Serie A - La Juve vola verso lo scudetto, sconfitto il Napoli per 2 a 1

Era l'ultima speranza scudetto per il Napoli, ma è diventata la definitiva consacrazione in chiave campionato per la Juventus. Finisce con la vittoria della squadra di Allegri il posticipo della 27esima giornata di Serie A. Partita rocambolesca e piena di episodi, come l'espulsione di Meret che sfiora CR7 in uscita bassa. Sulla successiva punizione Pjanic porta in vantaggio i bianconeri. Raddoppio della Juve con Emre Can. Accorcia le distanze il Napoli con Callejon al 61' del s.t. Sul finire, Insigne riesce a sbagliare un rigore (molto discutubile, assegnato da Rocchi dopo l'aiuto del VAR). Il campionato di Serie A finise stasera. 


Allenamento Roma, domani sessione alle 11

I giallorossi si preparano alla sfida di mercoledì sera contro il Porto. Eusebio Di Francesco ha convocato la prossima sessione d'allenamento per domattina alle 11, presso il centro sportivo di Trigoria. 


La Roma piange, il Porto non ride

INSIDEROMA.COM - MATTEO LUCIANI - Un disastro più o meno annunciato. Dopo la bella vittoria in Champions League contro il Porto nella gara di andata degli Ottavi di Finale, la Roma di Eusebio Di Francesco aveva faticato oltremisura per portare a casa i tre punti contro due formazioni non certo imbattibili quali Bologna e Frosinone, mostrando un'inconsistenza difensiva a tratti imbarazzante.

Nonostante, come si afferma proverbialmente, "la speranza è l'ultima a morire" e anche visto che dalla squadra giallorossa quest'anno ci si può realmente aspettare tutto e il suo contrario nel giro di pochissimi giorni, il derby è andato esattamente come si poteva prevedere dopo aver assistito agli ultimi 180' in campionato della squadra allenata da Di Francesco.

Lenta, prevedibile, scarica, brutta ogni oltre più nefasta immaginazione: la Roma della stracittadina di ritorno è stata tutto questo e non possono certo bastare le dichiarazioni post-partita di capitan De Rossi ("Contro il Porto ci faremo trovare pronti") a calmare le acque: se non si è stati "pronti" in una gara che, come si suole dire, si prepara psicologicamente da sola per la carica che infonde, in che modo un tifoso giallorosso può credere che ciò accadrà all'Estadio do Dragão soltanto tra poche ore?

Peraltro, i nostri avversari del prossimo mercoledì non se la stanno passando molto meglio, dal momento che a loro volta ieri sera sono usciti sconfitti dalla super sfida contro gli storici rivali del Benfica; un ko che è costato caro alla compagine allenata da Sergio Conceiçao, costretta ad abbandonare la vetta della classifica della Primeira Liga, proprio in favore dei biancorossi di Lisbona, dopo molte settimane trascorse a guardare tutti dall'alto.

Chissà se la formazione di Oporto pagherà lo scotto di tale, doppia delusione.

Certo è che, dopo l'urna di Nyon assai benevola nel sorteggiare i giallorossi con una delle squadre sulla carta più deboli della prima fascia, dover confidare anche in qualche defaillance avversaria per sperare realmente di proseguire il cammino europeo fornisce l'esatta dimensione del momento tragicamente sportivo vissuto da Difra & co.

In previsione del confronto di ritorno contro la Roma, per i lusitani c'è da sottolineare l'importanza del ritorno in campo della punta di diamante Marega. Il centravanti è infatti guarito in tempi record e con ogni probabilità tornerà a guidare l'attacco dei bianco-blu, a cui è parso essere mancato pesantemente nel corso dell'ultimo periodo.

Si tratta davvero di una brutta notizia per i giallorossi, soprattutto se si pensa a come un calciatore dalle buone, ma non certo eccelse, qualità come Felipe Caicedo, ieri sera abbia letteralmente 'scherzato' l'intera retroguardia, Olsen compreso.

