Un punto da vera Roma

IL MESSAGGERO - TRANI -  I fischi dell'Olimpico, da mettere in preventivo dopo la figuraccia di Firenze, non sono certo per il pari contro il Milan: 1-1, esibizione decente e in crescendo. La Romagioca meglio dei rossoneri, ma paga l'ennesima distrazione e la rimonta non è completa nemmeno nello spareggio Champions. Gattuso si tiene il 4° posto, in vantaggio di 1 punto (e diventerebbero 2 in caso di arrivo al traguardo alla stessa quota). Di Francesco, nonostante l'emergenza, ritrova almeno il comportamento di squadra. Già è qualcosa.

ALLEANZA PLATEALE - Passano 15 minuti e la Sud, ricordato Antonio De Falchi, si svuota per metà: è la protesta della tifoseria contro la società, l'allenatore e i giocatori. Il più colpito è ancora Pallotta. La gente chiede rispetto e lo mette per iscritto. Da copione, dopo l'umiliazione di mercoledì al Franchi contro la Fiorentina. Anche perché niente è cambiato dopo il vergognoso 7-1 e l'eliminazione dalla Coppa Italia. Ma se Monchi ha fatto di nuovo scudo a Di Francesco che da settembre è nel mirino di Pallotta, l'allenatore ha provato a ricambiare al momento di scegliere la formazione di partenza (30esima stagionale) dando spazio, per sei-undicesimi, a giocatori portati a Trigoria dal ds: Olsen, Karsdorp, Kolarov, Schick, Pellegrini e Zaniolo. La Roma è simile a quella schierata nella ripresa a Firenze e crollata dopo la gaffe di Cristante e l'espulsione di Dzeko. Anche il sistema di gioco è identico, quel 4-1-4-1 che, con il rientro di De Rossi da play, garantisce maggior equilibrio all'assetto. Vulnerabile, a contare i 12 gol presi nelle ultime 3 partite prima di incrociare Piatek che si è fatto subito riconoscere. Karsdorp si riprende il posto di terzino destro, con Schick subito davanti e con Florenzi spostato sull'altra corsia, da esterno alto, a formare la catena di sinistra con Kolarov. Dzeko è il centravanti. Lo assistono Zaniolo e Pellegrini: doppio trequartista. Se Schick e Florenzi partono larghi, le mezzali si alzano per l'inserimento in area avversaria. Di Francesco, insomma, non pensa solo alla fragilità difensiva. Il Milan, nessun gol incassato in 3 partite, è compatto e organizzato nel suo 4-3-3. Bakayoko, regista e interditore, lascia la corsa a Kessie e la qualità a Paquetà. Dzeko conclude di sinistro, Donnarumma devia in angolo. I giallorossi non riescono, però, a essere efficaci: colpa dell'atteggiamento prudente scelto da Gattuso.

SOLITO REGALO - Piatek, già in gol all'Olimpico il 17 dicembre con il Genoa e sempre sotto la Sud, lascia presto il segno. L'omaggio al nuovo centravanti rossonero è però della Roma: Pellegrini, lato Tribuna Tevere, si fa strappare il pallone di Paquetà che chiama a rimorchio Piatek. Che, anticipando Fazio a centro area, con l'esterno timbra per il vantaggio: 22° gol stagionale e 1° in A con il Milan. I giallorossi chiudono all'attacco il 1° tempo: chance per Zaniolo, per Schick e soprattutto per Dzeko. Donnarumma è in serata. Bastano 25 secondi, dopo l'intervallo, per il pari. Karsdorp che va al cross dalla destra, Schick che usa il tacco e inganna Musacchio e Zaniolo che esplode il destro dentro la porta. L'azione è dedicata al biennio di Monchi sul mercato. La Roma ritrova subito il coraggio e anche la spensieratezza. I giovani, guidati da De Rossi, tentano il ribaltone. Di Francesco, con El Shaarawy per Florenzi, asseconda la squadra. Gattuso accetta la sfida: Castillejo per Paquetà, con Calhanoglu abbassato a centrocampo. Entra anche Kluivert per Schick. Gran finale giallorosso: Pellegrini gira di testa, su pennellata di Kolarov, e colpisce il palo (13° stagionale). Ecco, prima del recupero, Santon per Karsdorp, Laxalt per Suso e Cutrone per Piatek. Olsen salva su Laxalt. Parata che vale il 5° risultato utile consecutivo. Mai accaduto fin qui in questo torneo.


