Lazio-Parma si giocherà il 17 marzo ma alle 15 e Napoli-Udinese alle 18
Cambiano gli orari di 2 partite della 9a giornata di ritorno della Serie A. Secondo quanto riporta il sito legaseriea.it, infatti, domenica 17 marzo alle ore 15.00 si giocherà Lazio-Parma, anziché alle ore 18.00, come inizialmente previsto, mentre sempre domenica 17 marzo si disputerà alle ore 18.00 Napoli-Udinese (anziché alle ore 15.00).
Candela presente all'evento WeDerby. Per la Lazio c'era Orsi
Questa mattina, Vincent Candela ha partecipato alla campagna WeDerby, un progetto ideato per celebrare la goliardia delle stracittadine. Questo è quanto fa sapere il sito giallorosso, asroma.com, aggiungendo che all’evento svoltosi presso l’Istituto Carlo Pisacane, come rappresentante della Lazio c'era Fernando Orsi. Ai giovani studenti romanisti e laziali è stato chiesto di proporre delle simpatiche sfide ad amici dell’altra squadra, da condividere sui social utilizzando l’hashtag #Stacce. Il regolamento completo è disponibile sul sito wederby.it.
Paolo Masini, ideatore e coordinatore di WeDerby, ha così commentato:
"Questo è un progetto che vuole coinvolgere il sistema Italia a partire dalle comunità cittadine e per far tornare il calcio a essere lo sport più bello del mondo, in campo e sugli spalti".
WeDerby gode del contributo dell'Istituto per il Credito Sportivo, ed è realizzato in collaborazione con AS Roma, SS Lazio, Coni, Coni Lazio, Istituto Luce Cinecittà, Roma Capitale, Regione Lazio, Associazione Italiana Calciatori, Ufficio Scolastico Regionale, Fipe Confcommercio Roma, Unione delle Proloco, Scuolediroma.it, Skuola.net, Arsmedia.
Comitato Pendolari Roma Lido: "Bisogna incrementare la frequenza. Lo scenario rischia di essere drammatico"
Uno dei problemi principali, una volta terminato lo Stadio della Roma, sarà quella del trasporto pubblico in direzione dell'impianto. In particolare del trasporto ferroviario sulla tratta Roma-Lido, che sta a cuore al Comitato Pendolari Roma Lido. Queste le parole del loro portavoce Maurizio Messina:
"Oggi nell'ora di punta, sulla Roma Lido circolano 6 treni l'ora, significa che ne passa uno ogni dieci minuti. Per trasformare la linea ferroviaria in una metropolitana di superficie, bisogna incrementare la frequenza, in modo da garantire un passaggio ogni 3 minuti e mezzo. E questo significa che, calcolando i 75 minuti di afflusso e deflusso dallo stadio, servirebbero 22 treni. Lo scenario della mobilità, se si punta sulla Roma Lido, non è catastrofico, rischia infatti di essere drammatico".
Pallotta: “Non ho mai pensato di andarmene. Sono stai mesi difficili ma senza stadio non saremo mai un top club"
James Pallotta, presidente della Roma, si è fatto intervistare dal sito ufficiale del club gialloroosso asroma.com, all'interno della rubrica "Questo sono io". Di seguito le parole del maggior azionista:
Jim, dopo sei anni da presidente dell’AS Roma, ti senti di aver raggiunto quanto ti aspettavi?
"Per alcuni versi sì, per altri no. Avevo i capelli, ora li ho persi quasi tutti. Quando siamo subentrati come proprietà, avevamo l’obiettivo di valorizzare l’immagine della Roma e della sua storia per costruire un marchio globale che potesse aiutarci ad avere successo sul campo. Se guardo indietro a questi primi sei anni, alzo le mani e ammetto di aver commesso degli errori, ma penso che in alcune aree siamo riusciti anche a superare le aspettative.Credo che dal punto di vista calcistico, centrare quasi costantemente l’accesso alla Champions League, senza gli introiti provenienti da uno stadio di proprietà, ci abbia aiutato a rendere la Roma un marchio globale sostenibile. Per quanto riguarda gli aspetti di business, siamo finalmente riusciti a mettere su un buon team. Una delle cose più difficili per me è stata la carenza di talenti imprenditoriali nel calcio europeo e la ricerca di persone di livello. Ho toccato con mano che può essere difficile trovare persone provenienti dall'estero disponibili a lavorare direttamente dall’Italia, dove il cerchio per individuare qualcuno è inevitabilmente più stretto. E credo che da questo punto di vista ora abbiamo finalmente messo su una grande squadra. Per esempio, parlando in termini di social media e di quello che abbiamo fatto con Roma Studio è stato qualcosa di unico”.
