Il futuro è adesso: iniziamo a divertirci con i giovani

CORRIERE DELLA SERA - DI CARO - Viva la pazza gioia di Zaniolo, l’equilibrio maturo di Cristante, le geometrie letali di Pellegrini, la corsa libera di Karsdorp. E viva la garra raffinata di Schick, l’adolescenziale alternarsi di perle ed errori di Kluivert, la spinta esplosiva di Under.

Viva la meglio gioventù, che si prende la Roma a metà campionato, facendosi largo tra eroi infortunati o stanchi che cedono un po’ di strada e accompagnano nel cammino quella che potrà - dovrà- essere l’ossatura della squadra di domani. [...] Meglio alzare trofei e correre per il titolo, se si può. Ma se non è questo il tempo che ci è dato - non ancora almeno - veder crescere futuri possibili campioni e forti interpreti di un ciclo che potrebbe aprirsi non è poco. È bello, invece. Rischioso pure? Eccome. [...] Viva i colpi di tacco alla noia e i dribbling agli schemi: quando si ha poco da giocare è il momento di giocarsi tutto. E hai visto mai che iniziamo a divertirci?


Manfredini, il ricordo di De Sisti: "Terribili quelle barzellette ma noi ridevamo ugualmente..."

GAZZETTA DELLO SPORT - Si è spento nella giornata di ieri all'età di 83 anni l'ex centravanti argentino della Roma degli anni '60, Pedro Manfredini. Al quotidiano sportivo, l'ex centrocampista giallorosso Giancarlo De Sisti ha ricordato così "Piedone"«Ero incuriosito da questa storia del piede... Ben presto, però, ho capito che dietro il grande attaccante c’era una persona preziosa. I suoi consigli li ho portati dentro di me tutta la carriera». Prosegue: «Era un punto di riferimento in campo, uno che si faceva sentire in tutto e per tutto».

E poi le barzellette: «Ecco, veniamo alle note dolenti. Spesso le sue non facevano ridere, ci provava e riprovava, ma niente. E noi alla fine ridevamo lo stesso, ma non per la barzelletta, per la faccia che faceva quando non ci vedeva divertiti dal suo racconto».


Dzeko+Schick: Di Francesco ci prova

IL TEMPO - MENGHI - Convivente o solista, basta che giochi: Di Francesco cerca posto a Schick. Dzeko non si sblocca, ma quando c'è e sta bene difficilmente resta a guardare, il ceco però è in ascesa e la panchina gli va stretta, ecco perché il tecnico romanista sta pensando di tentare il matrimonio tra i due che in passato non ha funzionato. Il momento è diverso e potrebbe esserlo anche il risultato. Insieme le punte giallorosse hanno giocato 32 volte per un totale di 1.042 minuti, 51 i punti conquistati frutto di 14 vittorie, 9 pareggi e 9 ko, e hanno prodotto 25 gol, 18 firmati dal bosniaco autore anche di 5 assist e 2 dall'ex Sampdoria. Ma Schick sta venendo fuori dall'ombra di Dzeko, quest'anno in campionato hanno fatto lo stesso numero di reti, 2 a testa, ed è cresciuta la concorrenza tra di loro. Da novembre ad oggi il ceco è stato titolare in 9 partite su 13 ed è forse merito di questa continuità, oltre all'aiuto del mental coach, se sta uscendo dal guscio.

«Rivederli insieme? Perché no, hanno dimostrato di poterlo fare bene», ha constatato Di Francescodopo il test di convivenza nel finale col Torino, la gara in cui ha perso Under (oggi gli esami alla coscia) per infortunio e ha iniziato a riflettere su come sostituirlo. Schick l'esterno a destra l'ha già fatto, seppur con caratteristiche diverse da quelle del turco, che come Perotti - pure lui ai box - è bravissimo a saltare l'uomo e a giocare in profondità. La carenza di ali e il calendario che s'infittisce con 3 partite in una settimana, da domenica a Bergamo con l'Atalanta fino a Roma-Milan il 3 febbraio, passando per il quarto di Coppa Italia con la Fiorentina al Franchi, obbligano l'allenatore a studiare soluzioni differenti per l'attacco. Schick almeno una delle prossime due sfide la giocherà dal 1', con Dzeko o al suo posto, molto dipenderà dalle scelte di Di Francesco sulle corsie esterne, dove oltre ai reduci Kluivert ed El Shaarawy e il ceco adattato potrebbero tornare utili Zaniolo, col ritorno di Nzonzi in mediana, o il jolly Florenzi, ieri a Trigoria ad allenarsi nel giorno libero (oggi ripresa alle 10.30) assieme a De Rossi, Marcano e Pastore. L' argentino è stato seguito da Tomas Vogliotti, suo connazionale specializzato nel miglioramento psicofisico nutrizionale, e sta ricercando la forma fisica migliore dopo essersi messo alle spalle l'infortunio recidivo al polpaccio.

