Notte di sangue a Roma: botte e coltelli, 3 tifosi feriti
LEGGO - ORLANO - Alla vigilia del match di Europa League tra Lazio e Siviglia le strade della capitale si macchiano di sangue. Ieri sera c'è stata una maxi rissa nel rione Monti, al centro di Roma. Tre le persone soccorse e trasportate in ospedale con ferite d'arma da taglio. Si tratta di due spagnoli, presumibilmente tifosi del Siviglia, e di un americano. Il più grave è uno spagnolo trasportato in ospedale in codice rosso. Sul posto la polizia. Si ipotizza una rissa tra tifosi. L'aggressione è avvenuta in via dei Serpenti intorno alle ore 21.30. Si sospetta che ad accoltellare i tre stranieri sia stato un gruppo di Irriducibili, che approfittando del buio hanno accerchiato i due spagnoli e l'americano. Ad avere la peggio è stato uno spagnolo, che è stato circondato dal gruppo di ultras e preso a coltellate, mentre gli altri due dopo essere stati feriti sono riusciti a scappare e si sono rintanati in un ristorante, sempre in via dei Serpenti. Sul posto sono intervenute le ambulanze del 118. Le 3 vittime sono state immediatamente trasportate all'ospedale Santo Spirito, in codice rosso il più grave e in codice giallo gli altri.
Sono intervenuti sul luogo dell'aggressione sia gli uomini della Digos che del commissariato Viminale. Gli investigatori stanno scaricando le immagini delle telecamere per poi partire con le indagini e stringere il cerchio sugli autori della violenza. L'episodio di ieri sera contribuirà al rafforzamento del circuito di sicurezza messo in campo per oggi dal Questore Guido Marino per il match Lazio-Siviglia.
A dicembre era avvenuta un altro episodio violento dopo il match di Europa league tra Lazio ed Eintracht Francoforte, quando un carabiniere era stato aggredito dai tifosi a Trastevere. Sempre nel rione Monti, invece, nel 2011 ci fu un'aggressione ad un musicista: Alberto Bonanni, che morì dopo 3 anni di coma. Un episodio non legato alle tifoserie, ma a gruppi violenti di estrema destra.
Arrestati tre portoghesi
GAZZETTA DELLO SPORT - Tre tifosi del Porto sono stati arrestati durante la sfida con la Roma per aver aggredito con calci e pugni alcuni poliziotti e uno steward. (…).Da registrare anche alcune navette Atac danneggiate destinate al trasporto dei tifosi locali.
Zaniolomania
IL TEMPO - SCHITO - Tutti pazzi per Zaniolo. La vittoria della Roma arrivata grazie alla doppietta del 19enne ex Inter è celebrata in tutto il mondo. I primi a rendere merito alla nuova stellina giallorossa lanciata da Di Francesco, che l'aveva fatto esordire nella massima competizione europea contro il Real Madrid prima ancora di aver saggiato i campi della Serie A, sono stati i quotidiani della stampa straniera: «Nicole è Olimpico» scrive il quotidiano argentino Olé. «Zaniolo trascina la Roma» certifica l'Equipe, mentre France Football non ha dubbi: «La Roma Salvata da un Lupetto». Oltremanica attestati di stima arrivano anche dal Sun che titola: «La stellina che con due gol continua a crescere in una stagione sorprendente», mentre per il Daily Mail Zaniolo è «teen star romanista, autore di due gol molto importanti».
