Femminile, Orobica-Roma 2-3. Quarto posto per le giallorosse confermato

La Roma femminile batte in trasferta l’Orobica per 3-2. Facile inizio per le giallorosse con il gol di Pugnali e le reti di Bartoli e Bernauer (su rigore) nella ripresa, ma nel quarto d’ora finale le padrone di casa accorciano le distanze con la doppietta di Assoni. Le ragazze di Betty Bavagnoli portano a casa i tre punti che consolidano il quarto posto.


7/10/1973 – La prima volta di ‘Ago’

INSIDEROMA.COM – MATTEO LUCIANI - 7 ottobre 1973: una data che non dirà molto ai più ma a suo modo leggendaria all’interno della storia romanista.

Era appena iniziato il campionato che sarebbe stato vinto dalla Lazio di Maestrelli e Chinaglia.

I tifosi giallorossi non sapevano che proprio quel giorno sarebbe andato in gol per la prima volta un campione  che sarebbe poi in breve tempo divenuto Capitano e campione d’Italia, oltre che immensa ed indimenticabile bandiera: Agostino Di Bartolomei.

Quel giorno la compagine romanista andava ad affrontare il Bologna all’Olimpico, con in panchina il “filosofo” Manlio Scopigno.

Per l’allenatore che aveva portato il tricolore in Sardegna grazie a Riva e company, non sarebbe stato un periodo felice e presto sarebbe stato sostituito dal grande Barone Liedholm.

Le cose non andarono subito per il verso giusto e il Bologna al 16′ andò in vantaggio grazie ad un goal di Ghetti.

Mancava Capitan Cordova, e il compito di creare gioco toccava proprio a quel ragazzo silenzioso e carismatico nato a Tor Marancia, dotato di un tiro micidiale, che aveva fatto il suo esordio in un Inter-Roma 0-0 di pochi mesi prima.

La Roma si riprese dallo shock iniziale e cominciò a fare gioco, spinta in avanti dalle discese furenti di Francesco Rocca.  Pierino Prati riuscì a liberarsi dell’asfissiante marcatura di Tazio Roversi e con una stoccata delle sue, fece secco Battara (portiere felsineo), andando ad esultare proprio sotto la Sud. Era l’inizio della riscossa e varie volte i traversoni di Rocca misero in difficoltà la difesa rossoblu, nel cercare la testa di Pierino, sempre temibile nel gioco aereo.

Lo spiraglio giusto arrivò al 72′ e la firma fu proprio del grande “Ago”, quel giorno con la maglia numero 10 indosso: cross da destra di Angelo Domenghini e il campione romano si coordinò in modo perfetto, calciando di destro al volo e bruciando il portere Battara, totalmente impotente, di fronte al “missile” scagliato dal 18enne prodotto del vivaio.

Un goal bellissimo concluso nell’abbraccio dei compagni, felici di un battesimo del “fuoco” tanto bello. Fu l’inizio di una leggenda.


Femminile, Bavagnoli: "C'è stato un momento in cui abbiamo concesso, ci siamo quasi fermate". Pugnali: "Felice per il gol"

Betty Bavagnoli, coach della Roma Femminile, è intervenuta ai microfoni di Roma Tv al termine della vittoria contro l’Orobica. Queste le sue parole:

Gara difficile e sofferta.

"Vittoria sofferta nella quale mi sento di dire che come sempre sta capitando nell'ultimo periodo ci stiamo mettendo anche tanto del nostro. Oggi abbiamo iniziato bene, con determinazione cercando anche di giocare di più la palla, di essere compatte e salire tute insieme. Sapevamo che loro avrebbero aspettato quindi abbiamo palleggiato anche in difesa per farle uscire un pochino e magari riuscire ad affondare con delle verticalizzazioni o dei cambi di gioco. L'abbiamo fatto bene a tratti, poi dopo il vantaggio è come se avessimo perso la nostra sicurezza. Forse ci siamo un pochino adagiate e questo non deve mai succedere. L'Orobica, come ho già detto, è una buona squadra e non rispecchia la classifica che ha e l'ha dimostrato anche oggi".

Poi sul 3-0 c'è stato il ritorno dell'Orobica...

