Kolarov stanco, Zaniolo diffidato: a Frosinone c'è aria di turn over

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Fermate il soldato Kolarov, e già che ci siamo anche Zaniolo, oppure Florenzi. Tutti un po' caracollanti. Poi, Di Francesco conservi i vari Dzeko, Manolas e anche un po' El Shaarawy. E che il cielo la mandi buona. Il calendario si fa interessante, i ricambi non sono abbastanza e alcuni poco credibili, vedi Pastore, gli infortunati sono tanti e non tutti torneranno a disposizione nel breve. Che si fa? Il pericolo maggiore è Frosinone, laddove Eusebio dovrà azzardare qualche cambio, forzare un po' la mano. Ora o mai più. Esempio: De Rossi dovrà giocare con Lazio e Porto, due partite a distanza di quattro giorni, è quasi impensabile - vista la situazione del ginocchio - che Daniele vada in campo allo Stirpe. Soluzione: Nzonzi. Cristanterischia di fare gli straordinari, a favore del riposo di Zaniolo, sempre presente nell'ultimo periodo e in più è diffidato, quindi non è pensabile che rischi di saltare il derby. Il possibile rientro di Under e di Perotti consentono all'allenatore di proporre un'alternativa a destra, ruolo occupato da Nicolò nelle ultime partite. Cristante con il Bologna è apparso affaticato: dal derby (settembre) al Bologna (l'altra sera) ha saltato per squalifica solo il match con il Milan. Stesso dicasi per Zaniolo, che da novembre (esordio da titolare) con la Fiorentina a oggi ha giocato sempre, le ultime undici dal primo minuto.

LE URGENZE - I veri dilemmi riguardano Dzeko, che non ha ancora il sostituto sano (Schick è out per infortunio), e Kolarov (21 gare consecutive da 90 minuti), che ha Santon, sul quale Di Francesco da un po' non fa molto affidamento. E visto che Santon a Frosinone dovrà giocare, le ipotesi son due: o solo uno tra Florenzi e Kolarov andranno in campo, oppure, volendoli far riposare entrambi, a sinistra verrà adattato uno tra Jesus e Marcano. In tutto questo c'è da gestire il problema muscolare di Manolas, lui veramente indispensabile per il quartetto difensivo. Fazio ha un rendimento modesto eppure gioca sempre: evidentemente Eusebio credo poco in Marcano e Jesus. 


Stadio, i privati ci ripensano anche sull'Ostiense a 4 corsie

IL MESSAGGERO - DE CICCO - Chi ha partecipato all'ultima riunione tra i privati e i dirigenti del Comune, la racconta come molto «tesa», forse una delle più «nervose» degli ultimi tempi. Tutto il contrario di quello che ci si sarebbe aspettato, considerando che Virginia Raggi, nonostante il parere a tinte foschissime del Politecnico di Torino, ha dato mandato ai suoi uffici di accelerare al massimo sul progetto stadio. E anche i privati che sognano l'affare (e le cubature record per negozi e uffici) sono a un passo dal formalizzare l'accordo sui terreni dove costruire il tutto, terreni che la Eurnova di Parnasi, ormai guidata da un nuovo Cda, venderebbe a James Pallotta per 105 milioni di euro, col pagamento però posticipato e subordinato all'approvazione della variante urbanistica in Consiglio comunale. E proprio questo aspetto, forse, rende gli animi agitati.

LA VIABILITÀ - La delibera che sbarcherà in Aula Giulio Cesare conterrà la convenzione urbanistica a cui stanno lavorando da settimane i tecnici capitolini insieme alla Eurnova e agli emissari di Pallotta. L'ultimo vertice si è tenuto l'altro ieri, presente il diggì della Roma, Mauro Baldissoni. Non è stata una passeggiata, anche se il dipartimento Urbanistica entro dieci giorni dovrebbe rendere noto l'esito della due-diligence sugli atti amministrativi, una ricognizione chiesta da Raggi dopo la retata di giugno, e si dirà che non sarebbero state trovate irregolarità. Da che dipendono allora gli screzi di queste ore? Dal Comune hanno fatto capire ai privati che vanno rispettati tutti gli impegni presi. E su almeno due punti, i proponenti avrebbero fatto resistenza. Il primo: l'unificazione dell'Ostiense-Via del Mare, carreggiate già oggi trafficatissime che con lo stadio e il mega-centro commerciale accanto finirebbero ostaggio degli imbottigliamenti. Vanno quindi allargate e unite le corsie; da due strade, a una sola. Per farlo tocca però abbattere alcuni edifici che si trovano tra le due vie, operazione di cui si è parlato per la prima volta lunedì e che alle orecchie dei privati suona malissimo. Perché significa tirare fuori più soldi del previsto, tra espropri e ruspe. Il Campidoglio però è irremovibile: l'unificazione delle due strade è una delle poche opere pubbliche rimaste in capo ai proponenti, quindi va fatta, senza discussioni. Non basta rimettere in sesto le due vie separatamente.