Ma a tessere le lodi del giocatore che ha mandato in visibilio la curva Sud ci ha pensato chi lo conosce bene. Si tratta di Stefano Vecchi, ex allenatore dell'Inter Primavera che ha avuto tra i suoi ragazzi campioni d'Italia lo scorso anno proprio l'attuale numero 22 giallorosso: «Zaniolo non è stato lasciato andare via a cuor leggero. L'Inter voleva un giocatore pronto ed a stata fatta una plusvalenza importante. Ad agosto erano tutti contenti, ora invece un po' meno. Zaniolo ha bruciato le tappe, nonostante le qualità fossero indiscusse. Pensavo che sarebbe arrivato nel giro in un anno o due, non certo subito. Nicolò sta facendo cose straordinarie: merito suo e grande merito va sicuramente a Di Francesco che ha avuto il coraggio di lanciarlo e dargli continuità. Mi auguro possa continuare così e che magari riesca un giorno ad andare al Real Madrid, nel top club per eccellenza». A Roma sperano invece che resti il più a lungo possibile, ma questa è un'altra storia. Dall'altra sponda di Milano, a parlare è l'ex amministratore delegato rossonero Adriano Galliani: «Mi sembra che stia nascendo una stella nel calcio italiano. Questo ragazzo sembra veramente straordinario e facciamogli i complimenti, però non montiamolo troppo perché i ragazzi, soprattutto quelli giovanissimi, devono trovare continuità nel tempo, ma lui ha le qualità per poterlo fare». Immancabile il commento del numero uno del Coni Giovanni Malagò: «Di Zaniolo ho già parlato molto bene, è fondamentale che il ragazzo mantenga quell'umiltà che sta già dimostrando perché nello sport e nel calcio in particolare troppi complimenti possono alterare un percorso di crescita che sembra scritto. Ma non è il suo caso perché è un ragazzo serio e umile». Ultimo ma non meno importante Paolo Nicolato, attuale ct dell'Italia Under 20 e primo allenatore ad aver convocato in azzurro Zaniolo ai tempi dell'Under 18 e poi nell'Under 19 che ha conquistato il secondo posto agli Europei di categoria l'estate passata: «I giocatori bravi, più lo sono e più possono giocare in vari ruoli. Lui può giocare in tutti i ruoli con buona efficacia, ma per me è un interno di centrocampo. Chi mi ricorda? Kevin De Bruyne». I complimenti arrivano da ogni parte, intanto a goderselo è Di Francesco.
Confermarlo un affare per la società
IL TEMPO - CARMELLINI - Il mondo intero celebra il talento straordinario di questo neo giallorosso capace di diventare il più giovane calciatore a realizzare una doppietta in Champions League. Un palcoscenico molto più allargato rispetto al campionato italiano, una vetrina che espande l'immagine di Nicolò Zaniolo e le sue gesta, ben oltre i confini nazionali. La Roma se lo gode, Monchi si lecca i baffi ben sapendo che più avanti la strada si può far dura e i tifosi adesso stanno vivendo il trip del possibile addio rischiando anche di rovinarsi il momento felice. E non che siano matti eh, perché i precedenti in questo senso in effetti non lascerebbero tranquilli nessuno e vanno tutti in quella direzione. Dice: ma Pallotta ha detto che resta e che il futuro della Roma sarà lui. Ecco, appunto, potrebbe replicare qualcuno visto che le stesse cose il numero uno giallorosso le aveva dette elogiando Alisson che poi però era volato via, per una cifra clamorosa, in Premier League. Eppoi, la presenza all'Olimpico del ds bianconero Paratici proprio nella serata dell'impresa, non ha fatto altro che aumentare l'agitazione innescando una sorta di isteria collettiva. Il problema è che la Roma dovrebbe capire invece quanto non le conviene vendere Nicolò: almeno adesso (e in effetti non sembra a rischio per la prossima stagione). Certo in questo momento metterlo sul mercato equivarrebbe a incassare un assegno in bianco sul quale il club giallorosso dovrebbe solo scrivere la cifra. Ma siamo sicuri che, mero denaro a parte, le convenga davvero? Confermandolo a Roma avrebbe tutta una serie di ritorni in parte economici ma soprattutto di immagine. Innanzitutto con i suoi tifosi che in questo senso sono quasi disamorati, perché ogni volta che si scopre o si valorizza un fenomeno (tanto di cappello s'intenda eh), subito dopo arriva il momento degli addii. E poco importa se e a suon di milioni, perché quelli non vanno certo nelle tasche dei tifosi. Secondo perché con Zaniolo e Pellegrini (senza considerare Schick) la Roma avrebbe un futuro assicurato e tutto di marca italiana. Si può decidere di percorrere la strada delle plusvalenze, ma sicuramente paga di più quella di un riaffiancamento con un popolo che ha bisogno di avere qualcosa indietro. Ha bisogno di continuare ad identificarsi e che dopo De Rossi, sembra aver preso Zaniolo e Pellegrini quali nuovi punti di riferimento: forse un po' presto, però al cuore non si comanda.
