A tutto Pallotta: “Con lo Stadio tra le big d’Europa”

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Il Presidente della Roma, James Pallotta, si è raccontato al sito del club con una lunga intervista nella quale ha toccato tanti temi come lo Stadio e la contestazione dei tifosi. 

“L’aspetto economico non è la mia forza trainante con la Roma. A volte sono depresso e frustrato perché odio perdere. Più di ogni altra cosa. In me c’è una natura competitiva. So che alcune squadre hanno a disposizione un budget due o tre volte più grande del nostro, ma non riuscire a competere sempre e a certi livelli mi disturba comunque”.


De Rossi ha recuperato e Manolas fa progressi. Solo Under indisponibile

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Al derby con il solo Under indisponibile. È questo l’obiettivo di Eusebio Di Francesco, che ieri a Trigoria ha avuto buone notizie da (quasi) tutti quei giocatori in bilico perla partita contro la Lazio. Karsdorp e Schick alternano lavoro individuale a lavoro con il gruppo e tra oggi e, soprattutto, domani, puntano a convincere il tecnico a convocarli. Manolas in giornata farà un controllo a Villa Stuart. Se la caviglia sarà tornata definitivamente in ordine dopo la distorsione subita contro il Frosinone, anche il centrale greco risponderà presente. E in attacco anche Schick inizia a stare meglio e punta alla panchina, a centrocampo la buona notizia arriva da De Rossi. Ieri si è allenato con i compagni, se tutto filerà liscio sabato sera sarà capitano con la fascia al braccio dal primo minuto.


La conferma dalla Grecia: Manolas sfiderà Immobile

CORRIERE DELLA SERA - Vasilis Torosidis, suo ex compagno nella nazionale greca e nella Roma, ne è sicuro: Manolas sarà in campo nel derby di sabato sera: «Ci sarà al cento per cento - le sue parole a forzaroma.info -perché Kostas è nato per giocare queste partite». Di Francesco non rinuncia al greco se non vi è proprio costretto. La difesa ha avuto un crollo di prestazioni: 33 reti subite in 25 giornate, mentre in tutta stagione scorsa furono 28. Ecco perché vedere Kostas uscire dal campo a Frosinone con la testa tra le mani, per una botta rimediata alla caviglia destra, ha fatto preoccupare tutti. Gli esami, però, hanno escluso guai seri e il provino di ieri a Trigoria ha dato esito positivo. Oggi tornerà in gruppo, dopo un ultimo controllo a Villa Stuart. Di Francesco, quindi, dovrà solo decidere chi tra Fazio (a segno nella gara di andata), Juan Jesus e Marcano (il più in forma in questa fase) giocherà al suo fianco per contrastare l’attacco biancoceleste.