Pareggiare rafforza Roma e Milan, attaccate all’Europa

REPUBBLICA - CURRO' - Nella grande ammucchiata per la Champions, traguardo milionario esteso a più concorrenti per via degli inciampi dell’Inter, Milan e Roma restano avvinghiate. L’abbraccio finale tra eroi di Berlino, De Rossi capitano romanista e Gattuso stratega milanista, è la sintesi del mucchio selvaggio, che dietro Juventus e Napoli rimane il solo vero motivo agonistico del campionato. La trama del pareggio di ieri è stata un po’ avventurosa. La Roma ha saputo reagire ai fischi dei suoi tifosi per la disfatta di Firenze in Coppa Italia, Di Francesco agli epitaffi anticipati all’ombra di Paulo Sousa. Con la Curva Sud presto spopolata, per protesta e accompagnata dai cori contro il presidente Pallotta e l’altezzoso Kolarov, l’1-0 a metà partita, firmato dall’implacabile Piatek, avrebbe messo al tappeto una squadra meno orgogliosa e dotata di talento: non è un caso che il gol del riscatto l’abbia segnato il 19enne Zaniolo e che il 22enne Pellegrini abbia sfiorato la rimonta, stoppata solo dal palo. Ma anche Gattuso esce rafforzato dall’Olimpico, stesso stadio in cui due mesi e mezzo fa il ministro Salvini, incontenibile sui social, lo bollò come incapace: lo hanno aiutato sì le formidabili parate di Donnarumma, però con Suso e Çalhanoglu in versione meno spenta avrebbe probabilmente controllato meglio il vantaggio. La si può definire maturità di squadra: raggiunta, per paradosso, proprio quando l’addio di Higuain ha abbassato l’età media. Con Florenzi esterno offensivo a sinistra, Zaniolo in suo appoggio e Kolarov più ala che terzino, Di Francesco aveva studiato una tattica ad hoc per inchiodare al di qua della metà campo l’intera catena di destra milanista Calabria-Kessié-Suso. Completava il marchingegno il bracconaggio di Pellegrini su Bakayoko, la mossa che tagliava i rifornimenti a Paquetá e a Piatek. Qualche giocata imprevedibile di Zaniolo e gli agguati in area di Dzeko sfuggivano al controllo. Scampato all’egemonia romanista nei primi 20’, il Milan ha morso la partita a metà tempo con i due neoacquisti di gennaio. Paquetá, svellendo il pallone all’altezza della bandierina all’ingenuo Pellegrini, lo ha dribblato in un fazzoletto e lo ha recapitato in area: il fainesco Piatek ha anticipato Fazio d’esterno destro e ha firmato il primo gol in campionato con la nuova maglia. Le tre notevoli parate di Donnarumma, a una mano su diagonale di Zaniolo, in balzo su schiacciata di testa di Schick e infine di piede in uscita sulla ribattuta di Dzeko, garantivano in teoria la situazione tattica più adatta ai contropiedisti di Gattuso e in particolare al velocista Piatek. Invece il 1° episodio della ripresa ha ripristinato l’equilibrio: Donnarumma ha evitato l’autogol di Romagnoli su cross di Karsdorp, ma non ha battuto le leggi della fisica, quando Zaniolo ha scaraventato in porta l’1-1 da un metro. Il portiere si sarebbe ripetuto con un volo su colpo di testa di Dzeko. In mezzo c’era stato il rigore su Suso per il blocco di Kolarov: Maresca l’ha ignorato col conforto audio del Var (fuorigioco o assoluzione?). Di Francesco ha varato la logica staffetta El Shaarawy-Florenzi, mentre Gattuso, constatato l’esaurimento delle energie di Paquetá, ha inserito Castillejo e arretrato Çalhanoglu. Soltanto il palo, però, ha fermato il colpo di testa di Pellegrini, cui è stato in compenso risparmiato il 2° giallo per un fallo su Suso. L’innesto finale di Cutrone e Laxalt ha dimostrato la volontà di sottrarsi all’assedio per provare a vincere. E la parata di Olsen su Laxalt ha detto che la gara per la Champions sarà ancora lunga, forse appassionante, certamente equilibrata.