IL CONSIGLIO DI DOMANI - Altra spina, la tribuna di Lafuente: un pezzo dell'ippodromo ormai dismesso andrebbe ricostruito accanto al nuovo stadio, così è stato deciso nelle riunioni preliminari. Ai privati è stato chiesto anche di manutenere questi spalti «per 30 anni», cioè per tutta la durata del contratto di affitto tra l'As Roma e la holding di Pallotta proprietaria dello stadio. I proponenti, da quanto trapela, non vorrebbero impegnarsi più di tanto. Ma anche su questo aspetto, l'amministrazione non è disposta ad arretrare. Tutto fa pensare allora che la bozza di convenzione non sarà pronta se non tra qualche mese. Difficile che arrivi in Assemblea capitolina prima di maggio. E lì si aprirà un'altra partita, tutta politica e non tecnica stavolta, col pallottoliere dei ribelli M5S, che saranno decisivi. Un anteprima del voto finale potrebbe vedersi già domani, quando è in programma un Consiglio comunale straordinario sullo stadio e si discuteranno diversi ordini del giorno.


La giostra delle opere saltate: «Così l'ingorgo è assicurato»

IL MESSAGGERO - DE CICCO - All'inizio fu la metro B, con la promessa di portarla fino a Tor di Valle, con tanto di sfiocco dalla stazione di Eur-Magliana, tutto messo nero su bianco in una delibera approvata in Campidoglio nel 2014. Tutto sparito, poi: via il prolungamento della linea blu, si è puntato sulla disastratissima Roma-Lido. All'inizio il Campidoglio ha chiesto di rafforzarla ai privati, prescrivendo una «frequenza di 16 treni l'ora nelle fasce di punta». Invece nell'ultimo atto che ha attribuito l'«interesse pubblico» al progetto stadio, non si parla più di un numero minimo di convogli, solo di un contributo generico - all'incirca 40 milioni - che i proponenti verserebbero per la mobilità. Fondi chiaramente insufficienti per rimettere in sesto una delle peggiori ferrovie d'Italia. Non a caso il rafforzamento della linea oggi è ipotizzabile solo con un massiccio esborso di denaro pubblico. La Regione Lazio finanzierà lavori per 180 milioni, ma non è detto che bastino, come è stato più volte spiegato dalla Pisana, perché si tratta di soldi che saranno spalmati su tutta la tratta, non solo intorno alla fermata di Tor di Valle. Pensare che il 50% degli spettatori dovrebbe arrivare allo stadio coi mezzi pubblici.
Sparito anche il Ponte di Traiano, prima a carico dei privati, ora senza finanziamenti, l'unica opera di un certo rilievo che pagherebbero i proponenti è la fusione dell'Ostiense-Via del Mare. Due strade oggi divise da un guardrail per lunghi tratti e da alcuni edifici in altri. Edifici che andrebbero buttati giù, per portare a dama l'intervento promesso. Ma ora i privati nicchiano e spingerebbero per un intervento «soft», anche se l'amministrazione, per ora, non sembra indietreggiare, su questo punto.