“Norme anti-barbari”. Raggi incalza Salvini su ultrà e turisti cafoni

LA REPUBBLICA - D'ALBERGO - Ognuno prepara il derby a modo proprio. I tifosi di Roma e Lazio stanno già sfoderando le bandiere. La sindaca Virginia Raggi è invece costretta a incrociare le dita: la stracittadina in versione notturna preoccupa per la tenuta dell’ordine pubblico. Per questo è meglio prevenire che curare, sedare possibili polemiche sul nascere. Come? Ieri la prima cittadina ha scritto a Matteo Salvini, vicepremier leghista del governo gialloverde e ministro dell’Interno, per chiedere una stretta sulla sicurezza: «Il Viminale aiuti la capitale per contenere i vandalismi dei turisti incivili e degli hooligan». Va messo un freno alle scorribande dei tifosi — stranieri e non — che rivoltano puntualmente la città in occasione delle serate di coppa ed entro Euro 2020, quando l’Olimpico ospiterà il match inaugurale. Immediata la risposta del ministro: «Sono pronto e disponibile ad approfondire i temi sollevati dalla sindaca Virginia Raggi, che spero di incontrare presto». Assieme all’invito, tanto per mettere le cose in chiaro, dal ministero ricordano che «l’attenzione per Roma è alta». Nella capitale sono arrivati 500 mila euro nel 2018 sul dossier sicurezza e ne arriveranno 9 milioni per il biennio 2019-2020. Inoltre, pochi giorni fa, è stato disposto l’arrivo di 39 militari in più da inserire nei turni dell’operazione Strade sicure. Quando Raggi e Salvini si ritroveranno in Viminale, la sindaca arriverà preparata. Il dossier capitolino sui disastri causati dal tifo organizzato è lungo e articolato. Si parte dai danni subiti dalla Barcaccia quando il centro venne preso d’assalto dai barbari del Feyenoord. Era il 19 febbraio 2015 e a guidare il Campidoglio era Ignazio Marino. Ma da quel momento in poi poco è cambiato. Certo, fortunatamente all’appello mancano altri blitz eclatanti come quelli degli ultrà olandesi ai danni dei monumenti. Ma l’inquilina di palazzo Senatorio è comunque scontenta. Non dimentica le vecchierisse di Campo de’ Fiori e, tornando al suo mandato, non ha digerito la discesa dei tifosi (se così possono essere definiti) dell’Eintracht Francoforte e il saccheggio messo a segno in un supermercato al Flaminio. Non ha mandato giù nemmeno le prove di forza del tifo organizzato laziale contro le forze dell’ordine a Trastevere, dove un carabiniere è stato costretto a estrarre la pistola per sfuggire a un agguato, e per i vicoli del rione Monti. Lì, in via Leonina, si è consumato l’ultimo brutto episodio legato al calcio: solo due settimane fa un gruppo di biancocelesti ha preso di mira i tifosi del Siviglia, a Roma per supportare la squadra in trasferta, e hanno spedito in ospedale quattro persone. Un motivo in più per richiedere un pacchetto di norme per Roma contro l’internazionale ultrà a Matteo Salvini. Una preghiera rivolta al ministro finito nella bufera per la stretta di mano a uno dei capi della curva del Milan e poi costretto alla retromarcia. Il dietrofront è stato ribadito anche ieri: «I violenti non sono e non saranno tollerati, dentro e fuori gli stadi». Vale anche per i romanisti e i laziali.


Derby, allarme tifoserie straniere ma partita serale per esigenze tv

LA REPUBBLICA - PINCI - Alla fine ha deciso la prefetta ma ha vinto la tv. Il derby non cambia, il calcio d’inizio resta alle 20.30 di sabato, come auspicava Dazn, che trasmetterà la sua prima sfida romana e sperava di poterla ospitare in prima serata per non perdere potenziali spettatori. In fondo la decisione della prefetta Paola Basilone a seguito della riunione di ieri mattina del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, è sostenuta dall’Osservatorio che già nei giorni scorsi aveva dato il proprio parere favorevole. Nonostante la minaccia che incombe sull’ordine pubblico dall’arrivo – ormai è infelice prassi – di tifoserie violente dal resto d’Europa. Tra i 50mila che riempiranno l’Olimpico infatti siederanno anche “infiltrati” che col derby di Romac’entrano poco. In particolare, si sfideranno – anche se l’eventualità di arrivare a contatto è decisamente remota, visto l’impiego di oltre mille uomini delle forze dell’ordine – i tifosi di West Ham e Southampton. I primi storicamente gemellati con gli ultrà laziali, gli altri attesi per confrontarsi insieme ai romanisti: se ne aspettano una trentina, anche se gli ultrà giallorossi sembrano più preoccupati che soddisfatti della partecipazione britannica, in questa fase. Anche se i timori di infiltrazioni sono concentrati sul giorno della partita, visto che i due gruppi inglesi non arriveranno prima di sabato. Come pure gli altri “rinforzi” attesi nelle due curve: i temibili Sharksdel Wizla Cracovia e i sostenitori del Levski Sofia per la Lazio, quelli del Gate 13 del Panathinaikos e del Frente Atletico, caldissimi curvaioli nazionalisti dell’Atletico Madrid per i romanisti, sostenuti pure da gruppi del Dusseldorf: una novità con cui i sostenitori della capitale hanno solidarizzato proprio a Madrid, perché storicamente legati in un sodalizio del tifo ai biancorossi spagnoli. «I tifosi violenti non li vogliamo in giro per il mondo, serve fare di più», ha detto ieri il presidente Fifa Infantino, a Roma per un summit internazionale. In ogni caso, la Digosè al lavoro per mettere in atto le contromisure: già da domani sarà schierata nei punti di ritrovo degli ultrà delle due squadre e soprattutto nei pressi del Ponte degli Annibaldi, diventato un po’ il Parco della Vittoria nel Monopoly del derby: il luogo conteso in cui “vincere” la partita degli striscioni pre partita (non senza scivoloni nel pessimo gusto o nell’offesa incivile) e mostrarsi più forti del rivale. Le ultime misure saranno decise nel Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza che si terrà domattina.