"Loro hanno approfittato di un momento che analizzerò bene con le ragazze. C'è stato un momento in cui abbiamo concesso, ci siamo quasi fermate, non siamo rimaste alte e abbiamo dato spazio alle loro ripartenze che per altro non sono mai state così pericolose. Però quando ti abbassi troppo ci può essere l'occasione in cui gli avversari accorciano. Poi sul 3-2 un po' di timore di farsi sfuggire il risultato magari c'è, ma devo dire che da questo punto di vista sul finale le ragazze ancora una volta non si sono perse e hanno reagito quindi brave da questo punto di vista".

Adesso, prima della pausa ci sarà la Coppa Italia. Da dove si riparte in vista di questo impegno?

"Ora dobbiamo ricompattarci, prenderci un attimo di riposo guardando anche bene l'infermeria perché abbiamo un po' di defezioni e ci ritroveremo in vista della Coppa Italia, a cui teniamo molto. Non sarà una partita semplice, voglio che le mie ragazze lo tengano bene a mente ma lo sanno e ritorneremo in campo più forti che mai".

Anche Luisa Pugnali ha rilasciato alcune dichiarazioni all’emittente giallorossa:

Partita vinta, ma molto sofferta

"Avevamo la gara in pugno dall'inizio ma ce la siamo complicata da sole. Alla fine quello che contava erano i tre punti e li abbiamo portati a casa. Siamo contente".

Gran gol il tuo. Com'è andata?

"Sono molto contenta per il gol soprattutto perché ha sbloccato la partita. Fa sempre morale per un'attaccante segnare quindi sono felice".

 Mercoledì c'è la Coppa Italia.

"Sì è l'ultima partita prima della sosta. Anche lì puntiamo a passare il turno e prepararci nella sosta al meglio per quando ricomincerà il campionato".


Donadoni: "Zaniolo sta facendo bene, evitiamo le pressioni su di lui. Non bisogna accostarlo per forza a quacluno"

Roberto Donadoni, ex allenatore, ha parlato a Sportnews.eu. Questa un estratto delle sue dichiarazioni:

Tra i tanti giovani italiani, l'uomo del momento è Nicolò Zaniolo. Qual è il suo giudizio sul giocatore della Roma e a chi può essere paragonato?

"Sta facendo bene. Come avviene in questi casi ha tutti gli occhi addosso, dobbiamo essere bravi a non ingigantire il fenomeno per evitare pressioni sul ragazzo. Sicuramente ha grandi potenzialità e mi auguro continui a crescere, deve pensare al suo ruolo di calciatore, senza disperdere energie in altre cose. Credo sia unico come ogni giocatore, ha caratteristiche ben definite, è giusto che le esprima con la sua personalità, senza per questo doverlo accostare per forza a qualcuno".


Under: "Dzeko il compagno migliore, David Silva il mio idolo”

Cengiz Under, attaccante della Roma, ha parlato al sito goal.com. Queste le sue dichiarazioni:

"I primi sei mesi sono stati difficili sia per la lingua che per l'adattamento. La pressione di dover sostituire Salah era tanta, ma appena ho iniziato a segnare mi sono sentito più coinvolto, grazie soprattutto all'aiuto dei miei compagni, ora mi sento parte del gruppo. L'infortunio mi ha un po' buttato giù, ma spero di tornare presto".

Prima di approdare nel calcio italiano Under ha parlato con due persone in particolare.

"Emre mi ha raccontato il calcio italiano consigliandomi di andare, poi ho parlato con Stefano Napoleoni che ha la famiglia qui e mi ha raccontato la qualità di questo calcio, la passione della gente in uno dei club più importanti d'Europa".

Non ci sono molte differenze tra il calcio italiano e quello turco secondo Under, che sottolinea però una problematica del suo paese.

"Sono entrambi difficili, ma in Italia vengono date più occasioni ai giovani. Quando ero in Turchia avevo solamente tre o quattro compagni sui 20 anni, bisogna dare più chances ai giovani in Turchia. Il Basaksehir mi ha aiutato ad emergere, stanno giocando benissimo e vinceranno la Super Lig".

Under svela infine i suoi giocatori preferiti e l'avversario più complicato da affrontare sulla fascia.

