Non solo Nicolò. Tutta la mediana è ricca d’azzurro
MESSAGGERO - ANGELONI - Bryan Cristante, nell'Atalanta, faceva il trequartista; Lorenzo Pellegrini ha imparato (e gli piace pure tanto) a farlo; per non parlare di Zaniolo, che c'è nato. Tutti e tre oggi hanno imparato (o hanno ripassato) il ruolo di mezz'ala. Forse senza volerlo, o forse sì, Monchi ha costruito il centrocampo della Nazionale d'Italia. La prima partita azzurra che Cristante e Pellegrini hanno giocato da mezz'ala, a Bologna lo scorso settembre, contro la Polonia. Partita di inizio corso Mancini, prestazione da dimenticare di entrambi. E' passato tempo, ora questi tre ragazzi devono scalare un altro pezzo di montagna per diventare titolari dell'Italia di Mancini. Ora è difficile togliere il posto a Verratti e Barella (Jorginho fa il centrale). Diciamo che Cristante e Pellegrini sono le alternative del cagliaritano e del parigino, mentre Zaniolo, avendo imparato a fare un po' tutto (solo da centravanti non ha convinto), può essere speso pure nel ruolo di Bernardeschi. Mentre Zaniolo è a inizio percorso ed è un fenomeno tutto da scoprire in Nazionale, gli altri due hanno già un minimo di esperienza in più. Lorenzo ha nove presenze, mentre Bryan si è fermato a sei. Hanno il vantaggio di giocare nella Roma con lo stesso modulo di Mancini, che in tanto occasioni ha elogiato i romanisti, specialmente Zaniolo, addirittura convocato (senza poi giocare) con zero minuti in serie A sulle spalle, e all'epoca zero anche in Champions.
BENEFICI INTERNI Di Francesco ha trovato la via di mezzo, tornando al suo vecchio modulo: ha due/tre trequartisti a fare le mezze ali. Si è ribaltato tutto rispetto a settembre, quando i trequartisti erano solo trequartisti ed è stato necessario giocare con un modulo che prevedesse un calciatore alle spalle della punta. Pallotta per ora si frega le mani, pensando ai sui gioielli rivitalizzati in meno di un mese. E un giorno magari, e i tifosi della Roma se lo augurano e temono al tempo stesso, venderli al miglior offerente alla luce del principio del «nessuno è incedibile».
THE PRESIDENT «Zaniolo e Pellegrini sono ragazzi intelligenti, maturi ed equilibrati molto di più di quanto si immagini. Credo siano calciatori con la stoffa per diventare i futuri leader della Roma», così, il presidente, intervenuto alla radio statunitense Sirius XM FC all'indomani del 2-1 in Champions League col Porto. «Non sentiamo il bisogno di vendere i nostri giovani talenti. Tre anni fa ci siamo dati un obiettivo: rendere la Roma affascinante per i giovani. La stagione? Non sono molto contento, perché dovremmo essere al secondo o al terzo posto. Abbiamo perso un sacco di punti e spesso nei finali di gara, vedi Atalanta. E' stato scoraggiante. Kolarov? Se devono prendersela con qualcuno, lo facessero con me, piuttosto che con persone come Kolarov. Per me lui è un professionista vero, ne vorrei avere 22 come lui». Infine, sul Fair Play finanziario. «Quando guardiamo ad alcune sanzioni o alla scarsità di pene inflitte il mio punto di vista è perché mi sto preoccupando del FFP, non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla?».