Al probabile ritorno di Moussa Marega, si aggiunge la notizia del difficile recupero di Kostas Manolas, palesemente l'unico campione della difesa capitolina, per Oporto.

Della serie "ci salvi chi può".

 


Riunione post-derby dei vertici giallorossi: Porto decisivo per la panchina di Di Francesco

INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – Si dice chi tifa Roma non perde mai. Eppure, dopo il sonoro 3-0 rimediato ieri sera nel derby, tutti abbiamo perso qualcosa. Pazienza, fiducia, speranza. Si è persa persino la voglia di guardare una squadra che ha messo in campo finora una stagione di alti e (soprattutto) bassi clamorosi. Ormai è un disco rotto che, a scadenze regolari, si ripete da domenica 19 agosto, dalla prima partita di campionato. Perché, diciamoci la verità, la Roma quest’anno non ha mai convinto veramente.

Di chi è la colpa? Il tecnico è il primo indiziato, così come il ds Monchi. La dirigenza, la società, i giocatori, la città, i media e il famoso ambiente romano. Nessuno è escluso dalla caccia alle streghe. Sono state tentate delle “soluzioni” mai veramente efficaci: ritiri, alternanza di giocatori (più per cause di forza maggiore che per prese di posizione del tecnico), riunioni e messaggi scontenti da Boston. Niente è sembrato funzionare e la striscia di risultati positivi dell’ultimo periodo non è bastata per risollevare le sorti della Roma, che ha portato sul terreno di gioco prestazioni sterili, confusionarie e niente affatto convincenti.

Forse proprio di soluzioni si è parlato ieri sera. Al termine del derby, infatti, la dirigenza si è riunita per un confronto sull’attuale situazione della squadra. Il vertice è andato in scena all’interno dello Stadio Olimpico e si è protratto fino a tarda notte. In un ufficio vicino allo spogliatoio giallorosso, dopo aver sentito Pallotta al telefono, si sono riuniti il vicepresidente Mauro Baldissoni, l’ad Fienga, il ds Monchi con i suoi collaboratori Massara e Balzaretti, e Francesco Totti. Di Francesco non ha presenziato all’incontro, impegnato nelle interviste di rito post-gara. Sul tavolo l’ipotesi di un ritiro in vista della partita di Champions League contro il Porto, magari passando una notte a Trigoria. Attuare, inoltre, una strategia per risvegliare la squadra dal torpore perenne, soprattutto per gli ultimi mesi di campionato, cruciali per centrare l’ultimo obiettivo stagionale possibile: l’ingresso in Champions League. Anche se una sconfitta contro il Porto mercoledì sera porterebbe comunque conseguenze pesanti: lo spettro dell’esonero si è infatti ripresentato per Eusebio Di Francesco.


Roma, in attesa del derby il regalo lo fa l'Inter

INSIDEROMA.COM – SARA BENEDETTI – Alle 20:30 a Roma si gioca LA partita, quella che non ha bisogno di fatto di alcuna presentazione. Si parla del derby tra Lazio e Roma con i biancocelesti attualmente sesti a 38 punti e i giallorossi al quinto posto con 44. In caso di vittoria, la squadra allenata da Simone Inzaghi potrebbe davvero tornare a lottare per un piazzamento Champions, visto che il Milan, attualmente quarto, si trova a 45 punti, con uno più del club di Trigoria e sette rispetto alla stessa Lazio. La corsa alla maggiore competizione europea per club si fa quindi sempre più serrata, con il Milan di Gattuso atteso alle 18:00 in casa da un test apparentemente facile, o comunque non proibitivo, contro il Sassuolo. Intanto nella serata di ieri forse “il grande regalo” alla Roma, al Milan e perché no, anche alla Lazio, lo ha fatto l’Inter. La squadra di Luciano Spalletti ha infatti perso per 2-1 sul campo di un agguerrito Cagliari. Il match si decide tutto nel primo tempo con gli isolani in vantaggio grazie all’autorete di Perisic. Per i nerazzurri il pareggio arriva grazie all’ormai solito Lautaro Martinez, sostituto di Mauro Icardi, sempre più fuori dal progetto, che con un colpo di testa potentissimo batte Cragno (sul quale è forte l’interessamento della Roma, con il dirigente Balzaretti ieri era sugli spalti proprio per visionare l’estremo difensore ndr). Il gol della vittoria arriva con una bordata al volo di destro di Pavoletti che regala tre punti fondamentali in ottica salvezza al Cagliari e inguaia l’Inter come mai prima d’ora in questa stagione nella lotta al terzo-quarto posto. Nelle ultime cinque partite per la squadra di Luciano Spalletti sono arrivate appena due vittorie, con Sampdoria e Parma, oltre alle sconfitte con Bologna, Cagliari e al rocambolesco pareggio con la Fiorentina per 3-3. E’ quindi tutto ancora aperto e il derby di oggi potrebbe dare la giusta scossa ad una delle due squadre capitoline.