Stesso problema e stessa cura per Perotti, volato ieri a Barcellona (e rientrato in serata) per sottoporsi al trattamento a base di fattori di crescita presso la clinica Corachan (ci sono stati anche Dzeko ed El Shaarawy per le rispettive lesioni muscolari) che sembra aver funzionato con l'ex Psg, in grado di tornare a disposizione due settimane dopo il viaggio in terra spagnola. Non ha giocato moltissimo dal suo rientro, 190 minuti in tutto, ma almeno il polpaccio non gli da più il tormento. Perotti spera di trovare una soluzione definitiva che gli permetta di svoltare in questa stagione da incubo, fatta di appena 218 minuti, 5 presenze e 1 gol su rigore. Non sta andando bene nemmeno a De Rossi, che finalmente può dirsi clinicamente guarito ma aspetta di allenarsi con il gruppo nei prossimi giorni per testare il ginocchio: se dovessero arrivare le risposte giuste, potrebbe essere convocato domenica e Monchi potrebbe decidere di non prendere nessuno a centrocampo, dove sembra destinato a restare anche Coric, senza offerte concrete e in ogni caso poco convinto di andarsene.


Zaniolo e il rinnovo in giallorosso. «Ballano» circa trecentomila euro

IL TEMPO - MENGHI - Fumata grigia. Il primo incontro tra Monchi e il nuovo procuratore di Zaniolo, Vigorelli, c'è stato, ma non è stata raggiunta l'intesa sull'adeguamento contrattuale per il trequartista che guadagna come un baby (circa 300 mila euro a stagione) ma stupisce tra i grandi. La Roma ha messo sul tavolo poco meno di un milione di euro, proposta bocciata dall'agente, che spinge per alzare l'asticella fino a 1,2 l'anno. Si sono dati appuntamento a febbraio per riparlarne, con la consapevolezza che un accordo verrà trovato. Non verrà inserita la temuta clausola rescissoria e il ritocco sarà sull'ingaggio, non sulla data di scadenza (resterà 2023). In odore di rinnovo anche il classe 2001 Riccardi.


Addio Piedone. Fenomeno d’altri tempi

IL TEMPO - VITELLI - La Roma, e il mondo del calcio, piangono la scomparsa di Pedro Valdemar "Piedone" Manfredini. A 83 il cuore dell'argentino ha smesso di battere all'ospedale G.B Grassi di Ostia, zona di Roma che l'attaccante giallorosso aveva scelto da più di trent'anni per vivere. Piedone era malato di diabete da tempo, una patologia che lo aveva costretto negli ultimi giorni al ricovero presso il nosocomio lidense. Sposato con Ana Maria, nel quartiere del mare di Roma aveva messo le radici a metà degli anni '80, quando la figlia della coppia aveva sposato un ragazzo della zona. Dopo anni passati a  gonfiare le reti di mezzo mondo, Manfredini si era reinventato imprenditore, gestendo personalmente prima un bar-tavola calda all'interno dello storico stabilimento balneare Tibidabo, poi continuando l'avventura tra caffè e tramezzini in un esercizio commerciale in via Vasco de Gama che aveva deciso di chiamare "Bar Roma e Lazio".