Dzeko a caccia del primo gol all’Olimpico. Nel tridente con Zaniolo ed Elsha. Ünder ko

LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Riparte da Dzeko, Di Francesco, puntando sulla voglia del centravanti di segnare finalmente all’Olimpico. Già, perché il paradosso stagionale del numero nove è legato a un dato piuttosto curioso: Edin non ha infatti ancora segnato all’Olimpico, in campionato, per un digiuno casalingo che pesa sulle spalle del bosniaco, fresco invece di una doppietta realizzata a Frosinone. Un gol contro la Lazio avrebbe quindi un doppio significato per il giocatore, anche se a giocare in casa, di fatto, sono i biancocelesti. Dzeko è a quota sette reti, in serie A, tutte lontano dall’Olimpico. Ci sarà il numero 9, in un tridente con Zaniolo a destra ed El Shaarawy a sinistra. Ancora indisponibile Ünder, alle prese con una ricaduta muscolare dopo un mese dall’infortunio che lo sta costringendo a seguire i compagni da fuori. A centrocampo confermati, insieme a De Rossi, Pellegrini e Cristante.


Il derby si gioca di sera, scatta l’allerta scontri

IL MESSAGGERO - MARANI - Chi vincerà il derby della Capitale non si sa, ma finora la palla in rete l’ha messa sicuramente Dazn, la pay-tv aggiudicataria del “diritto” di trasmettere Lazio-Roma di sabato in prima serata, alle 20.30. La partita bollata come «ad alto rischio» dalla Questura dunque si giocherà in notturna come da calendario prestabilito. Così è stato deciso, ieri mattina, nella riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico che non ha riscontrato criticità tali da comportare l’anticipo del match. Domani si svolgerà il tavolo tecnico operativo che predisporrà la macchina della security per il derby, seguendo anche le indicazioni del Gos, il Gruppo operativo sicurezza. Un migliaio gli agenti tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, che saranno schierati attorno all’Olimpico. Occhi puntati anche sulle vie del Centro dove potrebbero riversarsi “cani sciolti” e ultrà stranieri gemellati diretti nei pub o negli alberghi. In Curva Nord è atteso l’arrivo degli spagnoli del Real Madrid, in omaggio all’amicizia suggellata coi biancocelesti, protagonisti di analoghe trasferte in terra spagnola. E gruppi gemellati sono dati in arrivo dalla Bulgaria (Levski Sofia) e dalla Polonia (Legia Varsavia) per la Lazio e dalla Spagna (Atletico Madrid), dall’Inghilterra (Southampton) e dalla Grecia (Panathinaikos) per la Roma. Sugli spalti sono attesi circa 45mila spettatori, di cui 30mila laziali. Ieri erano 12mila i tagliandi acquistati dai giallorossi.