Qual è la cosa che ti ha demoralizzato di più?
"Ovviamente i ritardi nel progetto stadio ci hanno riportato indietro di due o tre anni. Pensavamo che oggi ci saremmo trovati molto più vicini all’apertura e tutto ciò ci avrebbe aiutato a generare entrate di gran lunga maggiori, per poter competere costantemente con i più grandi Club di Europa. Nel merchandising non siamo stati in grado di andare nella direzione che avremmo voluto intraprendere, ma le cose stanno cambiando. Il ticketing in passato non è stato gestito al meglio, ma ora finalmente stiamo andando nella direzione giusta. A livello commerciale ci è voluto un po’ per accelerare rispetto al punto di partenza e negli ultimi due anni siamo andati decisamente meglio. Ritengo che l'anno scorso sia stato grandioso, perché abbiamo stretto delle grandi partnership globali, ma abbiamo bisogno di aumentare ulteriormente le entrate per poter competere regolarmente sul campo. Questo è un dato di fatto. A volte in passato mi sono un po’ demoralizzato quando percepivo che qualche persona nell’area business non avvertiva la stessa urgenza di raggiungere i più alti livelli a cui sono abituato e che mi piacerebbe vedere. Quindi, per rispondere alla domanda, c'è stato mix di aspetti positivi e demoralizzanti. Chiunque mi conosce, sa che non mi ritengo mai totalmente soddisfatto, ma penso che stiamo cercando di mettere in piedi un marchio globale e credo che in generale la Roma goda di molto più rispetto a livello internazionale nel mondo del calcio rispetto a sei anni fa”.
Il progetto Roma ti emoziona ancora?
"Sì. Onestamente, gli ultimi sei o sette mesi sono stati difficili, a causa dei ritardi nello stadio, ma ora stiamo facendo nuovamente progressi. E non è un segreto che sono stato deluso da alcuni risultati in questa stagione. Come ho detto prima, dobbiamo migliorare, perché abbiamo alzato l’asticella dei nostri obiettivi sapendo che possiamo raggiungerli. Se riusciamo a sistemare certe cose, vedrete il mio entusiasmo salire alle stelle".
Se tutti gli aspetti negativi ti rendono così nervoso, perché continui per la tua strada? È una questione di soldi?
"L'aspetto economico non è la mia forza trainante con la Roma. A volte sono depresso e frustrato perché odio perdere. Più di ogni altra cosa. In me c’è una natura competitiva. So che alcune squadre hanno a disposizione un budget due o tre volte più grande del nostro, ma non riuscire a competere sempre e a certi livelli mi disturba comunque”.
Quando sei diventato Presidente hai detto che la Roma sarebbe entrata tra i Top 10 club. Dopo tutta questa esperienza, pensi ancora che sia possibile?
"È possibile, ma non possiamo diventare un top 10 Club senza uno stadio. Possiamo vivere grandi anni, come la scorsa stagione, e passare periodi in cui andiamo fino in fondo in Champions League, ma voglio arrivare a essere tra i top 10 e non parlo solo in termini di fatturato, ma di tutto: mi riferisco al campo, alla percezione che c’è di noi, ai media, ai social, a tutte queste cose. E per riuscirci abbiamo bisogno di più entrate: per questo dico che lo stadio è il punto di svolta. Se si pensa che io sia più ossessionato dallo stadio rispetto alla squadra, semplicemente è perché non passa il mio messaggio: è proprio perché sono ossessionato dalla squadra che ho questa determinazione a costruire lo stadio, per mettere su un gruppo in grado di competere stabilmente a parità di condizioni con certi avversari".
A che livello posizioneresti il Club adesso?
"Penso che negli ultimi anni, guardandoli complessivamente, il nostro sia un Club da top 20. A livello calcistico, direi che in questo gruppo ci sono probabilmente due o tre squadre in Spagna, una o due squadre in Francia, due squadre in Germania, sette in tutto. In Inghilterra ce ne sono altre sei e siamo a tredici, alle quali possiamo aggiungerne forse cinque italiane. Guardandola in questo modo, direi che sul campo siamo certamente tra le migliori 20. In alcune aree fuori dal campo, penso che siamo tra i primi 10 club".