LA STRACITTADINA – Un derby da non sbagliare per nessuna delle due con la Lazio che in caso di sconfitta sarebbe quasi fuori dai giochi per il discorso Champions. Simone Inzaghi schiera i titolari, da Strakosha fino a Ciro Immobile, coadiuvati a centrocampo  da Lucas Leiva e Milinkovic-Savic. Dietro sicuri del posto Bastos, Acerbi e Radu con gli unici dubbi legati a Romulo e Luis Alberto. Per l’italo-brasiliano ballottaggio con Marusic mentre per lo spagnolo ancora qualche dubbio legato all’impiego di Correa. La Roma di Di Francesco risponde al completo, eccezion fatta per Cengiz Under, ancora out dopo il problema muscolare patito durante il match di campionato contro il Torino e Schick, in forte dubbio ma probabilmente arruolabile per la panchina. In porta Olsen ed in difesa spazio a Kostas Manolas assiema a Florenzi, Fazio ed il grande ex Kolarov. A centrocampo sicuro del posto De Rossi assieme a Zaniolo e Lorenzo Pellegrini mentre sussiste ancora qualche dubbio riguardo a Nzonzi, comunque in vantaggio rispetto a Cristante. Chiudono il 4-2-3-1 El Shaarawy e Dzeko, ancora a caccia della prima rete nella stracittadina in questo campionato.


Lazio e Roma: derby da paura

MESSAGGERO - TRANI - Il derby, anche se la cornice non è proprio da big match, resta la Partita, almeno nello Capitale. Ma non è solo la rivalità tra le tifoserie a dare un senso alla notte dell'Olimpico. C'è da sistemare la classifica che, per le posizioni attuali, non piace né a Lotito né a Pallotta. Figuriamoci alla gente. La Lazio e la Roma inseguono la zona Champions, ma ora sono fuori. Inzaghi, pur dovendo recuperare la gara contro l'Udinese, è a 7 punti dal Milan quarto e a 9 dalll'Inter terza. Di Francesco, anche se è messo meglio del collega avendo 6 punti in più, è comunque in ritardo: -1 da Gattuso e - 3 da Spalletti, ko nell'anticipo allaSardegna Arena contro ii Cagliari.

PANCHINA SCOMODA - Se oltre al presente, cioè alle ambizioni di entrambe le formazioni in questo torneo, stasera c'è però in palio anche il futuro della Lazio e della Roma, sta a significare che questo derby potrebbe segnare il destino degli allenatori. Entrambi non hanno alcuna certezza di restare. Lotito tirerà le somme su Inzaghi a fine stagione, Pallotta avrebbe allontanato Di Francesco già a settembre. I presidenti chiedono rispettivamente ai loro tecnici la finale di Coppa Italia e il 4° posto in campionato. Ecco perché il verdetto del derby conta più per l'allenatore giallorosso che per quello biancoceleste.