Stadio da un miliardo. Pallotta paga i terreni ma bussa alle banche
REPUBBLICA - AUTIERI - Incassato il via libera della sindaca Virginia Raggi, James Pallotta è al lavoro per trovare chi metterà sul piatto quel miliardo di euro (centesimo più, centesimo meno) necessario per costruire a Tor di Valle il Colosseo del duemila, con la vasta area commerciale e residenziale che dovrebbe svilupparsi intorno alla struttura sportiva. Il primo tempo di questa partita è iniziato nelle scorse settimane e si gioca nei piani alti delle più importanti banche italiane. Fonti qualificate confermano che Goldman Sachs, la banca d’affari incaricata dal numero uno della As Roma, ha bussato alla porta dei primari istituti di credito alla ricerca di finanziatori. Il secondo tempo si apre invece oggi a Boston dove Pallotta incontrerà una delegazione della Eurnova (la società proprietaria dell’area di Tor di Valle) formata dall’ad Giovanni Naccarato e da Riccardo Tiscini per discutere la vendita dei terreni. Un passo importante per il presidente, convinto che subentrare nella titolarità dell’area e delle concessioni edilizie sia essenziale per accreditarsi con le banche e le grandi imprese di costruzioni, chiamate a condividere il rischio economico del sogno giallorosso.
L’ACQUISTO DEI TERRENI - Sciolto il nodo politico, Pallotta è ormai deciso a compiere la sua prima mossa: l’acquisto dei terreni di Tor di Valle e dei permessi a costruire dalla Eurnova di Luca Parnasi. L’incontro di Boston è significativo, anche se l’operazione non si concluderà prima di marzo, perché il presidente della As Roma vuole attendere l’approvazione in Campidoglio della variante al piano regolatore generale e la firma della Convenzione urbanistica. Una volta messo al sicuro il via libera al progetto, Pallotta è deciso a rilevare i diritti dell’Eurnova a un prezzo che si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Secondo quanto riportato da alcune fonti qualificate in seno alla vicenda fallimentare che vede coinvolta Eurnova e Sais (vecchia proprietaria dei terreni di Tor di Valle), Pallotta si è dichiarato pronto a versare subito alla società di Parnasi 20 milioni di euro, parte dei quali serviranno per saldare il debito di Eurnova nei confronti dei creditori della Sais. Sono soldi che escono dalle tasche del presidente, o meglio delle sue società. Una fiche — per “vedere” e rimanere seduto al tavolo di gioco — che però non sarà sufficiente per vincere la partita.
LA HOLDING DEL PRESIDENTE IN CERCA DI LIQUIDITÀ - Comprare i terreni non basta per costruire lo stadio. Servono tanti soldi e per il momento l’unico contratto di finanziamento di cui si ha notizia è quello da 30 milioni di euro sottoscritto con Goldman Sachs International. Quei denari sono stati affidati alla Stadio Tdv, controllata direttamente dalla Neep Roma Holding e, indirettamente, dalla holding di Pallotta, la As Roma Spv LLc, società di diritto statunitense costituita nel 2011 e con sede legale al numero 615 di South Du Pont Highway, a Dover, nel Delaware. La sua finalità è la costruzione e la gestione del complesso stadio, per il quale, finora, sono più i costi che i guadagni. E infatti, come rileva il collegio sindacale nella nota allegata al bilancio, «i ritardi nel completamento del procedimento autorizzativo potrebbero avere un impatto negativo, anche significativo, sulla situazione finanziaria, economia e patrimoniale della società».
UN POOL DI ISTITUTI DI CREDITO PER FINANZIARE LO STADIO - Lo shock dell’inchiesta giudiziaria e i tentennamenti della politica costano a Pallotta e alle sue aziende tanti soldi. Per questo — secondo quanto confermato da fonti bancarie — Goldman Sachs sta stringendo i tempi e sta finalizzando la composizione del pool di banche che dovrebbe finanziare la costruzione dello stadio. I principali istituti sono stati coinvolti e alcuni di questi hanno mostrato interesse a partecipare all’operazione stadio. Un tentativo di partnership è stato fatto anche con alcune delle più importanti società di costruzioni italiane. Obiettivo: trovare un socio che sia insieme industriale (quindi capace di costruire lo stadio) e finanziario, ossia disponibile a partecipare ai costi. Ma sul fronte delle imprese i più importanti player di costruzioni hanno fatto sapere che sono disponibili a costruire lo stadio, senza però entrare in una partnership industriale che potrebbe risultare pericolosa per via delle insidie di un mercato difficile come quello romano.