"David Silva è il mio idolo, mi è sempre piaciuto. Il mio compagno preferito è Edin Dzeko, con lui ho una grande intesa. Alex Sandro della Juventus è stato invece l'avversario più duro, ma preferisco sempre affrontare giocatori forti".


Zaniolo: “Non mi sento il nuovo Totti, il mio obiettivo è rimanere alla Roma" (Video)

Nicolò Zaniolo, centrocampista della Roma, è stato intercettato da Le Iene al termine della sessione di allenamento odierna a Trigoria. Sotto le parole al nuovo talento giallorosso:

Ti senti di essere il nuovo Totti?
No assolutamente no.

Rimarrai anche tu per sempre alla Roma?
Il mio obiettivo è questo.

Ti piacerebbe essere una bandiera come Totti o Del Piero?
E’ un sogno, ci proverò.

Quanti anni hai?
19.

E ancora ti fai portare da mamma a lavoro?
Eh, devo prendere la patente.

Anche perché con mamma appresso le ragazze…
Ora come ora non ci penso alle ragazze, penso al campo.

Quanti selfie si fa al giorno tua mamma?
La sto controllando, preferisco fargliene fare di meno.

Il Grande Fratello?
Basta che lei dica di no.

QUI IL VIDEO ORIGINALE


Dzeko: “Essere usciti col Liverpool mi ha mandato ai matti. Futuro? Ora sono felice alla Roma""

Edin Dzeko, attaccante bosniaco della Roma, ha rilasciato una lunga e bella intervista alla prestigiosa rivista FourFourTwo, all’interno del numero di marzo. Queste le parole del bomber romanista:

Come ti stai trovando a Roma?
“Sono molto felice qui. È la mia quarta stagione, il tempo è volato! Ci sono stati alti e bassi, quando ti trasferisci in un nuovo paese ti devi abituare a un nuovo campionato e una nuova cultura, e forse mi serviva più tempo qui in Italia di quanto me ne sia servito in Germania o Inghilterra, ma ora mi sento come a casa. Sono felice di essere venuto qui. La Serie A era il campionato migliore del mondo quando ero un bambino”.

Quindi guardavi molta Serie A da giovane? Per chi tifavi?
“Sì, la mia squadra preferita era il Milan e Shevchenko era il mio giocatore preferito. Mi ispiravo a lui. Non penso che i nostri stili siano simili, però. Era solo il calciatore che mi esaltava”.

Sei entrato nella storia come uno dei migliori marcatori della Roma. Sei nel momento migliore della tua carriera?
“Per certi versi. In Champions League, sicuramente, ho giocato più partite qui e segnato più gol in assoluto. Ho giocato questa competizione anche col Manchester City e il Wolfsburg, ma a Roma abbiamo raggiunto la semifinale e ho segnato 15 gol in tre anni e mezzo, il mio rendimento migliore. Due anni fa sono stato capocannoniere in campionato e anche in Europa League. Quindi, sì, certamente. Sai come funziona con noi giocatori: quando sei più vecchio, tutti si aspettano il tuo declino. Ma io mi sento bene. Mi alleno molto, e il lavoro duro sta pagando. Non sono mai stato il giocatore più veloce della squadra, e col passare degli anni c’è più possibilità di farsi male e perdere velocità, così lavoro duro per evitare infortuni e dare il meglio, nonostante compirò 33 anni a marzo”.

Con altri due gol aggancerai Francesco Totti in testa alla classifica marcatori di Champions League della Roma a quota 17. Cos’è che ti fa dare il meglio in questa competizione?
“Gioco sempre, e la squadra ha fatto molto bene in quest’ultimo anno e mezzo. Siamo arrivati in semifinale, dunque ci sono state più partite e possibilità di segnare. L’anno scorso è stato pazzesco per i calciatori, il club e i tifosi, e anche quest’anno abbiamo cominciato bene. Ho giocato in Champions League in tre degli ultimi quattro anni qui, non sono sicuro che la Roma in passato abbia partecipato così regolarmente al torneo. In quell’anno, tra l’altro, siamo stati sfortunati a uscire col Porto, rimediando tre espulsioni in 180 minuti. Non fosse stato per quello, avremmo giocato la Champions League ogni anno. È buono per il club”.

