Il flop di Pastore e la fatica di Nzonzi. I colpi dell’estate finiti sotto accusa
GAZZETTA DELLO SPORT - In tutto 51,2 milioni di euro, più 4 di possibili bonus. (...) Sono i soldi che la Roma ha speso in estate per portare in giallorosso Javier Pastore e Steven Nzonzi, due dei giocatori più discussi in questa tormentata stagione giallorossa. Anche nella sfida di Firenze, quella dell’umiliante 7-1, dove Di Francesco si è visto costretto a cambiarli entrambi dopo appena 45 minuti. (...)
Il problema più grande è ovviamente legato alla situazione del trequartista argentino, completamente avulso a qualsiasi contesto di gioco. A Firenze, in un paio di circostanze, Di Francesco lo ha anche rimproverato aspramente. Il problema, però, non è solo lo stato di formafisica (che già di per sé potrebbe bastare) ma anche la sua flemma mentale. Pastore sembra non volersi proprio gettare nel progetto, sembra quasi ne voglia restare ai margini. A livello di impegno mentale, ovviamente, e di intensità. (...)
Diverso il discorso di Steven Nzonzi, che finora non ha deluso come Pastore, ma non ha neanche mai convinto in pieno. Anzi. (...) Ma altrettanto di certo si può anche dire che se c’è un aspetto dove ci si aspettava un giocatore diverso è sotto il profilo della personalità. Da un campione del mondo uno ci si aspetta un salto in avanti anche come esperienza, carisma, gestione di alcune fase delicate della partita. Ed invece, proprio in quelle fasi lì Nzonzi è finito con il perdersi, quasi nascondendosi (...)
Tifosi scatenati: hashtag #Difraout e Verdone attacca
GAZZETTA DELLO SPORT - (...) Sul banco degli imputati, per la prima volta in un anno e mezzo sale Di Francesco. L’hashtag #DiFraout non diventa virale come con Garcia e l’ipotesi esonero non ottiene un plebiscito come per il francese, ma il tecnico non gode più di tanta popolarità.
C’è chi parla di «Zeman senza sigarette», chi di «fase difensiva che il parroco sotto casa mia organizza meglio» e c’è persino chi vorrebbe ringraziarlo così: «Dai sette colli ai sette golli. E ora arrosticini per tutti». Difficilmente Di Francesco avrebbe voglia di brace e risate, lui che a Roma ha vinto uno scudetto e vive questa crisi in prima persona ben oltre la sfera professionale, ma sa come funzionano le cose nel calcio. (...) Magari lo tocca di più sentir parlare di «vergogna», di «umiliazione» o, peggio, di «Roma Barcellona come partita che ha rovinato tutto perché ha coperto i veri problemi»
Non le manda a dire Carlo Verdone, in diretta a «Un giorno da pecora»: «Voglio bene a Di Francesco, ma non riesce a formare il gruppo, la squadra non può essere così bipolare. Evidentemente c’è una spaccatura nello spogliato io, forse tra giovani e senatori. In questo modo non andremo avanti, qualcosa va cambiato (...)». L’attore e regista ne ha anche per Pallotta: «Per quanto riguarda il presidente, se non si sbrigano a dargli un ok allo stadio, che non arriva per colpa della burocrazia, sarà sempre così, penserà alle plu svalenze e alle vendite».
Secondo i tifosi, anche l’atteggiamento dei giocatori andrebbe modificato: il nuovo profilo di Kolarov è preso di mira per il battibecco di due giorni fa a Termini, quello di Totti, invece, è una sorta di muro del pianto con preghiere di ogni tipo. Il Capitano viene considerato il salvatore della patria, come se da dietro la scrivania potesse replicare le stesse magie che faceva in campo. Impossibile, almeno per ora. (...)
