? Proprio certi che quel vecchio ragazzo che lo accoglie in sede – insieme al Ceo, Guido Fienga – sia Francesco Totti e vada per i 43? Eppure è proprio così: c’è un passato che non passa e un futuro invece tutto da scrivere. «Sono felice di essere tornato a casa – dice il nuovo allenatore giallorosso –. Quando la Roma ti chiama è impossibile dirle di no».

FACCIA A FACCIA Sbarcato poco dopo le 10 a Ciampino, Ranieri si è recato nella sua elegante casa di viale Buozzi per poi andare appunto nel centro sportivo per firmare il contratto, che lo legherà al club fino a giugno per un ingaggio di circa un milione e – senza porre limiti alla provvidenza di un rinnovo – anche la promessa di entrare nello staff dirigenziale. Dopo aver salutato i volti vecchi e nuovi di Trigoria, ovvio però che l’attenzione si sia spostata sul primo discorso alla squadra, a cui ha dato «piena fiducia» sul piano della qualità, ma chiesto «senso di appartenenza». Paradossalmente, il punto meno importante può essere quasi considerato l’allenamento – condotto con gli assistenti Benetti, Cornacchia e Azzalin – visto i pochi giocatori che aveva a disposizione.

«noi tifosI» «Tornare a Roma per me significa tanto, tutto. Sono sempre stato tifoso della Roma fin da bambino. Ne sono stato giocatore e tecnico. Quando ho saputo che potevo essere io l’allenatore non ho dormito. Era da tanto che non mi succedeva, per cui è un buon segno. Alla Roma mi lega la mia romanità, la Roma era nel mio dna. Sono tornato a Trigoria e l’ho trovata cambiata. Si sta dando veramente una struttura da squadra internazionale. Ora però ai giocatori chiederò in queste ultime 12 partite di dare il meglio di loro, di aiutarsi ad essere squadra, di sentire la Roma, di dare tutto loro stessi perché solo così io sarò appagato. Il primo aspetto da valutare è sicuramente l’aspetto psicologico, Dopo due k.o. consecutivi e l’uscita dalla Champions i ragazzi saranno sicuramente abbattuti. Ma questo ormai è passato e devono saper reagire da uomini. Noi siamo dei fortunati, pagheremmo per stare nella Roma, e dobbiamo fare di tutto proprio per questo motivo. È logico che i tifosi siano insoddisfatti quando la squadra non gioca bene e perde, ma se vedono la squadra che lotta e si impegna, e poi magari l’arbitro non ti dà un rigore e neanche vuole andarlo a rivedere al Var, sanno apprezzare. Per questo chiedo alla gente di stare vicino ai ragazzi, soprattutto nei momenti difficili, perché poi alla fine chi soffre veramente siamo noi tifosi». Ranieri poi conclude: «Sicuramente sono cambiato. Se sono stato chiamato dalla Roma significa che mi sono aggiornato. La voglia di migliorarmi non mi abbandona. Sono migliore di due anni fa».

TOTTI E PALLOTTA A Trigoria sono tanti a sottolineare che, pur essendo stato lui a stabilire il contatto, Ranieri è il primo tecnico non «vidimato» (anche se non certo ostacolato) da Franco Baldini. Troppo poco per dire che i tempi sono cambiati, ma abbastanza per sottolineare il maggiore coinvolgimento di Totti, a cui il club ha fatto fare un comunicato sul tecnico. «Claudio non è solo un tifoso della Roma, ma è uno degli allenatori più esperti nel mondo del calcio. Ora abbiamo bisogno di mani del genere, in grado di guidarci tra le prime 4 per rigiocare la Champions. Ci mancano 12 partite e dobbiamo vincerne il più possibile». Detto che anche alcuni giocatori (primo fra tutti De Rossi) hanno parlato con Ranieri, analizzando anche il problema infortuni e il modulo, il sigillo di Pallotta non poteva mancare. «L’obiettivo che abbiamo è la qualificazione in Champions – ha detto il presidente, su cui vengono smentite le voci di un litigio con Di Francesco – .e abbiamo deciso di chiamare un allenatore che conosca il club, comprenda l’ambiente e sia in grado di motivare i giocatori. Claudio risponde a tutte queste caratteristiche e si è dimostrato molto entusiasta nell’accettare questa nuova sfida». Proprio vero. Per questo, quasi a farsi perdonare, ieri sera Ranieri si è presentato a casa con un mazzo di fiori per sua moglie Rosanna, anche se poi a tavola c’erano anche i collaboratori. Come dire, incerti del mestiere.


