Roma&Eusebio: i tre giorni per dirsi addio

MESSAGGERO - CARINA - «Aspettiamo mercoledì». È quanto trapela off record dall'incontro andato in scena sabato sera, nel post-derby, tra la dirigenza giallorossa (Baldissoni, Monchi, Balzaretti, Fienga, Massara e Totti). Colloqui proseguiti anche nella giornata di ieri che non cambiano la situazione: Di Francesco è nuovamente in bilico. Anzi, mai come stavolta rischia la panchina. La gara di Oporto - e la conseguente qualificazione ai quarti di Champions - è la ciambella alla quale aggrapparsi per tenersi stretto la Roma. Almeno sino a fine stagione. Poi le strade dovrebbero comunque separarsi. E poco importa se Eusebio taglierà il traguardo tra le prime quattro in campionato e per il secondo anno consecutivo sarà tra le migliori otto d'Europa. Il rapporto è ormai logoro. Tra tecnico e presidente (che negli ultimi interventi pubblici non lo ha mai menzionato), tra allenatore e parte della squadra. Nel secondo caso, nessun ammutinamento per carità ma le classiche dinamiche all'interno di uno spogliatoio quando le cose non vanno bene. Con una connotazione tecnica da non sottovalutare: la rosa preferisce giocare con il 4-2-3-1 piuttosto che con il 4-3-3. Lo aveva fatto presente dopo il ko di Bologna (23 settembre) e anche nelle ultime settimane ha lanciato nuovamente segnali in questo senso. Non che un modulo possa fare la differenza in un'annata che anche con questo assetto di gioco ha visto continui alti e bassi. Ma un'indicazione precisa di come la rosa faccia fatica a seguire l'allenatore. Che mercoledì, dopo averlo già fatto in corsa contro la Lazio, dovrebbe nuovamente andare incontro ai calciatori. 

IN CORSA - C'è una frase, pronunciata nel post-derby da De Rossi, che fa intendere perché - in caso di eliminazione dalla Champions - la Roma è pronta a cambiare: «Dobbiamo preparare al meglio la prossima partita e passare il turno in Champions, così che anche la nostra testa possa cambiare la visione di questa stagione». Il timore della dirigenza è proprio questo. L'Europa è il collante che tiene in piedi il gruppo. Senza, il rischio di naufragare in campionato e perdere il quarto posto (ora a -3) è ritenuto altissimo. Per questo motivo, anche se la volontà del club sarebbe quella di arrivare a fine maggio e poi attuare l'ennesima rivoluzione, sono stati riallacciati i rapporti con Paulo Sousa. Il portoghese, dopo aver atteso invano una chiamata sia a fine settembre che il giorno di Roma-Genoa, è vicinissimo a firmare con il Bordeaux. S'è preso però tre giorni di tempo, sino a mercoledì (atteso al Do Dragao per assistere al match della Roma). Tempistica che non può essere un caso. Il tecnico lusitano aspetta la Roma. Il problema è contrattuale: Sousa è restio a subordinare l'accordo, con durata sino al 2020, al quarto posto in campionato. Ipotesi che, pur di rientrare in grande stile in serie A, sarebbe disposto ad accettare Donadoni. Nelle ultime ore il nome dell'ex ct è tornato d'attualità. Un'altra opzione è Panucci, attualmente ct dell'Albania, già sondato a dicembre. Ma anche l'ex giallorosso chiede di potersi giocare la chance di allenare la Roma il prossimo anno, arrivando in questa stagione tra le prime quattro. E se questa è la conditio, le scelte potrebbero essere diverse.