Fischi e speranze con Zaniolo: è pari ora la Champions

REPUBBLICA - FERRAZZA - Dopo l’eliminazione dalla coppa Italia, la Roma non perde il treno Champions, rialzando subito la testa e bloccando il Milan all’Olimpico (1-1). In gol, per la terza volta consecutiva in casa (in campionato), Zaniolo, che pregusta la convocazione azzurra di Mancini, riuscendo a non naufragare con la maglia giallorossa. Ma l’atmosfera è pesante, i tifosi sono infuriati e dal settore più caldo il dissenso si fa sentire in maniera piuttosto dirompente. Anche al termine della partita i fischi sono fortissimi, a sottolineare un malumore e una distanza talmente grandi da squadra, tecnico e società, che sarà complicato riavvicinare le parti. La contestazione comincia all’ingresso della squadra sul campo per il riscaldamento, con i fischi che diventano la colonna sonora anche della lettura ufficiale delle formazioni. Ne vengono sommersi un po’ tutti, in particolare Kolarov, Florenzi (fischiato anche al momento del cambio) e Di Francesco, fino a questo momento non incluso nella rabbia della gente. Si salva solamente De Rossi, al rientro in campo da titolare dopo tre mesi di stop: ovazione e applausi per il capitano giallorosso, in scadenza contrattuale a giugno. La batosta di Firenze è un ricordo troppo fresco e la curva Sud ha uno spartito preciso da seguire, per una serata tesissima. Emozionante la scenografia messa in piedi all’ingresso delle squadre per ricordare i (quasi) trent’anni dalla morte di Antonio De Falchi, il tifoso giallorosso morto nel giugno del 1989 in occasione di un agguato subito fuori San Siro da alcuni sostenitori del Milan. Vengono alzati 30 volti di De Falchi (ognuno a ricordo di un anno) e la scritta ai piedi del settore “Curva Sud Antonio De Falchi”. Presente in mezzo agli ultras la sorella Anna e i nipoti, commossi e partecipi. Comincia la partita e sono tanti i cori di contestazione, verso i giocatori e Pallotta: «Mercenari», «Andate a lavorare», «Tifiamo solo la maglia» alcuni di quelli intonati. Per protesta, si svuota poi tutta la parte bassa della Sud al quindicesimo del primo tempo, dopo aver esposto l’eloquente striscione: «Oggi solo Antonio dobbiamo onorare…a voi non vi vogliamo neanche guardare». Tolti stendardi e bandiere dei vari gruppi, in curva restano solamente cinque scritte sulle vetrate, tra loro identiche: «Portate rispetto». Da oggi la squadra dovrà cominciare a preparare la sfida con il Chievo, per quella che sarà una settimana corta. A Verona infatti si giocherà venerdì sera, a quattro giorni dalla riapertura della Champions. Dopo aver superato il girone, la Roma giocherà infatti l’andata degli ottavi all’Olimpico, contro il Porto(martedì 12 febbraio), sperando di riuscire a ritrovare quella marcia in più europea che ha caratterizzato fino a questo momento l’era di Eusebio Di Francesco.


La manona di Gigio para il sorpasso

IL MESSAGGERO - FERRETTI -  È la storia di una partita emblematica, specchio fedele del momento, anzi della stagione della Roma. Mesi di alti e bassi, di prestazioni belle e altre brutte, e di tante contraddizioni anche sotto il profilo mentale. Risultato stretto, però, dopo l'umiliazione di Firenze e contro un avversario in salute.
Comincia la gara e ti rendi conto al volo che a Trigoria nulla, nella fase di preparazione, era stato lasciato al caso. Idea tattica chiara, uomini e posizioni condivise, sviluppo lineare del gioco in entrambe le fasi. Nulla da fare, come al solito, contro le imperfezioni tecniche, con errori che non aiutano sia a difendere che ad attaccare. Presenza in campo concreta, insomma. E discreta personalità. Un bel quadretto, niente da dire, se non fosse per la scarsa forza d'urto. Dopo meno di mezzora, però, lo stop: Milan in vantaggio con il solito gol di Piatek, quello che per Monchi costava 70 milioni e che invece è finito a Milano per 35. Piatek sarà pure bravo, ma se viene marcato da un centrale che ha attaccato gli scarpini al chiodo da almeno un anno tutto gli riesce più facile. Giusto? Eppure, nella recente sessione di mercato la Roma ha ritenuto opportuno non comprare nessuno per la difesa.