LE CRITICHE - Gli esperti del resto sono stati chiari, da ultimi i professori del Politecnico di Torino chiamati da Raggi dopo gli arresti per tangenti: per il quadrante Sud di Roma il progetto Tor di Valle sarebbe «catastrofico», già con l'Ostiense-Via del Mare unificata, figuriamoci senza. Anche l'ex assessore all'Urbanistica di Raggi, Paolo Berdini, ieri ha minacciato di «andare alla magistratura, se passasse qualche scellerata approvazione del piano», definito «una follia» e una «speculazione». Il M5S, ha detto Berdini, «ha tradito le promesse elettorali». L'ex assessore ha parlato delle conseguenze «disastrose» sul traffico, accanto all'ex dissidente grillina Cristina Grancio, che ha presentato una delibera per chiedere il ritiro «in autotutela» della dichiarazione di interesse pubblico sul progetto.

 

 


Berdini: "Se arriva l'ok allo Stadio vado subito in Procura"

LEGGO - PIERINI - «Se giovedì passasse qualche scellerata approvazione del piano io andrò alla magistratura». L'ex assessore all'Urbanistica Paolo Berdini attacca il nuovo progetto dello Stadio della Roma e sfida «la maggioranza a votare un atto del genere perché avranno conseguenze personali interminabili». Berdini si scaglia anche contro il ruolo del Politecnico di Torino. «Ha commesso un errore catastrofico - spiega - che ci permetterà di fare una grande festa per buttare a mare per sempre questa follia urbanistica. Non poteva né doveva fare alcuna modifica del progetto. Hanno verificato uno stato del traffico catastrofico e poi si sono inventati un marchingegno che mette la pietra tombale sul progetto». L'ex assessore entra nel dettaglio riferendosi alla pubblica utilità del progetto.
«Il Politecnico dice che il 50% di affluenza con il trasporto pubblico può essere raggiunto se vengono portate a 4 le attestazioni alla stazione di Magliana sulla Fl1 e a 4 a Tor di Valle sulla Roma-Lido con frequenza dei treni a 3 minuti invece dei 7 previsti nel progetto da me visionato: approvare una cosa del genere sarebbe gravissimo, sulla Roma-Lido per quadruplicare l'attestazione dei treni si mangiano un parcheggio pubblico. A Magliana poi la ferrovia è molto più alta del corso del Tevere, farlo lì vuol dire demolire almeno una decina di edifici. Se lo tolgano dalla testa». Poi l'aneddoto durante la sua carica di assessore: «Venni a sapere di incontri con la As Roma in Campidoglio con Bergamo e Montuori scavalcandomi: sono contento che non potranno portare ad approvazione questa delibera e che pagheranno a caro prezzo questo tradimento delle promesse elettorali». Infine sui tempi di avvio dei lavori: «Voglio proprio vedere se Raggi aprirà i cantieri il 31 dicembre - conclude - visto che servono le approvazioni di Ferrovie, degli uffici del Comune e tutto il resto».


Affanno Roma. Infortuni e scelte tecniche: giocano sempre gli stessi

LEGGO - BALZANI - Sofferti, ma incredibilmente importanti. I tre punti ottenuti col Bolognaallungano la serie di risultati utili della Roma in campionato (sette), ma hanno messo in mostra un calo fisico evidente oltre ai soliti difetti di fabbrica. Stanchezza da Champions? Forse, anche perché di turnover se ne è visto poco o niente. Dieci i titolari che sono scesi in campo col Porto hanno giocato anche col Bologna (El Shaarawy e De Rossi sono entrati nella ripresa). L'unico risparmiato, per forze di cose, è stato Mirante visto il ritorno di Olsen in porta. «Poco turnover? È una scelta tecnica. Per giocare col 4-3-3 devo mandare in campo determinati giocatori», ha ammesso Di Francesco. Ma da tempo il tecnico si fida di una rosa ristretta formata da 14 giocatori tra cui gli infortunati Schick, Karsdorp e Under (gli ultimi due torneranno col Frosinone). Tanti i bocciati da Eusebio, soprattutto tra i nuovi arrivati. A dimostrarlo i numeri che riguardano gli eterni esclusi. Marcano e Juan Jesus insieme hanno accumulato appena 1405' mentre la coppia titolare Fazio-Manolas ne ha giocati 4771. Poco spazio pure per Santon che da Natale a oggi (dopo il gol subito da Mandzukic in Juve-Roma 1-0) ha disputato appena 21 minuti mentre a centrocampo è sparito il croato Coric: ultima apparizione con la Spal il 20 ottobre scorso.
L'altro desaparecido risponde al nome di Pastore. L'argentino, arrivato in estate per 24,7 milioni di euro, è scomparso dai radar. Superati gli infortuni muscolari, da inizio dicembre è sceso in campo soltanto in tre occasioni per un totale di 40' in campionato a cui bisogna aggiungere i 60' orribili col Plzen, i 45 imbarazzanti con la Fiorentina e i 90' con l'Entella in coppa Italia. Poco spazio in attacco pure per Kluivert, che nell'ultimo mese è partito titolare solo con Entella e Bologna. Cinque giocatori su sei, come si vede, fanno parte dell'ultima campagna acquisti di Monchi. Fa da contraltare il gioiello Zaniolo (corteggiato da tanti sponsor negli ultimi giorni) che dal 2 dicembre ad ora ha giocato 1141' su 1305 a disposizione. Ancora più eclatante il caso di Kolarov che risulta essere (a 33 anni) il giocatore di movimento più presente nella Roma (2637'). Il quinto in serie A dopo Acerbi, Skriniar, Ronaldo e Koulibaly nonché il difensore più prolifico d'Europa con 7 gol. Il serbo, 11 reti in giallorosso dalla scorsa stagione, ha raggiunto Riise e ora insegue Candela (16) tra i terzini sinistri più prolifici della storia romanista.