Stadio, segretato il parere sul caos dei trasporti
IL MESSAGGERO - DE CICCO - Più che giallorosso, il nuovo stadio a Tor di Valle si tinge di giallo. L'atteso parere del Politecnico di Torino, chiamato in causa dalla Raggi con la speranza che validasse il progetto travolto dall'inchiesta su Parnasi, è arrivato ieri a Palazzo Senatorio. Eppure, ufficialmente, il Campidoglio ha negato: «Il parere del Politecnico dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Roma Capitale organizzerà una conferenza stampa la prossima settimana per illustrarne i contenuti», ha comunicato la giunta con una stringata nota. In realtà l'approdo della delicata relazione sotto al Marc'Aurelio è stato confermato da diverse fonti comunali. E anche dall'estensore dello studio, il professor Bruno Della Chiara. Contattato al telefono, gli diciamo che il rapporto è finalmente arrivato. E lui: «Sì, ma non posso esprimere alcun commento». E secondo le prime indiscrezioni «gli studi sul traffico sono formalmente corretti». L'analisi sulla viabilità a Tor di Vallec'è, ma Raggi e i suoi vogliono prima spulciarla per capirne gli effetti sull'operazione calcistico-immobiliare sognata da Pallotta. Per ora il dossier rimane segretato, quindi, non proprio in linea con la trasparenza della propaganda 5 stelle: la casa di vetro del Comune avrà i vetri appannati. A proposito di trasparenza, lunedì la questione arriverà sul tavolo della Commissione di controllo, guidata dal dem Marco Palumbo. «Chiederemo che ci mostrino le carte», fa sapere il Pd. E chissà se arriverà un diniego da parte della giunta grillina.
ACQUE AGITATE - Tra gli stellati sono ore inquiete. Per oggi è stato convocato un vertice di maggioranza. Il rapporto per ora è in mano solo a due tre-fedelissimi della sindaca, tanto che anche molti big M5S ancora ieri si interrogavano sugli scenari possibili: stroncatura netta? Bocciatura soft? Sì ma con prescrizioni? Se c'è così tanta segretezza, è perché la prima bozza sfornata dal Politecnico era trapelata sui giornali. E veniva sconfessato in pieno l'auspicio di Raggi, che dopo avere criticato il progetto fino al 2016, a febbraio 2017 ha accettato un compromesso con i privati, sforbiciando un po' le cubature record per alberghi e uffici, che pure continuano a scavallare ampiamente i limiti del Prg.
LE CRITICITÀ - La prima versione del rapporto parlava di un impatto «catastrofico» sulla viabilità nel quadrante Sud, «un quadro oltremodo preoccupante, che vede negli scenari futuri un blocco pressoché totale della rete principale di connessione con la location stadio, a parità o circa di livelli di mobilità motorizzata attuale». Gli ingegneri sabaudi citavano quattro arterie a rischio tilt: Roma-Fiumicino, Colombo, Laurentina e viale Marconi. Senza contare il Gra, che «in ogni simulazione appare in blocco totale», con «punte di 8.500 veicoli per singola direzione laddove già solamente 6mila veicoli rappresentano il limite di saturazione». I flussi di traffico sarebbero stati considerati dai privati con ipotesi talvolta «troppo ottimistiche». Perfino le opere pubbliche che i proponenti avevano promesso di costruire in cambio delle volumetrie monstre, secondo il documento, sembrerebbero sostanzialmente inutili: «Il traffico non vede trarre beneficio degli interventi infrastrutturali a carico della rete». Frasi molto nette, difficili da smentire, dato che il progetto da allora non è cambiato.
Roma, la città sottosopra. Verdone: “E Pallotta pensa alle plusvalenze”
CORRIERE DELLA SERA - C’è stato un momento, nei minuti finali della partita del Franchi, in cui qualche romanista ha sperato che la Fiorentina ne segnasse ancora uno. E invece niente da fare, altro 7-1 da mandare giù, dopo quelli in Champions League contro il Manchester United e il Bayern Monaco.
«Ho visto più 7-1 che scudetti», la frase postata da un tifoso sui social, proseguita poi con un insulto come centinaia ne sono volati nelle ultime 24 ore. Virtuali, ma non solo. C’è chi si è presentato in tarda serata a Trigoria ad attendere il pullman e chi ha fatto lo stesso ieri mattina, aspettando i giocatori fuori dai cancelli e cercando spiegazioni. Daniele De Rossi ha abbassato il finestrino, ma non ha fatto un fiato. «Che sta a succede, Danie’, ci siamo rotti i c...., siamo romanisti». Patrik Schick, invece, si è limitato a chiedere «scusa», sulla scia di quanto fatto dal direttore sportivo Monchi, al termine della mattanza, nella pancia dello stadio di Firenze. E di pancia è stata anche la reazione di romanisti vip come Alessandro Gassmann: «Presi a pallate, che amarezza», il tweet eloquente, seguito da sette palloni come quelli che il povero Robin Olsen si è trovato costretto a raccogliere in fondo alla porta.