Manolas prova. Juan Jesus sfida Marcano

IL TEMPO - AUSTINI - Sarà una giornata cruciale per la formazione della Roma nel derby. L’anti-vigilia a Trigoria servirà soprattutto a sciogliere le riserve su Manolas. Il greco ieri ha svolto lavoro individuale sul campo, con lo scarpino «lento» per non sollecitare troppo la caviglia colpita da Molinaro a Frosinone e oggi proverà a forzare. Sta meglio ma non benissimo, i segni dell'infortunio sono ancora visibili, un po’ di dolore ancora c’è e se le prossime due partite dei giallorossi non fossero così importanti (c’è il Porto dopo la Lazio), probabilmente Manolas si prenderebbe più tempo per recuperare. Dovesse farcela, come Di Francesco spera, il suo partner in difesa potrebbe essere un mancino: la seconda esclusione consecutiva di Fazio dall’undici titolare è una possibilità concreta, al momento nella testa del tecnico ci sono in ballottaggio Juan Jesus e Marcano, con l'argentino che si tiene invece pronto a sostituire Manolas in caso di forfait del greco. Se a sinistra Kolarov è una certezza, sull’altro lato in difesa dovrebbe rientrare Florenzi dal 1’ anche se Karsdorp ha fatto gli ultimi allenamenti in gruppo e si candida. Più per la Champions che nel derby. A centrocampo De Rossi sarà il perno, Cristante e Pellegrini sono favoriti su Nzonzi per giocargli vicino, quale che sia il modulo. Zaniolo serve invece in attacco a destra, per completare il tridente con Dzeko ed El Shaarawy. Ma in panchina l'allenatore avrà nuove cartucce da utilizzare in corso d’opera: Perotti e Kluivert sono pronti, in teoria potrebbe farcela anche Schick, vicino al recupero completo. Resta fuori invece Under, in dubbio anche per Oporto.


Confermata la stracittadina in serale alle 20.30

IL TEMPO - Il derby resta dov'è. Nessun anticipo in orario diurno, il calcio d'inizio di Lazio-Roma è confermato per le ore 20.30 di sabato 2 marzo. Lo ha deciso il Prefetto di Roma Paola Basilone al termine della riunione di ieri mattina tra gli organi competenti. Nelle settimane scorse si era alzato lo stato di allerta per la stracittadina, la Questura di Roma aveva evidenziato alcune situazioni potenzialmente critiche, con l’arrivo nella Capitale di gruppi ultras stranieri. A Roma sanno gestire l'ordine - pubblico nel migliore dei modi, e probabilmente questa capacità degli organi di Pubblica Sicurezza ha spinto l'Osservatorio a non cambiare l'orario della partita. Un cambiamento in tal senso, con l'anticipo al pomeriggio di sabato o - in alternativa - alle 12.30 della domenica avrebbe creato maggiori problemi, certamente per le due società, contrapposte nel voler giocare prima (la Roma) in considerazione dell'impegno in Champions programmato in trasferta contro il Porto, oppure dopo (la Lazio) per poter recuperare le energie spese nella partita di coppa Italia di martedì contro il Milan. E senza contare della piattaforma televisiva Dazn, che ha acquistato i diritti in esclusiva, e che avrebbe potuto trasmettere la partita soltanto in altre due finestre di mercato: domenica alle 12.30, oppure alle 15. La decisione dell’Osservatorio potrebbe essere stata presa anche in relazione alla prevendita relativamente fiacca che dovrebbe portare sugli spalti dell'Olimpico non più di quarantacinque mila spettatori. A conferma di ciò, sono ancora disponibili i tagliandi relativi ai settori popolari (sia in Curva Nord, sia in Curva Sud) che potranno essere acquistati nelle prossime ore. Il dispiegamento delle forze dell'ordine sarà di almeno mille unità, con il consueto piano sicurezza che vedrà impegnati anche numerosi agenti della Polizia Municipale.