IL GIORNO DELLA MARMOTTA - A Trigoria è intanto andato in scena l'ennesimo giorno della marmotta. Incontro tecnico-squadra con i soliti appunti legati all'approccio mentale e alle letture tattiche sbagliate durante il derby, già evidenziate sabato sera: «La cosa che tutti devono capire che se non difendi in un certo modo fatichi anche ad attaccare. Non si deve pensare solo ad una fase». Dopo aver optato per il no al ritiro, in mattinata c'è stato anche un colloquio con la dirigenza che ha chiesto a Di Francesco se avverte che la squadra sia ancora dalla sua parte. La risposta è stata positiva ma per la prima volta dall'inizio della stagione, il tecnico è apparso visibilmente provato, consapevole di essere un uomo solo. Anche chi lo ha sempre difeso appare in difficoltà. Si torna quindi al punto di partenza: la sliding-door è Oporto. Dentro o fuori. In tutti i sensi.


Gli errori sul mercato continuano a penalizzare il reparto difensivo

MESSAGGERO - FERRETTI - Una sola cosa doveva fare la Roma durante la recente sessione invernale di calciomercato: acquistare un difensore centrale. Da affiancare al titolarissimo Manolas. Cosa che, in realtà, andava già fatta in estate. Invece non è arrivato nessuno, la squadra ha continuato ad andare avanti con i soliti noti proseguendo nella sua serie infinita di figuracce. In più, in gennaio è stato ceduto in prestito Luca Pellegrini al Cagliari e nessuno ha sentito il dovere di rimpiazzarlo, privando così il gruppo del sostituto di Kolarov. La classifica sta lì a dimostrare che chi ha fatto, e bene, operazioni di mercato in gennaio, ne sta traendo benefici massimi. Tipo il Milan, che ha sorpasso l'Inter e si è piazzato al terzo posto in classifica, in pienissima zona Champions.

LE STRANE SCELTE DI EDF - La Roma ha una difesa imbarazzante (36 gol già al passivo) e, soprattutto, non rallenta la sua marcia di avvicinamento al titolo di reparto più comico del campionato. Basta andare a rivedere alcuni gol subìti per averne la conferma. Roba da ultima in classifica in Terza Categoria. Come sempre quando si parla di queste cose, però, è doveroso non tirare in ballo solo la linea ma l'intera fase difensiva della squadra. Alla quale, in teoria, dovrebbero partecipare anche gli attaccanti. Solo che troppo spesso la Roma subisce gol per errori individuali, che chiamano in causa i singoli e non il gruppo. Dopo il derby Eusebio Di Francesco è stato sufficientemente criptico nel non accusare palesemente un suo giocatore, ha parlato di marcature esterne che dovevano essere interne facendo chiaramente capirne, quindi, con chi ce l'avesse: il pachidermico Fazio, forse il peggiore della stagione per rendimento. Eppure, l'argentino continua a essere un titolare. Forse perché EDF si fida di lui, e resta da capirne il motivo; o forse perché il tecnico si fida poco di Marcano (ma chi l'ha voluto?) e Jesus, soprattutto - però - perché in rosa per Eusebio non ce n'è uno più bravo. E perché (anche) in gennaio non si è comprato un centrale titolare. E la Roma, anche per questo, continuerà a faticare per entrare in Champions, il suo triste traguardo stagionale.


I giallorossi si sono specializzati nel subire gol da "Oggi le comiche"

MESSAGGERO - La difesa di Eusebio Di Francesco fa acqua da tutte le parti: i match in cui i giallorossi non hanno preso gol sono appena 8 su 35 giocati. Passando in rassegna tutti le reti incassate da Olsen e Mirante, appare chiaro che alcune potevano essere evitate se solo difesa e centrocampo avessero prestato più attenzione ai movimenti e alle infilate degli avversari. Tra i più colpevoli dei 54 gol subiti in tutte le competizioni è Federico Fazio: lento come in occasione di quello realizzato dal Sassuolo all'Olimpico in cui gli sfugge Babacar, e disattento come contro la Lazio al derby di andata quando Immobile che gli ruba palla dopo che l'argentino se l'allunga verso la sua porta. Complice, a volte, è stato anche Manolas come nel pareggio del Cagliari (in 9 per via di due espulsioni) avvenuto al 95': Sau viene servito con un lancio da centrocampo e il greco sbaglia a intercettare consentendo all'attaccante di dirigersi indisturbato verso la porta di Olsen.