Giunto a Roma nell'estate del 1959 per 78 milioni di lire, Pedro Manfredini deve il suo soprannome di "Piedone" ad un fotografo che, per immortalarlo mentre scendeva dall'aereo, si piazzò sotto la scalena prendendo in primo piano la scarpa del giocatore che apparve quindi gigantesca. In realtà calzava un normalissimo 42 (che gli andava pure un po' largo), ma ormai era fatta. Per tutti, nella capitale, era "Piedone". Forte fisicamente, rapido e generoso, era dotato di un tiro fortissimo anche se non molto preciso. Il suo debutto in maglia giallorossa è datato 11 ottobre 1959. La Roma gioca a Firenze contra i Viola e Manfredini segna quasi subito. Alla fine, con i capitolini, realizzerà 77 gol in Serie A, 9 in Coppa Italia e 18 in Coppa della Fiere (conquistata dalla Roma nel 1961). Nelle sei stagioni romaniste, tra '59 e '65, indossa la casacca 164 volte, vincendo la classifica dei marcatori con 19 reti (a pari merito con il danese Harald Nielsen che in quella stagione gioca con il Bologna) al termine del campionato 1964/65. Dopo gli anni nella capitale, si trasferisce al Brescia e poi al Venezia, prima di tornare in momentaneamente Argentina.

«La A.S. Roma piange la scomparsa di Pedro Manfredini, uno dei più grandi attaccanti della storia giallorossa. Ai familiari va l'abbraccio della società e dei tifosi romanisti», si legge nel comunicato di cordoglio diramato dalla società giallorossa. Personaggio dal carattere esuberante, ma al contempo semplice e cordiale, "Piedone" Manfredini è apparso anche in una scena del famoso film ."I mostri" di Dino Risi. Nell'episodio "Che vitaccia!", Vittorio Gassman interpreta un baraccato romano che, sempre alle prese con le difficoltà economiche dovute ad una famiglia povera e numerosa, spende gli ultimi spiccioli che ha per andare allo stadio a tifare la Roma. Ad una cavalcata di Manfredini sulla fascia destra, Gassman lo supporta dagli spalti urlando a squarciagola "Vai Piedone, vai", per poi impazzire alla rete giallorossa. Le immagini di quello spezzone, già famose tra i romanisti, da ieri sono storia. "Vai Piedone, vai", l'amore del popolo giallorosso ti terrà compagnia anche lassù.


Italia all'ultimo stadio: diamoci una mossa. Juve, un esempio isolato. Si muove solo la provincia, le grandi città che fanno?

GAZZETTA DELLO SPORT - Sono trascorsi 2693 giorni dall’inaugurazione dello Juventus Stadium e, ormai possiamo ben dirlo, l’effetto trascinamento non c’è stato. [...] Il quadro è desolante, da diversi punti di vista. Il fresco rapporto dell’Uefa ha certificato come la Serie A disponga di soli tre stadi di proprietà dei club, una percentuale misera se paragonata a quella della Premier (15 su 20 club), della Bundesliga (9 su 18), della Liga (16 su 20), ma anche della Scozia (9 su 12) e dell’Irlanda del Nord (7 su 12). [...] Secondo il Report Calcio della Figc, ogni anno tra Serie A, B e Lega Pro si registrano mancati ricavi fino a quasi 300 milioni, nell’ipotesi di riempimento del 100% della capienza degli stadi, ferma al 52% in Italia contro il 93% di Germania e Inghilterra e il 72% della Spagna. [...]

Così, partendo dagli 11,6 milioni di ricavi da stadio del 2010-11, la Juve si è issata nel 2017-18 a 60,4 milioni di cui 4 derivanti dagli eventi organizzati nei giorni diversi dalle partite, senza contare i proventi da tour e museum. Si sta ripagando alla grande l’investimento, museo incluso, da 155 milioni [...] Il Frosinone ha completamente rifatto il vecchio Matusa  [...]. La Spal ha diversificato la spesa e si è patrimonializzata investendo su stadio e centro sportivo: il restyling del Mazza(concessione d’uso per 10 anni al club) è costato quasi 14 milioni, di cui 9 sostenuti dalla società. [...] Poi ci sono i progetti in fase di realizzazione, avviati o da avviare. Si pensi a quello che l’Atalanta [...]. Oppure al piano del Cagliari [...]. Più indietro stanno club come Fiorentina, Bologna, Genoa e Sampdoria (e, sotto la Serie A, Venezia o Bari), comunque interessati da tempo a dotarsi di infrastrutture moderne. [...]

Nella capitale l’avveniristico progetto della Roma a Tor di Valle, al netto dell’inchiesta sul costruttore Parnasi (nessun atto è stato macchiato da episodi corruttivi), ha subito il taglio delle cubature dalla giunta Raggi: ora si è in attesa del parere del Politecnico di Torino sulla viabilità e soprattutto dell’approvazione della variante urbanistica da parte del Consiglio comunale, in programma entro marzo, per poi incassare il via definitivo dalla Regione. A Milano devono innanzitutto mettersi d’accordo Inter e Milan. [...] Il Napoli, dopo aver vagheggiato nuovi impianti, sembra voglia restare al San Paolo, ora sottoposto a interventi light in vista delle Universiadi di luglio. [...]