ANDAMENTO INEQUIVOCABILE - Lo 0-0 di martedì sera, nella semifinale di coppa Italia contro il Milan, non deve ingannare: quel punteggio, in campionato, non appartiene alla Lazio (da 30 gare) e nemmeno alla Roma (da 26). Inzaghi conosce il principale difetto del suo gruppo in questa annata. Ai biancocelesti manca l'efficacia: solo 6 gol nelle ultime 9 partite (comprese pure le coppe). Di Francesco, invece, ammette che il vizio di stagione è nella fragilità difensiva della squadra. I giallorossi, nonostante la serie utile di 8 match (6 successi e 2 pareggi), non hanno equilibrio. Vedremo anche stasera qualche tentativo degli allenatori per eliminare i vizi che, pure recentemente, sono risultati fatali.

DOPPIO FINALIZZATORE - Immobile, 3 reti degli ultimi 5 derby (coincise, però, con 3 ko), non sta bene: ricomparso il fastidio agli adduttori che lo tiene in bilico fino al fischio d'inizio. L'attaccante vuole esserci, ma Inzaghi è pronto a riproporre Caicedo che ha firmato gli ultimi 2 successi della Lazio in campionato contro il Frosinone e l'Empoli. Se Immobile comincia il match, possibile la staffetta. O il tandem in corsa per ritrovare la via del gol. La Lazio, tatticamente, sarebbe più o meno la stessa: 3-5-1-1, con Luis Alberto preferito a Correa e piazzato come al solito alle spalle della prima punta, o 3-5-2 con il doppio centravanti. In difesa riappare Radu e a centrocampo Parolo si tiene stretto il posto. A destra il ritorno di Marusic, in ballottaggio con Romulo, per il faccia a faccia con l'ex Kolarov.

VERIFICA FINALE - Manolas si allena da 2 giorni con i compagni, anche se il fastidio alla caviglia non è scomparso. Stamattina il test decisivo: Di Francesco lo considera recuperato, ma mercoledì c'è anche il ritorno degli ottavi di Champions con il Porto. La difesa della Roma, comunque, cambia a prescindere: dentro Florenzi a destra e Fazio in mezzo. Marcano, invece, sarebbe confermato in caso di forfait di Manolas. Il sistema di gioco di partenza è di nuovo il 4-3-3: in questo senso De Rossi sembra più adatto di Nzonzi a piazzarsi davanti alla difesa. Esclusa, al momento, la coppia di play. A centrocampo, dunque, Pellegrini, candidato trequartista se sarà necessario passare al 4-2-3-1, e Cristante, di nuovo titolare. Zaniolo debutta nel derby da esterno destro nel tridente con Dzeko ed El Shaarawy.


Olimpico: c'era una volta il tutto esaurito

MESSAGGERO - BERNARDINI - C'era una volta il derby da tutto esaurito. Quello dell'Olimpicostrapieno con addirittura le scale d'accesso usate come posti. Tempi andati che, visto il trend, difficilmente torneranno. Stasera non si arriverà a 50 mila spettatori, di cui 12 mila romanisti. Praticamente meno di Milan-Sassuolo che, oggi alle 18, avrà 65 mila presenze. Basti pensare che per la stracittadina milanese dell'andata ai cancelli si erano presentati in 78 mila. Quasi il doppio di quelle dell'Olimpico. Numeri impietosi per un derby che vale un pezzetto di Champions League. E se si prendono i numeri degli incroci fratricidi all'estero il declino Capitale si fa ancora più nitido: oltre 93 mila hanno assistito al Clasico Barça-Real del 28 ottobre scorso e in 60 mila a City-United dell'11 novembre, giusto per citarne un paio. A Roma si è persa l'abitudine di andare allo stadio. E questo ha finito per togliere anche quella magia mista ad ansia tipica di un derby. L'aria è meno frizzante. E non è certo perché la posta in palio sia meno importante degli anni passati. Il problema è che c'è una sorta di disabitudine tutta romana ad andare allo stadio. Una volta sono i parcheggi, un'altra i tornelli, un'altra ancora la stagione poco attraente di una delle due. Il risultato è sempre lo stesso: spazi vuoti che gridano vendetta. Un peccato perché Lazio-Roma o Roma-Lazio meriterebbero un impatto decisamente diverso. Istantanee ormai sbiadite riportano alla mente tribune gremite e curve da far invidia a mezza Europa. Sfottò ironici e coreografie passate alla storia, che vengono ricordate ancora oggi. La Nord si colorerà solo di sciarpe e bandiere: niente scenografie. La Sud, invece, dopo lo spoiler dei giorni scorsi, ha cambiato il telone. Niente più lupa. Soggetto top secret. L'allarme per possibili incidenti è alto: livello 4. Saranno un migliaio gli agenti che presidieranno l'area. Ieri le prime opere di bonifica delle zone limitrofe allo stadio. Già decisi anche i percorsi. Cancelli aperti dalle ore 16.30.