IN TUTTI I MODI - A volte, però, il reparto difensivo è stato messo in difficoltà dalla negligenza del centrocampo: è accaduto con il Milan a San Siro quando Nzonzi (anche qui al 95') sbaglia un passaggio nella sua trequarti verso El Shaarawy, Calabria intercetta e serve Higuain che verticalizza per Cutrone. Errore fotocopia del francese a Frosinone, ma questa volta è stato complice Olsenche para ma deviando la sfera in rete. A Napoli i giallorossi sono rimasti imbambolati sul gol di Mertens: 7 romanisti in area contro solo 3 azzurri, nessuno è riuscito a marcare il belga servito da Callejon che trova la rete del pari, mentre nel 2 a 2 in casa contro il Chievo Stepnski, spalle alla porta, ha tutto il tempo di girarsi e segnare senza che nessuno si opponga. Tornando all'attualità il primo gol incassato nel derby è nato da fallo laterale, con Correa che non deve far altro che far sfilare la palla per smarcare Fazio e Caicedo pensa al resto. Qualcosa di simile è accaduta a Udine: fallo laterale di Samir, colpo di tacco al volo di Pussetto (marcato da Fazio) per De Paul che smarca Santon e Jesus segnando l'1 a 0. In ambito europeo, invece, la Roma è risultata più attenta fatta eccezione delle due gare contro il Real Madrid e quella in trasferta con il Viktoria Plzen, ma in questo ultimo caso i giallorossi erano già qualificati agli ottavi.


Una rivoluzione dopo l'altra

MESSAGGERO - ANGELONI - «Io voglio fare una rivoluzione culturale, ma non sono un ideologo. Rivoluzione significa introdurre nei comportamenti pensieri alternativi». Così Walter Sabatini apre l'èra americana, siamo nell'ormai lontano 2011. Prospettive, ambizioni, sogni. Una parola: rivoluzione. Un'altra parola: culturale. Il «culturale», via via, è sparito, è rimasta solo la «rivoluzione». Sempre, una dietro l'altra: due anni al massimo e si ricomincia. Rivoluzione tecnica in particolar modo, ma pure societaria: sono cambiati negli anni allenatori, ds, manager, anche presidenti. La Roma si prepara a cambiare ancora: dopo le promozioni di Baldissoni a vice presidente e di Fienga a direttore generale, la prossima tappa è ripartire da un nuovo direttore sportivo e di lì a cascata, verrà toccata anche la sfera tecnica, che non esclude ovviamente i calciatori.