Pallotta: «Nicolò e Pellegrini il futuro della Roma»
IL TEMPO - MENGHI - Zaniolo x 10: non c'entra la matematica, è calciomercato. Il valore del ragazzino comprato dall'Inter per 4,5 milioni di euro all'interno dell'affare Nainggolan lo scorso giugno è esponenzialmente cresciuto dopo 8 mesi e un gol dopo l'altro si è - come minimo -decuplicato. Cinquanta milioni di euro per un 19enne sembrano tanti, ma il Psg ne ha investiti 180 un anno e mezzo fa su Mbappé, che ha compiuto vent'anni a dicembre, e non se n'è affatto pentito. Il prezzo lo fa il mercato e lo fa pure il potenziale, immenso quello dell'ex sconosciuto diventato l'uomo-copertina della Roma. Ha gli occhi di tutto il mondo addosso eppure dà l'impressione di essere sempre spensierato e chi comincia a preoccuparsi è piuttosto Monchi, consapevole di doversi impegnare su due fronti, il tavolo del rinnovo e il mercato estivo, perché per «incatenare» Zaniolo a Trigoria serviranno un contratto forte e uno scudo solido in grado di respingere le offerte che inevitabilmente arriveranno. Ma il diktat della società è chiaro: lui non si vende, non quest'anno quantomeno. Non c'è tentazione che tenga, non sarà il 22 di Massa la prossima (maxi) plusvalenza dei giallorossi e Pallotta, che sta ammirando il gioiellino da lontano, ha fatto capire senza troppi giri di parole di non volersene privare: «Può essere il futuro leader della Roma: è intelligente, maturo e premuroso. Come Pellegrini». Due ragazzi d'oro, ma non per le casse (almeno per ora). Lo stesso presidente però aveva detto, meno di un anno fa, che «le possibilità di vendere Alisson sono pari a zero» e come è andata a finire lo sanno tutti, il percorso del portiere è stato per certi versi simile a quello di Zaniolo, pure lui era sbarcato nella capitale come un signor nessuno per 8 milioni di euro e quando ha avuto l'occasione di mettersi in vetrina ha conquistato tutti, compreso il Liverpool che ha sborsato quasi 75 milioni di euro per averlo.
Moltiplicare per 10, così vengono fuori le migliori plusvalenze di cui Monchi è maestro, ma le storie si possono cambiare, se si decide insieme di farlo. Giocatore e direttore sportivo seguono la stessa strada ora, il primo non è nato romanista (bensì juventino) ma si è innamorato della Sud e vuole crescere a gol sotto la curva e standing ovation, il secondo ad ogni rete sa che dovrà arrotondare al rialzo la cifra sul contratto, ma ne vale la pena. Ci sono già stati incontri tra le parti e si è deciso di aspettare la fine della stagione, cosa che fa gioco soprattutto al procuratore Vigorelli viste le prestazioni esaltanti del suo assistito, ma non è mai stata in discussione la firma sull'adeguamento (senza clausola) promesso e meritato con cui la Roma spera di evitare un rimpianto. A vendere venderà, ma un veto su Zaniolo l'ha messo e non solo su di lui: «Non sentiamo il bisogno di vendere i nostri giovani talenti. Quando siamo subentrati - ammette Pallotta a Sirius XM - ci eravamo dati altre priorità, ma i nostri sforzi in tal senso saranno ripagati nei prossimi 2-3 anni». Cedere era servito anche per rispettare i paletti del fair play finanziario, contro cui il presidente ora si scaglia: «Ho mandato una lettera all'Uefa chiedendo un dialogo costruttivo su quello che abbiamo visto fare ad altre squadre. Il mio punto di vista è "perché mi sto preoccupando del FFP, non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla?"». Significherebbe smettere di vendere i talenti.