«Così la Roma sarà grande»

IL TEMPO - AUSTINI - Jim Pallotta dà i numeri. «Adesso siamo tra le migliori venti squadre al mondo, vogliamo entrare tra le Top 10, ma senza uno stadio non possiamo».
Gira e rigira, si torna sempre lì, all'importanza del progetto di Tor di Valle per completare il percorso di crescita della Roma. In una lunga intervista concessa al portale del club giallorosso, il presidente prova a rispiegare il concetto: «Se si pensa che io sia più ossessionato dallo stadio rispetto alla squadra, semplicemente è perché non passa il mio messaggio: è proprio perché sono ossessionato dalla squadra - dice l’imprenditore bostoniano - che ho questa determinazione a costruire lo stadio, per competere stabilmente a parità di condizioni con certi avversari». Ma c'è tanto altro nella chiacchierata informale in cui Pallotta si racconta, tra passaggi a vuoto del passato e speranze future. «Se guardo indietro a questi primi sei anni - continua Pallotta analizzando la sua presidenza - alzo le mani e ammetto di aver commesso degli errori, ma penso che in alcune aree siamo riusciti anche a superare le aspettative. Centrare quasi costantemente l’accesso alla Champions, senza gli introiti provenienti da uno stadio di proprietà, ci ha aiutato a rendere la Roma un marchio globale sostenibile». Il numero 1 del club ammette anche le recenti sofferenze. «A volte in passato mi sono un po’ demoralizzato quando percepivo che qualche persona nell’area business non avvertiva la stessa urgenza di raggiungere i più alti livelli a cui sono abituato. Onestamente, gli ultimi sei o sette mesi sono stati difficili, a causa dei ritardi nello stadio: ci hanno riportato indietro di due, tre anni, ma ora stiamo facendo nuovamente progressi. E non è un segreto che sono stato deluso da alcuni risultati in questa stagione. Se riusciamo a sistemare certe cose, vedrete il mio entusiasmo salire alle stelle». Pallotta parla di nuove sfide da affrontare anche nelle righe che accompagnano le slide inviate ieri a tutti i dipendenti con il nuovo organigramma societario: le novità più rilevanti sono note, Guido Fienga è stato promosso Ceo, Mauro Baldissoni è diventato vice presidente, mentre l'inglese Paul Rogers è ora «Head of strategy» mentre a breve arriverà dalla Juventus Silvio Vigato come capo del «brand». «Siamo finalmente riusciti a mettere su un buon team» dice Pallotta, che poi anticipa una sorta di testamento giallorosso: «Compio 61 anni fra due settimane e la Roma mi esalta ancora. Quando ne avrò 75 forse non starò più qui, ma non è un progetto a breve termine per me. Il giorno che avrò lasciato voglio che le persone sappiano che ho fatto tutto ciò che potevo». Per adesso, le critiche non mancano. Idem i cori e gli striscioni allo stadio contro di lui. «Sono onesto, una volta mi faceva male. Ma ora non me ne frega niente, perché so che il lavoro su cui ci impegniamo da tanto è solo per il bene del club. Ci sarà sempre qualcuno che sosterrà come siamo interessati solo a vendere i giocatori per fare soldi e io mi dico: “Davvero? Non mi è entrato un centesimo in tasca dai trasferimenti”. Dite quello che volete su di me, ma supportate i calciatori. Non ho mai sentito un atleta dire che è stato veramente motivato dagli insulti». Chiusura sull'attualità: tra derby e Porto la Roma si gioca moltissimo. «Non chiedermi un pronostico, ma se giochiamo come so che possiamo fare, siamo in grado ottenere i risultati di cui abbiamo bisogno».