Il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco ha detto che trova che tu giochi meglio di notte. Come mai?
“Non penso valga solo per me. Chiedi ai giocatori se preferiscono giocare all 15 con 25-30 gradi o alle 21 quando è più fresco, tutti ti direbbero la seconda. È vero ciò che dice l’allenatore: mi piacerebbe giocare sempre di sera!”.

Roberto Mancini, tuo ex allenatore al Manchester City, ha recentemente dichiarato che sei stato uno dei più forti attaccanti d’Europa per anni. Pensi di essere sottovalutato?
“Non ci penso. Un giocatore può essere popolare e un altro meno, quindi non mi interessa. Faccio solo il mio lavoro. Mancini mi conosce bene, stavamo insieme al City, ma non so se io sia sottovalutato o sopravvalutato”.

Siete ancora in contatto?
“Sì, abbiamo parlato qualche volta qui. È stato un sogno per lui ottenere il lavoro con la nazionale e spero che faccia bene. Anche se a volte mi arrabbiavo con lui quando non giocavo, il nostro rapporto era buono. L’Italia ha una nuova squadra con tanti giovani, spero facciano bene”.

Più tardi torneremo a parlare del Manchester City, ma prima dobbiamo parlare della rimonta contro il Barcellona della scorsa stagione. È stato un picco della tua carriera?
“Certamente, per tutti noi. Nessuno si aspettava una cosa del genere dopo la sconfitta per 4-1 all’andata. E stavamo giocando contro il Barcellona: prima dovevi segnare 3 gol, poi essere sicuro di non concederne. Penso che tutto sia andato per il verso giusto. Abbiamo segnato subito, che è importante perché ti dà energia e fa sì che la folla ti segua ancora di più. Non avevo mai visto il Barcellona in tale difficoltà come quella volta, non erano loro stessi, nonostante fosse principalmente perché li pressavamo molto in alto e non potevano quindi fare il loro gioco. Abbiamo raddoppiato e lì abbiamo cominciato a crederci. Sull’1-0 la strada è ancora lunga. Ma dopo che Daniele ha segnato il rigore del 2-0, ho veramente creduto che ce l’avremmo potuta fare”.

È servito il secondo gol, quindi?
“Sì, perché sull’1-0 dovevamo segnare ancora due volte, ovviamente, e non è facile. E non potevamo subire gol. Dopo il secondo gol c’era ancora mezz’ora da giocare, e in mezz’ora tutto può accadere. Abbiamo continuato a giocare come avevamo fatto, aggressivi e alti sul campo, sperando che il gol sarebbe arrivato, come è accaduto quando ha segnato Kostas”.

È stato difficile rimanere calmi e finire il lavoro sul 3-0?
“Sapevamo di star giocando per arrivare in semifinale, che forse nessuno di noi aveva mai giocato; solo Kolarov, penso, col Manchester City due anni fa. Dovevamo difendere tutti insieme. Il Barcellona ha avuto una chance alla fine, ma niente di serio”.

Sii onesto: pensavi fosse finita dopo l’andata?
“Sì. Pensavo che forse ci sarebbe stato l’1% di possibilità di passare il turno. Quando ho segnato stavamo sotto 3-0, non avrei detto di essere fiducioso ma in quel momento ci credevo. Poi il quarto gol mi ha ucciso. ero devastato quando abbiamo subito quel gol. Ho pensato che sarebbe stato difficile, ma il calcio è pazzo”.

Quanto è stato speciale nel contesto della tua carriera? Hai giocato anche un ruolo importante nella vittoria del Manchester City sul QPR che è valsa il titolo, e hai aiutato la Bosnia a raggiungere il suo primo mondiale.
“È stato certamente uno dei momenti top, nonostante fosse diverso da quello col QPR, perché lì stavamo lottando per il titolo e tutto è accaduto nell’arco di due minuti, mentre qui avevamo 90 minuti per cambiare il match e l’abbiamo fatto. È stata una delle più grandi partite mai giocate dalla Roma, e rimontare 3 gol al Barcellona è ancora più difficile”.

È stato il boato più forte mai sentito in uno stadio?
“Sì. Lo stadio era pieno prima della partita anche se avevamo perso 4-1 all’andata, l’atmosfera era buona. Ma quando segni a inizio partita, la gente impazzisce. Ci ha dato più energia sul campo e noi abbiamo dato loro più energia per supportarci”.