TUTTI SU DAZN - Chi non andrà all'Olimpico vedrà la partita su Dazn. In città c'è molta ansia. Qualche preoccupazione è legata alle interruzioni, brevi o lunghe, di cui spesso la piattaforma online si è resa protagonista (la rete non regge agilmente la mole di accessi). E poi si sa, a Roma il derby è sacro. Lo vede chiunque e l'assenza di segnale poco si tollera. Immaginate uno stop durante un'azione da gol o il vicino di casa che urla per una rete di Immobile o Dzeko prima? Una tragedia. L'hashtag è già pronto. Dazn non batte ciglio e assicura che tutto sarà perfetto. Anche loro hanno un derby con Sky da giocare.


I lampi di luce del talento

MESSAGGERO - LIGUORI - Prima di un derby se ne sentono di tutti i colori e questa volta l'appuntamento è anche più carico del solito. Poi, a stretto giro, arriva la gara col Porto. Dell'avversaria di stasera è inutile dire che giocherà con il sangue agli occhi, battere la Roma quasi sempre diventa il principale tema dell'anno. Però, nell'era di Pallotta hanno alzato più trofei di noi. Da qui a dire che sono favoriti ce ne corre. Il problema è che dietro i troppi gol subiti non ci sono soltanto cadute di attenzione, c'è invece una chiara insufficienza nell'organico giallorosso che spesso DiFra e la squadra mascherano con una buona tattica, una forte volontà e il grande talento. Zaniolo, De Rossi, Dzeko e il Faraone, con Manolas, sono la spina dorsale di una squadra che deve fare 180 minuti impeccabili. E' troppo chiedere a chi va in campo tanta qualità? No, perché in cambio hanno avuto tanto sostegno e passione, come se i tifosi fossero ancora quelli di una volta, che non si accorgono e non capiscono le infime manovre economiche di questi anni. Abbiamo tollerato tutto e tutti (e non serve fare nomi), prendendo in cambio i lampi di luce di Zaniolo, Pellegrini e Dzeko. Ora vogliamo il derby.


Dzeko, la rabbia del leader buono

MESSAGGERO - ANGELONI - C'è chi gli rimproverava di essere troppo buono, ora chi lo accusa di essere diventato troppo cattivo. Chi gli dice che ha il muso, che vuole sempre giocare, che è il cocco dell'allenatore. Insomma, che cosa vogliamo da Edin Dzeko? Niente. Questo giocatore è destinato ad essere sempre contestato se sbaglia un gol o se per tre partite non segna. Però piace a tanti, per quel suo essere un cattivo dalla faccia buona. Il suo destino è fare gol: questo gli si chiedeva quando era buono, glielo si chiede oggi che ha il muso brutto.