Stadio, Pallotta pronto a comprare i terreni. La clausola: «Pago solo dopo il sì del M5S»
MESSAGGERO - DE CICCO - Esce definitivamente di scena Parnasi, Pallotta entra in campo per provare a portare a dama il progetto Tor di Valle. Ma le incognite sono ancora tante e il patron giallorosso vuole tutelarsi: per questo quando stamattina - ore 14.30 italiane - incontrerà a Boston i nuovi vertici di Eurnova (la società di Parnasi, che ha cambiato Cda dopo gli arresti) Pallotta dovrebbe sì chiudere l’accordo per acquistare a 100milioni i terreni dell’ex ippodromo e tutto il progetto stadio. Ma ne verserà solo 10 subito. E il resto? Al «perfezionamento del contratto». Insomma, solo quando e se sarà approvata dal Consiglio comunale la variante urbanistica con cubature record per negozi e uffici. Quello che dovrebbe siglare il presidente della Roma insieme all’ad di Eurnova, Giovanni Naccarato (Baldissoni non c’è, impegnato di nuovo in Comune), sarà un «sales and purchase agreement» con una clausola legata all’approvazione. Virginia Raggi ha ormai rinnegato la contrarietà al progetto sbandierata fino al 2016, tocca convincere però la fronda dei grillini ostili, pattuglia rinvigorita dopo la retata di giugno. La variante dovrebbe arrivare in Aula a ridosso dell’estate.
«NON È IL MIO GIOCATTOLO» Pallotta ha parlato ieri, qualche problema sul “closing” ancora c’è: «Con Eurnova c’è un accordo da 2 mesi, purtroppo abbiamo a che fare con un avvocato poco ragionevole che continua a chiedere cose che non accetteremo. Lo stadio?Non sarà il mio giocattolo, sarà di una holding di proprietà del club». Il Pd intanto minaccia di denunciare il Campidoglio per avere ordinato al Politecnico di Torino, autore del parere sulla viabilità a Tor di Valle, di «distruggere» tutti gli atti e i documenti.
L'Eur, il bar e la mamma social: c'è un bambino dietro il talento
MESSAGGERO - Martedì sera mentre rientrava a casa dopo la doppietta in Champions contro il Porto, Zaniolo ancora non si era reso conto che da lì a breve il suo modo di vivere sarebbe cambiato. Nicolò è un ragazzo semplice senza troppi grilli per la testa con la voglia di eccellere nel mondo del calcio, non contaminando la sua passione con altri eccessi che potrebbero trascinarlo sulla strada sbagliata. Basti pensare che non solo non ha la patente, pur avendo 19 anni, ma non ha nemmeno intenzione di prenderla perché vuole concentrare tutte le sue attenzioni sul campo. E allora ad accompagnarlo in auto tra Eur, Torrino e Trigoria ci pensa mammaFrancesca ormai diventata una social star con oltre 136 mila follower su Instagram: lo porta agli allenamenti mattina e pomeriggio, a fare shopping ed è a disposizione per tutti i movimenti quotidiani. Zaniolo, insieme alla mamma, vive nei pressi di viale Europa nel quartiere Eur scelto da quasi tutti calciatori giallorossi per la sua vicinanza con il Fulvio Bernardini.
UN AMORE DI NOME SARA Ed è proprio qui che Nicolò ha trovato l'amore: lei si chiama Sara, ha 20 anni ed è una studentessa di scienze della moda e del costume alla Sapienza. La passione è sbocciata da due mesi, ma già sono inseparabili. Al caffè Palombini raccontano di vederli spesso insieme all'ora dell'aperitivo seduti a un tavolo tra i clienti, fino alla settimana scorsa nessuno si avvicinava per chiedere un selfie, ma già ieri sera c'erano diversi tifosi in attesa dell'arrivo del centrocampista. Tra i suoi posti preferiti ci sono anche Checco dello Scapicollo, il ristorante dei fratelli Testa sulla Laurentina tra le mete preferite del Totti calciatore, e Met a Ponte Milvio. Ogni tanto frequenta la discoteca La Maison a Villa Borghese, qualche tempo fa ci è andato con Pellegrini, Scamacca e Militari ma senza fare le ore piccole. Non è un appassionato di moda come la mamma, ogni tanto si concede qualche strappo alla dieta andando a mangiare al Mc dell'Eur sempre con l'inseparabile Sara. Papà Igor vive a La Spezia con Benedetta, la sorella quattordicenne di Nicolò. Lei frequenta il liceo linguistico e finito l'anno scolastico si trasferirà a Roma. Un indizio in più per chi teme che qualche club blasonato possa portare via il talentuoso centrocampista: per adesso Zaniolo vuole restare nella Capitale e alla maglia numero 10 non pensa. È ben consapevole che di Totti a Roma c'è ne sarà per sempre uno e sostituire quel ricordo indelebile può diventare un'impresa ai limiti del possibile.