LA FORZA DI REAGIRE - Beccato il gol, la Roma perde ma recupera in fretta le certezze che aveva accumulato nella prima mezzora scarsa di partita. Il gioco, però, comincia a svilupparsi attraverso colpi singoli e non più collettivi, ma con buona intensità. E quando l'azione si fa realmente pericolosa, ecco la manona di Donnarumma a scacciare via tutte le paure del Diavolo. Riflessione a metà gara: risultato bugiardo. Nel calcio, però, contano i gol, e sorride chi li fa. A chi le becca non resta che fare un grosso mea culpa. E pedalare.
Ecco perché la rete di Zaniolo sotto la Sud, proprio alla ripresa dopo l'intervallo - e alla quinta chiara occasione - diventa pesantissima nell'economia del confronto. Donnarumma, però, non appagato per quanto fatto nel primo tempo continua a parare pure le mosche, vanificando così la pressione e le occasioni della Roma. Parando così il sorpasso in classifica. Una Roma che, guidata con il radar dal suo straordinario capitano De Rossi, non molla la presa e, seppur con le gambe pesanti, continua la sua ricerca della vittoria. Invano, alfine. Ma la prestazione, per una serie infinita di motivi, risulta migliore di quelle proposte in precedenza con il conforto dei tre punti. È il calcio, bellezza...


Oggi il raduno azzurro: dentro cinque romanisti

IL MESSAGGERO - Si raduna oggi a Coverciano l’Italia di Roberto Mancini per uno stage di due giorni:non ci saranno i giocatori della Lazio, impegnati stasera contro il Frosinone. Il ritorno in nazionale di Fabio Quagliarella e la prima chiamata per Alessandro Bastoni sono le novità principali tra i 32 convocati. Lo stage servirà al ct per testare le condizioni di alcuni giocatori in vista dei primi due match di qualificazione a Euro 2020 contro Finlandia e Liechtenstein. Presenti bene 5 giocatori della Roma: Zaniolo, El Shaarawy, Florenzi, Pellegrini e Cristante


Ora ci vuole un fortino per difendere Zaniolo

IL MESSAGGERO - MEI - Il gol da Champions del Milan è stato confezionato da Paqueta e Piatek, quelli che ha portato in rossonero Babbo Natale. Alla Roma la Befana, personaggio tipicamente della Capitale, ha invece portato cenere e carbone. A gennaio non s'aggiusta il mercato di giugno, dicono; il problema è quando a giugno sfasci tutto... E adesso bisognerà costruire un fortino per difendere Zaniolo, il gol che dà speranza è suo, dagli artigli delle plusvalenze. E Lorenzo Pellegrini e Manolas dalle misere (tutto è relativo) clausole.

SAN SIRO, CHINATOWN  - Le scritte in cinese sulle spalle dei giocatori dell'Inter: è una strizzatina d'occhi al Grande Mercato, o invece sono i nerazzurri ad averlo chiesto così da non venire identificati dai loro tifosi? A proposito: come si scrive Antonio Conte in mandarino?

DITELO CON UNA FELPA - Gli assi dell'Nba hanno deciso di solidarizzare con Kaepernick. Il giocatore di football americano cancellato dal suo ambiente perché si inginocchiava all'inno nazionale volendo manifestare per i diritti civili dei neri. Il giorno del Superbowl tipi come LeBron James o Durant hanno indossato la felpa nera numero 7 che fu di Kap: ditelo con una felpa, suggeriscono. Smith e Carlos a Messico '68 lo dissero con un guanto. Rihanna, Beyoncé e Jay-z hanno rifiutato di partecipare allo spettacolo dell'intervallo che è la cosa più televista in America, per lo stesso motivo. Si teme che i Maroon 5 si inginocchieranno sul palco. Ci sono momenti in cui lo sport è il miglior testimone dei migliori sentimenti dell'uomo. A volte anche il peggiore dei peggiori, ma questo è il calcio. E Kolarov non è croato.