Hai rimpianti per il confronto col Liverpool?
“Certo. L’andata ci ha impedito di raggiungere la finale. Abbiamo segnato 6 gol in una semifinale e siamo comunque andati fuori, mi manda ai matti. Abbiamo perso tutto in quella partita”.

Ti ha dato particolarmente fastidio come attaccante? Hai segnato tutti quei gol e avete perso lo stesso.
“Avrei preferito non segnare e andare in finale”.

Pensi che sarebbe potuta andare in altro modo?
“Sì. Li abbiamo battuti 4-2 in casa e abbiamo segnato 2 gol a Liverpool, non è facile. Non so chi altro ha segnato 6 gol in una semifinale ed è uscito. Il problema è stato che non abbiamo pensato al ritorno durante l’andata. Dovevamo pensare a tutti i 180 minuti, non solo ai primi 90. Abbiamo commesso troppi errori nella prima partita e coi giocatori che ha, il Liverpool ti punisce”.

È stata la grande occasione persa della Roma?
“Sarà difficile rifarlo, anche se neanche l’anno scorso se lo aspettava qualcuno. Mai dire mai, ma era una grande chance di arrivare in finale”.

Totti è ancora coinvolto col club dopo il ritiro, come dirigente. Come è averlo intorno?
“Sta qui tutti i giorni. Preferirei che fosse più giovane e potesse ancora giocare, segnerei più gol! Non abbiamo giocato molte partite insieme, ma penso che abbiamo fatto bene. L’unico rimpianto è stato non poter giocare con lui nei suoi anni migliori. Da attaccante, segni di più con un giocatore come lui”.

Avete scherzato sul fatto di poter infrangere qualche suo record?
“No, non ne abbiamo parlato. I record sono lì per essere superati, da me o da qualcun altro, ma non penso che qualcuno riuscirà a battere il suo record di gol”.

Come ripensi al tuo periodo al Manchester City?
“Sono stato lì quattro anni e mezzo, ho vinto dei trofei – che il City aspettava da 44 anni – e sono stato molto bene, è stato un periodo speciale della mia carriera. Seguo ancora il City, quando posso. Lo sento come il mio club, ed è stato un piacere giocare nel miglior campionato del mondo. Vuoi giocare con i migliori e competere con i migliori, quindi volevo andare in Inghilterra”.

Cosa ti fa dire che la Premier League è il miglior campionato del mondo?
“I migliori giocatori sono lì. Il ritmo è diverso. Tutto è migliore. Per esempio, ci sono 6 squadre che possono vincere. Non puoi mai dire che vincerai una partita facile”.

Sei orgoglioso di essere parte dello storico titolo del 2011-2012?
“Nonostante avessimo giocato un ottimo calcio per tutto l’anno, vincere il campionato in quel modo nel recupero lo ha reso ancor più pazzesco, ed sono stato felice di esserne stato parte. Ricordo di essere arrivato nel gennaio 2011 ed è pazzesco vedere quanto il Manchester City sia cresciuto come club da allora. Per essere con i migliori, però devono vincere la Champions League”.

Ti consideri un tifoso del Manchester City, quindi. Vale lo stesso per tutti i club in cui hai giocato?
“Sì. Seguo il Wolfsburg perché anche lì abbiamo fatto la storia. Sono stato lì per tre anni e mezzo e abbiamo vinto l’unico titolo della storia del club”.

Guardando indietro alla partita col QPR, puoi parlarci di quel che ricordi?
“Forse pensavamo tutti che sarebbe stata una partita facile. Bastava vincere in casa per diventare campioni. Io ero in panchina, e ricordo che quando Zabaleta segnò, pensammo che sarebbe stato più facile. Ma poi loro pareggiarono dal nulla, ma rimediarono un cartellino rosso e forse rimanemmo troppo scoperti dietro, loro fecero un contropiede e segnarono il 2-1. In panchina, Mancina stava imprecando contro tutti per come avevamo incassato il secondo gol. Mi chiamò e mi mise dentro subito. Avemmo occasioni, ma niente di speciale, perché sapevamo cosa stavamo bruciando e la pressione era troppa. In qualche modo segnammo quel secondo gol, che ci diede un po’ di speranza. Il tempo volava e dovevamo segnare ancora, quindi quando pareggiai tornai subito a metà campo, per avere più tempo. Fummo fortunati a segnare il terzo, perché avevamo una sola azione d’attacco per farlo, con Sergio Agüero. Fu fortunato, ma alla fine meritato”.