Il principe ereditario
MESSAGGERO - TRANI - Il flash back è stato immediato, martedì sera, e al tempo stesso ingombrante. Vedere la corsa di Zaniolo sotto la Sud, in piena full immersion di gioia con la gente, e pensare subito a Totti, perché la storia del Capitano sta sempre lì. Meglio chiarirlo in partenza: nessuno lancia il paragone, essendo proprio il tempo a impedirlo. Il semestre di Niccolò non si può accostare alle nozze d'argento di Francesco con la Roma. A quei 25 anni che hanno certificato il paradosso più incredibile: l'apoteosi nella fine, in quel pomeriggio del 28 maggio 2017. Ma è proprio l'addio del campione più amato a dare un senso alla nuova storia. Quel giorno ogni tifoso ha guardato il calendario senza poter evidenziare una data in cui provare con un altro giocatore le stesse emozioni trasmesse dalle le gesta del bimbo d'oro di Porta Metronia. Chissà quanto c'è da aspettare per l'appuntamento con il talento dei sogni. Che biondo e allegro pure lui, è uscito fuori dal cilindro, di solito vuoto a perdere. Da non crederci, è già qui, come si è accorto il pubblico dell'Olimpico. La vita è (di nuovo) bella dentro quella maglia: 10 o 22, stessi brividi.
VISTA SUL CAMPIONE Al cilindro si è dedicato il mago. Anzi, il Mancio. Perché Mancini, adesso è difficile far finta di niente, chiamò Zaniolo il 1° settembre tra i 31 convocati dell'Italia, impegnata nelle partite di Nations League contro la Polonia e il Portogallo. Niccolò in campo a Coverciano senza aver ancora giocato neanche un secondo con la Roma. Oggi fa ridere l'insinuazione confezionata per quella chiamata: il ct che fa un favore all'Inter per esaltare la plusvalenza del club nerazzurro. Che non sa più che cosa raccontare sulla svista d'estate, identica a quella della Fiorentina di Corvino. Il 19 settembre, ancora il cilindro. Dal palcoscenico sotto la collina di Fiesole al tempio di Madrid: Zaniolo spunta nella formazione titolare e, senza ancora aver giocato in serie A, debutta in Champions al Bernabeu contro il Real. E' notte d'estate e di stelle. Di Francesco, però, avanza tra i fulmini. Bocciato l'azzardo, senza chiedersi perché. È stato l'allenatore, a fine mercato, a tenersi stretto Niccolò, proposto al Chievo e al Sassuolo in prestito. L'altra faccia del mago. Quella romanista che non è così diversa dall'altra tinta di azzurro. Eusebio lo lancia, accompagnandolo nel futuro: mezzala, trequartista, falso nove, all'occorrenza pure playmaker e adesso esterno alto offensivo. Bastano 22 partite e 5 reti per farlo recitare da universale, il ruolo non è la gabbia. Appena ci mette piede, fa da molla. La personalità e il carattere sono le chiavi per entrare in squadra. Si diverte, anche a fare il cattivo. E diverte, trascinandosi dietro la tifoseria.