SPORT & SCUOLA - Negli Sati Uniti, dove sport & scuola non sono soltanto una faccenda di scartoffie, gira un video nel quale un professore, Jonathan Clark, che di definisce schiacciatore professionista e professore di scienze (prima la prima) per spiegare la gravità ai suoi studenti si è esibito in una schiacciata che neppure LeBron James, e forse solo Air Jordan. E noi ancora con il quadro svedese, che nemmeno gli svedesi fanno? Eppur si muove: a Palermo è riconosciuto all'università lo status di studenti atleti con agevolazioni varie.

OH MY GOL - Higuain ha ritrovato Sarri e il gol, anzi due, dopo una partita di acclimatamento. Magari a Londra si troverà meglio che non a Milano. Ma vale anche per il Pipita: vuoi mettere Napoli?


Di Francesco: "Questa Roma mi fa rabbia"

IL MESSAGGERO - CARINA - Una risposta di carattere che non vale però tre punti. Donnarumma in giornata di grazia nega la vittoria alla Roma che in una serata difficile per la contestazione della Curva Sud ritrova motivazioni, cattiveria, mancando soltanto nel killer instinct. Quello che ha avuto il Milan con Piatek. Di Francesco, ancora visibilmente provato, nonostante la buona partita non abbassa la guardia: «È un peccato perché dobbiamo prendere prima gli schiaffi per rialzarci. Come ho detto ai ragazzi c'è una bella storia che racconta che quando vuoi seppellire un cavallo e gli tiri tanta terra addosso, cerchi di tirartela via pian piano per poter risalire e noi dobbiamo esser bravi a dare continuità. È chiaro che ci siamo arrivati da soli in questa situazione. Vedere questa prestazione e ripensare a quella di Firenze ti fa riflettere sugli atteggiamenti. La mia squadra mi fa rabbia perché conosce questo sistema di gioco come altri, abbiamo vinto anche senza De Rossi, ma Daniele è stato straordinario. Conosce il calcio e risalta chi gli gioca vicino». E ancora: «Quando si costruisce una squadra, ci sono giocatori fondamentali. Daniele nei tempi di gioco è eccellente, non fa capire agli avversari dove la sta mettendo. E' giocare a calcio, è un play. Con il 4-3-3 non possiamo fare a meno di lui. Ho cercato di adattare altri ma per fare quel ruolo servono determinate caratteristiche». 

VOLARE BASSO - Una buona prestazione che però Eusebio non vuole esaltare più di tanto: «Non abbiamo fatto niente, è una risposta positiva come prestazione. I tre punti sarebbero stati fondamentali ma non avrebbero ripulito quanto accaduto a Firenze. Mi auguro che questo sia un punto di ripartenza, anche se a volte ricadiamo. Le partite si possono perdere, ma gli atteggiamenti fanno la differenza». Sulla gara: «Quando giochi con due mediani rischi di appiattirti, mentre con un play è più facile. C'è successo anche a Firenze per sviluppare delle manovre. In alcuni momenti della partita bisogna alzare l'attenzione». Analizza poi alcune scelte: «Dzeko con Schick? Li ho aperti apposta, così non si scontravano. Patrik l'ho visto vivo, è in un momento ottimo di forma ma anche dal punto di vista dell'agonismo, della cattiveria e in questa partita ci voleva. Può fare tutti i ruoli perché sa giocare a calcio. Ma deve farlo con questa determinazione e tigna». 

PARAGONI SCOMODI - Altra menzione d'obbligo per Zaniolo, giunto a 19 anni e 7 mesi al terzo gol stagionale in campionato: «E' una grande mezzala. Quando l'ho spostato, si è adattato bene anche a fare il trequartista. Andiamo spesso in pressione sul play opposto e lui è bravo in queste aggressioni. E' bravo da mezzala perché attacca la profondità. E' uno dei pochi che può fare anche l'esterno. Ce lo teniamo stretto, deve continuare così. Dal punto di vista della presenza in campo bisogna fare solo i complimenti a questo ragazzo». Non gli piace però il paragone con Totti: «Non c'entra niente con Francesco. Ha però un'altra qualità che aveva Totti, parla poco ma vuole sempre la palla. Credo sia un grande pregio per un giocatore, mi auguro resti così spensierato anche quando rinnoverà il contratto. Avrà tante richieste ma deve tenersi stretto questa squadra, perché è già in una grande'». 