LE RETI - Numeri alla mano, va detto che Edin segnava di più prima, lo scorso anno è stato il top. Poi, vai a vedere, controlli bene i dati e ti accorgi che fino a ora, il bosniaco di reti e ha fatte dodici, non proprio pochissime: cinque in Champions e sette in campionato. Tutti all'Olimpico i primi, tutti in trasferta i secondi. E lasciamo stare i gol. Oggi Edin è un leader, un punto di riferimento per la squadra, uno che si piazza in mezzo a tutte le giocate, a ogni palla morta, becca ammonizioni, rischia espulsioni. Si fa sentire in campo e nello spogliatoio. Si sente padrone della Roma, nella quale vorrebbe restare ancora a lungo, ma la scadenza del contratto (2020) ci fa pensare che invece non sarà così: la Roma non ha grosse intenzioni di prolungare di tre anni il contratto, soprattutto a quelle cifre, Edin guadagna tanto, considerando anche l'età. Quindi arriveremo a vivere un bel braccio di ferro, ma non è questo il tema di oggi. Oggi c'è il derby, e lui con la Lazioha un discreto rapporto. Diciamo di alti e medi. Il gol alla prima (con Garcia in panchina, 8 novembre 2015), su rigore (calciato non benissimo, a dire la verità) e la seconda nel girone di ritorno (con Spalletti in panca 4 aprile 2016). Poi, buone partite, una sola sconfitta in campionato e una in Coppa Italia, un pareggio e sei vittorie. Solo una gara, delle nove totali, ha giocato solo per trenta minuti, che poi è quella in cui ha segnato il suo secondo gol alla Lazio. Era il periodo in cui Spalletti non lo vedeva più come un titolare, la fase del falso nove. E lui invece è un vero nove e con la maglia della Roma ha segnato 85 reti, come ai tempi del Wolfsburg, quindi un gol per battere il suo primato (a due reti di distanza da Abel Balbo, che è settimo cannoniere della Roma con 87 reti, considerando le reti in campionato Edin è a meno due da Delvecchio fermatosi a 62 gol). Un nove con i piedi da trequartista (sono 35 gli assist da quando è qui). Ed ecco perché piace tanto a Di Francesco, che a lui non rinuncia mai, lo ha fatto solo per cause di forza maggiore: un infortunio lo ha tenuto fermo per più di un mese. Per non parlare poi di quando, lo scorso gennaio, il tecnico ha puntato i piedi per farlo restare nella Capitale.

LA TRASFERTA - Dzeko non segna alla Lazio, nell'ultimo derby (0-0) ha chiuso con una traversa. Il gol all'Olimpico - in campionato - gli manca da aprile scorso (doppietta al Chievo). Si è scaldato un po' contro il Frosinone, che non è lontano da Roma. Due reti allo Stirpe, decisivo come spesso gli capita di essere. Se la dovrà vedere con Acerbi, che martedì ha bloccato Piatek e con Strakosha, che di solito contro di lui azzecca la grande prestazione. Il derby è un doppio scarpino mostrato su Instagram. Totti gli dice: «Doppietta domenica?». «Meglio sabato, Checco». Sabato, stasera. In trasferta.


Di Francesco: "Cuore si, ma usiamo la testa"

MESSAGGERO - CARINA - «Testa e cuore». Un refrain, utilizzato da Di Francesco, che fu la fortuna di Valon Behrami il 19 marzo 2008, in un derby vinto dalla Lazio per 3-2 con gol dello svizzero al 92'. Questa sera a Eusebio andrebbe bene vincerlo anche così. La Roma, reduce da una striscia positiva di 6 vittorie e 2 pareggi, non può fermarsi. Il tecnico - che in un secondo momento precisa: «Grande cuore, ma solo quello non basta, serve anche la testa» - ne è consapevole ma prova a smarcarsi dalla pressione: «Obbligo di vincere? Entrambe lo hanno, non solo noi. È un derby molto sentito: da parte nostra non vogliamo allontanarci dalla zona Champions mentre la Lazio vuole accorciare le distanze». Non capita tutte le stagioni di avere in panchina in una stracittadina due allenatori che hanno vestito le maglie di Roma e Lazio. Se i ricordi da calciatore sorridono poco a Eusebio - «Ne ho persi 4 di fila» - da allenatore è tutta un'altra storia. Due successi e un pareggio, utilizzando ogni volta un modulo diverso: 4-3-3, 4-2-3-1 e 3-4-2-1. Ieri, a domanda diretta, ha preferito però non regalare indicazioni: «Fermarci al sistema di gioco è riduttivo perché abbiamo fatto tantissime partite con il 4-2-3-1 e abbiamo ottenuto risultati importanti - insiste Di Francesco - Il 4-3-3, che potrebbe essere il sistema di gioco del derby, è un sistema che conosciamo ma che a volte ci ha tolto qualcosina. Non posso dire che uno è meglio dell'altro, non riesco a dirlo io da allenatore. Ogni partita lo posso anche modificare a partita in corso». Copione simile per De Rossi«Non so ancora se giocherà ma la gara più importante tra Lazio e Porto è il derby perché arriva prima. Non possiamo ragionare guardando troppo avanti. Ad oggi Daniele sta bene, è migliorato tantissimo, potrebbe anche giocarle entrambe le partite o una solamente».