SENZA PREZZO Pallotta lo battezza: leader. L'Uefa l'incorona. È unico nel nostro calcio: primo italiano diciannovenne a segnare una doppietta in Champions. Il mercato, invece, lo quota. C'è da sbizzarrirsi. L'unità di misura in serie A, almeno la più recente, è Piatek: il Milan ha pagato il centravanti, classe 1995, 35 milioni. Il Cagliari, invece, ne chiede 50 per il centrocampista Barella, classe 1997. Il Real ha speso per l'attaccante Vinicius, classe 2000, addirittura 45 milioni. Il Psgne ha investiti 180 per Mbappé, classe 1998. Zaniolo, valutato 4,5 milioni l'estate scorsa, lievita di partita in partita. Il dibattito è d'attualità: 40, 50 o 70 milioni, fate il vostro gioco. Almeno dieci volte (o quindici) dal prezzo iniziale. Ma a Trigoria, dove al momento non è fissato alcun incontro per il rinnovo del contratto (scadenza 2023 e ingaggio da 270 mila euro più bonus che diventerà a fine stagione di 2 milioni, se non addirittura 2,5), devono finalmente entrare nel mondo della Favola. Che vale la pena leggere e approfondire per capire che cosa si prova. Non per pochi mesi. E magari nemmeno per altri 25 anni, perché sembra chiedere troppo. Zaniolo non è Totti, ma godiamocelo come possibile erede al trono. Che è qui e colorato di giallorosso.
Pallotta a tutto campo: «Voglio il 4°posto. Col nuovo stadio a livello delle big»
GAZZETTA DELLO SPORT - Non nascondiamolo: la Roma è il carburante segreto delle sue giornate. Grazie al «file» audio che ci giunge dagli Usa, lo si capisce dal tono con cui James Pallotta parla che ha l’universo giallorosso nel cuore. A cominciare dal Porto per arrivare al nuovo stadio che oggi vedrà una giornata importante, con l’acquisto da parte del presidente, per 110 milioni di euro, dei terreni di Tor di Valle di proprietà di Eurnova (i vertici sono a Boston), con clausola «liberatoria» qualora l’impianto fosse stoppato, ma non sembra esserci questo sentore. (…).«Non so se andrò a Oporto, ma quella dell’Olimpico è stata una bella sfida, in cui loro purtroppo sono riusciti a far gol su una palla fortunata . Hanno segnato quando nessuno se lo sarebbe aspettato – dice a Radio Sirius XM–. Credo che abbiamo giocato un’ottima partita. (…)». Sul campionato è tiepido. «Non sono molto contento, perché dovremmo essere al 2° o 3° posto. Abbiamo perso un sacco di punti quest’anno e spesso nei finali. È stato un po’ scoraggiante, come con l’Atalanta. Se prendessimo i due terzi dei punti persi in partite in cui ci siamo complicati la vita, saremmo vicini al Napoli. D’altronde abbiamo avuto un sacco di stupidi infortuni muscolari.(…). Mi aspetto di finire tra le prime 4». Poi Pallotta vira sullo stadio. «La sindaca Raggi vuole sbloccare l’inizio dei lavori per la fine dell’anno. Speriamo che entro fine maggio le cose verranno approvate. I problemi da affrontare sono legati all’acquisto dei terreni. Abbiamo trovato un accordo due mesi e mezzo fa con Eurnova. Purtroppo, abbiamo a che fare con un avvocato poco ragionevole che continua a chiedere cose che non accetteremo (…).Lo stadio sarà di una holding della Roma, cosa che molte persone non realizzano perché pensano che sia il mio giocattolo. Tutti i ricavi e le entrate che otterremo ci offriranno maggiore solidità. Spesso, infatti, siamo costretti a vendere per il “financial fair play”. La gente non lo capisce. Sei costretto a fare i conti con condizioni da cui alcuni sono riusciti a svincolarsi. Ma per noi non è così. Ho scritto una lettera alla Uefa. Quando guardiamo ad alcune sanzioni il mio punto di vista è: “Perché mi sto preoccupando del FFP, non è meglio prendere 12 milioni di multa?”». Ovvio però che lo stadio sia un’altra cosa. «La Roma ne ha bisogno per competere coi top club, non c’è altro modo per farlo. Puoi essere il più bravo possibile sul mercato, e questo per un po’ può funzionare, ma per rimanere stabili hai bisogno di queste entrate. (…)». La coda è su Kolarov. «È un professionista assoluto, dà sempre il 100%. A volte commette qualche errore, come tutti, ma ne vorrei avere 22 come lui in squadra, (…)».