Cosa ti passava in mente quando sei entrato?
“Sapevo di dover fare solo il mio lavoro: segnare. E basta. Non pensavo a nient’altro”.

Hai menzionato il fatto che i calciatori avvertivano la pressione: anche tu?
“Certamente. Era tutto su un piatto d’argento e stavamo buttando l’accasione troppo facilmente. Ma ci provammo nonostante la pressione anche se, forse, non ci credeva nessuno”.

Che ricordi hai del gol di Agüero?
“Lo ricordo come un grande sollievo, più che altro. Nient’altro, solo sollievo. Sapevamo di avercela fatta, dopo tutta quella pressione e i 20 minuti finali. Quando Sergio ha segnato… non so neanche spiegarlo”.

Come furono i festeggiamenti?
“Non lo ricordo con precisione. Andammo su un bus scoperto il giorno dopo, quella sera ce la godemmo tutti insieme”.

Hai un cimelio di quelle partite?
“Ho tutte le maglie con cui ho giocato, del City, del Wolfsburg e della Roma, che tengo a casa. Quell’anno avevamo una maglietta celebrativa, con tutte le firme dei giocatori”.

È stato un grande momento per Manchester City nel loro processo di superamento del Manchester United come migliore club cittadino. Hai anche segnato una doppietta nel 6-1 di Old Trafford. C’era la sensazione che quel risultato fu di grande importanza nella storia di quella stagione?
“Battere qualcuno 6-1 in casa propria vuol dire infliggere un’umiliazione, specialmente in un derby, è ancora peggio. Successe tutto molto velocemente, penso che segnammo tre volte negli ultimi 5 minuti o qualcosa del genere. Forse quella partita ci diede forza ed energia per pensare che avremmo potuto farcela, che eravamo la squadra da battere. Battere lo United con Alex Ferguson, uno dei più grandi allenatori della storia, fu un momento speciale per noi e per i tifosi. Da lì ci amarono di più. È pazzesco pensare quante belle partite e momenti speciali abbiamo avuto in quei quattro anni e mezzo: battere lo United, vincere due titoli, più due coppe e anche il Community Shield. E lo united aveva sempre quella bandiera con cui contava gli anni in cui il City era rimasto senza titoli, prendendosi gioco dei tifosi. Dopo quel 6-1 si calmarono”.

Senti la rivalità con lo United oggi? Godi nel vederli perdere?
“No, non la vedo per niente così. Quando il City gioca, voglio che vincano, ma quando gioca lo United, se non tifo la squadra contro cui giocano, non mi interessa”.

E ti vedi un giorno di nuovo in Inghilterra?
“Non lo so, non ci penso. Non sai mai cosa accadrà domani, ma sono qui e con un anno e mezzo ancora di contratto. Vedremo cosa succederà. Per il momento, sono felice di essere qui a Roma”.


Roma-Bologna, arbitra Di Bello. I precedenti col fischietto di Brindisi

INSIDEROMA.COM – ILARIA PROIETTI – Sarà Marco Di Bello della sezione di Brindisi ad arbitrare il match tra Roma e Bologna, in programma lunedì sera allo Stadio Olimpico. Il direttore di gara sarà coadiuvato dagli assistenti Cecconi e Caliari con Ghersini IV uomo.

I PRECEDENTI – Score decisamente positivo per la Roma che in nove partite di campionato dirette dal fischietto di Brindisi risulta imbattuta, con otto vittorie e un pareggio. Gli ultimi tre successi giallorossi con Di Bello sono della stagione in corso: l’esordio ad agosto in casa del Torino (partita vinta 1-0 grazie all’eurogol di Dzeko) e le vittorie contro Frosinone (4-0) e Genoa (3-2) allo Stadio Olimpico. Due precedenti anche in Coppa Italia, decisamente più burrascosi rispetto agli incontri di Serie A. Sotto la direzione di Di Bello, infatti, i giallorossi registrano una vittoria e una sconfitta. Il successo risale alla partita vinta in extremis (grazie a un rigore di De Rossi realizzato durante i tempi supplementari) contro l’Empoli nel 2015, nell’incontro valido per gli ottavi di finale di Coppa Italia. La sconfitta fu la clamorosa debacle ai calci di rigore contro lo Spezia nel dicembre dello stesso anno, sempre negli ottavi di finale.