Roma, l’Olimpico fortino d’Europa. Nessuno in casa va così forte
GAZZETTA DELLO SPORT - Una Roma magnifica tra le mura amiche, in quell’Olimpico dove quasi nessuno riesce a fare risultato. È la Roma di Eusebio Di Francesco, che in dieci partite giocate in casa in Europa ha vinto in ben otto circostanze, pareggiando una sola volta (0-0 con l’Atletico Madrid, nella prima casalinga tra l’altro) e perdendo in un’altra (0-2 con il Real Madrid in questa stagione). (…). In termini assoluti i 25 punti in dieci partite della Roma sono il top nella storia recente della Champions League, quella delle ultime due stagioni. Meglio di Liverpool (23), Barcellona (22), Bayern Monaco (20), Tottenham (18), Real Madrid (17) o Psg (16). Insomma, meglio di tutte le regine d’Europa, quelle che fatturano il doppio se non di più della Roma e che puntano a portare a casa la coppa più prestigiosa. Se invece dai termini assoluti si passa a quelli percentuali, la Roma scende al terzo posto, ma comunque sempre sul podio, con una media punti di 2,50 a partita. Meglio dei giallorossi, in tal senso, solo il Barcellona (2,75) e il Liverpool (2,55), (…). Il paradosso, però, è che questa ermeticità giallorossa casalinga in Europa stride con il rendimento della Roma di Di Francesco in campionato. Sotto la guida del tecnico abruzzese, infatti, i giallorossi in questo anno e mezzo in Italia hanno perso ben sette gare su 30, viaggiando ad un media punti di 1,90 a partita, frutto di 17 vittorie, 6 pareggi e – appunto – 7 scivoloni interni. (…).
Roma, adesso che fai? Stop a tutte le sirene. Rinnovo fino al 2024 con un aumento super
GAZZETTA DELLO SPORT - Grazie alla doppietta segnata contro il Porto in Champions League, Nicolò Zaniolo ha anticipato il suo San Valentino facendo sì che la Roma giallorossa s’innamorasse di lui, e visto che la passione – come si conviene – è irrazionale, ieri la Capitale si è risvegliata con un’ondata di tifosi che proponeva qualcosa che solo poche ore prima sarebbe parso blasfemo: dare al Predestinato la maglia numero 10, quella che fu del capitano di una generazione, Francesco Totti. (…). Una prestazione del genere (…) ha ridato voce anche a James Pallotta, che ieri ha santificato la Romae soprattutto il suo baby d’oro (in tutti i sensi). «(…) Ragazzi come Zaniolo e Pellegrini sono intelligenti e maturi. Si sta parlando di giocatori che credo possono essere futuri leader a Roma. Nicolò non abbiamo bisogno di venderlo e il paragone con Alisson non si può fare, perché è stato lui a volersene andare». Insomma, le parole che tutti i tifosi giallorossi vorrebbero sentire, ed è per questo che si passerà dalle parole ai fatti. Al netto della Juve e dell’ormai celebre pizzino di Paratici (ormai superato), che assegnava a Zaniolo un valore di 40 milioni, il decollo europeo ha messo addosso al ragazzo anche gli occhi di club blasonati come Chelsea e Real Madrid. Ma mentre il c.t. Mancini gongola per la Nazionale che verrà, la strategia del suo manager Vigorellie della famiglia appare chiara: niente estero per il momento, perché alla sua età Nicolò – pur mostrando maturità da veterano, unità alla sfrontatezza dei suoi 19 anni – potrebbe bruciarsi; niente trasferimento in altri club perché a Roma (e alla Roma) il ragazzo si trova benissimo. Ovvio però che occorrerà dare al ragazzo un contratto all’altezza del peso che ha nella squadra. (…) Da metà marzo (dopo il match di ritorno col Porto) cominceranno trattative che a giugno porteranno alla firma di un contratto fino al 2024, presumibilmente sulla base di 2 milioni di base più bonus(ad obiettivi e a rendimento) che possano far lievitare l’ingaggio fino a 2,5 milioni. (…).
Calcio, incidenti in calo
IL TEMPO - Meno incidenti, meno forze dell'ordine impiegate e più spettatori in Serie A. E il bilancio tracciato dal dipartimento della Pubblica sicurezza dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, dopo il girone di andata dei campionati professionistici 2018/2019. In particolare, nella massima serie cresce la partecipazione di pubblico (da 24.500 a 25.200 di media a gara), con azzeramento degli incidenti allo stadio e nelle immediate vicinanze. Più preoccupante, invece, la situazione sulle cosiddette vie di trasporto. Anche i drammatici fatti di Inter-Napoli, per esempio, sono avvenuti lontano dal Meazza. In particolare, gli incontri con feriti sono diminuiti da 30 a 15, i feriti trai civili da 23 a 19 e quelli tra le forze dell'ordine da 24 a 15. Calano anche le persone arrestate (da 25 a 18) e le persone denunciate (da 431 a 299). In crescita, invece, i feriti tra gli steward: da 3 a 5. In numeri assoluti l'impiego delle forze dell'ordine è in calo del 5% con 4.444 unità in meno (da 85.388 a 80.994). L'impiego medio nelle 893 gare risulta stabile (da 92 a 90 unità a partita). Andando nel dettaglio, in serie A il bilancio è di 207 unità impiegate per gara anziché 211, in B sono salite a 117 (contro le 106 di metà stagione di un anno fa), con l'incremento del 10%.