LA PROMESSA - Mischia le carte, provando a non regalare certezze a Inzaghi che ha affrontato in campo (singolare che Simone, attaccante, non abbia mai segnato in un derby mentre Eusebio, centrocampista, sì: nel 3-3 del 29 novembre del 1998) e ora se lo ritrova da un anno e mezzo avversario in panchina: «Troveremo di fronte un avversario molto abile nelle transizioni. Sarà una partita difficile come sempre lo sono i derby e contro una squadra che ha tante qualità. Uno come Correa quando è in giornata ti può mettere in difficoltà». Da veterano del della stracittadina, può capire l'emozione del debuttante Zaniolo: «Sarà uno dei protagonisti e ci aspettiamo da lui sempre qualcosa di importante, però lasciamolo tranquillo. Ho parlato poco di derby con lui, non vado a caricare ulteriormente questa gara anche perché ci hanno pensato i compagni nello spogliatoio. Lui deve stare sempre concentrato, determinato, cattivo come fa in allenamento». Prima di salutare, una promessa: «Veniamo da una buona settimana di lavoro e dal punto di vista mentale vogliono tutti partecipare a questo match unico per tutti. Garantisco ai nostri tifosi impegno e grande passione». 


Derby, botte tra capi ultrà: assalto al bar giallorosso

MESSAGGERO - A.M. - Lazio-Roma scontro ai vertici, ma tra capi-ultrà. Giovedì notte l'irruzione dei leader della Curva Nord, a Casal Bertone, nel bar gestito da uno dei ras della Sud, ha squarciato la tregua alla vigilia del derby che si giocherà stasera in un Olimpico blindatissimo. Come furie, i laziali, in quattro, hanno chiesto di lui che, però, non era presente. Sono tornati fuori, si sono armati con le mazze che avevano nascosto nelle auto e sono rientrati velocemente pestando chi era a tiro, spaccando tutto.

IN GRANDE STILE - Un raid in grande stile, come non si vedeva da tempo, per certi versi irrituale data la caratura dei personaggi coinvolti e la platealità. Ad avere la peggio un 48enne, altro esponente di rango degli ultrà giallorossi e con aderenze in ambienti dell'ultradestra, sotto diverse sfaccettature familiari a entrambe le opposte fazioni. L'uomo è finito in ospedale dove è stato medicato per alcune contusioni e una spalla fratturata. Solo se la prognosi sarà superiore ai 20 giorni, la denuncia scatterà d'ufficio, automaticamente. In caso contrario, bisognerà attendere la querela di parte - che difficilmente arriverà - perché sia aperta un'inchiesta. Il blitz non è passato inosservato ad alcuni inquilini delle palazzine non lontane dal centro commerciale e qualcuno ha chiamato il 112.