De Cataldo: «Arriva un commissario saggio, vedrete...»

GAZZETTA - D'URSO - Una lettera intrisa di affetto e comprensione, firmata Giancarlo De Cataldo, alto magistrato, romanziere di successo e tifoso romanista, recapitata a tutti i «fratelli» giallorossi nel momento più critico, nel giorno di Claudio Ranieri atto secondo, quando la rabbia sembra prevalere su tutto e l’angoscia del sostenitore medio non lascia intravedere luce in fondo al tunnel: «Cari tifosi, io vi dico: resistere, resistere, resistere. E forza Roma, sempre».

La sua passione è una sentenza, De Cataldo, come una di quelle lette da lei in Corte d’Assise. Ma se fosse presidente della Roma, l’esonero di Di Francesco lo avrebbe mai sentenziato?

«Avrei aspettato la fine della stagione, entriamo come è logico in valutazioni che riguardano i rapporti nello spogliatoio, che probabilmente si saranno pure deteriorati se si è arrivati a questo punto. Ma, in ogni caso, io avrei atteso ancora un po’».

Non una sentenza di condanna, allora, ma un rinvio a giudizio…

«Facciamo un rinvio per trattative. Un patteggiamento, in termine tecnico-giuridico, a fine stagione».

Tutto il fatalismo romanista, in tv, ha attraversato Roma, le Alpi, fino a raggiungere Oporto e i tifosi presenti allo stadio.

«E già, se quel tiro di Dzeko nel secondo tempo supplementare fosse entrato, staremmo a parlare di altre cose. In quel momento, l’ultrà giallorosso ha detto: “E’ finita”. Come un film già visto altre volte. A Roma uno poi le cose se le chiama».

Di Francesco è il 6° tecnico che salta in 8 anni di gestione Pallotta, via pure il medico sociale. E il d.s. Monchi è ai saluti: è un momento che riflette, se vogliamo, anche il periodo storico della città.

«Da quando sono a Roma, cioè dagli anni Settanta, la Capitale è confusa. La squadra ha vinto con Liedholm, una personalità forte, e con Capello, un italiano con mentalità austro-ungarica: probabilmente c’è bisogno di questo...».

Ma Ranieri è il «poliziotto» giusto, se lo dovessimo immaginare protagonista di uno dei suoi noir di ispirazione poliziesca?

«È un commissario saggio, quello che tiene a bada i giovani sbirri turbolenti».

E come potrà risollevarla, la Roma?

«Fatelo arrivare... (e ride), e presto vedremo. Servono di sicuro calma e serenità, adesso. Con la sua esperienza e il suo buon senso, troverà l’alchimia giusta per riportare più su la squadra».

Qual è il giocatore, secondo lei, che può e deve trascinare il gruppo fuori dalle secche?

«Non lo so, ma faccio una riflessione amara: nel calcio contemporaneo le squadre le fanno i bilanci. E se ce n’è una che vince da otto anni, se c’è sempre un Paperone che prevale sugli altri, è chiaro che prima o poi ci si annoierà e la gente passerà ad un altro sport...».