Di Francesco, la svolta dopo Firenze tra autocritiche e un modulo garanzia
MESSAGGERO - CARINA - Dall'esplosione di Zaniolo passando per lo Dzeko formato europeo, si dimentica che nella rinascita della Roma (che ha ottenuto 10 vittorie negli ultimi 19 match di Champions: mai accaduto nell'era Usa) c'è molto di Di Francesco. Sì, proprio Eusebio, quello che «non aveva nemmeno la dignità di dimettersi» (accusa mossa soprattutto sui social) nel post Firenze. Premessa: non bastano certamente un pareggio con il Milan, un successo con l'ultima in classifica (Chievo) e la vittoria di misura con il Porto, per dimenticare il clamoroso 1-7 con la Fiorentina. Ma forse, proprio quel giorno c'è stata la svolta della stagione. Della serie: all'inferno e ritorno. Nel day-after, mentre Monchi faceva scudo al tecnico, Eusebio ha infatti capito che serviva qualcosa di diverso. E poco importa che il diverso rappresentasse un ritorno al passato. Del resto il passaggio al 4-2-3-1 (dopo il ko di Bologna, 23 settembre) era arrivato in un momento dove la sua posizione era molto debole. Oltreoceano Pallotta si professava disgustato mentre in loco le difficoltà di Pastore - fiore all'occhiello della campagna acquisti estiva - facevano sì che tifosi e media chiedessero a gran voce l'abbandono del 4-3-3, proprio per esaltare le caratteristiche dell'argentino.
RITORNO ALL'ANTICO Senza contare che la squadra, in palese difficoltà tra l'innesto dei nuovi e l'addio di Nainggolan e Strootman, aveva in quel momento bisogno di sentirsi maggiormente protetta: via libera quindi al tandem Nzonzi-De Rossi, più il trequartista. Rimedio che a dispetto di un avvio promettente, a lungo andare ha palesato i suoi limiti. Si torna così alla vigilia del match con il Milan. Per una volta, non avere la rosa completamente a disposizione (Cristante e Nzonzierano squalificati) ha aiutato Di Francesco a prendere la decisione: ritorno al 4-3-3. Quasi a dire: se devo affondare, lo farò con le mie idee. Questa scelta ha di colpo regalato l'equilibrio perduto, anche perché la squadra - nelle ultime uscite in difficoltà a livello di corsa - è sembrata di colpo meno lunga. Ritrovato il canovaccio, anche grazie alla ritrovata disponibilità del gruppo, il resto è stata la logica conseguenza: anche cambiando gli interpreti, la sostanza è rimasta la stessa. Così a Verona, Nzonzi ha sostituito Daniele e Cristante ha preso il posto di Pellegrini con Zaniolo a completare la mediana. I due gol dopo 18 minuti hanno messo la gara in discesa. Con il Porto, invece, il ritorno all'antico ha riguardato anche la scelta degli uomini: Florenzi terzino, mediana italiana con De Rossi, Pellegrini e Cristante e stavolta Zaniolo spostato alto nel tridente, a destra. Squadra matura che ha concesso poco e nulla, dimostrandosi finalmente cinica. Domanda lecita: cosa è cambiato rispetto all'inizio della stagione quando sembrava invece che la rosa fosse più adatta al 4-2-3-1? Semplice: risolto l'equivoco Pastore, Eusebio può ora contare sul ciclone Zaniolo, sul recupero di alcuni interpreti (Schick ma soprattutto Karsdorp che, al netto dell'ultimo ko, permette all'occorrenza un diverso utilizzo di Florenzi) e sulla conferma dell'ottimo Pellegrini. Non dimenticando che Cristante, pagato lo scotto dell'ambientamento in una realtà diversa rispetto a Bergamo, sembra un altro giocatore con Nzonzi che può adesso alternarsi a De Rossi. E non affiancarlo.