Otto i precedenti del fischietto brindisino con il Bologna in Serie A. I rossoblù registrano con Di Bello duevittorie, cinque pareggi e una sconfitta, rimediata contro l’Inter nella partita di andata della stagione corrente. In Coppa Italia, invece, un unico precedente, il successo contro il Trapani.


Dzeko testimonial da Champions

IL MESSAGGERO - TRANI - La notte di martedì si è illuminata con le 2 reti di Zaniolo. Quella doppietta, però, non ha certo oscurato il tesimonial della Roma di Di Francesco in Europa. Nessun eclissi di Dzeko, insomma. Anzi l’exploit del diciannovenne ha avuto come principale riferimento proprio il centravanti. Che in Champions si è confermato autentico trascinatore del gruppo. E, dopo essere stato protagonista l’anno scorso fino in seminale, ha ribadito il suo feeling con la principale competizione continentale, prendendosi la scena pure in questa edizione. Edin ha tirato fuori il meglio del suo repertorio contro il Porto: il palo colpito nel 1° tempo, la presenza da pivot a smistare palloni per i compagni, l’assist per il 1° gol e il contropiede concluso con l’altro palo, sponda per il raddoppio. D’autore la chiusura del match: cambio di campo per Kolarov, fermato poi da Casillas.

FINALIZZATORE SCELTO - La Champions, da quando veste giallorosso, è il suo territorio di caccia. In 3 partecipazioni, già 15
reti: mai salito, prima di arrivare nella Capitale, in doppia cifra. Nè con il Wolsburg (4 reti) nè con il City (5). Con la Roma, oltre a essere stato capocannoniere in Europa League nella stagione 2016-2017, ha preso la mira e non si è mai fermato. Da settembre ha giocato 5 partite, saltandone 2 per infortunio, e alzato la sua media: 5 gol. Il 2 ottobre ha realizzato la sua prima tripletta in questo torneo, raccolto inedito anche per il club. Nessun tris fino a quello di Edin contro il Viktoria Plzen. Il centravanti, nei 5 match, ha regalato anche 3 assist ai compagni e dovrebbe essere considerato tale pure il palo interno usato per acchittare la palla sul sinistro di Zaniolo (insieme sono entrati nella top 11 della settimana). Presente, dunque, in 9 dei 13 gol in coppa della squadra.

SEMPRE DECISIVO - Il suo rendimento, se proprio vogliamo dirla tutta, non dipende dal sistema di gioco. Dzeko ha lasciato in questa edizione il segno con il 4-2-3-1 proprio come fece in quella passata con il 4-3-3, il 4-1-4-1, il 3-4-2-1 e il 4-3-2-1. Gli unici numeri, quando scende in campo, sono certificati dai gol. Che hanno fatto la differenza soprattutto nelle 12 partite della scorsa Champions. Solo reti pesanti, a cominciare da quella di Baku per chiudere la sfida con il Qarabag. Fantastica poi la doppietta firmata a Stanford Bridge nel 3-3 contro il Chelsea, costretto ad accontentarsi del 2° posto nel gruppo c alle spalle dei giallorossi. Dagli ottavi in avanti, eccolo nel ruolo di cecchino: suo il gol per eliminare lo Shakhtar, sua la rete per tenere in corsa i compagni nella sfida d’andata dei quarti persa al Camp Nou contro il Barça. All’Olimpico fu lui ad aprire la notte della rimonta contro Messi. E contro il Liverpool fece gol sia ad Anfield che al ritorno. Quest’anno, in coppa, ha fatto centro solo in casa: la sfida del 6 marzo al Dragao sembra
fatta apposta per interrompere il digiuno in trasferta. Dove ha seminato in campionato: 5 reti su 5, senza essere ancora riuscito a festeggiare davanti al proprio pubblico. Sono quelle le reti mancate fin qui a Di Francesco nella corsa per il 4° posto. Edin, lunedì contro il Bologna, è chiamato a riprendere il tiro al bersaglio. Per la Champions che verrà