 

 


L’addio del d.s. saluti spagnoli «Ho dato tutto, ma traguardi solo parziali»

GAZZETTA - CECCHINI - Il «Metodo Monchi», in fondo, è anche questo: chiudere la porta con garbo, ma senza indugio. Quella di ieri, d’altronde, è solo una breve cronaca di un lungo addio. L’atto finale, sancito dalla rescissione (con una transazione legata a dei bonus maturati), che consegna il d.s. spagnolo alla storia di questo club. Certo, il 24 aprile del 2017, quando ha iniziato la sua avventura, forse Monchi conosceva troppo poco una piazza che, stremata dalle promesse, non era in grado di pazientare. Anzi, le parole chiave che aveva scelto piacquero proprio perché non consentivano alibi. Ne ricordiamo tre: 1) «Qui alla Roma non abbiamo un cartello in cui è scritto “si vende”, ma uno in cui è scritto “si vince”»; 2) «I tifosi non vanno allo stadio per applaudire i bilanci ma i trofei»; 3) «Se entro due anni non riesco a vincere qualcosa, me ne vado a casa». Come si vede, frasi impegnative e mai sentite a queste latitudini. Sarà per questo che, impossibilitato a rispettare le prime due, ha tenuto fede alla terza, nonostante solo a gennaio avesse detto in «Gazzetta»: «Io resto alla Roma». Qui però le cose vanno veloci e, come il Marziano di Flaiano, anche «il più bravo d.s. del mondo» (parola di Pallotta, con cui il rapporto è sfiorito anche per il ruolo del consulente Baldini) – quello che aveva fatto diventare Siviglia una potenza a suon di trofei – si è ritrovato ad essere rigettato dall’ambiente, come la lite con gli ultrà a Oporto ha certificato.

TOP E FLOP «Hai distrutto la Roma», gli hanno rimproverato i tifosi. Ed il pensiero è naturalmente corso a Salah, Rudiger, Paredes, Nainggolan, Strootman e Alisson. Ovvio che la gente non consideri le decine di milioni di plusvalenze, anche perché il mantra del d.s. – stimatissimo da tutti i colleghi – era: «Non conta come si vende, ma come si compra». Con una filosofia ben chiara: «Un occhio a “WyScout” e un altro a “Excel”». Come dire: talentoi e bilancio. E così per i vari Under, Pellegrini, Cristante, Kolarov e Zaniolo sbarcati a Trigoria, pur sospendendo il giudizio su Schick e Kluivert, Monchi sarà ricordato anche per Moreno, Karsdorp, Gonalons, Bianda e Defrel per arrivare a Pastore, su cui a Trigoria dicono amari: tra cartellino e ingaggio quinquennale si è perduta tutta la plusvalenza per Alisson. Perciò fa sorridere però pensare che il d.s., salutando i dipendenti, abbia detto: «Se tutti i calciatori fossero come voi...»

EREDI Il saluto dello spagnolo però è elegante: «Mi sono innamorato subito della Roma e vi ho messo tutto me stesso. Il futuro non l’ho deciso. È il momento di ricordare le coe belle. Spero che arrivi fra le prime 4. So che non abbiamo raggiunto tutti i risultati per cui abbiamo lavorato e talvolta ci siamo scontrati, ma sarà impossibile dimenticare Roma». E viceversa, crediamo. Comunque, a differenza che per Di Francesco – benedetto da Pallotta – , il saluto è stato affidato a Fienga, che ha ridato il ruolo di d.s. a Massara, in attesa di possibili eredi, visto che piacciono Giuntoli (Napoli), Ausilio (Inter) e Petrachi (Torino). Ultima considerazione su Monchi: la «damnatio memoriae» già in lievitazione, va scontrarsi con un fatto che non si sposa coi giudizi più trancianti. Come mai un d.s. così «incapace» andrà probabilmente in uno dei primi club al mondo (l’Arsenal, ma lo corteggia forte anche il Psg)? Il tempo darà la risposta. Che, come succede nella vita, non sarà mai unica e valida per ogni stagione