RAMÒN E FUMO DI LONDRA - Il percorso di Monchi sembra ormai giunto al termine (se salta DiFra, anche lui potrebbe non aspettare giugno), per sua volontà e anche per quella dei vertici. Il rapporto si è pian piano consumato, oggi non c'è più quella fiducia con la quale, ovviamente, è stato accompagnato all'inizio. Anche Ramòn ha capito di aver sbagliato in tante situazione e oggi sta pagando il fatto di aver difeso a oltranza il suo allenatore, ovvero Di Francesco, anche contro il volere di Pallotta («ask monchi», remember»). La presenza di Baldini, principale consigliere di James, crea imbarazzi a Trigoria. E' figura possente e quindi sofferta, molti consigli non sono stati condivisi. Ma Baldini resta uomo di riferimento del presidente, il centro di potere londinese. Sabatini ambiva a vita parallela a Baldini e forse Monchi è nella stessa situazione: carriere separate, dunque. Ecco perché l'Arsenal è la più credibile meta di sponda per lo spagnolo: lì avrà pieni poteri e lavorerà con un gruppo spagnolo voluto da Emery. Meglio Londra che Siviglia, dove gli avevano anche proposto la presidenza del club. Monchi via e la Roma su chi punterà? La politica del risparmio può incidere anche sulla scelta del ds (tre milioni). La figura del plenipotenziario (Sabatini e Monchi) non ha funzionato fino in fondo, le scelte per il futuro vanno verso Massara, ds fatto in casa. La partenza di Monchi lascerà un vuoto in Totti, con cui aveva legato. Che ne sarà di Francesco in futuro? Lui dell'attuale ruolo non è granché soddisfatto, vorrebbe essere più operativo. Stesso discorso vale per Bruno Conti, che rischia di non vedersi rinnovare il contratto. I ds in fila, in attesa di essere eventualmente contattati sono Ausilio e Mirabelli. Chiaro che la rivoluzione toccherà anche il campo. Sono tanti i giocatori da ricollocare. In questo momento il mercato è fermo, gli osservatori che spesso venivano contattati da Monchi, ad oggi sono in stand by. Una decisione definitiva, proprio per attivare la macchina del futuro, dovrà essere presa in questo periodo. La partita di Champions con il Porto potrà essere lo sparti-acque.

SOTTO ESAMI - La Roma ha tanti giovani di prospettiva, ma questo non vuol dire che l'anno prossimo si punterà ancora su di loro. Gente come Pastore, Nzonzi, lo stesso De Rossi per una questione di età, Dzeko, che fine faranno? I rinnovi sono fermi, compreso quello di Zaniolo, che Monchi o non Monchi, dovrà essere per forza blindato. Questi calciatori dovranno essere valutati insieme all'allenatore, che ad oggi difficilmente sarà Di Francesco.


Disastro Fazio: dai suoi errori undici gol incassati

IL TEMPO - MENGHI - Quando è il Comandante ad affondare la nave: è il caso di Fazio, che ha smarrito l’arte di guidare la difesa e con i suoi errori ha fatto pagare lo scotto alla Roma per almeno 11 volte in stagione. Tanti sono i gol nati dalle sue disattenzioni, molti di più potevano essere se gli avversari di turno fossero stati più precisi o se non ci fosse stato Olsen a fare il miracolo, come contro il Bologna e uno scatenato Soriano, fermato da portiere e traversa. Ma non è andata sempre così bene all’argentino, che nel derby ha sbagliato prima il posizionamento sul fallo laterale trasformato da Caicedo e poi
l'intervento da rigore su Correa. E pure all'andata era stato punito da Immobile. «Federico doveva marcare internamente», ha ammonito Di Francesco commentando l’1-0 della Lazio e non è la prima volta che il tecnico fa il nome del «colpevole»: «L'errore determinante lo fa Fazio, che non è un ragazzino», diceva dopo la notte di Champions in cui il centrale aveva regalato palla a Bale per il vantaggio del Real Madrid. Anche col Milan ha avuto problemi, a San Siro si era perso Rodriguez nell'azione del gol di Kessie, all’Olimpico aveva pagato la tassa Piatek. Con l'Atalanta in casa il primo vero disastro della stagione, almeno su due dei tre centri bergamaschi c’era il suo zampino. Entrano in questa tragica lista l’indolore 1-3 di Babacar, il duello aereo perso con Bonifazi per il 2-0 Spal e la scelta sbagliata di saltare assieme a un compagno sul 2-2 del Frosinone. Le cose migliori le ha fatte in attacco, i gol segnati (4, tutti in Serie A) non bastano per farsi perdonare prestazioni sotto livello. Fazio ora rischia il posto. A partire da Oporto, ammesso che Manolas recuperi: a casa anche ieri conl’influenza, dovrebbe riuscire a salire sull'aereo domani dopo l’allenamento a Trigoria (arrivo previsto alle 17 locali, al Do Dragao solo la conferenza stampa). Marcano si candida per giocare nel «suo» stadio, Jesus l'alternativa. Zaniolo non si è ancora ripreso dalla
botta all’anca, ma ieri ha promesso ad alcuni tifosi di esserci contro il Porto. Under resta out. Comunque vada si dormirà lì dopo la partita, il rientro nella capitale con sgambata è previsto giovedì pomeriggio.