Karsdorp lesione, salta il Bologna
GAZZETTA DELLO SPORT - La ripresa ci sarà alle 11, e Di Francesco spera che sia un allenamento in cui Perotti e Underpotranno allenarsi con i compagni per poter essere poi convocati lunedì per la partita contro il Bologna. (…).Per Karsdorp piccola lesione al flessore: sarà out col Bologna. Schick prova il rientro con la Lazio.
Quel ragazzo che ha già un prezzo indecente
MESSAGGERO - TROTTA - Sono i giovani d'oro, costosi come i grandi calciatori. Sono i '99 copertina degli ultimi mesi, richiesti e corteggiati dai maggiori club: Gigio Donnarumma e Nicolò Zaniolo. La doppietta in Champions League contro il Porto ha permesso al duttile centrocampista della Roma di far viaggiare velocemente il suo nome in giro per l'Europa. Tanti osservatori e dirigenti, presenti martedì sugli spalti dell'Olimpico, hanno voluto approfondire la sua storia e il suo percorso, mentre la Uefa ha deciso di celebrarlo con un tweet: «Il giovane prodigio che dopo la notte europea ha il mondo ai suoi piedi». Insomma, lo stupore per l'affermazione del talento giallorosso non conosce confini. Un'esplosione unica, inarrestabile: nessuno al momento riesce a fissare un vero e proprio prezzo del suo cartellino. I 40-50 milioni di euro ipotizzati giorni fa appartengono al passato.
RITMO Con questo ritmo Zaniolo, pagato appena 4,5 milioni di euro nell'ambito dell'affare Nainggolan, rischia di diventare l'italiano più caro del momento. E di superare quindi anche Federico Chiesa ('97, 60-70 milioni), Donnarumma ('99, 60-70 milioni) e campioni come Rakiticdel Barcellona (80 milioni) nella classifica delle valutazioni. La Roma si coccola pure Lorenzo Pellegrini ('96, clausola sui 30 milioni) e Bryan Cristante ('95) che, insieme a Nicolò Barella('97, 50 milioni) fanno parte della Nazionale del presente del futuro. Il sogno del ct Roberto Mancini è quello di avvicinarsi al modello francese, una selezione trascinata dalla tecnica e dalla qualità del bomber dei record: Kylian Mbappé, classe '98. Ancora più giovane è Vinicius Junior(2000). L'attaccante brasiliano sta conquistando i tifosi del Real Madrid a suon di giocate e di prestazioni convincenti. Presentato come nuovo Neymar, per il presidente Florentino Perez è già l'erede di Cristiano Ronaldo.
Olsen torna con il Bologna
CORRIERE DELLA SERA - Per Roma-Bologna, lunedì 18 alle 20.30, Di Francesco recupererà Olsen, in panchina col Porto. Il tecnico potrà contare anche su Perotti e Cengiz, ieri in campo mentre il resto della squadra ha riposato. (…). Out Schick e Karsdorp. Ieri è iniziata la vendita libera per il ritorno di Champions: circa 1.000 biglietti venduti on line, che si aggiungono agli oltre 500 acquistati in prevendita. (…).