Carlo Verdone ci è andato giù durissimo. Stava vedendo Fiorentina-Roma con Enrico Vanzina, «poi - racconta a Un giorno da Pecora - al quarto gol lui si è alzato e se n’è andato, senza salutare nessuno. Io, invece, vorrei prendere la sedia e tirarla in testa a qualcuno». L’attore non risparmia nessuno. A partire da Di Francesco: «Non riesce a formare il gruppo, la squadra non può essere così bipolare». (...) Si passa a Pallotta: «Se non si sbrigano a dargli l’ok per lo stadio, che non arriva per colpa della burocrazia, continuerà a pensare alle plusvalenze».
Righetti: “Non serve cambiare tecnico”
CORRIERE DELLA SERA - (...) Ubaldo Righetti, difensore del secondo scudetto e oggi opinionista tv, il giorno dopo la disfatta di Firenze chiarisce il suo pensiero.
(...) A mente fredda che pensa?
«Credo che dentro Trigoria debbano andare alla ricerca del problema. Non bisogna pensare che quello di Firenze sia stato un incidente di percorso perché i segnali c’erano già stati».
Di chi è la colpa?
«Le responsabilità sono di tutti. C’è un problema profondo, che è esploso».
Deve pagare l’allenatore?
«Cambiare non dà nessuna garanzia, la soluzione va trovata dentro. Di Francesco ha la sua responsabilità e lavora tutti i giorni sul campo, la società deve farlo sui concetti di dovere e personalità. Monchi ha giocato, certe dinamiche di spogliatoio le conosce».
(...) Pallotta ha responsabilità del mancato mercato?
«Servono forse nuovi giocatori per battere Bologna, Cagliari, Spal e Chievo?»
(...) Come se ne esce?
«Tutti insieme e senza mollare».
Di Francesco a oltranza
IL TEMPO - MENGHI - Il coraggio di non cambiare, l’azzardo di tenere in panchina l’allenatore più discusso del momento e il rischio di subirne poi le conseguenze. Vince ancora la linea Monchi e Di Francesco batte tutte le sue ombre. La Roma rimane immobile, perde 7-1 a Firenze eppure sceglie di andare avanti con gli stessi uomini, in campo e soprattutto fuori, ma non lo fa per inerzia, crede davvero che la strada migliore sia quella già intrapresa, che il tecnico migliore si trovi già a Trigoria. Una valutazione sui possibili sostituti è stata fatta più volte in questa stagione, nessuno ha fatto innamorare il direttore sportivo, che finché avrà pieni poteri decisionali non caccerà Di Francesco. Salvo serie complicazioni legate all’obiettivo prioritario, il 4o posto in campionato, ma parliamo di una combinazione di risultati negativi e reazioni depressive del gruppo che al Bernardini si augurano di evitare. Pallotta ha delegato ogni decisione a Monchi, che si sta assumendo una grande responsabilità nel confermare l’allenatore e, se alla fine la Roma dovesse sbandare oltremisura, sarà il primo a essere messo in discussione. A fine stagione verrà fatto un bilancio generale, è inevitabile, ma al momento nessuno è in bilico e tutti insieme proveranno ad uscire da questa situazione. Il day after è stato dedicato ai faccia a faccia, Di Francesco ha parlato alla squadra, cosa che il diesse farà nei prossimi giorni (ha lasciato il centro sportivo intorno alle 15.30, quando i tifosi erano già andati via) per confrontarsi proprio con Monchi, che gli ha ribadito una fiducia totale. Prima o dopo Firenze non è cambiato nulla e non sarà il Milan, comunque vada, la partita della vita per l’abbruzzese.
La società preferisce ragionare con calma sul futuro, a giugno potrà eventualmente pescare tra una rosa di allenatori più ampia (vedi il caso Sarri, reduce da una figuraccia - il 4-0 col Bournemouth - e in bilico al Chelsea). Fare la rivoluzione a meno di 4 mesi dalla fine dell’anno calcistico non è qualcosa che rientra nella filosofia di Monchi, anche se forse sarebbe la strada piú facile e terrebbe a bada le smanie dei tifosi. Il diesse a fine gara li ha messi a dura prova, “niente ritiro, nessun acquisto e nessun esonero”, la sintesi delle sue parole spiazzanti ma sincere. Il mercato invernale della Roma si è chiuso senza mai essere iniziato, ieri Luca Pellegrini è andato a Cagliari in prestito secco e ci sono state solo altre operazioni minori in uscita: Marcucci a titolo definitivo al Foggia, col 30% sulla futura rivendita per i giallorossi, che incasseranno 1.25 milioni di euro a giugno grazie alla cessione di Machin (via Pescara) al Parma. Monchi ha sfiorato il colpo Vida, una volta saltato (per mancato accordo economico col Besiktas) ha scelto di non cercare altro, anche se teneva sott’occhio Skrtel e Kannemann, e l’ha fatto per ribadire la fiducia nei giocatori che ha. L’ultima volta con 0 acquisti a gennaio è stata nel 2010-11, non era mai accaduta nell’era americana. È una rivoluzione al contrario, funzionerà?