Hai mai pensato di andartene?
"No, mai. Faccio 61 anni fra due settimane e questo progetto mi esalta ancora. Quando forse ne avrò 75 non starò più qui a guidare questo Club, ma questo non è un progetto a breve termine per me".
Credi di essere frainteso?
“Non penso. Parlo con molti tifosi e so che capiscono cosa stiamo cercando di fare. Parlo anche con tanti che non sono nostri fan e mi dicono 'anche se non mi piace il tuo Club, stai facendo un ottimo lavoro per il calcio italiano: ne abbiamo bisogno'. Ci sarà sempre qualcuno che sosterrà come siamo interessati solo a vendere i giocatori per fare soldi e io mi dico “Davvero? Non mi è entrato un centesimo in tasca dai trasferimenti”.
Quando vedi gli striscioni che ti intimano di andare a casa o quando senti dei cori contro di te, ti dispiace?
"Sono onesto, una volta mi faceva male. Non voglio dire bugie, all’inizio non lo accettavo. Ma ora non me ne frega niente, perché so che il lavoro su cui ci impegniamo da tanto è solo per il bene del Club. Quando perdiamo sbagliamo tutti, ma questo accade da molto prima di me: anche gli altri presidenti della Roma sono stati criticati. Quando me ne andrò qualcun altro verrà criticato allo stesso modo, ma per ora preferirei che la gente criticasse me e sostenesse i giocatori. Dite quello che volete su di me, ma supportate i calciatori. Sono nello sport da molto tempo e non ho mai sentito un atleta dire che è stato veramente motivato dagli insulti e dal livore dei propri tifosi”.
Dove speri di vedere questo Club tra cinque anni?
"Beh, tra cinque anni la Roma deve giocare nel nuovo stadio. Mi piacerebbe vedere una grande squadra sul campo, competere per i trofei, davanti a dei tifosi entusiasti a Roma e in tutto il mondo e un management solido in tutte le aree”.
Un domani lascerai il Club. Quando accadrà come ti piacerebbe essere ricordato?
"Voglio che le persone sappiano che ho fatto tutto ciò che potevo fare per la Roma. Cosa faccio, ti rispondo dicendo “eh sì, vorrei avere quattro Champions League in bacheca”? E certo che lo vorrei, ma devo anche essere realista. Il Leicester ha dimostrato che le cose incredibili possono accadere anche nel calcio, ma quando vedo che ci impegniamo sul campo, provando a vincere qualcosa, e che fuori dal campo stiamo facendo cose davvero di alto livello, allora penso che sia effettivamente qualcosa di cui poter andar fiero. In un certo senso, nulla mi rende più felice quando vedo la Roma fare delle buone cose che dimostrano quanto ci teniamo, che abbiamo un cuore, che siamo ambasciatori di questo grande Club e di questa grande città. Quando ho visto il video di Michela, la nostra tifosa non vedente che assieme alla sorella incontrava i propri beniamini, in cui si vedeva la passione con cui il nostro Club si è preso cura di lei…mi sono sentito davvero orgoglioso. Quando su Twitter leggo certe frasi, non solo dai nostri fan ma anche da quelli di altre squadre, che dicono “che grande Società!”, ne vado davvero fiero. Queste cose mi rendono mi rendono davvero felice e compensano alcune delle stupidaggini che capitano. Io tengo a tutti noi, stiamo cercando di fare il meglio possibile. Mi interessa l’atteggiamento dei calciatori e del nostro staff. Non voglio mai che nessuno pensi che la Roma sia una società organizzata male. Alla fine, quando andrò via, vorrei che la percezione fosse questa: che avevamo una grande squadra che indossava i colori della Roma con orgoglio e ha combattuto sul campo per i tifosi e per la città e che siamo stati una società di prima classe. Voglio che le persone sappiano che abbiamo fatto le cose nel modo giusto, gareggiando e cercando di vincere. La percezione deve essere questa, altrimenti significherebbe aver fallito".
In ultimo, nel fine settimana c’è una piccola questione come quella del Derby.