Addio Piedone, il bomber di Gassman

CORRIERE DELLA SERA - Il momento più difficile fu con l’allenatore Carniglia, che lo mise fuori rosa. La Roma andò in crisi, arrivò Foni e rimise Pedro in campo. Segnò tre gol al Palermo e disse: «Al posto del portiere vedevo Carniglia». A Roma ha vissuto i suoi anni migliori [...]. Manfredini aveva aperto un bar, naturalmente chiamato «Da Piedone», in piazzale Clodio, per poi spostarsi a Spinaceto e a Ostia. La As Roma lo ha ricordato come «uno dei più grandi attaccanti della storia giallorossa». [...]


Abodi: "Stadi? Serve una regia del governo. Venti piazze sono già pronte"

GAZZETTA DELLO SPORT - Prima di cambiare gli stadi, bisogna cambiare la mentalità. Se l’Italia vuole avere una speranza, deve avere un nuovo approccio. Quale, ce lo spiega Andrea Abodi, presidente (rimpianto) della Lega B fino al 2017, candidato battuto (e molto rimpianto) alla presidenza Figc, da 15 mesi alla guida dell’Istituto per il Credito Sportivo, la banca pubblica che di fatto tiene in vita l’impiantistica sportiva del Paese. «L’ipotesi di candidarsi all’organizzazione degli Europei di calcio del 2028 – spiega Abodi nel suo ufficio di Piazzale Flaminio, nel cuore di Roma – non può essere il presupposto per un serio piano di rilancio delle nostre infrastrutture, ma una conseguenza. Tra quattro anni, quando si assegneranno gli Europei, dovremo presentarci all’Uefa con delle certezze, altrimenti commetteremo l’errore di sempre».

Belle parole, presidente Abodi. Ci spiega anche come si fa?

«Il presupposto imprescindibile è la firma di un patto tra Governo, Comuni, istituzioni sportive e sistema bancario, con il Credito Sportivo in prima fila. C’è un’agenda sicurezza? Ci vuole anche un’agenda infrastrutture».

Ma chi deve fare il primo passo?

«Ci vuole innanzitutto una regia governativa, perché ora manca la cornice. Abbiamo bisogno di un inquadramento di sistema che consenta a tutti di confrontarsi con il tema dello sviluppo partendo dallo stesso livello, o riduca al minimo le disparità».

Chiede una nuova legge sugli stadi?

«Non necessariamente. Quella legge peraltro si è già evoluta. Sto parlando di interventi legislativi e misure finanziarie che sostengano i club: contributi in conto interessi o bonus fiscali, misure che darebbero un impulso concreto».

Ma i nostri club professionistici sono pronti?

«Vi rispondo con un elenco, da Nord a Sud: Venezia, Vicenza, Verona, Cremona, Brescia, Bergamo, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Empoli, Pisa, Cagliari, Ascoli, Terni, Perugia, Roma, Pescara, Lecce, Cosenza. Venti piazze che hanno messo nella propria agenda delle priorità il tema delle infrastrutture. Alcuni sono progetti avanzati, altri stanno muovendo i primi passi. Alcuni prevedono abbattimenti e ricostruzioni, altri “solo” profonde rigenerazioni. Nel complesso, valgono potenzialmente due miliardi di euro».

Lei da presidente della B lanciò B Futura, dedicata proprio al rilancio infrastrutturale, e firmò un’intesa con Invimit e Credito Sportivo: è quello il modello?

«Lo rivendico: prima di tutto l’affermazione di un modello di gestione del progetto caratterizzato nella prima fase da analisi e ascolto, baricentrico sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sulle esigenze di funzionalità e accessibilità dell’impianto, rispettoso di chi nello stadio deve entrare per tifare, lavorare o investire. Dopodiché strumenti innovativi che si aggiungano alle opzioni di acquisto o di project finance, come quello di un fondo immobiliare a cui un Comune, senza mettere un euro, possa conferire lo stadio, eventualmente insieme ad altre attività e proprietà che possano alimentare il piano finanziario, in modo da trasformare il patrimonio conferito in quote di partecipazione del fondo, peraltro aperto a tutti, anche ai privati, capaci di produrre sviluppo infrastrutturale ed efficienze gestionali».