Stadio, imbarazzo M5S commissione trasparenza disertata dai consiglieri

IL MESSAGGERO - FA. RO. - Il progetto dello stadio della Roma e il parere segretato del Politecnico di Torino continuano ad alimentare la bufera politica. Il gruppo del Movimento 5 stelle non parteciperà alla riunione della commissione capitolina sulla Trasparenza convocata per oggi dal presidente Marco Palumbo (Pd), proprio sul caso Tor di Valle, alla quale sono stati invitati gli assessori Linda Meleo (mobilità), Daniele Frongia (sport) e Luca Montuori (urbanistica), oltre ad alcuni dirigenti capitolini tra cui il direttore del dipartimento Mobilità, Giammario Nardi. Ma i consiglieri di maggioranza annunciano che non prenderanno parte alla seduta «a causa della errata modalità di convocazione della» stessa. Una motivazione formale che però cela anche alcuni imbarazzi interni al gruppo pentastellato, con alcuni esponenti grillini in difficoltà a esprimersi su una relazione tecnica i cui risultati non sono stati diffusi, facendo crescere i dubbi soprattutto sul fronte della mobilità di accesso e deflusso, vero punto critico dell'intera operazione.

BOTTA E RISPOSTA - «L'obiettivo è fare chiarezza sulle reali intenzioni dell'amministrazione comunale relativamente a questo progetto - aveva annunciato Palumbo, convocando la seduta - e di visionare, se ce ne sarà data l'occasione, lo studio definitivo realizzato dal Politecnico di Torino sulla viabilità del quadrante della città in cui dovrà sorgere il nuovo stadio». Ma nella serata di ieri è arrivato, via Facebook, il comunicato del gruppo del M5S che declina l'invito «non di certo per il tema, delicato e occasione di confronto democratico, ma a causa della errata modalità di convocazione della commissione Trasparenza su cui si è negativamente espresso anche il Segretariato generale». Il parere dell'ufficio di Pietro Paolo Mileti, secondo i Cinquestelle, «mette in luce come diverse convocazioni della commissione Trasparenza esorbitino dalle competenze regolamentari della commissione stessa».

LA POLEMICA - Il presidente della commissione replica a brutto muso: «È fuori da ogni logica che quest'organo non possa discutere su un atto segretato, che è una cosa mai vista - sottolinea Palumbo - Un documento, in base al quale dovrebbero firmare un contratto, che non è in possesso nemmeno dell'assessore alla mobilità. A questo punto verificheremo se si comportano secondo la legge e i regolamenti, e se possono continuare a nascondere atti così importanti all'opposizione e a tutta la città». La mancata diffusione dello studio dell'Ateneo piemontese, «determinerebbe un comportamento chiaramente omissivo che ci costringerebbe a presentare un esposto», è la posizione di Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio comunale.


«Portate rispetto» e i tifosi della Sud lasciano la curva

IL MESSAGGERO - Alta tensione allo stadio Olimpico: i tifosi della Roma hanno contestato senza pietà i calciatori per il 7-1 incassato in Coppa Italia e il rendimento disastroso degli ultimi mesi. Pioggia d'insulti e fischi all'arrivo della squadra in pullman (che per la paura di un lancio di uova ha cambiato tragitto), all'ingresso in campo per il riscaldamento, alla lettura delle formazioni, durante e alla fine della partita. Dopo 15 minuti dall'inizio della sfida contro il Milanparte della Curva ha lasciato il settore per protesta. Nessuno si è salvato dal malumore degli ultras se non De Rossi e Zaniolo, mentre i più colpiti dai fischi sono stati Kolarov, Florenzi, Schick e il tecnico Di Francesco. La contestazione si è fermata solo durante l'inno, quando è stato ricordato l'anniversario della morte di Antonio De Falchi, il tifoso giallorosso ucciso 30 anni fa fuori dallo stadio di San Siro in occasione di un Milan-Roma.