Olsen è recuperato, Under quasi. Più lungo del previsto il ko di Schick
IL TEMPO - MENGHI - Ieri gli infortunati si sono allenati a Trigoria nonostante il giorno libero concesso da Di Francesco, che oggi alla ripresa degli allenamenti (ore 11) spera in un «regalo» proprio dall'infermeria: Under è quasi pronto e si appresta a tornare in gruppo. Se non subito lo farà comunque nei prossimi giorni con l'obiettivo di mettersi a disposizione per il Bologna. Perotti, invece, è un po' più indietro e non dovrebbe essere convocato. Schick rischia uno stop più lungo del previsto, 20-30 giorni circa, perciò salterà anche il derby, mentre Karsdorp dovrebbe cavarsela con una decina di giorni e rientrare per tempo. Olsen non è stato rischiato col Porto, ma stava già meglio e lunedì ci sarà lui tra i pali.
Pallotta: «Lo stadio non è mio ma del club»
IL TEMPO - MAGLIARO - «Lo stadio è di proprietà di una holding dell'AS Roma, cosa che molte persone non realizzano perché pensano che sia il mio giocattolo. È di proprietà del Club, tutti i ricavi e le entrate che otterremo ci offriranno maggiore solidità e flessibilità finanziaria». James Pallotta, presidente della Roma, alla vigilia del closing per subentrare a Eurnova nell'affaire Stadio, chiarisce un punto essenziale che, nell'ultimo biennio, è stato spesso al centro delle chiacchiere dell'ambiente romano: la proprietà del futuro Stadio di Tor di Valle che non sarà, quindi, di Pallotta ma di una holding del Club. Le parole di Pallotta aprono così una lunga giornata di trattative che inizia alle 14.30 ora di Roma (8.30 locali) e che dovrebbe concludersi, con Pallotta che rileva da Eurnova il pacchetto Stadio, terreni e quote del progetto per un controvalore non ancora ufficializzato ma stimato in circa 100 milioni di euro. Ieri a mezzogiorno il presidente di Eurnova,Riccardo Tiscini e il nuovo Ad, Giovanni Naccarato, sono partiti da Fiumicino alla volta di Boston, accompagnati dall'avvocato Roberto Cappelli, nome già noto ai tifosi della Roma. Fu Cappelli a guidare le trattative di cessione della Roma dai Sensi a Unicredit e poi agli americani. Tanto che, in quei mesi delicati (estate 2011) Cappelli assunse l'interim della presidenza del club giallorosso. Ed è sempre Cappelli, avvocato di Eurnova, che ha gestito
nell'estate 2017 la transizione delle società di Parnasi con Unicredit che ha, di fatto, estinto l'esposizione debitoria del costruttore con l'Istituto di Credito.
A proposito di avvocati, Pallotta acconcia bene il clima della trattativa: «C'è stata una lettera di intenti e abbiamo trovato un accordo due mesi e mezzo fa con Eurnova, che è stata ragionevole. Purtroppo, abbiamo a che fare con un avvocato poco ragionevole che continua a rimandare e a chiedere cose che non accette-remo. Quando sarà tutto fatto, avremo il pieno controllo del progetto e ci sarà più flessibilità affinché i nostri partner e i nostri collaboratori possano iniziare a lavorare». La firma della transazione - salvo vedere i dettagli finali - costituisce un nuovo passaggio verso la conclusione dell'iter amministrativo: il Campidoglio aveva fatto presente che difficilmente si poteva firmare una convenzione (contratto) con una società esposta economicamente come Eurnova. Il closing con Pallotta, invece, risolve il problema: verranno pagati il curatore fallimentare Sais (cui mancano 23 milioni in totale sul prezzo pattuito di 42 milioni di euro), e gli eventuali fornitori che ancora fossero in credito. Ora, si va verso una ulteriore accelerazione: dopo il teatrino mediatico del Politecnico di Torino, la Raggi deve cercare di passare all'incasso con il voto in Aula prima delle elezioni europee del 26 maggio per poter sfruttare l'effetto Stadio e tentare di recuperare un po' di voti.
Il Psg pensa a Monchi per il dopo Antero Henrique
Il PSG starebbe pensando a Monchi in caso in cui si decidesse di troncare il rapporto con l'attuale direttore sportivo Antero Henrique. A riportare la notizia è il Daily Mirror.