Tutto l’oro di Zaniolo, la Roma gli affiderà il brand
REPUBBLICA - PINCI - A fine partita ha raggiunto i familiari, che lo guardavano estasiati. «Nicolò, ti rendi conto di cosa hai fatto?». E lui, con quel sorriso timido e il berretto di lana calato sugli occhi: «No, che ho fatto?». Due gol al Porto negli ottavi di Champions League, alla sua età, non li aveva mai segnati nessun italiano. Ma Nicolò Zaniolo, 19 anni, 7 mesi e 12 giorni oggi, martedì sera non lo sapeva ancora: sembrava preoccuparsi soprattutto di quei segni lasciati sulle sue mani da un pestone del difensore portoghese Pepe. Il club che vive di cessioni multimilionarie - da Lamela e Marquinhos a Alisson e Strootman - ha già deciso: lui non partirà. Per tre motivi. Il primo è economico: Zaniolo ha un contratto per altri 4 anni a 700mila euro all'anno. Chi lo vuole dovrebbe spendere una cifra enorme per prenderlo - 70 milioni, almeno: in pochi possono farlo. E a un 19enne al primo contratto nessuno offre cifre irraggiungibili, dopo un solo anno di Serie A. Secondo: ha 4 anni di contratto, quindi è nel suo interesse rinnovare a cifre più alte, visto che la Roma, potendolo trattenere per 4 anni a quello stipendio, è in una posizione di forza. Il terzo è il più importante: la società ha riscontrato in Nicolò il profilo per un percorso di identificazione internazionale, utile anche dal punto di vista commerciale: è italiano, giovane, forte. Lo sa anche Pallotta: «Zaniolo potrà diventare un leader del nostro futuro», ha detto ieri. A Roma c’è addirittura chi vorrebbe che Totti gli mettesse sulle spalle la sua maglia numero dieci. Per ora gli ha regalato complimenti.
E una storia da raccontare: Zaniolo aveva appena segnato il primo gol in Serie A col “cucchiaio” e i compagni nello spogliatoio iniziarono a prenderlo in giro. «Ma che fai, imiti Totti?». Proprio in quel momento passava di lì Francesco. Per l’imbarazzo, Zaniolo aveva provato a nascondersi dietro un sorriso, a cui il vecchio capitano ha risposto a modo suo: «A regazzì, che cacchio te ridi?». Tutta “colpa” della timidezza, la stessa per cui i suoi genitori - papà Igor, ex calciatore, e mamma Francesca, una star sui social network - sono rimasti senza biglietti per la partita di Coppa Italia a Firenze: Nicolò si era vergognato di chiederne al club. In campo corre Zaniolo, tanto: contro il Porto ha coperto quasi 12 chilometri, roba da mediano più che da esterno d’attacco. Ma nella vita può sembrare persino pigro: esce poco, sempre in zona Eur, dove abita. Il tracciato è quello di molti colleghi, l’aperitivo al bar dei vip, il pranzo al ristorante dove fu di casa Spalletti, a 10 minuti da Trigoria, la cena a Ponte Milvio. A volte va con la mamma, ultimamente con la nuova fidanzata, una ragazza romana che frequenta da dicembre. Niente scuola guida, ancora: «C’è tempo, non c’è fretta». Fretta che ha avuto invece la Fiorentina lasciandolo andar via gratis nell'agosto 2016. Una pratica diffusa, in Italia: nel suo caso, il neo ds Corvino voleva far posto nella Primavera al coetaneo Maganjic, croato preso per 900mila euro dall’Hajduk Spalato. Non un caso isolato, considerando che in questa stagione ci sono squadre (la Samp) che nel campionato Primavera hanno schierato anche 9 calciatori stranieri provenienti da 9 paesi differenti. Anche così gli Zaniolo d’Italia finiscono per disperdersi. Nicolò ce l’ha fatta ugualmente, “sopravvivendo” pure all'altra prassi che mina il futuro dei ragazzi: il mercato delle plusvalenze per cui, ogni anno, il giovane viene venduto a una cifra più alta per produrre benefici finanziari, a danno della sua formazione. Così l’Inter lo ha infilato nell’operazione Nainggolan, come fece prima coi terzini Valietti (con Radu al Genoa) ed Eguelfi (all’Atalanta nell’operazione Bastoni). Il paradosso è che se per i due colleghi partire è stato anche un po’ morire (sportivamente), per Zaniolo ha significato trovare Di Francesco: l’uomo a cui dire grazie due volte, per non averlo lasciato partire in prestito la scorsa estate e poi per avergli affidato la Roma. Che ora ringrazia quel ragazzino. Anche se lui, guardandola, sorriderà dicendo: «Perché, che ho fatto?».