Indagine interna sui 31 ko muscolari

IL MESSAGGERO - CARINA - Il problema esiste, inutile negarlo. Perché se anche Pallotta punta l’indice sull’alto numero dei ko muscolari stagionali (31), sta a significare che la questione a Trigoria è all’ordine del giorno. Nell’intervento a Sirius Xm, la duplice investitura da leader per Pellegrini e Zaniolo, ha fatto scivolare in secondo piano una velata insoddisfazione del presidente: «Abbiamo avuto diversi infortuni, molti stupidi a livello muscolare. Ultimamente non siamo stati esattamente l’immagine della salute. Sembra sempre che ci sia qualche problema, in allenamento o in gara. Non riusciamo mai ad avere tutti i giocatori a disposizione». Il dibattito è aperto: preparatori atletici (Di Francesco ebbe problemi analoghi nella stagione 2016-17, quella nella quale disputò l’Europa League con il Sassuolo) lavoro in campo (‘blocchi di forza’ ritenuti a volte eccessivi), scelte di mercato (calciatori arrivati con problematiche pregresse), la necessità, visto l’alto numero degli infortunati di rischiare anche chi non è al massimo o reduce da uno stop: tutto finisce nel calderone della discussione. Dal quale non sono esenti i campi di Trigoria e la scelta di svolgere la preparazione in loco. Problemi organizzativi figli delle tournée estive, che però altre squadre hanno saputo gestire meglio. Intanto per un Perotti rientrato in gruppo, il ritorno di Schick oscilla tra i 20 giorni e un mese mentre Karsdorp potrebbe cavarsela con una decina di giorni.


Olsen, Under e Perotti ok col Bologna

IL TEMPO - MENGHI - Scatto Perotti. L’argentino si è fatto trovare pronto alla ripresa degli allenamenti ieri mattina, dopo il giorno di riposo concesso da Di Francesco, e ha svolto l’intera seduta con il gruppo, partitella finale compresa. Un bel segnale in vista del Bologna, per cui ora prenota un posto almeno in panchina. Under, invece, ha proseguito il lavoro individuale, ma è vicino al momento più atteso che potrebbe arrivare da qui alla rifinitura di domenica pomeriggio: il turco proverà a regalare un doppio sorriso all’allenatore, che in attacco dovrà fare a meno di Schick e potrebbe rispolverare Kluivert. Olsen ha confermato di stare bene allenandosi pure lui con i compagni, out Karsdorp. Un po’ di turnover ci sarà, in difesa sia Santon sia Jesus sperano di trovare spazio e in mediana Nzonzi si prepara a dare il cambio a De Rossi


Pallotta: “Uefa, ora spiegaci il Fair Play”

IL TEMPO - AUSTINI - Non ci stanno più a passare per fessi. E ora vogliono spiegazioni. Pallotta e i dirigenti della Roma hanno spedito ieri una lettera ufficiale al “Club Financial Control Body” della Uefa - preannunciata dal presidente mercoledì - per chiedere dei chiarimenti rispetto al Fair Play Finanziario. Come noto, il club giallorosso negli ultimi cinque anni ha sacrificato una serie di talenti sul mercato - partendo da Marquinhos e Lamela nel 2013 per finire con Alisson, Nainggolan e Strootman la scorsa estate - proprio per rispettare i paletti imposti dall’Uefa. Stando alle norme introdotte da Platini e inasprite da Ceferin, le società non possono spendere più di quanto incassano. Il massimo disavanzo tollerato è di 30 milioni nel triennio precedente e siccome i ricavi della Roma non bastano a coprire gli investimenti (in gran parte per gli stipendi dei calciatori), a ogni chiusira di bilancio, prima Sabatini e poi Monchi, si sono ritrovati costretti a fare plusvalenze con le operazioni in uscita per far quadrare i conti. Dopo essere usciti dal “settlement agreement” a fronte di una serie di cessioni dolorose, che hanno impedito di mantenere un’ossatura stabile della squadra e attirato le inevitabili critiche dei tifosi, la musica non cambia perché i paletti generali vanno comunque rispettati. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma il problema si pone dando uno sguardo alla concorrenza. Italiana e straniera.