«Caos mobilità e dubbi sui procedimenti»

LEGGO S. PIERINI - No allo stadio della Roma a Tor di Valle. I consiglieri del gruppo misto Cristina Grancio e Stefano Fassina hanno firmato una delibera con la quale si chiede alla sindaca di Roma Virginia Raggi di annullare, in autotutela, le dichiarazioni di pubblica utilità per lo stadio di Tor di Valle approvate dall'Assemblea capitolina. A questa si aggiunge un dossier con le osservazioni presentate da associazioni e comitati di cittadini e dei pendolari alla conferenza dei servizi. Le criticità principali descritte dai presenti si basano sull'impatto che la struttura avrebbe sulla mobilità della zona, «sulla ricchezza che arriva ai privati in danno patrimoniale per il Comune di Roma».  Secondo Fassina lo studio del Politecnico «è stato utilizzato in maniera propagandistica dalla sindaca. L'opera avrebbe un impatto sul quadrante profondamente negativo». Lapidaria anche la consigliera Grancio: «Lo stadio di Tor di Valle è da tombare e per questo faccio un appello affinché le opposizioni firmino la delibera: noi siamo pronti a impugnare la delibera per la sicurezza dei cittadini». Infine il presidente della Camera di Commercio di Roma Valter Giammaria ha mostrato preoccupazione perché «nel nostro territorio il commercio di vicinato sta sparendo a favore dei centri commerciali».


La Roma in cerca della Roma

IL MESSAGGERO - TRANI - «Incomprensibile». La diagnosi, se vogliamo chiamarla così perché a quanto pare la guarigione non è completa, è di chi lavora quotidianamente in campo e nello spogliatoio. Di Francesco non si arrende all'evidenza, vedendo l'altalena delle prestazioni, ma è chiaramente preoccupato per l'insopportabile discontinuità della Roma. Passi avanti in classifica, indietro nel gioco. L'allenatore, con l'eccesso di sincerità che non gli è stata a tutt'oggi perdonata, ha ammesso anche in pubblico di diventare matto quando vede la squadra al buio in partita. Fragile, disorganizzata e soprattutto incapace di qualsiasi reazione. Scena muta. E' successo nel 1° tempo della partita contro il Bologna, come in altre partite di questa stagione. Recidiva nella sua incompiutezza. Nel girone d'andata sono stati lasciati per strada 13 punti contro le piccole, a Bergamo nemmeno con 3 gol di vantaggio i giallorossi sono riusciti a portare a casa la vittoria e a Firenze addirittura l'umiliazione di quel settebrutto che la tifoseria non ha ancora cancellato. Nessuno dimentica le sbandate, i crolli e le figuracce. Ma la Soluzione, dopo 33 partite (e 33 formazioni diverse), non è stata ancora trovata. Si va avanti per inerzia, aggrappati al prossimo risultato da conquistare.