Zaniolo, il campioncino che studia da futuro Totti
REPUBBLICA - BOCCA - Sarebbe ipocrita non vedere in Nicolò Zaniolo un’affinità con Francesco Totti. Se lo domandano tutti perché è naturale, inevitabile. L’essenza stessa del calcio, della passione, del tifo. E’ come guardare un bambino e vederci il sorriso, gli occhi del padre o della madre: non saranno mai le stesse persone, non faranno le stesse cose e non raggiungeranno gli stessi traguardi, però guarda come si somigliano. E intanto uno pensa che forse sì è successo, lo spirito di Totti si è reincarnato in questo giovanotto 19enne, toscano di origini liguri, che fa cose strabilianti, segna gol straordinari, importanti e anche un po’ da sbruffone, ha una gioia innata nel toccare il pallone. Proprio come Totti appunto. Entrambi attaccanti ma senza un ruolo preciso, fanno la punta ma anche un po’ il trequartista, l’esterno, il centrocampista, tutto. Quelli come Totti e Zaniolo fanno il mestiere loro e rosicchiano un po’ anche il posto e il compito di quello accanto. Fanno gol Totti e Zaniolo di “scavetto” e da angoli impossibili, dribblano con naturalezza senza paura di perdere il pallone. Zaniolo, come Totti, ha un fisico possente, due gambe forti, glutei rocciosi che danno guizzi, scatto, rapidità e permettono al corpo di assecondare il cervello.
Nessuno può dire se oggi Zaniolo potrà essere un altro Totti. Totti è/è stato un’anomalia assoluta, già basterebbe mettere sul tavolo la storia dei 25 anni di Roma per capire che è impossibile, che molto difficilmente Nicolò deciderà di trascorrere l’intera sua carriera alla Roma. Non lo vedremo mai invecchiare a Trigoria, non esisterà mai un problema per il suo ultimo contratto o il voler giocare fino a 40 anni in giallorosso. Due pianeti diversi, con un po’ di polvere di stelle che li tiene comunque in contatto. Per ora i tifosi vogliono solo che Zaniolo resti almeno l’incubazione del sogno di un erede di Totti, una speranza, un talento da non gettare subito nel tritacarne del calciomercato e delle plusvalenze. Per quanto Zaniolo possa già valere magari 100 milioni, si chiede che con lui si inventi un futuro da grande squadra, si pensi a finalmente vincere. Magari anche più di quel poco che con la Roma ha vinto Totti. Resta solo adesso la questione della maglia. No, non sarebbe giusto rispolverare la 10 per riconsegnarla subito a Zaniolo. Finirebbe col pesargli addosso, gli toglierebbe la leggerezza e forse anche l’allegria. Troppo presto, sarebbe una forzatura. Il giorno giusto verrà e sarà facile per tutti capirlo.
Malagò: «Flaminio a Ferrero? Ci pensi il Comune»
LEGGO - CALBONI - Il presidente del Coni Giovanni Malagò replica al presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, che si era proposto di rilevare lo stadio Flaminio, abbandonato da diversi anni e ormai malridotto per ristrutturarlo ed utilizzarlo: «Conosco bene Massimo Ferrero, - ha affermato Malagò - mi ha parlato due o tre volte dell'idea sullo stadio Flaminio, io gli ho detto di rivolgersi a chi è proprietario dell'immobile, il Comune di Roma». L'idea del Viperetta era quello di ristrutturare l'impianto sportivo vicino Corso Francia per poi utilizzarlo per la sua baby Academy di giovani talenti blucerchiati.
Ma il comitato olimpico potrebbe avere altre idee per il fatiscente impianto dei Parioli: secondo quanto detto dallo stesso Malagò infatti «il Coni ha presentato un'opportunità che coinvolge la Federazione italiana rugby e non ha alternative - spiega il presidente a margine di un evento al Coni - Peraltro sarebbe un'operazione particolare in cui è compreso lo sviluppo del marchio e la sinergia con il Sei Nazioni. Ma se il Comune ha altre idee è padrone di prendere le sue decisioni come ritiene più opportuno». E proprio contro il comune di Roma si era lanciato Massimo Ferrero, accusando il Campidoglio di non rispondergli neanche al telefono per ascoltare il suo progetto sul Flaminio che, nonostante le tante voci sul suo futuro, ancora rimane abbandonato in un cumulo di macerie.