"Abbiamo delle grandi partite sabato e mercoledì. È per questo che giochiamo a calcio. Queste sono partite che si attendono con ansia: in cui c’è una gran posta in palio. Non chiedermi un pronostico, ma se giochiamo come so che possiamo fare, siamo in grado ottenere i risultati di cui abbiamo bisogno".
Coppa Italia. Finisce 3 a 3 la semifinale d'andata tra la Fiorentina e l'Atalanta
Dopo il match di ieri tra la Lazio ed il Milan (finito 0 a 0) in campo al Franchi di Firenze, la 2a sfida valida come gara di andata delle semifinali di Coppa Italia, Fiorentina ed Atalanta un match al cardiopalma che finisce 3 a 3. La Dea si porta avanti per 2 a 0 grazie alle reti di Gomez e Paslic, ma la Viola agguanta, prima dello scadere della prima frazione di gioco, il pareggio grazie alle reti di Chiesa e Benassi. Passano di nuovo in vantaggio i bergamaschi con la rete di De Roon al 58’ ma il viola Muriel al 79’ riporta di nuovo in parità il match. Tutto da giocarsi quindi allo stadio Azzurri d’Italia di Bergamo, per il secondo atto dell’affascinante sfida tra gli uomini di Gasperini e quelli di Pioli. In palio la finale della 72esima Coppa Italia che si disputerà all’Olimpico di Roma il 15 maggio 2019.
E' necessario parlare di calciomercato nella settimana più importante della stagione?
INSIDEROMA.COM - MASSIMO DE CARIDI - Monchi e Nzonzi all'Arsenal, Zaniolo tra rinnovo e top team europei, da valutare il futuro di Manolas e Dzeko, Sarri eventuale sostituto di Di Francesco per la prossima stagione, Cragno come possibile compagno di reparto di Olsen al posto di Mirante.
Nella settimana decisiva per la stagione della Roma, nella Capitale si parla di calciomercato. Probabilmente, non proprio il momento migliore per aprire questo "file", visto che la sessione invernale è finita da meno di un mese ed a quella estiva ne mancano più di 4. A che pro fare speculazioni (perché ad oggi di questo si tratta) in merito a calciatori, allenatori e dirigenti in un momento così caldo della stagione romanista?
E' sempre la solita vecchia storia della destabilizzazione più interna che esterna al mondo giallorosso. La squadra di Di Francesco sta faticando molto dal punto di vista del gioco, delle reti incassate ed anche a causa dei continui infortuni che dalla prima giornata accopagnano quest'annata.
Sono state fatte cessioni importanti ed in certi casi sanguinose a cui non si è rimediato nel mercato invernale ed anzi l'unica operazione fatta è stata la cessione in prestito di Luca Pellegrini ma in questo momento, l'ultima cosa di cui bisognerebbe parlare è del futuro di questo o quel giocatore.
La Roma è uscita malissimo e troppo presto dalla Coppa Italia ma è ad un solo punto dalla zona-Champions ed in piena lotta per i quarti della massima competizione europea e servirebbe totale concentrazione, quantomeno nell'ambiente romanista, su queste 2 competizoni, piuttosto che polemizzare e guardare alla stagione che verrà perché c'è ancora questa da onorare nel migliore dei modi e centrare almeno gli obiettivi che ci si era prefissati ad inizio anno per poi sì capire gli errori e porvi rimedio ma con in tasca la qualificazione alla prossima Champions League e cercando di andare il più avanti possibile in quella attuale.
El Shaarawy: "Grande emozione alla mia prima con la Roma. Ho tanta fame di arrivare"
Stephan El Shaaeawy, ospite al Nike Store di Via del Corso per presentare i nuovi scarpini del brand, ha risposto ad alcune domande da parte dei tifosi:
"La prima volta che sono entrato è stata una grande emozione. Feci il mio primo gol contro il Frosinone ed è stato molto bello. In quel periodo la Curva non entrava allo stadio ma è stato comunque un momento molto bello".
Hai consigli per chi vorrebbe fare il calciatore?
"Punto tutto sull’umiltà. Ho tanta fame di arrivare, e cerco sempre di avere equilibrio anche quando va male. Non bisogna mai abbattersi, bisogna rimanere umili nonostante il successo. Rimanere sempre con i piedi per terra. È difficile arrivare, ma rimanere a questi livelli è ancora più complicato. Il mio idolo è sempre stato Kakà l’ho stimato come persona e come giocatore. È umile, quando l’ho conosciuto ha confermato di essere una persona di cuore".