RACCOLTO ABBONDANTE - Il gruppo, però, non deve passare per malato immaginario. Perché la ricaduta è sempre possibile, addirittura si ripresenta con più frequenza quando la Roma affronta le piccole: il Bologna, lunedì padrone del match nonostante sia terzultimo, è l'ultima conferma. Eppure, se non fosse per la vergognosa eliminazione dalla Coppa Italia, i giallorossi hanno almeno ripreso quota in classifica, con la striscia dei 7 risultati utili in campionato, iniziata il giorno di Santo Stefano: 5 vittorie e 2 pareggi, quindi 17 punti, gli stessi che hanno permesso alla Juve di prendere il largo (+13). Dal ko allo Stadium e dal 10° posto, ecco l'attuale 5°, recuperando punti a chi è ancora davanti e a chi adesso sta dietro: al Napoli (5), all'Inter (4), al Milan (2), all'Atalanta (3), alla Lazio (7), alla Fiorentina (7), alla Sampdoria (10) e al Sassuolo (12). Anche la zona Champions, dal 26 dicembre, è più vicina: da meno 4 a meno 1. Nessuno, però, si fida.

RISCHIO CORTOCIRCUITO - La motivazione per il black out, e bisogna convivere con questa angoscia in ogni partita, è pronta e già confezionata. Vale per ogni stagione e per ogni caduta: questione di testa e via, senza guardare in faccia la realtà che chiama in causa pure i singoli, in alcuni casi sopravvalutati. Mentalmente, comunque, la Roma sembra sempre impreparata. Timida, impaurita e fiacca. E, anche fisicamente, a terra. Sindrome oscura che colpisce i senatori e i giovani. Inquadratura esemplare: Kolarov e Fazio, inguardabili difensori e al tempo stesso finalizzatori decisivi contro il Bologna. Oppure: Dzeko in Champions e in serie A non è lo stesso giocatore. Il mercato estivo non ha migliorato la rosa, decimata poi da 31 infortuni muscolari. Quello invernale non c'è nemmeno stato, ma qualche rinforzo il tecnico lo avrebbe gradito. Che, anche con il cambio di sistema di gioco, non è ancora uscito dal tunnel. Ma, pur senza aver alcuna certezza di poter centrare l'obiettivo, la rimonta c'è stata. E ovviamente Di Francesco se la tiene stretta.


Panchina corta

IL TEMPO - AUSTINI - A Di Francesco si è ristretta la Roma. Infortuni, squalifiche e... bocciature: la rosa che sembrava extralarge adesso offre meno opzioni gradite all’allenatore. Così ha parlato dopo il successo soffertissimo contro il Bologna: «Forse abbiamo pagato la gara col Porto, a volte da una partita all'altra bisogna cambiare più uomini perché la lucidità mentale può fare la differenza. Stavolta non l'ho fatto per scelta,
mi servivano determinati uomini per il 4-3-3, nella convinzione di poter dare continuità avendo sei giorni di recupero dopo la Champions. Sono rimasto sorpreso, eravamo poco brillanti. Ma non ho la palla di vetro». Fatto sta che la Roma ha offerto un’altra prestazione
sconcertante nel primo tempo, una mezzora discreta a inizio ripresa che sembrava
potesse bastare, poi un altro finale all'insegna di fragilità e paura. Distrutta dalla Fiorentina in Coppa Italia, aggressiva, compatta, determinata contro Milan, Chievo e Porto, di nuovo messa sotto dal Bologna: l'ennesimo saliscendi inspiegabile della stagione che conferma un difetto a cui Di Francesco non sa come rimediare. Il turnover poteva essere l'arma per scongiurarlo, ma come dice l'allenatore la «scelta» è stata un'altra. Ed è dettata da una valutazione ormai chiara della rosa: l'abruzzese si fida di Olsen più 15 giocatori di movimento. Tanti sono quelli che hanno giocato almeno 1000 minuti in stagione, più Karsdorp fermo a 543’ ma ora rientrato tra i potenziali titolari. E siccome lunedì lui, Schick e Under erano fuori per infortunio, Di Francesco è stato costretto a confermare nove undicesimi della formazione anti-Porto, che sarebbero stati probabilmente dieci senza i problemi accusati da El Shaarawy. Se a destra il ballottaggio Florenzi-Karsdorp era reale
prima dell'infortunio dell'olandese, Kolarov è rimasta l’unica opzione a sinistra e infatti è il giallorosso con più minuti accumulati in stagione - 2637 - portiere compreso, oltre ad essere il vice-capocannoniere della squadra insieme al «Faraone» con 8 gol. Luca Pellegrini è andato a Cagliari, Santon non si vede più tra i titolari, al centro giocano sempre Manolas e Fazio quando stanno bene. L'argentino va in campo a prescindere nonostante prestazioni quasi sempre piene di errori, il greco è l’unico difensore di livello, mentre Juan Jesus è reduce da un infortunio ma non ha mai convinto del tutto Di Francesco, per non parlare di Marcano. A centrocampo gli uomini utilizzati si sono ridotti a cinque e fra questi c'è un De Rossi rientrato dopo tre mesi e che a ogni allenamento incrocia le dita per la tenuta del ginocchio. Tocca quindi a Nzonzi, Cristante, Pellegrini più Zaniolo che nelle ultime partite si è dovuto spostare in attacco. Coric è stato bocciato sin dall'inizio e non ha mai guadagnato fiducia (2 presenze e 45' in tutto), Pastore è scomparso dopo Firenze e troppi infortuni. E l'allenatore che non sa valorizzarli? O non sono pronti i giocatori? Il dibattito è aperto. Pure in attacco non si vive d’abbondanza dopo gli infortuni di Schick e Under. Perotti da oltre un anno è una presenza virtuale, Kluivert un giovane che deve imparare tanto, così Dzeko ed El Shaarawy si ritrovano a fare gli straordinari. Una Roma che si riscopre più «corta» di quanto pensasse. E deve rincorrere la Champions.