L'OMAGGIO - Alla base del settore lo striscione «Curva Sud Antonio De Falchi», mentre sono stati issati 30 stendardi con il volto di Antonio e le date 1989-2019. Presente anche la sorella Anna che ha assistito al ricordo commovente del fratello, rimasto esposto fino al quinto minuto. Al termine è ripresa la contestazione con gli striscioni. «Oggi solo Antonio dobbiamo onorare A voi non vi vogliamo neanche guardare», «La Roma siamo noi voi non siete un ca», «Portate rispetto». Come detto, metà della curva ha poi abbandonato il settore dopo un quarto d'ora di gioco al grido: «Pallotta pezzo di m». La Sud è rimasta semivuota per l'intera gara, al 90' nonostante il pareggio e la prestazione soddisfacente gli ultras hanno continuato a fischiare mentre dalle tribune è arrivato qualche timido applauso, contraccambiato dai calciatori.

I PRECEDENTI - Una stagione che ha certificato, oltre alla rottura con la squadra, quella con il presidente, che è stato il più bersagliato perché ritenuto colpevole, secondo la tifoseria, di interessarsi realmente solo al progetto stadio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il 7 a 1 in Coppa Italia contro la Fiorentina. A esacerbare gli animi anche le risposte maleducate di Manolas e Kolarov ad alcuni tifosi alla stazione Termini prima della partenza per Firenze.


Nicolò, un gol pesante per prendersi il futuro

IL MESSAGGERO - ANGELONI - Ora manca il gol in trasferta. Nicolò sta pian piano, partita dopo partita, diventando grande e quella reazione rabbiosa dopo la rete del pari, quell'urlo a quella Sud semivuota, sono stati degli inviti. A non essere abbandonati, a essere capiti e incitati in un momento di difficoltà, nonostante la figuraccia di Firenze. Lui si è esposto, lui che ha solo diciannove anni e ha cominciato questa stagione quasi come ultima ruota del carro e che ora si ritrova a tirare il gruppo. Ora Zaniolo è dentro la Roma, se la deve solo prendere. Terzo gol in giallorosso, terzo gol all'Olimpico. Terzo gol pesante. Dal carattere al campo, Zaniolo è il più giovane calciatore ad aver segnato i suoi primi 3 gol con la maglia della Roma in Serie A (19 anni e 7 mesi) dai tempi di Francesco Totti. L'ex numero dieci della Roma c'era riuscito a 18 anni e 6 mesi nel 1995. Una vita fa. Quel gol al Milan, il primo sotto la curva Sud, è un vero e proprio calcio alla crisi. A fine partita il centrocampista si è calato nei panni del veterano. «Meritavamo di più, ci sono state occasioni nitide per segnare e non ci siamo riusciti. Nulla però è da buttare, la prestazione c'è stata e venerdì c'è un'altra partita da vincere, a Verona contro il Chievo. La figuraccia con la Fiorentina è dimenticata? Dobbiamo dimostrare che in Coppa è stato solo un caso, dobbiamo lavorare per arrivare in Champions, che per noi è un obiettivo importante. Di Francesco ci ha aiutato? Ci ha spronato, ci ha chiesto di avere coraggio e ci ha detto che la tattica non conta più di tanto se non ci mettiamo qualcosa in più, ci ha spronati a fare bene, a dare una prova di carattere. Stavolta ci siamo riusciti ma non siamo stati molto fortunati».

CRESCENDO - Anche Karsdorp fa progressi. «Fisicamente devo migliorare un po', dopo ottantacinque minuti sentivo crampi al polpaccio e flessore ma sto facendo meglio e lo sto facendo vedere. Sono un lottatore, sono tornato. Migliorato anche in fase difensiva? Devo migliorare in fase difensiva. Per me è stato difficile: arrivo, firmo il contratto poi ho avuto tre infortuni in poco tempo e la gente è diventata impaziente. Ora sono contento di riuscire a dimostrare il mio valore».