Benedette plusvalenze: il miglior acquisto è un ds

LA REPUBBLICA – PINCI - Nel calcio dei 750 milioni di plusvalenze, anche chi è in grado di produrne ha un valore. Per questo, all’ombra del calciomercato che smuove per la Serie A quasi un miliardo e mezzo l’anno, si agita un mercato parallelo: quello dei direttori sportivi. Ogni anno la figura assume un rilievo più consistente. L’acquisto di Cristiano Ronaldo ha fatto diventare una star il ds juventino Fabio Paratici, che ha potuto sgravarsi del peso di fare il lavoro sporco per Marotta. E poi Monchi, Sabatini, Giuntoli, Ausilio: nomi che nell’immaginario collettivo fanno lo stesso effetto di quelli di chi scende in campo la domenica. Il tifoso ne conosce il curriculum, l’efficacia, ricorda i campioni che hanno acquistato e li valuta per quelli. Mentre i club sanno che ogni nome può diventare una risorsa indispensabile per il bilancio attraverso la capacità di chiudere cessioni milionarie. Una strategia che la Roma ha scelto di perseguire affidandosi a Ramon Rodriguez Verdejo, per tutti Monchi, il guru del mercato spagnolo e artefice dell’imbattibile Siviglia europeo. Dopo solo due anni però il suo percorso romano pare arrivato al termine: per l’Arsenal è un’idea molto concreta, lì ritroverebbe anche l’amico Unai Emery, allenatore degli ultimi successi andalusi e che oggi non nega affatto l’ipotesi di ritrovarlo: «È una questione che riguarda la società, che lavora per migliorare nel presente e nel futuro». Ovviamente a Trigoria sono consapevoli del rischio di perdere l’uomo venuto per coniugare trofei e plusvalenze e iniziano a valutare alternative, senza dare troppo nell’occhio: una soluzione interna promuoverebbe il vice Ricky Massara, con il sostegno nientemeno che di Francesco Totti. L’ex capitano sta già studiando da ds, è il referente del club nello spogliatoio e ha un ruolo crescente al punto da aver iniziato a gestire i contratti di alcuni Primavera. La voce che la Roma cambierà direttore sportivo però corre veloce in ogni stanza in cui si parli di mercato. E per questo ha prodotto molti candidati: l’ex milanista Mirabelli, defenestrato da Elliott ma rivalutato dalle prestazioni dei “suoi” acquisti, da Musacchio a Rodriguez, da Kessié a Çalhanolgu. E ha ricevuto proposte da Premier e Bundesliga. Una voce ricorrente vorrebbe il ds del Napoli Cristiano Giuntoli in primissima fila: a chi in fondo non piacerebbe confrontarsi con una realtà come quella giallorossa, dove ogni anno la sfida è vendere qualche stella per cifre record e trovare un degno sostituto che non lo faccia rimpiangere. E poi la possibilità di lavorare per un presidente lontano, soprattutto per chi fino a oggi ha vissuto sotto l’ombra ingombrante di De Laurentiis. A Giuntoli – che però non ha mai detto di voler lasciare Napoli – ha pensato pure il neo interista Marotta. C’è persino chi racconta di un incontro informale tra i due per parlarne: una possibilità, più concreta forse quando i venti del cambiamento parevano soffiare sull’Inter e il ds Piero Ausilio finiva ripetutamente per ricevere le attenzioni di altri club. A partire dalla Sampdoria, interessatissima a lui, visto che dovrà cambiare direzione sportiva. L’uomo mercato Walter Sabatini, profeta del sistema di scouting finalizzato alla plusvalenza (Kolarov e Lichtsteiner alla Lazio, Pastore al Palermo, Marquinhos, Lamela, Pjanic, Alisson alla Roma) potrebbe in effetti firmare per il Bologna, almeno se i rossoblù restassero in Serie A, seguito pure dal dirigente Carlo Osti: il proprietario Joey Saputo pretende una svolta tecnica e l’ad Fenucci sta riannodando i vecchi legami romanisti. Esistesse un borsino della categoria, tra i titoli in crescita comparirebbe di certo Daniele Faggiano, che dopo aver portato Gervinho al Parma ambisce a un salto di qualità. Anche per lui si è parlato dell’Inter. Sempre che Paratici non decida di iniziare a dedicarsi solo agli affari più importanti della Juve, delegando qualcosa a un braccio destro affidabile. Quello che faceva Marotta con lui: prima che diventasse una star.