La resistenza di Olsen e Zaniolo

IL TEMPO - Se non fossimo abituati, nostro malgrado, alle altalenanti prestazioni di questa stagione, potremmo dire che la Roma vista lunedì è stata cinica in quanto è stata in grado di soffrire per poi pungere ed ottenere il bottino pieno. Putroppo non è così: nel primo tempo abbiamo patito in casa una squadra che probabilmente retrocederà nonostante i 3 punti offerti all'andata in beneficenza dalla Roma. Destino in serie B che auguro volentieri al Bologna anche per via di colui che siede sulla loro panchina. Poi, per fortuna e complice un ottimo Olsen in porta, abbiamo portato a casa i tre punti. Questa era la cosa più importante anche in vista del prossimo doppio confronto con le due squadre regionali. Cambiando argomento, non posso esimermi dal commentare la bella favola di nome Zaniolo: bella favola che, se non si cambia registro, rischia di diventare un film trash. Ovviamente lascio ad altri ben più qualificati giudizi dal punto di vista tecnico e tattico anche se è evidente che il giocatore è forte. Il mio commento è relativo alla sovresposizione mediatica in una piazza che per nulla si fa prendere dall’entusiasmo. Fossi la società, impedirei qualsiasi tipo di uscita pubblica, soprattutto televisiva, che non sia strettamente legata al campo e non sia attentamente controllata. Poi proverei a sequestrare lo smarphone alla signora Costa/Zaniolo: ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma penso che gli atteggiamenti avuti si-
no ad ora rasentino l’imbarazzante. Per carità, pur difendendo la libertà ed il diritto per chiunque di rendersi ridicolo, tutto questo potrebbe ripercuotersi negativamente su un giocatore della Roma, e questo mi preoccupa. Al posto del giocatore, onestamente, avrei un po' di vergogna e da genitore non capisco l’atteggiamento di guadagnare visibilità (e che visibilità) sulle spalle e, forse, a scapito del figlio. Non sono bacchettone, figuriamoci, ma so come potrebbe andare a finire. Forza Roma!