Quando hai cominciato a giocare?
"Io ho cominciato a 4-5 anni in una squadra della mia città, Savona. Ho fatto 6 anni li e poi sono andato a Genoa e ho fatto li il settore giovanile, ho fatto l’esordio in serie a e poi sono passato al Padova prima di finire poi al Milan".
Perchè ti chiamano il Faraone?
"Per le mie origini egiziane. La prima volta che mi hanno chiamato così è stata per un’esistenza che ho fatto in Primavera".
Quanto conta il feeling con la scarpa?
"Parecchio, io questa la uso da quando avevo 15 anni. È stato un valore aggiunto per me, è una scarpa che andando avanti con gli anni è sempre più leggera".
Cosa avresti fatto se non fossi diventato calciatore?
"Sono arrivato in Serie A presto, ho sempre inseguito il mio sogno e non mi sono mai accorto di essere “arrivato”. Non ho mai pensato ad altro. Ora sto cominciando a pensare a cosa fare dopo".
Roma, appunti sulla difesa
IL MESSAGGERO - TRANI - La vulnerabilità, ormai certificata, rende inaffidabile la Roma di questa annata. Ma se la squadra di Di Francesco continua, in ogni partita, a prendere gol in modo spesso dilettantistico non è esclusivamente colpa del singolo o della difesa. O del sistema di gioco, a prescindere da quale sia. La questione è più ampia. I giallorossi sono fragili contro qualsiasi avversario, cioè si comportano sempre allo stesso modo, sia se affrontano i campioni che le comparse. L'allenatore cerca la soluzione del problema. A quando pare inutilmente. A vedere le ultime prestazioni, nessun passo avanti. Anzi, sono tornate a galla le solite gaffe. Individuali e, peggio ancora, collettive. Si persevera nell'errore, come se andasse comunque inserito nel menu di giornata. I numeri, dopo 34 partite (8 senza incassare reti), confermano quanto la mancanza di solidità abbia inciso sul rendimento, soprattutto in campionato: 49 gol subiti (33 in 24 gare di serie A, 7 nelle 2 di Coppa Italia e 9 nelle 7 di Champions, 45 da Olsen e 4 da Mirante). La media è di 1,4 a match. Rispetto alla passata stagione, l'involuzione è di sicuro preoccupante. Cerchiamo di capire che cosa è successo.
QUADRATURA IMPERFETTA - Il lavoro quotidiano di Di Francesco sembra evaporare appena la Roma entra in campo. E, in ogni partita, dà l'idea di non essere mai preparata. Non si comporta da squadra, difetta nell'organizzazione e procede con l'improvvisazione. In sintesi: collaudata solo la trazione anteriore. La seconda fase, quella difensiva, è altrettanto fondamentale, ma è sempre male interpretata. La linea dei quattro giocatori sistemati davanti al portiere non è mai al sicuro, chi si piazza davanti a loro si ritrova in inferiorità numerica per la mancanza di collaborazione di chi gioca sui lati, il pressing sembra più iniziativa personale che di gruppo e la concentrazione è minima e mai duratura. Non conta, insomma, se il centrocampo è a tre o a due, se lo schermo è De Rossi o Nzonzi, se gli esterni alti hanno caratteristiche più o meno offensive, come si è visto nell'alternanza degli interpreti, passando da Under a Pastore, da Schick a Perotti, da Florenzi a Kluivert, da Pellegrini a Zaniolo. Sono più i tentativi a vuoto delle mosse efficaci.
CORREZIONE (QUASI) INUTILE - L'umiliazione del 30 gennaio al Franchi ha spinto Di Francesco a modificare l'atteggiamento della Roma in partita. Da quel 7-1 contro la Fiorentina in Coppa Italia, ne sono state giocate 5, 4 in campionato e 1 in Champions. L'allenatore, rivisitando le posizioni in campo, ha deciso di abbassare il baricentro della squadra e di limitare l'applicazione del fuorigioco. Clean sheet solo contro il Chievo. E 5 reti prese, niente guardando soprattutto alle chance lasciate agli avversari nelle ultime 2 gare, più in quella con il Bologna che contro il Frosinone. Match giocati senza ritmo e collaborazione. Vinte sui nervi e con le giocate. Gli aggiustamenti hanno funzionato solo contro il Milan, il Chievo e il Porto, in cui il 4-3-3, con il play basso che lo ha trasformato nel 4-1-4-1, è sembrato almeno ordinato e compatto. Ogni progresso, però, è subito sparito. Sabato nel derby e, la prossima settimana, a Porto, si riparte da zero o quasi. Aggrappandosi a Manolas. Al singolo, quando la priorità rimane, invece, il comportamento di squadra. E, come sempre, l'equilibrio.