Shock derby: sotto accusa le scelte di Monchi

REPUBBLICA - FERRAZZA - L’umore di tutti, squadra e città giallorossa, è sotto i piedi. La disfatta nel derby è una batosta pari a quella vissuta in Coppa Italia a Firenze, quando la Romaprese ben 7 gol. Con quelle di sabato sera, sono dieci le reti subite nelle due gare più attese dai tifosi. Delusione, rabbia, rassegnazione: la stracittadina (che ha fatto registrare un arresto e tre daspo tra i tifosi romanisti) ha lasciato dietro di sè uno stato d’animo, dentro e fuori Trigoria, di quelli destinati a condizionare la stagione, con le residue speranze legate al passaggio del turno in Champions, mercoledì, in Portogallo. E fa effetto vedere quasi 150 milioni seduti in panchina, giocatori arrivati nella capitale per fare la differenza, e diventati invece esuberi di lusso, che pesano sul bilancio e sull’umore dello spogliatoio. Chi per motivi fisici, chi psicologici – tante le motivazioni all’interno di una stagione così altalenante – tutti rischiano di essere dei pesi ingombranti. In pratica è buona parte delle due campagne acquisti di Monchi a finire sotto accusa, trasformando il post derby in un processo al direttore sportivo, descritto sempre più con le valigie pronte. Perché basta dare un’occhiata alla lista dei giocatori seduti accanto a Di Francesco – quindi esclusi dalla formazione dei titolari – per rendersi conto di bocciature evidenti, che mettono inevitabilmente in dubbio l’operato del dirigente spagnolo. E i soldi da lui spesi. Karsdorp, Nzonzi, Kluivert, Pastore, Schick, ma anche Coric e Santon, per un totale di circa 150 milioni che regalano a Di Francesco una panchina di lusso, sulla carta, ma piena molto probabilmente di sopravvalutati dal punto di vista del rendimento. È una tematica cara al presidente Pallotta, che da Boston è descritto come arrabbiatissimo per le prestazioni della Roma e per gli investimenti fatti la scorsa estate e spera che almeno la squadra riesca ad arrivare ai quarti di Champions. De Rossi e compagni partiranno domani per il Portogallo, con la testa pesante e la valigia piena di preoccupazioni. La vittoria per 2-1 dell’andata non mette al sicuro una qualificazione che resta in bilico, soprattutto viste le enormi fragilità difensive dei giallorossi. Ci sarà Zaniolo, che è stato costretto a lasciare il campo contro la Lazio per una brutta botta al costato. Ma il giovane talento stringerà i denti, sperando di essere ancora protagonista in Europa, dopo la doppietta realizzata nella gara dell’Olimpico, che l’ha fatto entrare nella storia della Champions. Sarà a disposizione anche Manolas, costretto a dare forfait in extremis contro la Lazio per un virus intestinale. È debilitato, ieri neanche si è allenato, ma viene partirà. Ci sarà Schick, tornato a disposizione già nel derby, e buona alternativa a uno spento e nervoso Dzeko. Ancora out Under, che ancora ieri svolgeva lavoro differenziato.