Stadio della Roma, diktat del Campidoglio: la commissione deve andare deserta

ILTEMPO.IT - MAGLIARO - Prima furono i consiglieri grillini, ora ci si mette anche il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti: la Commissione Trasparenza di oggi dedicata alla relazione definitiva del Politecnico di Torino sulla mobilità pubblica e privata del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle, deve andare deserta. Con un’email spedita venerdì 1 febbraio alle 16.42 da Giampaoletti a tutti i dirigenti che erano stati convocati dalla Commissione per l’audizione di oggi, il Direttore generale scrive: “in merito alla convocazione della commissione trasparenza per il prossimo lunedì 4 febbraio il nostro Ente ritiene opportuno limitare la partecipazione alla parte politica. Sarà mia cura contattarvi personalmente lunedì mattina per chiarire eventuali dubbi!”. Quindi: la parte politica, gli assessori e i consiglieri grillini non andranno, dopo l’annuncio semiclandestino di ieri sera. E non andranno neanche i dirigenti, forti di una disposizione esplicita del direttore generale.

Un conflitto di poteri
L’email di Giampaoletti apre un enorme conflitto fra poteri del Comune: il regolamento del Consiglio comunale, atto votato con maggioranza qualificata dall’assemblea elettiva e che regola (articolo 97) esplicitamente il funzionamento e i poteri della Commissione Trasparenza, viene posto in conflitto con il regolamento degli Uffici, atto di Giunta comunale. Ovviamente, il “peso” in termini di poteri è nettamente sbilanciato a favore del Regolamento del Consiglio ma, per sconfessare questo posizione dell’Amministrazione Raggi, sarà necessario che si pronunci un organo di giustizia amministrativa.

Metodi di comunicazione alternativa e dove trovarli
C’era una volta il Movimento dello streaming, della trasparenza e dell’onestà-tà-tà, dei cartelli in Aula Giulio Cesare, delle contestazioni fatte con la gente in Aula. Ora c’è la cancelleria segreta, senza Bismarck, però. Ci sono le sedute del Consiglio comunale dove non viene ammesso il pubblico, e, adesso, anche delle Commissioni boicottate. Legittimo chiedersi: è davvero così tragica la relazione di Torino da richiedere di armare tutta questa cagnara ponendo in discussione le regole fondamentali del funzionamento della democrazia elettiva?


Mai più senza te

INSIDEROMA - PAPITTO - La Roma ritrova di colpo il coraggio e anche la spensieratezza nelle giocate. Dopo una disfatta come quella di Firenze non era assolutamente facile e molto di questo coraggio ritrovato lo deve al rientro di un “ragazzino” col sedici sulle spalle e che corrisponde al nome di Daniele De Rossi.

La Roma ha giocato tanto e si è espressa meglio del Milan ma ha pagato la solita disattenzione difensiva che gli era costata lo svantaggio di Piatek prima del pareggio meritato di Nicolò Zaniolo, altro giocatore chiave di questa tribolata stagione.  Forza e spensieratezza al servizio dei compagni.

Il mister Di Francesco, nonostante l’emergenza a centrocampo, ritrova almeno il comportamento di squadra, la compattezza del gruppo e già è qualcosa su cui ripartire. Nel ritrovarla poi s’è aggrappato a De Rossi che al rientro dall’infortunio più lungo della sua carriera ha giocato una partita di classe e di governo. Ha contrastato, si è posizionato nelle linee di passaggio, ha gestito palla, ha impostato e ha dato fiducia e carica.

Una guida in campo, un capitano che mancava. Un giocatore su cui appoggiarsi nel momento di difficoltà che guarda caso ieri dopo il gol rossonero la squadra non ha accusato più di tanto. Nel momento buoi che poteva prefigurare una nuova sconfitta rovinosa, tutti si sono specchiati negli occhi rassicuranti di Daniele De Rossi e hanno continuato a giocare senza paura mettendo in campo un secondo tempo di rabbia e forza che oltre al gol di Zaniolo ha prodotto anche diverse palle gol e un palo clamoroso di Lorenzo Pellegrini.

“De Rossi è fondamentale nel nostro 4-3-3, non possiamo fare a meno di lui. Ci dà delle soluzioni di gioco che senza di lui non troviamo”. Di Francesco ha descritto così il rientro in campo del capitano della Roma come a dire: “Daniele non possiamo fare a meno di te”.

Nel momento più complicato della stagione la Roma ha ritrovato la sua guida. Esiste una Roma con De Rossi e esiste una Roma senza De Rossi. Contro il Milan si è visto in modo potente.

Lunga vita a Ddr.