Incubo Europee per Io Stadio della Roma

IL TEMPO - MAGLIARO - La parola d'ordine per la Roma è «fare presto»: chiudere tutti gli accordi con il Campidoglio necessari ad andare in Aula Giulio Cesare per votare la variante e la convenzione urbanistica sul progetto dello Stadio di Tor di Valle prima che la situazione politica romana possa mutare. La data per il possibile stravolgimento di assetti ed equilibri politici in Comune è già fissata per il 26 maggio, giorno in cui si voterà in Italia per le elezioni europee. I due risultati ultimi conseguiti dai grillini - la sonora sconfitta in Abruzzo dove a marzo 2017 i 5Stelle avevano registrato punte del 43% e a febbraio 2018 s'erano fermati a un mesto 20%; e il tracollo in Sardegna con la perdita del 77% dei consensi in meno di un anno - non lasciano tranquilli dalle parti dell'Eur (nuova sede giallorossa). A questo si somma la pessima prova data dai grillini in Aula durante il Consiglio straordinario dello scorso 21 febbraio: nessun documento presentato, molti voti mancanti all'appello. Il timore è quello che alle europee a Roma città i grillini possano franare allontanandosi in maniera pesante a quel 35% abbondante segnato dal Movimento al primo turno delle comunali 2016. Una discesa sotto quota 25% sarebbe già un tracollo: più ci si dovesse allontanare da quota 25 e più sarebbero i nodi da sciogliere. Venti milioni in più per gli espropri per la via del Mare e l'Ostiense sarebbe un crollo. Il timore è che un rovescio pesante dei 5Stelle possa mettere la Raggi e la sua Giunta sulla graticola aprendo la strada a un biennio travagliato senza che il Sindaco abbia più la forza di tenere a bada i suoi consiglieri riottosi e portare in votazione gliatti dello Stadio. La Roma sa di avere una corazzata mediatica immensamente più forte rispetto alla pur ben organizzata macchina propagandistica grillina: una sola volta la «cannoniera» giallorossa è stata messa in movimento - il «famostostadio» di Spalletti e Totti - e con una tale forza che la miglior testimonianza dell'impatto sul Campidoglio a trazione grillina viene consegnata dal verbale di dichiarazioni rese dall'ex assessore all'Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini, ai pubblici ministeri dell'Inchiesta Rinascimento, Paolo Ielo e Barbara Zuin: «Una domenica - si legge - il giocatore della Roma Francesco Totti rese pubblicamente una dichiarazione di esortazione alla realizzazione dello stadio. La sera stessa, il vice Sindaco Bergamo mi telefonò rappresentandomi la necessità di cercare una mediazione con la Roma, per confermare la dichiarazione di pubblico interesse del Nuovo stadio». Fino a oggi, tuttavia, la Roma ha mantenuto un profilo basso, rimanendo costantemente al di fuori delle beghe politiche e disinteressandosi in modo fin troppo affettato anche del tempestoso iter della relazione del Politecnico di Torino sulla viabilità e limitandosi a ricordare le conseguenze giuridiche dell'esito positivo della Conferenza di Servizi del dicembre 2017. Ancora in queste settimane, si sono registrate nuove riunioni tecniche in Campidoglio divenute un appuntamento fisso. Senza che, però, si intraveda una reale soluzione negoziata: il nodo è sempre quello del rispetto delle decisioni della Conferenza di Servizio. Solo che il Campidoglio le interpreta in un modo e la Roma nel senso opposto. Come la storia dell'adeguamento e unificazione della via del Mare/Ostiense. Il Campidoglio cerca - come è naturale - di tirar acqua al proprio mulino chiedendo una modifica progettuale sostanziale (esproprio e abbattimento di manufatti che separano le due carreggiate) che non è prevista nel progetto iniziale e che alla Roma costerebbe una maggiorazione di ventina di milioni di europiù i rischi connessi con le tempistiche per gli espropri. Questo muro contro muro - ragionano però in casa Roma - dovrà finire: per la Raggi è necessario come non mai far leva sui sentimenti dei tifosi per le europee ma per la Roma serve per portare a casa tutto prima del voto ed evitare le trappole del dopo.