Quattro titolari a rischio derby

IL TEMPO - MENGHI - Tre quarti della difesa titolare e la star del momento a rischio derby. Frosinone è l'ostacolo dei diffidati di lusso della Roma: Zaniolo, Fazio, e ora anche Manolas e Florenzi. Per il ragazzino con la testa sulle spalle sarebbe la prima contro la Lazio, dopo la panchina nella gara d'andata da cui sembra trascorsa una vita, vista la crescita impressionante che ha avuto e che l’ha reso insostituibile a soli 19 anni: «Devo tenere i piedi per terra e continuare così. Il talento - ha detto Zaniolo in un’intervista a
La Giovane Italia - non è tutto, servono testa e allenamento». Tutte qualità che sta dimostrando a Di Francesco, intenzionato a spremere chi gli sta dando le risposte migliori, ma probabilmente costretto a pianificare un turnover per evitare quantomeno di rimanere senza difesa al derby: uno tra Fazio e Manolas può riposare sabato, Jesus ormai è recuperato e si candida, lo stesso vale per Santon che potrebbe tornare titolare per preservare Florenzi, il «bello de nonna» diventato il giocatore più fischiato della squadra. Se Kolarov era stato bersagliato dalla curva per aver dato degli incompetenti, calcisticamente parlando, agli stessi tifosi, Florenzi non ha fatto o detto nulla di eclatante per meritare questo trattamento e le colpe che gli vengono attribuite sono due: le preziose richieste per il rinnovo di contratto, firmato alla fine a 2,8 milioni di euro più bonus quando l'Inter gliene offriva 4, e l'aver rispettato una regola ormai più di un anno fa, non rispondendo alla «convocazione» della Sud infuriata dopo la sconfitta con la Sampdoria e spedendo negli spogliatoi i suoi compagni. Le ultime prestazioni poco convincenti hanno fatto il resto e hanno coinvolto nei fischi gran parte dell'Olimpico. «Non posso piacere a tutti», aveva asserito nella conferenza agostana post-rinnovo e oggi la pensa ancora così, ma non significa che non gli importi, anzi. Lui, romano, romanista e contestato, è il primo ad essere dispiaciuto per questa situazione che si è creata: è il paradosso del capitano (o vice), De Rossi può confermare.


La Primavera si gioca tutto in Danimarca

IL TEMPO - SCHITO - Gara da dentro o fuori per la Roma Primavera. Nel playoff di Youth League, i baby giallorossi, dopo il secondo posto ottenuto nel girone, cercano il pass per gli ottavi di finale nella massima competizione europea U19 nel match in gara unica contro il Midtjylland, campione nazionale di Danimarca, in programma oggi alle 14 (diretta su Sky Football) alla MCH Arena di Herning. Riccardi e compagni si giocheranno un bel pezzo della stagione in 90 minuti: in caso di parità si tireranno direttamente i rigori senza passare dai supplementari. «I ragazzi - le parole di Alberto De Rossi ai microfoni di Roma Tv - sono tutti motivati. Si respira l'aria di un torneo internazionale affascinante che riveste un'importanza fondamentale nella stagione perché fa crescere molto i ragazzi, incontrando squadre che giocano in maniera diversa rispetto all'Italia. Non vorrei che i ragazzi facessero una scelta tra il campionato e la Youth League ma inevitabilmente questo accade»


Raiola corteggia la star Zaniolo per la sua procura

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - È l’uomo copertina della Roma, di lui si è accorta anche tutta l’Europa calcistica dopo la doppietta col Porto, ed inevitabilmente è corteggiato dai procuratori più potenti in circolazione. Nicolò Zaniolo non deve districarsi solo all’interno di una potenza mediatica che gli è esplosa tra i piedi in maniera inaspettata, ma anche con la volontà dei manager- mediatori di assicurarsene il futuro. Tra questi – e forse su tutti – quel Mino Rajola gestore di star calcistiche, l’uomo che gestisce gli interessi di grandi stelle pallonare e da tempo fa pressing sulla famiglia del ragazzo. Da gennaio scorso, la procura di Zaniolo è passata a Vigorelli, che è il terzo procuratore ad avvicendarsi negli ultimi mesi – tra varie questioni ancora irrisolte legate a diritti d’immagine e penali da pagare – ma i contatti con Rajola sono recenti, con il manager che continua a marcare stretto la famiglia del giovane. In pieni discorsi legati al rinnovo contrattuale, questo contorno può condizionare molto la trattativa e rischia di disturbare la crescita di uno dei giovani più talentuosi del calcio italiano. È intanto partita ieri la vendita in prelazione dei biglietti per il derby di sabato 2 marzo.