De Rossi si riprende la Roma
IL TEMPO - MENGHI - Tutto su De Rossi. Momento delicato l’emergenza centrocampo mettono fretta al capitano, che dopo il “riscaldamento” nella disfatta di Firenze vuole riprendersi la Roma sulle spalle e col Milan dovrebbe essere in campo dall’inizio. Senza gli squalificati Nzonzi e Cristante, Di Francesco non puó inventarsi molto e deve scommettere sulla tenuta del ginocchio del numero 16 e di Pellegrini. A due allenamenti di distanza dalla partita Under e Perotti si sono sottoposti a terapie, hanno bisogno ancora di tempo per rientrare e allora sulle corsie esterne dell’attacco le opzioni sono sempre meno, visto che Zaniolo stavolta dovrebbe giocare trequartista: Florenzi non è al meglio della condizione, ma potrebbe essere lui l’ala destra designata (con Karsdorp e Santon in ballottaggio per sostituirlo in difesa), a meno che Kluivert riesca a convincere l’allenatore. Schick guadagna punti coi tifosi, fermandosi ai cancelli a chiedere scusa, ma non con Di Francesco, che dovrebbe tornare a puntare su Dzeko dal 1’.
“Daniele che fate? Noi ci siamo rotti”. La rabbia dei tifosi dopo la disfatta
LA REPUBBLICA - FERRAZZA - Giocatori e allenatore sotto tiro, società in pieno caos decisionale, tifoseria sull’orlo di una crisi di nervi: il day after romanista prende in fretta le sembianze di uno psicodramma collettivo, di quelli che la città giallorossa faticherà non poco a digerire. La prima reazione all’umiliante 7-1 subito a Firenze - che vuol dire eliminazione dalla Coppa Italia e inspiegabile sgretolamento tecnico - si consuma nel settore ospiti del Franchi: intorno all’ottantesimo, i circa 2.500 sostenitori arrivati dalla capitale, levano bandiere e stendardi dalle vetrate, svuotando in segno di protesta le gradinate a loro dedicate. L’arrabbiatura vorrebbe sfogarsi alla stazione e sul treno, ma la società precauzionalmente fa rientrare nella notte la squadra in pullman, preferendo non ordinare il ritiro per evitare che il nervosismo presente tra i giocatori (vedi la lite in campo tra Dzeko e Cristante, per esempio) peggiorasse rapporti già logori all’interno. Meglio sbollentare gli animi, ritrovandosi il giorno dopo (ieri) alle 11 a Trigoria. Ma prima del “rompete le righe”, intorno alla mezzanotte, una trentina di tifosi ha accolto il pullman di rientro dalla Toscana, lanciando oggetti e insultando pesantemente tutti
Politecnico, arriva la perizia. Scatta il vertice del M5S
CORRIERE DELLA SERA - Arriva la relazione finale del Politecnico di Torino sullo stadio della Roma e in Campidoglio scatta il vertice di maggioranza M5S. Il plico è giunto ieri a Roma ed è stato secretato in attesa che lo legga la sindaca Raggi. Ma, secondo le prime indiscrezioni, conterrebbe l'ok dei tecnici torinesi sulla correttezza degli studi effettuati dagli uffici comunali circa i flussi del traffico. Ed escluderebbe, queste le voci, un ulteriore parere «choc» sulla gestione globale della mobilità nell'area di Tor di Valle.
La notizia naturalmente è subito rimbalzata in Consiglio comunale con il gruppo grillino che ha chiesto una riunione allargata a tutta la maggioranza M5S per parlare dell'opera alla luce della relazione del professore del Politecnico, Bruno Della Chiara. (...) In ogni caso alcuni consiglieri - si parla di almeno quattro grillini del Campidoglio già perplessi dopo lo scoppio dell'inchiesta che ha portato in carcere sia il costruttore Luca Parnasi sia il «facilitatore» di Raggi, Luca Lanzalone - continuano a nutrire forti dubbi sull'equilibrio del progetto stadio. (...) Lunedì, per altro, è convocata una commissione Trasparenza proprio per esaminare la relazione del Politecnico: nell'occasione la relazione potrebbe saltare fuori.