Caccia a Zaniolo
LEGGO - BALZANI - «Nessun problema, Nicolò resta alla Roma». Papà Zaniolo prova a spegnere l'incendio di mercato che sta per avvolgere l'estate romanista. Nonostante le rassicurazioni paterne, infatti, ci sono elementi che preoccupano i tifosi. La Juventus, che come anticipato da Leggo qualche giorno fa sta preparando un'offerta da capogiro, ma pure il Real Madrid che è peraltro la squadra contro la quale Zaniolo ha esordito tra i big. Domenica sera, infatti, sia Zaniolo sia papà Igor sono stati beccati al ristorante Il Kaimano in via Brera a Milano in compagnia di due persone che parlavano con loro in un animato spagnolo. Un incontro né confermato, né smentito dagli interessati. Proprio venerdì sera a San Siro erano presenti due emissari del Real per seguire Piatek. E a Madrid hanno messo da tempo gli occhi su Zaniolo per rinnovare una squadra arrivata fine ciclo e rispondere ai colpi milionari del Barcellona in grado di spendere un totale di 330 milioni per Coutinho, Dembele e de Jong. Una cessione all'estero sarebbe meno dolorosa rispetto al passaggio alla Juve, ma la volontà resta comunque quella di proseguire il rapporto con la Roma. Alle giuste condizioni. La prima offerta del club è stata ritenuta bassa dall'entourage del giocatore. Pronto il rilancio a 2,5 milioni a stagione più bonus, quasi il quadruplo di quanto percepisce ora (700 mila euro) ma forse ancora non abbastanza per coprire le offerte di Juve, Real e Psg (sì, anche i francesi sono alla finestra). Sono sempre più intensi i contatti col procuratore Vigorelli che ha vinto la concorrenza di Raiola. «Mino ha chiesto informazioni ed è interessato - ha confermato papà Zaniolo al Corriere dello Sport - Ma Vigorelli resterà l'agente di Nicolò per tanto tempo. A fine stagione ci sarà un incontro con la Roma per il rinnovo, non ci saranno problemi. Da entrambe le parti c'è la volontà di chiudere positivamente». Per ora Zaniolo è concentrato sulle due sfide decisive che attendono la Roma. A cominciare dal suo primo derby capitolino. E Nicolò, almeno in questo, vorrebbe superare Totti che ha segnato il suo primo gol in una stracittadina a 21 anni, anche se va detto che fu decisivo già a 17 rimediando un rigore (poi sbagliato da Giannini).
Sarri e Kepa: quel "malinteso" che sa tanto di ammutinamento
IL MESSAGGERO - SACCA' - Inevitabilmente l'ammutinamento di Kepa e la figura imbarazzante rimediata da Maurizio Sarri sul prato di Wembley hanno lasciato in Inghilterra uno strascico dai mille colori. Domande, dubbi, un mare di opinioni, poche certezze. Il portiere basco del Chelsea, tanto per cominciare, non sarà punito perché il comportamento tenuto domenica pomeriggio è stato ridotto dal club a «banale malinteso»; mentre l'allenatore italiano è ormai un aquilone che vola in un uragano: rimane in bilico, è più sopportato che supportato dalla squadra e dai dirigenti, e rischia l'esonero domani nel derby di Premier League contro il Tottenham a Stamford Bridge. Pesanti sono le ore di Sarri. Perché il Chelsea proprio non riesce a innestare le marce alte sotto il profilo della manovra e soprattutto sul piano dei risultati. Dove dovrebbe volare una squadra di campioni, zoppica un gruppo di ragazzi più o meno indisciplinati tatticamente (e non solo).