Crisi Roma: Di Francesco è rimasto senza più difesa

CORRIERE DELLA SERA - Eusebio Di Francesco era stato difeso dopo Bologna-Roma (2-0), quando James Pallotta aveva commentato il gioco visto come «disgustoso». Ed era stato confermato dopo l’1-7 in Coppa Italia contro la Fiorentina Il tracollo nel derby - un 3-0 accettato supinamente, senza combattere-ha cambiato la situazione. L’allenatore giallorosso, adesso, è un trapezista senza rete. Il d.s. Monchi, che ormai tutti danno in partenza per l’Arsenal a fine stagione, non ha più la forza per fargli da scudo. Francesco Totti, altro grande elettore di Di Francesco, è stato presente solo nella prima parte dell’incontro tra dirigenti allo stadio Olimpico, alla fine del derby. Quella in cui, verosimilmente, si è parlato se chiedere o meno alla squadra di andare subito in ritiro. Ipotesi scartata. Per la prima volta - proprio perché la sensazione è stata quella di un possibile crollo verticale - si è presa espressamente in esame la possibilità di un esonero di Di Francesco. L’eliminazione dalla Champions League renderebbe ingestibile la situazione. [..] A fine campionato, comunque, ci sarà una profonda ristrutturazione. Monchi chiuderà con largo anticipo la sua avventura, Di Francesco non sarà salvato nemmeno dal contratto ancora in essere da 3 milioni netti con scadenza giugno 2020. La stessa data di quelli di Dzeko e El Shaarawy: solo il secondo ha possibilità serie di prolungamento. Ma prima c’è la partita contro il Porto, per salvare il salvabile.


Champions: Manolas e Zaniolo acciaccati ma arruolati per forza

CORRIERE DELLA SERA - Dentro Trigoria c’è la voglia di salvare la stagione. Tutto passa per la gara di Champions League, mercoledì sera, contro il Porto. Vista l’importanza della gara, con la Roma che difende il 2-1 dell’andata, Di Francesco proverà in tutti i modi a recuperare Kostas Manolas e Nicolò Zaniolo. Il difensore greco ieri non si è presentato a Trigoria, ancora debilitato dal virus intestinale che lo ha tenuto fuori contro la Lazio. È recuperabile ma, anche a causa della distorsione alla caviglia subita con il Frosinone, nell’ultima settimana ha sostenuto solo due allenamenti con il resto della squadra. Al suo fianco, viste le prestazioni disastrose di Juan Jesus e Fazio nel derby, può toccare a Marcano. Da verificare le condizioni di Nicolò Zaniolo, uscito nel derby per una botta all’anca. Anche lui dovrebbe farcela, ma oggi se ne saprà di più. Cengiz Under ha svolto solo lavoro differenziato in campo, difficilmente sarà convocato.


Ora bisogna ripartire da zero

CORRIERE DELLA SERA - La Roma ha gettato via ogni chance per essere padrona del proprio destino. Non ha mai agganciato le rivali, mai le ha spaventate. Si è solo arroccata dopo ogni occasione persa, in tutte le sue componenti: Pallotta delegando tutto; Monchi escludendo correzioni di rotta nella guida tecnica e nella rosa; Di Francesco dimostrandosi incapace di gestire il gruppo. [..] Ci sarebbe ancora il tempo di chiudere senza umiliazioni ulteriori la stagione, passando il turno in Champions ed evitando i rischi di un preliminare di Europa League. E il cuore grida di farlo. Ma se lo merita questa Roma? O non è il ripartire da zero, con nuove facce e nuova linfa, la giusta punizione o, fate voi, la giusta strada per chi rifiuta i doni degli Dei?


Difesa colabrodo

GAZZETTA DELLO SPORT - Per avere il termometro di come la tenuta difensiva giallorossa sia andata calando rispetto alla scorsa stagione, basta analizzare i numeri. Ad oggi la Roma in campionato ha subito già 36 gol in 26 partite, alla media di 1,38 a gara. Un’infinità, basti pensare che la scorsa stagione i giallorossi avevano subito in tutto 28 reti e quindi ben otto in meno di quelle già subite, ma in 38 gare complessive, con una media finale di 0,74 a partita. Insomma, ad oggi la Roma viaggia ad un media quasi doppia rispetto alle reti subite la scorsa stagione. Se poi ci si aggiungono le partite di coppa, la Roma finora ha subito altre sedici reti in nove gare (tra Champions League e Coppa Italia), mentre allo stesso periodo dell’anno scors erano state dieci in 8 (con la Roma che andrò fuori dalla Coppa Italia agli ottavi, invece che ai quarti). Complessivamente, tenendo conto anche delle coppe, la media dei gol-subiti attuale sale a 1,48, contro lo 0,82 della scorsa stagione. In buona sostanza, un disastro totale. [..]