La Roma di Claudio san saba e parioli e poi testaccio questa è casa sua

GAZZETTA - STOPPINI - «Bella, Clà». Che poi a Roma vale un saluto, funziona così pure con chi non ti conosce ma dopo cinque minuti ti tratta come fossi il suo migliore amico. Bella, Clà. Bentornato. Le radici non le tiri mica via, si muovono lì sotto. Hai voglia ad annaffiarle con un po’ di spagnolo, di greco, di inglese, di francese. Clà è Ranieri, allenatore della Roma, sempre e per sempre con la bandieretta in mano . Clà non s’è ingrigito sotto il cielo londinese. Clà resta quello di San Saba. Del cinema ai Parioli. Del bar del Fico. Del barbiere in Prati. Del ristorante in via dei Giubbonari, un alito da Campo de’ Fiori. Dategli retta, quando dice che «questa è la città più bella del mondo, anche se noi romani a volte ce ne dimentichiamo».

IERI... Chi non dimentica è Testaccio, se provi a fare un giro in queste ore non c’è altro nome all’infuori di Clà. Lì Ranieri ha conosciuto il mondo del lavoro. Metà anni Sessanta, il nostro andava in giro in bicicletta a consegnare la carne che il papà Mario aveva preparato nella macelleria di piazza Testaccio, angolo via Luca della Robbia. Eccola qui, l’origine del soprannome «Er fettina». Salite e discese, la vita è così. Papà Mario era un «bancarolo», cioè lavorava dietro al banco della macelleria Giorgetti, un nome: il proprietario era il suocero di Tonino Fusco, uno dei giocatori della mitica Roma di Testaccio. Poi Mario Ranieri decise di mettersi in proprio. Fino a 16 anni fa, quando al posto della macelleria comparve una pescheria. Ranieri è nato in via della Piramide Cestia. È cresciuto al di qua di Testaccio, ai piedi dell’Aventino: una palazzina rossa, anni Cinquanta, all’inizio di viale Giotto. Da lì all’oratorio di San Saba è un attimo, lì Claudio ogni tanto mollava la bicicletta e le consegne per tirare calci al pallone.

...E OGGI Oggi Ranieri fa correre gli altri, dietro al pallone. La casa di oggi è una palazzina gialla e rossa – eh, i segnali... – di viale Bruno Buozzi, nel cuore dei Parioli. Da lassù, raccontano, si controlla tutta Roma, e sì che per controllare bene l’hanno richiamato da queste parti. Dall’attico al quinto piano, per lo scudetto del 2001, la figlia Claudia tirò fuori un bandierone che sventolò per un anno intero. Venti metri più in là, via Schiaparelli, il garage custodisce gelosamente le sue auto e una moto d’epoca, una Gilera. Pochi passi ed ecco il Gepy bar, dove il nostro spesso passa a prendere il caffé. Parioli è il quartiere della residenza. Dei cinema. Ma per passeggiare, Claudio ama il centro storico. Ama piazza del Fico, dove la moglie Rosanna ha un negozio di modernariato. L’Isola Tiberina è la cartolina di Roma che preferisce. Non toccategli Roscioli, il ristorante di via dei Giubbonari: i proprietari, lazialissimi, erano in campo con lui a festeggiare il titolo della Premier a Leicester, nel 2016. La tavola è un cult: Da Francesco in piazza del Fico, l’Osteria der Belli a Trastevere, oppure Pipero al Rex. Una serata stellata? La Pergola, da Heinz Beck. Una puntata fuori porta? Tutti all’Isola del Pescatore a Santa Severa, magari con il nipotino Orlando, quattro anni e tanta voglia di nonno Clà. Che di sicuro prima o dopo lo porterà a tagliarsi i capelli. Franco, via Belli, quartiere Prati, è un amico da 30 anni: «Per lui, quando allenava all’estero, tenevo aperto il lunedì. Ora non ci sarà più bisogno. E pensare che ai tempi del Napoli andavo lì io da lui». Adesso è tutto più facile. Complicato è altro. Rimettere in piedi questa Roma, per esempio. Bella, Clà. Buona fortuna.