NUOVI E VECCHI SCREZI - La giornata di giovedì non prometteva nulla di buono: si era aperta con la scritta Romanista Anna Frank accompagnata da una svastica e dalla sigla SSL, apparsa su un muro del Circo Massimo, in nottata è scattata l'irruzione a Casal Bertone. Motivo? Questioni legate a una coreografia indigesta, sembrerebbe. Ma il tifo potrebbe avere fatto semplicemente da sfondo a ben altri scenari, a regolamenti di conti che poco c'entrano con il pallone, e a screzi mai davvero ricuciti. Ipotesi che non si possono escludere.
Una stracittadina, dunque, ad alta tensione. In campo le squadre concentrate e con la testa alla Champions, sugli spalti e fuori lo stadio, invece, si gioca il match della sicurezza. Per il nuovo questore di Roma, Carmine Esposito, che si è insediato ieri, l'evento sportivo rappresenterà anche il debutto alla guida dell'ordine pubblico capitolino. Coincidenza vuole che due anni esatti fa - era l'1 marzo 2017 - stesso debutto toccò all'uscente Guido Marino, chiamato a vegliare sul derby che si tornava a disputare in notturna (e con i divisori per la prima volta abbassati tra le Curve) in Coppa Italia.
Blindata da oltre mille agenti l'area dell'Olimpico, altrettanti quelli schierati fin da ieri in Centro e nelle zone calde contese (come il Ponte degli Annibaldi a Monti) dalle due tifoserie per impedire agguati o scontri isolati, magari con il rinforzo di gruppi gemellati stranieri. Più di 700 gli steward tra gli spalti. I romanisti ieri sera avevano acquistato circa 14mila tagliandi, gli organizzatori contano di arrivare a 50mila spettatori totali. Vietata la vendita per asporto sin da 3 ore prima e 2 ore dopo il termine dell'incontro, di bevande in vetro e il trasporto nella pubblica via, nella zona dell'Olimpico e dintorni. Dalle 18 fino a cessate esigenze, chiusi: lungotevere Maresciallo Cadorna, Ponte Duca D'Aosta, un tratto del lungotevere Diaz; lungotevere Oberdan e lungotevere della Vittoria.


Lazio-Roma: il derby dei debuttanti

GAZZETTA DELLO SPORT - Quand’è che si guarda il soffitto? Quand’è che il cielo entra in una stanza che – come cantava Gino Paoli – all’improvviso non ha più pareti? Nicolò Zaniolo ha conosciuto lo stare disteso sul letto con gli occhi aperti, mentre il cuore batte e l’immaginazione già ti porta a giocare una partita virtuale. «Quando il mister mi disse che avrei giocato contro il Real Madrid, il riposo del pomeriggio l’ho saltato perché non ce la facevo a dormire», ha raccontato il centrocampista pochi giorni fa. Ecco, l’impressione è che oggi il 19enne si presenterà al suo primo derby di Roma riposatissimo perché, da predestinato, sembra in grado di metabolizzare bene il tanto che ormai lo circonda (...) Sarà per questo che ormai su Instagram, più che «followers», sembra avere dei veri e propri adoratori. Al momento, circa 469.000. E se vi sembrano tanti, pensate che sua madre Francesca Costa, pur non dando calci al pallone, ne ha 396.000. Effetto trascinamento da parte del figlio o semplice bizzarria del web? Ai sociologi la risposta. Di sicuro stasera gli Zaniolo – ognuno per la sua parte dell’universo mediatico – hanno un’occasione d’oro per incrementare il numero dei seguaci. Come si diceva una volta per i diamanti, si potrebbe dire che anche un derby è per sempre (...) Allora, come sorprendersi se il suo rinnovo di contratto, che probabilmente sarà officiato a fine stagione per arrivare fino al 2024, sia un argomento di tendenza? In attesa di risolvere (con una transazione economica, ovvio) la questione sui diritti d’immagine, detenuti dall’ex manager Stefano Castelnovo, una cosa è certa: già alcune aziende importanti stanno bussando alla porta della famiglia Zaniolo. E se anche il primo derby sarà da incorniciare, si salvi chi può.