Perché non replicarlo alla Lega di A?

«Non sta a me dirlo, io posso solo augurarmi che la lega maggiore ragioni da.. lega, e capisca al più presto che un piano di sviluppo delle infrastrutture sportive è innanzitutto il suo progetto, anche perché rappresenta un tema centrale nel processo di creazione del prodotto e della prospettiva di crescita dei ricavi. Anche qui, serve una politica di sistema, con due premesse. Ogni giorno trascorso in uno stadio vetusto costa molto più di una rata del mutuo per ristrutturarlo; e in tutta Europa, qualunque club abbia sviluppato un serio progetto infrastrutturale, ha almeno raddoppiato i ricavi da stadio».


Adesso tutti fenomeni del... «l’avevo detto»

IL TEMPO - Il campionato della Roma ricomincia come si era conclusa con una vittoria. A lungo si è chiesto alla squadra di invertire la rotta che aveva portato a marcare un percorso a dir poco altalenante, provando a dare continuità alle vittorie con buona pace del morale, della classifica e dei malumori della "piazza". La vittoria, per certi versi, arriva forse nel modo migliore ovvero attraverso uno strappo rabbioso dopo che, come avvenuto troppo spesso quest'anno, il Torino aveva rimontato il doppio svantaggio. Non è stato sicuramente il massimo per fegato del tifosi, ma penso che questo tipo di vittorie diano ancora più certezze e conferme che la squadra è viva ed ha voglia di lottare. Bene, anzi benissimo. Spero ci sia consapevolezza a Trigoria che nulla è stato ancora raggiunto ma che la strada da intraprendere è quella giusta. Ulteriore elemento di ottimismo, una serie di segnali positivi da alcuni giocatori  che fino a questo momento sono stati avventori delle tribune di stadi di mezzo Italia o hanno ricoperto ruoli da poco più che comparse.

Osservando il contorno di quello che avviene sul campo, fa sorridere la coda che si sta pian piano creando alla fermata del carro (lungi da me dire del vincitore) sul quale siedono alcuni esponenti della società indiziati "dalla piazza"come colpevoli dei disastri sportivi e societari. Ma questo  processo sta avvenendo in maniera furbesca da parte dei protagonisti:  un po' come chi sa di aver rubato una caramella in un negozio che comincia a guardarsi intorno, a fischiettare, a guardare il cellulare, a fa er vago insomma, così molti cominciano ad elogiare alcuni degli acquisti senza dare atto a chi questi giocatori li ha comprati. Si ricominciano a sentire i "io l'ho sempre detto", "o sapevo io che era forte" e così via. Non ne usciremo mai, sarà sempre così purtroppo: la #10yearsChallenge dei #capiscers...Io spero veramente che la fila diventi sempre più lunga e che il carro possa realemente un giorno, spero presto, diventare un vincitore. Ma la strada è ancora lunga e il mese a venire c dirà molto su quanto la fila alla fermata si allungherà o si svuoterà. Avanti così. Forza Roma!


Mancuso lascia i 5 Stelle: «Tutto inizia con lo stadio»

CORRIERE DELLA SERA - Dopo Cristina Grancio, anche l'ingegnere e mental coach, 50 anni, Mancuso rompe con i grillini al culmine di un percorso iniziato con le divergenze sullo stadio della Roma a Tor di Valleed esasperato dal «richiamo all’ordine» piovuto dall’alto. Queste le sue dichiarazioni al quotidiano:

Consigliere, qual è stato il motivo scatenante della sua decisione?
«L’incontro convocato venerdì da Valentina Corrado (capogruppo alla Pisana e membro del coordinamento nazionale di supporto agli enti locali)».

[...]

 

I rapporti con la sua maggioranza hanno iniziato a incrinarsi per lo stadio: cosa non le hanno perdonato?
«Da presidente della commissione municipale Urbanistica, quando mi sono opposto al business park ho ricevuto gli elogi di Ferdinando Imposimato e a qualcuno non è andato giù».

Il progetto poi è stato ridimensionato.
«Dicono che le cubature siano dimezzate, ma è cambiato poco. Altro che stadio fatto bene, visto che ricade sull’ansa del Tevere in un’area a rischio di dissesto idrogelogico».