Tutti contro Di Francesco, Pallotta e Monchi

GAZZETTA DELLO SPORT - Ieri, 24 ore dopo la batosta nel derby, i tifosi della Roma hanno preferito sfogare la loro frustrazione sui social, anche se con meno enfasi rispetto al passato. É come se la stragrande maggioranza della gente si fosse rassegnata a una situazione che, undici mesi fa, nessuno immaginava. [..] Rispetto al passato, Fiorentina-Roma compresa, l’allenatore non ha più dalla sua parte gran parte dei tifosi. Tutti gli riconoscono attenuanti, ma tanti non lo ritengono più adeguato. [..] La decisione dovrebbe prenderla il presidente, da tutti, quasi davvero all’unanimità, ritenuto il principale responsabile di questa situazione. Allo stadio è sempre contestato, a Roma non si vede da mesi, sui social siricorda la situazione di Garcia, molto simile a questa, e pure quella di Spalletti, che da tempo aveva comunicato di voleva andar via. [..] Stesso discorso per quanto riguarda Monchi: «Adelante Ramon, tornatene a casa», uno dei tanti tweet rivolti al direttore sportivo. Al d.s. non viene perdonata la campagna acquisti estiva: «Acerbi è costato meno di Bianda», o ancora: «Pastore quando dà l’addio al calcio?», sono soltanto alcune delle accuse che gli vengono rivolte. La gente chiede la rivoluzione a giugno e chiede a Francesco Totti di prendere in mano la situazione. [..]


Bufera Roma: Di Francesco può salvarsi soltanto se va in Porto

GAZZETTA DELLO SPORT - Nel primo vertice svoltosi sabato notte quasi fino all’una, nella pancia dell’Olimpico – presenti Baldissoni, Monchi, Fienga, Balzaretti, Massara e Totti, che però è andato via prima – la situazione è apparsa delicata, anche perché la pazienza di Pallotta, negli Usa, è apparsa ai minimi. Ieri mattina, poi, i dirigenti hanno di nuovo parlato con l’allenatore, chiedendo se sentisse di avere la squadra in pugno. La risposta è stata affermativa, ma forse meno di altre volte. Per questo i toni del confronto con la squadra, poi, sono stati alti, anche se la sensazione è chiara: i giocatori preferiscono il ritorno al 4­-2-­3-­1, quindi a Oporto, probabile il rientro di Nzonzi con De Rossi (se il capitano ce la farà), con alle spalle il recuperato Manolas. Non è escluso neppure l’impiego di Florenzi esterno alto (con Karsdorp alle spalle) per blindare la fascia, tenendo conto che la Roma, dopo il 2­1 dell’andata, può giocare per due risultati su tre. Il terzo, però, potrebbe essere fatale, ed è per questo che, nonostante la pancia del tifo preferisca Christian Panucci, ora c.t. dell’Albania, la candidatura di Sousa è molto forte, tanto che il portoghese – annunciato addirittura in tribuna dai giornali locali – si è preso ancora qualche giorno prima di dare una risposta al Bordeaux. Se si materializzasse questo scenario, non è affatto escluso che il d.s. Monchi – contrario all’esonero – vedendo sconfessata la sua linea da altri, possa concludere subito il suo rapporto col club, visto che il suo futuro sembra all’Arsenal. Scenari, per il momento. Ma mai così possibili.