LE FAZIONI - Si diceva che i vertici dei Blues siano intenzionati a non punire Kepa (super sponsorizzato da Marina Granovskaia, alter ego di Roman Abramovich), per il gran rifiuto di subentrare peraltro consentito dal regolamento andato in onda domenica anche nelle galassie più remote durante la finale di Coppa di Lega vinta dal City di Guardiola. Era stato lo stesso Sarri, d'altronde, a tentare di spiegare che tutta l'ineleganza della scena insulti, isterie, bestemmie era dovuta soltanto a un'incomprensione. Anche per non fare un torto alla potentissima Marina... In realtà pochi vi hanno creduto. Piuttosto ad affiorare sul campo è stata la sensazione di un allenatore inascoltato, privo di qualsiasi autorevolezza, poco sostenuto dai calciatori. Già due delle tre basterebbero a giustificare un esonero... La stampa inglese sussurra che a regnare nello spogliatoio del Chelsea adesso sia il caos totale. E a poco, anzi, pochissimo sono valse le parole dolci di David Luiz, che ha tenuto a specificare che «Sarri ha il rispetto della squadra». Senza dimenticare la difesa dello stesso Kepa, cantata all'unisono con Sarri: «Io non volevo disobbedire. Ci siamo capiti male». Tentativi maldestri di passare una spugna sulla macchia, si direbbe.
LA CONFUSIONE - La confusione, però, non abita soltanto nelle stanze segrete di Cobham, il centro sportivo dei Blues. La difformità di vedute interessa anche la critica e la tifoseria, dato che ai supporter non è affatto piaciuto l'atteggiamento di Kepa, mentre i giornali inglesi inquadrano nel mirino l'allenatore. «Che vergogna, questo è il risultato della cultura del potere ai giocatori promossa da Abramovich. Kepa, devi chiedere scusa all'allenatore. Vattene dal club», attacca un tifoso attraverso Twitter. I giornali, al contrario, studiano analisi differenti. «L'ammutinamento di Kepa è emblematico di come la nave di Sarri stia affondando», ha titolato il Guardian, ad esempio. Insomma lo scenario non suscita sorrisi. Va riconosciuto, comunque, che l'amore tra Sarri e il Chelsea non è mai scoppiato: e solo ora, dopo mesi di rose e fiori, si sono scoperte le spine.
Manolas torna a rivedere il derby. Under in ritardo, ma punta il Porto
IL MESSAGGERO - CARINA - Appesi a Manolas. Perché è inutile girarci intorno: con Kostas la difesa giallorossa è una cosa, senza un’altra. Ieri le notizie arrivate sul conto del greco hanno aperto uno spiraglio per il derby. Il controllo medico al quale s’è sottoposto non ha infatti evidenziato danni ai legamenti. Si complica invece la situazione legata a Under. Il turco, out ormai dal 19 gennaio per una lesione al retto femorale rimediata nel match con il Torino, nella scorsa settimana era tornato in gruppo, lasciando presagire un suo rientro nella lista dei convocati. Le sensazioni nei suoi confronti sono opposte a quelle per Manolas. Difficile che possa farcela per la Lazio: sarà fatto un tentativo per il Porto ma rimane a rischio anche per il ritorno degli ottavi contro i lusitani
Sorpresa Manolas: può farcela per la Lazio, ci sarà col Porto
LEGGO - BALZANI - Le speranze di vederlo al derby sono poche, ma è già una buona notizia visto che fino a ieri erano pari a zero. Manolas può farcela per sabato e a questo punto sono molte le speranze di riaverlo per la fondamentale sfida di Champions col Porto del 6 marzo. La distorsione alla caviglia destra rimediata dal greco contro il Frosinone sembra meno grave del previsto. Le prime lastre hanno mostrato l'assenza di fratture e interessamenti ai legamenti, tanto da rendere inutile la risonanza magnetica. Ora bisogna attendere che la caviglia si sgonfi del tutto e che sparisca il dolore per capire se Manolas riuscirà a recuperare in tempo per la sfida alla Lazio di sabato. Senza rischiare, perché a Trigoria reputano più importante il passaggio ai quarti di Champions e quindi la partita col Porto. In caso di assenza al derby è pronta la coppia Fazio-Juan Jesus che di certo non offre troppe garanzie, mentre Marcano potrebbe scendere in campo con Manolas a Oporto dove ha giocato per 4 stagioni. Difficilmente sarà dei due match Under. Il turco non ha subito una ricaduta al flessore lesionato ormai 40 giorni fa, ma è ancora fuori forma e Di Francesco non punterà su di lui. Saranno a disposizione, invece, Schick e Karsdorp che tra oggi e domani torneranno ad allenarsi in gruppo.