Zaniolo ok, ma Scuffet e Pellegri...Ragazzi, ci vuole cautela

GAZETTA DELLO SPORT - VERNAZZA - Non ci sono più i giovani di una volta: quante volte l’abbiamo sentita questa frase, non c’è generazione di anziani che non l’abbia pronunciata. Il calcio italiano non produce più campioni: quante volte è stata tranciata tale sentenza. Poi, in un pomeriggio d’inverno, sboccia il talento di Nicolò Zaniolo e il pessimismo più cupo evolve nell’ottimismo più sfrenato. Zaniolo, Pellegrini, Barella in Serie A, Tonali in B: qualcosa si muove, però ci vuole cautela, quando si parla di beata gioventù.

[...] La storia abbonda di under accreditati del sol dell’avvenire e costretti a un faticoso presente. È notizia fresca il trasferimento di Simone Scuffet. Il portiere è passato in prestito dall’Udinese al Kasimpasa, club turco [...]. Scuffet si è perso nei meandri di un’età troppo verde: ha rifiutato un trasferimento all’Atletico Madrid, ha sofferto forse le voci che sussurravano come alle sue spalle ci fosse uno più bravo, Alex Meret oggi al Napoli. [...] Nei trafiletti c’è chi ha accostato Pietro Pellegriall’Hajduk Spalato. Il Monaco starebbe per prestarlo alla società croata. Dalla Costa Azzurra piovono smentite, niente Croazia [...] Pellegri [...] è finito in un cono d’ombra e gli auguriamo di uscirne in fretta. Si fa presto a dire bella promessa, la realtà è più complessa. Una legge che vale per tutti, Zaniolo incluso.


Clochard picchiato, fermato un ultrà laziale: «Aggredito per aver strillato Forza Roma»

IL MESSAGGERO - MARANI - Arrestato per lesioni gravi uno dei quattro tifosi della Lazio che sabato pomeriggio, fuori la stazione Termini, dopo avere salutato la squadra in partenza per Napoli, ha aggredito un clochard marocchino di quarant'anni, prima con lo spray al peperoncino, poi colpendolo - insieme ad altri tre complici - con calci, pugni e un ombrello fino a procurargli la frattura di due costole e varie contusioni. La vittima, rimasta a terra sul marciapiede, venne soccorsa dall'ambulanza e portata al Santo Spirito dove si trova tuttora ricoverata con una prognosi di trenta giorni. Secondo quanto ricostruito dagli agenti della Digos, la sua colpa sarebbe stata solamente quella di avere gridato verso gli ultras «forza Roma». «Io stavo solo scherzando, invece quelli si sono infuriati e mi hanno picchiato», ha messo a verbale lo straniero, ancora sotto choc.

LE TELECAMERE - La scena è stata inquadrata anche dalle telecamere di videosorveglianza della stazione, immagini un po' sgranate, ma che hanno comunque contribuito a fare rintracciare almeno uno dei componenti del commando. Si tratta di F. G., 42 anni, appartenente allo storico gruppo degli Irriducibili, un volto noto tra gli spalti della Curva Nord ma che, finora, non era mai stato raggiunto dal daspo. Stamani comparirà davanti al giudice di piazzale Clodio per il processo per direttissima: se le accuse verranno confermate, per lui il Questore disporrà sicuramente un provvedimento di allontanamento dagli stadi e dalle manifestazioni sportive che andrà ad aggiungersi alle conseguenze della sentenza penale. Non si esprimerà, invece, la giustizia sportiva visto che l'episodio è avvenuto molto distante dal campo di calcio.

LO SPRAY AL PEPERONCINO - Quello di sabato era stato un pomeriggio di festa per i biancazzurri. Tutto sembrava filare liscio, coi contingenti della polizia schierati a distanza, i cori e le bandiere intonati ad hoc per Inzaghi & Co. Invece è arrivata l'aggressione fuori-programma. La polizia ora è a caccia degli altri tre. Le telecamere hanno inquadrato i quattro ragazzi. Due di loro indossavano i berretti, uno imbracciava l'ombrello, brandendo la punta contro il marocchino. Un altro ha estratto dal giubbotto anche una bomboletta di spray urticante, vaporizzandola in direzione dell'uomo che ha cercato, inutilmente, di ripararsi il volto. Un abuso di quello che, in realtà, dovrebbe essere uno strumento di difesa.