DiFra resta. Bene la società. Ora nel mirino c’è il gruppo
LA REPUBBLICA - BOCCA - Ha coraggio, e forse addirittura ragione, la Roma a tenerei Eusebio Di Francesco. Non perché l’allenatore non abbia colpe e non sia corresponsabile degli inquetanti tracolli, ma tenere la barra dritta, non cedere alla piazza, legarsi mani e piedi a lui è a suo modo una scelta. Forte e coraggiosa. È un po’ come giocare alla roulette e puntare le poche fiches rimaste tutte sul rosso o sul nero - e infatti domenica sera all’Olimpico arriva il Milan... -, è un pugno sbattuto sul tavolo di fronte alla gran caciara capitale. A un’indignazione persino esagerata se consideriamo che non sono in ballo i diritti umani. Una furia rabbiosa quella per il crac della Roma che eguaglia quella per le buche in strada, le montagne di immondizia e le periferie abbandonate. E anzi, chissà cosa sceglierebbero certi tifosi se chiedessero loro: vuoi una città pulita e civile oppure la Roma in Champions?
È un segno di vitalità, quello della scommessa su di Francesco, che arriva quando si pensava che fosse davvero finita e che la rassegnazione fosse ormai allo stesso insopportabile livello dei gol presi. Quando si pensava che l’unica via di scampo e di espiazione per i 7 gol di Firenze, fosse la cacciata dell’allenatore ecco chi se lo tiene stretto e lo difende a proprio rischio e pericolo. Potrà trascinarla ancora più giù, Di Francesco, ma adesso i giocatori sanno che la società è dalla sua parte e che sono soprattutto loro a essere nel mirino. A cominciare da Dzeko che si permette di insultare l’arbitro con tale rabbia, da farsi espellere e non permettere alla Roma di perdere a Firenze con un risultato più dignitoso. È una scommessa, quella della conferma di Di Francesco, sulle proprie convinzioni. Molto poco condivisibili e chiaramente perdenti - l’ultima volta che la Roma ha vinto qualcosa (Coppa Italia 2008), si stava tra i sindaci Veltroni e Alemanno e Pallotta & C erano ancora al di là da venire a dare lezioni di football americano e soprattutto a promettere trofei in cinque anni - ma forse più genuine e sincere dell’apparenza.
Sembra davvero, adesso, che lo spagnolo Monchi - il marziano di Flaiano a Roma - catalizzatore di malumori e architetto di questa Roma cosí sghemba, creda in Di Francesco e nei giocatori che ha scelto e messo sotto paga. Sembra davvero, adesso, che James Pallotta oltre ad aver affidato il portafogli a dirigenti che fanno plusvalenze e soldi, ma hanno perso di vista i reali obiettivi di chi fa calcio, affidi loro anche se stesso. Pronto a offrire il petto alla causa giallorossa. La scelta di mandar via l’allenatore era sicuramente più normale. Ma non l’unica e soprattutto senza alcuna garanzia. Il non aver un sostituto convincente (chi, Paulo Sousa?) nonché constatata pure l’estinzione dei barcaroli romani per far da traghettatore, ha costretto il club a una mossa sconvolgente e rivoluzionaria: tenersi il tremebondo Eusebio. Che secondo cliché non si è dimesso ma forse è davvero un bravo e sfortunato allenatore. Senza per questo apparire dei terrapiattisti per il solo sostenerlo. Intanto lui sta lì a Trigoria, orgogliosamente piantato come l’edera di Orietta Berti. “L’amore è come l’edera s’attacca dove muore”
La Roma fa gli auguri a Batistuta (Video)
La Roma fa gli auguri su Twitter a Gabriel Omar Batistuta che oggi compie 50 anni. Con la maglia giallorossa, il "Re Leone" ha vinto uno scudetto e una Supercoppa Italiana, successi che gli sono valsi un posto nella Hall of Fame capitolina.
33 reti con la maglia dell'#ASRoma
Uno Scudetto e una Supercoppa Italiana in giallorosso
Membro della nostra Hall of Fame
Buon compleanno a @GBatistutaOK che oggi compie 50 anni pic.twitter.com/dlxiKVkUUJ— AS Roma (@OfficialASRoma) 1 febbraio 2019
Allenamento Roma, individuale per Jesus e Mirante
La Roma torna sui prati di Trigoria in vista del match contro il Milan di domenica. La squadra ha seguito un programma diviso tra torello, poi parte tattica e infine la partitella conclusiva. Juan Jesus e Mirante hanno svolto lavoro individuale in campo mentre Perotti e Under, alle solite terapie, hanno alternato dell'allenamento in palestra.